Il sacchetto di plastica biodegradabile salverà l’ambiente?

Per dirla con William Shakespeare, “Much ado about nothing” (molto rumore per nulla), questa potrebbe essere una considerazione legata alla recente vicenda dei sacchetti biodegradabili (quasi) che ha fatto imbestialire gli italiani. Tutti, come per il calcio, hanno detto la loro, ma alcune difese espresse dall’ex premier Matteo Renzi, così come da parte di qualche media, sono inesatte. Non infiliamoci nella polemica perché è stato detto tutto e il suo contrario. Rimane un ulteriore costo per le famiglie, ma in definitiva di gran lunga inferiore a tutti gli altri aumenti, ivi compresi quelli recentissimi dei parlamentari (di cui quasi nessuno sa), dell’Assemblea regionale siciliana e dei dipendenti del Parlamento e via di seguito. Sempre per citare la tragicomica di Shakespeare, la vittoria vale doppia quando il vincitore riporta a casa tutte le sue forze; in questo caso l’unica vincitrice è stata l’AD Catia Bastioli della Novamont che, con brevetto, li produce. Se il sacchetto biodegradabile può salvare l’ambiente, come un feticcio, un totem, perché il problema rifiuti – che equivale ad Ambiente – ci sarà ancora per tanti anni?

 

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Dopo la vicenda su quelli romani che non sono ancora partiti, per lo smaltimento, in Emilia Romagna, in molti si interrogano, come fa l’assessore regionale all’Ambiente Mauro Buschini, su una soluzione possibile. Tuttavia l’accordo con i “colleghi romagnoli” sarebbe già stato stipulato con tanto di quantità stabilite e relativi costi per la trasferta pari a 180 euro a tonnellata. Troppi, a giudizio di Daniele Diaco, presidente della commissione Ambiente del Campidoglio. Il ritardo sarebbe legato ad un ripensamento e alla ricerca di altre soluzioni meno dispendiose, come quella di inviarli in Abruzzo, fino a quella magica di non produrne più! Intanto, fioccano gli esposti, pensando che la Magistratura possa risolvere i problemi della “monnezza”. Se la soluzione degli inceneritori non andava bene ovviamente nemmeno quella, più all’avanguardia, del “tritovagliatore“( trattamento meccanico-biologico) non soddisfa. La domanda che sorge spontanea è se siano meglio le discariche abusive? “Rifiuti zero” potrebbero essere un obiettivo a cui mirare, come dice l’Ad Roberto Cavallo della Cooperativa Erica, qualificata esperta nelle soluzioni ambientali, ma aggiungiamo noi, un pò di riorganizzazione nelle confezioni-imballaggio (packaging) delle merci non guasterebbe .Una speranza, rifiuti controllati, sono molto meglio di quelli lasciati nelle mani della mala o di nessuno.Concludiamo con il mistero e ricordo della giornalista Ilaria Alpi ammazzata, da un commando in Somalia, per un’ indagine sui rifiuti, per rapina o….per insolazione.

 

Tommaso Lo Russo

 

 

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