AMBIENTE- Pagina 35

Piemonte arido, siccità estrema. Il Po ha sempre più sete

Il Piemonte ha il primato di regione più arida d’Italia secondo il report settimanale dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche.

L’area centro-orientale  segna un bilancio idrologico a 12 mesi che può essere considerato ancora di siccità estrema. Le condizioni del fiume Po restano drammatiche con portate che rimangono “largamente deficitarie a monte e che peggiorano man mano che ci si sposta verso il delta” si legge nel report, dimezzate rispetto alla media del periodo. I valori sono  inferiori all’anno scorso.

In Piemonte la situazione è più compromessa compromessa nei bacini idrografici sud-occidentali. Nei   laghi  i livelli del Maggiore rimangono inferiori di circa mezzo metro rispetto alla media storica.

Gestione e promozione della montagna: il master

SAA, UNCEM, COREP E ANCIM INSIEME PER LA TERZA EDIZIONE. ISCRIZIONI ENTRO IL 20 FEBBRAIO

Si chiuderanno il 20 febbraio le iscrizioni alla terza edizione del Master Executive in Gestione e Promozione del Sistema Montano e delle Aree Interne – Manager del Sistema Territoriale, organizzato da SAA-School of Management di Torino in collaborazione con Corep (Consorzio Per la Ricerca e l’Educazione Permanente che annovera tra i suoi consorziati l’Università degli Studi di Torino e l’Università di Messina), Uncem (Unione Nazionale Comuni e Comunità Enti Montani) e Ancim (Associazione Nazionale Comuni Isole Minori).

“La proposta – afferma Filippo Monge, docente di Marketing ed Economia applicata presso l’Università degli Studi di Torino e presidente del comitato scientifico del master – è rivolta a diplomati, laureandi, neolaureati e professionisti non solo in ambito tecnico-economico, ma anche ad amministratori e dipendenti di enti locali e muove dalla necessità di colmare una domanda, sempre più crescente, di competenze nella gestione attenta ed efficiente dei sistemi socioeconomici territoriali, nelle loro varie dinamiche e articolazioni”.

Le lezioni, tenute da esperti e tecnici indicati da Uncem e Ancim e anche da docenti dell’Università di Torino e della Valle d’Aosta, avranno inizio nel mese di marzo 2023, con cadenza quindicinale, e si terranno, in modalità a distanza (on-line, didattica sincrona), il giovedì e venerdì, dalle ore 18 alle 21 e il sabato, dalle 9 alle 12 (cerimonia conclusiva di consegna degli attestati: sabato 30 settembre 2023 ore 10 campus SAA-Torino).

“Il lockdown, la pandemi, ha dimostrato come le nostre montagne e le aree interne del nostro paese possano rappresentare un approdo naturale e sicuro non solo nelle scelte turistiche ma anche nell’orizzonte biografico di ciascuno di noi – affermano Marco Bussone e Roberto Colombero, Presidente nazionale Uncem e Presidente Uncem Piemonte – L’idea di offrire una proposta di questo tipo si genera dalla importante domanda di competenze che i territori e le istituzioni avanzano, anche alla luce delle nuove progettualità necessarie per accedere ai fondi del PNRR”.

Confermata anche la partnership di Ancim, Associazione Italiana Isole Minori, importante organizzazione presieduta da Francesco Del Deo, sindaco di Forio, comune dell’isola di Ischia, “Sono particolarmente convinto di questa collaborazione – dichiara Del Deo – già in occasione dei miei interventi alla cerimonia finale delle prime due edizioni del master avevo intuito le traiettorie comuni di ANCIM con questo importante progetto”.

Molti i temi che verranno trattati in aula: dalla pianificazione territoriale alla rigenerazione urbana, alla creazione e innovazione d’impresa, al marketing territoriale, al diritto amministrativo e ambientale. Informazioni: 011 6399254 e al link www.formazione.corep.it/sistema-territoriale

Un sogno: Torino a zero emissioni. La campagna di Legambiente arriva in città

Giovedì 2 febbraio 2023 alle 17.00 Toolbox Coworking

Via Agostino da Montefeltro 2, Torino

La Clean Cities Campaign, campagna europea per la transizione delle città verso le Zero Emissions, di cui Legambiente è partner, inizia il suo viaggio a Torino.

Durante l’evento, si presenteranno i dati del Dossier “Mal’Aria 2023”, redatto annualmente da Legambiente per denunciare l’emergenza smog nelle città italiane. A seguire, ci sarà una Tavola Rotonda con amministrazioni locali, associazioni e sindacati per capire come la città di Torino sta rispondendo all’obiettivo di raggiungimento di neutralità climatica entro la fine del 2030.

L’evento si terrà a Torino giovedì 2 febbraio 2023 alle ore 17.00 presso Toolbox Coworking, in Via Agostino da Montefeltro 2.

Programma:

– Introduzione istituzionale di Alice De Marco, Direttrice di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta

– Presentazione del Dossier Mal’Aria 2023 da parte di Andrea Minutolo, Responsabile dell’ufficio scientifico di Legambiente Nazionale

– Tavola Rotonda, facilitata da Sergio Capelli, di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, con:

· Chiara Foglietta, Assessora all’ambiente del Comune di Torino

· Gianfranco Guerrini, Consigliere Delegato all’ambiente della Città Metropolitana di Torino

· Roberto Mezzalama, Rappresentante dell’Osservatorio Civico per il Clima di Torino

· Angelo Robotto, Direttore generale di ARPA Piemonte

· Claudio Magliulo, Responsabile italiano di Clean Cities Campaign

· Andrea Poggio, Responsabile Mobilità Sostenibile di Legambiente Onlus

La differenziata, fatta male, genera mostri

Il “Pizzone”, nato dall’insieme di organico e carta, il “Peperattolo”, frutto di organico e latta non differenziati, la “Tazziglia”, ibrido tra ceramica e vetro: sono questi i rifiuti “anomali” protagonisti della nuova campagna di sensibilizzazione di Amiat Gruppo Iren, dal titolo “La differenziata, fatta male, genera mostri”.

L’iniziativa, realizzata in collaborazione con la Città di Torino, vuole stimolare i cittadini nell’adottare comportamenti corretti nella gestione dei rifiuti, con un messaggio chiaro: gettare i materiali separati negli appositi contenitori permette di realizzare una raccolta differenziata migliore, evitando la creazione di “mostri” di rifiuti che non è possibile differenziare.

La campagna è declinata su tre soggetti rappresentativi di errori comuni nella separazione dei rifiuti, dal cartone della pizza gettato sporco nella raccolta carta alla ceramica conferita erroneamente nel vetro.

La campagna, che verrà diffusa dal 30 gennaio 2023, verrà declinata su molteplici canali: affissioni statiche e dinamiche in vari formati, advertising e contenuti digitali.

“Gli sforzi che la Città e AMIAT hanno fatto e faranno per aumentare la raccolta differenziata sono inutili senza la fattiva collaborazione dei Cittadini, – commenta Paola Bragantini, Presidente Amiat Gruppo Iren –  per questo è importante non dare per scontato nulla, e tornare a spiegare che i cattivi comportamenti generano mostri. La raccolta differenziata fatta bene aiuta la Città ad essere più bella e sostenibile”.

“Rafforzare la coscienza civica e l’attenzione all’ambiente è un tassello indispensabile nel percorso intrapreso verso una città più sostenibile  – commenta l’assessora alle Politiche per l’Ambiente Chiara Foglietta –. Per questo è importante continuare a creare occasioni per sensibilizzare la cittadinanza su questi temi e insieme lavorare d’intesa con AMIAT, come stiamo facendo, per migliorare l’efficienza del servizio. Una raccolta di qualità – conclude l’Assessora – è imprescindibile per il recupero, il  riciclo e il futuro reimpiego dei materiali, che ne estenda il ciclo di vita”.

Edilizia e riqualificazione energetica, il 50 % degli edifici a Torino ha più di 45 anni

Enzo Tanino (Presidente di Confartigianato Piemonte Edilizia):

“Se gli obiettivi della direttiva UE, qualora fosse applicata, sono condivisibili e la ristrutturazione di immobili potrebbe rappresentare un’opportunità di lavoro per le imprese, questa non può essere applicata senza una adeguata programmazione pluridecennale e un importante sostegno economico per le famiglie.

il Piemonte ha un patrimonio immobiliare vecchio ed energivoro, oltre il 50%degli edifici a Torino ha più di 45 anni e la maggior parte degli edifici residenziali in Piemonte rientra nelle fasce energetiche più basse, questo vuol dire che in Piemonte è da rifare un immobile su due”.

 

 

Non c’è tregua per il comparto edile. Dopo lo stillicidio di modifiche normative legate ai bonus e soprattutto al superbonus 110%, (una recente analisi di Confartigianato delinea una ragnatela burocratica di 224 interventi su detrazioni fiscali edilizie e superbonus), potrebbe arrivare una direttiva UE per le abitazioni green. Essa fa parte di un pacchetto di norme volte all’ottenimento degli obiettivi climatici della UE e che riguardano la riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di anidride carbonica.

“Se gli obiettivi della direttiva UE, qualora fosse applicata, sono condivisibili e la ristrutturazione di immobili potrebbe rappresentare un’opportunità di lavoro per le imprese, – afferma Enzo Tanino, Presidente Confartigianato Piemonte edilizia – questa non può essere applicata tout court senza una adeguata programmazione pluridecennale e un importante sostegno economico per le famiglie. Voglio ricordare che entro il 2033 occorrerebbe mettersi in regola per non incorrere in sanzioni pesanti. Sono scettico sulla possibilità di poter concludere i lavori entro quella data, considerato che il Piemonte ha un patrimonio immobiliare vecchio ed energivoro, oltre il 50%degli edifici a Torino ha più di 45 anni e la maggior parte degli edifici residenziali in Piemonte rientra nelle fasce energetiche più basse, questo vuol dire che in Piemonte è da rifare un immobile su due”.

Secondo l’ultimo report Enea in Piemonte nel 2021 il 27% delle certificazioni energetiche redatte riguardava gli edifici in classe G (la peggiore della scala), il 24,1% in classe F e solo il 7% (massimo grado di efficienza energetica) in classe A.

 Inoltre la direttiva UE danneggerebbe milioni di italiani proprietari di immobili. In Italia l’80% è proprietario di case e il 70% degli immobili è energivoro. Se la direttiva sarà approvata finirebbero fuori legge oltre 9milioni di edifici, con un impatto devastante sul mercato immobiliare.

“Già lo scorso anno -conclude Tanino – abbiamo sottoscritto, unitamente ad altre associazioni europee delle costruzioni e dell’energia, una dichiarazione congiunta, evidenziando sinteticamente i seguenti punti”:

 

  1. 1.    adozione di un approccio “dal basso verso l’alto”, che tenga conto delle specificità delle diverse realtà locali e nazionali, per creare opportunità di decarbonizzare efficaci dal punto di vista dei costi e per sfruttare pienamente il potenziale dell’energia rinnovabile. Inoltre, l’obiettivo di questo approccio è anche quello di rafforzare il potere delle autorità locali, dei consumatori e delle comunità energetiche, insieme a fornitori e produttori delle loro aree;
  2. garantire l’accessibilità delle soluzioni di riscaldamento e raffrescamento sostenibili in quanto chiave di volta per una giusta transizione nel settore edilizio, attraverso un “approccio al costo totale“, che incorpori i costi diretti, indiretti e operativi delle soluzioni di riscaldamento sostenibile e attraverso la riduzione dei picchi di domanda con soluzioni dal lato della domanda (ad esempio, calore e/o l’energia generati in loco), mantenendo sotto controllo le componenti di fornitura e infrastruttura della bolletta energetica;
  3. promuovere la diffusione di tutti i tipi di soluzioni energetiche rinnovabili e le soluzioni che bilancino i picchi e la gestione della domanda, sottolineando che la definizione di edificio a emissioni zero dovrebbe supportare l’uso di tutte le soluzioni di energia rinnovabile economicamente vantaggiose, per gestire in modo economico e affidabile i possibili picchi di domanda;
  4. 4.    ricorrere all’utilizzo di tutte le tecnologie rinnovabili di riscaldamento e raffrescamento per contribuire alla decarbonizzazione del patrimonio edilizio europeo, promuovendo la sostituzione di fonti di riscaldamento inefficienti con apparecchi che utilizzano una gamma di fonti di energia sempre più rinnovabili.

 

 Smog, i dati di “Mal’Aria di città 2023”. Le situazioni peggiori a Torino e Milano

Nel 2022, 29 città su 95 hanno superato i limiti giornalieri di PM10. L’indagine di Legambiente

Le situazioni peggiori a Torino, Milano, Modena, Asti, Padova e Venezia che hanno registrato più del doppio degli sforamenti consentiti
Rispetto ai nuovi target europei previsti al 2030, situazione ancora più critica: fuorilegge il 76% delle città per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 61% per l’NO2Legambiente: “Per rendere le nostre città più vivibili e sostenibili, serve un cambio di passo e una maggiore attenzione da parte di Governo e amministrazioni locali. Ecco le nostre proposte: zone a zero emissioni, città 30 km all’ora, potenziamento del trasporto pubblico, elettrificazione autobus e sharing mobility”Al via anche la campagna itinerante Clean Cities, dal 1° febbraio al 2 marzo tappa
in 17 capoluoghi per promuovere con forza una mobilità urbana più efficiente, sicura e pulita.
Prima tappa a Torino con una tavola rotonda che coinvolgerà Città di Torino, Città Metropolitana di Torino, Arpa e Osservatorio Civico per il clima, giovedì 2 febbraio h 17:30.

 

L’emergenza smog nelle città italiane è un problema sempre più pressante. Secondo il nuovo report di Legambiente “Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi”, redatto e pubblicato nell’ambito della Clean Cities Campaign, i livelli di inquinamento atmosferico in molte città sono ancora troppo alti e lontani dai limiti normativi, più stringenti, previsti per il 2030. Il report ha messo in evidenza i dati del 2022 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2). In sintesi, infatti, sono ben 29 città delle 95 monitorate, che hanno superato gli attuali limiti normativi per gli sforamenti di PM10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo) con le centraline di Torino (Grassi) che si piazza al primo posto con 98 giorni di sforamento, seguita da Milano (Senato) con 84, Asti (Baussano) 79, Modena (Giardini) 75, Padova (Arcella) e Venezia (Tagliamento) con 70. Queste città hanno di fatto doppiato il numero di sforamenti consentiti.

Sempre per il PM10, l’analisi delle medie annuali ha mostrato come nessuna di esse abbia superato il limite previsto dalla normativa vigente, ma ciò non è sufficiente per garantire la salute dei cittadini, in considerazione delle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dei limiti previsti dalla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2030Per il PM10, sarebbero infatti solo 23 su 95 (il 24% del totale) le città che non hanno superato la soglia di 20 µg/mc. 72 città sarebbero dunque fuorilegge.

Città in ritardo: Le città che devono lavorare di più per ridurre le loro concentrazioni e adeguarsi ai nuovi target (20 µg/mc da non superare per il PM10, 10 µg/mc per il PM2.5, 20 µg/mc per l’NO2) sono: Torino e Milano (riduzione necessaria del 43%), Cremona (42%), Andria (41%) e Alessandria (40%) per il PM10; Monza (60%), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (57%), Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino (55%), Como (52%), Brescia, Asti e Mantova (50%) per il PM2.5. Le città di Milano (47%), Torino (46%), Palermo (44%), Como (43%), Catania (41%), Roma (39%), Monza, Genova, Trento e Bolzano (34%), per l’NO2.

“L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza”, dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “In Europa, è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra un triste primato con più di 52.000 decessi annui da PM2.5, pari a 1/5 di quelli rilevate in tutto il continente. È necessario agire con urgenza per salvaguardare la salute dei cittadini, introducendo politiche efficaci ed integrate che incidano sulle diverse fonti di smog, dalla mobilità al riscaldamento degli edifici, dall’industria all’agricoltura. In ambito urbano è fondamentale la promozione di azioni concrete sulla mobilità sostenibile attraverso investimenti importanti sul trasporto pubblico, il ridisegno dello spazio cittadino con pedonalizzazioni e zone 30, politiche di promozione dell’uso delle due ruote in sicurezza, la diffusione delle reti di ricarica dei mezzi elettrici, facilitando la scelta di ridurre fortemente l’uso dell’auto privata. Chiediamo al Governo, alle Regioni e ai Comuni, di mettere in campo azioni coraggiose per creare città più pulite e sicure. La salute è un diritto fondamentale che non può essere compromesso”.

“La Direttiva europea sulla qualità dell’aria, recentemente proposta, rappresenta solo il primo step di una sfida importante. Le nuove AQGs (Air Quality Goals) impongono un notevole adeguamento rispetto ai valori guida OMS e introducono nuove metriche, come il dimezzamento dei valori di legge attuali”, dichiara Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente. “Le nostre analisi hanno evidenziato che il 76% delle città monitorate superano già i limiti previsti dalla futura direttiva per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 61% per il NO2. Questo significa che le città italiane dovranno lavorare duramente per adeguarsi ai nuovi limiti entro i prossimi sette anni, soprattutto considerando che i trend di riduzione dell’inquinamento finora registrati non sono incoraggianti e che i valori indicati dalle linee guida dell’OMS, che sono il vero obiettivo da raggiungere per tutelare la salute delle persone, sono ancora più stringenti dei futuri limiti europei”.

Secondo l’associazione, la tendenza di decrescita dell’inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni. Il tasso medio annuale di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è, infatti, del solo 2% per il PM10 e del 3% per l’NO2. Le città più distanti dall’obiettivo previsto per il PM10, ad esempio, dovrebbero ridurre le proprie concentrazioni cittadine tra il 30% e il 43% entro i prossimi sette anni, ma stando agli attuali trend di riduzione registrati negli ultimi 10 anni (periodo 2011 – 2021, dati Ecosistema Urbano), potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungere l’obiettivo, ovvero il 2040 anziché il 2030. Città come Modena, Treviso, Vercelli potrebbero metterci oltre 30 anni. Anche per l’NO2 la situazione è analoga e una città come Catania potrebbe metterci più di 40 anni.

“Torino conserva il triste record nazionale di superamenti dei limiti consentiti per le micropolveri ed Asti sale sul podio al terzo posto – dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Questo non può non essere il dato di partenza delle nostre analisi, dalle quali esce l’immagine di un Piemonte fortemente compromesso. La condizione geografica è sicuramente un fattore penalizzante, ma non può essere un alibi. Sono anni che chiediamo politiche forti che possano limitare il traffico veicolare privato, prima fonte di inquinamento atmosferico in ambito urbano come dimostrato dai dati ARPA, fornendo alternative percorribili e funzionali. L’inquinamento sembra ormai essere assunto come ‘ineludibile’, come una condizione non migliorabile. Eppure solo a Torino oltre 900 persone ogni anno perdono la vita in conseguenza a causa di una qualità dell’aria che è eufemistico definire pessima. Non si tratta di eventi episodici, ma di una situazione strutturale che, dunque, richiede coraggio politico e soluzioni strutturali. Quelle che richiediamo a Regione Piemonte e a tutte le amministrazioni comunali, in primis a quella di Torino. Scelte che non potranno che rinforzare le politiche volte alla neutralità climatica, obiettivo che la stessa Torino si è posta per il 2030”.

Giovedì 2 febbraio, a partire dalle ore 17:30 Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta presenterà pubblicamente i dati di Mal’Aria di città durante l’evento di lancio della campagna Clean Cities. Durante l’evento si terrà una tavola rotonda sulle prossime sfide ambientali che vedrà seduti al tavolo Chiara Foglietta, Assessora all’Ambiente della Città di Torino, Angelo Robotto, direttore ARPA Piemonte, Gianfranco Guerrini, delegato alle politiche ambientali della Città Metropolitana di Torino, Claudio Magliulo, Clean Cities Campaign, Roberto Mezzalama, Osservatorio Civico per il Clima, Andrea Poggio, Legambiente.

Le proposte di Legambiente. Per combattere l’inquinamento in ambito urbano, l’Associazione propone una serie di interventi “a misura di città”:

  1. Il passaggio dalle Ztl (zone a traffico limitato) alle ZEZ (Zone a zero emissioni). Come dimostra l’esperienza di Milano (con l’area B) e, soprattutto, dell’ultra Low Emission Zone londinese, le limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti riducono le emissioni da traffico del 30% e del 40%.
  2. LEZ anche per il riscaldamento. Servono un grande piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica e privata, e incentivare una drastica riconversione delle abitazioni ad emissioni zero grazie alla capillare diffusione di misure strutturali, come il Superbonus, opportunamente corretto dagli errori del passato come gli incentivi alla sostituzione delle caldaie a gas.
  3. Potenziamento del Trasporto Pubblico e Trasporto Rapido di Massa (TRM) attraverso la quadruplicazione dell’offerta di linea e la promozione di abbonamenti integrati, come fece la Germania nell’estate del 2022.
  4. Sharing mobility. Incentivare la mobilità elettrica condivisa (micro, bici, auto, van e cargo bike) e realizzare e realizzare ulteriori 16.000 km di percorsi ciclabili.
  5. Ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo, “città dei 15 minuti”, sicurezza stradale verso la “Vision Zero”, “città 30” all’ora seguendo l’esempio di Cesena, Torino, Bologna e Milano.
  6. Tutto elettrico in cittàanche prima del 2035, grazie alla progressiva estensione delle ZEZ alla triplicazione dell’immatricolazione di autobus elettrici e l’istituzione dei distretti ZED (Zero Emissions Distribution).

La campagna itinerante “Clean Cities” – Torna dal 1° febbraio al 2 marzo la campagna itinerante “Clean Cities” organizzata da Legambiente. L’iniziativa, realizzata nell’ambito della Clean Cities Campaign,
una coalizione europea di ONG e organizzazioni della società civile, di cui anche il cigno verde fa parte, farà tappa in 17 città italiane per promuovere una mobilità sostenibile e a zero emissioni e per chiedere città più vivibili e pulite. Prima tappa il 1° febbraio a Torino (1 e 2) per poi spostarsi a Genova (6 e 7 febbraio), Milano (8 e 9 febbraio), Bergamo (10 febbraio), Bari (13 e 14 febbraio), Napoli (15 febbraio), Avellino (16 febbraio), Roma (17 e 20 febbraio), Pescara (17 febbraio), Bologna (18 febbraio), Padova (22 febbraio), Perugia (23 e 24 febbraio), Trieste (25 febbraio), Palermo (25 febbraio), Catania (27 febbraio), Prato (27 e 28 febbraio) e Firenze (1 e 2 marzo). Durante le tappe, saranno organizzati incontri con rappresentanti delle amministrazioni locali, esperti e cittadini per discutere delle sfide legate alla mobilità sostenibile nei vari contesti urbani, sia iniziative di piazza come flash mob, presidi, attività di bike to school.

Il racconto della campagna e la petizione. È possibile seguire tutte le tappe di Clean Cities sulla pagine Facebook e Instagram Legambiente Lab e Twitter GreenMobility. Infine, Legambiente lancia anche per quest’anno la petizione on line “Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!” con la quale chiede al Governo risposte urgenti nella lotta allo smog, a partire dagli interventi sulla mobilità e l’uso dello spazio pubblico e della strada. Firmala anche tu >> https://attivati.legambiente.it/malaria

*Note metodologiche: l’unità di misura con la quale vengono espresse le concentrazioni di NO2, PM2.5 e PM10 è microgrammi per metro cubo di aria (µg/mc). Per quanto riguarda il biossido d’azoto (NO2), le città capoluogo di provincia di cui è stata ricavata la media annuale sono 94; per il PM2,5 sono 85; per il PM10 (sia per le medie annuali che per gli sforamenti giornalieri) sono 96. La media annuale è stata calcolata come media delle medie annuali delle singole centraline di monitoraggio ufficiale delle Arpa classificate come urbane (fondo o traffico).

Smart Solutions for Smart Communities, la ricerca 

martedì 31 gennaio 2023  alla Lavanderia a Vapore via Pastrengo 51, Collegno – TO

 

dalle ore 09:00 alle ore 11.30

 

Saranno presentati i risultati del lavoro di 4 anni del progetto di ricerca BIOENPRO4TO  – Smart Solutions for Smart Communities (POR/FESR Regione Piemonte), a cui partecipano 16 partner locali, di cui 4 grandi imprese, 5 PMI e 7 organismi di ricerca di tre Università piemontesi

 

BioEnPro4TO ha realizzato un sistema tecnologicamente avanzato per la conversione dai residui della vita quotidiana di comunità di piccole dimensioni in bioenergia e bioprodotti, a zero impatto ambientale, zero waste, abbattendo drasticamente i tempi di conversione e con un ritorno di investimento mai visto prima. Il territorio di riferimento è costituito da 17 Comuni dell’area Torino Ovest.

 

Si potranno vedere dal vivo, insieme agli ingegneri che le hanno prodotte, le diverse unità tecnologiche che compongono il sistema, tra cui ‘Torello’, il piccolo ma potente impianto per produrre l’energia pulita ed economica in soli 15 minuti, pronto per la fase di sperimentazione sul territorio.

 

Saranno presenti:

 

Francesco Casciano       sindaco della Città di Collegno

Jacopo Suppo                vicesindaco Città metropolitana di Torino

Andrea Tronzano           assessore allo Sviluppo Attività Produttive della Regione Piemonte

 

Mario Bonaccorso        direttore del Cluster Spring – Una panoramica sulla bioeconomia in Italia

Vander Tumiatti         fondatore di Sea Marconi – Dall’economia circolare all’economia granulare con BioEnPro4TO

 

Paola Dal Zovo            project manager Reply Santer

Silvana Nicola             docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino

Paolo Romano             presidente SMAT SpA

Marco Scolaro             amministratore delegato CIDIU SpA

Vander Tumiatti           fondatore di Sea Marconi

 

Alessandro Perissinotto   docente del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino – La comunicazione sociale e ambientale di BioEnPro4TO. Le favole di Bioeconomia

 

Città a 30 all’ora, primo confronto tra l’Assessora Foglietta e la consulta Ambiente e Verde

Nei giorni scorsi  l’Assessora alla Mobilità Chiara Foglietta ha partecipato in assessorato a un seminario tecnico organizzato dalla Consulta Ambiente e Verde. Si è trattato di una prima occasione di confronto e di dibattito – era presente anche Claudio Cerrato, presidente della sesta commissione del Consiglio comunale competente nelle materie Ecologia, Ambiente e Verde Pubblico – sugli interventi che la Città può realizzare in tema di politiche della mobilità per ridurre l’inquinamento prodotto dal traffico veicolare, e in particolare sul progetto di città a 30 all’ora.

 

In apertura l’assessora ha sottolineato come questa “sia una sfida importante, che non solo è presente nelle linee programmatiche della Città, ma è stata anche rafforzata da un atto del Consiglio Comunale. Nel 2023 saremo impegnati in un percorso che porterà ad individuare, attraverso l’interlocuzione con le Circoscrizioni, quelle che saranno le zone delle città che saranno interessate da questo provvedimento. Creare una città a 30 all’ora non significa mettere segnaletica orizzontale e verticale, ma coinvolgere la cittadinanza con azioni di sensibilizzazione, in sinergia con altri enti e con la collaborazione di soggetti come la Consulta Ambiente Verde. Un lavoro lungo, impegnativo – ha concluso Foglietta – ma fondamentale per migliorare la qualità dell’aria delle nostra città e la salute dei suoi cittadini”.
L’intervento del dottor Francesco Forleo, ricercatore dell’Università di Torino, ha quindi fornito utili spunti di analisi per il momento di confronto e discussione. Dopo aver passato in rassegna i diversi tipi di alimentazione “green” attualmente disponibili sul mercato (ibridi, elettrici, o idrogeno fuel cell), Forleo si è concentrato sull’analisi della situazione di Torino, che a causa della sua particolare posizione, e della bassa ventilazione, costituisce una vera e propria città “laboratorio” per studiare le soluzioni da adottare in tema di mobilità utili a migliorare la qualità dell’aria, pur nei limiti del contesto normativo attuale.
E’ stato sottolineato come il progetto Torino 30 all’ora proposto veda la Consulta decisamente favorevole e impegnata al massimo nel portare il suo contributo. Si tratta di un tema particolarmente sentito da molte altre città, che stanno prendendo sempre più consapevolezza di quanto possa essere importante ridurre la velocità nelle loro aree urbane, perché avere meno consumi delle auto significa ridurre al minimo le emissioni nocive, con benefici evidenti per la qualità dell’aria e anche in termini di sicurezza stradale.
Nell’immediato i singoli cittadini possono fare la loro parte. E’ importante infatti che siano consapevoli, anche attraverso campagne di sensibilizzazione, di quanto il loro comportamento al volante, con l’adozione di uno stile di guida etico e responsabile, possa contribuire a ridurre l’inquinamento prodotto dal traffico. A tal proposito la Consulta ha presentato un “Vademecum dell’automobilista consapevole e intelligente” con una serie di semplici consigli che potrebbero comunque instaurare comportamento virtuosi negli automobilisti, per risparmiare carburante e limitare le emissioni nocive: evitare forti accelerazioni inutili, adottare uno stile di guida fluido, spegnere i motori per fermate superiori a un minuto, mantenere pneumatici a pressione prescritta, evitare frenate brusche, limitare le condizioni carico massimo del veicolo.
Francesco Tamburello

La sostenibilità digitale

La tecnologia, se usata correttamente, rende il nostro pianeta più sostenibile.

Quando utilizziamo uno dei nostri device come ilcomputer, lo smartphone, il tablet e ogni tipologia  di dispositivo che rientra nella categoria ICT – Information Communication Technology – che permette di scambiare ed immagazzinare informazioni, non siamo in grado dipercepire la quantità di emissioni che questi strumenti possono produrre, non sentiamo infatti nessun odore, non vediamo alcun fumo o polvere che ci suggeriscanoche stiamo inquinando; le contaminazioni digitali sonodi fatto invisibili ma esistono ed impattanosignificativamente sull’ambiente contribuendo al riscaldamento globale, all’inquinamento e all’impoverimento di diverse risorse naturali. Questa riflessione , tuttavia,  non è un invito a non far uso dellatecnologia, sarebbe impossibile considerando l’irreversibilità della “rivoluzione digitale e i molteplici vantaggi che derivano dal suo impiego, ma è, al contrario, una chiamata al conseguimento di una maggiore consapevolezza dei benefici derivanti dal suo corretto utilizzo. Sfruttare nel modo giusto la tecnologia a nostra disposizione, infatti, contribuisce a rendere il pianeta, quello che generosamente ci ospita, più sostenibile e meno a rischio.

Quali sono i comportamenti digitali da adottare per scongiurare conseguenze negative sull’ecologia? Un decalogo della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, presieduta dal professor Stefano Epifani, ci aiuta a capire cosa fare e cosa evitare.

Cosa fare per inquinare meno con il digitale.

Usare con moderazione la banda internet, evitando di lasciare video in streaming se non li stiamo guardando o spegnendo il video durante una conferenza se non serve.

Spegnere i dispositivi che non stiamo usando.

Non sostituire i device ogni anno, come ci suggerirebbe la tendenza o la moda, e  quando  si acquistano i nuovi attuare lo smaltimento dei vecchi apparecchi come RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche); gli oggetti “smart” sono fatti con diversi materiali inquinanti e, soprattutto, molti di loro possono essere riciclati.

Eliminare i file inutili, spazzatura digitale, dagli account cloud.

Cosa fare per inquinare meno grazie al digitale

Installare uno smart meter per tenere sotto controllo i consumi elettrici ovvero risparmiare e inquinare meno.

Utilizzare le app per la programmazione intelligente del riscaldamento e per differenziare meglio i rifiuti.

Attraverso il navigatore satellitare scegliere i percorsi più ecologici.

Ordinare cibo a domicilio scegliendo applicazioni pensate per combattere gli sprechi alimentari.

Il punto n. 5 del manifesto della Fondazione per la Sostenibilità Digitale dice una cosa molto importante “la tecnologia non è buona o cattiva. Ciò non vuol dire che non produca effetti nell’una o nell’altra direzione. È fondamentale quindi interrogarsi sugli impatti negativi per minimizzarli e concentrarsi su quelli positivi per valorizzarli”.

MARIA LA BARBERA

sostenibilitàdigitale.it

Al via i lavori di valorizzazione dei parchi e dei boschi collinari di Torino

Sono iniziati in questi giorni gli interventi di cura e di valorizzazione dei parchi e dei boschi collinari di proprietà della Città di Torino, finanziati con fondi REACT EU PON METRO.

 

La collina di Torino (includendo il Parco del Po), riconosciuta nel 2015 Riserva Uomo e Biosfera (MaB) dell’Unesco, conta oltre 900 ettari di boschi (circa un terzo di proprietà comunale) e una rete di sentieri che si estende per oltre 70 km. “Un capitale ambientale unico, dalle potenzialità in buona parte ancora inespresse, che l’Amministrazione ha intenzione di valorizzare – ha dichiarato l’assessore al Verde Pubblico e presidente del MaB UNESCO Collina Po, Francesco Tresso -. Il censimento aggiornato dei boschi di proprietà comunale, la redazione di un Piano Forestale Aziendale a cui è seguita nel 2022 la certificazione FSC (Forest Stewardship Council), sono tasselli di una strategia di valorizzazione della collina torinese nell’ottica di una gestione responsabile finalizzata all’incremento della produzione di benefici ambientali, i cosiddetti servizi ecosistemici, e a migliorare la fruizione di questi spazi da parte di tutti i cittadini”.

 I lavori, il cui completamento è previsto per il prossimo autunno, comprendono interventi di miglioramento selvicolturale dei boschi, con operazioni di diradamento e di contenimento delle specie esotiche, di cura del patrimonio arboreo e degli arredi nei principali parchi collinari (Maddalena, Leopardi, Europa, San Vito), includendo anche le aree boschive (Panoramica) limitrofe alla viabilità collinare. Si interverrà inoltre su alcuni sentieri collinari molto frequentati (i numeri 16, 26, 29) con il ripristino del fondo, la rimozione di alberi morti o pericolanti presenti sui bordi e altre lavorazioni idonee a migliorarne la fruizione da parte di escursionisti, runner e ciclisti.

“Si tratta di un progetto articolato – aggiunge l’assessore Tresso – e auspico che gli interventi che stiamo realizzando possano innescare ulteriori risorse e azioni, e che anche altri enti proprietari di aree boschive, possano attivare iniziative simili”.

Alcuni dei sentieri che saranno oggetto degli interventi attraversano particelle private. In questi casi, qualora si riscontrassero alberi pericolosi, si procederà con il taglio (ai sensi dell’art. 22 comma 3 del Regolamento attuativo della L.R. 28 febbraio 2010 n.12) in un’ottica di salvaguardia della pubblica incolumità, con il rilascio del legname che potrà essere prelevato dai privati.

Le aree di cantiere saranno segnalate, delimitate e presidiate come da normativa, e in corrispondenza dei sentieri la percorribilità sarà temporaneamente limitata.

Con le stesse modalità si interverrà anche nel comune di Val della Torre, dove la Città di Torino è proprietaria di quasi 80 ettari di boschi.

Tutti gli interventi sono stati autorizzati dall’Ente di gestione delle Aree Protette del Po piemontese e dalla Commissione Locale per il Paesaggio.