Con gli scatti inquietanti di Camilla Ferrari e quelli ardimentosi di Camillo Pasquarelli, prosegue il “progetto speciale” di “CAMERA”
Dal 30 giugno al 4 settembre
Sempre loro le (insolite, ma gradite e funzionali) locations: gli showroom di “Maradeiboschi” (piazza Carlina, 21) e di “VANNI” (al civico 15/A della stessa piazza), ormai collaudati partner e sostenitori del Progetto “Futures moves to Piazza Carlina”, promosso, dal maggio scorso (e in programmammo fino al prossimo ottobre), da “CAMERA- Centro Italiano per la Fotografia” di Torino. Obiettivi di fondo per tutti gli appuntamenti espositivi: promuovere la giovane fotografia italiana attraverso mostre dedicate all’opera dei talenti selezionati nel 2020, dall’istituzione torinese, nell’ambito del programma europeo “Futures Photography” e rinnovare intensificandolo il giusto rapporto con il territorio. In questo contesto (dopo “Three works”, l’appuntamento di apertura nel quale sono state allestite le opere della giovane artista bellunese Marina Caneve), dal prossimo giovedì 30 giugno e fino a domenica 4 settembre, vengono aperte al pubblico, curate sempre da Giangavino Pazzola, le mostre personali della fotografa milanese (1992) Camilla Ferrari, grande viaggiatrice specializzata in street photography, e del romano (1988) Camillo Pasquarelli rispettivamente con l’installazione “Aquarium” e “Clavadistas”.
“Aquarium” (2017) di Camilla Ferrari, da “VANNI”, è il racconto di un’esperienza biografica, alquanto traumatica (ma allo stesso tempo “poetica e asfissiante”) accaduta all’artista in Cina nel 2017. Appena atterrata a Pechino, infatti, Camilla ha visitato il palazzo imperiale della “Città Proibita” dove, per la prima volta nella sua vita, ha dovuto affrontare un grave “attacco di panico”. “Il progetto si sviluppa –racconta – a cavallo tra la registrazione della perdita del controllo dovuto all’alterazione delle proprie emozioni e lo straniamento derivante dal cambio di percezione dello spazio circostante, a sua volta sconosciuto”. A tale condizione alquanto critica, l’urgenza terapeutica della risposta viene proprio grazie all’aiuto dell’apparecchio fotografico, che la guida quasi in maniera inconscia verso un tranquillo abbandono e una nuova scoperta di sé. Un assoggettamento a cui segue un riscatto, dal caos alla quiete, “che non passa dalla rimozione del vissuto ma dalla sua elaborazione e memoria anche nei registri del visivo”.

Allestito da “Maradeiboschi”, “Clavadistas” (2019) è un progetto realizzato da Camillo Pasquarelli ad Acapulco, città messicana affacciata sull’Oceano Pacifico, tra le più violente al mondo. Sebbene nel dopoguerra sia stata per decenni meta mondiale del jet-set, a causa di una guerra tra cartelli della droga, dal 2010 i numeri del turismo internazionale sono crollati vertiginosamente, declassando Acapulco a destinazione turistica per la classe media messicana. Tra hotel abbandonati e la decadenza di un lungomare in rovina, ancora oggi rimane viva una tradizione tanto spettacolare quanto pericolosa: “Los Clavadistas” (I tuffatori).
In pieno stile documentario, Pasquarelli immortala i tuffatori che saltano dal crepaccio della Quebrada, una scogliera alta 35 metri. Sprezzo del pericolo, virilità e coraggio si mescolano alla devozione per la “Vergine di Guadalupe”, alla quale i tuffatori si raccomandano prima di lanciarsi, e alla necessità di sopravvivere grazie alle donazioni dei pochi turisti rimasti nell’area.
g.m.
Per info: CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/0881150 o www.camera.to
Orari:
– “Maradeiboschi”, lun. e merc. 8/21,30; giov. e ven. 8/23,30; sab. 9/23,30; dom. 9/21,30
– “VANNI”, mart. – ven. 10/19,30; sab. 10/13,30 e 15,30/19,30; dom. e lun. chiuso
Nelle foto:
– Camilla Ferrari, dalla serie “Aquarium” (2017 – 2018)
– Camillo Pasquarelli, dalla serie “Clavadistas” (2018 – 2019)

Per tre giorni al “MAO” di Torino, ci si potrà immergere nella mistica atmosfera creata attraverso la realizzazione di un “mandala” di specchi e rose ( nella tradizione religiosa buddista e induista, la rappresentazione simbolica del cosmo ), installazione performativa di Chrysanne Stathacos, artista multidisciplinare, nativa di Buffalo (NY), ma da tempo attiva e residente in Grecia (Atene) e Canada (Toronto). Attiva in più campi, dalla stampa al tessile, dalla performance all’arte concettuale, l’artista incentra il suo percorso artistico su tematiche di assoluta attualità, sempre affrontate con grande e personale impegno, da quelle legate alle rivendicazioni femministe, al sociale nel suo più ampio significato, fino alla condivisione di motivi legati alla mitologia greca piuttosto che alla spiritualità orientale e al buddhismo tibetano. E proprio in quest’ultimo scenario creativo va inserita l’installazione della serie “Rose Mandala” per cui l’artista è stata invitata al “MAO-Museo d’Arte Orientale” di Torino, nell’ambito della mostra “Il Grande Vuoto” (attualmente in corso al Museo di via San Domenico) e del progetto #MAOTempoPresente. La performance di Chrysanne Stathacos si svolgerà nel “Salone Mazzonis” del “MAO” nell’arco di tre giorni, dal mercoledì al venerdì 24 giugno prossimi. Dice la stessa artista: “Creerò un’opera dalla mia serie Rose Mandala, ‘Blowing Roses’. Le installazioni Rose Mandala si basano su strutture circolari storiche che hanno lo scopo di creare un’opera che cambia nel tempo. Questi lavori sono realizzati strappando dozzine di rose – petalo per petalo – che vanno a circondare specchi colorati di grandi dimensioni. I sensi dello spettatore sono investiti da ondate di profumo di rose che abitano lo spazio dell’opera”. “I mandala – prosegue – vengono lasciati seccare mentre i petali si riducono a un quarto della loro dimensione originale. Alla fine, il mandala viene smantellato in una rappresentazione finale. I Rose Mandalas vengono gettati, raccolti e dispersi nel vento o spazzati via dal respiro umano, mio e del pubblico. Queste installazioni/performance riflettono l’effimero processo di cambiamento, età, decadenza e vuoto”.