AMBIENTE- Pagina 5

Completato il restyling del laboratorio Amiat di via Germagnano

Si è concluso negli scorsi giorni l’intervento di ristrutturazione e ampliamento del laboratorio Amiat Gruppo Iren di Torino, e gestito da Iren Laboratori, situato nella storica sede di Basse di Stura, in via Germagnano.

I lavori hanno riguardato spazi e attrezzature, con l’obiettivo di rendere la struttura più funzionale, efficiente e rispondente alle attuali esigenze di analisi ambientale e supporto tecnico agli impianti del Gruppo.

L’intervento appena concluso permette non solo di migliorare il comfort e la sicurezza degli ambienti di lavoro, ma anche di potenziare le postazioni analitiche e informatizzate, rendendo ancora più efficiente l’operatività del laboratorio nelle sue diverse specializzazioni: dalla caratterizzazione dei rifiuti ai fini dello smaltimento o recupero alle analisi merceologiche per il potenziamento delle raccolte differenziate, dall’analisi delle acque reflue industriali fino alla caratterizzazione del legno da raccolta differenziata e ai controlli sui cicli termici delle centrali di produzione di energia elettrica o per il teleriscaldamento.

Il laboratorio Amiat di via Germagnano fa parte della rete di Iren laboratori, società del Gruppo Iren che, assieme agli altri presidi situati a Piacenza e Genova, fornisce servizi di analisi, campionamento, consulenza e ricerca ambientale.

La società conta complessivamente 89 specialisti, e nel solo 2024 ha effettuato oltre 1.700.000 analisi su circa 87.000 campioni, garantendo un controllo continuo su tutte le attività gestite dal Gruppo Iren.

Il restyling di questo laboratorio – ha dichiarato Paola Bragantini, Presidente di Amiat – rappresenta un passo importante nel percorso di crescita e innovazione che Amiat sta portando avanti: migliorare queste infrastrutture significa rafforzare la nostra capacità di offrire un servizio di eccellenza a beneficio dell’ambiente, degli impianti e dell’intera filiera dell’economia circolare”.

“Il completo rinnovo del laboratorio di via Germagnano accompagna il lavoro quotidiano che Iren Laboratori svolge per accrescere la qualità e l’affidabilità dei propri servizi – ha affermato Donatella Davoli, Amministratore Delegato di Iren Laboratori –. Le nuove dotazioni tecnologiche, unite a un ambiente di lavoro rinnovato e sicuro, ci consentono di affrontare con maggiore efficacia le sfide della transizione ecologica, contribuendo concretamente agli obiettivi ambientali del Gruppo Iren e dei territori in cui operiamo”.

Cambiamento climatico, Torino al confronto tra 9 città e il Governo

Si è concluso con la condivisione di creare un tavolo permanente dove confrontarsi sulle misure da adottare per raggiungere gli obiettivi climatici il confronto tra il Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica e le nove città italiane che prendono parte alla missione dell’UE “100 climate-neutral and smart cities by 2030“.

L’occasione l’ha offerta l’evento “Accelerare la risposta delle città italiane alla crisi climatica” nel corso del quale i sindaci e gli assessori di Torino, Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato e Roma presentato le loro raccomandazioni per il governo con l’obiettivo di accelerare la transizione energetica locale e rafforzare il ruolo delle città nel contrasto alla crisi climatica.

“L’incontro ha segnato un passo importante verso la creazione di una rete nazionale di città italiane per la neutralità climatica, che si propone come laboratorio di innovazione e piattaforma di dialogo istituzionale per raggiungere gli obiettivi climatici e migliorare la qualità della vita dei cittadini”, spiega l’assessora alla Transizione Ecologica Chiara Foglietta, presente all’incontro nella storica Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano della Camera di Commercio di Roma.

Tra le principali proposte presentate ai ministri: il rafforzamento del coordinamento multilivello tra Comuni, Regioni e Governo per allineare il quadro normativo nazionale alle direttive UE; la creazione di un Tavolo nazionale sui dati, per migliorare l’accesso e l’uso dei dati utili al monitoraggio delle politiche climatiche locali; il supporto delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CACER) con misure normative e incentivi semplificati, oltre a strutture di supporto tecnico-economico; l’attivazione di un Tavolo nazionale sui finanziamenti, per promuovere modelli innovativi e superare le barriere all’adozione di soluzioni di transizione energetica da parte dei Comuni.

Torino, Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato e Roma hanno firmato un Climate City Contract che le impegna a mettere in campo competenze e risorse per abbassare soprattutto le emissioni che nelle aree urbane vengono prodotte in larga parte, per circa i tre quarti del totale, dal settore degli edifici, e in particolare dal gas delle caldaie, seguito da quello dei trasporti.

La transizione verso un modello di sviluppo più sostenibile passa obbligatoriamente attraverso queste 9 città che si sono impegnate a raggiungere una neutralità climatica già al 2030, e sono hub di sperimentazione e innovazione dove elaborare strategie e tracciare nuovi percorsi, che una volta rodati potranno venire copiati da tutti gli altri.

Grazie allo sviluppo dei Contratti Climatici di Città, che stanno ricoprendo un ruolo innovativo e determinante, le nove hanno avviato un percorso ambizioso che integra visione strategica, pianificazione e investimenti, attraverso un processo co-creativo che coinvolge attori pubblici, privati e sociali. Insieme, hanno già pianificato oltre 1.000 azioni concrete per decarbonizzare i settori chiave – dalla mobilità all’edilizia, dall’energia all’economia circolare – e hanno raccolto l’adesione di oltre 600 firmatari e sostenitori, tra imprese, enti pubblici, università e rappresentanti della società civile.

I piani d’azione messi in campo dalle città hanno un valore stimato di circa 40 miliardi di euro, e già oggi sono stati mobilitati 4,8 miliardi di fondi europei, di cui 3 miliardi attraverso il PNRR e 1,8 miliardi da altri strumenti dell’Unione Europea. Un lavoro senza precedenti, che rende le città interlocutori strategici imprescindibili per il Governo nazionale nel disegno delle politiche di transizione energetica e climatica.

Dopo i saluti istituzionali di Fabrizio Penna, capo del Dipartimento Unità di Missione PNRR del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, l’evento ha ospitato il videomessaggio del commissario Europeo al Clima Wopke Hoekstra e gli interventi di Philippe Froissard della Commissione Europea e di Andrea Durante della Banca Europea degli Investimenti.

Anna Lisa Boni, assessora del Comune di Bologna e referente della Missione Clima 2030, ha presentato i risultati del lavoro svolto dalle città italiane coinvolte, evidenziando le esperienze innovative sviluppate in questi ultimi tre anni da ognuna con il proprio contratto climatico locale.

Il cuore della mattinata è stato dedicato al dialogo tra i sindaci delle città italiane partecipanti alla missione, – al quale hanno preso parte anche il sindaco di Napoli e Presidente ANCI Gaetano Manfredi e il sindaco dell’Aquila – e i ministri Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e Sicurezza Energetica) e Tommaso Foti (Affari Europei, Coesione e PNRR).

L’incontro è stato coordinato da Benedetta Brighenti, direttrice generale RENAEL e membro del board italiano del Patto dei Sindaci.

TORINO  CLICK

Amianto, dalla Regione nuove misure sanitarie e ambientali

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Novità sul fronte sanitario per quanto riguarda l’amianto: gli assessori Riboldi e Marnati alla riunione del Comitato Strategico

Si è svolta ieri mattina, presso il Grattacielo Piemonte, la riunione del Comitato Strategico Amianto, alla quale hanno preso parte l’assessore alla Sanità Luigi Icardi e l’assessore all’Ambiente ed Energia Matteo Marnati. Al centro dell’incontro, l’approvazione di importanti misure sul fronte sanitario e ambientale.

«Abbiamo approvato il progetto operativo di ottimizzazione delle gestione dell’iter diagnostico-terapeutico-assistenziale e dell’attività di ricerca in pazienti con sospetto di mesotelioma. E’ un passaggio importante al quale tengo particolarmente anche come ex sindaco della Città di Casale Monferrato. La Regione è fortemente impegnata sul fronte della ricerca del mesotelioma con la Rete Oncologica, con l’AOU Alessandria, con l’Asl di Alessandria e con tutte le istituzioni e le associazioni del territorio che ringrazio per l’attenzione costante sul tema: un impegno che è ulteriormente rafforzato dalla prossima istituzione dell’IRCCS Alessandria-Casale Monferrato dedicato alle patologie polmonari il cui iter è stato avviato nel 2023 e prosegue con il lavoro del Commissario straordinario Antonio Maconi.»

Con queste parole, l’assessore alla Sanità ha commentato i risultati della riunione, sottolineando l’importanza strategica del nuovo progetto operativo approvato, che rafforza il ruolo della Regione Piemonte nella lotta contro il mesotelioma, malattia legata all’esposizione all’amianto.

Nel corso dell’incontro, si è discusso anche dello stato attuale e delle prospettive legate agli interventi di bonifica dell’amianto, sia sotto il profilo sanitario sia ambientale. In particolare, è in fase di predisposizione un nuovo bando destinato alla bonifica di manufatti contenenti amianto presenti negli edifici pubblici, per i quali è prevista una dotazione di circa 3 milioni di euro nel triennio 2025-2027.

Parallelamente, la Regione intende attivare iniziative volte a incentivare interventi anche sugli edifici privati, con una strategia integrata che prevede la rimozione delle coperture in amianto e l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaici.

«Stiamo proseguendo con l’attività di mappatura dell’amianto – ha sottolineato l’assessore all’Ambiente ed Energia Matteo Marnati – rispetto alle quale intendiamo fare ricorso anche a nuove modalità e tecnologie e, grazie alla riorganizzazione della struttura della Regione, è stato individuato un settore che a breve avvierà i lavori per la redazione del nuovo Piano Regionale Amianto.»

In riferimento alle bonifiche nei Siti di Interesse Nazionale, proseguono le attività nel SIN di Casale Monferrato, dove si registra un avanzato stato di attuazione degli interventi sui cosiddetti “polverini”, ovvero gli sfridi delle lavorazioni prodotte dallo stabilimento Eternit. Anche nel SIN di Balangero si procede con la bonifica degli impianti e si valutano le possibilità di recupero e riutilizzo delle aree già messe in sicurezza.

Aria e clima: gli allarmi di Legambiente, ma il Piemonte migliora un po’

Il rapporto Stato dell’Ambiente in Piemonte 2025 mostra un leggero miglioramento dei dati ambientali della regione. In particolare, nel 2024 si registra una diminuzione degli sforamenti dei limiti di legge per PM10 e PM2,5.

Alice De Marco, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, commenta: “Non possiamo accogliere positivamente i dati presentati nel rapporto. Ci chiediamo però, in assenza di nuove misure strutturali finalizzate al contenimento degli inquinanti, quali possano essere le cause di questa diminuzione. Il ricambio del parco mezzi pubblico e soprattutto privato ha certamente avuto un effetto positivo, ma non è l’unico elemento. Evidentemente, il fatto che il 2024 sia stato il secondo anno più piovoso dopo il 1977, con un surplus pluviometrico di 466,2 mm (pari al 45%) rispetto alla media climatica del trentennio 1991-2020, ha influito significativamente. Oggi siamo nuovamente alle prese con le resistenze di Regione Piemonte contro il blocco dei diesel Euro5, provvedimento che la Regione stessa aveva deliberato nel febbraio del 2021, a seguito di una procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea per violazione dei limiti di inquinamento atmosferico. Tale blocco è stato poi rinviato con decisione ministeriale a pochi giorni dall’entrata in vigore, nel settembre 2023. Immaginiamo che la Regione Piemonte abbia elaborato un piano d’azione basato su dati che ne dimostrano l’efficacia. Dunque, si dovrebbe proseguire senza indugi in questa direzione e nell’implementazione delle altre misure previste nel piano presentato nel 2021. La salute pubblica e la credibilità delle istituzioni sono entrambe in gioco”.

Preoccupano anche i dati sul clima: il 2024 si è rivelato l’anno più caldo mai registrato, con una temperatura media annuale di circa 11°C, superiore di 1.1°C rispetto al periodo di riferimento (il trentennio 1991-2020, con una media di circa 9.9°C). Questo, dopo il 2022 e il 2023, crea un quadro sempre più allarmante e non lascia molte speranze per il futuro.

Sergio Capelli, direttore di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, afferma: “I dati sul clima sono estremamente preoccupanti. Il susseguirsi di anni con temperature record è il segnale, qualora ce ne fosse bisogno, che la crisi climatica ed ecologica è qui ed ora. È necessaria un’accelerazione significativa verso la decarbonizzazione, ricorrendo in modo massiccio alle fonti rinnovabili: idroelettrico (su cui il Piemonte è già attrezzato e che necessiterebbe solo di eventuali revamping di impianti oggi datati), ma soprattutto fotovoltaico e eolico. Proprio per questo ci aspettiamo dalla Regione Piemonte un passo deciso verso un percorso di individuazione di aree idonee, superando le posizioni ideologicamente contrarie”.

CinemAmbiente, al cinema Massimo 77 film provenienti da tutto il mondo

Ai nastri di partenza la 28esima edizione del Festival CinemAmbiente, diretto da Lia Furxhi, che si svolge dal 5 al 10 giugno  a Torino, e online sulla piattaforma Open DDB, con una selezione dei titoli in cartellone visibili in replica fino al 21 giugno sul sito www.festivalcinemambiente.it. Si tratta della più importante rassegna italiana dedicata alla cinematografia ambientale, organizzata dal Museo Nazionale del Cinema, con sede al Cinema Massimo. L’edizione 2025 presenta 77 film in arrivo da 26 Paesi e in rappresentanza di 5 continenti. I film proposti sono suddivisi nella consueta spartizione del Concorso Documentari, Concorso Cortometraggi, Made in Italy  e Panorama. Approfondiscono sia temi da tempo al centro del dibattito ambientale, quali cambiamenti climatici, l’antropizzazione del pianeta, la perdita di biodiversità, lo sfruttamento delle risorse naturali , il pericolo delle pandemie, sia temi emergenti o tornati alla ribalta, come l’energia nucleare, la conquista spaziale, data la prevista inabitabilità del nostro e l’ecocidio come strumento bellico. Novità di quest’anno la Sezione Panorama si divide in tre focus tematici: gli immaginari ecodistopici, il rapporto tra ambiente e guerra e la reintroduzione della fauna selvatica.

L’inaugurazione della 28esima edizione coincide con la Giornata Mondiale dell’Ambiente e, ad aprire il Festival, sarà la proiezione del film muto “Wonders of the Sea”, alle 20.30, sala 1, musicato dal vivo dai Perturbazione. La serata vuole porre attenzione all’importanza dei temi al centro della conferenza ONU sugli oceani, in svolgimento concomitante a Nizza. Diretto nel 1922 da J. WIilliamson, regista, fotografo e ingegnere britannico, il film è stato recentemente restaurato da Cinémathèque Française, ed è uno dei primi film della storia del cinema a contenere riprese subacquee dal vero. I Perturbazione sono una band piemontese che della sottrazione del testo ha fatto la propria cifra stilistica, in quanto mette il loro suggestivo mondo sonoro a disposizione della narrazione  per immagini. La proiezione sarà introdotta da Thierry Lucas, Senior Programme Officer di UNEP, e Francesca Santoro, online, Senior Programm officer di UNESCO – IOC, Partner del progetto “Sea Beyiond” del Gruppo Prada.

Nello stesso giorno, alle 9.30, al cinema Massimo, si è tenuta la premiazione CinemAmbiente Junior, la selezione competitiva che si rivolge alle scuole di ogni ordine e grado, giunto alla sua sesta edizione. Nel corso della premiazione è stato assegnato il premio speciale Scuola Park di Achab Group a tre delle produzioni finaliste. Sono stati anche premiati i finalisti della seconda edizione del concorso fotografico Scatti Sostenibili 2025, dedicato al fondatore del Festival Gaetano Capizzi, dell’IIS Amedeo Avogadro di Torino. Nel pomeriggio, in sala 3, il Festival ospiterà la relazione annuale sull’ambiente, pubblicata da ARPA  e Regione Piemonte. La 28esima edizione presenta con l’Università degli Studi di Torino due installazioni intitolate “Food Jam Session” e “Traspirazioni sonore”, prodotte da UniVerso, ideate da Vincenzo Guarnieri e presenti fino al 15 giugno all’Orto Botanico.

Venerdi 6 giugno, alle ore 10, presso il Circolo dei Lettori si svolgerà il panel “Distopie ambientali nell’audiovisivo contemporaneo”, della Sezione Panorama, che esplora le sfide ambientali attraverso immaginari distopici nel cinema ambientale contemporaneo. Al panel intervengono la regista Jessica Woodworth, Bruno Surace del Dipartimento degli Studi Umanistici dell’Università di Torino e Mattia Galli, Phd student all’Università Cattolica del Sacro Cuore. In serata, alle 22, al cinema Massimo, la regista Woodworth presenterà il suo film “La quinta stagione”, opera intensa e simbolica sulle conseguenze del cambiamento climatico in un villaggio delle Ardenne. A completare il programma, sabato 7 giugno, alle 21.30, il regista Marten Persiel condurrà gli spettatori nell’anno 2054 con “Everything will change”. Protagonista di CinemAmbiente anche il Museo Regionale di Scienze Naturali, dove alle 18 si terrà il panel “Reintroduzione delle specie selvatiche – successi e sfide della conservazione”, dedicato alla difficile coesistenza tra uomo e specie selvatiche in zone particolarmente antropizzate. Interverranno Luca Rossi, professore ordinario di Scienze Veterinarie, Samer Angelone, regista e biologo, fondatore della Swiss Science Film Academy e Elisa Ramassa, funzionario di vigilanza dell’ente di gestione dell’area protetta delle Alpi Cozie. Seguiranno la proiezione di “The Shepherd and Bear” di Max Keegan, che racconta di una comunità montana divisa e del rapporto tra esseri umani e predatori. Il giorno successivo verrà proiettata una storia a più voci sul ruolo del lupo sulle nostre montagne, dal titolo “Lupi nostri. In un paesaggio di paura e amore”, un film di Samer Angelone.

Un evento speciale avverrà in una locazione inedita e inaspettata – Il mondo di sotto, la Cabina primaria Arbarello di Iren – Die! Goldstein presenterà con una doppia esibizione alle ore 21 e alle 22.30 la live cinema performance “Drowned Paradise”; egli è  un artista multimediale noto per i suoi lavori che uniscono musica elettronica e video manipolati in tempo reale. Ha creato un paesaggio sonoro ipnotico e totalizzante, offrendo un ‘esperienza sensoriale che unisce alla musica una riflessione critica sul presente che viviamo e sul futuro che stiamo costruendo.

Nella sala 1 si avvia la Sezione Made in Italy e , alle 19.30, il Concorso Documentari internazionali. Nella sala 3, a partire dalle 16.30, si inaugura il concorso Cortometraggi, alle  ore 18 una proiezione per Made in Italy e, alle 22, per Panorama, verrà proiettata “La quinta stagione” di Jessica Woodworth e Peter Brosens, introdotta dalla regista, che concluderà le proiezioni di giornata in sala 3.

Mara Martellotta

Torna la giornata ecologica a Cesana

CESANA TORINESELa Giornata Ecologica di Cesana concede il bis. Dopo il successo della prima edizione di sabato 17 maggio, la Proyoung Pro Loco di Cesana organizza, con il patrocinio del Comune di Cesana Torinese, una seconda giornata ecologica di Cesana e dintorni per sabato 7 giugno. E lo fa nell’ambito del progetto Clean-Up Tour 2025 che riunisce le operazioni di raccolta dei rifiuti nelle destinazioni di montagna in Svizzera e all’estero.

La giornata ecologica si svolgerà nell’orario dalle 09,30 alle 14,30.

Il programma della giornata prevede il ritrovo con briefing e distribuzione del materiale presso l’ufficio del turismo di Cesana Torinese alle ore 9,30.

Dalle 10 alle 12,30 è prevista la giornata di attività di raccolta, pulizia dei gruppi nei settori/sentieri definiti, cui seguirà dalle 12,30 alle 13,30 la pesatura dei rifiuti, il loro corretto smaltimento e l’immancabile foto di gruppo. Il terzo tempo con il picnic conclusivo è previsto presso l’Ufficio del Turismo dalle 13,30 alle 14,30 quando ci saranno i ringraziamenti ed i saluti finali.

Il Sindaco di Cesana Torinese Daniele Mazzoleni invita alla partecipazione: “Siamo molto contenti che si ripeta l’esperienza della giornata ecologica. La prima edizione dello scorso mese di maggio ha visto una bella partecipazione e la giornata ha dato ottimi frutti con il recupero di rifiuti abbandonati. Rinnovo i ringraziamenti ai partecipanti delle prima edizione e alla Pro Loco per aver organizzato l’evento. Ringrazio nuovamente la Pro Loco per questa seconda edizione che è inserita nel progetto Clean-Up Tour 2025 e invito i concittadini ed i villeggianti a partecipare per trascorrere una bella giornata in compagnia facendo una meritoria opera di miglioramento del nostro territorio”.

Il Presidente della Proyoung Pro Loco Cesana Luciano Reymondpresenta la nuova iniziativa ecologica: Visto il successo della Giornata Ecologica di maggio avevamo anticipato che a giugno avremmo ripetuto l’esperienza e lo facciamo con grande piacere nell’ambito del progetto Clean-Up Tour 2025. La prima edizione ha avuto una bella partecipazione, soprattutto di giovani e giovanissimi e allora rilanciamo l’invito a partecipare a questa giornata dedicata al territorio con lobiettivo della pulizia del paese dei principali sentieri nei dintorni di Cesena.

Il presidente Reymond da alcune note tecniche: A tutti i partecipanti verranno

offerti gratuitamente guanti e sacchi. Se avete un vostro paio di guanti portateli con voi. In base ai partecipanti provvederemo allaformazione delle squadre e alla definizione delle zone da pulire. Completata l’attività faremo ritorno sempre all’Ufficio del Turismo per un briefing e per una merenda per tutti i partecipanti. Vi aspettiamo per una giornata all’aria aperta in compagnia e per unamontagna più pulita”.

Per maggiori informazioni e dettagli è possibile contattare l’indirizzo mail prolococesana@gmail.com o visualizzare canali social della Pro Loco su instagram e facebook.

𝘼𝙢𝙗𝙞𝙚𝙣𝙩𝙚, 𝙏𝙚𝙧𝙧𝙞𝙩𝙤𝙧𝙞𝙤 𝙚 𝙎𝙞𝙘𝙪𝙧𝙚𝙯𝙯𝙖: 𝙞𝙡 𝘾𝙖𝙣𝙖𝙡𝙚 𝙙𝙞 𝘾𝙖𝙡𝙪𝙨𝙤 𝙖𝙡 𝘾𝙚𝙣𝙩𝙧𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙍𝙞𝙣𝙖𝙨𝙘𝙞𝙩𝙖 𝙂𝙧𝙚𝙚𝙣

VIGNALE E BARTOLI: IL CANALE DEMANIALE DI CALUSO OPERA DI PREGIO ECONOMICO E TURISTICO PER L’ECONOMIA DEL CANAVESE.

AMBIENTE, TERRITORIO E SICUREZZA AL CENTRO DEL SOPRALLUOGO ISTITUZIONALE
Ieri pomeriggio, l’Assessore regionale ai Fondi di Sviluppo e Coesione e al Patrimonio Gian Luca Vignale congiuntamente al Presidente della V Commissione Ambiente del Consiglio regionale Sergio Bartoli hanno effettuato un sopralluogo presso il Canale demaniale di Caluso, asse idrico e paesaggistico di fondamentale importanza per il Canavese.
Il Canale di Caluso è gestito da un Consorzio che comprende 18 comuni serviti dalle acque di questa opera idraulica risalente al 1550. La sua importanza non è legata esclusivamente alle funzioni irrigue per l’economia agricola del territorio canavesano perché conta 15 centrali idroelettriche in grado produrre circa 6 Megawatt.
Presenti anche il Sindaco di San Giorgio Canavese, Marco Baudino, il Vicesindaco Algostino Sergio, il Vicesindaco di Caluso Luca Chiaro, il Presidente Lodovico Actis Perinetto e la Direttrice Alessandra Conti del Consorzio del Canale Demaniale di Caluso.
È stato possibile visitare i tratti nel territorio di San Giorgio Canavese e le due storiche gallerie sotterranee “Bioleto” e “Fenoglio”, costruite nel 1764 per garantire il flusso continuo dell’acqua verso la Mandria di Chivasso. Compreso il percorso che costeggia le sponde realizzato grazie alla collaborazione tra i Comuni di San Giorgio Canavese e Agliè.
Nel corso del sopralluogo, sono state condotte anche verifiche tecniche utili a valutare interventi strutturali di messa in sicurezza e prevenzione rispetto ai danni provocati dalle recenti alluvioni, rafforzando così la resilienza del territorio e delle infrastrutture idriche esistenti.
La giornata si è conclusa presso la sede consortile a Caluso dove i funzionari dell’ente hanno potuto illustrare tutte le potenzialità di questa opera. Un grande esempio di ingegneria dei secoli passati, con un presente fragile che necessita manutenzione e attenzione, ma che possiede interessanti possibilità di sviluppo sia economico che turistico per il territorio.
«Investire sulla sicurezza e sulla fruibilità del Canale di Caluso significa rafforzare la coesione territoriale, tutelare l’ambiente e restituire ai cittadini un patrimonio naturale e storico di enorme valore – ha dichiarato il Consigliere Sergio Bartoli – Il Canale Demaniale di Caluso, che coinvolge ben 18 Comuni, si conferma oggi una risorsa idrica, agricola, culturale e ambientale di assoluto rilievo, da riscoprire e valorizzare attraverso una visione condivisa di sviluppo sostenibile e riconoscibilità territoriale».

«Il Canale demaniale di Caluso – spiega l’Assessore Vignale – insieme alle altre opere idrauliche di cui è ricco il territorio piemontese, oggi, ancor più rispetto al passato, rappresenta un potenziale volano di attrattività turistica, storica e culturale. In particolare, in Canavese, dove il patrimonio regionale possiede realtà come la diga di Mazzè, i Canali diventano ancora più centrali nell’economie dei territori locali.

Lungo le sponde, infatti, si possono sviluppare percorsi che permettono di visitare gli ambienti naturali e apprezzare bellezze artistiche e ingegneristiche legate ai Canali e alle comunità. Tutto questo deve avvenire nel pieno rispetto della funzione principale di queste opere idrauliche che è ovviamente quella economica di fornire l’acqua alle attività agricole e preservare la propria portata e capacità anche per la produzione idroelettrica. Lavoreremo per promuovere il nostro patrimonio e fare dei canali irrigui piemontesi un percorso che, collegato al grande progetto VENTO di percorso turistico sulle sponde del Po da Torino a Venezia, possa richiamare turismo e garantire ricadute economiche significative».

Tra natura e quota, Giovanni Storti sopravvive alle Alpi Apuane

Dopo il successo ottenuto al Trento Film Festival e l’avvio di un tour promozionale, arriva in anteprima regionale per il Piemonte, a Torino, il documentario “tra natura e quota – Giovanni Storti sopravvive alle Alpi Apuane”, scritto e diretto da Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon, prodotto da Cineblend in collaborazione con il Club Alpino Italiano CAI.

La proiezione è in programma lunedì 9 giugno alle 19 presso il Cinema Massimo di Torino, in concorso al 28esimo Festival Cinema Ambiente, alla presenza dei registi. Il documentario rappresenta un intenso viaggio visivo ed emotivo nel cuore delle Alpi Apuane, un territorio affascinante e impervio attraverso lo sguardo e l’esperienza di Giovanni Storti, noto attore italiano e grande appassionato di montagna. Con la sua consueta ironia e sensibilità, Storti accompagna lo spettatore in un percorso narrativo che affronta due tematiche di grande rilevanza e attualità, quali la tutela della biodiversità e la riduzione del rischio in ambiente montano. Nel corso del racconto si alternano le voci di esperti del territorio, Alessio Piccioli, Presidente della struttura operativa Sentieri e cartografie del CAI, Andrea Ribolini, dottore forestale e guida ambientale escursionistica, Elena Alberti biologa dell’orto botanico Pellegrini Ansaldi, Gionata Landi, guida alpina e tecnico del Soccorso Alpino, Alberto Grossi, esperto ambientale e Veronica Pierotti, Presidente della sezione CAI di Forte dei Marmi. Gli autori Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon, con il supporto di Cineblend Srl e la piena collaborazione del Club Alpino Italiano, dopo aver registrato il pieno interesse del pubblico in occasione delle centinaia di proiezioni del documentario sulla tragedia della Marmolada e sul mondo del Soccorso Alpino, hanno ritenuto necessario ritornare a parlare di ambiente e sicurezza in montagna, questa volta con leggerezza e ironia. Si tratta di due temi che sono stati vissuti, invece, in modo drammatico nel precedente lavoro “Marmolada 03 – 07 – 22”. Riflettere sul mondo montano in evoluzione, per effetto dell’antropizzazione o l’innalzamento delle temperature, e capire che per frequentarlo è necessario aggiornare le proprie conoscenze e attrezzature, è un argomento cui bisognava dare risposta, e la persona che più di tutte poteva portare questi argomenti al vasto pubblico con ironia e spensieratezza era Giovanni Storti. Un’ occasione per scoprire con ironia un territorio selvaggio e riflettere sui problemi che ne minacciano la conservazione. Filo rosso di questa avventura è la biodiversità, concetto coniato nel 1988 dall’entomologo Edward Wilson: l’interconnessione magica fra individui di tutte le specie che, come ricorda lo stesso Storti: “può essere definita come la ricchezza di vita sul nostro pianeta”. Secondo fil rouge è la riduzione del rischio in montagna, qui introdotta grazie all’ironia del comico, con il giusto equilibrio tra leggerezza e profondità. L’obiettivo è aiutare il pubblico e prendere consapevolezza di questo delicato tema, soprattutto in un momento di grande mutamento per il territorio.

Tra le giornate di questo percorso, nella prima si sarò immersi nelle fragranze dell’Orto Botanico Pellegrini Ansaldi, per poi arrivare, nel pomeriggio, al rifugio Puliti. La seconda giornata è dedicata al Monte Nona, il terzo giorno alla mitica ferrata del Monte Procinto, la più antica d’Italia.

 

Mara Martellotta

Lago d’Orta, storia di una rinascita

Già dal titolo – Il lago d’Orta, storia di una rinascita – il libro scritto da alcuni ricercatori che hanno lavorato al Cnr e in altre istituzioni scientifiche (Marina Manca, Piero Guilizzoni, Rosario Mosello e Maurizio Gentilini) si presenta come un affascinante viaggio alla scoperta del secondo lago piemontese ( l’11° in Italia). Di origine glaciale e definito da viaggiatori e scrittori come il più romantico specchio lacustre del Bel Paese, ha visto le sue sponde testimoni e protagoniste delle varie stagioni dello sviluppo dell’Italia postunitaria, dalla prima rivoluzione industriale di fine Ottocento all’essere una delle mete turistiche più gettonate. Purtroppo le sue acque furono vittima a partire dagli anni venti del secolo scorso di un pesante inquinamento dal quale si sono affrancate nel tempo grazie a una nuova coscienza ambientale ed ecologica che impose, attraverso la ricerca scientifica e le sue applicazioni tecnologiche – una grande opera di risanamento sul finire degli anni ’80 con l’intervento di liming  coordinato dall’Istituto per lo studio degli ecosistemi del Cnr. Il libro nasce dall’esigenza di fare memoria su questa originalissima vicenda e sulla storia del lago d’Orta che si è sviluppata nell’arco di due secoli. Circa un centinaio di anni sono trascorsi dall’inizio dell’inquinamento: lo 0,5% della durata complessiva della vita del lago, formatosi al termine dell’ultima glaciazione, nel Pleistocene. In questo geologicamente breve spazio temporale si è assistito ad uno dei più devastanti inquinamenti delle acque lacustri segnalati dalla bibliografia limnologica mondiale, per lunghi decenni, come scrivono gli autori, “ignorato o falsamente spacciato come anomalo fenomeno naturale”. Questo, è bene ricordarlo, in assenza di leggi adeguate a tutelare le acque naturali dagli inquinamenti e di organi di controllo in grado di denunciare quanto stava accadendo.

La Bemberg, azienda tessile di Gozzano, scaricava rame nel lago, immettendo ogni anno circa 2.000 tonnellate di azoto in forma ammoniacale. Queste sostanze davano luogo a reazioni chimiche che provocarono una grave acidificazione delle acque e la scomparsa della fauna ittica. Nonostante le denunce circostanziate e precise di due grandi scienziati limnologi come Rina Monti (1930) e Edgardo Baldi (1949) che segnalarono ripetutamente quanto stava accadendo, solo negli anni ’70 e ’80, con la legge Merli, con l’istituzione di organi di controllo e con la costruzione di due impianti di depurazione, si determinarono le condizioni per una sostanziale diminuzione degli scarichi. L’enorme massa di inquinanti accumulata, unita ai ridotti apporti idrici dal bacino imbrifero del lago, rendevano tuttavia molto lungo il tempo di recupero. Il trattamento di liming accelerò notevolmente questo processo, eliminando gran parte della tossicità delle acque. Più lungo e complesso fu il processo di recupero di un equilibrio ecologico nelle acque, con l’avvio del ristabilimento di una rete trofica che potesse dirsi in qualche modo equilibrata e alla ricostruzione di un popolamento ittico in grado di sostenere nuovamente una pesca sportiva e professionale. Su questi temi il Cnr di Pallanza, una delle grandi eccellenze della scienza e della ricerca italiane, è fortemente impegnato con studi sull’evoluzione dei popolamenti e sperimentazioni per tentare di accelerare i processi naturali. I processi di ripopolamento del lago, lenti per loro natura, sono ostacolati da organismi invasori, specie “aliene” o alloctone che, approfittando del vuoto creatosi nella rete trofica, si sono insediate nel lago in virtù di strategie riproduttive particolarmente efficaci.  Le considerazioni che il libro propone riguardano i danni che inevitabilmente derivano in assenza di leggi e controlli ambientali, lasciando via libera ad attività produttive che permettono un lucro a spese dell’ambiente naturale e storico. Nel volume che esamina la rinascita del lago d’Orta gli autori hanno riassunto i progressi faticosamente fatti in questo senso, dapprima con leggi nazionali, quindi con provvedimenti dell’Unione Europea. L’inerzia e i ritardi hanno permesso nel tempo irrimediabili scempi in campo ambientale, dei quali gli eventi del Lago d’Orta costituiscono un caso esemplare.

“ Se è vero che tali avvenimenti saranno sempre ricostruibili a partire dalla memoria interna al lago stesso attraverso l’archivio sedimentario – sostengono i ricercatori –  altrettanto non può dirsi per le vicende umane che li hanno accompagnati durante il lungo percorso che ha portato fino ai giorni nostri. Essi sono indissolubilmente legati alla vita e alle opere di coloro i quali di questo lago hanno fatto l’oggetto di studi e ricerche, lungo un percorso storico che ha le radici nell’esistenza stessa dell’Istituto di Pallanza”. Così, la ricostruzione delle vicende evolutive dell’Orta, della sua morte biologica e della sua rinascita, si intrecciano con la vita e le opere dei personaggi che nel tempo si sono avvicendati alla guida dell’Istituto Idrobiologico di Verbania. E di quelli che ne hanno portato avanti le ricerche: tecnici, ricercatori, studenti che con il loro lavoro hanno costruito quella gigantesca mole di dati e documenti che rappresentano un’eredità oggi da curare e valorizzare. Inizialmente poco compresi e considerati per il loro lavoro, nonostante i numerosi tentativi di rendere le loro risultanze accessibili al vasto pubblico, i protagonisti delle ricerche sul lago, si sono allargati a comprendere  centri di ricerca in Italia e nel Mondo, molti dei quali collegati, quanto meno per le loro origini, all’Istituto stesso. Con il libro – Marina Manca, Piero Guilizzoni, Rosario Mosello e Maurizio Gentilini – hanno voluto dare visibilità alle istituzioni, alle persone e ai personaggi che del lago hanno documentato l’esistenza e la morte, pianificato il recupero, accompagnato la rinascita, in sostanza facendone la storia. Gli studiosi che hanno ereditato il testimone delle ricerche sull’Orta oggi godono di ampio credito, ancora una volta considerando questo lago come ambiente ideale per studi pionieri e l’applicazione di tecniche di avanguardia.  Il recupero della qualità delle acque lacustri e di tutte le sue utenze, unita alle bellezze naturali ed artistiche presenti sul territorio, permetterà un ulteriore sviluppo di un  turismo sostenibile e attendo all’ambiente. Infine, la lezione che deriva dalla storia del lago d’Orta deve fare riflettere sulle sfide future, riguardanti non solo quel lembo di territorio al nord del Piemonte ma ogni realtà. Gli autori rammentano come sia “enormemente aumentata la potenzialità dell’uomo e delle sue macchine di incidere sull’ambiente, attingendo a combustibili fossili con l’emissione in atmosfera di ingenti quantità di biossido di carbonio, ossidi di zolfo e azoto. Gli effetti sull’ambiente e sulla qualità della vita sono già ben evidenti, ma gli sforzi per fronteggiare la situazione non sono arrivati a risultati degni di nota. La grande differenza rispetto agli eventi del passato riguarda l’estensione delle aree interessate, prima limitate a porzioni di territorio, ora estesa all’intero pianeta”. Una bella sfida, impegnativa quanto necessaria, alla quale questo libro e la passione di chi l’ha scritto offrono un contributo qualitativamente notevole.

Marco Travaglini

Edilizia sostenibile in Piemonte, interviene la Regione: come riqualificare edifici e limitare il consumo di suolo

“Si restituisce centralità ai Comuni e si riattiva uno strumento atteso da molti amministratori locali e professionisti del settore”: l’assessore all’Urbanistica Marco Gallo commenta così l’approvazione in Consiglio regionale del disegno di legge che aggiorna e riattiva alcune disposizioni fondamentali per la rigenerazione urbana e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente.

Viene in questo modo colmato il vuoto normativo creatosi dopo che la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittime alcune parti della l.r. 7/2022 con la riformulazione della l.r. 16/2018 consentendo il recupero di edifici o gruppi di edifici esistenti “premiando” le operazioni di rigenerazione edilizia o riqualificazione in alternativa all’espansione urbana.

“La modifica della legge 16/2018 va verso una direzione chiara: favorire la rigenerazione urbana, contenere il consumo di nuovo suolo, agevolare il recupero di aree edificate degradate e incentivare pratiche edilizie più sostenibili – precisa Gallo – Si tratta di un passo importante, che affianca il lavoro già avviato con Cresci Piemonte e con la riforma complessiva della normativa urbanistica regionale, su cui stiamo lavorando per fornire strumenti efficaci, chiari e condivisi”.

L’assessore ci tiene anche a sottolineare che “con questa legge il Piemonte anticipa ancora una volta i tempi: in attesa che a livello nazionale venga approvata una riforma organica della rigenerazione urbana, si pone come esempio virtuoso per politiche urbanistiche attente all’ambiente e al futuro delle nostre comunità”.

Sono interessati dal provvedimento tutti gli edifici classificabili come vecchi od obsoleti, di scarsa qualità architettonica, non sicuri dal punto di vista sismico o energetico. Gli interventi dovranno favorire la sostenibilità ambientale, il miglioramento del tessuto urbano sotto il profilo sociale ed economico, la riduzione delle superfici impermeabilizzate, la demolizione selettiva dei manufatti edilizi, l’uso di manufatti o materiali da costruzione riciclati, e le azioni di bonifica ambientale. Inoltre, si rimette al centro l’autonomia dei Comuni, che potranno deliberare autonomamente per consentire il recupero delle strutture e diventare così uno strumento comunale sistematico dal concreto impatto sul tessuto urbano, specialmente nelle aree più periferiche.

cs