In cima al mondo per la libertà delle donne

FOCUS  di Filippo Re

Raha Moharrak è la prima donna saudita a scalare sei delle sette montagne più alte del mondo senza il velo e senza avere il permesso del padre o del marito divenendo un simbolo per la speranza di riforme nel regno.

Ha sfidato il sistema del “guardiano” in vigore in Arabia Saudita che prevede che le donne debbano avere il consenso di un maschio per fare certe cose come lavorare, viaggiare o praticare attività sportive. Anche su questioni che riguardano l’educazione e la vita privata delle donne deve essere sempre presente un tutore. Raha ha voluto sfidare tutto ciò e lo ha fatto con coraggio e determinazione. Si è allenata per alcuni mesi facendosi portare nel deserto da un’autista perchè le donne non possono guidare e ha cominciato a fare trekking sulle dune. Non poteva fare altrimenti poiché il regno saudita ostacola in tutti i modi lo sport femminile e lascia le scuole senza palestre. Lo sport è considerato un gioco solo maschile e va contro la religione a causa dell’abbigliamento. Nata a Gedda, Raha Moharrak ha 30 anni e negli ultimi cinque anni ha preso parte a una decina di spedizioni alpinistiche. Non è stato facile per lei liberarsi dei divieti imposti dalla famiglia che inizialmente era contraria alla sua passione e ai suoi sogni sportivi. Dopo infiniti tentativi è riuscita a convincere i genitori e a gettarsi nell’impresa di opporsi al “sistema”. E soprattutto è riuscita a mobilitare un gran numero di donne che hanno lanciato una campagna sui social media dal titolo “Io sono la guardiana di me stessa” mirata contro le norme in vigore in Arabia Saudita secondo le quali ogni scelta di una donna dipende dalla volontà del maschio “guardiano”, che può essere il padre, il marito, il figlio o il fratello. Hanno inviato al monarca re Salman 2500 telegrammi e una petizione di 14.000 firme. Nel maggio di tre anni fa Raha conquistò la cima dell’Everest (8850 metri), la prima ragazza araba a raggiungere il “tetto del mondo” dopo aver già scalato la vetta del Kilimangiaro e altre cime. Raha continua a scalare le montagne insieme agli uomini e la sua vicenda dimostra ciò che le donne arabe possono fare per emergere e autodeterminarsi nonostante i divieti e le rigide leggi che penalizzano le donne, in particolare in un Paese retrivo come l’Arabia Saudita dove alle donne non viene neppure concesso di guidare l’auto. Il regno dei Saud è infatti l’unico Paese al mondo in cui le donne possono acquistare una vettura ma non possono usarla. Il divieto non ha una base legale ma è stato introdotto nel 1990 per rispettare la tradizione tribale.

Una donna, se vuole spostarsi con la macchina, deve chiedere a un parente maschio di accompagnarla oppure pagare un autista e così ogni giorno. Per chi viola il divieto di guida sono previsti arresti, multe e condanne alle frustate. Nel 2015 due donne saudite furono arrestate dopo avere sfidato il divieto di guida e poi deferite alla Corte criminale specializzata di Riad, istituita per processi per terrorismo ma utilizzata anche per dissidenti pacifici e attivisti. Da anni le autorità saudite provano a bloccare i tentativi delle donne di guidare e nonostante non ci sia alcuna legge che lo vieta nel Paese, le autorità non rilasciano loro la patente e i religiosi ultraconservatori emettono fatwe contro le donne al volante. Divieti simili non esistono in nessun altro Paese del mondo, neanche negli altri Stati del Golfo. Eppure nel Paese arabico c’è ancora spazio per festeggiare le donne come è successo di recente con la Women’s Day, una festa che ricorda il nostro 8 marzo ma soprattutto la prima festa dedicata alla donne in Arabia Saudita, anche se rigorosamente coperte con il burqa nero e magari con gli occhiali da sole. In base alla classifica stilata dal World Economic Forum, l’Arabia Saudita si trova al 134esimo posto su 145 come parità fra uomo e donna. A sfidare il sistema che penalizza le donne ci ha pensato anche Sarah Al Souhaimi, diventata la prima donna presidente della Borsa saudita. Già direttrice generale da tre anni della banca di investimenti NCB Capital, Al Souhaimi guiderà la principale piazza finanziaria del mondo arabo. Anche nel settore bancario le donne cercano di trovare spazi per affermarsi dal punto di vista professionale e a volte ci riescono con grande successo.

 

(rivista “Il Dialogo-Al Hiwar” del Centro Federico Peirone)

 

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE
Articolo Precedente

Quali scenari dopo il voto

Articolo Successivo

Ravensbrück, il lager delle donne

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta