Un omaggio alle donne afghane, alla disperazione, al desiderio di libertà

“Solo con gli occhi”, alla Galleria “Arte per Voi” di Avigliana, sino al 12 dicembre

“Solo con gli occhi. Dedicato alle donne afghane” si intitola la mostra che la Galleria “Arte per Voi” di Avigliana presenta nei suoi locali sino a domenica 12 dicembre (orario di apertura sabato e domenica dalle 15 alle 19), a cura di Luigi Castagna e Giuliana Cusino. La presenza di venti artisti per osservare e comprendere, attraverso lo sguardo delle donne afghane, ormai atterrito, rattristato, infelice, consapevole, da cui sembra cancellata ogni traccia di speranza, la realtà disperatamente tragica del momento. Un paese lontano sulla carta geografica, ma una quotidianità che, nella negazione dei diritti, dalla famiglia all’istruzione alla vita pubblica, nella consapevolezza di un mondo e di una società che stanno per essere annientati inesorabilmente e definitivamente, ce lo rende vicino. “Cinquant’anni fa le donne afghane potevano perseguire una carriera nel campo della medicina – ricorda Donatella Avanzo, archeologa e storica dell’arte -, uomini e donne si mescolavano nei teatri e nei campus universitari a Kabul; nelle fabbriche fuori dalla città si producevano tessuti e altri prodotti di serie… oggi che fine hanno fatto le studentesse della facoltà di medicina che si laurearono con la mantella nera e il tocco sulla testa, le hostess dell’Ariana Afghan Airlines, le giocatrici della squadra di calcio, la ministra della salute, la responsabile dell’istruzione nelle campagne…”.

Anche una mostra d’arte può essere “partecipazione”. Impieghiamo tecniche personali, le più diverse, cerchiamo di guardare dentro quegli occhi, in tutta la loro profondità, ricordiamo la saggezza e la felicità di un tempo, diamo vita ai volti oscurati, alle sensazioni e alle emozioni, ai dolori che crescono di giorno in giorno e alle fughe sperate, alle urla e alle marce di quelle donne che ancora tentano la loro flebile rivoluzione, ma fino a quando?, alla nutrizione che viene sempre meno e ai volti dei bambini che cercano cibo, allo strazio di quelle madri e di quei padri costretti a vendere un figlio per poter sfamare gli altri rimasti a casa. Affidiamo allora a venti artisti, con la scultura, con l’acquerello, con la pittura, con la ceramica raku, l’idea e il compito di guardare a quell’universo femminile. Sono Franca Baralis, Ines Daniela Bertolino, Nadia Brunori, Raffaella Brusaglino, Luca Ciavarella, Luisella Cottino (di rilievo il suo acquerello “Non solo macchie blu”, la fuga di tre donne in un oscuro paesaggio di solitudine e rovine), Giuliana Cusino (i suoi colori – “Dalla finestra” – anche nella forzata reclusione), Piero Della Betta, Elisa Donetti, Maria José Etzi, Giuseppe Garau, Sonia Girotto, Susanna Locatelli (“Fatima”, una terracotta), Enrico Massimino, Mahtab Moosavi (significativa l’idea arabeggiante e soprattutto prosciugata di “Guardami” e “Abbandonatemi”), Patrizia Moretti, Oscar Pennacino, Elena Piacentini (ancora una fuga, in un panorama che sa di guerra e distruzione, di una madre con i suoi figli), Mara Tonso e Nino Ventura.

Elio Rabbione

nelle immagini:

Luisella Cottino, “Non solo macchie blu”, acquerello, cm 40 x 26, 2021

Giuliana Cusino, “Dalla finestra”, ceramica raku su legno, cm 142 x 72, 2021

Mahtab Moosavi, “Guardami”, ceramica raku, cm 33 x 24, 2021

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