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“La Commissione europea fa marcia indietro e apre la porta ai nuovi OGM”

Caro direttore, Slow Food è seriamente preoccupata dalle conclusioni dello studio commissionato alla Commissione europea sulle “nuove tecniche genomiche” (NGT), che di fatto apre le porte alla deregolamentazione di nuovi OGM, ignorando il principio di precauzione.

 

«Con il Green Deal e la strategia Farm to Fork, la Commissione europea si è impegnata ad accelerare la transizione verso un sistema alimentare veramente sostenibile. Proponendo adesso di rivedere le regole in materia di OGM, la Commissione decide di non investire in sistemi agroecologici che portano benefici agli agricoltori, alle comunità locali e all’ambiente», afferma Marta Messa, direttore di Slow Food Europa. Ancora una volta, quindi, vediamo prevalere gli interessi dell’agroindustria a discapito di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e della libertà dei contadini di piccola scala di decidere in materia di sementi. 

 

La presa di posizione di Slow Food

Nel 2018, la Corte di giustizia europea aveva stabilito che l’esclusione dei nuovi OGM dalla direttiva Ue sugli OGM “comprometterebbe l’obiettivo di protezione perseguito dalla direttiva e non rispetterebbe il principio di precauzione che essa cerca di attuare”. La Commissione europea sta ora pericolosamente contestando la sentenza. Se i nuovi OGM non saranno sottoposti a test di sicurezza, si determinerà un vuoto nella tracciabilità ed etichettatura, e questa è una notizia preoccupante per i cittadini europei, che potrebbero ritrovarsi nel piatto i nuovi OGM senza informazioni in etichetta e senza esercitare il proprio diritto a scegliere, e per gli agricoltori e gli allevatori, per i quali garantire nuovi alimenti senza OGM diventerà sempre più difficile e costoso.

 

I nuovi OGM potrebbero essere potenzialmente dannosi per l’ambiente e la sovranità alimentare dei piccoli agricoltori. Senza una regolamentazione rigorosa potrebbero verificarsi gravi danni agli ecosistemi e alla biodiversità, poiché non si potrebbero prendere misure contro la diffusione incontrollata di nuovi organismi OGM nell’ambiente. L’agricoltura e la produzione alimentare che si basano su fonti prive di OGM non potrebbero più essere protette.

 

«La strategia Farm to Fork ha inteso rafforzare molto il ruolo dell’agroecologia per una vera transizione ecologica e l’apertura ad una tecnologia genetica che pone infiniti dubbi non sembra oggi coerente con gli auspici di poco meno di un anno fa. Inoltre, la strategia mira a fornire ai consumatori una migliore informazione in modo che i cittadini possano fare scelte consapevoli e contribuire alla transizione verso sistemi alimentari più sostenibili. Deregolamentare i nuovi OGM significherebbe che questi non avrebbero più l’obbligo di essere etichettati, in completa contraddizione con gli obiettivi della strategia Farm to Fork. Esortiamo gli Stati membri a difendere il principio di precauzione, la sicurezza dei cittadini, la libertà di scelta degli agricoltori e la biodiversità», conclude Messa.

 

 

Un po’ di storia

La tecnologia dell’ingegneria genetica si è evoluta dall’introduzione delle prime colture geneticamente modificate (GM) più di 20 anni fa. È emerso un insieme di nuove tecniche GM che gli scienziati chiamano collettivamente “editing genetico”. Il gene editing permette agli ingegneri genetici di modificare i geni esistenti piuttosto che aggiungere geni da altre specie. Queste nuove tecnologie sono anche chiamate “new breeding techniques” dall’industria agro biotecnologica, “innovative tecniche genomiche” dal Consiglio dell’Ue o “nuove tecniche genomiche” dalla Commissione europea. Slow Food chiama queste nuove tecniche di ingegneria genetica “nuovi OGM” poiché, secondo la sentenza della Corte di giustizia europea, si tratta legalmente e tecnicamente di tecniche di modificazione genetica, e quindi presentano gli stessi rischi.

Nel 2018, la Corte di giustizia europea (CGUE) ha stabilito che i nuovi OGM devono essere regolamentati come OGM secondo i regolamenti dell’Ue, quindi seguendo il principio di precauzione. La sentenza della Corte di giustizia europea significa che la nuova generazione di colture e semi GM deve passare attraverso controlli di sicurezza, un processo di autorizzazione ed essere etichettata prima di essere immessa sul mercato, per garantire agli agricoltori, ai produttori di cibo e ai consumatori il diritto di sapere se un prodotto alimentare contiene organismi GM o meno.

Slow Food ha da tempo una posizione contraria agli OGM per i rischi che presentano per la biodiversità, per le minacce che pongono ai mezzi di sussistenza degli agricoltori locali e per il fatto che sono incompatibili con un sistema agricolo basato sull’agroecologia. Inoltre, i prodotti delle tecniche genomiche sono coperti da brevetti di proprietà di una manciata di multinazionali. I brevetti sulle sementi hanno conseguenze economiche negative per il settore agricolo, compresa la monopolizzazione e la concentrazione del mercato delle sementi. L’agricoltura GM favorisce lo sviluppo di monocolture intensive, ponendo una crescente minaccia alla sopravvivenza delle sementi tradizionali e delle stesse comunità rurali, che sono sempre più private dei loro mezzi di produzione e di sostentamento.

L’Ue deve attuare pienamente la sentenza della Corte di giustizia europea del 2018 e garantire che i nuovi OGM siano soggetti ai controlli di sicurezza di base e ai requisiti di autorizzazione. Il 30 marzo 2021 è stata inviata una lettera al vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans nella quale si mette in guardia dai rischi della deregolamentazione dei nuovi OGM.

 

Cosa dice lo studio della Commissione?

il 29 aprile la Commissione europea ha pubblicato il suo atteso studio sulle nuove tecniche genomiche , richiesto dal Consiglio dell’Ue nel novembre 2019. Lo studio conclude che:

– “I prodotti NGT e le loro applicazioni potrebbero fornire benefici alla società dell’Ue e affrontare importanti sfide” tra cui “la resilienza e la sostenibilità nel sistema agroalimentare”;

– Per permettere ai nuovi OGM di contribuire alla sostenibilità, “dovrebbe essere previsto un meccanismo appropriato per valutare i loro benefici”;

– Le attuali regole dell’Ue sugli OGM non sono adatte allo scopo.

 

Lo studio conclude poi che è necessaria una nuova politica che regoli i nuovi OGM. Questo è profondamente preoccupante in quanto implica che la Commissione sta cercando di indebolire i principi che attualmente regolano gli OGM e l’editing genetico. Il commissario Stella Kyriakides, capo del dipartimento Salute dell’Ue, afferma che “le nuove tecniche genomiche possono promuovere la sostenibilità della produzione agricola, in linea con gli obiettivi della nostra strategia Farm to Fork”

Riaprono alle visite il parco e il Castello di Pralormo

 

Sabato 8 e domenica 9 maggio 2021

(a seguire tutte le domeniche fino al 31 ottobre)

 

Consolata Pralormo racconta: ‘’Per tutto il mese di aprile ho ammirato in solitudine lo strabiliante spettacolo della fioritura dei miei tulipani. Per condividerne con voi la bellezza ho pensato di omaggiare a tutti i visitatori che verranno al Castello sabato 8 e domenica 9  maggio, alcuni bulbi di tulipano. Sono proprio i bulbi che, nel mese di aprile, erano fioriti nel nostro parco e che potranno fiorire nei vostri terrazzi e giardini!

 

Messer Tulipano ora cede il passo a ‘’Madamigella Orchidea’’!

 

Il parco e le sue curiosità

 

Nell’antica serra francese, bellissima costruzione del XIX secolo in ferro e vetro proveniente da Parigi, fra una bellissima collezione di felci particolari e il profumatissimo gelsomino, regna indisturbata ‘’Madamigella Orchidea’’.

Tra le varietà di orchidee fiorite si ammirano la Cypripedium (detta anche scarpetta di Venere), la Phalaenopsis,  la Cymbidium e la straordinaria varietà ‘’Vanda’’ (che si è naturalizzata dopo 7 anni sul muro della serra) la cui particolarità è quella di non avere la terra ma di ricevere nutrimento solo tramite la nebulizzazione delle radici.

 

Inoltre, da sabato 8 maggio, una NOVITA’ all’interno della serra!

Quest’ultima infatti ospita l’esposizione di una serie di acquerelli dell’artista e scrittrice cinese Kwong Kuen Shan tratti dal suo libro ‘’Il gatto e l’orchidea’’.
Questa idea è nata anche per omaggiare Lunetta, la gatta castellana che, chi ci segue sui social, ha già conosciuto!

Gli acquerelli illustrano i gatti e la saggezza del loro comportamento, ma raccontano anche della bellezza e dell’energia silenziosa dei fiori e, in particolare, delle orchidee.

In Cina il significato dei fiori, le cui radici risalgono a migliaia di anni fa, è strettamente legato alla cultura, alla religione e ai miti. Molti sarebbero dotati di grande saggezza, e alcuni di essi sono divenuti parole chiave che evocano concetti, simboli di vita, esempi di virtù.

Le illustrazioni sono accompagnate da proverbi, poesie, pensieri e citazioni da classici popolari cinesi che aiutano a guardare i fiori con occhi nuovi e che animano bei sentimenti, riflessioni e stupore. Come accade ai gatti raffigurati, che sembrano affascinati dai fiori tra i quali si muovono.

 

 

Con Free2Move eSolutions accelera la transizione all’e-mobility

 Si è svolta a Parigi la conferenza stampa di presentazione di Free2Move eSolutions, la joint venture tra Stellantis (attraverso la sua società FCA Italy S.p.A.), ed Engie EPS il cui obiettivo è supportare e favorire la transizione all’e-mobility, offrendo soluzioni elettriche innovative e su misura sia per i clienti privati sia per quelli aziendali.

A seguito del closing dell’operazione avvenuto lunedì 3 maggio, si è svolto il primo Consiglio d’Amministrazione della joint venture in cui è stata confermata la composizione del Board of Directors di Free2Move eSolutions. Sei i membri, guidati dall’Executive Chairman Carlalberto Guglielminotti (proveniente da Engie EPS e Young Global Leader 2020 del World Economic Forum) e dal CEO Roberto Di Stefano, proveniente da Stellantis.

Gli altri membri del Consiglio d’Amministrazione sono Brigitte Courtehoux (CEO di Free2Move Brand e membro del Global Executive Committee di Stellantis) e Davide Mele (Deputy Chief Operating Officer Enlarged Europe) di Stellantis, con Luigi Michi (precedentemente Head of Strategy and System Operation in Terna e Executive Vice President in Enel) e Giovanni Ravina (Chief Innovation Officer) che rappresenta Engie EPS.

Dall’impianto Vehicle-to-Grid (V2G) di Mirafiori, a Torino, molto rappresentativo della collaborazione che lega dal 2017 prima FCA (e quindi Stellantis) con Engie EPS, Carlalberto Guglielminotti e Roberto Di Stefano hanno annunciato l’avvio dell’attività della nuova società, creata per accelerare la diffusione della mobilità elettrica, completando il portafoglio di prodotti di Free2Move con una serie di offerte al 100 per cento dedicate all’e-mobility.

Come illustrato sul sito della nuova società lanciato oggi (www.esolutions.free2move.com), le attività, i progetti e i prodotti offerti da Free2Move eSolutions sono numerosi e diversificati. Si passa dalla easyWallbox – ricarica domestica plug&play di semplice installazione, adatta ad un uso privato – alla eProWallbox, un dispositivo di ricarica intelligente, flessibile e connesso che funziona fino a 22 kW e consente agli utenti e ai gestori di flotte il controllo in modo semplice e da remoto attraverso una piattaforma digitale.

La ePublic è perfetta per l’installazione all’aperto in ambienti pubblici e semi-pubblici, mentre la eFleet – fornendo ricarica rapida e servizi V2G ad automobili, bus e camion elettrici con un unico prodotto – porta la flessibilità al massimo.

I prodotti eFast consentiranno la ricarica rapida – fino a 100 chilometri in meno di 30 minuti – coniugando innovazione tecnologica e sostenibilità utilizzando second-life-battery provenienti dal settore automobilistico: sono la soluzione ideale per stazioni di servizio, hotel, edifici commerciali e piccole flotte di veicoli elettrici.

E ancora ePost CityWay, la rivoluzionaria soluzione brevettata di ricarica rapida che sfrutta le infrastrutture esistenti di tram e filobus per offrire ricarica in contesti urbani dove la trasformazione della rete e delle opere civili sono impossibili. Fino ad arrivare ad abbonamenti mensili a canone fisso per ricaricare i veicoli elettrici a casa e su strada, con offerte calibrate alle abitudini di ricarica del consumatore, e che permettono di utilizzare energia 100% sostenibile e usufruire dei contributi statali disponibili.

Durante la conferenza stampa, Carlalberto Guglielminotti ha affermato che “Free2Move eSolutions è il punto di incontro tra il mondo dell’energia e quello dell’automotive. Infatti, combina il know-how di Engie EPS, player globale delle microreti e delle tecnologie per l’accumulo di energia, e l’esperienza di Stellantis, uno dei gruppi leader internazionali dell’automotive. Con Free2Move eSolutions la mobilità elettrica sarà per tutti: affrontiamo sfide tecnologiche complesse per rendere semplice la mobilità elettrica e consentire alle future generazioni di muoversi e vivere in armonia con il pianeta”.

L’amministratore delegato Roberto Di Stefano ha spiegato che “Free2Move eSolutions non vuole essere un fornitore tradizionale, un semplice venditore di servizi legati alla mobilità. Vuole invece diventare qualcosa di più, accelerare la transizione energetica e divenire il punto di riferimento nel settore: un partner globale che interagisce a stretto contatto con i clienti, cioè con chiunque utilizza un mezzo di trasporto elettrico o elettrificato per muoversi”.

Asproflor premia i Comuni verdi e fioriti

L’associazione  ha consegnato numerosi premi e riconoscimenti ad alcuni Comuni italiani, che hanno spiccato nella cura e nella salvaguardia del verde.

Si è tenuta nei giorni scorsi la conferenza online organizzata da Asproflor Comuni Fioriti in occasione della consegna dei riconoscimenti, istituiti e conferiti dall’associazione di anno in anno.

Durante il webinar “Quali fioriture per il 2021?”, che aveva l’obiettivo di presentare le nuove proposte
per il settore florovivaistico per i prossimi mesi, l’associazione ha proceduto ad affidare i premi
dell’anno 2020: numerose le categorie inserite nella gara che ha coinvolto differenti Comuni in tutta
Italia.

Due Comuni della Valle d’Aosta si sono aggiudicati il “Marchio di Qualità dell’Ambiente di Vita
Comune Fiorito”: sono Etroubles e Introd, il primo nella Valle del Gran San Bernardo, mentre il
secondo si trova all’interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Questo riconoscimento valorizza
la qualità del verde urbano e ha lo scopo di riconoscere il miglioramento dell’ambiente di vita,
raggiunto con la cura e lo sviluppo delle aree verdi pubbliche e private, il turismo lento e consapevole
e il rispetto dell’ambiente, in cui i fiori e le piante arredano e decorano gli spazi pubblici.

Per la categoria “Scuola fiorita” il primo premio è andato alla scuola primaria Domenico Savio di
Villareggia (TO) con il “Progetto Apollo”, mentre il secondo posto è stato raggiunto dalla scuola
Piersanti Mattarella di Sinagra (ME). Sempre in relazione alle nuove generazioni e all’educazione al
verde si segnala il riconoscimento dedicato agli orti didattici, consegnato all’associazione Agespha
di Bussolengo (VR).

Per quanto riguarda l’impegno dei privati nella cura del verde, Asproflor ha predisposto diversi premi.
Uno è dedicato alle case fiorite: la vincitrice in questo ambito è stata Francesca Mola, con la sua
dimora presso il Comune di Sinagra (ME), mentre al secondo posto si è assestata Lilia Peyronel con
la sua abitazione di Pomaretto (TO). Sempre nel paese di Sinagra (ME) due cittadini hanno ottenuto
il premio per il miglior orto virtuoso: sono i coniugi Teresa Giuffrè e Salvatore Vinci, mentre alla
pomarina Rosalba Richard è stato consegnato il primo premio per il “Pollice Verde”.

Si è poi passati all’assegnazione del riconoscimento “Albergo Fiorito”, per valorizzare il turismo e il
verde: il primo premio è stato vinto dall’agriturismo Santa Maria Xilona di Sinagra (ME) in Sicilia,
seguito dall’hotel “Relais des Glaciers” nella frazione Champoluc ad Ayas (AO).

L’associazione ha anche assegnato a due Comuni il premio per la partecipazione dei cittadini alla
cura del verde del paese: il primo posto è stato conquistato da Ponzano Monferrato (AL), in
particolare dalle associazioni locali Pro Loco e circolo ANCOL, che ad esempio hanno proposto
l’iniziativa “Adotta un fiore”. Segue a ruota il Comune di Ingria, in provincia di Torino. Inoltre, UNCEM
(Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) ha affidato il proprio riconoscimento speciale al
paese di Usseaux (TO), che si trova in Val Chisone e fa parte della Comunità Montana Valli Chisone
e Germanasca. Tra gli altri riconoscimenti si ricordano il “Premio speciale cimitero” e quello dedicato
alle rotatorie fiorite, entrambi ottenuti dal Comune di Pianezza, in provincia di Torino.
Asproflor ha infine assegnato la targa speciale in memoria di Riccardo Todoli, scomparso tre anni
fa: era stato assessore al verde pubblico di Cervia, in Emilia-Romagna; nella stessa città aveva
coperto il ruolo di curatore della manifestazione “Cervia Città giardino” ed era responsabile
dell’elaborazione di proposte legate al verde pubblico come parchi e giardini. Il riconoscimento in
suo onore è stato pensato dall’associazione per premiare un tecnico comunale che si è distinto nella
cura e nella promozione del verde; la famiglia di Todoli stesso ha quindi conferito il premio ad Andrea
De Walderstein, proveniente da Trieste.

Alla fine del convegno sono state anche presentate le due città italiane candidate per il 2021 al
concorso mondiale “Communities in Bloom”: si tratta di un’organizzazione canadese no-profit
impegnata nella promozione della responsabilità ambientale, dell’orgoglio civico e della bellezza
attraverso il coinvolgimento delle comunità, con un’attenzione peculiare alla valorizzazione delle
aree verdi. Dal 2015 anche l’Italia partecipa a questa kermesse, grazie all’intervento
dell’associazione Asproflor: da quell’anno sono stati diversi i Comuni che hanno ottenuto un
riconoscimento in questo ambito. Cervia (RA), Grado (GO), Spello (PG) e Pomaretto (TO) hanno
vinto la medaglia d’argento, Pré Saint Didier (AO) quella di bronzo, mentre il Comune piemontese
di Usseaux (TO) ha conquistato la medaglia d’oro nel 2019. Per il 2021 le comunità italiane candidate
sono Alba (CN) e Ingria (TO), entrambe in Piemonte, che parteciperanno alla sfida lanciata da
Communities in Bloom.

Il Piemonte punta sull’idrogeno

“La Giunta ha recentemente approvato gli indirizzi per la predisposizione di una strategia regionale per l’idrogeno e intende valorizzarlo come vettore nel sistema energetico, industriale e dei trasporti migliorando la competitività del territorio”.

Così l’assessore regionale all’Ambiente, Ricerca e Innovazione, Matteo Marnati, ha risposto all’interrogazione presentata dalla consigliera Monica Canalis (Pd) che ha chiesto quali progetti concreti siano stati messi in campo per indirizzare l’attività di ricerca delle imprese; in quali momenti della strategia regionale si prevede di coinvolgere gli atenei e i centri di formazione professionale; quali azioni di coordinamento nazionale s’intendano adottare, anche alla luce del relativo piano di ripresa e resilienza (Pnrr) e della nuova tornata di fondi europei strutturali per indirizzarli verso la filiera piemontese dell’idrogeno e se vi siano interlocuzioni con le realtà territoriali per individuare stabilimenti sotto utilizzati per riconvertirli.
Si vuole qualificare il Piemonte come area di eccellenza per lo sviluppo delle tecnologie connesse alla filiera, accompagnare iniziative di supporto a quelle industriali perseguendo finalità di tipo ambientale, assicurare la piena connessione della strategia regionale con la pianificazione nazionale e con le principali iniziative europee. “Da pochi giorni abbiamo formalizzato la nostra candidatura, o più tecnicamente una manifestazione di interesse spontanea, al governo nazionale per accogliere presso il nostro territorio la sede del Centro Nazionale di alta tecnologia per l’idrogeno in collaborazione con la Città di Torino, supportata dall’insieme dell’ecosistema industriale, imprenditoriale e accademico piemontese che ha aderito all’appello”, spiega Marnati.
Una candidatura, o più tecnicamente una manifestazione di interesse spontanea, sostenuta dal sistema della ricerca e del trasferimento tecnologico – Politecnico di Torino, Università di Torino e Università del Piemonte Orientale, dall’Istituto Italiano di tecnologia e Environment Park e da moltissime aziende:  Acea Pinerolese Industriale, Alstom Ferroviaria, Avio, Avio Aero, Cim 4.0, Fpt Industrial brand di Cnh Industrial, Gruppo Torinese Trasporti, Comau,  Iren, Italgas, Leonardo, Marelli Europe, Novamont, Giacomini SpA, Memc Electronic Materials, Punch Torino, Sagat, Smat – Società Metropolitana Acque Torino, Solvay Specialty Polymers Italy, Thales Alenia Space Italia e Toyota Motor Italia.
A supportarla anche Dap – Distretto Aerospaziale Piemonte, Unioncamere Piemonte, Confindustria Piemonte, Confartigianato Imprese Piemonte, Confapi Piemonte, Cna Piemonte, Sindacato Artigiani CasArtigiani, Aziende Meccaniche Meccatroniche Associate) e Anfia.

Legambiente: “Nonostante i miglioramenti, il PNRR deve essere modificato”

Per diventare pienamente coerente con le politiche europee, il Green Deal e la transizione ecologica”

 

“Sono diversi i miglioramenti apportati al Piano nazionale di ripresa e resilienza del nostro Paese elaborato dal governo Draghi. Un lavoro che però consideriamo solo all’inizio, perché il PNRR non è pienamente coerente con le politiche europee ispirate al Green Deal e alla transizione ecologica e non è adeguato alle sfide ambiziose che la salute del Pianeta ci impone”, sono queste le prime parole di commento di Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente al nuovo PNRR dopo la presentazione del premier Draghi e l’approvazione del Parlamento e in occasione della dichiarazione congiunta arrivata questa mattina dai  ministri dell’economia di Italia, Francia, Germania e Spagna.

 

Secondo Legambiente il piano presentato in Parlamento manca ancora dell’allegato con le schede progettuali che restituirebbero più compiutamente la struttura effettiva e le finalità concrete dei poderosi investimenti previsti. Tra le novità positive possiamo comunque rilevare lo sviluppo dell’agrivoltaico, la realizzazione di comunità energetiche nei piccoli comuni, una spinta alla produzione di biometano, i progetti di riforestazione urbana e periurbana, il finanziamento alla bonifica dei siti orfani, ma alcuni significativi segnali di incoerenzarispetto agli indirizzi europei sono, purtroppo, presenti. Il PNRR non è, infatti, adeguato alla sfida lanciata con il recente accordo sulla legge sul clima varata dall’Europa. La lotta alla crisi climatica deve essere una priorità trasversale di intervento del Piano – come parità di genere, giovani e Sud – e invece su questo tema cruciale si utilizza un approccio timido e incomprensibile. Viene previsto un aggiornamento del PNIEC con un taglio delle emissioni climalteranti del 51% entro il 2030 rispetto al 1990 (più basso dell’obiettivo già inadeguato del 55% fissato in Europa) mentre il nostro paese avrebbe tutte le carte in regola per arrivare ad una loro riduzione di almeno il 65%, accelerando la transizione energetica investendo di più su rinnovabili ed efficienza (a tal proposito le misure previste sul superbonus del 110% sono assolutamente inadeguate), anziché continuare a puntare sul gas fossile e addirittura su progetti di confinamento geologico dell’anidride carbonica. Sarà inoltre importante un’azione prioritaria per ripensare le città in una chiave sostenibile perché è qui che si concentrerà il cuore della sfida, dalla mobilità all’efficienza, che fino ad ora è mancata e su cui l’Italia avrebbe tutto l’interesse a puntare.

La grande rivoluzione prefigurata dal pacchetto di direttive europee sull’economia circolare varato nel 2018, già praticata da alcune imprese e filiere territoriali, non decollerà senza investimenti adeguati, che ancora oggi non ci sono, per la ricerca sui nuovi materiali, l’infrastrutturazione del paese con impianti industriali per il recupero della materia per i rifiuti di origine domestica e produttiva, la riconversione di cicli e siti produttivi verso la nuova frontiera della bioeconomia. Lo stesso si può dire anche della mancata coerenza con le politiche europee per la tutela della risorsa idrica, della biodiversità e per la sostenibilità del cibo e dell’agricoltura, non accolte nell’ambizione che ha caratterizzato, ad esempio, la direttiva quadro 2000/60 sulle acque, la Strategia sulla biodiversità e quella dal produttore agricolo al consumatore (“Farm to fork”).

 

“L’Europa – aggiungono Stefano Ciafani e Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – sta chiedendo con forza all’Italia di varare le riforme indispensabili per superare tanti cronici problemi del nostro Paese. Si parla molto delle necessarie semplificazioni per la transizione ecologica, ma non si capisce ancora quali saranno. Lo stesso si fa a proposito della riforma fiscale, che ci auguriamo possa intraprendere una volta per tutte la strada della riduzione graduale e inesorabile dei sussidi alle fonti fossili. Non si affronta, inoltre, il problema del potenziamento del sistema dei controlli ambientali pubblici per velocizzare le istruttorie tecniche di valutazione dei progetti e per ridurre la concorrenza sleale operata da inquinatori ed ecocriminali. Così come deve essere decisamente potenziato, anche dal punto di vista della rapidità ed efficacia degli interventi, l’approccio alla pesante eredità rappresentata dalle bonifiche dei siti contaminati, a partire da quelli di interesse nazionale e regionale”.

 

L’altra grande riforma da adottare, di cui non si fa menzione nel Piano, è quella relativa a nuovi strumenti di partecipazione e monitoraggio civico per realizzare le opere pubbliche e gli impianti, coinvolgendo i territori grazie al dibattito pubblico e all’inchiesta pubblica sulle opere della transizione ecologica. Lo stesso iter di definizione del PNRR prima del suo arrivo in Parlamento è stato caratterizzato da un’assenza di percorsi partecipativi, come già accaduto con l’esecutivo precedente.

“Le prossime settimane, speriamo caratterizzate da un dibattito e un confronto aperto, quasi del tutto assente fino ad oggi, saranno decisive – concludono Ciafani e Prino – per apportare ulteriori modifiche migliorative ed evitare scelte sbagliate, per le quali confidiamo in un nuovo aggiustamento di rotta sotto la guida delle istituzioni europee. Non possiamo permetterci in alcun modo di perdere questa straordinaria occasione per rendere l’Italia un paese davvero più verde, innovativo e inclusivo”.

Ponzano Monferrato diventa ‘Comune Amico delle Api’

DAL PIEMONTE   Ponzano Monferrato diventa ‘Comune Amico delle Api’. La giunta, su proposta del sindaco Paolo Lavagno, ha deliberato di aderire alla campagna di sensibilizzazione ‘CooBEEration Campaign’, lanciata nel 2015 nell’ambito di un progetto per creare una rete di per l’apicoltura, la biodiversità e la sicurezza alimentare.

Si tratta di un progetto finanziato dall’Unione Europea, realizzato da Felcod Umbria, Apimed – Federazione degli apicultori del Mediterraneo, Università di Bologna, Università di Torino, Inat – Istituto nazionale agronomico di Tunisi, Undp – Programma di sviluppo delle Nazioni Unite. “Entrando a fare parte di questa iniziativa – dice il sindaco Paolo Lavagno si assume l’impegno di sostenere nella propria comunità lo sviluppo delle attività apistiche in maniera diffusa sul territorio, includere ed incrementare nella pianificazione del verde pubblico la coltivazione di specie vegetali gradite alle api, porre grande attenzione ai trattamenti sulle alberate, da evitare in fioritura e in presenza di melata, ridurre progressivamente, sino ad eliminarlo, l’uso di erbicidi nella manutenzione dei cigli stradali e negli spazi pubblici”. L’azione per ecosistema sostenibile non si ferma qui in quanto c’è anche l’impegno a promuovere una riflessione sull’utilizzo degli agro-farmaci in agricoltura ed il loro impatto su ambiente e salute,  sul rigoroso rispetto della legge regionale che vieta di eseguire qualsiasi trattamento con erbicidi e fitofarmaci alle piante legnose ed erbacee di interesse agrario, ornamentali e spontanee, ad intraprendere la lotta alle zanzare concentrandosi sulla prevenzione e privilegiando interventi larvicidi basati sull’uso di prodotti biologici, a promuovere e sostenere iniziative a favore dell’apicoltura, sensibilizzando il valore del bene comune che essa rappresenta. Quindi si tratta di interventi che vanno molto ai di là della semplice apposizione dei cartelli che dichiarano l’adesione all’iniziativa ma incidono su una migliore qualità del rapporto uomo/ambiente.

Massimo Iaretti

Marazzato in prima linea nella tutela dell’ambiente

L’Ad del ‘Gruppo’: “Innovazione e sperimentazione da sempre al centro della politica aziendale a favore dell’ambiente”.

Nella settimana tradizionalmente dedicata alla celebrazione del valore del lavoro, il ‘Gruppo Marazzato’, prossimo al compimento dei settant’anni di attività, azienda leader nelle bonifiche ambientali e specializzata nella raccolta, gestione e smaltimento di rifiuti solidi e liquidi (oltre che di amianto e FAV) presenta gli ultimi ritrovati del proprio parco mezzi operativi sempre in costante aggiornamento e in linea con le più recenti acquisizioni della migliore tecnologia al servizio dell’ambiente.

Un tris di veicoli tutti in gamma Euro 6D che segnano un’accelerazione qualitativa rispetto agli standard abituali del mercato, poiché “La politica aziendale da sempre verte su innovazione e pionierismo, alla ricerca del massimo prodotto esistente. Motivo per cui ogni anno destiniamo ingenti risorse all’aggiornamento delle varie categorie di mezzi pesanti impiegati nella realizzazione dei molteplici servizi offerti alla clientela puntando sulla qualità e novità degli allestimenti”, esordisce Luca Marazzato, Ad della storica impresa italiana di cui condivide la guida insieme ai fratelli Alberto (General Manager) e Davide (Head of Sales) ereditata dal padre Carlo (oggi il più grande collezionista europeo di camion d’epoca) e dall’indimenticato nonno Lucillo, il fondatore.

Tra le recentissime novità approdate a Borgo Vercelli, dove è ubicato l’headquarter di Marazzato (che conta su più sedi operative anche nel resto del Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia e circa 300 dipendenti), spicca in primis di un ‘escavatore a risucchio’ di ultimissima generazione. Una macchina “che consente di effettuare scavi in maniera innovativa. Al posto della classica benna meccanica troviamo invece un braccio operatore posteriore dotato di cinque movimenti indipendenti pilotati proporzionalmente, che permette di aspirare su tutta la zona posteriore del veicolo senza necessità alcuna di doverlo spostare. Braccio collegato a una pompa a vuoto dalle potenze significative in grado di staccare, strappare e aspirare la terra e i materiali da rimuovere nel rispetto dei sottoservizi proprio nel punto esatto in cui si trovano”, approfondisce Luca Marazzato. Uno strumento utilissimo in raffinerie o contesti industriali e urbani delicati in cui lo scavo tradizionale può comportare un pericolo di rottura involontaria di tubazioni, condutture e fasci di cavi in corrugato. “Un metodo meno invasivo, ma decisamente più efficace in superfici frequentate da più elementi di diversa natura e funzione che le attraversano in modo importante. Ne esistono al momento pochi esemplari in tutto il Nord Italia, e sono davvero preziosi per usi complessi ove occorre una certa cautela e destrezza, per via dei quali la spesa si giustifica in rapporto a un impiego massimamente finalizzato, preciso e puntuale”, precisa il manager. “Il mezzo, allestito su telaio ‘Volvo’, marchio prestigioso con cui collaboriamo sin dagli anni Settanta”, puntualizza l’Amministratore Delegato, “capace di aspirare e soffiare, spingere, permette di operare su scavi anche fino a 60 metri di altezza grazie a un apposito kit di prolunghe. Una funzione utilissima per la manutenzione dei giardini pensili urbani in cui spesso si rende necessaria prima l’operazione di rimozione della terra, seguita poi a ruota dal suo contestuale riposizionamento, eliminando il faticoso lavoro a mano”. Un esemplare che va a completare e innovare la gamma inaugurata il decennio scorso, quando ‘Marazzato’ fu tra i primi in assoluto in Italia a sperimentare con successo questo moderno tipo di tecnologia.

Dulcis in fundo, “Siamo tra i primissimi in Italia, nel settore ecologia e ambiente, a sperimentare un ‘Iveco Natural Power’ alimentato a LNG, Liquefied Natural Gas, carburante che riduce di molto l’impatto inquinante dei camion e di cui nel Nord Italia, area in cui prevalentemente operiamo, esiste già una buona rete di distribuzione stradale di punti di rifornimento”, amplia ancora il discorso Luca Marazzato. “Il gas naturale è il carburante più ecologico per i motori a combustione interna, in grado di portare significativi vantaggi ambientali: migliora la qualità dell’aria a livello locale, eliminando quasi totalmente gli inquinanti atmosferici (-70%Nox, -96%PM, -90%NMHC), contrastando al contempo il riscaldamento globale. Riduce inoltre di molto le emissioni di Co2, circa il 15% in meno rispetto al diesel, attenuando al contempo anche il rumore (-3db) e ridimensionando così l’impatto acustico del traffico stradale. La nostra motrice è impiegata con un semirimorchio a vasca o cisterna, a seconda rispettivamente della movimentazione presso i nostri stabilimenti di rifiuti solidi o liquidi. Siamo fieri, come ‘Gruppo Marazzato’, di aver contribuito alla sperimentazione di tale nuova tecnologia di trazione per compiere un’attenta valutazione di prodotto avendo ricevuto nel tempo mezzi in prova a marchio ‘Iveco’, ‘Scania’ e ‘Volvo,’ ovvero i tre stimati player automobilistici che hanno inaugurato tale settore, e con cui abbiamo altresì scritto nei decenni pagine importanti del nostro percorso storico e industriale”.

Ma c’è di più. “Nel 2021 attendiamo inoltre ancora un altro, nuovissimo mezzo”, anticipa infine Luca Marazzato. “Si tratta di un mezzo-spurgo anch’esso su telaio ‘Volvo’ dotato di un allestimento operativo ‘Mitsubishi Fuso Canter 60 ’ alimentato a batterie in grado di assicurare sino a otto ore di funzionamento continuo grazie a un sistema di ‘Intelligent Energy Management’ di ultima concezione che consente di utilizzare i vari organi in modo indipendente tra loro senza componentistica meccanica utilizzando soltanto l’energia necessaria, garantendo così un risparmio energetico.
Molteplici i vantaggi, tra cui risparmio dal 35% al 50% di carburante, riduzione del livello sonoro (massimo 75 dB), assenza di inutili sprechi di energia, minor usura e riduzione dei costi di manutenzione grazie ai pochi organi meccanici e possibilità di lavoro a motore veicolo spento tramite l’utilizzo delle più moderne batterie al litio, “eliminando altresì – prosegue il manager – la formazione di CO2 nelle aree di lavoro industriali sia interne che esterne. Il camion dispone altresì di una presa per l’allacciamento funzionale alla rete di alimentazione elettrica a 380V sia per la ricarica delle batterie che per il prosieguo dell’operatività al di là della propria autonomia di funzionamento specifica. Un veicolo frutto del nostro know-how maturato in anni di ricerca a favore del miglior e più rapido soddisfacimento delle esigenze di chi ci dà quotidianamente fiducia e lavoro, in un’ottica di ascolto preventivo e conseguente razionalizzazione delle necessità dell’utenza”, conclude soddisfatto l’Ad del ‘Gruppo Marazzato’”.
Tra le prossime tappe nell’evoluzione dell’azienda piemontese, anche l’installazione di un sistema di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici sia civili che industriali presso tutti i propri impianti e sedi.

Riprendono le escursioni del CAI Torino

La Francia allunga la vita a 16 centrali nucleari di confine

Lo scorso 14 gennaio, su sollecitazione di Greenpeace, l’allora Ministero dell’Ambiente ha inviato una nota alle autorità francesi per chiedere una consultazione transfrontaliera sul progetto di prolungare di dieci anni l’operatività di trentadue vecchi reattori. Sedici di questi impianti distano meno di 200 chilometri dai confini italiani.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – “Queste vecchie centrali sono pericolose già adesso e nessun miracolo riuscirà mai a portarle agli standard di sicurezza oggi richiesti” dichiara Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. “Che i cittadini italiani siano “parte interessata”, ai sensi della Convenzione di Espoo è ovvio. In particolare, i cittadini di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia saranno esposti con questa decisione a rischi notevoli nei prossimi dieci anni”.

La Convenzione di Espoo, adottata nel 1991 e oggetto di successivi emendamenti, richiede ai governi di garantire la possibilità anche ai cittadini degli Stati confinanti – che potrebbero essere danneggiati da un progetto – di partecipare a una procedura di consultazione (“consultazione transfrontaliera”) sulle attività proposte. Ancora, la Convenzione prevede che su questioni rilevanti – come è di certo il prolungamento di dieci anni di decine di centrali nucleari – deve essere effettuata una accurata Valutazione di Impatto Ambientale che il governo francese rifiuta di avviare.

Queste omissioni sono state correttamente segnalate dalla nota inviata dall’allora Ministero dell’Ambiente alle autorità francesi. “Dopo tre mesi di silenzi chiediamo al ministro Cingolani, non solo di protestare con il governo francese  – ha dichiarato Ivan Novelli, presidente di Greenpeace Italia- ma anche e soprattutto di avviare le necessarie procedure di reclamo presso gli organi competenti per le infrazioni della Convenzione di Espoo”. Greenpeace Francia ha già inviato analoga richiesta al Segretariato della Convenzione.

Per questo, Greenpeace invia il briefing “Francia: vecchi reattori, nuovi rischi nucleari” ai Presidenti di Regione, agli assessori dell’Ambiente e della Sanità e ai Presidenti dei Consigli Regionali di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia, chiedendo loro di attivarsi per reclamare, per i propri cittadini, trasparenza e partecipazione.