L’umanità semplice di Pietro Domenico Olivero

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Pur essendo famoso durante la prima metà del 700 come pittore di corte dei Savoia, di Pietro Domenico Olivero non fu mai allestita una mostra monografica; l’occasione viene data ora dal Museo Civico di Moncalvo attraverso la presentazione, ad opera di Aleramo Onlus, di diversi dipinti che denotano la sua tipica vocazione al genere delle “bambocciate”.

 

Accanto alla grande pittura aulica della ritrattistica e all’enfasi dei temi religiosi erano in voga le scenette episodiche intinte di paesaggismo dell’Olivero che venivano richieste dai reali, dalla nobiltà delle ville della provincia e da appassionati collezionisti. Quando nel 1705 morì il pittore di corte, il viennese Seyter protetto dalla Madama Reale Giovanna Battista di Nemours, che aveva istituito nel 1678 l’Accademia di Belle Arti per la protezione degli artisti, il figlio Vittorio Amedeo II si tenne caro il pittore apprezzandone il talento e il vivace temperamento. Dapprima gli furono dati incarichi minori di decoratore di fiori, accostandosi al fiorismo locale di radici fiamminghe e francesi,   in cui si specializzò in particolare Anna Caterina Gili, per la Reggia di Venaria e gli fu assegnato il compito di collaboratore di vedutisti e quadraturisti per affrescare colorite figurine nella veduta, voluta da Juvarra, per l’atrio del Castello di Rivoli, insieme al Michela. Divenne poi il maggiore esponente della pittura macchiettistica riallacciandosi al filone che si era diffuso a partire dal 1625 nella Roma papale ad opera della scuola dei Bamboccianti di via Margutta fondata dall’olandese Pieter Van Laer. Tra i molti generisti fiamminghi e olandesi si erano distinti anche gli italiani Michelangelo Cerquozzi, detto “Pittore di Battaglie”, Carlo Lanfranchi “Il flamenco” e in particolare Jean Miel che, soggiornando a Torino alla Corte di Carlo Emanuele II, aveva diffuso in ambito piemontese i suoi divertenti capricci con succose carnevalate e cacce. Sicuramente l’Olivero tenne conto di questo retroterra, accogliendo e dando una connotazione strettamente torinese alle canzonatorie e spiritose scenette popolane. La sua vena arguta, l’autoironia, per cui non disdegnava di ritrarsi con le proprie deformità, alla pari di un Toulouse Lautrec, la sagace osservazione di ciò che avveniva per strada resero la sua arte una perfetta testimonianza di usi e costumi della vita della città sabauda.

 

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Fiere, mercati, feste religiose e profane, risse di strada, cavadenti, giocolieri, imbonitori, osti, botteghe di ciabattini e di calderai, animano i dipinti freschi e maliziosi con la bonarietà scherzosa di chi si vuole divertire e divertirsi senza dare giudizi morali. Mai superficiale e volgare, però, poiché affiora sempre partecipazione e sensibilità umana, a volte malinconica, che addolcisce lo spirito dissacrante delle precedenti bambocciate romanesche mantenendo un’impronta di eleganza tipicamente piemontese. Significativo fu l’apporto delle incisioni di Jacques Callot esperto di bulino e acqueforti oltre che di decori, tra il raffinato e il grottesco, di tabacchiere e scatoline d’oro e di porcellana, la cui “Fiera dell’Impruneta” del 1620 è stata osservata dall’Olivero nel comporre” La fiera e la festa del santuario di San Pancrazio a Pianezza” del 1724 e “La processione al santuario della Madonna del Pilone” del 1744. Una maggiore finezza di tocco barocchetto si trova nelle sovrapporte della Sala degli Archivi di Palazzo Reale e della Palazzina di Stupinigi in accordo con lo spirito arcadico Juvarriano. Senza dimenticare che Olivero fu anche valente disegnatore come attestano i circa180 disegni, contenuti in un volume del Museo Civico torinese, che erano stati attribuiti erroneamente, nonostante la sua firma, dal mercato antiquario inglese a Jacques Van Laer. Le opere in mostra rendono partecipi delle tradizioni popolari e della parabola della vita quotidiana con rappresentazione dettagliata, sincera e garbata dei soggetti in cui egli si identifica; si sente parte di quell’umanità semplice e vera intenerendosi al cospetto di madri che cullano o allattano infanti mentre vendono la merce nei mercati, gioisce ai giochi dei bimbi e alla vista dell’albero della cuccagna, s’inebria di vino durante la festa dei brentatori, prova lo stesso stupore dei popolani che guardano attraverso il “ mondo nuovo” del pantoscopio usato dagli ambulanti nelle fiere, è orgoglioso dell’eroismo dei soldati nell’accampamento, prega insieme ai fedeli alla festa della Madonna del Pilone. Le immagini riportano una Torino riconoscibile negli usi, costumi e vedute paesistiche ma suggeriscono aperture più vaste superando i limiti strettamente locali allargandoli ai molteplici aspetti di un’epoca di grandi cambiamenti e del sorgere di una nuova coscienza avviata alla modernità.

 

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La sua è una pittura che parla del popolo ma non è pittura incolta poiché, oltre all’ampia conoscenza dei bamboccianti seicenteschi, tiene a mente la cultura figurativa dei grandi maestri del passato con uno spirito assolutamente diverso. Senza arrivare all’alta profondità di pensiero della commedia della vita di Pieter Bruegel troviamo lo stesso brulichio di figurine minute che si affaccendano nelle vedute ma, se nel grande olandese predomina l’amara ironia dell’affannarsi inutile e stolto di un’umanità spaesata guardata con disincanto, nell’artista torinese si coglie un’empatia che unisce armonicamente l’uomo al paesaggio; non più una considerazione dell’assurdità e della follia dell’esistenza ma un’ accettazione tra gioia e malinconia della vita e del lavoro anche se umile. Nel ritratto che presenta il macellaio a braccia conserte fiero del proprio ruolo, in primo piano, lasciando nello sfondo l’animale scuoiato appeso allo stesso modo del famoso dipinto di Rembrandt, sicuramente ricordato, non compare un simbolismo drammatico ma solo un’ispirazione iconografica e un virtuosismo tecnico dell’uso della luce e del colore. Più vicino sicuramente allo schietto realismo della “bottega del macellaio” di Annibale Carracci che coraggiosamente rompeva il tardo manierismo cinquecentesco, ormai l’Olivero nel 700 si sente a suo agio e libero di esprimersi secondo i propri interessi ben accettati da Vittorio Amedeo II che, pur consigliandogli una pittura più nobile, l’accoglieva benevolmente a Corte apprezzando i suoi dipinti di piccoli eventi pieni di poesia. Con lui non ci troviamo di fronte ad un semplice pittore di genere che risolve la pittura in banali e ripetitivi aneddoti, tanto disprezzati con sarcasmo da Salvator Rosa, che pure agli inizi era stato bambocciante, ma ad un vero artista che dà dignità ad un repertorio considerato minore in quanto la valutazione delle opere non deve essere vista attraverso una scala gerarchica di soggetti e temi scelti poiché tutte le poetiche sono legittime se si risolvono e concretizzano in Arte.

 

Giuliana Romano Bussola

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 Museo Civico Città di Moncalvo  7 aprile / 1 luglio 2018 – apertura sabato e domenica dalle ore 10,00 alle ore 18,00 durante la settimana su appuntamento informazioni – 327 7841338

Fallimenti in calo a Nord Ovest e Nord Est

Nel 2017 sono fallite in Italia 12.009 imprese, l’11,3% in meno dell’anno precedente. La regione con  la maggiore diminuzione è il Friuli Venezia Giulia (-25,8%), seguito da Basilicata (-19%), Sardegna (-17,3%), Trentino Alto Adige (-16,9%), Piemonte (-16,2%). Maglia nera invece Lazio, Calabria e Puglia

È il Nord Ovest, con il 12,4% in meno di imprese fallite nel 2017 rispetto al 2016, a trainare la riduzione dei fallimenti in Italia, ma il Nord Est insegue a un’incollatura appena, con -12,2%. È la tendenza registrata dall’Osservatorio su fallimenti, procedure e chiusure d’imprese 2017 realizzato da Cerved, la data-driven company italiana che fornisce, tra l’altro, servizi per analizzare il rischio di credito e l’affidabilità commerciale di clienti, fornitori e partner, come la piattaforma Cerved Credit Suite. È dunque il Nord Italia a fare la parte del leone nella ripresa, ma stando all’indagine Cerved aggiornata a fine 2017, il trend sui fallimenti si è dimostrato particolarmente incoraggiante in tutta la Penisola: lo scorso anno sono fallite in tutto 12.009 aziende contro le 13.532 del 2016, con un calo dell’11,3% e un rafforzamento delle dinamiche positive osservate già nel 2016 (-8,2%) e nel 2015 (-6,1%). Il numero di imprese che hanno portato i libri in Tribunale è ormai tornato dunque ai livelli dei primi anni Duemila; la flessione si osserva in tutte le aree geografiche.

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Nel dettaglio, ecco i dati regione per regione.

Nel Nord Ovest nel 2017 sono fallite 3.504 imprese (-12,4% rispetto al 2016): il Piemonte è passato da 863 fallimenti a 723 (-16,2%), seguito da Liguria, scesa da 275 a 241 (-12,4%) e Lombardia, da 2842 a 2518 (-11,4%). La Valle d’Aosta aumenta le procedure del 22,2%, ma si tratta di numeri esigui, da 18 a 22 fallimenti.

Nel Nord Est si contano 2.264 procedure (-12,2%), con cali più marcati in Friuli Venezia Giulia (da 221 a 164, -25,8%) e Trentino Alto Adige (da 195 a 162, -16,9%), rispetto a Veneto (da 1173 a 1026, -12,5%) ed Emilia Romagna (da 991 a 912, -8%).

Al Centro sono fallite 3.068 aziende, in calo dell’8,9%: diminuiscono con tassi a doppia cifra le procedure in Umbria (-17,2%, da 238 a 197) e nelle Marche (-14,4%, da 417 a 357), a ritmi più contenuti in Toscana (-8,9%, da 1060 a 966) e Lazio (-6,3%, da 1652 a 1548).

Nel 2017 i tribunali hanno aperto 3.173 procedure fallimentari a imprese con sede nel Mezzogiorno, l’11,5% in meno. Le tendenze sono positive in tutta l’area, con riduzioni maggiori in Sardegna (-17,3%, da 323 a 267) e Basilicata (-19%, da 58 a 47). Bene anche la Campania con -14,7% (da 1179 a 1006). L’Abruzzo è sceso da 273 fallimenti a 245 (-10,3%), il Molise da 54 a 48 (-11,1%). La Calabria invece ha visto una riduzione solo del 6,6% (da 272 a 254), la Puglia del 7,5% (da 610 a 564), la Sicilia del 9,3% (da 818 a 742).

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“La fotografia che il nostro Osservatorio restituisce è certamente positiva, e lascia ben sperare –commenta Marco Nespolo, Amministratore Delegato di Cerved -. Il 2017 infatti ha visto la conferma e il consolidamento di alcune tendenze favorevoli in atto e ci aspettiamo dunque un ulteriore miglioramento nel 2018 grazie al rafforzamento dei profili di rischio delle imprese e alla congiuntura macroeconomica positiva. Va da sé, però, che le aziende devono tutelarsi attraverso una corretta gestione del portafoglio crediti, un   fattore di fondamentale importanza per assicurare all’imprenditoria una crescita solida e sostenibile. Esistono ottimi strumenti sul mercato per valutare l’affidabilità commerciale di clienti, fornitori e partner. Ad esempio, con la versione rinnovata e potenziata di Cerved Credit Suite offriamo ai nostri clienti la piattaforma di gestione del credito più avanzata sul mercato e, al tempo stesso, contribuiamo a migliorare lo stato di salute di una parte importante dell’economia reale del Paese”.

 

 

Regioni Fallimenti
  2016 2017 var. a/a
Abruzzo 273 245 -10,3%
Basilicata 58 47 -19,0%
Calabria 272 254 -6,6%
Campania 1.179 1.006 -14,7%
Emilia Romagna 991 912 -8,0%
Friuli 221 164 -25,8%
Lazio 1.652 1.548 -6,3%
Liguria 275 241 -12,4%
Lombardia 2.842 2.518 -11,4%
Marche 417 357 -14,4%
Molise 54 48 -11,1%
Piemonte 863 723 -16,2%
Puglia 610 564 -7,5%
Sardegna 323 267 -17,3%
Sicilia 818 742 -9,3%
Toscana 1.060 966 -8,9%
Trentino A.A. 195 162 -16,9%
Umbria 238 197 -17,2%
Valle D’Aosta 18 22 22,2%
Veneto 1.173 1.026 -12,5%
Totale 13.532 12.009 -11,3%
Fonte Cerved

 

Inimitabile D’Annunzio

Venerdì 6 aprile alle ore 17,30 alla Biblioteca civica “Simonetta Comanedi”, Palazzo Oddo, via Roma 58 , Albenga, i professori Pier Franco Quaglieni storico e vicepresidente del Centro Pannunzio e Gianni Ballabio,docente e critico letterario, parleranno su “Gabriele D’Annunzio , un’eredità inimitabile“, ad 80 anni dalla morte del poeta-soldato. Dichiara il prof. Pier Franco Quaglieni ,spiegando il significato dell’evento :”La figura del Vate abruzzese ,protagonista della vita letteraria e mondana a cavallo tra due secoli,scrittore di successo in poesia e in prosa, ardente fautore dell’intervento dell’Italia nella Grande Guerra cui prese parte con imprese memorabili, merita una riflessione critica e storica .Emergeranno certo limiti innegabili, ma anche tratti inediti e seducenti della sua personalità di uomo di lettere e di azione .Soprattutto emergerà il vero poeta, non il semplice facitore di versi” .Verra’ esposto il volantino originale del celebre volo su Vienna, il cui testo venne scritto dal giornalista Ugo Ojetti. Leggera’ alcuni passi delle sue opere Simonetta Pozzi. Organizzano il Centro Pannunzio del Ponente Ligure e il DLF di Albenga con il patrocinio del Comune di Albenga. Introdurrà l’evento la prof. Roberta Delfino.

Il “bacio” di Rodin arriva in Piemonte

Le Baiser di Rodin, tra i cinque “baci” più famosi al mondo, verrà esposto a Domodossola grazie alla Fondazione Ruminelli.
La copia in bronzo dell’originale in marmo proviene dalla Fondation Gianadda di Martigny. In mostra dal 6 aprile al 13 maggio a Palazzo San Francesco. Si tratta senza dubbio di una delle sculture più celebri di Rodin ed è forse “il bacio” più famoso della storia dell’arte. Auguste Rodin (1840-1917) è stato celebrato nel corso del 2017 con mostre ed esposizioni di grande valore in occasione del centenario della morte (tra le più importanti quelle al Grand Palais di Parigi e al Metropolitan Museum di New York e in Italia con una grande mostra visitabile fino a giugno di quest’anno a Treviso).


Dal 6 aprile al 13 maggio il Borgo della Cultura di Domodossola, grazie all’importante collaborazione tra Fondazione e Associazione Ruminelli, Assessorato alla Cultura del Comune di Domodossola e Fondation Pierre Gianadda di Martigny, ospiterà all’interno dello splendido Palazzo San Francesco la riproduzione in bronzo della celebre scultura in marmo di Rodin. Rodin esprimeva nelle sue opere l’idea più alta della vita, come limpida espressione dell’animo umano, e il suo Baiser è un chiaro esempio dell’ammirazione che il grande scultore francese nutriva nei confronti delle opere degli ultimi anni di Michelangelo. Gli amanti Paolo Malatesta e Francesca Da Rimini rappresentati nel Bacio (1881-1882) si rifanno dunque decisamente al Rinascimento, ma l’opera lancia uno sguardo chiaro verso il presente di Rodin, con quell’indagine profonda nella psiche tipica del Novecento. Il successo dell’opera in marmo convinse lo stesso Rodin ad autorizzare la riproduzione della stessa, a partire dal 1898, in alcune copie in bronzo, tra cui quella ospitata attualmente nel Parco delle Sculture della Fondation Pierre Gianadda di Martigny. La giornata inaugurale di venerdì 6 aprile inizierà alle 17.30 con un momento ufficiale nei pressi della Chiesa della Madonna della Neve per festeggiare il termine dei lavori di rifacimento delle facciate del piccolo santuraio domese, realizzati grazie alla donazione di oltre 130.000 euro del mecenate svizzero e cittadino onorario di Domodossola, Léonard Gianadda.
Alle 18.30 è invece fissato il taglio del nastro dell’esposizione presso Palazzo San Francesco, in Piazza Convenzione, che ospiterà anche la mostra “Sculptures en lumière” di Michel Darbellay, sempre realizzata grazie alla Fondazione Gianadda (ingresso libero tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 15 alle ore 19). «La bellezza è il carattere e l’espressione. Ora, non c’è nulla nella natura che abbia più carattere del corpo umano. Esso evoca con la sua forza e la sua grazia le immagini più diverse. Il corpo umano è soprattutto lo specchio dell’anima e da là viene la sua più grande bellezza» disse Auguste Rodin nel 1911. La storia di Rodin, uomo che nella solitudine ha sempre trovato grande ispirazione, è una storia di emozioni grandissime e il Bacio ne rappresenta uno degli esempi più fulgidi, in cui la bellezza e l’arte si abbracciano creando un istante di pura felicità e seduzione.

 

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Per informazioni sulle attività dell’Associazione Culturale Mario Ruminelli www.associazioneruminelli.it – www.facebook.com/associazionemarioruminelli info@associazioneruminelli.

Una fetta di torta a Torino

Come si fa a rinunciare ad una fetta di torta? Ingredienti meravigliosi, sapori dolcissimi, colori armoniosi e profumi invitanti, non si può resistere. Una colazione energica per iniziare la giornata magari insieme ad un cappuccino cremoso, una pausa rilassante accompagnata da una tazza di cioccolata fumante a merenda, la sera per terminare il percorso con gioia. Mangiare sano, stare a dieta sono cose importanti per la nostra salute, avere uno stile di vita corretto e pulito sono principi fondamentali per curare il nostro benessere, tuttavia la nostra benefica disciplina non deve impedire di concederci un gesto affettuoso, una lusinga, una dolce indulgenza. Studiamo, lavoriamo, ci muoviamo, ci stanchiamo quindi, non possiamo contare sempre le calorie, ogni tanto, una volta la settimana o forse al mese se vogliamo essere più attenti permetterci una infrazione alimentare non può che migliorare il nostro umore e rilassarci.

Nella nostra città ci sono delle deliziose torterie, incantevoli posti dove indulgere un piacevole gâteau è una meravigliosa esperienza:

 

Torteria Berlicabarbis Corso Moncalieri, 214/D – tisane e magnifiche torte in un locale informale. dallo stile provenzale.

Miss Cake – Via Goito, 17/B – Torte, biscotti e cupcakes e il brunch domenicale in un ambiente cordiale.

OlsenVia Sant’Agostino 4/bis – Caffetteria un po’ retrò con torte dolci e salate fatte come nelle ricette della nonna.

Sweet Lab – Via Principe Amedeo 39 –  Muffin, cupcakes, cookies, cioccolato e torte di ogni genere.

Torteria Café Marconi – musica jazz di sottofondo, tisane, infusi, torte, crostate e pasticcini.

Chloé Bistrot – Via Barbaroux 12 – un angolo di Parigi a luce soffuse, crepes, pancakes e vari tipi di torte.

 

“I dolci in tavola sono come i concerti barocchi nella storia della musica: un’arte sottile” diceva Isabel Allende. Un piacere irrinunciabile si potrebbe aggiungere.

 

Maria La Barbera

 

 

IL CROONER TORINESE MARCELLO PASQUALI RICORDA FABRIZIO FRIZZI

 

Marcello Pasquali, stimato crooner torinese con un passato di spicco anche nella dance – già opinionista per Sanremo 2018 di Sanremonews.it – prossimo al lancio del nuovo album per l’etichetta indipendente ‘Capogiro Records’ nata nel lontano 1986 sotto la Mole e che vanta collaborazioni illustri a vario titolo con artisti del calibro di Rita Pavone, Piero Chiambretti, Mario Lavezzi, Gerardina Trovato e Franco Tozzi, ricorda con affetto il caro e indimenticato Fabrizio Frizzi. “Un uomo e un artista perbene – dichiara l’artista – icona del sorriso genuino e schietto sul piccolo schermo per milioni di italiani. Cresciuto alla scuola del valente regista e produttore Michele Guardì, avrebbe meritato di più per il garbo e la cortesia che hanno sempre contraddistinto uno stile di conduzione raffinato e d’altri tempi. Lo avrei visto benissimo, per esempio, al timone del ‘Festival di Sanremo’, traguardo più volte sfiorato per un soffio”.  Per poi concludere: “Riempie di tristezza la sua precoce scomparsa, l’Italia perde per sempre un campione del buongusto, alieno e lontano dagli schiamazzi di una tv spazzatura che oggi la fa da padrona. Memorabili i suoi siparietti canori con il grande Andrea Mingardi, tra i suoi cantanti più amati da sempre, con cui ha spesso duettato davanti alle telecamere, anche seduto al pianoforte”.

 

LA CITTADELLA DEL CAFFE’, SUCCESSO ALLA MOSTRA CONVEGNO TIRRENO

L’Azienda leader nel Centro Italia nel settore della caffetteria inaugura la stagione formativa. E’ stato uno degli acclamati e attesi protagonisti, lo scorso fine febbraio, alla ‘Mostra Convegno Tirreno C.T.’, svoltasi con grande affluenza italiana e internazionale nel polo fieristico di Carrara. La manifestazione, da quasi 40 anni a questa parte, è il punto di riferimento per i principali operatori del settore alberghiero e ristorativo. ‘La Cittadella Spa’, marchio storico leader nel Centro Italia nella produzione e distribuzione di prodotti e servizi per la caffetteria e la ristorazione, si è distinta come sempre per qualità, servizi offerti ed innovazione. In questa occasione, si è presentata con il loro responsabile comunicazione- marketing ed un ricco e variegato parterre di testimonial d’essai, tra cui Cristiano Malgioglio, Irene Pivetti, Naike Rivelli, Nina Moric e Ignazio Moser. Da sempre attenta agli investimenti legati alle human resources del comparto, punto di forza della politica di sviluppo attuata con successo da ‘La Cittadella del Caffè’ (www.lacittadella.com), tramite la propria divisione dedicata ‘La Cittadella Coffe School’, è l’ampia gamma permanente di Corsi di Formazione SCA di Caffetteria in perfetto stile tailor made – la più importante ed autorevole associazione a livello mondiale che promuove caffè di qualità - con rilascio di diploma valido a livello internazionale, Corsi Barman e Corsi di Latte Art. Percorsi formativi prestigiosi, che hanno già visto la partecipazione, in cattedra, anche di ospiti d’eccezione quali la Trainer di fama internazionale Chiara Bergonzi e Francesco Corona. Tra le materie oggetto di formazione, Introduction to Coffe, Brewing, Barista Skills, Workshop di Caffetteria, Latte Art, Green Coffe, Roasting, Sensory, corsi Barman oltre a una molteplice possibilità di seminari di taglio individuale, modulati e schedulati sulle reali esigenze di ciascun iscritto.

“Spazio negato-Spazio immaginato”

Presso il Palazzo Parasi in via Giovanola a Cannobio (Vb) è in corso la mostra di Ubaldo Rodari “Spazio negato-Spazio immaginato”. L’evento è stato  presentato all’inaugurazione del 24 marzo da Antonio D’ Avossa. Ubaldo Rodari  è un’importante incisore che sviluppa la sua ricerca pittorica e grafica sulle dinamiche legate allo spazio, con all’attivo un lungo elenco di mostre in Italia e all’estero tra Svizzera, Francia e Giappone. Nato a Bergamo nel 1952, dopo aver intrapreso l’attività artistica come autodidatta, Rodari ha frequentato a Venezia la Scuola Internazionale di Grafica. Da sempre impegnato anche nel campo della didattica, da quasi quindici anni è direttore artistico dell’associazione “Il Brunitoio“, Officina di Incisione e Stampa in Ghiffa (VB). Attualmente la sua ricerca indaga sulla percezione dello spazio. Una passione, maturata da Rodari con il trascorrere del tempo, traendo ispirazione dai luoghi della vita, tra i monti e la parte alta del lago Maggiore, interpretando i toni e i mutamenti dell’ambiente, stravolgendo e ribaltando molte delle tecniche apprese. L’esposizione a Cannobio si inscrive nel quadro delle mostre pensate per valorizzare questa storica costruzione risalente al XIII secolo, adibita per tanti anni a luogo di giustizia e di governo: il Palazzo della Ragione, meglio conosciuto come palazzo Parasi. La mostra sarà visitabile fino al 6 maggio con questi orari: dal giovedì alla domenica, tutte le mattine dalle 10.00 alle 12.00; il sabato anche il pomeriggio dalle 16.00 alle 18.00.

Marco Travaglini

DIECI STORIE PROPRIO COSÌ – TERZO ATTO

Concepito inizialmente come opera-dibattito sulla legalità, lo spettacolo ha debuttato al Teatro San Carlo di Napoli nel 2012: da allora il viaggio è proseguito con successo in tutta Italia, sviluppando un progetto in cui la scrittura di scena ha seguito l’evoluzione dello sviluppo narrativo, approfondendolo

Dieci storie proprio così è parte integrante di un progetto sperimentale di collaborazione tra teatri, istituti penitenziari minorili, scuole, università e società civile “Il palcoscenico della legalità”. Dieci storie proprio così è una provocazione “ragionata” contro quella rete mafiosa, trasversale e onnipresente, che vorrebbe sconfitta la coscienza collettiva, la capacità di capire e reagire. Lo spettacolo racconta di vittime conosciute e sconosciute della criminalità organizzata, storie di impegno civile e riscatto sociale, responsabilità individuali e collettive, connivenze istituzionali e taciti consensi. «Siamo partiti nel 2012 dalla memoria di chi ha combattuto contro la criminalità organizzata – affermano Emanuela Giordano e Giulia Minoli – e dalle esperienze già consolidate di contrasto alle mafie al Sud. Nel 2015 abbiamo parlato del presente, del radicamento delle mafie al centro Italia e di alcuni esempi di lotta all’illegalità. Con questo terzo atto vogliamo riflettere sul futuro, su come l’infiltrazione delle mafie anche al nord stia cambiando il profilo dell’Italia, su come questa ‘malacultura’ «del sopruso ad ogni livello della vita sociale contamini le nostre vite. Vogliamo riflettere sugli strumenti che abbiamo per contrastare questo degrado: il potere di voto, il potere di acquisto, il potere di scegliere chi frequentare, il potere di educare, formare ed informare. Il potere di proporre e di osservare, di fare caso a ciò che ci circonda senza sconti di responsabilità».

Durata: 70 minuti più 50 minuti di dibattito

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Dieci storie proprio così. Terzo atto è parte integrante del progetto Palcoscenico della Legalità ideato e coordinato da Co2 Crisis Opportunity Onlus con la partecipazione di attori, ricercatori, docenti, giornalisti, magistrati, studenti, associazioni e teatri, ed è promosso da Fondazione Pol.i.s., Libera, CROSS Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università degli Studi di Milano, LARCO Laboratorio di Analisi e Ricerca sulla Criminalità Organizzata dell’Università di Torino , Fondazione Falcone, Centro Studi Paolo Borsellino, Fondazione Silvia Ruotolo, Italiachecambia.org e DaSud. Con il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ed il Ministero della Giustizia ed il sostegno di Fondazione con il Sud, Eni Spa, SIAE, Poste Italiane.

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Venerdì 4 maggio, ore 21.00
Sabato 5 maggio, ore 21.00
per le scuole
Mercoledì 2 maggio, ore 10.00
Giovedì 3 maggio, ore 10.00
Venerdì 4 maggio, ore 10.00
Lunedì 7 maggio, ore 10.00
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BIGLIETTERIA CASA del TEATRO RAGAZZI e GIOVANI
c.so Galileo Ferraris, 266 – 10134 Torino
tel. 011/19740280 – biglietteria@casateatroragazzi.it 
Orario di biglietteria: dal lunedì venerdì dalle ore 10.00 alle ore 13.00 – dalle ore 15.00 alle ore 18.00 sabato e domenica dalle ore 15.00 alle ore 19.00
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Informazione commerciale

In cima al mondo per la libertà delle donne

FOCUS  di Filippo Re

Raha Moharrak è la prima donna saudita a scalare sei delle sette montagne più alte del mondo senza il velo e senza avere il permesso del padre o del marito divenendo un simbolo per la speranza di riforme nel regno.

Ha sfidato il sistema del “guardiano” in vigore in Arabia Saudita che prevede che le donne debbano avere il consenso di un maschio per fare certe cose come lavorare, viaggiare o praticare attività sportive. Anche su questioni che riguardano l’educazione e la vita privata delle donne deve essere sempre presente un tutore. Raha ha voluto sfidare tutto ciò e lo ha fatto con coraggio e determinazione. Si è allenata per alcuni mesi facendosi portare nel deserto da un’autista perchè le donne non possono guidare e ha cominciato a fare trekking sulle dune. Non poteva fare altrimenti poiché il regno saudita ostacola in tutti i modi lo sport femminile e lascia le scuole senza palestre. Lo sport è considerato un gioco solo maschile e va contro la religione a causa dell’abbigliamento. Nata a Gedda, Raha Moharrak ha 30 anni e negli ultimi cinque anni ha preso parte a una decina di spedizioni alpinistiche. Non è stato facile per lei liberarsi dei divieti imposti dalla famiglia che inizialmente era contraria alla sua passione e ai suoi sogni sportivi. Dopo infiniti tentativi è riuscita a convincere i genitori e a gettarsi nell’impresa di opporsi al “sistema”. E soprattutto è riuscita a mobilitare un gran numero di donne che hanno lanciato una campagna sui social media dal titolo “Io sono la guardiana di me stessa” mirata contro le norme in vigore in Arabia Saudita secondo le quali ogni scelta di una donna dipende dalla volontà del maschio “guardiano”, che può essere il padre, il marito, il figlio o il fratello. Hanno inviato al monarca re Salman 2500 telegrammi e una petizione di 14.000 firme. Nel maggio di tre anni fa Raha conquistò la cima dell’Everest (8850 metri), la prima ragazza araba a raggiungere il “tetto del mondo” dopo aver già scalato la vetta del Kilimangiaro e altre cime. Raha continua a scalare le montagne insieme agli uomini e la sua vicenda dimostra ciò che le donne arabe possono fare per emergere e autodeterminarsi nonostante i divieti e le rigide leggi che penalizzano le donne, in particolare in un Paese retrivo come l’Arabia Saudita dove alle donne non viene neppure concesso di guidare l’auto. Il regno dei Saud è infatti l’unico Paese al mondo in cui le donne possono acquistare una vettura ma non possono usarla. Il divieto non ha una base legale ma è stato introdotto nel 1990 per rispettare la tradizione tribale.

Una donna, se vuole spostarsi con la macchina, deve chiedere a un parente maschio di accompagnarla oppure pagare un autista e così ogni giorno. Per chi viola il divieto di guida sono previsti arresti, multe e condanne alle frustate. Nel 2015 due donne saudite furono arrestate dopo avere sfidato il divieto di guida e poi deferite alla Corte criminale specializzata di Riad, istituita per processi per terrorismo ma utilizzata anche per dissidenti pacifici e attivisti. Da anni le autorità saudite provano a bloccare i tentativi delle donne di guidare e nonostante non ci sia alcuna legge che lo vieta nel Paese, le autorità non rilasciano loro la patente e i religiosi ultraconservatori emettono fatwe contro le donne al volante. Divieti simili non esistono in nessun altro Paese del mondo, neanche negli altri Stati del Golfo. Eppure nel Paese arabico c’è ancora spazio per festeggiare le donne come è successo di recente con la Women’s Day, una festa che ricorda il nostro 8 marzo ma soprattutto la prima festa dedicata alla donne in Arabia Saudita, anche se rigorosamente coperte con il burqa nero e magari con gli occhiali da sole. In base alla classifica stilata dal World Economic Forum, l’Arabia Saudita si trova al 134esimo posto su 145 come parità fra uomo e donna. A sfidare il sistema che penalizza le donne ci ha pensato anche Sarah Al Souhaimi, diventata la prima donna presidente della Borsa saudita. Già direttrice generale da tre anni della banca di investimenti NCB Capital, Al Souhaimi guiderà la principale piazza finanziaria del mondo arabo. Anche nel settore bancario le donne cercano di trovare spazi per affermarsi dal punto di vista professionale e a volte ci riescono con grande successo.

 

(rivista “Il Dialogo-Al Hiwar” del Centro Federico Peirone)