AMBIENTE- Pagina 3

A Iren il premio “PIMBY Green 2024”

Il riconoscimento, ritirato dal Presidente esecutivo Luca Dal Fabbro, arriva grazie a The Heat Gardenil progetto architettonico innovativo a servizio della rete del teleriscaldamento a Torino

Reggio Emilia – Il Presidente esecutivo del Gruppo Iren Luca Dal Fabbro ha ritirato a Milano il Premio “PIMBY Green 2024” per la categoria “progettazione e realizzazione di infrastrutture strategiche per i territori e impianti industriali tecnologicamente avanzati”. Ad accompagnarlo l’AD di Iren Energia Giuseppe Bergesio.

Il riconoscimento istituito da ASSOAMBIENTE, l’Associazione che rappresenta le imprese che operano nel settore dell’igiene urbana e dell’economia circolare, con il patrocinio dell’ANCI, riconosce e valorizza le opportunità offerte dalla realizzazione di opere di pubblica utilità in contrasto con la sindrome NIMBY (Not In My Back Yard).

In particolare, Iren è stata premiata per il “Progetto The Heat Garden”, un nuovo sistema di accumulo del calore a servizio della rete metropolitana di teleriscaldamento il cui impianto ospita nel quartiere San Salvario di Torino terrazzi e giardini pensili e quasi 11mila tra piante e alberi. La struttura non solo immagazzina calore per la rete metropolitana di teleriscaldamento, ma promuove una nuova prospettiva sull’energia, unendo le risorse rinnovabili con il miglioramento dell’efficienza energetica: per questo motivo The Heat Garden non è solo un impianto tecnologico, ma un esempio di come l’innovazione possa armonizzarsi con la natura.

Il Premio PIMBY, fin dal suo nome, acronimo di “Please In My Back Yard”, intende contribuire a promuovere un’Italia più sostenibile e inclusiva, in contrasto con il fenomeno NIMBY (“Not In My Back Yard”) e con gli approcci pregiudizievoli di impedimento all’innovazione e allo sviluppo.

“Questo premio ci riempie di orgoglio e soddisfazione”, ha commentato il Presidente esecutivo del Gruppo Iren Luca Dal Fabbro. “La nostra strategia di crescita, recentemente confermata dall’aggiornamento del Piano Industriale al 2030, ha come pilastro la decarbonizzazione, lo sviluppo delle rinnovabili, l’economia circolare, l’efficienza energetica e la salvaguardia delle risorse naturali. Tutto questo sostenuto da un approccio pragmatico, orientato al “fare”, capace di portare innovazione e sviluppo nei territori in cui operiamo. Il caso di The Heat Garden conferma inoltre la nostra volontà di coniugare le funzionalità operative degli impianti al gusto architettonico e al senso del “bello”, donando nello specifico alla Città di Torino un nuovo e affascinante giardino verticale”.

Ecco come saranno i nuovi battelli green sul fiume

Il Po tra passato, presente e futuro

Alla presenza dell’assessore ai Fiumi e al Verde pubblico, Francesco Tresso, è stata inaugurata a Palazzo Madama la mostra “CHANGE! Ieri, oggi, domani. Il Po”. L’esposizione, ospitata nella sala del Senato fino al 13 gennaio 2025, condurrà il visitatore in un viaggio ideale lungo il Grande Fiume, tra installazioni artistiche, capolavori pittorici e cartografie storiche che raccontano in modo efficace, immediato e accessibile il tema della crisi climatica.

Il fiume Po rappresenta un’importante leva di cambiamento su cui la Città di Torino sta investendo grazie ai fondi del PNRR. Con il “progetto fiume” Torino mira a rafforzare il suo rapporto con il Po, elemento di connessione tra i principali luoghi turistici e culturali della città, come parchi, musei e residenze reali, nonché un fondamentale asse di sviluppo sportivo, ricreativo e naturalistico.

In questi giorni è stato completato l’ultimo tassello del progetto con l’assegnazione del bando per la realizzazione dei battelli, che torneranno a solcare il fiume a partire dall’autunno del 2026. L’azienda nautica finlandese Mente Marine si è aggiudicata la gara e fornirà imbarcazioni dal design innovativo e full electric – primo caso in Italia – dotate di sensori in grado di acquisire dati e informazioni sullo stato di salute del fiume durante la navigazione.

L’imbarcazione sarà tipo catamarano, con doppio scafo in vetroresina e sovrastruttura in alluminio, con ampie vetrate per offrire una visuale completa. Il ponte superiore sarà parzialmente calpestabile, permettendo ai passeggeri di godere di una vista panoramica durante la navigazione. Il layout interno sarà flessibile e in grado di adattarsi a diverse configurazioni. Con una lunghezza di circa 15 metri, una larghezza di 5,5 metri e un peso di 15 tonnellate, l’imbarcazione avrà una capienza massima di 59 persone. Le batterie da 130 kwh garantiranno un’ampia autonomia e tempi di ricarica ridotti, con due punti di ricarica situati ai Murazzi e alla darsena che verrà realizzata nella zona di Italia 61. Inoltre, la passerella mobile a poppa garantirà piena compatibilità con i nuovi attracchi previsti lungo il percorso.

L’imbarcazione prevederà anche postazioni per le biciclette, integrando così la navigazione al sistema intermodale di modalità urbana leggera che si sviluppa lungo le sponde del fiume. L’accessibilità a bordo per le persone con disabilità sarà garantita dalla passerella mobile che si adatterà automaticamente ai vari approdi.

Il progetto non si limita a reintrodurre la navigazione sul fiume, ma punta a creare un’esperienza immersiva dell’ambiente fluviale, che verrà completata dal nuovo spazio a terra – il River Center – la cui realizzazione è in corso nelle arcate dei Murazzi. Sarà un hub di informazione e condivisione, pensato per raccontare e valorizzare il “sistema fiume” nel suo complesso. Attrezzato per eventi e attività innovative, sarà anche un luogo di valorizzazione e promozione turistica della città, a disposizione di tutti gli attori che vivono quotidianamente il fiume. Il termine dei lavori per il River Center è previsto per la fine del 2024.

L’assessore Francesco Tresso ha dichiarato: “È splendido vedere il fiume Po dalla città, ma è ancora più affascinante ammirare la città dal suo fiume. Presto, torinesi e turisti potranno vivere nuovamente questa esperienza, grazie a modalità innovative e immersive che metteranno in risalto lo stretto legame tra Torino e il suo fiume principale. Il Po è indissolubilmente legato alla storia di Torino – continua l’assessore -, ne rappresenta il presente e, grazie a questo progetto che apre nuove prospettive di sviluppo, sarà sempre più parte del futuro della città. È un elemento di connessione tra luoghi e persone, nonché un vero e proprio laboratorio di conoscenza a cielo aperto e un luogo di innovazione e sperimentazione sulle tematiche legate ai cambiamenti climatici”

TORINO CLICK

Gustavo Gonzalez, CEO di Agreenet a “Parla con me”

Less food waste for a fresher future

Giovedì 4 luglio una nuova puntata di “Parlami di Spreco”powered by “Parla con Me”, condotta da Simona Riccio – Agrifood & Organic Specialist e Founder di Parla Con Me®intitolata: Less food waste for a fresher future, avrà come ospite Gustavo Gonzalez, CEO di Agreenet.

Agreenet è una startup italiana che sta rivoluzionando il mondo del food sviluppando soluzioni innovative per estendere la shelf-life dei prodotti freschi e combattere lo spreco alimentare. Tra le loro innovazioni spicca PìFresc, una tecnologia all’avanguardia che, applicata come uno sticker sull’imballaggio, è in grado di ritardare la comparsa della muffa di almeno 7 giorni, riducendo lo spreco fino al 74%. Questa soluzione naturale è particolarmente efficace per frutti non climaterici come agrumi, uva da tavola, fragole, frutti di bosco e ciliegie.

Gli obiettivi di Agreenet sono chiari: ridurre lo spreco alimentare lungo l’intera filiera e a casa del consumatore, aumentare i ricavi e i profitti per produttori e distributori, e offrire una soluzione sostenibile in linea con le politiche ambientali e normative sul packaging. Il team di Agreenet, giovane ma esperto, è impegnato nello sviluppo di ulteriori tecnologie a supporto della filiera agroalimentare e sta raccogliendo capitali da fondi di Venture Capital per espandere la produzione e la commercializzazione.

In diretta sui seguenti canali:

Ambiente e sicurezza, Anas certificata

Anas, società del Polo Infrastrutture del Gruppo Fs Italiane, ha ottenuto la certificazione per tre norme internazionali: ISO 14001 (sistema di gestione ambientale), ISO 45001 (sistema di gestione per la salute e la sicurezza sul lavoro) e ISO 39001 (sistema di gestione della sicurezza del traffico stradale). In particolare, quest’ultima certificazione rappresenta l’impegno tangibile di Anas per raggiungere il traguardo della riduzione del 50% delle vittime di incidenti stradali come previsto dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Un traguardo importante per Anas che ha così concluso il percorso con l’ente di certificazione RINA: mette in evidenza la crescita della società nella cultura del miglioramento e nei metodi di monitoraggio dei processi.

È stato inoltre avviato il percorso per il conseguimento della certificazione PdR 125 sulla parità di genere. Si tratta di un sistema di certificazione previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con l’obiettivo di accompagnare e incentivare le imprese ad adottare policy adeguate per ridurre il divario di genere in tutte le aree maggiormente critiche per la crescita professionale delle donne.

“Siamo estremamente soddisfatti di aver conseguito le certificazioni – ha spiegato l’Amministratore Delegato di Anas, Aldo Isi – rappresentano un importante riconoscimento dei nostri sforzi per migliorare costantemente i processi aziendali in termini di gestione ambientale, salute e sicurezza sul lavoro e sicurezza stradale. Per garantire il massimo impegno in questo senso abbiamo istituito un comitato interno per il monitoraggio delle non conformità e il miglioramento continuo rafforzando tutte le strutture e gli organici coinvolti in questi processi. Le certificazioni ottenute – ha sottolineato l’ingegner Isi – ci permettono di essere in linea con le migliori pratiche internazionali e ci aiutano ad aumentare la fiducia dei nostri stakeholder, inclusi clienti, partner e comunità locali”.

Sulla sicurezza stradale, in particolare, Anas continuerà a investire in infrastrutture più sicure e innovative con il ricorso a tecnologie avanzate per monitorare e gestire il traffico in tempo reale. Intensificherà, inoltre, la collaborazione con le autorità competenti e le altre parti interessate per promuovere sempre di più la consapevolezza sui pericoli stradali e sui comportamenti corretti alla guida.

Per l’eccellenza operativa e la sostenibilità a lungo termine i sistemi di gestione, in particolare, sono per Anas un metodo ormai consolidato, strutturato ed efficace. Consentono di identificare, valutare e gestire i rischi e permettono all’azienda di adottare misure preventive e correttive tempestive.

Bosco e territorio a Oulx

LE FILIERE DEL LEGNO PROTAGONISTE. COLOMBERO (UNCEM): REGIONE PIEMONTE APRIPISTA IN ITALIA

“La Regione Piemonte è apripista in Italia nelle politiche forestali. Non solo perché la legge forestale nazionale è nata qui, da quella del Piemonte, sei anni fa. Abbiamo ribadito  a Oulx, e lo faremo fino a domenica con tanti amici, che sulle filiere per boschi e foreste stiamo già guidando un percorso nazionale. Con il nuovo Assessore Marco Gallo, con il dirigente Enrico Gallo e tutto lo staff del Settore del Grattacielo, Uncem proseguirà a lavorare intensamente. Serve un ulteriore scatto, ma la strada mostrata a Oulx a Bosco e Territorio, manifestazione di grande portata nazionale, è di eccellenza. Dobbiamo operare ancora con le Unioni montane, con le imprese, con il Cluster legno Piemonte, con le certificazioni forestali, con tutti coloro che operano nelle filiere per investire anche risorse economiche europee e nazionali della Strategia forestale. Di certo, un milione di ettari di foreste piemontesi sono al centro di percorsi di valorizzazione crescita”.

Lo afferma Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte. (Facebook)

Confagricoltura Piemonte a BOSTER

 

“Un appuntamento tecnico, per sensibilizzare al rispetto del territorio e della natura”

 

Si rinnova anche quest’anno la partecipazione di Confagricoltura Piemonte alla fiera forestale BOSTER, l’appuntamento per operatori di settore e appassionati giunta alla12a edizione biennale, a Beaulard, frazione di Oulx, in Alta Valle di Susa.

BOSTER, Bosco & Territorio, innovativo e unico nel panorama fieristico italiano, è l’evento dinamico ambientato nel bosco, con un’ampia rassegna di prodotti e servizi legati alle filiere che valorizzano il legno quale risorsa rinnovabile: dal bosco al riscaldamento ecologico per la casa ed il legno come materiale per il costruire ecosostenibile.

Quest’anno, a opera di compensazione per la Fiera, sono stati messi a dimora 230 piantini di larice, specie autoctona delle foreste dell’Alta Valle di Susa. Il rimboschimento ha come obiettivo la stabilizzazione di un versante posto a monte della strada forestale che collega Pierremeanud a Chateau Beaulard (strada della Fontana del buon Vino), itinerario escursionistico di importante frequentazione, in modo particolare nel periodo estivo” evidenzia Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte e della Federazione nazionale di prodotto foreste e legno.

Come Federazione degli imprenditori agricoli del Piemonte abbiamo aderito al Cluster Legno Piemonte, una piattaforma che oggi si apre ad aziende forestali, imprenditori e associazioni del settore, il cui scopo è creare reti sinergiche per una gestione forestale e della filiera del legno piemontese che costituisce una fonte di reddito ecosostenibile per tutto il territorio” precisa Allasia.
Regione Piemonte e IPLA (Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente) che promuovo l’adesione a questo polo aggregativo sono impegnate, infatti, nel recupero di aree e nel monitoraggio del verde a beneficio delle economie locali e della cittadinanza.

 

In Italia – ricorda Confagricoltura – la superficie boschiva supera gli 11 milioni di ettari e rappresenta il 36,7% del territorio nazionale, con una crescita del 3,7% rispetto al rilevamento del 2005.
Dal 1990 a oggi, tuttavia, circa 1,5 milioni di ettari sono stati persi dall’agricoltura a beneficio di una superficie forestale non gestita, il che significa aumento del pericolo di incendi (nel 2021 l’Italia è stato il Paese europeo più colpito dai roghi boschivi), riduzione della fruibilità del territorio, perdita di valore paesaggistico e aumento dei rischi idrogeologici.
La situazione spinge quindi a una riflessione ampia, che non si limita alla valorizzazione del verde attraverso nuove piantagioni, bensì pone l’evidenza di una gestione oculata di questo patrimonio.

Il Po tra passato, presente e futuro. Ecco come saranno i nuovi battelli full electric

Alla presenza dell’assessore ai Fiumi e al Verde pubblico, Francesco Tresso, è stata inaugurata a Palazzo Madama la mostra “CHANGE! Ieri, oggi, domani. Il Po”. L’esposizione, ospitata nella sala del Senato fino al 13 gennaio 2025, condurrà il visitatore in un viaggio ideale lungo il Grande Fiume, tra installazioni artistiche, capolavori pittorici e cartografie storiche che raccontano in modo efficace, immediato e accessibile il tema della crisi climatica.

Il fiume Po rappresenta un’importante leva di cambiamento su cui la Città di Torino sta investendo grazie ai fondi del PNRR. Con il “progetto fiume” Torino mira a rafforzare il suo rapporto con il Po, elemento di connessione tra i principali luoghi turistici e culturali della città, come parchi, musei e residenze reali, nonché un fondamentale asse di sviluppo sportivo, ricreativo e naturalistico.

In questi giorni è stato completato l’ultimo tassello del progetto con l’assegnazione del bando per la realizzazione dei battelli, che torneranno a solcare il fiume a partire dall’autunno del 2026. L’azienda nautica finlandese Mente Marine si è aggiudicata la gara e fornirà imbarcazioni dal design innovativo e full electric – primo caso in Italia – dotate di sensori in grado di acquisire dati e informazioni sullo stato di salute del fiume durante la navigazione.

L’imbarcazione sarà tipo catamarano, con doppio scafo in vetroresina e sovrastruttura in alluminio, con ampie vetrate per offrire una visuale completa. Il ponte superiore sarà parzialmente calpestabile, permettendo ai passeggeri di godere di una vista panoramica durante la navigazione. Il layout interno sarà flessibile e in grado di adattarsi a diverse configurazioni. Con una lunghezza di circa 15 metri, una larghezza di 5,5 metri e un peso di 15 tonnellate, l’imbarcazione avrà una capienza massima di 59 persone. Le batterie da 130 kwh garantiranno un’ampia autonomia e tempi di ricarica ridotti, con due punti di ricarica situati ai Murazzi e alla darsena che verrà realizzata nella zona di Italia 61. Inoltre, la passerella mobile a poppa garantirà piena compatibilità con i nuovi attracchi previsti lungo il percorso.

L’imbarcazione prevederà anche postazioni per le biciclette, integrando così la navigazione al sistema intermodale di modalità urbana leggera che si sviluppa lungo le sponde del fiume. L’accessibilità a bordo per le persone con disabilità sarà garantita dalla passerella mobile che si adatterà automaticamente ai vari approdi.

Il progetto non si limita a reintrodurre la navigazione sul fiume, ma punta a creare un’esperienza immersiva dell’ambiente fluviale, che verrà completata dal nuovo spazio a terra – il River Center – la cui realizzazione è in corso nelle arcate dei Murazzi. Sarà un hub di informazione e condivisione, pensato per raccontare e valorizzare il “sistema fiume” nel suo complesso. Attrezzato per eventi e attività innovative, sarà anche un luogo di valorizzazione e promozione turistica della città, a disposizione di tutti gli attori che vivono quotidianamente il fiume. Il termine dei lavori per il River Center è previsto per la fine del 2024.

L’assessore Francesco Tresso ha dichiarato: “È splendido vedere il fiume Po dalla città, ma è ancora più affascinante ammirare la città dal suo fiume. Presto, torinesi e turisti potranno vivere nuovamente questa esperienza, grazie a modalità innovative e immersive che metteranno in risalto lo stretto legame tra Torino e il suo fiume principale. Il Po è indissolubilmente legato alla storia di Torino – continua l’assessore -, ne rappresenta il presente e, grazie a questo progetto che apre nuove prospettive di sviluppo, sarà sempre più parte del futuro della città. È un elemento di connessione tra luoghi e persone, nonché un vero e proprio laboratorio di conoscenza a cielo aperto e un luogo di innovazione e sperimentazione sulle tematiche legate ai cambiamenti climatici”

TORINO CLICK

A Palazzo Madama: CHANGE! Ieri, oggi, domani. Il Po

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino presenta una mostra che, insieme a un amplissimo progetto territoriale, intende approfondire il tema della crisi climatica, offrendo una visione sinottica dei cambiamenti millenari lungo il percorso del fiume Po, paradigma di quanto sta avvenendo su scala mondiale.

 

Il progetto nasce in dialogo con l’Assessorato alla Cura della città, Verde Pubblico e sponde fluviali della Città di Torino e dalla collaborazione tra Palazzo Madama e fondamentali partner nazionali, da sempre impegnati sui temi della conservazione e tutela ambientale, in primis l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po (ABDPO) e l’Agenzia Interregionale per il fiume Po (A.I.Po) insieme alle Riserve della Biosfera del Po, oggi unite nella Riserva MaB UNESCO Po Grande. Accanto a essi gli interpreti torinesi, dal Politecnico di Torino all’Università degli Studi di Torino, allo European Research Institute che quotidianamente portano avanti la ricerca e lo studio del Po e dell’acqua in generale da prospettive disciplinari diverse, e con la media partnership di Rai Radio3.

 

Affrontando i temi essenziali del cambiamento climatico in un’esposizione che intesse un racconto visivo tutto sviluppato nell’interazione tra grande pittura e fotografia, illustrazione e infografica capaci di narrare il paesaggio italiano nella sua complessità e articolazione, dalle Alpi al mare, il progetto espositivo punta l’attenzione sul tema dell’acqua e in particolare sul nostro Grande Fiume, che da millenni determina il paesaggio e la vita della popolazione, è via di comunicazione ma anche supporto essenziale per le attività agricole e industriali, ed esplora le conseguenze e analizza le potenziali soluzioni messe in atto sul territorio dai diversi enti di ricerca e di tutela del Po.

652 chilometri di lunghezza, 141 affluenti, quasi 87.000 chilometri quadrati di bacino idrografico, 19.850.000 di abitanti, il 37% della produzione agricola italiana, il 55% dell’industria zootecnica nazionale: il Po e il bacino padano, dove si produce il 40% del PIL nazionale, costituiscono una delle aree con la più alta concentrazione di popolazione, industrie e attività commerciali a livello europeo.

Questo incredibile sviluppo è stato reso possibile grazie alla storica stabilità e abbondanza della portata delle acque del maggior fiume d’Italia, che provengono da innumerevoli fonti e processi naturali diversificati – sorgenti montane, fusione nivale, ghiacciai, grandi laghi e risorgive di pianura – ma che negli ultimi decenni hanno visto un significativo mutamento, portando a un fenomeno di crisi che si sta verificando ovunque a livello globale.

Proprio per le sue peculiarità e per il suo portato di memoria, di stratificazione storica e di paesaggi, il Po – romano e pagano, bizantino e longobardo, feudale e delle signorie, delle campagne e delle città, romantico, agricolo, industriale, turistico e cinematografico – è capace di restituire in maniera emblematica e chiaramente percepibile la crisi climatica e i suoi effetti: la fisionomia del pianeta sta cambiando più rapidamente di quanto abbia fatto negli ultimi millenni ed è ormai dimostrato il ruolo che gli esseri umani hanno esercitato in questo processo.

La mostra Change! ha l’obiettivo di descrivere questi cambiamenti, offrendo occasioni di riflessione sulla crisi e sui possibili scenari di adattamento ad essa, ma anche di esortare all’azione e alla presa di coscienza: è tempo di agire.

Dal forte impatto scenografico ed emotivo, grazie al progetto allestitivo di Emilio Alberti e Mauro Zocchetta, la mostra si apre con una formidabile installazione capace di proiettare al paesaggio di dieci milioni di anni or sono, poi narrato tramite il mondo dei fossili, stupefacenti cartografie storiche, infografiche e illustrazioni originali realizzate da Jacopo Rosati, avviando un racconto sulla nascita, storia ed evoluzione del Bacino Padano prima e del Po a seguire, con un focus sui cambiamenti caratterizzati da un andamento secolare e da un’improvvisa accelerazione durante l’Antropocene, la nostra era.

La seconda sezione illustra la vita naturale e il lavoro umano nell’area del bacino del Po attraverso fotografie e dipinti di grandi artisti in parte provenienti dalle collezioni dei Musei Civici di Torino, così da sottolineare l’eccezionalità non solo del patrimonio della GAM e di Palazzo Madama, ma anche i fondi storici dell’Archivio Fotografico: olii, acquerelli, acqueforti e tempere di Giovanni Michele Graneri, Jean Louis Daudet, Giuseppe Pietro Bagetti, Antonio Fontanesi, Carlo Pittara, Giuseppe Pellizza da Volpedo e altri grandi artisti saranno accostati a fotografie di maestri quali Vittorio Sella, Mario Gabinio, Riccardo Moncalvo, Franco Fontana, Mimmo Jodice e Bruna Biamino, per restituire frammenti di vita quotidiana, tradizioni, le attività e le relazioni delle persone che vivono lungo le sponde del fiume Po, oltre che tratteggiare i paesaggi padani attraverso i secoli.

All’Antropocene è dedicata invece la terza sezione. Attorno al 1950 l’emissione di grandi quantitativi di gas serra inverte il processo di neoglaciazione, generando una fase di riscaldamento climatico a matrice antropica, che è quanto l’attuale siccità del Po racconta: la diminuzione della sua portata, causata dall’assottigliamento dei ghiacciai alpini, causa una diminuzione dell’acqua che arriva al Delta.

Il racconto per immagini operato da Mondoserie.it è un esempio cristallino del modo in cui l’uomo ha in origine guardato alla Terra e di come questo sguardo sia diventato progressivamente meno lungimirante, fino a perdere di vista l’orizzonte complessivo che però ora si palesa con eventi dirompenti.

Le secche del Po sono il sintomo locale di un problema planetario, quello della riduzione dei ghiacciai e delle calotte polari, raccontato in mostra attraverso immagini satellitari che mostrano la mappa del bacino idrografico del Po, con le centinaia di venature azzurre che scendono dalle vallate alpine e appenniniche per poi riunirsi e dare forma, nella pianura padana, alla grande traccia blu del Po che sfocia nell’Adriatico. Un reticolo idrografico che appare come un insieme di “vasi sanguigni” che assicurano al territorio la linfa vitale dell’elemento acqueo, necessario per la sopravvivenza stessa del mondo vegetale e animale, e che, negli ultimi anni, ha subito mutamenti radicali: in alcuni periodi dell’anno il grande letto del fiume è ridotto a cumuli di ghiaia e sabbia, colonizzato da cespugli e giovani piante, gli affluenti sono in secca e il delicato ecosistema del Delta è messo a rischio dalla risalita del cuneo salino.

La siccità italiana è però un caso unico, perché deriva da uno dei tanti paradossi che caratterizzano il nostro Paese: nonostante l’Italia sia il quinto in Europa per quantità di precipitazioni dopo Croazia, Irlanda, Austria e Slovenia, siamo quello che immagazzina meno acqua in assoluto, poiché non riusciamo a stoccarla.

Di fronte a questo scenario è necessario immaginare soluzioni nuove: la mitigazione e l’adattamento devono prevedere non solo azioni che contribuiscano a ridurre la vulnerabilità degli esseri umani agli impatti attuali (o previsti) dei cambiamenti climatici, come i fenomeni meteorologici estremi e l’innalzamento del livello del mare, ma anche nuovi protocolli agricoli che garantiscano la sicurezza alimentare e suppliscano alla perdita di biodiversità, nonché la produzione e l’approvvigionamento di energia da fonti alternative a quelle esistenti, ponendo nuove basi per una più equilibrata relazione fra uomo e natura.

Le immagini di Adaptation.it invitano a riscoprire la capacità di correggere i propri errori, di mitigarli appunto, e la possibilità per l’uomo di esplorare nuove soluzioni dando spazio alla sua incredibile abilità nell’adattarsi a situazioni nuove, impreviste e spesso anche sfavorevoli, sfruttando inventiva, tradizione e semplice buon senso.

La mostra Change! si inserisce in un più ampio progetto che Palazzo Madama dedica per tutto il 2024 ai temi dei diritti dei popoli e dell’autodeterminazione, del clima e dell’Europa e rappresenta l’acme di una riflessione avviata ad aprile con la Planet Week insieme alla World Bank in occasione del G7 Clima, Energia e Ambiente e sviluppata attraverso la mostra Max Pinckers. State of Emergency e che vedrà attivarsi una esposizione collaterale Memorie d’acqua. Parole e immagini a cura dell’Atlante Linguistico Italiano; cicli di conferenze e convegni internazionali organizzati dall’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, dall’Assessorato alla Cura della città, Verde Pubblico e sponde fluviali della Città di Torino, insieme a un fitto programma di attività, workshop, laboratori e giornate a tariffa ridotta che coinvolgeranno l’intera cittadinanza, nella riscoperta e protezione della grande arteria d’acqua.

La mostra, curata da Tiziana CasertaAnna La Ferla e Giovanni C.F. Villa, sarà accompagnata da un catalogo, edito da Silvana Editoriale, con contributi – fra gli altri – di studiosi dell’Università degli Studi di Torino, dell’Università degli Studi di Bergamo, del Politecnico di Torino, del Politecnico di Milano, dell’ENEA, di Slow Food, di Adaptation.it e di Mondoserie.it

 

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica

Sala Senato

Piazza Castello – Torino

 

27 giugno 2024 – 13 gennaio 2025

 

INFO UTILI:

 

SEDE ESPOSITIVA E DATE Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica. Piazza Castello, Torino

27 giugno 2024 – 13 gennaio 2025

ORARI Lunedì e da mercoledì a domenica: 10 – 18. Martedì chiuso
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
BIGLIETTI intero € 12,00 | ridotto € 10,00

Gratuito Abbonamento Musei e Torino+Piemonte card

INFORMAZIONI palazzomadama@fondazionetorinomusei.it   – t. 011 4433501                 www.palazzomadamatorino.it

 

Rischi del territorio, come prevenire. Incontro a Bardonecchia

Parola d’ordine: prevenzione e diffusione della conoscenza dei rischi sul territorio. E’ il messaggio, che arriva dal workshop “I fenomeni di instabilità naturale in alta montagna. La colata detritica del 13 agosto 2023 a Bardonecchia: previsione, prevenzione e mitigazione dei processi”, organizzato da SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale) in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche-IRPI (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica), l’ARPA e l’Ordine dei Geologi del Piemonte, l’Università di Torino – Dipartimento di Scienze della Terra ed il Comune di Bardonecchia.

All’incontro, aperto dal sindaco Chiara Rossetti, che ha ringraziato gli organizzatori “per aver riportato l’attenzione su Bardonecchia” sottolineando l’importanza della prevenzione e degli interventi di mitigazione del rischio necessari “a contrastare il ripetersi di effetti catastrofici associati a simili eventi”, è intervenuto in video collegamento il Ministro della Protezione Civile e le politiche del mare dell’Italia Nello Musumeci, che ha ricordato: “Come Governo abbiamo dichiarato, a suo tempo, lo stato di emergenza, abbiamo anche erogato e, proprio in queste ore, al Governo porteremo la richiesta per una ulteriore erogazione di risorse per fare fronte alle esigenze che sono emerse dopo l’evento estremo”.

A quasi un anno dalla grave esondazione, che coinvolse il paese di Bardonecchia il 13 agosto 2023, “è parso doveroso – spiegano i ricercatori di SIGEA – fare il punto sulle conoscenze dei fenomeni naturali, che sempre più spesso coinvolgono i centri abitati alpini anche a seguito di un evidente cambiamento climatico in atto”.

Fabio Luino, coordinatore Nazionale Rischio Geo Idrogeologico Sigea, promotore dell’incontro svoltosi a Bardonecchia, al termine del workshop ha sintetizzato, a seguito degli interventi durante la tavola rotonda, quali possano essere gli sviluppi futuri per la situazione di Bardonecchia. “Un monitoraggio strumentale sarà il primo passo per mitigare il rischio per la popolazione: un monitoraggio strumentale già sperimentato su altri bacini dell’arco alpino aventi la stessa pericolosità esistente in Bardonecchia”.
“La programmazione del territorio è essenziale – ha detto Ugo De La Pierre, presidente dell’Ordine dei Geologi del Piemonte – occorre conoscere il territorio dal punto di vista geologico e geomorfologico, studiare la pericolosità e il rischio, per poi capire quali siano gli interventi migliori: alcuni di tipo strutturale, ma anche quelli non strutturali. Tali interventi sono spesso determinati, però, più da scelte politiche, come una pianificazione territoriale che permetta, quando è possibile, di delocalizzare le persone se la zona è a rischio. Serve – ha aggiunto – più informazione e formazione nei confronti della popolazione perché tutti sappiano su che tipo di territorio vivono e con quali problematiche”.

 

Progetto “campagne turchesi” per proteggere la ghiandaia marina

“Campagne Turchesi” protegge la ghiandaia marina, una delle specie ornitiche migratrici più belle e vulnerabili d’Europa

A circa un anno dalla prima positiva esperienza di tutela e protezione della piccola popolazione di Ghiandaia marina Coracias garrulus nell’alessandrino nasce il progetto Campagne turchesi II.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Nella provincia di Alessandria, circa quindici anni fa, veniva segnalata, dopo 70 anni dalla sua scomparsa, la prima coppia nidificante di Ghiandaia marina per il Piemonte (cfr Gatti, 2008) e da allora sono diverse quelle tornate a ripopolare queste campagne. Tuttavia la popolazione è ancora molto lontana dall’aver trovato un suo equilibrio perché scarseggiano i siti per la nidificazione, soprattutto per i regolari disboscamenti e l’abbattimento di strutture ruderali in luogo di nuovi impianti viticoli, seminativi, noccioleti, impianti fotovoltaici, ecc. Ecco dunque che l’installazione di strutture nido artificiali diventa di fondamentale importanza per la riproduzione e l’espansione di questa e di altre specie.

Siamo pronti a ripartire con un bagaglio di conoscenze ed esperienze maturate durante la prima fase del progetto (Campagne turchesi) grazie al quale speriamo di favorire ulteriormente la nidificazione di questa meravigliosa specie che tra il 2022 e il 2023 è cresciuta esponenzialmente: da 15 coppie note nel 2022 a più di 30 nel 2023! dichiara Alessandro Ghiggi, ornitologo e documentarista ideatore del progetto. 

A causa delle modificazioni ambientali degli ultimi decenni, questo uccello fatica a trovare siti idonei alla nidificazione, soprattutto nelle porzioni di Pianura Padana a più alto sfruttamento del suolo. Inoltre, con il recente Dl 24 febbraio 2023, n.13 (Parte II, Titolo II, Capo X) in merito alle energie rinnovabili, che spesso si traducono in infrastrutture impattanti o devastanti il territorio (impiantifotovoltaici e agrivoltaici a terra), la specie rischierà di ricadere in un baratro di frammentazione o di scomparire per la progressiva eliminazione del proprio habitat.

  • La novità di quest’anno sarà, oltre alla messa in posto di strutture nido, la divulgazione: Alessandro Ghiggi, insieme al collega Antonio Scatassi dedicherà diverse serate pubbliche e giornate sul campo al tema della Biodiversitàavifaunistica tipica del paesaggio agricolo. Partendo dalla Ghiandaia marina quale capofila della bellezza di queste terre, verrà approfondita l’importanza di ambienti diversificati con prati stabili ed elementi naturali quali siepi, boschetti marginali, piccoli lembi di incolto, filari arborei e alberi morti 

  • Attraverso le donazioni dei sostenitori, potremo continuare a garantire ulteriori strutture nido per le ghiandaie marine e per tutte quelle specie che, come lei, nidificano in cavità naturali o artificiali, ampliando sempre più i confini interessati dal progetto. Lo scorso anno alcuni nidi sono stati piazzati anche nell’entroterra della Liguria centro-occidentale grazie ad una collaborazione locale. Inoltre saremo agevolati nel sostenere le spese dei vari spostamenti auto (posizionamento nidi, monitoraggio ghiandaie, viaggi tra le varie tappe del “ tour” di presentazione del progetto).

  • Ogni donatore verrà contattato da Alessandro Ghiggi o da Antonio Scatassi per essere informato su data e luogo della prima uscita sul campo disponibile. Una forma di ringraziamento nei confronti dei sostenitori che verranno accompagnati attraverso un percorso naturalistico alla scoperta della ghiandaia marina e della moltitudine di specie abitanti l’Altopiano turchese.

  • Stima costi di fabbricazione per singola struttura in base alla tipologia di legno impiegata: 

    Tronco nido – €25/45 – Cassetta nido – €15/35

Risultati attesi:

  1. N.2 strutture nido artificiali per Km2

  2. Sulla base del volume delle donazioni auspichiamo di espandere i confini del progetto anche alle limitrofe province di Asti, Tortona e Torino.

  3. Condividere il più possibile questo progetto affinché altri come noi possano contribuire ed incentivare la nidificazione della Ghiandaia marina e di altre specie cavicole secondarie

Sostieni questo progetto: https://www.produzionidalbasso.com/project/campagne-turchesi-ii/

Perché il nido artificiale?

Come già accennato, l’installazione di cassette o tronchi nido è un’utile strategia per porre rimedio alla scarsità di idonei siti naturali di nidificazione, venuti meno a causa della progressiva eliminazione dei vecchi alberi con presenza di cavità naturali. Ci confortano in ciò esperienze già poste in essere dal 2019 e che hanno dato risultati molto positivi in termini di risposta dei selvatici. Sono diverse infatti le specie cosiddette “cavicole secondarie” che hanno tratto vantaggio dall’installazione di queste strutture in particolare, oltre alla Ghiandaia marina, citiamo rapaci notturni quali la Civetta Athene noctua, specie sedentaria e l’Assiolo Asio otus, piccolo gufo migratore transahariano, entrambe in decremento soprattutto nelle zone ad alta densità abitativa e ad agricoltura intensiva, ma anche upupe Upupa epops, torcicolli Jynx torquilla… Si considerino inoltre due ulteriori fattori limitanti per queste specie, e in particolare per la carismatica Ghiandaia marina. Il primo è rappresentato dalla rarefazione di quei prati stabili così importanti per l’approvvigionamento del cibo. Il secondo deriva dal fatto che, diminuendo le porzioni di foresta “matura”, diminuisce anche la presenza dei picchi, importantissimi per il loro ruolo di realizzatori di cavità nei tronchi degli alberi, le quali tipicamente ospitano, una volta abbandonate, i nidi di ghiandaie marine.