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 #Parlaconme alla Fiera del Peperone di Carmagnola

“In occasione della 72^ edizione della Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola, sono in programma dal 27 agosto al 5 settembre 2021, 10 giorni di eventi gastronomici, culturali e artistici con esperienze creative e coinvolgenti per tutti i sensi e per tutte le fasce di età.

Sul grande palco di Piazza Sant’Agostino si svolgerà ogni giorno, dalle ore 17 alle ore 21 il Salotto della Fiera con un serie di appuntamenti che verranno proposti anche in live streaming sulla pagina www.facebook.com/fiera.peperone con regia e trasmissione a cura del media partner Radio Vida Network.

Simona Riccio – Agrifood & Organic Specialist e Social Media Marketing Manager – avrà l’occasione di partecipare e di condurre il talk show #Parlaconme Speciale Carmagnola che dallo scorso anno propone durante la manifestazione questo interessante spazio di approfondimento dedicato al mondo dell’Agroalimentare”

Siccità, irrigazioni in aumento

Confagricoltura Piemonte: “Sfruttare nel migliore dei modi l’occasione del Recovery Plan per rinnovare la rete idrica e quella irrigua”. L’agricoltura negli ultimi decenni ha ridotto di quasi il 30% il consumo idrico, ma solo l’11% dell’acqua piovana viene trattenuta

 

Confagricoltura Piemonte segnala che a causa dell’andamento stagionale particolarmente caldo e siccitoso in alcune aree del Piemonte sono significativamente aumentate le irrigazioni di soccorso alle coltivazioni.

Le colture maggiormente sottoposte a stress idrico – spiegano i tecnici di Confagricoltura Piemonte – sono mais, pomodoro, soia, sorgo, orticole, barbabietola, prati stabili e avvicendati, trifogli, medicai ed erbai, sorgo, fagioli e ortaggi in pieno campo, fruttiferi, fragole rifiorenti e piccoli frutti.

L’acqua – sottolinea il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – è un bene prezioso che va utilizzato in modo responsabile. L’agricoltura negli ultimi decenni ha ridotto di quasi il 30% il consumo idrico, impegnandosi ad adottare modelli sostenibili di gestione, quali l’irrigazione di precisione. Oggi dobbiamo ristrutturare con urgenza le reti idriche e creare nuovi invasi: nel nostro Paese, infatti, solo l’11% dell’acqua piovana viene trattenuta.

Per Confagricoltura è necessario ripristinare e rinnovare una rete infrastrutturale vecchia, con un tasso di dispersione elevato, senza dimenticare l’importanza di migliorare l’utilizzo delle acque reflue, che è una delle sfide più importanti dell’economia circolare.

Dobbiamo sfruttare nel migliore dei modi l’occasione del Recovery Plan – chiarisce il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro – per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, realizzando le infrastrutture necessarie a gestire la risorsa acqua, tenendo presente che nei prossimi anni l’aumento delle temperature aggraverà ulteriormente la carenza idrica”.

Confagricoltura precisa che il settore primario è quello che più risentirà della siccità e per questo diventa sempre più importante riuscire ad accumulare l’acqua piovana, per poterla utilizzare nei momenti di carenza. Occorre distinguere fra l’acqua prelevata e l’effettivo consumo: quello primario è l’unico settore economico che produce rispettando la risorsa idrica, perché quella impiegata nell’uso irriguo – ricorda Confagricoltura – non fuoriesce dal ciclo idrologico naturale ma viene restituita al sistema ambientale, a valle dei processi produttivi.

Vino, aumenti delle rese: le riserve vendemmiali

La Regione ufficializza le quantità per Asti e Moscato d’Asti Docg, Barolo e Barbaresco Docg, Brachetto d’Acqui Docg e Piemonte Brachetto, Gavi Docg

 

L’Assessorato all’Agricoltura e Cibo della Regione Piemonte ha ufficializzato le rese ad ettaro, le riserve vendemmialie e la destinazione dei superi per la vendemmia 2021 accogliendo lerichieste di aumento comunicate dai rispettivi Consorzi di tutela per Asti Docg e Moscato d’Asti, Brachetto d’Acqui Docg e Piemonte Brachetto Doc, Barolo e Barbaresco Docg, Gavi Docg.

Novità per il Piemonte l’utilizzo dello strumento dello Stoccaggio, misura di contenimento dell’offerta della DO, che sarà introdotto per il governo del prodotto della DOCG Brachetto d’Acqui  e della DOC Piemonte Brachetto.

Apprezzo il segnale positivo che ricevo dal comparto vitivinicolo, rispetto al 2020 aumentano i quantitativi stabiliti per le rese e le riserve vendemmiali. Il mercato  si è rivelato favorevole dopo il lungo periodo di fermo e anche il posizionamento in nuovi mercati esteri ha consolidato il trend positivo che stanno vivendo i prodotti vinicoli piemontesi. E’ stato comunque necessario prevedere, quale misura di contenimento delle rese e di gestione dei volumi immessi sul mercato,  lo stoccaggio di parte del prodotto a DO in attesa dell’evoluzione del mercato verso condizioni, che ci auspichiamo si rivelino in breve, ancora più favorevoli delle attuali. Lo stoccaggio permetterà di modulare l’offerta in maniera compatibile con le dinamiche della domanda” – dichiara l’assessore regionale all’Agricoltura e Cibo Marco Protopapa.

I dati in dettaglio sono pubblicati sul sito della Regione Piemonte al link: https://www.regione.piemonte.it/web/temi/agricoltura/viticoltura-enologia/provvedimenti-vendemmiali

In sintesi:

– Docg Asti e Moscato d’Asti, resa 100 quintali per ettaro e riserva vendemmiale 15 quintali per ettaro.

– Docg Brachetto d’Acquiresa tipologia Spumante: 50 quintali per ettaro; resa tipologia Tappo Raso: 50 quintali per ettaro.

Per la misura dello stoccaggio il cui periodo termina il 31 gennaio 2022, sono stati definiti i seguenti quantitativi: tipologia Spumante 10 quintali per ettaro e tipologia Tappo raso: 30 quintali per ettaro.

– Doc Piemonte Brachetto, resa tipologia Spumante: 65 quintali per ettaro, resa tipologia Tappo Raso: 65 quintali per ettaro.

Per la misura dello stoccaggio, il cui periodo termina il 31 gennaio 2022, è stato definito il quantitativo di 25 quintali per ettaro.

– Docg Gavi, resa tipologia tranquillo, frizzante, spumante: 95 quintali per ettaro; resa per menzione vigna: 85 quintali per ettaro; resa per tipologia Riserva e Riserva Spumante metodo classico: 65 quintali per ettaro.

Riserva vendemmiale per tipologia tranquillo, frizzante, spumante: 19 quintali per ettaro; menzione vigna: 7 quintali per ettaro; tipologia Riserva e Riserva Spumante metodo classico: 13 quintali per ettaro.

– Docg Barolo e Barbaresco, rese da disciplinare di produzione e destinazione dei superi del 20% concesso: 15% a distillazione o altri usi consentiti e 5% a Vino.

Rese vendemmiali: favorire l’equilibrio di mercato

Verso il pieno sfruttamento del potenziale produttivo del Moscato d’Asti; anche il Brachetto è in ripresa. Si preannuncia una vendemmia non abbondante e di qualità. L’export traina i consumi: occorre agire con prudenza per assicurare uno sviluppo equilibrato del comparto.

 

Confagricoltura Piemonte esprime parere favorevole all’incremento delle rese vendemmiali delle denominazioni Asti, Moscato d’Asti, Brachetto d’Acqui e Piemonte Brachetto proposte dalle assemblee dei consorzi di tutela.

Il buon andamento della commercializzazione, soprattutto all’estero, e la conseguente riduzione delle giacenze, oggi leggermente al di sotto del livello fisiologico – dichiara Gianluca Demaria, presidente della sezione vino di Confagricoltura Piemonte – ha suggerito agli enti di tutela un coerente incremento del volume di prodotto disponibile per assecondare le esigenze del mercato. Siamo certi che i consorzi, che concorriamo ad amministrare con rappresentanti espressi dalla parte agricola – aggiunge Gianluca Demaria – sapranno agire con prudenza sull’eventuale sblocco della riserva vendemmiale per continuare ad assicurare un corretto equilibrio tra produzione e consumi“.

L’andamento meteorologico finora ha accompagnato in modo favorevole lo sviluppo vegetativo dei vigneti. Le grandinate, seppur infauste per le zone colpite dal maltempo, non hanno compromesso complessivamente la quantità del raccolto. “L’ultima parte del ciclo produttivo – dichiara Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte, organizzazione che con 40 tecnici impegnati sul territorio sta monitorando l’evoluzione della stagione in vigna – come sempre è la più importante per quanto riguarda la qualità del raccolto. Molto dipenderà da come si svilupperanno le prossime settimane: al momento prevediamo una vendemmia non abbondante, ma con una qualità molto interessante”.

Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia sottolinea l’importanza del confronto nell’ambito della filiera. “Il Piemonte – spiega Enrico Allasia- ha scelto in modo convinto di puntare sulla qualità, tutelando con le denominazioni d’origine quasi tutta la produzione regionale. Dobbiamo rafforzare la coesione tra produttori, trasformatori industriali: per questo abbiamo chiesto alla Regione di monitorare l’andamento della situazione, promuovendo occasioni di incontro per definire insieme le strategie di sviluppo del comparto”.

 

 

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Le rese vendemmiali proposte dai consorzi di tutela

 

Per le  docg Asti e Moscato d’Asti la proposta del consorzio è di fissare la resa come stabilito dal disciplinare di produzione, pari a  100 quintali di uva per ettaro (l’anno scorso era di 90 quintali): per le restanti tipologie e sottozone le rese proposte sono quelle fissate dal disciplinare di produzione. Per le tipologie Asti e Moscato d’Asti la proposta prevede inoltre una riserva vendemmiale di 15 quintali di uva per ettaro. Gli eventuali “superi”, ovvero le quantità prodotte nel limite del 20% oltre il quantitativo di riferimento fissato dal disciplinare di produzione potranno essere destinati all’ottenimento di mosto parzialmente fermentato da uve aromatiche Moscato (la dicitura non è da intendersi quale destinazione finale delle uve ma esclusivamente come prodotto intermedio nell’elaborazione dei vini spumanti di tipo aromatico con o senza l’utilizzo dell’indicazione della varietà) e a ogni altra destinazione consentita dalla normativa.

Per la docg Brachetto d’Acqui tipologia spumante la resa proposta è di 50 quintali di uva per ettaro (l’anno scorso era di 36 quintali), con una riserva vendemmiale di 10 quintali; per la tipologia tappo raso 50 quintali e 30 di riserva vendemmiale. Gli eventuali superi potranno essere destinati alla produzione di succhi d’uva, mosto o mosto muto o mosto parzialmente fermentato rosso o bianco; mosto o mosto muto o mosto parzialmente fermentato aromatico rosso o bianco, vino e distillati. Per tutelare le produzioni e mantenere un equilibrio di mercato il consorzio ha proposto di non consentire la riclassificazione del mosto atto a produrre Brachetto d’Acqui tipologia tappo raso a mosto atto a produrre Brachetto d’Acqui tipologia spumante.

Per la doc Piemonte Brachetto è stata proposta una resa di 65 quintali di uva per ettaro (43 nel 2020), con una riserva vendemmiale di 25 quintali: gli eventuali superi potranno essere destinati alla produzione di succhi d’uva, mosto o mosto muto o mosto parzialmente fermentato rosso o bianco; mosto o mosto muto o mosto parzialmente fermentato aromatico rosso o bianco, vino e distillati.

Il guru del vino Donato Lanati chiamato in Madagascar

Un’impresa eroica che coniuga scienza, cultura, ambiente e territorio, con risvolti economico-sociali

“in Madagascar, vengono prodotti 15milioni di ettolitri di vino: i bianchi sono discreti, mentre i rossi sono imbevibili”

Pochi gli elementi certi e tante le variabili da analizzare

E’ partita dal Madagascar la delegazione malgascia, guidata dall’economista internazionale e procacciatore d’affari governativo Bruno Randri-Anantenaina, giunta settimana scorsa nel Monferrato per incontrare il guru del vino Donato Lanati. Un lungo viaggio di speranza e ambizione, per qualificare e lanciare la produzione enologica della Repubblica insulare, situata nell’Oceano Indiano, al largo della costa orientale africana.

Tra i Paesi economicamente più poveri del mondo e con una qualità della vita ancora bassa per la maggior parte della popolazione, il Madagascar annovera rari esempi di un’eccezionale biodiversità. L’economia nazionale è essenzialmente basata sull’agricoltura, sull’allevamento del bestiame e sulla produzione di oggetti di artigianato. Il riso resta il più importante prodotto del Paese, mentre l’esportazione agricola è centrata su prodotti di ridotto volume e di alto valore, come vaniglia, caviale litchi e oli essenziali. Il cuore del Paese, con le regioni di Fianarantsoa e Antananarivo, è l’altopiano centrale (hautes terres), caratterizzato da rilievi collinari e montani che raggiungono i 1700 metri di altitudine e che proteggono le fertili valli, fondamentali per l’agricoltura. Il tratto più distintivo dell’isola è il colore rosso intenso del terreno (ricco di ferro) che dà il suffisso “Rosso” all’Isola.

La nostra tradizione enologica parte dai vini prodotti per i riti religiosi”, ha spiegato l’economista malgascio durante la visita all’Enosis Meraviglia di Fubine; “poi, con le prime colonizzazioni europee, le coltivazioni sono iniziate a prosperare. Oggi, in Madagascar, vengono prodotti 15milioni di ettolitri di vino: i bianchi sono discreti, mentre i rossi sono imbevibili. Ecco, la motivazione del viaggio in Italia alla ricerca di una collaborazione/cooperazione con Donato Lanati, sommo maestro nell’interpretare ambiente/territorio e dar voce alla vite. Attualmente, il Madagascar è caratterizzato da un’economia di sussistenza e da scarsa industrializzazione, ma riserva grandi potenziali nel turismo, quello solitario e paesaggistico a contatto con la natura. In quest’ambito, riteniamo che il vino sia un elemento importante, una risorsa complementare per elevare la nostra offerta turistica”.

Che a Lanati piacciano le sfide è lapalissiano e che sia un luminare dell’enologia è una certezza inconfutabile ma, questa volta, si tratta di un’impresa davvero eroica, che coniuga scienza, cultura, ambiente e territorio, con potenziali risvolti economico-occupazionali. Una sfida oltre la sfida, che guarda anche al sociale e al riscatto di un Paese, paradossalmente, povero e ricco allo stesso tempo. Certamente, il notevole lavoro sul fronte della viticoltura e della vinificazione svolto in Georgia (dal 2004 sull’altopiano del Kakheti, dove c’erano 4 aziende e oggi, grazie a Lanati, se ne contano 120), Kazakistan e Cile, oltre che in Italia, è tra le dimostrazioni palpabili del suo vincente e lungimirante operato, anche sotto l’aspetto economico-sociale ma, col Madagascar, l’impresa è ancora più grande: è una lotta che si fa serrata contro il tempo e le distanze.  

E’ un invito impegnativo e stimolante allo stesso tempo”, riflette Lanati. “Pochi gli elementi certi e tante le variabili da analizzare, prima di intraprendere un percorso. Tra le certezze: l’eccezionale biodiversità del Madagascar, uno degli ultimi paradisi terrestri; da analizzare, invece: le condizioni pedoclimatiche, le escursioni termiche, la durata e l’intensità delle piogge, le temperature per la dormienza della vite, nonché gli agenti patogeni vegetali e animali. Alla luce di tutti questi elementi, fondamentale risulterà, altresì, la scelta del porta innesto. L’obiettivo? Un vino dialogico, dal cromatismo luminoso e trasparente. Ogni bottiglia dovrà racchiudere un pezzo di Madagascar. Sarà un lungo lavoro che durerà anni”.

La vite accompagna l’uomo da oltre otto millenni e, quando compresa, è in grado di esprimere la cultura e la storia di un territorio: “solo con tale consapevolezza”, sottolinea Lanati, “i malgasci conquisteranno la forza necessaria per interloquire col mondo”.

Con studi e analisi alla mano, potremmo ipotizzare di produrre un milione di bottiglie in una cantina modulare, che non sia solo il luogo di trasformazione dell’uva in vino, ma l’anima pulsante di una terra fiera e orgogliosa. Immagino cantine immerse nei vigneti, disegnati come parchi. Penso a cantine nelle quali vivere un pieno trasporto nella cultura di un territorio dalla storia millenaria. Marketing e comunicazione, poi, completeranno l’opera: l’etichetta dovrà essere geniale, diretta ed essenziale; un vero e proprio biglietto da visita del Madagascar e di tutto il suo comparato agroalimentare”.

Davanti alle sfide più grandi, l’eloquio di Lanati è tornato ad essere un fiume in piena che, tanto, ha affascinato i visitatori malgasci, pronti ad aprire autostrade allo scienziato del vino o, meglio ancora, ad edificare archi vitruviani, già emblema di riscatto e fortuna in altri Paesi del mondo, solcati dalla sapiente mano del guru monferrino.  

  

Dalla Regione i fondi per i giovani agricoltori

Assessore Protopapa: “Un unico bando per l’insediamento dei giovani e per il miglioramento delle aziende”

E’ in arrivo il bando regionale per l’anno 2021 a sostegno dei giovani agricoltori piemontesi sulle misure del Programma di sviluppo rurale del Piemonte per gli anni di transizione 2021-2022.

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore regionale all’Agricoltura e Cibo Marco Protopapa, ha approvato oggi la delibera che assegna un finanziamento complessivo di 45,6 milioni di euro per l’apertura del bando cosiddetto “pacchetto giovani” in quanto integra le operazioni 6.1.1 del Psr, insediamento dei giovani agricoltori e 4.1.2 del Psr, miglioramento delle aziende agricole (rendimento globale e sostenibilità).

“Per l’anno 2021 la Regione Piemonte assegna una dotazione finanziaria significativa a sostegno dei giovani agricoltori piemontesi attraverso l’apertura di un unico bando, molto atteso dall’intero comparto – dichiara l’assessore all’Agricoltura e Cibo, Marco Protopapa – Sono previsti aiuti per avviare nuove imprese e per la realizzazione di investimenti finalizzati agli adeguamenti strutturali delle aziende con l’obiettivo di migliorarne la competitività”.

L’emanazione del bando è condizionata dall’approvazione da parte della Commissione Europea della richiesta di modifica del Psr 2014-2020 del Piemonte per gli anni di transizione e verrà pubblicato la prossima settimana sul sito della Regione Piemonte.

In arrivo nuovi fondi all’agricoltura per rilanciare un settore in crisi

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La Prima Commissione del Consiglio regionale riunita in sede legislativa e presieduta da Carlo Riva Vercellotti, ha approvato all’unanimità un incremento di oltre 3,5 milioni di euro della compartecipazione della Regione Piemonte al PSR, il Programma europeo destinato all’agricoltura e allo sviluppo rurale, garantendo così la disponibilità di ulteriori 21 milioni di euro di spesa pubblica.

Questo incremento permetterà di utilizzare le nuove risorse rimodulate tra le regioni italiane, in seguito alla proroga di due anni del PSR voluta dall’Unione europea per coprire le annualità 2021-22, in attesa della nuova programmazione e per far fronte alla pandemia. L’importo della quota regionale raggiunto con questo incremento (56 milioni di euro totali) permetterà di sbloccare complessivamente 379 milioni di euro di spesa pubblica per il biennio.

Motivando l’urgenza che ha portato alla sede legislativa in Commissione, l’assessore all’agricoltura Marco Protopapa ha ricordato “l’importanza dell’incremento di risorse rispetto al riparto storico del PSR, anche per dare più certezze alla nostra agricoltura, martoriata da eventi climatici che hanno messo alla corda molte aziende. La velocità di approvazione della variazione di bilancio unita alla disponibilità di maggiori fondi ci permetterà di procedere più celermente e di rispondere alle esigenze di chi ha più bisogno. Di fronte a certe situazioni emerge anche la necessità di investimenti con una progettualità sul futuro”.
Maurizio Marello (Pd), annunciando il voto positivo del suo gruppo, ha sottolineato “l’importanza dell’aumento dei fondi destinati  al mondo agricolo”.
Per Matteo Gagliasso (Lega) “l’incremento è importante per gli effetti che avrà sul territorio, aiutando il rilancio di un settore che sta vivendo un periodo molto difficile”.
Per Giorgio Bertola (M4o) “l’augurio è che questi interventi tengano conto dell’emergenza climatica, una realtà ormai innegabile che richiede una inversione di rotta nelle nostre politiche”.

Nuovo regolamento per l’apicoltura

Assessore Protopapa: “Norme più adeguate per un comparto di importanza primaria nell’agricoltura piemontese”.

Il Piemonte si dota di un nuovo regolamento che disciplina il ruolo multifunzionale dell’apicoltura piemontese con la finalità di un adeguato sfruttamento delle risorse nettarifere.

Il regolamento è stato approvato oggi dalla Giunta regionale, in attuazione della legge regionale n.1 del 2019, Testo unico in materia di agricoltura, a seguito del parere favorevole espresso dalla terza Commissione del Consiglio regionale del Piemonte e nei mesi scorsi dal Consiglio delle autonomie locali (Cal).

La norma stabilisce i criteri per individuare i soggetti produttori apistici, gli apicoltori amatoriali o per autoconsumo; le linee guida per la pratica del nomadismo considerando le esigenze sia dei piccoli che degli apicoltori professionali; e definisce l’organizzazione e il funzionamento del Centro apistico regionale istituito presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.

“Il regolamento va a normare un comparto di importanza primaria nell’agricoltura piemontese considerando che la nostra regione è al primo posto in Italia per la produzione di miele – dichiara l’assessore all’Agricoltura e Cibo Marco Protopapa – Il testo è stato definito accogliendo le osservazioni delle associazioni dei produttori e degli apicoltori singoli, degli enti locali e di ricerca, con l’obiettivo di incentivare l’attività degli apicoltori anche in equilibriocon le altre produzioni agricole sul territorio”.

Fondi regionali per le reti antigrandine

Aperto il bando per la prevenzione dei danni causati dal maltempo nei comparti ortofrutticolo e vitivinicolo

La Regione Piemonte ha aperto il bando a sostegno degli agricoltori piemontesi per la prevenzione dei danni causati da avversità atmosferiche tramite l’impiego di impianti di protezione con reti antigrandine. La dotazione finanziaria è di 3 milioni di euro sull’azione 1 della misura 5.1.2 del Programma di sviluppo rurale per l’anno 2021. L’attivazione del bando da parte dell’Assessorato regionale all’Agricoltura è condizionata dall’approvazione da parte della Commissione europea delle proposte di modifica al Psr 2014-2020 presentate dalla Regione.

“L’intero comparto agricolo, in tutto il territorio piemontese, ha subito ingenti danni a causa delle avversità atmosferiche, dalle gelate anomale nel mese di aprile alle ultime grandinate a luglio che hanno colpito le produzioni dei settori ortofrutticolo, vitivinicolo, corilico e cerealicolo – dichiara l’assessore all’Agricoltura e Cibo della Regione Piemonte, Marco Protopapa – Il bando per le reti antigrandine è il primo dedicato alle calamità naturali attraverso le azioni già previste nelle misure del Psr 2014-2020. Azioni che purtroppo sono assolutamente necessarie e fortemente richieste dal comparto agricolo per le continue perdite determinate dal maltempo”.

I beneficiari possono presentare le domande di richiesta di contributo a partire dal 28 luglio e fino al 2 novembre 2021; il sostegno è pari al 50% del costo dell’investimento ammissibile per ciascun impianto di protezione.

Il bando è pubblicato sul sito della Regione Piemonte al link:

https://bandi.regione.piemonte.it/contributi-finanziamenti/psr-2014-2020-op-512-impianti-protezione-reti-antigrandine-bando-42021

Moscato, eccellenza da valorizzare

CIA PIEMONTE: “MOSCATO UN’ECCELLENZA DA TUTELARE E VALORIZZARE”

Le richieste:

–          Utilizzo della denominazione solo per Docg e Doc

–          Resa massima per la prossima vendemmia

–          Sblocco delle riserve solo “ad azienda”

«Il Moscato è un’eccellenza del vigneto Piemonte conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Come tale va difesa e valorizzata».

Il messaggio è stato lanciato  dal presidente di Cia Piemonte Gabriele Carenini e da Claudio Conterno, delegato della giunta regionale al tema vino, in occasione del Forum Nazionale del Vino promosso da Cia e Uiv alla presenza del ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli.

In vista della prossima vendemmia, Cia Piemonte ha focalizzato l’attenzione sul futuro di una delle Denominazioni più importanti del comparto (10 mila ettari di vigneto e oltre 90 milioni di bottiglie all’anno), sottolineando rischi da evitare e potenzialità da sfruttare a pieno, in linea con i positivi riscontri che arrivano dal mercato nazionale e internazionale.

Il primo tema riguarda la protezione della denominazione rispetto alle norme sull’etichettatura previste a livello europeo. Cia chiede che si limiti la possibilità di imbottigliare spumanti generici con il nome Moscato e quindi propone che la denominazione “Moscato” sia utilizzabile solo per le produzioni Docg e Doc.

Un altro tema riguarda la strategia vendemmiale.

«Bisogna rivalutare il concetto che la qualità si fa nel vigneto ed è espressione del territorio – rivendica Cia Piemonte raccogliendo le istanze dei soci di Alessandria, Asti e Cuneo – il concetto apparirebbe scontato ma che nel corso degli anni si è sempre espresso compiutamente negli accordi vendemmiali tra parte agricola ed industriale. La qualità è l’unica strada per incentivare i consumi del vino piemontese e la tracciabilità della produzione può avvenire solo attraverso la scelta di rivendicare al massimo la produzione Docg/Doc vigneto riducendo drasticamente la destinazione a superi generici».

Cia Piemonte chiede quindi che, laddove le condizioni di mercato e la qualità delle uve lo consentano, i superi vengano destinati principalmente a riserva vendemmiale Doc/Docg evitando il più possibile che le eccedenze arrivino sul mercato come generico “vino comune”.

Un’ulteriore proposta riguarda l’utilizzo della riserva vendemmiale che consente di stoccare una parte della produzione con futura destinazione a Docg/Doc in funzione dei consumi di prodotto sui mercati nei mesi successivi: «E’ necessario che la successiva operazione di sblocco – afferma Cia Piemonte – possa essere concessa “ad azienda” su richiesta motivata dalla singola cantina a fronte di una vendita consistente della partita già rivendicata a Docg/Doc».

Intanto dal Forum Nazionale del Vino, organizzato da Cia in collaborazione con l’Unione Italiana Vini,  arrivano segnali di ripresa per il comparto vini. Dopo l’anno della pandemia, che è costato al settore un crollo medio dei fatturati del 15% (fonte dell’Ufficio Studi Cia e dell’Osservatorio Uiv ) il vino Made in Italy ha innescato la risalita e per fine 2021 è atteso un rimbalzo del 9%. Ma per tornare ai livelli pre-Covid, vale a dire a quei 13 miliardi di euro di valore alla produzione del 2019, la strada da fare è ancora lunga. Bisogna attendere la ripresa stabile della ristorazione e del turismo, così come del commercio mondiale, confidando che la variante Delta non imponga nuove restrizioni, e nel frattempo puntare su nuovi canali, mercati e trend.

«Bisogna prendere atto dei cambiamenti interni al mercato del vino a livello nazionale e internazionale, conoscere i nuovi player in campo, capire l’evoluzione delle esigenze dei consumatori – conclude il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino –  Ci vorrà tempo, ma sarà vera ripartenza solo cambiando metodo. Serve fare squadra, ragionare in ottica di sistema, creare una filiera organica. Dobbiamo essere in grado di valorizzare l’unicità delle piccole e medie imprese, promotrici di territorio e cultura, puntare su alleanze nuove con il settore fieristico e più innovative e mirate modalità di scambio con i buyer esteri».