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Stralcio dei debiti fino a mille euro: come procedere

  1. Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

In un momento di grande rivoluzione per il Fisco italiano, per tutti coloro che hanno debiti sotto ai 1.000 euro c’è una buona notizia. Mentre infatti il governo è alle prese con la riforma, il decreto Milleproroghe ha stabilito l’annullamento delle cartelle esattoriali fino ai 1.000 euro.

La Legge di Bilancio 2023 ha previsto l’annullamento automatico, il cosiddetto stralcio, dei carichi di importo residuo fino a 1.000 euro, affidati ad Agenzia delle entrate-Riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015 da enti diversi dalle amministrazioni statali, dalle agenzie fiscali e dagli enti pubblici previdenziali.

Si tratta di un annullamento automatico di tipo parziale, riferito alle somme dovute a titolo di: interessi per ritardata iscrizione a ruolo; sanzioni e interessi di mora.

L’annullamento automatico di tipo parziale non riguarda invece le somme dovute a titolo di: capitale; rimborso spese per procedure esecutive; diritti di notifica.

Per quanto riguarda le sanzioni amministrative, comprese quelle per violazioni del Codice della Strada, diverse da quelle comminate per violazioni tributarie o per violazione degli obblighi relativi ai contributi e ai premi dovuti agli enti previdenziali, l’annullamento parziale riguarda esclusivamente gli interessi e non le sanzioni, che vengono quindi considerate come somme dovute a titolo di capitale.

Gli enti diversi dalle amministrazioni statali, dalle agenzie fiscali e dagli enti pubblici previdenziali hanno potuto esercitare la facoltà di non applicare l’annullamento parziale adottando, entro il 31 gennaio 2023, uno specifico provvedimento, pubblicato sul proprio sito istituzionale e trasmesso, entro la stessa data, all’Agente della riscossione.

La Legge di conversione del Decreto Milleproroghe ha poi concesso agli enti che non hanno adottato entro il 31 gennaio 2023 questo provvedimento di non applicazione, la possibilità di farlo entro la nuova scadenza del 31 marzo 2023.

Viene anche data loro l’opzione di annullamento integrale dei propri crediti, comprensivo quindi della quota capitale e delle eventuali spese per procedure esecutive e diritti di notifica, per il cui rimborso l’Agente della riscossione presenterà apposita richiesta all’ente creditore, adottando, entro il 31 marzo 2023, uno specifico provvedimento. I provvedimenti adottati dagli enti devono essere comunicati all’Agenzia delle entrate-Riscossione entro la stessa data del 31 marzo 2023.

La legge di conversione del Decreto Milleproroghe ha poi rinviato dal 31 marzo al 30 aprile 2023 la data di effettivo annullamento dei carichi rientranti nel perimetro applicativo della disposizione.

Riassumendo, la legge di conversione del decreto Milleproroghe ha esteso anche agli enti diversi dalle amministrazioni statali, dalle agenzie fiscali e dagli enti pubblici previdenziali la possibilità di deliberare l’annullamento dell’intero importo affidato alla riscossione, ampliando così quanto previsto dalla Legge di Bilancio che prevedeva, in assenza di un provvedimento contrario da parte dell’ente, l’annullamento automatico solo delle sanzioni e degli interessi, il cosiddetto stralcio parziale.

Il decreto ha anche fissato la proroga dal 31 gennaio al 31 marzo 2023 del termine entro il quale gli stessi enti devono deliberare l’eventuale non applicazione dello stralcio parziale e comunicare il relativo provvedimento all’agente della riscossione.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Bonus prima casa per chi ha meno di 35 anni, tutte le indicazioni

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato una mini guida alle agevolazioni per i giovani under 36. Nel documento aggiornato a gennaio vengono riepilogati i requisiti per avere accesso alle agevolazioni, i vantaggi previsti dalla misura e i casi in cui si perde il bonus per l’acquisto della prima casa.

Esse spettano a coloro che: acquistano la “prima casa” tra il 26 maggio 2021 e il 31 dicembre 2023; non hanno ancora compiuto i 36 anni di età nell’anno in cui l’atto è stipulato; hanno un ISEE annuo non superiore a 40.000 euro.

È necessario, inoltre: avere o stabilire la residenza nel Comune in cui si trova l’immobile, entro 18 mesi dall’acquisto; non essere titolari, nemmeno col coniuge, dei diritti di proprietà, usufrutto, uso e abitazione di altra casa di abitazione nel territorio del Comune dove si trova l’immobile da acquistare; non possedere un altro immobile acquistato con l’agevolazione prima casa o, se si possiede, venderlo entro un anno dalla data del nuovo acquisto.

Tra gli immobili ammessi al  beneficio rientrano quelli classificati o classificabili nelle seguenti categorie catastali: A/2 (abitazioni di tipo civile); A/3 (abitazioni di tipo economico); A/4 (abitazioni di tipo popolare); A/5 (abitazione di tipo ultra popolare); A/6 (abitazione di tipo rurale); A/7 (abitazioni in villini); A/11 (abitazioni e alloggi tipici dei luoghi).

I benefici si estendono anche per l’acquisto delle pertinenze dell’immobile principale, classificate o classificabili nelle categorie catastali C/2 (magazzini e locali di deposito); C/6 (per esempio, rimesse e autorimesse); C/7 (tettoie chiuse o aperte)limitatamente a una sola pertinenza per ciascuna categoria e destinate a servizio della casa di abitazione oggetto dell’acquisto agevolato.

Per gli acquisti non soggetti a Iva, non sono dovute le imposte di registro, ipotecaria e catastale.

Per le compravendite soggette a Iva, oltre a non pagare le imposte di registro, ipotecaria e catastale, viene concesso un credito d’imposta di ammontare pari all’Iva pagata al venditore, che può essere utilizzato: per pagare imposte (registro, ipotecaria, catastale) su successioni e donazioni dovute su atti e denunce presentati dopo la data di acquisizione del credito; per pagare l’Irpef dovuta in base alla dichiarazione da presentare dopo la data dell’acquisto agevolato; per compensare somme dovute tramite modello F24, in cui va indicato il codice tributo “6928”.

Per i finanziamenti erogati per l’acquisto, la costruzione e la ristrutturazione di immobili a uso abitativo non è dovuta l’imposta sostitutiva.

L’Agenzia delle Entrate ricorda inoltre che come per gli altri atti di acquisto assoggettati all’imposta di registro proporzionale, anche l’atto di acquisto prima casa “under 36” è esente, inoltre, dall’imposta di bollo.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Compravendita immobiliare, ecco il compromesso online

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Una notizia che certamente farà felici gli italiani è che dal 7 marzo, finalmente, è possibile registrare i preliminari di compravendita di una casa direttamente online.

Prima di comprare casa la regola d’oro è reperire quante più informazioni possibili sull’immobile e, soprattutto, accertarsi di effettuare l’acquisto dal legittimo proprietario.

Le verifiche sulla situazione catastale e ipotecaria dell’immobile vengono fatte dal notaio che redige l’atto di compravendita, ma non tutti sanno che anche noi cittadini possiamo fare tutta una serie di verifiche prima. L’Agenzia delle entrate mette infatti a disposizione dei cittadini alcuni strumenti pratici per conoscere la situazione dell’immobile che si intende acquistare o vendere.

Una volta controllato che sia tutto in ordine, è bene procedere al compromesso prima dell’acquisto finale e definitivo della casa.

Il contratto preliminare è un accordo tra venditore e compratore che si impegnano reciprocamente a stipulare un successivo e definitivo contratto di compravendita, con il quale avverrà il trasferimento del diritto di proprietà sulla proprietà in questione. Un atto durante la cui firma avviene di solito il pagamento di una caparra cosiddetta confirmatoria, che, nel caso (remoto) in cui il venditore si ritirasse dalla vendita, lo obbliga a restituire all’acquirente il doppio della cifra da lui ricevuta.

Il compromesso può essere stipulato, per esempio, quando non è possibile la vendita immediata, perché l’acquirente è in cerca di un mutuo oppure il venditore è in attesa che gli venga consegnata una nuova casa.

Il contratto preliminare deve essere redatto in forma scritta tramite scrittura privata, scrittura privata autenticata o atto pubblico e deve essere registrato entro 30 giorni dalla sottoscrizione. Se stipulato con atto notarile, ci pensa il notaio entro 30 giorni.

Per la registrazione del compromesso l’acquirente deve pagare: l’imposta di registro di 200 euro, indipendentemente dal prezzo della compravendita; l’imposta di bollo, nella misura di 16 euro ogni 4 facciate e comunque ogni 100 righe. Se il contratto è formato per atto pubblico o per scrittura privata autenticata l’imposta di bollo è invece di 155 euro.

Quando il preliminare prevede un pagamento, è dovuta, inoltre, l’imposta di registro proporzionale pari: allo 0,50% delle somme previste a titolo di caparra confirmatoria; al 3% delle somme previste a titolo di acconto sul prezzo di vendita.

Per la trascrizione del preliminare è necessario che l’atto sia stipulato con l’intervento di un notaio. In questo caso, all’imposta di registro e all’imposta di bollo di 155 euro si aggiunge il versamento dell’imposta ipotecaria di 200 euro e delle tasse ipotecarie di 35 euro.

L’imposta pagata con il preliminare sarà poi detratta da quella dovuta per la registrazione del contratto definitivo di compravendita.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Caldaie a compensazione, come risparmiare

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Una caldaia a condensazione è un tipo di caldaia utilizzata per produrre acqua calda per il riscaldamento e l’acqua sanitaria di una casa. Rispetto alle caldaie tradizionali, le caldaie a condensazione sono più efficienti ed ecologiche: permettono, infatti, di tagliare i costi della bolletta e di abbattere le emissioni di CO2.

Le caldaie a condensazione hanno, in genere, un costo maggiore rispetto alle caldaie tradizionali, visto che, tra l’altro, richiedono un tubo di scarico specifico resistente alla corrosione causata dall’acidità della condensa. Devono essere pulite con maggiore frequenza, liberando in particolare lo scambiatore di calore e il tubo stesso dagli accumuli di sporco.

Bisogna poi stare attenti alla loro posizione in casa e in generale a dove si sceglie di acquistarle, perché con climi caldi sono meno efficienti, e danno il meglio in aree dove fa più freddo e se non esposte direttamente alla luce solare. Se la temperatura esterna è bassa, infatti, la differenza tra i gas di scarico e l’acqua del riscaldamento sarà maggiore e sprigionerà un quantitativo di energia superiore.

Una caldaia a condensazione può costare dai 600 euro circa – parliamo di modelli a bassa potenza – a oltre 2 mila euro. Prezzi decisamente più alti rispetto a una caldaia tradizionale. Bisogna però sottolineare che, visto il loro impatto inferiore a livello ambientale, si può risparmiare su queste cifre usufruendo di bonus e incentivi statali.

È possibile inoltre pagare a rate, direttamente in bolletta, un nuovo dispositivo, spesso con installazione e manutenzione gratuite o comprese nella modica cifra mensile richiesta dal proprio fornitore di gas. Gli alti prezzi delle caldaie a condensazione sono però giustificati dall’abbattimento dei consumi.

Anche senza sconti e bonus statali, e acquistando a prezzo pieno una caldaia a condensazione, è possibile rientrare nella spesa nel giro di pochi anni, con la sicurezza di pagare bollette meno salate e avere un impatto ambientale inferiore.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Consumatori e rottamazione, Polliotto (Unc): “Ecco che cosa c’è da sapere”

I consigli della Presidente dell’Unione Nazionale Consumatori del Piemonte per rispettare regole e termini di adesione

Gli italiani e i debiti con l’erario, un triste binomio. Le cartelle esattoriali tornano a cadere a pioggia, ma non sempre sono da pagare. Buona parte di esse, infatti, sovente presenta vizi di forma e un alto tasso di potenziale possibilità di prescrizione. Motivo per cui, alla ricezione delle stesse, è sempre bene affidarsi a professionisti competenti per richiedere un esame preventivo di valutazione, al fine di verificare con esattezza se esse sono da pagare oppure no.

Ma c’è di più. Due sono le date da segnare per lo stralcio debiti fino a 1.000 euro previsto dalla manovra 2023, di cui, una riguarda i propri debiti con il comune. La legge di bilancio 2023, come approvata ed approdata in Gazzetta Ufficiale, ha cambiato le carte in tavola rispetto a quanto era previsto nel suo testo iniziale in merito allo stralcio debiti fino a 1.000 euro. Infatti, il proprio comune potrebbe decidere di non aderire allo stralcio.

In pratica è stabilito che, alla data del 31 marzo 2023, l’ente di riscossione a cui le amministrazioni hanno affidato il recupero dei crediti verso i cittadini (quindi, debiti per questi ultimi), annullerà in automatico quelli affidati alla riscossione fino al 31 dicembre 2015 di importo fino a 1.000 euro. L’annullamento sarà automatico. Questo significa che nessuna domanda dovrà essere presentata per vedersi applicare questo stralcio”, esordisce l’Avvocato Patrizia Polliotto, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Cose diverse, invece, sono previste nel caso in cui si tratti di debiti affidati all’agente riscossione da enti diversi dalle amministrazioni statali, dalle agenzie fiscali e/o dagli enti pubblici previdenziali.

Cosa più importante però è che, in ogni caso, chiosa l’Avvocato Patrizia Polliotto, “l’ente creditore potrà stabilire di non applicare lo stralcio. Quindi, il comune, ad esempio, potrà decidere di non applicare l’annullamento debiti. La norma stabilisce anche una data entro cui il comune dovrà decidere. Questi, infatti, come si evince anche dalla guida ufficiale sullo stralcio debiti fino a 1.000 euro dell’Agenzia Entrate Riscossione, dovrà decidere con apposito provvedimento (delibera). Inoltre, lo dovrà comunicare all’ente di riscossione entro il 31 gennaio 2023”.

È questa, dunque, la data da segnare e dopo la quale il cittadino potrà conoscere se e come il comune con cui ha il debito abbia aderito o meno allo stralcio.

Unc Piemonte è attiva telefonicamente allo 011 5611800 dal lunedì al venerdì in normale orario d’ufficio, e anche via mail all’indirizzo di posta elettronica uncpiemonte@gmail.com, e sul sito www.uncpiemonte.it.

Pagamenti a rate in sicurezza. Ecco come fare

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

I pagamenti a rate non sono certo una novità: la possibilità di poter effettuare un acquisto e di pagare in comode rate mensili è attiva in tanti settori da diverso tempo. Si pensi, per esempio, al mondo della telefonia e alla presenza di offerte con smartphone incluso e pagamento rateizzabile.

Quello che è cambiato, negli ultimi tempi, è l’aumento del numero di risorse con le quali è possibile effettuare un pagamento a rate, che sono arrivate a coprire settori fino ad oggi inesplorati. 

Il pagamento a rate diventa così fattibile in modi differenti: alle carte di credito a rate, si aggiungono infatti dei servizi con i quali si possono richiedere dei mini finanziamenti per pagare in diverse tranche senza interessi. 

Detto ciò, al crescere degli strumenti, fanno capolini anche nuovi rischi, non sempre considerati. Vediamo allora di mettere insieme 3 consigli fondamentali da seguire per effettuare pagamenti a rate con maggiore consapevolezza e sicurezza. 

Nel corso degli ultimi anni, si è diffusa sempre di più la presenza di realtà con le quali è possibile rateizzare un pagamento, nella fase finale di acquisto, ovvero direttamente dal proprio carrello, nel corso di un acquisto online. 

Sono servizi davvero molto interessanti per diversi motivi, tra i quali ricordiamo: la facilità di utilizzo e iscrizione al servizio;assenza di interessi, che sono invece generalmente presenti quando si parla di pagamenti a rate; pagamenti in 3 singole rate, per importi piccoli e abbordabili; rispetto di alcune semplici regole, ovvero che, qualora non si dovessero rispettare le tempistiche di versamento, sarebbero applicate delle commissioni aggiuntive, crescenti all’aumentare dei giorni di ritardo. 

Se da un lato questi servizi sembrano essere una vera e propria manna dal cielo, in quanto permettono di rateizzare acquisti di oggetti di uso quotidiano (e non solo grandi importi), dall’altro potrebbero diventare in un certo senso pericolosi. 

Comprare a rate per importi di poco conto, senza pagare interessi sulle stesse, potrebbe innescare un vortice compulsivo di acquisti nel quale, alla fine, non ci si rende neanche conto di quello che si spende. 

Le carte revolving – alias, le carte di credito a rate – sono l’opposto delle carte di credito a saldo: questo significa che si potranno pagare anche importi molto consistenti rateizzandoli in base alle proprie esigenze. 

In questo caso, sarà previsto un tasso di interesse, fisso, nel senso che non varia in relazione all’andamento del mercato o al costo della vita, ma viene indicato sul contratto della carta al momento della sua sottoscrizione. 

Cosa bisogna sapere in questo caso? Che le carte di credito non sono tutte uguali quindi, nel caso delle carte revolving, gli interessi applicati potrebbero variare, contribuendo così a pagare un importo finale più o meno elevato. 

Questo è il primo fattore da considerare nella scelta della carta, ma non è il solo. Il vero vantaggio può essere ottenuto, infatti, optando per una soluzione di pagamento che permette di pagare sia a saldo, sia a rate, a seconda dell’esigenza reale. 

Quindi di una carta – individuabile attraverso un confronto comparativo – che di base funziona come una carta di credito a saldo, ma che, nel caso di acquisti improvvisi e inaspettati, può diventare una carta di credito a rate. 

Un altro consiglio da tenere a mente nel momento in cui si vuole richiedere una carta di credito per poter fare pagamenti a rate consiste nella valutazione dei costi effettivi della carta. 

Oltre agli interessi dovuti sulle rate, infatti, ci saranno altri costi da considerare, quali: il canone mensile o annuale della carta di credito, che generalmente aumenta quando il plafond della stessa è molto alto, le commissioni sui prelievi, che in genere sono elevate, infatti non si consiglia di usare una carta di credito per il prelievo di contanti; eventuali percentuali per i pagamenti in valuta estera, o per i prelievi fuori dall’Italia, che potrebbero essere ancora più costosi. 

In questo senso, risulta fondamentale scegliere con cognizione di causa, puntando gli occhi e il portafoglio verso le carte di credito online, che sono spesso associate alla sottoscrizione di un conto corrente online. 

Le stesse, che presentando spesso un plafond di base di 1.500 euro o addirittura 3.000 euro, hanno costi limitati e presentano solitamente una o più opzione per azzerare totalmente il costo del canone mensile di gestione, per esempio spendendo una determinata cifra ogni mese. 

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Assegno unico, che cosa cambia

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Tra gli interventi della legge di Bilancio 2023 c’è anche quello sull’assegno unico.
La misura di sostegno alle famiglie rientra nel miliardo e mezzo di euro stanziato dall’esecutivo per gli aiuti alla famiglia e alla natalità. Ciò si traduce in alcune novità che entreranno in vigore dall’anno prossimo, in particolare la maggiorazione del 50% per i nuclei numerosi, in attesa dell’adeguamento all’inflazione con gli aumenti che portano l’importo minimo che passa da 50 a 75 euro al mese, mentre il massimo sale fino a 262,5 euro.

Dal 1° gennaio 2023, gli importi dell’assegno unico sono incrementati del 50%: per ciascun figlio di età inferiore a un anno, indipendentemente dal reddito; per i nuclei familiari con tre o più figli, per ciascun figlio di età compresa tra uno e tre anni, a condizione che l’Isee sia fino a 40mila euro.

Significa che l’importo minimo dovrebbe essere aumentato di 25 euro passando da 50 euro a 75 euro, mentre quello massimo dovrebbe attestarsi a 262,5 euro, con un aumento di 87,5 euro.

Ricordiamo che attualmente per ciascun figlio minorenne o con disabilità (senza limiti d’età in questo caso) è previsto un importo di 175 euro mensili per un Isee fino a 15mila euro, somma che si riduce gradualmente per livelli di Isee superiori fino a raggiungere quota 50 euro in corrispondenza di un Isee di 40mila euro (per livelli superiori rimane costante).

La maggiorazione del 50% per i nuclei familiari numerosi, con tre o più figli, vale per ciascun figlio di età compresa tra uno e tre anni, a condizione però che l’Isee sia fino a 40mila euro.

Prendono il via il 15 il dicembre, a metà mese come di consuetudine, i pagamenti dell’assegno unico: a patto che le domande siano state inviate nei mesi di gennaio e febbraio 2022 (a partire dal 1° gennaio).

Se invece le domande sono state inviate dal 1° marzo 2022, il pagamento avverrà a partire dalla fine del mese successivo a quello di presentazione delle stesse

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Bonus 2023, le novità

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Non tutti i bonus in vigore nel 2022 sono però stati confermati per il 2023. Tra le misure più discusse c’è stato il Superbonus, che pur restando in essere scende dal 110% al 90%, con una platea decisamente più ristretta di beneficiari. La misura al 110% è stata tuttavia prorogata con il decreto Aiuti quater nel caso in cui vengano rispettate determinate condizioni.

condomini possono mantenere la stessa aliquota solo se al 25 novembre 2022 risulta effettuata la comunicazione di inizio lavori asseverata (ossia il titolo abilitativo Cila) e se la delibera assembleare che ha approvato l’esecuzione degli interventi è stata adottata prima di tale data.

Per quanto riguarda invece le unifamiliari, per richiedere il Superbonus standard si ha tempo fino al 31 marzo 2023 ma occorre aver realizzato almeno il 30% dei lavori complessivi entro la data del 30 settembre 2022. In quel caso è necessaria l’apposita dichiarazione del direttore dei lavori.

Il bonus barriere architettoniche, che prevede una detrazione del 75% per gli interventi su edifici già esistenti, sarà in vigore fino al 31 dicembre 2022. Ricordiamo che la misura è calcolata su un ammontare complessivo non superiore a: 50mila euro per unifamiliari o singole unità immobiliari, situate all’interno di edifici plurifamiliari che siano funzionalmente indipendenti e dispongano di uno o più accessi autonomi dall’esterno; 40mila euro per gli edifici composti da due ad otto unità immobiliari; 30mila euro, per gli edifici con più di otto unità immobiliari.

Bonus trasporti non prorogato. Anche il bonus trasporti introdotto dal decreto Aiuti non è stato ad oggi prorogato. Il buono è pari al 100% della spesa ed è riconosciuto nel limite massimo di 60 euro per l’acquisto di un abbonamento effettuato entro il 31 dicembre 2022 per i servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale o per i servizi di trasporto ferroviario nazionale.

A beneficiarne, tutti coloro che nell’anno 2021 hanno conseguito un reddito complessivo non superiore a 35mila euro. Il tempo per la presentazione della domanda sul portale dedicato “bonustrasporti.lavoro.gov.it” ormai stringe. Qui abbiamo spiegato nel dettaglio come fare.

In scadenza anche il bonus bollette 3mila euro per il periodo d’imposta 2022 (per il principio di “cassa allargato” può essere concesso fino al 12 gennaio 2023). Esso prevede che il datore di lavoro possa attribuire ai dipendenti dei fringe benefit incrementando di fatto la retribuzione senza dover pagare tasse o contributi.

Il tetto della soglia esentasse era stato innalzato dal decreto Aiuti quater, inserendo tra i cosiddetti beni accessori anche le somme delle utenze domestiche di acqua, luce e gas, con riferimento ad immobili ad uso abitativo. In assenza di proroghe, nel periodo d’imposta 2023 la soglia di esenzione tornerà allo standard di 258,23 euro e le bollette non saranno più comprese tra i vari benefit aziendali.

La fine del 2022 segna la scadenza anche del bonus carburante (anch’esso esteso al 12 gennaio 2023 per il principio di “cassa allargato”). Esso prevede che i buoni per i rifornimenti di benzina, gasolio, gpl e metano, nonché per la ricarica di veicoli elettrici, concessi ai dipendenti dai datori di lavoro privati, non concorrano alla formazione del reddito nei limiti di 200 euro.

Il 31 dicembre scadrà anche il cosiddetto bonus lavoratrici madri, dedicato alle dipendenti del settore privato. Solo per il 2022 è infatti stato previsto un esonero pari al 50% dei contributi previdenziali a loro carico, a partire dalla data del rientro nel posto di lavoro dopo la fruizione del congedo obbligatorio di maternità.

Nel 2023 sarà messa da parte anche Quota 102 per fare spazio a Quota 103. Infatti oltre alla conferma di Opzione donna rivisitata, Ape sociale e indicizzazione al 120% del trattamento minimo, sarà introdotto un nuovo meccanismo pensionistico. Esso permetterà di uscire dal lavoro con 41 anni di contributi e 62 anni di età anagrafica (qui abbiamo spiegato come funziona). Per chi deciderà di continuare con il proprio impiego sarà invece prevista una decontribuzione del 10%.

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Bonus 200 euro, come ottenerlo

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Sono partite le richieste di riesame del bonus 200 euro. Le categorie di lavoratori che hanno presentato domanda per accedere all’indennità una tantum prevista dal decreto Aiuti, possono presentare una richiesta di riesame se la domanda per il bonus 200 euro è stata respinta.

Al termine di una prima fase di controlli, l’Inps riepiloga nel messaggio numero 4314 del 30 novembre 2022 le motivazioni che hanno portato al rifiuto di alcune domande presentate dagli aspiranti beneficiari.

La procedura utilizzata per verificare le domande è stata realizzata per consentire una centralizzazione delle istruttorie mediante controlli automatici sui requisiti, sulle incompatibilità e incumulabilità normativamente previste. L’esito della domanda e le relative motivazioni sono consultabili sul sito dell’Inps tramite il servizio “Indennità una tantum 200 euro”, alla voce “Esiti”, sia da parte del Patronato sia da parte del cittadino accedendo con le proprie credenziali.

Le indicazioni dell’Inps sulla domanda di riesame riguardano tutti coloro che hanno richiesto il bonus 200 euro direttamente all’Istituto, ma non hanno ottenuto il pagamento: lavoratrici e lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, dottorandi e assegnisti di ricerca; lavoratrici e lavoratori stagionali, a tempo determinato e intermittenti;lavoratrici e lavoratori iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo; lavoratrici e lavoratori autonomi occasionali privi di partita IVA; lavoratrici e lavoratori incaricati alle vendite a domicilio.

I lavoratori hanno 90 giorni di tempo per procedere e inviare la documentazione necessaria a partire: dal 30 novembre, e quindi entro il 28 febbraio 2023; dalla data in cui si viene a conoscenza del rifiuto, se successiva.

Chi ha avuto un esito negativo può fare richiesta di riesame nella stessa sezione del portale INPS in cui è stata presentata la domanda “Indennità una tantum 200 euro”.

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Acquisti di Natale con pagamenti elettronici: le cautele da adottare

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Acquistare con carta di credito: ecco quali sono i suggerimenti da prendere in considerazione per comprare in sicurezza. 

Natale si avvicina e, con esso, anche l’urgenza di iniziare ai regali. Il tempo si riduce sempre di più, ma allo stesso tempo crescono le opportunità: fare acquisti diventa sempre più immediato, grazie allo shopping online. 

Fare acquisti online corrisponde, solitamente, all’utilizzo di una carta di pagamento, come una carta di credito o una carta prepagata. Per farli in totale sicurezza e non lasciarsi fregare dalla fretta (e dalla frenesia) dei regali di Natale, ecco qualche utile consiglio per le festività in arrivo. 

Quello dei pagamenti online è un mondo che trova sempre più spazio nella vita di ognuno di noi, considerato che, un po’ come conseguenza della modernità, un po’ come effetto diretto della pandemia, è un’opzione sempre più considerata. 

Una volta superato il dilemma del mettere o meno i dati della propria carta in rete, c’è un altro elemento importante, che non sempre viene preso in considerazione: l’affidabilità del sito dove si sta comprando qualcosa. 

Solitamente, quelli sicuri – ovvero che appartengono a brand e siti noti e riconosciuti in tutto il mondo – presentano un lucchetto nella fase in cui avviene la transazione e i contatti ai quali fare riferimento qualora si dovessero avere problemi in fase di acquisto. 

Ipotizziamo, per esempio, il caso di un bug informatico per il quale l’importo della transazione viene scalato dalla propria carta, ma non si riceve alcuna mail di conferma. Cosa occorre fare prima di pagare? 

Si consiglia sempre di: controllare il livello di sicurezza del sito, anche leggendo le recensioni di altri utenti che vi hanno già effettuato un acquisto; non comunicare mai i dati della propria carta in chiaro qualora si stesse chattando con il supporto clienti: potrebbe trattarsi di una truffa; verificare che il sito che si sta utilizzando sia quello reale: oggi le truffe online sono talmente ben articolate che è facile costruire una landing facendola passare per la home di un determinato sito – che si può smascherare facilmente prestando attenzione all’URL. 

Oltre ai pagamenti online con carta di credito o con carta ricaricabile – che molti preferiscono usare per il timore che qualcuno possa sottrarre in modo indebito i soldi presenti sul proprio conto corrente – ci sono i pagamenti con carta dal vivo. 

In questo caso, è bene stare ben attenti a non mostrare troppo la carta, perché il malintenzionato di turno potrebbe sempre essere dietro l’angolo. Allo stesso modo, si consiglia di non scrivere mai il PIN della carta su un foglietto conservato nel portafogli. 

Nella malaugurata ipotesi in cui qualcuno dovesse rubarlo, infatti, avrebbe a sua completa disposizione non solo una carta per pagare con i vostri soldi, ma anche il PIN che gli permette di utilizzarla. 

Lo stesso potrebbe anche accadere se si annotasse il PIN sul blocco note dello smartphone, dentro una nota rinominata in modo inequivocabile PIN carta di credito + il nome della banca. 

Un’altra cosa da considerare, poi, è l’utilizzo della carta per prelevare contanti presso uno sportello ATM, in quanto potrebbero essere state piazzate delle telecamere e dei dispositivi attraverso il quale rubare i dati della carta al fine di poterla clonare. 

Nel caso in cui si dovesse perdere una carta di pagamento elettronico, il primo passo da seguire consiste nello sporgere denuncia alla Autorità competenti. 

Qualora non si avesse ancora una carta per effettuare acquisti da utilizzare al posto del contante, in particolare in vista dei regali di Natale, si potrebbero prendere in considerazione diverse alternative. 

I conti correnti online, per esempio, che si possono attivare in pochi minuti direttamente dalla propria abitazione, sono in genere accompagnati da carte di credito a basso costo, con esito immediato e plafond di base da 1.500 euro (che potrà eventualmente essere aumentato, previo soddisfacimento di determinate condizioni reddituali). 

Si tratta di carte collegate direttamente al conto corrente (un po’ come le carte di debito), con la differenza che l’importo speso non viene scalato subito, ma in un momento successivo all’acquisto. 

Al contempo, potranno anche essere utilizzate nella modalità a rate – ovvero come carte di tipo revolving – ma in questo caso saranno applicati dei tassi di interesse fissi su ogni singola rata. 

Un’alternativa alla carta di credito è rappresentata, come anticipato in diverse righe, dalle carte prepagate o ricaricabili, che non sono collegate a un conto, prevedono solitamente costi più bassi e possono essere ricaricate dell’importo desiderato in qualsiasi momento, tramite le differenti modalità di ricarica disponibili per ogni singola carta. 

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.