L’Avvocato 15 anni dopo, simbolo di una Torino che non c’è più

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di Pier Franco Quaglieni

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Sono passati 15 anni dalla morte di Gianni Agnelli, l’avvocato per antonomasia, simbolo di una Torino che non c’è più . Ai suoi funerali solenni in duomo ci fu una grande folla che, tanto per non farsi mancare nulla , fischiò il presidente del Consiglio Berlusconi mentre entrava in chiesa. Assistetti ai suoi funerali in un banco vicino a Vittorio Chiusano, considerato l’avvocato dell’Avvocato. Si senti’ in quell’occasione che finiva un mondo che Agnelli aveva rappresentato. La Fiat, già in crisi , precipitò  anche per gli errori del suo presidente che aveva ceduto le redini del comando a Cesare Romiti. Il periodo aureo della Fiat fu quello di Vittorio Valletta , il ragioniere che seppe affrontare la ricistruzione e l’urto frontale con i comunisti che subito dopo la liberazione lo avevano estromesso. Agnelli fu per molti anni sotto tutela di Valletta, poi spiccò il volo.Era un personaggio sicuramente eccezionale abituato a vivere nel mondo più che nella Torino provinciale che pure amava. Era stato ufficiale del “Nizza Cavalleria “ durante la guerra in Africa. Seppe godersi avidamente la sua giovinezza senza limiti in rapporto con donne bellissime e anche la cocaina. Amò la Fiat che fu di suo nonno Giovanni, ma non riuscì ad essere un grande imprenditore , fortemente ostacolato da una contestazione operaia violenta che andò molto oltre l’autunno caldo .

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Una volta a cena con Mario Soldati ascoltai da lui una frase che mi è rimasta impressa : “In fondo io sono di sentimenti socialisti”. Mi sembro’ una frase paradossale , forse per compiacere Mario che era sfegatato per la Juve. Con Mario c’era una grande amicizia : Gianni gli metteva a disposizione la macchina targata Torino su cui era solito viaggiare lo scrittore. Un altro grande amico di Gianni fu Jas Gawronski che ,quand’era a Torino, era ospite fisso a casa Agnelli in collina e passava le vacanze con Gianni .  Jas ,quando Gianni mori, si chiuse nel silenzio e non volle scrivere nulla ne’ rilasciare dichiarazioni . Lo stile del principe polacco prevalse su quello del giornalista e in tanti anni di frequentazione non mi parlo’ mai del suo rapporto con Gianni. 

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La Juve fu la vera passione dell’Avvocato. Al liceo d’Azeglio lo ricordammo su mia iniziativa . Tutti resero omaggio avvocato,anche certa sinistra che lo aveva avversato . Dopo 15 anni di lui resta un ricordo sbiadito . Non è certo Evelina Christillin che l’avvocato fece conoscere , la sua erede perché la spocchia non è cosa legata al nome di Gianni. L’amato giornale di famiglia e’ finito nel gruppo De Benedetti che dopo qualche mese Gianni aveva cacciato dalla Fiat in cui era entrato come socio. Senatore a vita , ebbe un rapporto con la politica limpido . Non credo avrebbe speculato in borsa per la telefonata di un presidente del Consiglio. Era un uomo di stile quasi inimitabile non solo perché portava l’orologio sopra il polsino della camicia . Quando ho avuto l’occasione di parlare con lui constatai come fosse un uomo eccezionale, gentile di animo, che sapeva mettere l’interlocutore a suo agio . La tragica morte del figlio suicida e la morte crudele del nipote Giovannino,il vero erede,lo avevano rattristato profondamente . Sembrava un uomo annichilito e spento . Ho letto con disgusto i libri denigratori che un piccolo giornalista che fa dello scandalismo il suo mestiere, ha scritto su di lui e sulla sua famiglia . Forse non è stato un grande imprenditore come il nonno, ma sicuramente è stato un grande uomo e un grande piemontese . I suoi nemici, al suo confronto , erano dei nani. Anche molti suoi collaboratori erano dei nani. E questo spiega molte cose. L’unico Agnelli di alto livello fu Umberto oscurato dal fratello, imprenditore capace e solido, un uomo che va riscoperto .

La cucina pugliese a Torino

Dopo aver esplorato il magico mondo della cucina siciliana, continuiamo il nostro viaggio culinario nella Città della Mole alla ricerca dei sapori pugliesi.

La Puglia è una regione grande, la più lunga d’Italia, costituita da province molto diverse tra loro anche da un punto di vista gastronomico: Bari, Lecce, Foggia, Taranto, Brindisi contribuiscono con materie prime e gusti differenti ai sapori tipici della regione molto amati e ricercati proprio per questa importante varietà. Questi piatti però hanno un punto in comune: l’esaltazione della sapidità dei prodotti locali, preziosi e unici, che tutto il mondo ci invidia.

Ciceri e Tria (pasta fritta e ceci), Friselle e Taralli di ogni genere nel Salento, Orecchiette alla Cime di Rapa a Bari, i Troccoli (pasta lunga “quadrata”) nel Gargano, e ancora i Pasticciotti, la Burrata, e ancora un mondo di delizie gustose e squisite.

Non possiamo non parlare poi degli straordinari vini pugliesi come il Primitivo di Manduria, i Rossi di Cerignola e Barletta, il Gioia del Colle, il Negramaro, o dell’olio, pluripremiato e conosciuto in tutto il mondo come una produzione di eccellenza assoluta di questo magnifico territorio.

La conclusione è che in Puglia è tutto buono, invitante, di qualità, una lusinga continua, un invito seducente che ci spinge a visitarla e gustarla in tutte le stagioni, ovviamente anche per il suo patrimonio storico, culturale e naturale.

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A Torino sono molti locali che si dedicano alla cucina e al cibo pugliese e sempre di più sono coloro che ne sono alla ricerca sia per rievocare le loro origini, ma anche per conoscere meglio una gastronomia così varia e deliziosa. La Drogheria Pugliese a Via Mazzini 34, è un negozio dove trovare specialità da tutta la regione, dalla Pasta al Primitivo di Manduria, alle salse, vino, olio.

Un Pizzico di Puglia è un piccolo ristorante in centro, a Via San Massimo 47/A, dove assaggiare piatti tipici come la Tiella di Riso, Patate e Cozze o le Trofie alle Vongole.

Per dei fantastici Pasticciotti invece la tappa d’obbligo è la Pasticceria Elba a Corso Orbassano 96/B, un angolo di bontà salentine.

Puglia Lab, in Via Nizza 107, propone focaccia barese, panzerotti, pucce, primi e secondi piatti tipici, pasticceria sia secondo le ricette tradizionali che rivisitate.

Il Covo della Taranta a Via Bernardino Galliari 10, a San Salvario, presenta una cucina casalinga tipica pugliese con un ottimo rapporto qualità prezzo.

Con La Panzerotteria invece, focacce, fritti, dolci e ovviamente panzerotti possono essere ordinati online e gustati a casa propria.

Maria La Barbera

Tirocini in azienda: la porta per il lavoro

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Di Paolo Pietro Biancone*

Si parla molto di alternanza scuola-lavoro e tirocini in azienda. Questa è la strada per imparare sul campo e acquisire competenze adeguate per il mondo del lavoro

L’alternanza scuola – lavoro è una modalità didattica innovativa, che attraverso l’esperienza pratica aiuta a consolidare le conoscenze acquisite a scuola e testare sul campo le attitudini di studentesse e studenti, ad arricchirne la formazione e a orientarne il percorso di studio e, in futuro di lavoro, grazie a progetti in linea con il loro piano di studi. L’Alternanza scuola-lavoro, obbligatoria per tutte le studentesse e gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori, licei compresi, è una delle innovazioni più significative della legge 107 del 2015 (La Buona Scuola) in linea con il principio della scuola aperta. Questo percorso si completa e arricchisce nel percorso universitario in cui gli studenti sono supportati con servizi per tirocini facoltativi e, in molti casi, obbligatori da svolgere durante il percorso di studio. Il servizio job placement delle Università gestisce l’offerta di tirocini curriculari ed extracurriculari per i propri studenti e laureati, con lo scopo di promuovere l’integrazione tra la formazione universitaria e il mondo del lavoro.

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Attraverso l’attivazione di tirocini curriculari ed extra-curriculari si pone l’obiettivo di offrire agli studenti ed ai neo-laureati l’opportunità di acquisire quelle competenze operative che solo un’esperienza “sul campo” può dare e di rendere partecipe l’azienda delle competenze impartite nei percorsi di laurea. Il tirocinio diventa così sempre più parte integrante del percorso formativo universitario dello studente e un’occasione di confronto e di primo approccio delle aziende con il laureato. Non di rado anche porta d’accesso all’inserimento lavorativo. Secondo i dati diffusi dal Senato della Repubblica sul mercato del lavoro e i giovani, in Italia la fascia di popolazione tra i 15 e 24 anni non occupata è in incremento già nel 2008 e l’intensità del fenomeno abbia continuato a crescere fino ai livelli critici del 2014, in cui l’indice ha raggiunto quota 42,7% (inferiore solo a Grecia e Spagna). All’inizio del 2014, la giunta della regione Piemonte ha deliberato di anticipare l’attuazione della Garanzia Giovani, approvando il Progetto straordinario Garanzia Giovani Piemonte – GGP5 . Il Progetto, finanziato con 5.600.000 euro di risorse residue del POR FSE 2007-2013, è iniziato il 1° giugno 2014 e si è concluso il 30 marzo 2015. Prevedeva dall’inizio azioni rivolte ai servizi per il lavoro e alla formazione finalizzata all’occupazione, mentre le altre misure sono state progressivamente attivate nei mesi successivi (ISFOL 2016a; Regione Piemonte 2016).

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Le misure attuate nel piano straordinario regionale hanno di fatto aperto la strada a quelle poi adottate nell’ambito della Garanzia Giovani nazionale: è ad esempio già presente il principio della retribuzione a risultato, mentre manca ancora il sistema di profilatura dei beneficiari, caratteristica peculiare – come si è visto – del programma nazionale. Nell’ambito della GG nazionale risulta assegnato alla regione Piemonte un ammontare di risorse pari a 97.433.240 euro. Anche alla luce della concorrenza con il piano straordinario regionale, il Piemonte ha scelto di concentrare la gran parte di tali risorse su poche tipologie di intervento: il contrasto dell’abbandono scolastico, l’inserimento occupazionale e il tirocinio extra-curriculare. La regione ha inoltre scelto di non finanziare la misura del bonus occupazionale. Le misure finanziate sono articolate in quattro percorsi offerti ai giovani iscritti al Programma: i primi tre sono concentrati sul reinserimento in formazione, sul tirocinio extra-curriculare e sull’inserimento al lavoro (perc. 3). In ciascun percorso, alla misura principale si accompagnano una serie di misure accessorie, di accoglienza o di orientamento specialistico. I dati successivi rivelano che le porte di accesso al mondo del lavoro sono migliorate e l’occupazione giovanile di conseguenza. Questo è anche confermato dai dati crescenti di attivazione stage e tirocini, che manifestano l’interesse delle imprese al mondo della formazione e rivelano la convinzione che gli stage possono essere strumento formativo sul campo utile a tutte le parti coinvolte.

*Presidente del corso di studi in professioni contabili

Coordinatore del Corso di Dottorato in Business & Management

Università di Torino

 

POESIA O SINTONIA DI VITA?

“L’eco ed io” , edito da IL VIANDANTE, è uno splendido libro di poesie non banali e non scontate. L’ho capito nel momento in cui ho letto i primi versi: questa voglia di scrivere… e per chi?Così Silvia Magistrini, Presidente del “Comitato Dante Alighieri” di Verbania e VCO, sabato 20 gennaio a Villa Olimpia di Verbania, nel presentare la raccolta di poesie di Domenica Blanda, poetessa e fotografa.“Ho avvertito questa sua voglia di scrivere, nel momento in cui ho letto le sue prime poesie” ha spiegato Magistrini “questa voglia…. ma per chi?” “E’ un momento di sfogo” ha risposto Blanda” mi nutro di poesia e di scrittura, le scrivo per me. Mi piacciono molto le albe e i tramonti, soprattutto i secondi, anche perché in questo periodo sono un po’ depressa”, per cui i tramonti mi rappresentano molto”. La stessa autrice ricorda poi altri momenti della vita che le hanno ispirato una poesia o l’altra: “per esempio, quando ero a Palermo, in un bellissimo giardino, il sole… sentivo il profumo delle piante e dei fiori”. Come dire “quando amor mi spira, noto”: che sia la natura, una persona, sé stessi”. Anche il lago (il nostro lago), è la sottile malinconia che Mimma fotografa e canta assieme, il luogo confidente della sua fatica, della ricerca di una sintonia di vita con il mondo e con le cose” continua la Presidente. Oltre a “notare” , la poetessa è anche fotografa per cui, gli stessi aspetti della realtà che vengono messi in versi, possono essere, anche contemporaneamente , immortalati.

Elio Motella

 

TRA ALBA E TRAMONTO

Tra alba e tramonto,

i pensieri corrono,

si tuffano nel passato,

ritornano al presente.

La melanconia

mi prende,

il cuore si rattrista

di nostalgia.

I primi raggi

bucano

l’oscurità

e la speranza

si fa strada

guardo al futuro.

Rivive l’antica piola di corso San Maurizio

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L’antica Piola di corso San Maurizio. Visitando il nuovo locale non si può non esserne meravigliati, si fa un tuffo nel passato ai primi del  XX secolo. Incredibile la quantità di oggetti vintage che ricreano l’atmosfera dell’epoca. Luogo perfetto per girare scene del primo 900 . E’ bello scoprire realtà  gestite da giovani che testimoniano il nostro passato, che neanche noi abbiamo vissuto in prima persona, ma per sentito raccontare dai nostri nonni. La nostra generazione è passata da quella piola negli anni ’70 , aveva gia’  subito i cambiamenti del dopoguerra (il palazzo ha subito il bombardamento degli inglesi nel 42) meno le cantine che sono rimaste integre: merita visitarle, guidate dall’oste . I capelloni passavano le serate strimpellando con le chitarre acustiche e i neo artisti pagavano le consumazioni con schizzi fatti al momento, così nomi diventati poi noti arricchiscono la  collezione privata.

P. Petromilli

La piola rivive…

Erminio, il precedente gestore e proprietario della piola – vineria “Grande Asportazioni Vini” di Corso San Maurizio 46, ha gestito questo locale per 54 anni. Dapprima con il padre e la madre, poi per alcuni decenni con la madre soltanto, infine gli ultimi anni da solo. Una piola superstite, sopravvissuta ai cambiamenti, con vecchi pendoli, quadri, fotografie e manifesti, i tavoli scuri, gli specchi serigrafati…non ha mai cambiato arredamento dal dopoguerra. Con sorpresa ho scoperto che il vecchio frigorifero, non più funzionante negli ultimi decenni, era stato allestito in una “boita” artigianale in via Bava nel dopoguerra. Erminio era conosciuto nel borgo, salutava tutti, ricambiato, con sincera simpatia e un buon bicchiere di vino.

La prima Piola ancora aperta dal dopoguerra in Torino, che porta a rivivere una storia che ormai non si trova più, si possono ancora sentire e vedere gli odori e i ricordi di tempi in cui il vino scorreva a fiumi e tutto sembrava andasse meglio. ( Emanuele Giacobbe – profilo FB “Grande Asportazione Vini – Erminio”)

Su libri, quotidiani e riviste sono comparsi articoli sulla piola di Erminio, dove il tempo si era fermato

“Meta di torinesi di vecchia e nuova generazione, dai padri di famiglia che acquistano la bottiglia di buon vino per la cena fino agli studenti alla ricerca di pace intorno al vecchio tavolo circondato di scatole e ampolle, la piola di corso San Maurizio è una vera istituzione tra i locali cittadini” Marina Maffei 30/1/2007

“E il vino buono, la piola, il legame con chi entra e chi esce dalle due stanze a cento metri dal Po sono diventate mestiere e passione (per Erminio)” Marco Neirotti – La Stampa – 19/1/92

“ …Qualcuno ha realizzato il profilo della vineria su FB. Fosse per me farei il monumento al suo nocchiero.” Luca Morino – La Stampa 27/5/2011

“Dopo una chiacchierata e un bicchiere di vinello, quando uscirete barcollanti dal civivo 46, vi verrà voglia di tornare presto a trovare questo simpatico vecchietto. E probabilmente, se mai vi chiedessero che aspetto potrebbe avere Torino se fosse una persona, i baffi ed il sorriso di Erminio vi sembreranno perfetti per rappresentare questa città.” Luana Conti

“La piola di Erminio è una delle ultime di Torino e tra le più antiche, risale infatti al 1906 e all’interno molto è rimasto come allora . A renderla ancora più suggestiva ed unica contribuiscono gli specchi con reclame serigrafate e molti oggetti di brocantage disseminati nel locale, frutto di qualche viaggio, ma più spesso baratti cosa – contro vino con i numerosi antiquari e rigattieri che hanno bottega nella zona. E’ stato anche attore. Alcuni anni fa in un film con Franco Nero (“Oggi ho vinto anche io”), poche battute all’interno della sua piola e nel ruolo che gli è più congeniale: quello di oste.”

Francesco Oriolo 4/94 – Barolo &co.

Infine….

“Addio ad Erminio, storico titolare della vineria di corso San Maurizio. Quell’insegna che sapeva di altri tempi associata ai modi di dire della tradizione contadina del Piemonte che all’improvviso uscivano da dietro quei baffoni che ne caratterizzavano il viso, erano uno dei pilastri di corso San Maurizio…..la sua scomparsa ha portato il lutto a Vanchiglia, l’ex borgo del fumo, che per più di mezzo secolo è stato coccolato dalle sue bottiglie….” La Stampa – 20/1/17 (P.Coc.).

Gestirò da quest’anno, come nipote di Erminio, la piola. Ho voluto conservare e restaurare i vecchi arredi, l’insegna, il bancone, il vecchio frigo (come armadio), le sedie, i tavoli di legno, i vetri antichi, per mantenere la sua unicità. La piola continuerà a vivere e sarà frequentata, come ai tempi di Erminio, dalle persone più varie: artisti, operai, artigiani, studenti universitari, professionisti, pittori, turisti, tutta la gente del borgo. Questo è il mio auspicio ed il mio invito.

Emanuele Giacobbe (19/1/1990)

 

Nikolajewka sul fronte russo, Dobrej in Albania: per non dimenticare

DAL PIEMONTE – Chi scrive, descrive e non dimentica; nato due mesi prima che fosse sganciata la prima bomba su Hiroshima, chi scrive ha sentito l’eco della guerra anche se non l’ha vissuta, ha ascoltato  i racconti di suo padre, che a Dobrej c’era, soffrendo il freddo, la fame e le insidie della guerra sul fronte albanese. Gli alpini delle nostre valli, molti dei quali appartenenti al Battaglione Intra, hanno sofferto a  Nikolajewka e a Dobrej: alcuni sono tornati, altri sono rimasti là, altri ancora fanno parte dello stesso Battaglione, senza per questo essere stati in guerra. La memoria serve i loro figli e nipoti, serve per gli altri. Così è stato ricordato durante la cerimonia di domenica 21 gennaio a Verbania-Intra, alla caserma Simonetta, dopo il raduno e la Santa Messa solenne nella vicina Chiesa di Maria Ausiliatrice (San Luigi). Dopo l’Alzabandiera e l’Onore ai Caduti, i saluti del Comandante della GDF Colonnello Gianfranco Parisi e del Presidente Gianpiero Maggioni. Anche il Consigliere Nazionale Francesco Meregatti , oltre a portare i saluti del Presidente Nazionale e degli altri componenti il Consiglio, oltre a ricordare brevemente quel “molto che è già stato detto nell’Omelia e nei discorsi di chi mi ha preceduto” ha sottolineato come “occorra non dimenticare. Gli alpini dell’ANA non dimenticano; grazie a chi ha dato l’esempio! Anche i giovani dovrebbero imparare a fare qualcosa per gli altri”. Sante parole, purtroppo non sempre ascoltate.

Elio Motella

Les Folie, Cocktails & Food nel cuore della Movida

Giovedi 25 Gennaio, alle ore 18,  in Via delle Orfane 16, zona quadrilatero si inaugura Les Folie Cocktails & food nel cuore della Movida torinese. L’ampio locale è ricavato all’interno di un  prestigioso   palazzo del ‘700, posto  di fronte alla piazzetta che dà nel  retro dell’ufficio di igiene.

Una location scelta ad hoc per coinvolgere i gruppi di giovani e non solo che vanno  per locali. Les Folie, un nome scelto dagli intraprendenti  che hanno gia’ avuto in passato lo Zafferano cCfe insieme a Ricky Tognazzi e Simona Izzo, titolari non a caso, ma nel loro spirito solito, pieno di cretivita’ e un poco di sana follia,quanto basta, per realizzare un locale innovativo che faccia tendenza ,unico del suo genere nella zona: tre locali in uno, ben divisi e distinti .

 Il Bar  inizia la giornata con le colazioni , croissanterie alla francese  e caffè,  continuando   con la  migliore tradizione dei cocktails , che si avvale della consulenza dei noti Salvo e Gigi di barZ8 (promotori delle serate della movida a Torino).

Il ristorante che si propone a pranzo e con apericena  è gestito dallo Chef Maurizio Tumolo con il suo staff, reduce da recenti esperienze a Londra e Barcellona. Maurizio  ha avuto i natali da chef al famoso ristorante ”La Pergola” di Roma, i frequentatori e conoscitori dei migliori ristoranti della capitale lo conoscono bene.

 Il wine bar è angolare,   con le sue vetrine alla via, che porta al centro del Quadrilatero, è il primo che si nota da via della Consolata con la sua luce calda che riflette sulle bottiglie dei vini scelti con cura da intenditori dai fratelli Fiore e taglieri di prosciutto spagnolo. Non vi preoccupate, vi sono vini per tutte le tasche come per tutte le invitanti  proposte da Les Folie Vi aspettiamo Giovedi 25 Gennaio alle 18, non mancate.

Dal Lungo a Chiarabella, vecchi e nuovi nomignoli della politica torinese

di Enzo Biffi Gentili

Denise Pardo sul numero de “L’Espresso” attualmente in edicola dedica un saporoso articolo, intitolato Com’è veloce er moviola, alla figura apparentemente sottotono e all’azione al rallentatore, con qualche compiacimento vernacolare, di Paolo Gentiloni. Nell’occasione, partendo dal soprannome “er Moviola” dato al Presidente del Consiglio, osserva che nella Capitale da sempre vengono affibbiati vividi nomignoli ai politici. A questo irriverente umorismo romano dobbiamo, integrando l’elenco redatto dalla Pardo e risalendo nel tempo, a esempio “er Piacione” per Francesco Rutelli, “Belzebù” per Giulio Andreotti, “lo Squalo” per Vittorio Sbardella, “er Varechina” per Giorgio Moschetti, “er Pennacchione” per Nicola Signorello, “er Monaco” per Alberto Giubilo, “er Pecora” per Teodoro Buontempo “er Caccola” per Stefano Delle Chiaie, “er Puzzone” per Benito Mussolini… Una consuetudine molto romana, ma che trova la sua origine, come la nostra lingua, in Toscana, dove questa tradizione non si è mai spenta: non a caso sin da bimbo Matteo Renzi, per la sua propensione a spararle grosse, era chiamato dai compagni “il Bomba”. Ma occorre fare un po’ di revisionismo storico, rammentando che anche a Torino, tra gli anni ’70 e gli ’80, assistemmo a una straordinaria proliferazione di nickname, molti dei quali nati nell’area socialista, e spesso creati da quel personaggio esuberante che fu Silvano Alessio. Citiamone alcuni, omettendo tuttavia, per rispetto, nomi e cognomi beneficati da nomignoli forse troppo irriguardosi. La narrazione della scena socialista aveva tra i suoi protagonisti, al di là dei piuttosto ovvi “Barbone” per Giusi La Ganga o “Genio” per Eugenio Bozzello o “Scico Scico” per Libertino Scicolone, “il Pavone” per Piergiorgio Boffa, “il Bombo” per chi scrive, “l’Uomo della collina” per lo stesso Alessio, “il Pesce” per Gabriele Salerno, “Fitty Fitty” per Gianni Daffara, “Gambone” per Giuseppe Rolando, “l’Uovo” per Salvatore Gallo e poi i più insolenti “la Pennoira” e “Grondaia”. Anche seconde file, simpatizzanti o lobbysti non sfuggivano al destino: circolavano infatti “Senza collo”, “l’Albino”, “Pallone”, “il Cervo” (evidenti le ragioni della mancata indicazione delle relative corrispondenze). Pure i comunisti non erano risparmiati: “Barbaperu” era Gianni Dolino, “Nasello” Diego Novelli, “il Lungo” Piero Fassino, “Benny Goodman” Giancarlo Quagliotti, per via di suoi improbabili variopinti panciotti (poi diverrà, copyright Bruno Babando, “l’Eminenza grigiastra”). E ora stiamo assistendo a una certa ripresa, vittime i Grillini: al di là della folgorante crasi “Chiappendino”, sempre copyright “Lo Spiffero”, è Gabriele Ferraris a rialimentare questa illustre tradizione: ed ecco comparire “Mainagioia” per l’Assessora alla Cultura Francesca Leon e “Chiarabella” per Chiara Appendino, probabilmente allusiva alla disneyana spilungona e dinoccolata Clarabella, fidanzata del cavallino Orazio Cavezza, ma che ebbe anche una sbandata per Pippo. E che fu tra l’altro la principale attrice della saga a fumetti Gli anni muggenti di Clarabella, nei quali noi tutti ora stiamo vivendo.

 

Il sacchetto di plastica biodegradabile salverà l’ambiente?

Per dirla con William Shakespeare, “Much ado about nothing” (molto rumore per nulla), questa potrebbe essere una considerazione legata alla recente vicenda dei sacchetti biodegradabili (quasi) che ha fatto imbestialire gli italiani. Tutti, come per il calcio, hanno detto la loro, ma alcune difese espresse dall’ex premier Matteo Renzi, così come da parte di qualche media, sono inesatte. Non infiliamoci nella polemica perché è stato detto tutto e il suo contrario. Rimane un ulteriore costo per le famiglie, ma in definitiva di gran lunga inferiore a tutti gli altri aumenti, ivi compresi quelli recentissimi dei parlamentari (di cui quasi nessuno sa), dell’Assemblea regionale siciliana e dei dipendenti del Parlamento e via di seguito. Sempre per citare la tragicomica di Shakespeare, la vittoria vale doppia quando il vincitore riporta a casa tutte le sue forze; in questo caso l’unica vincitrice è stata l’AD Catia Bastioli della Novamont che, con brevetto, li produce. Se il sacchetto biodegradabile può salvare l’ambiente, come un feticcio, un totem, perché il problema rifiuti – che equivale ad Ambiente – ci sarà ancora per tanti anni?

 

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Dopo la vicenda su quelli romani che non sono ancora partiti, per lo smaltimento, in Emilia Romagna, in molti si interrogano, come fa l’assessore regionale all’Ambiente Mauro Buschini, su una soluzione possibile. Tuttavia l’accordo con i “colleghi romagnoli” sarebbe già stato stipulato con tanto di quantità stabilite e relativi costi per la trasferta pari a 180 euro a tonnellata. Troppi, a giudizio di Daniele Diaco, presidente della commissione Ambiente del Campidoglio. Il ritardo sarebbe legato ad un ripensamento e alla ricerca di altre soluzioni meno dispendiose, come quella di inviarli in Abruzzo, fino a quella magica di non produrne più! Intanto, fioccano gli esposti, pensando che la Magistratura possa risolvere i problemi della “monnezza”. Se la soluzione degli inceneritori non andava bene ovviamente nemmeno quella, più all’avanguardia, del “tritovagliatore“( trattamento meccanico-biologico) non soddisfa. La domanda che sorge spontanea è se siano meglio le discariche abusive? “Rifiuti zero” potrebbero essere un obiettivo a cui mirare, come dice l’Ad Roberto Cavallo della Cooperativa Erica, qualificata esperta nelle soluzioni ambientali, ma aggiungiamo noi, un pò di riorganizzazione nelle confezioni-imballaggio (packaging) delle merci non guasterebbe .Una speranza, rifiuti controllati, sono molto meglio di quelli lasciati nelle mani della mala o di nessuno.Concludiamo con il mistero e ricordo della giornalista Ilaria Alpi ammazzata, da un commando in Somalia, per un’ indagine sui rifiuti, per rapina o….per insolazione.

 

Tommaso Lo Russo

 

 

L’Italia che verrà

DAL 18 GENNAIO AL 30 MARZO

Il Risorgimento raccontato attraverso undici film. “L’Italia che verrà” è il titolo della rassegna cinematografica curata, insieme al regista Davide Ferrario, da Ferruccio Martinotti, direttore del Museo Nazionale del Risorgimento di Torino (che ospiterà l’evento) e realizzata in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema. Gli anni che portarono all’Unificazione del Paese saranno raccontati sul grande schermo attraverso i più importanti classici – a partire dal kolossal “Il Gattopardo” di Luchino Visconti o da “I vicerè” di Roberto Faenza o ancora da “Uomini contro” di Francesco Rosi così come da “Viva l’Italia” o da “Vanina Vanini” di Roberto Rossellini – ma non solo. Il pubblico potrà anche partecipare, fino a venerdì 30 marzo, alla visione di titoli più recenti e, se vogliamo, più “insoliti: dall’originale “La pattuglia sperduta” di Pietro Nelli, fino a “Il brigante di Tacca del Lupo” (una sorta di via italiana al western) di Pietro Germi, all’antiretorico e antiborghese “Le Cinque Giornate” di Dario Argento e a “Piazza Garibaldi” dello stesso Davide Ferrario. “Un luogo crocevia della Storia, una sala cinema, uno straordinario secolo di storia nel quale gettare le reti, un grande uomo di cinema amico del Museo: impossibile – dichiara il direttore Ferruccio Martinotti non saldare l’equazione e generare qualcosa di intrigante”. Come certamente sarà. A partire dall’evento inaugurale, speciale e gratuito, in programma giovedì 18 gennaio dalle ore 18, allorché in Sala Plebisciti sarà proiettata un’autentica e rara chicca: “I mille”, film muto del 1912 firmato da Alberto Degli Abbati e Mario Caserini, su sceneggiatura di Vittorio Emanuele Bravetta, dal diario di Giuseppe Cesare Abba. Per l’occasione, il film – considerato uno dei primi lungometraggi dedicati alla figura di Garibaldi – verrà sonorizzato dal vivo con musica elettronica dal compositore Andrea Costa, autore di molte colonne sonore mentre sulle pareti scorreranno immagini del Museo e di altri film montate da Davide Ferrario. A seguire, tutte le altre proiezioni avranno luogo nella Sala Cinema del Museo e ogni film sarà proposto ai visitatori per un’intera settimana, dal sabato al venerdì successivo, alle ore 11 e alle 14,30 di ogni giorno. Si inizierà sabato 20 gennaio con “San Michele aveva un gallo” dei Fratelli Taviani.

g.m.

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“L’Italia che verrà”

Museo Nazionale del Risorgimento – Palazzo Carignano, via Accademia delle Scienze 5, Torino; tel. 011/5621147 – 5623719 – Dal 18 gennaio al 30 marzo – Ingresso gratuito per i visitatori muniti di regolare biglietto

Per info: www.museorisorgimentotorino.it

Foto
– Dal film “Piazza Garibaldi” di Davide Ferrario
– Ferruccio Martinotti