AMBIENTE- Pagina 94

Via le bottiglie di plastica dai laghetti della Falchera

Ieri  presso il Parco dei Laghetti di Falchera, volontari e volontarie hanno svolto la pulizia del piazzale Volgograd e dei laghetti dai rifiuti e catalogato le diverse tipologie di materiali raccolti, con un occhio particolare per le bottiglie di plastica, uno degli oggetti in cui è più facile imbattersi tra quelli dispersi nell’ambiente.

«L’Italia è uno dei maggiori consumatori globali di bottiglie di plastica per le acque minerali e le bevande, e ogni anno fino a 7 miliardi di queste bottiglie rischiano di finire disperse nell’ambiente», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

«Nonostante questi numeri impietosi, le grandi aziende continuano a immettere sul mercato enormi quantitativi di bottiglie di plastica, non assumendosi alcuna responsabilità riguardo il corretto riciclo e il recupero. Se vogliamo ridurre l’inquinamento da plastica nei nostri mari e mettere da parte la dipendenza da petrolio e gas fossile, è necessario che le grandi aziende promuovano subito l’impiego di contenitori riutilizzabili e prendano le distanze dallo sfruttamento dei combustibili fossili», conclude Ungherese.

In base ai dati diffusi di recente nel rapporto di Greenpeace “L’insostenibile peso delle bottiglie di plastica”, ogni anno finiscono sul mercato italiano più di 11 miliardi di bottiglie in plastica: più del 60 per cento non viene riciclato, rischiando così di essere disperso nell’ambiente e nei mari.

Questi imballaggi generano inoltre 850 mila tonnellate di CO2 equivalenti, peggiorando la crisi climatica in atto. “Le aziende che nel nostro Paese continuano a fare enormi profitti con questo business inquinante sono San Benedetto, Nestlé-San Pellegrino e Sant’Anna per le acque minerali e Coca Cola, San Benedetto e Nestlé-San Pellegrino per il mercato delle bibite”, dicono a Greenpeace.

L’arte abbraccia la natura con Seminart a Orti Generali

Sabato 3 luglio parte un progetto dove le arti performative incontrano la scienza fra momenti di musica, teatro, danza e riflessione

 

L’arte abbraccia la natura, per riscoprire il suo valore creativo in dialogo con altri saperi. Nasce a Torino “SeminArt” che punta a riconnettere le arti dal vivo ai ritmi della natura, stimolando il processo creativo e partendo da un semplice concetto: l’arte si semina.

 

Da sabato 3 luglio nello scenario naturale di Orti Generali di Torino (Strada Castello di Mirafiori 40) prende il via un progetto in compagnia di scienziati, musicisti, artisti del teatro e della danza, agricoltori e divulgatori, per valorizzare la nascita dell’arte nel contesto del verde urbano, come possibile strumento creativo.

 

Quattro appuntamenti fra laboratorinarrazioni scientifiche, performance, per creare nuovi spunti di riflessione e condivisione, e raccontare, attraverso la commistione di linguaggi diversi tra loro, l’importanza di riconnettersi alla natura e riavvicinarsi alle origini, al rapporto con la terra, alle piante e alle loro colture, alla comunicazione con gli altri animali, agli equilibri dell’ecosistema.

 

Si parte sabato 3 luglio con il primo appuntamento, per poi proseguire sabato 10 luglio e sabato 4 settembre. Ogni appuntamento avrà un suo momento conclusivo con la restituzione aperta al pubblico dell’indagine artistica svolta. Il progetto culminerà poi in un evento finale pubblico in programma a metà settembre, quale summa del percorso svolto.

 

A raccontarsi nel corso dei quattro appuntamenti, attraverso la narrazione di piante e colture in un laboratorio di espressione libera nell’intreccio a performance artistiche, sarà la Comunità di ortolani di Orti Generali sotto la guida di SeminArt.

Capofila del progetto è Orti Generali (vincitore del bando SPACE di Compagnia San Paolo), progetto di riqualificazione urbana di un parco in abbandono al fianco di un’area agricola residuale, oggi divenuto un parco di orti urbani aperto a cittadini e visitatori e contesto ideale di sospensione della città e per riconnettersi alla natura.

 

Il progetto SeminArt è nato durante il lockdown con l’incontro fra Orti Generali con il mezzosoprano Natalie Lithwick e la Compagnia Controluce Teatro d’Ombre (Cora De Maria, Alberto Jona e Jenaro Meléndrez Chas ) per promuovere l’indagine sui possibili spazi di scambio e interazione fra arte (musica, teatro, danza e arti plastiche), scienza (per le discipline agro-zootecniche) e processi educativi, in un’ottica di dialogo fra diversi linguaggi, che predilige l’inclusione sociale alla specializzazione.

 

Il collettivo di Seminart è composto da Cora De Maria, Alberto Jona e Jenaro Meléndrez Chas (Compagnia Controluce) e Natalie Lithwick, a cui si sono uniti Antonella Usai (danzatrice e coreografa), Achille Schiavone (docente del Dipartimento di Scienze Veterinarie di Torino), Martin Mayes (suonatore di corno e di corno delle alpi) e Ablaye Magatte Dieng (percussionista e narratore).

 

Gli orari delle giornate

17-17:30 presentazione del lavoro della giornata

 

17:30-19:30 Laboratorio di espressione libera con gli artisti

19:30-20:00 Prova aperta al pubblico

Per prenotarsi alla prima serata di Seminart il 3 luglio è possibile scrivere a info@ortigenerali.i

Chieri avrà un vigneto urbano

“Forte della Rocchetta” Chieri (Torino) Alla base del progetto, un nuovo “patto di condivisione” (al momento sono 24 quelli già attivati in città) fra il Comune ed un gruppo informale di microviticoltori chieresi.

Obiettivo: mettere in pista interventi di valorizzazione del “Forte della Rocchetta”, in piazza Europa angolo via Vittorio Emanuele, attraverso la manutenzione della vigna storica e dell’area verde che spiccano dalle antiche mura della Porta del Gialdo, in una posizione strategica e centrale, con la presenza di una vigna autoctona affacciata su due dei quattro lati del “Forte della Rocchetta”. Spiega il sindaco di Chieri Alessandro Sicchiero: “Scopo di questo patto di condivisione, è rendere l’area verde del Giardino della Rocchetta più fruibile ai cittadini, promuovendo e valorizzando questo monumento storico nell’ambito di eventi pubblici, atti a riportare l’attenzione, anche in chiave turistica, sul Forte. Quindi, attraverso la cura e la manutenzione della vigna storica, dare vita ad un vero e proprio ‘vigneto urbano’. Con l’ambizione di arrivare a produrre una nuova etichetta, che rappresenti la città di Chieri e valorizzi il vitigno ‘Freisa’, anche entrando a far parte dei circuiti tematici nazionali ed internazionali, come l’Associazione dei vigneti urbani. Ovviamente, il tutto senza scopo di lucro. Infatti il ricavato andrà a coprire i costi di gestione del progetto o sarà destinato ad altri scopi sociali”. La prima fase del progetto consisterà nello studio dei ceppi già presenti, per individuare età e varietà delle piante, attraverso la collaborazione con il “Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari” dell’Università di Torino e l’“Archivio storico della città di Chieri”. Nella primavera del 2022 verranno impiantate 90 barbatelle di “Freisa” sotto il pergolato. La coltivazione e le operazioni agronomiche (sfalcio e gestione dei ceppi di vite, potatura invernale ed estiva e trattamenti fitosanitari) saranno realizzate da tecnici del settore. Nei cinque anni di durata del patto di condivisione, il gruppo dei microviticoltori chieresi garantirà la manutenzione ordinaria dell’area verde, attraverso l’attività di sfalcio del cotico erboso e la potatura delle colture arboree presenti, mentre il Comune si occuperà dell’apertura e della chiusura del cancello d’ingresso del “Giardino della Rocchetta” e di mettere a disposizione i bidoni degli sfalci, oltreché a provvedere all’inserimento del terreno della Rocchetta in un fascicolo della Coldiretti per avere la possibilità di impianto e vinificazione. L’impegno di spesa per l’amministrazione comunale è pari complessivamente a 1278 euro. Attualmente, si diceva, sono ben 24 i “patti di condivisione” già attivati a Chieri. Si tratta di uno strumento che consente di coinvolgere e rendere protagonisti i cittadini nella gestione e cura dei beni comuni, materiali o immateriali, definendo e disciplinando le modalità di collaborazione tra il Comune e il soggetto proponente (associazioni, soggetti del Terzo settore, gruppi informali di cittadini) per la realizzazione di attività di interesse generale. “Chieri – precisa ancora il sindaco Sicchiero – è stato tra i primi Comuni italiani ad adottare, nel 2014, un Regolamento sui Beni Comuni: il ‘Regolamento comunale per la partecipazione nel governo e nella cura dei beni Comuni’, disciplina che rende possibili le ‘azioni di cittadinanza attiva’, attraverso un percorso che muove dalle proposte avanzate dai cittadini per arrivare ai ‘patti di condivisione’, che disciplinano i vari aspetti della gestione e cura dei Beni Comuni, definendo gli impegni sia dell’amministrazione sia dei cittadini”.
g. m.

Asproflor a Parma per la formazione dei commissari

Per il “Marchio di Qualità dell’Ambiente di Vita Comune Fiorito”

L’associazione Asproflor si è recata a Parma per un evento formativo: l’obiettivo era la creazione di un sistema di certificazione utile alle Amministrazioni per individuare i propri punti di forza e di debolezza nella cura del verde.

Venerdì 25 giugno  nel Palazzo della Casa della Musica di Parma, accolti dal sindaco Federico Pizzarotti, il presidente Asproflor Sergio Ferraro e alcuni consiglieri dell’associazione hanno incontrato il gruppo dei Commissari Nazionali del “Marchio di Qualità dell’Ambiente di Vita Comune Fiorito”, per una giornata di lavoro relativa al sistema di certificazione per i Comuni che richiedono il Marchio di Qualità.
Nella mattinata i responsabili della Commissione, Luca Zanellati ed Enrico Leva, hanno presentato il nuovo metodo valutativo messo a disposizione per i commissari, al fine di rendere il loro lavoro più proficuo e oggettivo. Il risultato finale si è tradotto in un dettagliato report: questo verrà consegnato ai Comuni per comprendere i loro punti di forza e in

particolare i settori che presentano criticità in cui quindi dovrebbero potenziare il proprio impegno.
Il sistema valutativo al servizio dei giudici è dettagliato: sono infatti 195 le voci prese in esame. Questo documento permetterà una reale valutazione del territorio e degli elementi funzionali alla verifica della qualità dell’ambiente di vita.
Nel pomeriggio un intenso e interessante dibattito ha permesso di comprendere il desiderio generale di rendere il Marchio di Qualità un obiettivo ambito e richiesto dai Comuni, affinché siano percepiti il valore e l’importanza dell’intenso lavoro svolto da Asproflor e dai commissari. Lo scopo è di aiutare le Amministrazioni a potenziare la loro attenzione per il verde, per l’ambiente, per la qualità della vita dei cittadini e dei visitatori, con la consapevolezza che potenziare la bellezza floreale delle piazze, dei viali, delle periferie e delle diverse zone del territorio porta ad una cura reale della vita e non solo della sopravvivenza delle persone.
“Fiorire è accogliere” non è solo il motto di Asproflor: vuole anche dimostrare il forte impegno dell’associazione nel ricordare alle Amministrazioni che non basta prendersi cura degli aspetti funzionali per la sopravvivenza dei cittadini ma è fondamentale nutrire la loro vita con la sublime esperienza della bellezza.
Concludendo i lavori, il presidente Sergio Ferraro ha ringraziato la Città di Parma per l’accoglienza. “Le fioriture e la cura del verde sono il mezzo più immediato ed efficace per creare un ambiente di vita armonioso, solidale e piacevolmente sociale -ha ricordato davanti ai presenti- Proprio In questi giorni i due Comuni italiani di Ingria (TO) e Alba (CN) sono in gara nel concorso mondiale organizzato dall’associazione canadese Communities in Bloom e dovranno affrontare la valutazione dei giudici della competizione”.

Marazzato in streaming su trattamento di rifiuti e circular economy

SIDISA 2021, MARAZZATO PROTAGONISTA DI UN CONVEGNO INTERNAZIONALE IN DIRETTA 

La storica azienda ambientale terrà a Villastellone il 1° Luglio un’importante sessione tecnica dedicata al trattamento di rifiuti e circular economy totalmente a zero emissioni di CO2.

E’ in corso a Torino, dal 29 Giugno al 2 Luglio 2021, l’XI ‘Simposio Internazionale di Ingegneria Ambientale SIDISA’ promosso dall’Associazione Nazionale di Ingegneria Sanitaria Ambientale (ANDIS) e dal Gruppo Italiano di Ingegneria Sanitaria Ambientale (GITISA) in collaborazione con il Politecnico di Torino e partners Gold quali ‘Gruppo Smat’ e ‘Gruppo Marazzato’ per progetti di Ricerca & Sviluppo anche in tema di gestione dei rifiuti speciali.
“Marazzato ha firmato un accordo nel 2020 con il Politecnico di Torino per avviare collaborazioni su più fronti, in primis la sostenibilità ambientale. Convergenza, questa, confluita fattivamente nell’organizzazione del ‘Sidisa’ il cui focus è proprio la collaborazione scientifica tra ricercatori e imprese in tale direzione”, ha spiegato all’Ansa Mariachiara Zanetti, Professore Ordinario di Ingegneria Sanitaria Ambientale e Presidente del Comitato Scientifico del ‘Sidisa’.
“Giovedì 1° Luglio dalle 9 alle 14, presso il Centro Ricerche e Sviluppo del Gruppo Marazzato a Villastellone, nel Torinese, si terrà una sessione tecnica dal titolo “Trattamento dei rifiuti e circular economy” da cui evincere l’insieme delle attività di ricerca che l’azienda svolge insieme al Politecnico di Torino”, ha dichiarato alla medesima agenzia di stampa nazionale anche Ivano Bosi, Ceo di ‘Azzurra Srl’, società che ospita l’evento.
Tra le novità dell’ultima ora, è possibile seguire l’evento passo dopo passo in diretta streaming collegandosi all’indirizzo web https://youtu.be/t9M9wbA7Xew.
E, non ultimo per importanza, “‘Marazzato’ realizzerà grazie a ‘Lifegate’ il Convegno Internazionale totalmente a ‘Impatto Zero®, il primo al mondo ad aver concretizzato il Protocollo di Kyoto contribuendo a calcolare, ridurre e compensare le emissioni di CO2 prodotte da qualsiasi attività umana tramite crediti di carbonio generati dalla creazione e tutela di foreste in crescita”, precisa l’Ingegner Eleonora Longo, Coordinatore del Centro Ricerche e Sviluppo del ‘Gruppo Marazzato

Doppia laurea magistrale e formazione per il cambiamento

“TECNOLOGIE PER LE TRANSIZIONI”

Il Politecnico di Torino, insieme ai Politecnici di Bari e Milano, Università di Bologna, Napoli Federico II, Padova, Palermo e Roma La Sapienza, lancia il progetto quadro per l’alta formazione e lo sviluppo di competenze multidisciplinari

 

La globalizzazione, gli obiettivi di sviluppo sostenibile, la transizione digitale aprono nuovi scenari e pongono nuove sfide che investono profondamente le professioni tecnico-scientifiche. Emerge la necessità di una formazione tecnico-scientifica in senso più interdisciplinare in grado di integrare le tecnologie all’interno di un sistema complesso caratterizzato da più layer interconnessi: fisico, cyber, ambientale, economico e sociale. Emerge anche la necessità di coinvolgere in questo processo di aggiornamento professionale operatori già attivi nel mondo del lavoro, in ottica di formazione permanente.

Stimolato da questi fabbisogni, un gruppo di lavoro inter-Ateneo espresso da alcuni grandi Atenei – Politecnici di Bari, Milano e Torino, Università di Bologna, Napoli Federico II, Padova, Palermo e Roma La Sapienza – ha elaborato un progetto sperimentale di alta formazione denominato “Tecnologie per le transizioni”. Prime esperienze pilota del progetto: la formazione di professionalità ingegneristiche qualificate ad affrontare i problemi multidimensionali posti dalla transizione ecologica (Green Technologies) e dalla transizione digitale delle infrastrutture (Smart Infrastructures), temi che rivestono grande rilevanza strategica nel quadro del Next Generation EU. Anche nella prospettiva della valorizzazione nel contesto delle misure PNRR per le competenze trasversali.

Due la modalità attuative inizialmente previste: a) attivazione nei percorsi di laurea magistrale di segmenti formativi di alta formazione (“minor”) per sviluppare professionalità ingegneristiche dotate di strumenti e metodi interdisciplinari, di competenze digitali abilitanti e di attitudine ad operare con visione sistemica in contesti multisettoriali; b) attivazione di percorsi di “doppia laurea magistrale” per la formazione di figure professionali di alta specializzazione in contesti multisettoriali sulla base di percorsi integrati su lauree magistrali complementari.

Gli Atenei che aderiscono al progetto “Tecnologie per le transizioni” attueranno già nell’anno accademico 2021/2022 le prime iniziative didattiche ispirate a criteri generali condivisi, anche nell’ottica della mobilità studentesca e della condivisione di segmenti formativi.

L’attuazione al Politecnico di Torino

 

La realizzazione di percorsi di “doppia laurea magistrale” costituisce la novità più rilevante, adottata già a partire dall’anno accademico 2021/2022 solo dal Politecnico di Torino: i percorsi saranno due, negli ambiti delle Tecnologie Green e delle Infrastrutture Smart. Queste “doppie lauree” corrispondono effettivamente all’ottenimento di due titoli di Laurea Magistrale: il primo della tradizionale durata di due anni, mentre il secondo richiederà la frequenza a un solo anno ulteriore, abbreviando considerevolmente il percorso.

I percorsi saranno tre: i primi due, nell’ambito delle infrastrutture intelligenti (Smart Infrastructures) con l’integrazione tra Ingegneria elettrica e Computer and Communication Networks per i sistemi di infrastrutture energetici e con l’integrazione tra Ingegneria civile e ICT for Smart Societies per le infrastrutture civili; il terzo, nell’ambito delle tecnologie per la transizione ecologica (Green Technologies), con l’integrazione delle competenze di Ingegneria Energetica, Ingegneria Chimica e Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio.

L’Ateneo inserirà inoltre nei percorsi di laurea magistrale alcuni percorsi formativi di alta formazione (“minor”); a incrementare l’efficacia di questo approccio, questi percorsi saranno fruibili sia da chi si è già laureato (come pacchetti di formazione continua certificata), sia da chi è attualmente in corso.

“Il nostro paese ha bisogno di intraprendere una transizione verso uno sviluppo sostenibile in linea con il Green new deal europeo, di ammodernare le proprie infrastrutture, di dare piena corso alla digitalizzazione. Ben oltre 100 milioni di euro dei fondi Next Generation EU saranno fruibili in questa direzione. Il Politecnico farà la sua parte per assistere gli associati processi di ricerca, trasferimento tecnologico e innovazione. Ma molto si può fare nella formazione e questo progetto formativo va proprio in questa direzione”, commenta il Rettore Guido Saracco, che prosegue: “Rifacendoci al PNRR, che prevede l’aggiornamento della disciplina per la costruzione degli ordinamenti didattici dei corsi di laurea, abbiamo avuto la possibilità di rimuovere i vincoli nella definizione dei crediti formativi da assegnare ai diversi ambiti disciplinari, per consentire la costruzione di ordinamenti didattici che rafforzino le competenze multidisciplinari, e questo ci ha consentito di lavorare con gli altri Atenei partner in questa direzione”.

Ma non finisce qui: sempre in linea con le direttive del PNRR, il Politecnico proporrà anche il lancio, già nell’anno accademico 2021-2022, di altri percorsi di doppia laurea triennale come ad esempio quelli tra Ingegneria Edile e Architettura o tra Matematica per le ingegnerie e Data science and engineering.

“Il Politecnico da anni lavora nella direzione di potenziare la multidisciplinarietà, il lavoro in gruppo e la trasversalità della formazione, con iniziative come i Team studenteschi, le challenge sulle quali gli studenti lavorano in gruppo su progetti lanciati dalle aziende, il Percorso Intraprendenti e dell’Alta Scuola Politecnica come progetti formativi integrativi rispettivamente per le lauree triennali e per le magistrali; da ultimo, abbiamo presentato il corso “Grandi Sfide”, che coinvolgerò con lezioni di discipline legate alle scienze umane e sociali circa 3000 studenti di tutti i corsi di laurea. Questi nuovi progetti formativi caratterizzano il nostro Ateneo come uno dei più attivi nel proporre nuove modalità di erogazione della didattica al passo con le esigenze della società e del mercato del lavoro”, aggiunge il Vicerettore alla didattica Sebastiano Foti.

Torino e Piemonte: quali traiettorie per lo sviluppo sostenibile?

Se ne è discusso in un webinar organizzato da Regione, Arpa e Ires

Strategia Regionale di Sviluppo Sostenibile, posizionamento del Piemonte per quanto riguarda gli indicatori per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu, Relazione dello Stato dell’Ambiente, redatta da Arpa Piemonte, e Relazione socioeconomica formulata dai ricercatori di Ires alla luce delle prospettive dell’uscita dall’emergenza sanitaria:  questi i temi al centro del primo webinar che si è svolto nei giorni scorsi –  “Traiettorie di sviluppo sostenibile: dati, scenari e idee per un nuovo Piemonte” – organizzato da Regione Piemonte in collaborazione con IRES e ARPA Piemonte.

Ad introdurre i lavori del seminario il vicepresidente della Regione, Fabio Carosso che ha ricordato come occorra “avere visioni a lungo termine soprattutto ascoltando i giovani”.

“Lo sviluppo sostenibile è uno degli obiettivi più grandi che Europa, Italia e il Piemonte si sono dati. Noi abbiamo già gettato le basi, la strada è segnata, sappiamo quali sono gli obiettivi da raggiungere fino al primo giro di boa del 2030 – ha detto l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati – Questa è una fase storica molto importante, arriveranno miliardi di euro e noi dovremo essere pronti a questa sfida. Sono convinto che avremo un nuovo boom economico grazie agli investimenti in ambito ambientale e digitale. Prioritario sarà investire su trasferimento tecnologico, perché con la ricerca e l’innovazione riusciremo a costruire un futuro sostenibile per le nuove generazioni. La sfida vincente sarà realizzare il connubio armonico tra ambiente e sviluppo economico”.

La Strategia Regionale di Sviluppo Sostenibile è stata illustrata da Stefania Crotta, Direttore regionale Ambiente, Energia e Territorio che ha sottolineato come si tratta “di una strategia che si articola sulle tre dimensioni, ambientale, economica e sociale, che muovendo dagli obiettivi di Agenda 2030, ha l’ambizione di guardare al futuro, alle nuove generazioni che rischiano di non avere le stesse opportunità di sviluppo di cui noi abbiamo goduto. La nostra missione è territorializzare la strategia in funzione dei bisogni dei nostri attori locali”.

“Dobbiamo cercare di disegnare un nuovo futuro per i nostri giovani perché è a loro che vogliamo guardare e fare del Piemonte una regione dove sia bello vivere e lavorare – ha sottolineato Paola Casagrande, Direttore regionale Coordinamento Politiche e Fondi Europei – L’obiettivo è un Piemonte più connesso, più inclusivo, più verde, con un quadro sfidante e complesso. Per definire la concentrazione sulle priorità strategiche abbiamo bisogno di tre elementi: coordinare le diverse politiche, ascoltare il territorio, attuare la programmazione strategica”.

“La sinergia che abbiamo portato avanti con Regione Piemonte in un periodo complicato come la pandemia – ha sottolineato il direttore generale di Arpa Piemonte, Angelo Robotto – ha fatto sì che Arpa fosse di supporto del sistema Regione sia con prodotti come il gel igienizzante e l’analisi dei tamponi molecolari, sia soprattutto con nuovi studi e metodiche per la virologia ambientale, nuove frontiere da affrontare e studiare. Con nuove metodiche cerchiamo il virus Sars-Cov- 2 nell’aria, nell’acqua e nelle acque reflue. E potremo portare avanti la conoscenza ambientale anche sulle varie matrici e i vari parametri ancora di più con la revisione della legge dell’Agenzia in discussione in Consiglio Regionale che prevede l’ampliamento alla ricerca tra le competenze di Arpa”.

Michele Rosboch, Presidente di Ires Piemonte ha evidenziato l’importanza di un percorso verso la sostenibilità che coinvolge le comunità e i territori nelle diverse dimensioni ambientali, economiche, sociali e culturali mentre i ricercatori Ires, Fiorenzo Ferlaino e Cristina Bargero, hanno illustrato alcuni aspetti tratti dalla Relazione annuale 2021.

Fiorenzo Ferlaino ha introdotto il tema degli indicatori di sostenibilità e del posizionamento del Piemonte: “Lo sviluppo della green economy, in cui gli indicatori occupazionali e di crescita sono positivi da anni, – ha evidenziato Ferlaino – è l’occasione per rilanciare il Piemonte”.

“Le prospettive del 2021, – ha sottolineato Cristina Bargero – in linea anche con le previsioni della Commissione europea relativa ai settori industriali, evidenziano segnali di ripresa in particolare per l’automotive. Ad aver inciso sulla flessione del PIL è stata in particolare la contrazione dei consumi delle famiglie che hanno adottato da un atteggiamento più prudente connesso alle aspettative ancora incerte per il futuro”.

L’incontro è stato anche l’occasione per un confronto con i principali stakeholder della Strategia regionale del mondo dell’Università e della Ricerca, delle Fondazioni bancarie, dell’Industria, della Cultura, dei Servizi, del Terzo Settore.

 

Vetro, 8 bottiglie su 10 tornano a nuova vita

Rapporto 2021 su raccolta e riciclo del vetro

IN 5 ANNI BENEFICI EXTRA PER 160 MILIONI DI EURO

Rispetto al 2016 gli italiani hanno avviato a riciclo 570mila tonnellate di vetro in più: un risparmio di 127 milioni di euro e un ulteriore contributo di 33 milioni per i Comuni. Una performance migliore rispetto a quanto fatto nei 12 anni precedenti. Il presidente di CoReVe, Scotti: “Bisogna accelerare sulla qualità”

 

  • Nel 2020 gli italiani hanno differenziato 2.396.000 tonnellate di rifiuti d’imballaggio in vetro, il 2,6% in più rispetto all’anno precedente.

 

  • La resa pro capite aumenta ancora: nel 2019 si raccoglievano in media 38,7 kg per abitante, un anno più tardi siamo arrivati a 40,4 kg.

 

Milano, 11 giugno 2021 – Negli ultimi 5 anni la sensibilità degli italiani per l’ambiente si è tradotta in un balzo in avanti nella raccolta differenziata del vetro, superiore a quello che si era registrato nei 12 anni precedenti. E i benefici di questo cambio di passo sono trasversali e innegabili.

Le oltre 570mila tonnellate di rifiuti di imballaggi in vetro in più sottratte alle discariche e riciclate in nuove bottiglie e vasetti dal 2016 ad oggi, grazie alla raccolta differenziata e all’impegno dei cittadini, hanno determinato un incremento dei benefici economici per i Comuni italiani che, solo negli ultimi cinque anni, è pari a circa 160 milioni di euro. Una cifra che tiene conto dei maggiori corrispettivi riconosciuti da CoReVe (+33 mln €) per la raccolta differenziata del vetro alle amministrazioni locali e ai gestori del servizio, cui si aggiungono i risparmi per i mancati oneri di smaltimento in discarica (127 mln €), legati alla crescita dei volumi. Non solo.


L’anno della pandemia

Il risultato sul medio periodo non sarebbe stato possibile se il sistema non avesse retto nell’anno della pandemia, come conferma ufficialmente il rapporto annuale sulla raccolta e il riciclo del vetro in Italia, Il Piano Specifico di Prevenzione, curato dal consorzio CoReVe, che testimonia l’impegno garantito dalle famiglie italiane anche in tema di circolarità e sostenibilità.

 

Il primo dato significativo è quello sui consumi. In piena pandemia, gli italiani hanno incrementato l’utilizzo di vasetti e bottiglie di vetro, compensando in ambito domestico il calo registrato (stimato oltre il 30%) in hotel, bar e ristoranti, la cui attività è stata sospesa per una buona parte del 2020 per le misure di contrasto alla diffusione del Covid19.

 

Il saldo, infatti, è positivo: lo scorso anno si sono registrate 2.725.268 di tonnellate di imballaggi di vetro immessi al consumo, +1,8% rispetto al 2019. 

Ciò che più conta, però, sono i risultati della raccolta differenziata e del riciclo, ed è qui che si registrano gli incrementi più significativi, legati soprattutto all’incremento complessivo dei consumi, più che alla rincorsa delle aree più in ritardo nella raccolta.

Nel 2020 gli italiani hanno separato 2.396.000 tonnellate di rifiuti d’imballaggio in vetro, il 2,6% in più rispetto all’anno precedente. Complessivamente, la raccolta pro capite è passata dai 38,7 kg del 2019 ai 40,4 kg del 2020.

 

Va ancora meglio per quanto riguarda l’avvio a riciclo dei rifiuti di imballaggio.

Nel 2020 il tasso di riciclo degli imballaggi di vetro ha raggiunto il 78,6%, con un ulteriore balzo in avanti rispetto al già lusinghiero 77,3% dell’anno precedente. Le quantità riciclate, 2.143.221 tonnellate, registrano infatti un 3,6% in più rispetto al 2019, un tasso di crescita più alto sia delle quantità raccolte che degli imballaggi in vetro immessi al consumo.

 

“Gli italiani sono tra i cittadini più virtuosi d’Europa per quanto riguarda la raccolta differenziata del vetro e i dati contenuti nel nostro rapporto annuale lo confermano – afferma Gianni Scotti, presidente di CoReVe –. Basti pensare l’unione europea ha fissato come obiettivo di riciclo per il 2030 il 75%. Noi abbiamo superato quel traguardo già due anni fa, grazie all’attenzione crescente degli italiani nei confronti dell’ambiente, ma anche per merito degli sforzi compiuti da una filiera industriale che ha puntato con decisione sull’innovazione e la modernizzazione degli impianti di trattamento. In Italia siamo in grado di produrre e utilizzare persino la “sabbia di vetro” derivante dal recupero secondario degli scarti di processo degli impianti di trattamenti (“frazione fine” e scarti della selezione ottica degli inquinanti presenti nella raccolta, come la ceramica). Nel 2020 abbiamo recuperato 389 mila tonnellate di questo materiale che, negli altri Paesi, sebbene grazie ad una qualità della raccolta molto più alta sia molto inferiore ai ns. volumi, è normalmente smaltito in discarica con costi enormi”.

 Principali benefici ambientali ed economici nel 2020

Ricavi per Comuni: CoReVe nel 2020 ha versato ai 7.414 Comuni convenzionati, direttamente o tramite i gestori delegati del servizio, oltre 86 milioni di euro di corrispettivi economici per la raccolta differenziata del vetro.

 

Minori oneri di smaltimento: la raccolta differenziata del vetro ha evitato agli italiani costi per lo smaltimento in discarica per circa 320 milioni di euro;

 

Minor consumo di materie prime: grazie all’incremento delle quantità totali riciclate in vetreria, è stato possibile risparmiare 3,7 milioni di tonnellate di materie prime vergini per la produzione di nuovi imballaggi di vetro (pari a circa 2,2 milioni di m3: più del volume della piramide di Cheope, o circa 2 volte quello del Colosseo).

 

Riduzione emissioni: attraverso il riciclo totale del vetro nella produzione di nuovi imballaggi è stato possibile ridurre le emissioni di co2 in atmosfera di 2,2 milioni di tonnellate (equivalenti alle emissioni di circa 1,5 milioni di utilitarie Euro 6 circolanti per un anno, con percorrenza media di 15.000 km).

 

Risparmi di energia: l’impiego di materiale riciclato al posto delle materie prime all’interno dell’industria vetraria ha consentito di risparmiare energia equivalente a 2,5 milioni di barili di petrolio (pari a circa 385 milioni di m3 di gas metano, quanto consumano le famiglie di una città da 1,5 milioni di abitanti).

 

Troppi sacchetti e impurità nella raccolta

Grazie agli investimenti in innovazione tecnologica e al conseguente miglioramento dell’efficienza degli impianti di trattamento il sistema è riuscito a ridurre lo scarto finale, tra il vetro raccolto e quello effettivamente riciclato, ovvero trasformato in nuovi imballaggi, dal 11,4% del 2019 siamo passati al 10,6%. Purtroppo però la qualità media della raccolta è ancora in calo: troppi gli oggetti di ceramica, pyrex e cristallo, ma soprattutto sacchetti, finiscono nella campana del vetro.

 

“La qualità della raccolta può e deve migliorare – aggiunge Scotti -. Di fatto, con il livello attuale di scarti, dovuti alla alta presenza di inquinanti nel vetro raccolto, è come se Valle d’Aosta, Trentino (o Friuli), Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria, rinunciassero tutte insieme ad effettuare la raccolta differenziata. Questo si traduce in un costo per la collettività, non solo ambientale, che si stima per difetto pari ad almeno a 48 milioni di euro. Noi proseguiremo con la sensibilizzazione dei cittadini sull’importanza di non commettere errori nel conferimento, separando correttamente il vetro da imballaggio da altri materiali, ma anche le Amministrazioni locali e i Gestori delle raccolte devono aiutarci facendo la loro parte, cioè scegliendo sistemi di raccolta efficienti, efficaci ed economici, che massimizzino il riciclo”.

Educazione alla sostenibilità  nelle residenze universitarie

Firmato  il Protocollo d’intesa che avvia, tra le altre iniziative, “EcOlimpia – L’isola che c’è”. Un progetto pilota di economia circolare nelle residenze universitarie.

 

Il rispetto dell’ambiente e le good practice per la sua tutela, partendo dalla corretta differenziazione dei rifiuti, sono gli elementi cardine del nuovo percorso avviato  da Edisu Piemonte e Amiat Gruppo Iren dedicato all’educazione ambientale e alla sensibilizzazione della popolazione studentesca sui temi legati al riciclo dei rifiuti. La terrazza della Residenza Olimpia in Lungo Dora Siena a Torino ha ospitato  la firma ufficiale del Protocollo d’Intesa tra Edisu Piemonte e Amiat Gruppo Iren, sottoscritto dai due Presidenti, Alessandro Ciro Sciretti per l’Ente Regionale di Diritto allo studio universitario della regione Piemonte e Christian Aimaro per l’azienda che eroga in modo integrato i servizi di igiene del suolo, raccolta e smaltimento dei rifiuti nella città di Torino. Il documento sancisce formalmente l’impegno delle due realtà ad avviare percorsi virtuosi che stimolino azioni responsabili tra gli studenti e le studentesse a tutela dell’ambiente, così come previsto dal Piano Strategico 2020/2024 di EDISU Piemonte (approvato con delibera n. 57 del 15/09/2020), in linea con gli obiettivi europei di economia circolare e con i Sustainable Development Goals dettati dalle Nazioni Unite.

 

Il Protocollo d’Intesa

L’accordo tra l’Ente e Amiat Gruppo Iren prevede diversi step di intervento, a cominciare dal monitoraggio di tutte le strutture gestite direttamente da Edisu (residenze, ristoranti, aule studio) per valutare lo stato dell’arte della raccolta differenziata in atto ed, eventualmente, suggerire l’adozione di nuove e innovative modalità d’intervento per migliorare, dove necessario, questo servizio. La sensibilizzazione è il secondo punto chiave del documento: il protocollo prevede il coinvolgimento di associazioni studentesche e di ospiti delle residenze da formare sui temi della raccolta differenziata per diventare a loro volta i formatori di altri studenti e studentesse all’interno delle strutture di EDISU Piemonte. Formazione a trecentosessanta gradi: saranno progettate azioni ad ampio raggio che prevedono in primis il supporto di Eduiren, la struttura di Iren specificamente dedicata alla educazione e sensibilizzazione ambientale, oltre al coinvolgimento di esperti formatori di altri enti, come scuole superiori o Dipartimenti universitari.

Il progetto pilota

EcOlimpia Il luogo scelto per la sottoscrizione, la Residenza Olimpia, non è casuale: la struttura è stata infatti scelta per avviare il primo dei progetti di sensibilizzazione alla corretta raccolta differenziata a partire da settembre dal titolo “EcOlimpia – L’isola che c’è”. Un progetto pilota di economia circolare nelle www.edisu.piemonte.itresidenze universitarie. Nell’edificio verrà riservata una zona ad hoc per i contenitori nei quali gettare in modo differenziato i diversi rifiuti prodotti al suo interno. Inoltre, saranno individuati tutti i soggetti (anche fornitori) che a vario titolo sono coinvolti nella produzione e gestione dei rifiuti, attivando nei confronti degli stessi iniziative di formazione e sensibilizzazione per l’adozione di buone pratiche finalizzati alla riduzione in primis e successivamente alla corretta differenziazione degli scarti. La formazione, in particolare, verrà condotta Eduiren, che collaborerà con il personale di Edisu nell’individuazione dei destinatari primari dei progetti, che successivamente saranno chiamati a diventare veri e propri testimoni della sostenibilità verso gli altri interlocutori

Il Presidente di Edisu Piemonte Alessandro Ciro Sciretti: “Educare al rispetto dell’ambiente deve essere tra i compiti primari di Edisu. Nelle nostre residenze ospitiamo studenti e studentesse provenienti da ogni parte del mondo e non tutti possiedono le stesse abitudini in tema ambientale. Deve essere, quindi, nostra cura offrire a tutti e tutte gli stessi strumenti per poter vivere in comunità con maggiore consapevolezza, rispetto e cura. Grazie anche alla collaborazione con Amiat ed EduIren contribuiamo a creare una popolazione studentesca virtuosa e cosciente”.

Il Presidente di Amiat Christian Aimaro: “Il mondo universitario è da sempre per Amiat un interlocutore fondamentale per portare avanti progetti di matrice ambientale. La firma di questo protocollo è un modo per sancire questa comunione di intenti e la volontà di promuovere iniziative con obiettivi condivisi per il bene dell’ambiente e della comunità universitaria”.