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A Torino in via Orvieto arriva un nuovo Superstore Conad

All’interno del punto vendita massima attenzione alla valorizzazione delle aziende locali e dei prodotti ortofrutticoli del Consorzio Ori del Piemonte

 

Novità per i cittadini di Torino: da domani il supermercato di Via Orvieto – angolo Via Verolengo diventa un Superstore Conad, entrando così nell’orbita dell’insegna. Il negozio, dopo un brevissimo periodo di chiusura, è stato ripensato nel layout e nell’offerta assortimentale per valorizzare al meglio la gamma di prodotti e servizi tipici del marchio Conad.

Il nuovo Superstore Conad garantirà una spesa completa, conveniente e di qualità, con la presenza di tutti i reparti, con grande enfasi sui freschi e freschissimi, fiore all’occhiello della Cooperativa; tra questi, i clienti potranno trovare i formaggi tipici della cultura lattiero-casearia piemontese, vera eccellenza locale. I clienti troveranno nel reparto ortofrutta, una vasta proposta di prodotti locali e attentamente selezionati, oltre ad una ricca offerta delle referenze di IV Gamma e di biologico confezionato; la macelleria che dispone di una sezione dedicata di pronti a cuocere per rispondere alle esigenze di una spesa veloce, comoda e ready to eat; la pescheria con banco assistito; la gastronomia con banco caldo e rosticceria con i prodotti tipici del territorio oltre alla sezione per la cottura polli; la panetteria con una produzione interna di pizze e focacce e la pasticceria con dolci e pasticcini freschi sfornati giornalmente dal laboratorio dello Spazio Conad di Venaria. Presente anche una cantina vini con le migliori etichette locali e un’area healthy, per rispondere alle nuove tendenze di consumo, con prodotti senza glutine e vegan, affiancati dalle linee biologiche e funzionali Verso Natura Conad, Alimentum e PiacerSi. Completano l’offerta una grande presenza delle linee Conad e Conad Percorso Qualità, la varietà di prodotti regionali italiani di eccellenza a marchio Sapori&Dintorni, e la linea Sapori&Idee dedicata a chi ha sempre voglia di sperimentare, anche a tavola, con nuove idee ed esperienze di gusto.

Nel punto vendita grande attenzione è rivolta alle aziende locali e ai prodotti ortofrutticoli del Consorzio Ori del Piemonte: prodotti certificati che garantiscono filiera corta e controllata in ogni fase e un risvolto sostenibile per le aziende del territorio. L’attenzione al localismo da parte di Conad Nord Ovest è infatti un progetto distintivo e identitario che mira al rispetto per la natura ed i suoi ritmi e alla valorizzazione del territorio nei quali i prodotti nascono e crescono.

“Siamo orgogliosi di rafforzare la nostra presenza a Torino con questo nuovo Superstore Conad, che mira a soddisfare tutte le esigenze di spesa della clientela e a diventare un punto di riferimento per il quartiere. – Dichiara Giuseppe Fornasiero, Direttore Rapporto Soci Piemonte e Val D’Aosta di Conad Nord Ovest – Nella nuova gestione abbiamo confermato tutti gli impegni occupazionali precedenti ed effettuato i lavori di ristrutturazione nel minor tempo possibile, al fine di ridurre al minimo i disagi alla clientela, grazie anche alla preziosa collaborazione degli addetti che hanno contribuito a riorganizzare il punto vendita. In questo nuovo supermercato, oltre ai prodotti a marchio Conad, sinonimo di qualità e convenienza, i clienti potranno trovare anche un grande assortimento di eccellenze del territorio. Sono presenti, infatti, numerose referenze delle aziende agricole del Consorzio Ori del Piemonte: una vera e propria garanzia che ci permette di esporre nei nostri negozi le eccellenze più preziose, quelle gemme che fanno grande la tavola del Piemonte.”

Il supermercato, situato in zona residenziale, va ad arricchire la presenza del gruppo Conad a Torino, presente, da domani con 29 punti di vendita, di cui 12 in città. Si sviluppa su una superficie di circa 2440 mq, conta 7 casse tradizionali, 6 casse self check-out, 3 torrette di “spesa al volo” e impiega 57 addetti. Il punto vendita, inoltre, dispone di un parcheggio con spazi esterni ed interni, accetta i buoni pasto e i buoni celiachia.

Il nuovo Superstore Conad è aperto con orario continuato dal lunedì al sabato dalle ore 8:30 alle ore 20:00 e la domenica dalle 9:00 alle 20:00. Il numero di telefono per richiedere informazioni è lo 011/210499.

 

In funzione i nuovi semafori T-Red a Torino

Dal 10 febbraio, saranno attivati gli ultimi due impianti di rilevazione delle infrazioni semaforiche previsti all’interno del progetto messo in atto dalla Città per ridurre il numero di incidenti stradali negli incroci più pericolosi.

Anche per questi ultimi due impianti, ubicati negli incroci corso Inghilterra/Vittorio Emanuele II/via Castelfidardo e Piazzale San Gabriele da via Gorizia/corso Unione Sovietica, l’obiettivo è sempre  quello di aumentare la sicurezza per gli automobilisti.

Si tratta di sistemi automatici di controllo e rilevamento delle infrazioni semaforiche ai sensi dell’articolo 201 punto 1 bis e 1 ter del Codice della Strada che  vanno ad aggiungersi agli altri 11 già attivati. I primi 3 impianti sono stati attivati il  02/12/2019 (Regina Margherita/Potenza/Lecce; Vercelli/Vigevano/Novara; Peschiera/Trapani), i successivi 4 sono entrati in funzione il 09/03/2020 (Giambone/Corsica; Agnelli/Tazzoli; Lecce/Appio Claudio; Pianezza/Nole/Potenza) e il 14/07/2021 è stata la volta dell’impianto di Corso Siracusa angolo  Via Tirreno, mentre il 10 giugno 2022 sono stati attivati altri 3 impianti (Vittorio Emanuele II/Vinzaglio, Bramante/Unione Sovietica e Pitagora/Orbassano.

Gli effetti degli impianti sulla sicurezza stradale sono evidenti nei numeri dei sinistri rilevati nell’arco di un anno.

Nonostante l’incremento dei veicoli in circolazione, il numero complessivo degli incidenti del 2022 (4.396 in totale) è in linea con i dati relativi al 2021 (4.304 in totale), un anno che in termini di traffico veicolare si porta ancora dietro una riduzione dei volumi dovuta agli strascichi delle restrizioni a singhiozzo attuate per la pandemia. Si tratta di un dato ancor più significativo se paragonato con i 4.671 incidenti rilevati nel 2019, l’anno di riferimento prepandemico.

Non trascurabile, in termini di sicurezza stradale, è il confronto tra i numeri dei sinistri con feriti riscontrati dall’anno in cui sono stati installati i primi impianti con controllo del rosso: 2.883  sinistri con feriti nel 2022 contro i 3.835 del 2021 e i ben 4.253 del 2019.

Interessante è evidenziare come, nonostante il numero degli impianti di rilevazione semaforica  sia aumentato progressivamente negli anni, il numero delle violazioni sia proporzionalmente in continua diminuzione, passando dalle 122.724 del 2020 (anno in cui c’è stata anche la limitazione alla circolazione causa lockdown con soli 3 impianti di rilevazione attivi) alle successive 89.019 del 2021 (anno con volumi di traffico non ancora a regime e con 3 impianti attivi da inizio anno più 4 impianti attivati dal mese di luglio), fino alle 99.849 violazioni del 2022 (anno con volumi di traffico a regime e 8 impianti in funzione da inizio anno più altri 3 attivati dal mese di giugno).

Ciò significa che gli automobilisti, nell’approssimarsi alle intersezioni controllate, pongono una maggiore attenzione rispetto al passato con importanti ricadute positive sulla sicurezza stradale che trovano riscontro nei numeri dei sinistri stradali con feriti rilevati.

Così come quelli precedentemente installati, anche questi impianti scattano una sequenza di 20 fotogrammi per ogni transito che vengono sempre analizzati dall’operatore di Polizia Municipale, il quale verbalizza solo dopo aver analizzato le immagini per verificare che non ci siano, ad esempio, cause di giustificazione, come il passaggio da parte di mezzi di polizia o di soccorso con sistemi di allarme inseriti o il passaggio/ingombro dell’incrocio da parte di veicoli privati che compiono la manovra vietata per far passare i mezzi di soccorso o di polizia, essendo quindi giustificati.

Anche gli impianti di prossima attivazione rilevano tre tipi di comportamento vietati dal Codice della Strada:

1) arresto del veicolo oltre la linea bianca, sanzionato solo quando si è superata la linea con l’intero veicolo o si è andati a invadere l’attraversamento pedonale, che comporta una sanzione di 42 euro (ridotta del 30% e quindi a euro 29,40) in caso di pagamento entro cinque giorni dalla notifica, con decurtazione di 2 punti patente;

2) posizionamento del veicolo sulla corsia di svolta proseguendo poi la marcia diritto con la lanterna della svolta sul rosso, che comporta una sanzione di 42 euro (ridotta del 30% e quindi a euro 29,40) in caso di pagamento entro cinque giorni dalla notifica con decurtazione di 2 punti;

3) attraversamento dell’incrocio con luce rossa, che comporta una sanzione di euro 167 (ridotta del 30% e quindi a euro 116 ) in caso di pagamento entro cinque giorni dalla notifica, con decurtazione di 6 punti patente.

E’ importante ricordare che alcuni impianti di rilevazione semaforica si trovano in prossimità di controviali in cui sono state recentemente realizzate piste ciclabili con le relative “case avanzate”. Pertanto, occorre rispettare anche la segnaletica orizzontale che ne regolamenta l’uso.

Antifragili. Fai della fragilità il tuo punto di forza e dell’incertezza un cavallo di battaglia


Incontro con Gabriella d’Albertas, domenica 19 febbraio alle 17 al Centro Avanì di Villarbasse

Domenica 19 febbraio alle 17, al Centro Avanì di Villarbasse (via Croce Sant’Amato 31bis) si svolge l’incontro con Gabriella d’Albertas, autrice insieme a Giuseppe Vercelli del libro «Antifragili. Fai della fragilità il tuo punto di forza e dell’incertezza un cavallo di battaglia» (Feltrinelli, 2021). Al termine, aperitivo con l’autrice, ingresso 10 euro, posti limitati, necessaria la prenotazione al numero 347.4718820.

Spiega la presentazione: «Incertezza, instabilità, imprevisti, disagi, cambiamenti indesiderati, sono tutti elementi di cui faremmo volentieri a meno. Ma questo perché non ne scorgiamo il potenziale. Rovesciando il nostro punto di vista possiamo leggere gli eventi in modo completamente nuovo, riconoscendo le opportunità che si nascondono dietro le difficoltà, e le risorse che si celano dietro i limiti. La forza, quella vera, nasce proprio dal cuore della fragilità. Altrimenti è una forza solo apparente, destinata prima o poi a far cadere la maschera e a mostrare il suo vero volto, quello della debolezza. Che nulla ha a che fare con la fragilità».

Gabriella d’Albertas è life coach counsellor con approccio ipnotico-costruttivista. La sua professione e, prima ancora, la sua passione, è accompagnare le persone a viaggiare dentro se stesse, per esplorare la propria ricchezza interiore, ma anche le zone d’ombra, dove si nascondono le risorse più preziose. Questo viaggio interiore porta a una profonda trasformazione: quella delle ferite più profonde in solchi fertili, dentro ai quali fiorisce la consapevolezza, quella vera. Quella che sa rileggere la propria storia in chiave evolutiva e riconoscere la perfezione di ogni cosa. È autrice di alcuni libri, tra cui Il potere nascosto dell’ombra, Cambia vita cambiando convinzioni, Antifragili.

Giuseppe Vercelli è psicologo psicoterapeuta, docente di Psicologia dello Sport e della Prestazione Umana presso l’Università degli Studi di Torino. Responsabile dell’Area Psicologica di Juventus F.C. dal 2011 e membro della commissione medica e responsabile dell’area psicologica della FISI (Federazione Italiana Sport Invernali). È membro del team autoriale che, in collaborazione con Giunti O.S., ha sviluppato e pubblicato nel 2020 l’Anti-fragile Questionnaire, primo test in grado di misurare il livello potenziale di Anti-fragilità negli individui.

Il Giorno del Ricordo celebrato in Sala Rossa

Il Giorno del Ricordo, che commemora le vittime delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata all’indomani della Seconda guerra mondiale, è stato celebrato ieri in Sala Rossa. La cerimonia si è svolta alla presenza di autorità civili e militari, rappresentanti della comunità degli esuli e di una folta rappresentanza del Consiglio comunale.

Aprendo la cerimonia, il vicepresidente vicario del Consiglio comunale, Domenico Garcea, ha definito quegli eventi quali una pagina tragica del “secolo breve”, ricordando come per molti anni fossero state rimosse o addirittura negate, per calcolo politico, le sofferenze subite dalle popolazioni di lingua italiana in fuga dal comunismo jugoslavo. Il vicario ha quindi sottolineato la necessità di impegnarsi affinché la verità dei fatti possa affermarsi al di là di ogni logica di parte, in un’Europa pacificata, in un mondo sempre più dialogante.

Ha quindi preso la parola l’assessore Maurizio Marrone, rappresentante della Regione Piemonte, ha ringraziato le comunità degli esuli per aver mantenuto viva la memoria di quei fatti durante un lungo silenzio, conservandone il ricordo che deve ora essere tramandato soprattutto ai giovani. Una popolazione inerme, ha affermato Marrone, ha dovuto sopportare le conseguenze delle tensioni geopolitiche nell’area e delle guerre, fino a convincersi di non avere più in futuro nella sua stessa terra e fuggire verso un’Italia a volte rivelatasi matrigna.

Daniele Valle, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, ha ricordato la spirale di violenza innescata dal nazifascismo in quelle terre ricche di cultura e storia, nel quadro della seconda guerra mondiale, con la violenza di ritorno da parte del regime autocratico titino: le foibe però non possono essere considerate semplicemente una reazione ad altre violenze, perché tutte le violenze vanno condannate. Valle ha ricordato come occorra, se non una memoria condivisa, la capacità da parte di memorie diverse di riconoscersi reciprocamente e di rendere comprensibile il passato.

Toccante la testimonianza di Antonio Vatta, presidente del comitato torinese dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che raccoglie molti esuli e loro discendenti. In fuga da Zara all’età di dieci anni, ha ripercorso il dramma degli esuli attraverso la propria esperienza personale, specchio di tante altre. Vatta ha ricordato come gli esuli non avessero nutrito odio verso gli slavi, ma avessero scelto di loro volontà di abbandonare la loro terra per poter restare italiani quali essi sono, per cui non accettano di essere arbitrariamente etichettati in modo diverso.

Enrico Miletto, docente dell’Università di Torino, ha inquadrato storicamente il periodo tra la fine della Prima guerra mondiale, con l’annessione all’Italia di quelle terre di confine, seguita dal fascismo con l’italianizzazione forzata delle minoranze slave e dal Secondo conflitto mondiale, che vide l’aggressione italo-tedesca ai danni della Jugoslavia. Miletto ha ricordato le violenze degli slavi del 1943-45, sottolineando come il numero delle vittime possa essere solo valutato con approssimazione, tra le cinquemila e le seimila (esponenti del regime fascisti, ma anche possidenti, carabinieri e antifascisti contrari all’annessione alla Jugoslavia), mentre l’esodo, proseguito con fasi alterne fino al 1956, ha riguardato 250mila persone, il 90% della comunità di lingua italiana, spinte dalle politiche coercitive dello stato jugoslavo. Ricordati anche dal relatore i fitti coni d’ombra su queste vicende, dovuti a ragioni di politica internazionale e interna, così come l’indifferenza e persino l’ostilità di una parte dell’opinione pubblica verso quei profughi.

Il sindaco Stefano Lo Russo ha concluso la cerimonia ricordando come oggi Slovenia e Croazia siano parte integrante dell’Unione Europea, evidenziando come il Giorno del Ricordo non sia un giorno del rancore, intendendo altresì fine a ogni rimozione di quelle tragiche vicende, figlie dei totalitarismi e dei nazionalismi che hanno devastato l’Europa e sono tutt’oggi presenti e pericolosi. Va respinta l’idea degli stati omogenei etnicamente, di muri e barriere tra le nazioni: la vita di una nazione democratica è infatti fondata sul sulla pluralità e sul reciproco riconoscimento di popoli, culture e civiltà, ha sottolineato Lo Russo, citando Jacques Delors che riteneva l’Europa quale federazione di minoranze, capace di garantire rispetto dei diritti individuali e collettivi di persone e popoli. Il sindaco ha quindi ricordato l’importanza dell’integrazione in Europa dell’Ucraina, obiettivo da perseguire con tutte le energie.

(foto archivio)

Trent’anni fa a Sarajevo. Le foto di Siccardi contro la guerra

E’ stata inaugurata a Torino nello spazio del Mastio della Cittadella la mostra fotografica di Paolo Siccardi “La lunga notte di Sarajevo. 5 aprile 1992 – 29 febbraio 1996” .

L’evento è organizzato dall’associazione La Porta di Vetro presieduta da Michele Ruggiero ed è stato curato da Tiziana Bonomo con i testi di Marco Travaglini, in collaborazione con la direzione del museo e l’Associazione Artiglieri d’Italia e il sostegno del Consiglio regionale del Piemonte e della municipalità di Torino. Il fotoreporter torinese freelance è stato autore di una decina di reportage nella città martoriata dalla guerra, ben testimoniati dalle trenta immagini in bianco e nero che raccontano il dramma del conflitto in Bosnia e nei Balcani e l’assedio più lungo della storia moderna. La mostra, un evento di grande impatto emotivo, resterà aperta fino al 19 marzo dal lunedì alla domenica dalle 9 alle 19. L’ingresso sarà gratuito. Paolo Siccardi, nell’arco degli ultimi decenni ha lavorato in quasi tutti i continenti come fotografo sfidando spesso la sorte, conflitto dopo conflitto, scattando immagini sconvolgenti e sempre fedeli al motto di Robert Capa: “Se le foto non sono abbastanza buone, non sei abbastanza vicino”. E l’ha fatto con migliaia di foto per regalare a tutti noi delle immagini che devono far riflettere sull’orrore dei conflitti bellici. Con serietà, passione e professionalità perché un fotoreporter, in fondo, non deve fare niente altro se non testimoniare la realtà e semplicemente “dare la notizia”.

E l’assedio di Sarajevo, come quelli di Vukovar o di Mostar, così come l’intera guerra che insanguinò l’ex Jugoslavia nella decade malefica di fine Novecento andava documentata per capire cosa accadde sull’altra sponda dell’Adriatico. Le foto di Siccardi parlano da sole e raccontano i terribili mesi e anni di una popolazione segregata nel cuore di una città stretta tra le montagne dove non c’erano acqua, luce, gas, generi alimentari, medicine, scuola. Dove si stava intere giornate chiusi tra le mura di casa o nelle cantine, dove il tempo non passava mai e le ore erano scandite dagli scoppi delle granate o dalla roulette russa di corse rischiose a perdifiato,appesantiti dalle taniche per prendere l’acqua da qualche fontana pubblica, qualche pezzo di pane nei forni che aprivano di tanto in tanto ai quattro angoli della città o una fugace visita al mercato o nei luoghi dove si potevano acquistare o scambiare merci, cibo a prezzi stratosferici. Tutto e sempre con l’incombente incubo della spada di Damocle del destino, obiettivi inermi dei cecchini o delle schegge di qualche ordigno. Spesso anche i libri, strappandone le pagine con il pianto nel cuore, servirono ad alimentare i fuochi per cucinare qualcosa dopo che erano finiti in fumo i mobili di casa e persino gli alberi dei parchi cittadini durante i durissimi  inverni passati sotto assedio. Le file di alberi lungo i fiumi o le piante dei parchi si trovavano spesso sulla linea del fronte e gli snipers non si facevano sfuggire l’opportunità di colpire le loro prede, soprattutto se erano bambini perché in tal caso gli obiettivi raddoppiavano poiché un adulto si sarebbe precipitato in aiuto. Così anche i parchi si trasformarono in cimiteri improvvisati. Ogni luogo era utilizzabile in città per ospitare i defunti e le vittime con le steli bianche che spuntavano tra le case, in ogni spazio, persino nei campi di calcio. Su tutte le medesime date riferite alla morte che avvenne in quei quattro anni tremendi. Come ricordano le foto di Siccardi, cambiavano le date delle nascite e si ripetevano  quelle delle morti. E per terra “le rose di Sarajevo”, tracce che il tempo ha ormai quasi cancellato dopo trent’anni che ricordavano le ferite lasciate nell’asfalto dai colpi di mortaio e che, nei punti dove avevano stroncato la vita di persone, erano state riempite da vernice rossa. Rappresentavano l’urlo muto di Sarajevo, un modo doloroso e pieno di dignità di rammentare i morti, inciso nel selciato e impresso a fuoco nella memoria e nei cuori dei sarajevesi. Si trovavano nei posti più disparati, dove le granate avevano spezzato la vita di chi cercava di racimolare qualcosa al mercato, tentava di riempire una tanica d’acqua,  dove si era fermata la corsa di un uomo o una donna nell’attraversare una via o il gioco allegro e incosciente di un bambino. Disse un giovane sarajevese, Aljia: “Durante l’assedio eravamo suddivisi in quelli che hanno con le loro vite piantato le rose, oppure nei sopravvissuti che le annaffiavano con le loro lacrime. Questa era l’unica suddivisione”. E le foto di Siccardi esposte nello spazio del Mastio della Cittadella aiutano a non dimenticare ciò che accadde nel cuore d’Europa in quella lunga notte.

Marco Travaglini

Una nuova area sportiva nel cuore verde di Rivalta

Sono iniziati i lavori del cantiere che a Pasta nel parco del Sangone realizzerà la
nuova area sportiva all’aperto e il collegamento tra il parcheggio e la pista
ciclabile che corre lungo il torrente. Ieri  tecnici e operai hanno
provveduto a tracciare e delimitare gli spazi dove nei prossimi giorni inizieranno gli
scavi per la preparazione del terreno.

Lungo i 300 metri del nuovo percorso ciclopedonale verranno installate le
attrezzature ginniche del circuito di palestra all’aperto “Urbanix” e troverà spazio
un’area dedicata allo “Street Workout”, una vera e propria “gabbia” con panca
per addominali, spalliera a pioli, barre e scala per lo svolgimento di tutti gli esercizi
fondamentali di questa nuova disciplina di allenamento.

Tra gli attrezzi che verranno invece posizionati nella palestra all’aperto, accanto ai
tradizionali ostacoli, slalom e arrampicate, verranno installate anche nuove
macchine come una spinning bike, una bici ellittica, un air walker, uno squat e un
power twister per favorire esercizi e allenamenti di braccia e gambe.

«Questo intervento – spiega l’assessore allo Sport della Città di Rivalta Nicola
Lentini – si inserisce in una politica di promozione dello sport libero e all’aria
aperta che, come capita ormai in tutte le città, sempre più incontra l’interesse e la
partecipazione dei rivaltesi».
Per le attrezzature sono stati scelti modelli regolabili, con la possibilità per gli utenti
di tarate pesi e sforzi in base alle necessità e al grado di preparazione di ciascuno,
dagli atleti ai semplici appassionati. Tutte le installazioni avranno ergonomia e
finiture di livello professionale, oltre a essere realizzate in materiali adatti a un
impiego all’aria aperta.

Particolare attenzione è stata riservata alle pavimentazioni degli spazi destinati
all’attività fisica, tutte realizzate in piastre antitrauma. I percorsi di accesso, pista
ciclopedonale compresa, saranno in materiale drenante e potranno essere

utilizzate in sicurezza anche da portatori di handicap e di disabilità.

Le attrezzature verranno consegnate nei primi giorni del mese di marzo. Con la
bella stagione l’intero percorso sarà così fruibile dai tanti rivaltesi che, oltre ad aver
partecipato attivamente alla progettazione, suggerendo installazioni e consigliando
migliorie, già da ora si sono detti disponibili a curare e controllare il funzionamento
dei macchinari.

«Il Parco del Sangone, con queste nuove attrezzature, si conferma come un luogo
di aggregazione e di socialità» dice il sindaco di Rivalta Sergio Muro. «In questi
anni abbiamo investito molte risorse per ampliare la fruizione e aumentare le
infrastrutture: attrezzi ginnici, gazebi, giochi per bambini e soprattutto tanti alberi
stanno trasformando in meglio la nostra risorsa verde».

L’intervento ha un costo complessivo di 47.000 € ed è stato cofinanziato grazie a
20.000 € di un bando di Regione Piemonte a cui la Città di Rivalta ha
partecipato nei mesi scorsi.

Missioni Don Bosco con i salesiani della Siria

Per affrontare anche il dramma del terremoto

 

Il paradosso degli aiuti internazionali diretti a un Paese
sottoposto a pesanti sanzioni e prostrato da una guerra ultradecennale

“Le sanzioni internazionali contro il governo siriano, in vigore dallo scoppio del conflitto 12 anni fa, limitano fortemente l’accesso e la circolazione delle risorse materiali e finanziarie del Paese”.

Sta qui il paradosso che i salesiani della Siria mettono in evidenza in questo momento drammatico dopo il terremoto che ha colpito Turchia e Siria, mentre la solidarietà internazionale si è mobilitata ma non trova sempre la via per arrivare ai destinatari ultimi.

Padre Alejandro León, salesiano, missionario dal Venezuela e responsabile dell’ispettoria salesiana del Medio Oriente, si trovava sulla strada da Kafroun a Damasco quando ha avuto notizia del terremoto, e ha subito deviato per Aleppo. La sua comunità religiosa in questa città non conta vittime né danni significativi alle strutture. Nell’arco della giornata di lunedì ha così potuto dare accoglienza nell’oratorio a 450 persone che si erano improvvisamente trovate senza tetto.

L’affluenza degli aiuti umanitari è rallentata anche per la condizione di perifericità dei territori da soccorrere oltre che per lo stato di guerra in corso. Solo le organizzazioni già presenti sono in grado di attraversare le aree del conflitto armato e delle contese politiche. “Questo terremoto viene purtroppo a rimarcare una situazione di debolezza del Paese. La natura è un aggravante dei comportamenti scellerati dei signori della guerra” commenta don Daniel Antúnez, presidente di Missioni Don Bosco.

Questa situazione tuttavia fa emergere la capacità dei siriani di provvedere da sé, almeno in prima battuta, all’emergenza in corso. “È stata fatta una raccolta di beni tra la gente di Damasco per sostenere i connazionali ad Aleppo. La nostra casa ha raccolto i doni e, come di consueto, chi ha meno ha dato di più” sottolinea padre Alejandro: cibo, medicinali, vestiti, coperte… “Sono un segno che scalda il cuore e una fonte di speranza” commenta.

Anche dalla diaspora siriana stanno affluendo aiuti economici che, affidati a chi non si improvvisa soccorritore dell’ultima ora, potranno tradursi nell’acquisto dei beni di prima necessità per la nuova ondata di sfollati che si presenterà nei prossimi giorni.

I salesiani sono presenti nella capitale Damasco (4 confratelli) e ad Aleppo (5 confratelli); si sta decidendo sulla possibilità di utilizzare la casa di Kafroun (dove si svolgono i campi estivi del Movimento Giovanile Salesiano) ma lì si presenta la difficoltà di accesso trattandosi di un’area montagnosa (550 m slm), con strade non facilmente percorribili soprattutto alle condizioni meteorologiche attuali.

“Missioni Don Bosco ha relazioni continuative con i salesiani di Siria e segue da dentro, possiamo dire, l’evolversi della situazione. Siamo pronti a intervenire con gli aiuti che saranno richiesti” spiega don Antúnez. “Il nostro compito è adesso quello di accompagnare le famiglie a ricomporsi, a sopravvivere nel breve periodo in una condizione di mancanza di propri mezzi di sussistenza”. Le autorità, governative e non, intervengano subito secondo il loro mandato: “quando l’emozione internazionale inizierà a calare (lo stiamo vedendo per l’Ucraina) noi ci saremo per ripartire con i giovani e le loro famiglie”.

I missionari salesiani si sono adoperati per convertire allo scopo emergenziale la struttura organizzativa che ordinariamente si occupa dei progetti di sviluppo in Medio Oriente. Questa è diretta da un missionario italiano, il veneto don Pietro.

Anpas Vssc di Caluso, come diventare volontari soccorritori

CORSO GRATUITO PER VOLONTARI SOCCORRITORI

 

L’Associazione Anpas Vssc Volontari del Soccorso Sud Canavese di Caluso organizza un corso gratuito per diventare volontari soccorritori e operare sulle ambulanze del Servizio di emergenza 118, nell’ambito dei trasporti socio sanitari e prestare assistenza sanitaria a eventi e manifestazioni.

Il primo incontro del corso si terrà lunedì 27 febbraio, alle ore 20.30, presso il Poliambulatorio di Caluso in via Roma 22 a Caluso.

Il corso è riconosciuto e certificato dalla Regione Piemonte secondo lo standard formativo regionale. Inoltre, all’interno dello stesso percorso formativo è prevista l’abilitazione all’utilizzo del defibrillatore semiautomatico esterno in ambito extraospedaliero.

Il corso è diviso in una parte teorica di 54 ore complessive a cui vanno ad aggiungersi altre 100 ore di tirocinio pratico protetto in ambulanza, in affiancamento a personale più esperto.

Al termine dell’intero percorso formativo, una volta ottenuta la certificazione, i nuovi volontari soccorritori e soccorritrici saranno in grado di operare in modo coordinato con la Centrale Operativa del Sistema Emergenza Sanitaria e gestire l’organizzazione di un soccorso sicuro nonché prestare assistenza sul luogo e durante il trasferimento. Gli argomenti trattati durante le lezioni riguarderanno diversi argomenti tra cui i codici d’intervento, i mezzi di soccorso, il linguaggio radio e le comunicazioni, la rianimazione cardiopolmonare, l’utilizzo del defibrillatore e il trattamento del paziente traumatizzato.

Per maggiori informazioni e adesioni contattare i Volontari Soccorso Sud Canavese al numero di telefono 011-9891607 o tramite l’email formazione@vssc-caluso.it.

La Pubblica Assistenza Volontari Soccorso Sud Canavese, associata Anpas, può contare sull’impegno di 110 volontari, di cui 65 donne, grazie ai quali ogni anno svolge circa 5mila servizi con una percorrenza di 241mila chilometri. Effettua servizi di emergenza 118, trasporti ordinari a mezzo ambulanza come dialisi e terapie, trasporti interospedalieri, assistenza sanitaria a eventi e manifestazioni, accompagnamento per visite anche con mezzi attrezzati al trasporto dei disabili.

L’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Comitato Regionale Piemonte rappresenta oggi 82 associazioni di volontariato con 10 sezioni distaccate, 10.425 volontari (di cui 4.062 donne), 5.753 soci, 640 dipendenti, di cui 71 amministrativi che, con 436 autoambulanze, 226 automezzi per il trasporto disabili, 261 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile e 2 imbarcazioni, svolgono annualmente 534.170 servizi con una percorrenza complessiva di 17.942.379 chilometri.

Sequestrate 800 confezioni di creme cosmetiche illegali dannose per la salute

Sono circa 800 le confezioni di creme cosmetiche, potenzialmente dannose per la salute, sequestrate nei giorni scorsi dal Comando di Porta Palazzo della Polizia Locale di Torino, unitamente alla Polizia Locale di Novara e Trecate, durante un’indagine relativa alla vendita abusiva di farmaci che ha portato all’esecuzione di diverse perquisizioni in varie località del Piemonte Orientale.

 

Si tratta di creme schiarenti per la pelle contenenti il principio attivo idrochinone, sostanza vietata nei prodotti cosmetici dal Regolamento n. 1223 del 2009 del Parlamento Europeo. L’idrochinone è una sostanza cancerogena, responsabile della formazione di alcuni tumori e dermatosi cutanee molto gravi, tanto che in Italia dal 2000 ne è vietato l’uso nei cosmetici per la pelle e dal 2005 anche nelle tinture per capelli, in ogni percentuale di concentrazione.

I prodotti posti sotto sequestro giudiziario, sono stati rinvenuti all’interno di un box condominiale adibito a magazzino, utilizzato da un commerciante di nazionalità nigeriana che si occupa di importare e vendere in Italia merce di vario tipo, proveniente principalmente dall’africa subsahariana. L’uomo è stato denunciato per detenzione e commercio di cosmetici che possono essere dannosi per la salute umana.

Il procedimento penale si trova attualmente nella fase delle indagini preliminari, pertanto vige la presunzione di non colpevolezza dell’indagato, sino alla sentenza definitiva.

Nuovo Punto lettura della Casa del Quartiere ‘Più SpazioQuattro’

Venerdì 10 febbraio, alle ore 11, in via Saccarelli 18, si terrà la conferenza stampa per l’inaugurazione del nuovo Punto lettura della Casa del Quartiere ‘Più SpazioQuattro’, alla quale parteciperanno gli assessori della Città di Torino Rosanna Purchia (Cultura) e Jacopo Rosatelli (Politiche sociali) insieme ad Alberto Re e Sonia Gagliano, rispettivamente presidente e coordinatrice alla Cultura della Circoscrizione 4 e Cecilia Cognigni, dirigente del Servizio Biblioteche.

Per l’occasione Gabriele Vacis – regista teatrale, drammaturgo, autore televisivo e cinematografico – terrà un reading pubblico.

Un percorso iniziato nel 2020 con la firma della convenzione tra l’Associazione la Casa delle Rane ONLUS – il soggetto gestore di ‘Più SpazioQuattro’, la Casa del Quartiere San Donato – la Città di Torino con il Servizio Biblioteche e la Circoscrizione 4, che si realizza con la restituzione alla cittadinanza di uno spazio rigenerato, dedicato alla lettura e alla promozione artistica e culturale.

Il nuovo Punto lettura di ‘Più SpazioQuattro’ sarà aperto a partire dal primo marzo e permetterà di poter prendere in prestito il patrimonio documentario delle Biblioteche civiche torinesi, con l’ausilio del personale e dei volontari della Casa del Quartiere.

Verrà così restituita ai cittadini una parte dei volumi della Biblioteca civica che ha avuto sede in via Saccarelli fino al 2015, insieme al suo patrimonio di storie.

Innestare un punto lettura all’interno di un luogo dinamico, ad alta densità relazionale e fortemente radicato nel proprio territorio come ‘Più SpazioQuattro’, significa abbinare la promozione della cultura all’esperienza delle Case del quartiere, integrandola con quella delle Biblioteche civiche torinesi, per sperimentare nuove forme di animazione culturale di più ampio respiro.

Il nuovo Punto lettura è motivo di gioia e di orgoglio per la Circoscrizione 4 – dichiarano il Presidente Alberto Re e la Coordinatrice alla cultura Sonia Gagliano – sarà uno spazio di libri, di lettura, di cultura ma anche un nuovo spazio sociale e aggregativo, all’interno della preziosa risorsa che è la nostra Casa del Quartiere Più SpazioQuattro. Uno spazio del quartiere a disposizione della città’.

Il punto lettura:

– promuoverà iniziative cittadine di promozione della lettura rivolte a specifici target di pubblico e  progetti già esistenti come Leggermente, Nutrirsi di Cultura e Nati per Leggere Torino anche in collaborazione con le Biblioteche civiche torinesi;

– distribuirà per la prima volta alla comunità i libri delle Biblioteche civiche torinesi non più utilizzati, attraverso il circuito del prestito grazie all’iniziativa ‘Una Biblioteca grande come un Quartiere’, in collaborazione con la Banca del Tempo della Circoscrizione 4, che ad oggi vede già coinvolti in questa esperienza di bookcrossing diffuso 27 negozi di prossimità di San Donato;

– collaborerà con il progetto Book2Book dell’associazione Mogoa, un’applicazione che ha come obiettivo quello di creare una biblioteca di prossimità mettendo in connessione i cittadini e i centri culturali;

– ospiterà residenze artistiche di case editrici indipendenti e eventi che coniugano la lettura con le altre arti.

 

Programma:

Ore 11.00 –  conferenza stampa alla presenza di:

–      Rosanna Purchia – Assessora alla Cultura

–      Jacopo Rosatelli – Assessore alle Politiche Sociali

–      Alberto Re – Presidente Circoscrizione 4

–      Sonia Gagliano – Coordinatrice V Commissione della Circoscrizione 4

–      Cecilia Cognigni – Dirigente Servizio Biblioteche.

 

Reading a cura di Gabriele Vacis

 

Aperitivo di saluto

Ore 17.00 laboratorio di lettura e scrittura di filastrocche e storielle con Pino Pace a cura di Babelica, per bambini dai 7 anni in su.

Ore 19.00 aperitivo al Piano1

 

A seguire ‘4 chiacchiere con Enrico Remmert’: si parlerà dell’immaginario, del suono e dell’emozione della scrittura.