covid- Pagina 51

Covid, Ruffino: “Chiudere tutto è facile, ma la politica deve distinguere”

Decidere l’ennesimo lockdown fino a Pasqua è la strada più semplice da prendere. Distinguere, invece, dovrebbe essere il primo dovere della politica.

Regioni e Comuni hanno messo a punto nuovi protocolli di sicurezza, talvolta d’intesa con il ministero della Salute, rafforzando la profilassi anti-Covid. Nessuna sottovaluta l’aggressività del virus e delle sue varianti, ma non sarebbe realistica la scelta di chiusure generalizzate che non tengano in conto la capacità di reazione e l’organizzazione di ristoratori, gestori di palestre, piscine o bar.

     Ci sono imprese, soprattutto a conduzione familiare, che rispettano alla lettera i protocolli sanitari. In molti casi, anzi, li hanno ulteriormente potenziati con iniziative proprie. Come si può chiedere a loro di adeguarsi e chiudere tutto ben oltre Pasqua? Forse, dal 25 marzo, riaprono i musei. Se il governo si fida dell’organizzazione di chi dirige un museo, perché non dovrebbe fidarsi di chi gestisce una palestra o un ristorante? Nessun ristoratore e nessuna palestra hanno interesse a far circolare il virus perché sanno che li aspetta una chiusura prolungata. Il governo è impegnato ad accelerare sul piano vaccinazioni, e fa bene, ma non condanni a morte le attività economiche in regola con la profilassi.

on. Daniela Ruffino, deputata di “Cambiamo!”

Cirio: “la zona arancione è un sacrificio, il governo dia subito i ristori alle aziende”

Su Facebook il governatore del Piemonte Alberto Cirio dice a proposito della zona arancione in vigore da lunedì per la nostra regione:

“quello che ci viene chiesto è purtroppo un nuovo sforzo e so che è un sacrificio grande”.

“L’Rt è cresciuto sopra  l’1 e la pressione ospedaliera sta aumentando”, osserva il presidente che aggiunge:    “Al Governo abbiamo sollecitato che i ristori per le attività costrette a fermarsi siano immediati”.

Poste Italiane ha consegnato all’ospedale San Giovanni Bosco i vaccini Astra Zeneca

Sono arrivati a destinazione in queste ore i furgoni del corriere di Poste Italiane, SDA, per la consegna all’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino di 6100 dosi del vaccino Astra-Zeneca .

Nella giornata di oggi alcuni mezzi speciali, attrezzati con celle frigorifere, hanno preso in carico i vaccini AstraZeneca a Chiavari e hanno proseguito il loro viaggio, sempre grazie ai mezzi di SDA, per raggiungere le loro destinazioni finali presso le Farmacie Ospedaliere di Cambiano, Rivoli e Ivrea a all’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino.
In totale il Corriere Sda sta consegnando nelle regioni Sicilia, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Puglia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli, Trento, Bolzano, Calabria, Abruzzo, Marche 280 mila dosi Astra Zeneca.

Comitato Vittime Rsa, documentazione consegnata in Prefettura

La Fondazione promozione sociale onlus, animatrice del Comitato vittime nelle Rsa, e il Csa – Coordinamento sanità e assistenza tra i movimenti di base al quale aderiscono venti associazioni e organizzazioni che operano per la promozione e la tutela dei malati cronici non autosufficienti e delle persone con disabilità/autismo con limitata o nulla autonomia, hanno consegnato nei giorni scorsi  al Prefetto di Torino le proprie istanze in merito al sistema di presa in carico di malati e persone con disabilità non autosufficienti, anche in relazione alla redazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (cosiddetto Recovery Plan o #Next Generation Eu).

Le organizzazioni hanno chiesto formalmente al Prefetto di inviare al Governo le osservazioni consegnate, nelle quali è sottolineato che la pandemia ancora in corso ha dimostrato che il sistema di presa in carico dei più deboli fra i malati e le persone con disabilità non risponde alle loro esigenze di tutela della salute e ha subito – specie negli ultimi anni – tagli nel riconoscimento di diritti e delle risorse collegate, non accettabili. Nemmeno risponde alle loro esigenze di relazione – esigenze che sono come e anche più di quelle degli altri cittadini – l’attuale loro confinamento nelle strutture (per motivi di scarico di responsabilità, più che per precauzioni cliniche) oppure a casa (è il caso delle tantissime persone con disabilità lasciate illegittimamente senza le prestazioni dei servizi sanitari e socio-sanitari di cui sono titolari).

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è l’occasione per una inversione di rotta decisiva, a condizione che le risorse ad esso connesse siano orientate all’intervento sul fronte della riforma dei servizi territoriali e residenziali, così come all’istituzione di un sistema di cure domiciliari che non si limiti a sporadici passaggi di medici o infermieri (nell’ordine di qualche ora all’anno), ma costituisca una vera presa in carico sanitaria del malato nel suo contesto di vita. Oggi – stando alle bozze di Piano che sono circolate e al programma di azioni preannunciato al Parlamento dal Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi – non è così.

Da qui l’inquietudine delle organizzazioni, il pericolo ravvisato che la strage del Covid19 venga dimenticata, l’urgenza di far pervenire al Governo le proposte di intervento.

Le associazioni hanno consegnato al Prefetto i documenti, già inviati al Presidente del Consiglio e al Ministro della salute,  che riassumono le azioni indispensabili per affrontare il problema delle visite, della messa in sicurezza dei luoghi di cura, della priorità delle prestazioni domiciliari per chi è a casa ed ha necessità di un assegno di cura.

«Sosteniamo che oltre ad un obbligo giuridico di fornire le cure adeguate ai malati sancito dalla Costituzione e della legge istitutiva del Servizio sanitario, vi sia un debito morale del Paese nei confronti di quanti sono in tali condizioni, che va onorato subito – ha spiegato Maria Grazia Breda, Presidente della Fondazione promozione sociale – con la previsione di interventi innovativi e radicali che rispondano veramente alle esigenze dei pazienti nella gestione delle cure di lungo termine (LTC) e delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie erogate nelle strutture residenziali previste dai Livelli essenziali delle prestazioni (Lea)».

Per Vincenzo Bozza, presidente dell’UTIM – Unione per la tutela delle persone con disabilità intellettiva «le prestazioni Lea – servizi residenziali, comunità alloggio, centri diurni, cure domiciliari – non possono subire riduzioni. Le famiglie sono allo stremo, per questo abbiamo avviato una causa pilota per la riapertura completa dei Centri diurni: alle istituzioni spetta trovare gli spazi per i servizi, se quelli attuali non sono adeguati e nel frattempo garantire quanto meno le prestazioni domiciliari necessarie».

Le istanze riguardano:

–       La priorità nella somministrazione dei vaccini anti Covid per malati non autosufficienti e loro parenti, con l’obiettivo di riaprire alle visite in piena sicurezza e pur con tutte le tutele del caso;

–       L’inserimento nelle azioni di sviluppo dei servizi territoriali delle prestazioni sanitarie domiciliari di lungo termine (LTC): potenziamento dell’ospedalizzazione a domicilio e dell’Adi, con il riconoscimento – come Lea – di un contributo economico universalistico con oneri a carico del Servizio sanitario, così come già previsto in ambito Lea per i ricoveri convenzionati in Rsa;

–       Il riconoscimento delle Rsa accreditate come parte integrante della filiera delle strutture sanitarie del Servizio sanitario;

–       Una nuova programmazione di ospedali di territorio polifunzionali che non si fermi agli ospedali di comunità e al loro modello di ospedali «a tempo», senza collegamento con il sistema di continuità della presa in carico dei pazienti non autosufficienti;

–       L’avvio per le persone con disabilità intellettiva e/o autismo di un percorso innovativo di riconversione delle strutture residenziali e semiresidenziali socio-sanitarie, affinché siano previsti sin d’ora spazi per assicurare percorsi separati all’interno dei locali in caso di infezioni e/o epidemie, in modo da assicurare lo svolgimento regolare delle loro attività a pieno regime, anche in caso di epidemie.

Fatturato e occupazione: un disastro per il turismo a un anno dall’inizio della pandemia

I dati sono tutti negativi. Occupazione, consumi, fatturato: gli indicatori del commercio e del turismo in Piemonte dopo un anno di pandemia  sono pessimi secondo l’analisi  dell’ufficio studi di Confesercenti.

In tutto sono 12.000 i posti di lavoro svaniti tra titolari e collaboratori, inoltre il calo del fatturato medio è tra il 35 e il 40%, con picchi elevatissimi nel settore del turismo: -70% per quanto riguarda gli alberghi, campeggi e rifugi alpini, -60% per bar e ristoranti, -80% per bus turistici e noleggi con conducente, -90% per guide, agenzie di viaggio e animatori turistici

Covid, il bollettino di sabato 27 febbraio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16.00

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 1.188 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 214 dopo test antigenico), pari al 4,6% dei 25.766 tamponi eseguiti, di cui 17.978 antigenici. Dei 1.188 nuovi casi, gli asintomatici sono 446 (37,5% ).

I casi sono così ripartiti: 198 screening, 642 contatti di caso, 348 con indagine in corso; per ambito: 20 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 107 scolastico, 1.061 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 250.260, così suddivisi su base provinciale: 21.809 Alessandria, 12.786 Asti, 8.558 Biella, 33.847 Cuneo, 19.417 Novara, 132.115 Torino, 9.256 Vercelli, 9.307 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.213 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.952 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 166 (+3 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.956 (+18 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 13.508

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.988.227 (+25.766 rispetto a ieri), di cui 1.154.725 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 9.365

Sono 14 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui nessuno dioggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 9.365 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.415 Alessandria, 598 Asti, 380 Biella, 1.108 Cuneo, 776 Novara, 4.272 Torino, 424 Vercelli, 307 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 85 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

225.625 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 225.265 (+654 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 19.540 Alessandria, 11.620 Asti,7.658 Biella, 30.977 Cuneo, 17.666 Novara, 118.418 Torino, 8.272 Vercelli, 8.226 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.117 extraregione e 1.771 in fase di definizione.

Sono otto i comuni piemontesi in zona rossa: c’è anche Cavour

Sono  8 i Comuni del Piemonte in zona rossa, da sabato alle 18

E’ confermato il comune di Re, fino al 5 marzo,  e si aggiungono  altri 6 paesi della Valle Vigezzo, nel Verbano-Cusio-Ossola: si tratta di Craveggia, Villette, Toceno, Malesco, Santa Maria Maggiore e Druogno. Finisce in zona rossa anche  Cavour  nel Torinese per un sospetto focolaio da variante su cui sono in corso ulteriori approfondimenti.

“Nonostante siano state disposte le misure restrittive aggiuntive, – informa la Regione Piemonte – nell’area di Re si rileva ancora un tasso di incidenza molto elevato e doppio rispetto al tasso medio delle tre settimane precedenti”.

Bollettino Covid di venerdì 26 febbraio: oltre 1500 nuovi contagi

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16.30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 1526 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 237 dopo test antigenico), pari al 5.9% dei 25.724tamponi eseguiti, di cui 16.963 antigenici. Dei 1526 nuovi casi, gli asintomatici sono 542(35,5% ).

I casi sono così ripartiti: 201 screening, 827 contatti di caso, 498 con indagine in corso; per ambito: 31 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 155 scolastico, 1.340 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 249.072così suddivisi su base provinciale: 21.729 Alessandria, 12.738 Asti, 8.522 Biella, 33.643 Cuneo, 19.301 Novara, 131.519 Torino, 9.205 Vercelli, 9.253 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.212 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.950 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 163(+1 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.938(+29rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 13.009

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.962.461(+25.724rispetto a ieri), di cui 1.148.951risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 9.351

Sono 5i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 dioggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 9.351deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.414 Alessandria, 598 Asti, 380 Biella, 1.108 Cuneo, 774 Novara, 4.262 Torino, 423 Vercelli, 307 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 85 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

224.611 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 224.611(+721rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 19.488 Alessandria, 11.589 Asti,7.644Biella, 30.900 Cuneo, 17.603 Novara, 118.041 Torino, 8.260 Vercelli, 8.204 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.117 extraregione e 1.765 in fase di definizione.

Il Piemonte torna arancione, ricoveri e contagi in crescita negli ultimi sette giorni

Il responso ufficiale  arriverà oggi dal ministero della Salute, a seguito dei dati raccolti dal Comitato tecnico scientifico.

Ma dopo quattro settimane in giallo, visto l’aumento nell’ultima settimana del 26%  dei ricoveri in terapia intensiva e dei contagi è praticamente scontato che torni in zona arancione.

Si tornerà così alla  chiusura di bar e ristoranti eccetto per  asporto e consegne a domicilio, sara vietato uscire dal comune di residenza se non per necessità oppure nel raggio di 30 chilometri per i centri con meno di 5 mila abitanti.

La medicina di precisione al tempo del Covid

“LA MEDICINA DI PRECISIONE AL TEMPO DEL COVID, IL PIEMONTE CORRE”, TAVOLA ROTONDA SULLA PRECOCE DIAGNOSI MOLECOLARE DELLE MALATTIE NEOPLASTICHE, LE TERAPIE PERSONALIZZATE E LA COSTITUZIONE IN PIEMONTE DEL MTB (MOLECOLAR TUMOR BOARD)

L’emergenza pandemica da Covid 19 non accenna a placarsi. Ma la Regione Piemonte, nonostante le difficoltà del momento, non perde di vista le problematiche legate alle patologie oncologiche e, anzi, figura tra le prime in Italia ad istituire il Gruppo regionale multidisciplinare Molecular Tumor Board (MTB) per la definizione di profili diagnostico-terapeutici personalizzati nella cura di pazienti oncologici per i quali sia opportuno avvalersi di analisi molecolari non routinarie.

Proprio questo organismo di alta specializzazione scientifica nella diagnosi e cura dei tumori sarà protagonista del webinar che si svolgerà domani, venerdì 26 febbraio 2021, dalle ore 12,00 alle 14,00.

“La medicina di precisione al tempo del Covid, il Piemonte corre”, è il titolo della “tavola rotonda” on-line, alla quale parteciperanno esperti del settore pronti a fare il punto sui progressi della diagnostica e sulla gestione e ottimizzazione della terapia. Ma soprattutto pronti al plauso per l’istituzione del MTB, un organismo capace di individuare, valutare ed interpretare l’esito di test molecolari complessi per l’identificazione, nei  tumori dei pazienti o in biopsie liquide, di alterazioni molecolari di varia natura (genomica, epigenomica,  trascrittomica, proteomica, metabolomica…) che permettano di predire la vulnerabilità a terapie bersaglio molecolare e a immunoterapie (alterazioni molecolari azionabili). Un passo importante verso la medicina personalizzata, un nuovo approccio per il trattamento e la prevenzione di patologie, che tiene in considerazione le differenze genetiche, l’ambiente e lo stile di vita di ogni persona.