Le cittadine e i cittadini di origine straniera a Torino sono il 16,63% (143.279 persone) – ha detto in aula la proponente – e il Museo può rappresentare un punto di incontro tra culture diverse
Facendo tesoro della storia di accoglienza che ha sempre contraddistinto la città e valorizzando il patrimonio storico, artistico e culturale presente, Torino istituisca il Museo dell’Immigrazione. È quanto chiede l’ordine del giorno (prima firmataria: Caterina Greco – PD), approvato dal Consiglio Comunale di Torino (con 26 voti favorevoli, 1 astenuto) nella seduta del 17 novembre 2025.
Le cittadine e i cittadini di origine straniera a Torino sono il 16,63% (143.279 persone) – ha detto in aula la proponente – e il Museo può rappresentare un punto di incontro tra culture diverse, coinvolgendo le varie comunità straniere presenti, e può inoltre inserirsi nel dossier di candidatura per la Capitale europea della Cultura 2033.
Il documento impegna sindaco e Giunta Comunale ad avviare il percorso per l’istituzione di un Museo dell’Immigrazione quale luogo fisico per radicare la storia dell’immigrazione a Torino, costituendo come primo atto un Tavolo di ricerca sul tema a cui partecipino, oltre agli Uffici dell’Assessorato alla Cultura, i rappresentanti dell’Archivio Storico della Città di Torino, del Centro Interculturale della Città di Torino, della Rete Porta delle Culture e delle eventuali altre associazioni culturali attive sul territorio cittadino che possano contribuire alla realizzazione dell’obiettivo.
Esistono già 35mila schede che potrebbero costituire il primo nucleo del nuovo Museo – ha aggiunto Lorenza Patriarca (PD), che ha presentato un emendamento al testo, poi approvato dalla Sala Rossa, e ha ribadito che Torino è sempre stata molto accogliente e che non bisogna perdere memoria di quanto le migrazioni abbiano contribuito allo sviluppo della città, favorendo così anche la coesione.

Scrive bene Anna Maria Borgna: “Michele si avventura nel mondo della pittura con l’audacia di un nuotatore nel suo elemento: cattura e domina lo spazio, traccia con forza le forme e accosta con intensità i colori preferiti (tra cui il viola, il giallo e il rosso) usando a volte pastose materie, a volte colori ad acqua trasparenti, lasciandosi andare a pennellate rapide o lente e morbide, oppure aggredendo il foglio con segni graffianti di spatola, fino a che non è appagato dal risultato”. E fa capolino un po’ di qua e un po’ di là. Del resto, i campi su cui correre e agguantare la lunga scala che porta alla “luna” sono tanti. E inaspettati. Fra i lavori in legno di geometrica, astratta spazialità, notiamo anche una “chitarra classica”. Un lavoro a quattro mani magnificamente realizzato insieme all’amico – fraterno Andrea Albrile, fra i massimi “passionate luthiers” di Torino, che racconta: “Il legno gioca con i colori così come l’arte di Michele incontra la mia passione per la liuteria … E proprio per gioco, attraverso questi anni, ci siamo divertiti a dare nuova vita a ritagli e forme, a capovolgere i cosiddetti errori e scarti di lavorazione … fino all’incontro dei nostri due mondi nella chitarra classica esposta in mostra”.