Aveva uno stile innato: un’aristocratica che non esibiva mai la sua origine. Era tanto diversa da certi ambienti dell’altissima dirigenza Fiat

Marella Agnelli una donna colta, discreta e forte

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Di Pier Franco Quaglieni

La scomparsa di Marella Agnelli ha riportato alla ribalta un volto rimasto in ombra dal momento della morte del marito Gianni avvenuta nel 2003.  L’ho conosciuta ed anche un po’ frequentata: era amica di Mario Soldati e di Alda Croce, due persone a cui sono stato molto legato. Conservo di lei un biglietto molto affettuoso che mi scrisse quando commemorai, insieme a Jas Gawronski e Marcello Sorgi, suo marito al liceo d’Azeglio di Torino. Tra tanto sinistrume che permeava quel liceo fu difficile promuovere il ricordo di Gianni che pure era un ex allievo. Ci imposero come oratore anche il segretario torinese della Cgil.  Donna Marella apprezzò anche un mio ricordo alassino di Gianni e mi mandò una mail di ringraziamento carica di parole gentili.  Era una donna forte e discreta che ha saputo vivere a fianco di un uomo straordinario e difficile come Gianni Agnelli che ebbe una concezione del matrimonio non proprio esemplare.  Aveva uno stile innato, era un’aristocratica che non esibiva mai la sua origine, tanto  diversa da certi ambienti dell’altissima dirigenza Fiat, spesso volgare. Era una donna colta, che amava l’arte, la fotografia e i giardini.  Si era quasi rifugiata a Marrakech dove viveva frequentemente. Quando andai in Marocco, dovevamo vederci, poi un disguido (la mia macchina ebbe un guasto) impedì l’incontro.   

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Ricordo che era stata molto provata dalla morte del figlio Edoardo ed era molto amareggiata per come si era comportata la figlia Margherita che mise in piazza affari di famiglia molto delicati. Su quelle vicende sguazzò un giornalista dozzinale e scandalistico che credeva di costruire la sua fortuna sulle vicende della famiglia Agnelli.  Va ricordato il suo bel libro “Ho coltivato il mio giardino“ che riprende nel titolo la conclusione del “Candide” di Voltaire.  Era tanto diversa dalla sua famiglia di origine, quella dei Principi Caracciolo di Castagneto, espressione di un certo radical – chiccume fastidioso legato all’ “Espresso” di cui fu editore suo fratello Carlo.  Era elegante e riservata, con uno stile che ritroviamo in Allegra che aveva sposato Umberto Agnelli e che ha dedicato in modo esemplare la sua vita alla lotta al cancro.  Torino perde una grande figura che non ha mai voluto apparire, ma che ha lasciato un segno indelebile. Le madamazze e le madamine (non mi riferisco a quelle arancione) sono distanti anni- luce dal suo esempio. Basta pensare alla signora del Museo Egizio per avere l’esatto contrario di Donna Marella.