A marzo il nuovo Jazz Club tra concerti e cucina a km zero

 jazz3jazz1jazz2Una nuova formula enogastronomica e di offerta musicale a Torino, una delle città italiane da sempre patria del jazz

 

Il respiro internazionale di Torino si misura anche dal fatto di essere, ormai da molti anni, al pari di città come Milano e New York, sede di un ” jazz club”, di un luogo di culto dove viene suonata musica jazz di qualità. Come Milano vanta il celebre Blue Note in via Borsieri, una  delle vetrine più celebri del jazz internazionale, che può ben competere con il Greenwich Village di New York e con l’omologo a Tokyo, in Giappone, così Torino dagli anni Duemila ha offerto alla classe intellettuale e agli amanti del jazz una sede con ricche proposte musicali jazz.

 

Il Jazz Club di piazzale Valdo Fusi ora si rinnova. La sua nascita risale al 2005 e è stata dovuta all’iniziativa di Fulvio Albano e Gianni Basso, già attivi dal lontano ’82 nel dirigere il circolo ” AT Big Band” prima e poi l’associazione musicale Arsis. Al Jazz Club sono nati la Jazz Orchestra e L’Italian Sax Ensemble,  oltre che il Jazz Club Torino Big Band. In passato il Jazz Club è stato un luogo culto non soltanto per l’esecuzione di concerti jazz, ma anche per l’ascolto dello swing, del lindy Hop e dei concerti della jam session,  oltre a aver proposto giovani talenti molto interessanti.

 

Ora tutto ciò verrà proposto in una veste rinnovata. Il locale, grazie all’iniziativa di alcuni professionisti e amici molto appassionati di jazz, che hanno deciso di operare in maniera fattiva con il layout originario, è oggetto di un restyling che si concluderà nel mese di marzo. Secondo le intenzioni dei nuovi soci, la programmazione musicale dovrà essere mantenuta di alto livello e implementata, così come dovranno essere conservate le posizioni già maturate nel passato dal Jazz Club all’interno del Torino Jazz Festival, nella rassegna Mito e nel Jazz Festival di Avigliana. Un aspetto che sta molto a cuore alla nuova società è rappresentato dalla diversificazione dell’offerta culturale. Il Jazz Club sarà aperto, infatti, cinque giorni la settimana e alcune volte anche al pomeriggio per concerti tardo pomeridiani, in collaborazione con alcune istituzioni culturali cittadine, con cui sono in definizione degli accordi. Nelle due sere più importanti la settimana, coincidenti con il week end, verrà istituito il doppio spettacolo, uno alle 20.30, rivolto al pubblico che gradisce un ascolto di musica jazz tradizionale, il secondo per chi voglia ascoltare un ensemble di lindy hop. La serata del sabato sarà anche dedicata al ballo, con il tradizionale appuntamento,  dalle 23, con il fidelizzato dj Margiotta e il Jazz Dance Club, con possibilità di cenare prima e di assistere alla musica dal vivo.

 

L’offerta gastronomica sarà completamente rinnovata, attraverso una proposta di una cucina a km zero, con prodotti del territorio e un menu che varierà a cadenza quindicinale. Il Jazz Club, grazie a questo restyling anche architettonico, sarà un locale in grado di offrire, inoltre,  uno spazio adeguato per organizzare eventi privati e aziendali. Tra gli sponsor che sostengono questo restyling figura l’azienda cuneese Toso spa.

 

Con il Jazz Club rinnovato Torino si confermerà, come in passato, capitale del jazz. Come non ricordare la celebre esibizione di Louis Armstrong a Torino, che non fu un momento estemporaneo nella vita del capoluogo subalpino, quanto il coronamento di anni di interesse verso una musica che nacque tra gli schiavi neri d’America a fine Ottocento, e che travalico’ sempre la classificazione in un rigido genere musicale? Negli anni Trenta del Novecento il centro di ritrovo un buon numero di amanti del jazz era, infatti, un caffè di piazza Crimea, dove il collezionista Alfredo Antonino proponeva degli “ascolti commentati”, tratti dalla sua ricca collezione di oltre trecento dischi. Anche Cesare Pavese e il musicologo Massimo Mila si interessarono di jazz. A distanza di quasi cent’anni dalle serate musicali in piazza Crimea, gli amanti del jazz potranno, nel rinnovato Jazz Club, godere dell’ascolto di una musica che, come disse George Gershwin, “come la vita, è meglio quando si improvvisa”.

 

Mara Martellotta

Quando Rama disse: ''L'Albania? Meglio dell'Italia perché è senza sindacati''

rama papa albaniatiranese23Non ama i giri di parole Edi Rama, premier albanese: è stato sindaco di Tirana, ministro dello sport, artista, scrittore, docente di lettere

 

Ho voluto riproporre un tema della vista fatta a Giugno del 2015 del premier Albanese alla convention di Confindustria Giovani di Santa Margherita Ligure, perche’ l’argomento e ancora attuale: “l’Albania e meglio dell’Italia perche’ e senza sindacati”.

Immaginate se una dichiarazione del genere, fosse fatta da un qualsiasi esponente politico di destra in Italia , apriti cielo….tutta la sinistra in piazza ad urlare allo scandalo….Edi Rama e’ capo del partito socialista albanese oltre ad essere il presidente del consiglio, la sua dichiarazione nasce dalla storia dell’ Albania legata a 50 anni di comunismo. E gli albanesi ,dalla caduta del regime, hanno rifiutato ogni forma di organizzazione che ricordasse i vecchi tempi del regime. In albania non e’ opportuno proporre cooperative o sindacati in pratica si e’passati da un estremo all’ altro.Vi sono i sindacati di categoria ma hanno pochi iscritti e non hanno voce in capitolo e quindi non c’è tutela per il lavoratore.

 

Quello che intendeva il premier albanese con le sue dichiarazioni era riferito al “blocco” delle imprese in Italia da parte dei sindacati e all’alto costo della manodopera che non rende competitive le aziende . Attenzione, da qualche anno in Albania vi sono leggi dello stato a tutela dei lavoratori ,molto è stato fatto , sono stati messi dei limiti economici per le varie categorie come assunzione e regole per i licenziamenti. E la mancanza di sindacati rende piu’ snello l’operare delle aziende che diventano piu’ competitive nei confronti di quelle italiane.

 

Il premier ha dichiarato ,«Quando l’Italia si riprenderà per noi saranno guai. La vostra crisi ci ha avvantaggiato». Non ama i giri di parole Edi Rama, premier albanese: è stato sindaco di Tirana, ministro dello sport, artista, scrittore, docente di lettere che sta cambiando all’Albania. Solo venti anni fa era devastata, reduce dal comunismo più duro, con un pil pro-capite di 760 dollari, che oggi sono diventati quasi 5.000.

 

Come è riuscita l’Albania in questo ultimo decennio a diventare un piccolo miracolo economico? «Facile – rispose Edi Rama -: siamo senza Senato, senza sindacati, senza sinistra radicale e senza comici in politica» in Albania per fare una legge bastano cinque settimane, per aprire un’ impresa bastano otto ore e un euro, le tasse sono basse max 15 %, le leggi sul lavoro a favore delle imprese e sui servizi pubblici ai cittadini siamo più avanti di voi».«Dal censimento del primo semestre 2015 vi sono 20mila italiani che vivono nel Paese delle Aquile, moltissimi studenti italiani che studiano da noi e circa 800-900 imprese che solo lo scorso anno si sono trasferite in Albania »
Rama ha commentato in modo scherzoso l’operato del suo omologo premier italiano :

 

«Renzi è bravo, ma è troppo lento. Io sono più veloce perché sono più anziano e ho meno tempo da perdere». Battute a parte la questione è un’altra: «Partire poveri, per noi, è un vantaggio, perché abbiamo meno corpi intermedi da abbattere».

 

Da Tirana

P. Petromilli

 

A CACCIA DI ANTIMATERIA CON IL PRESIDENTE ASI

battistonGiovedìScienza: Aula Magna della Cavallerizza Reale,  Via Verdi 9. Dentro un enigma del Big Bang

 

Che cosa ne è stato dell’antimateria primordiale uscita dal Big Bang? Che cosa costituisce la massa invisibile dell’universo? Risponderà a questi e altri affascinanti interrogativi Roberto Battiston, docente di Fisica sperimentale dell’Università di Trento e Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, ospite di GiovedìScienza il 28 gennaio.

 

La conferenza “A caccia di antimateria. Dentro un enigma del Big Bang” inaugura gli appuntamenti “in trasferta” nelle sedi degli Atenei torinesi, novità della trentesima edizione della rassegna, tradizionalmente ospitata al Teatro Colosseo.GiovedìScienza fa tappa quindi all’Aula Magna della Cavallerizza Reale dell’Università di Torino, in via Verdi 9,sempre alle 17,45.

 

La teoria che all’origine dell’universo ci sia il Big Bang ha trovato molte conferme, dalla radiazione cosmica di fondo, nota da cinquant’anni e misurata con estrema precisione dal satellite europeo “Planck”. Rimane però un enigma: nel Big Bang dovrebbero essersi formate in uguale quantità materia e antimateria, mentre oggi viviamo in un universo dominato dalla materia. Le particelle di antimateria, invece, sono rarissime eccezioni.

Vari esperimenti indagano su questo problema. Uno dei più spettacolari – ideato proprio da Battiston – è AMS (Alpha Magnetic Spectrometer), un rivelatore di particelle installato sulla Stazione Spaziale Internazionale, dove è stato portato nel 2011 con l’ultima missione dello Shuttle “Endeavour”. I dati più recenti sono per certi versi sorprendenti, ma non hanno risolto il problema. Il Big Bang lascia quindi alcuni enigmi ancora da svelare.

 

Il calendario completo degli appuntamenti e la diretta streaming su:

www.giovediscienza.it

Accordo tra Scuola di Applicazione e Accademia delle Scienze

applicazione esercitoConsolidamento della collaborazione fra le due storiche realtà culturali subalpine. Visite didattiche, scambio di saperi, convegni e seminari sono alcune delle iniziative contemplate nella convenzione

 scienze esercito

A Palazzo Arsenale è stata firmata una convenzione fra il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito e l’Accademia delle Scienze di Torino. L’accordo è stato sottoscritto dal Comandante dell’Istituto di studi militari Gen.D. Claudio Berto ed il Prof. Gian Franco Gianotti, Vice Presidente dell’Accademia, e prevede il consolidamento della collaborazione fra le due storiche realtà culturali subalpine. Visite didattiche, scambio di saperi, convegni e seminari sono alcune delle iniziative contemplate nella convenzione che, non a caso, è stata firmata nella biblioteca monumentale di Palazzo Arsenale. Al centro dell’intesa la valorizzazione del patrimonio librario e documentario dei due enti al fine di facilitarne la fruizione da parte di studenti e ricercatori. Nata ufficialmente nel 1783, l’Accademia delle Scienze trae le sue origini dalla Società scientifica fondata ventisei anni prima da Giuseppe Angelo Saluzzo di Monesiglio, Giuseppe Luigi Lagrange e Gianfrancesco Cigna. Gli storici legami fra l’allora Reale Accademia delle Scienze ed il mondo militare sono diretta conseguenza del clima di vivace osmosi culturale e fermento scientifico che caratterizzava il Piemonte dell’epoca. Il conte Saluzzo fu generale e chimico, Lagrange appena diciannovenne insegnò matematica proprio nelle Regie Scuole militari volute da Carlo Emanuele III nel 1739 e dalle quali trae origine l’odierna Scuola di Applicazione. L’accordo conferma l’impegno dell’Esercito e dall’Accademia delle Scienze a beneficio della collettività.

 

 

Le arpe suonano in Piemonte

arpa piascoIl primo e unico museo al mondo interamente dedicato all’arpa, alla sua storia e al suo universo sonoro. Il Museo è nato per ospitare a rotazione, la collezione di oltre 110 arpe antiche, ispirata da Victor Salvi, è oggi il riferimento a livello internazionale non solo per gli arpisti, ma per i cultori dell’arte

 

di Paolo Pietro Biancone*

 

E’ a Piasco, nel cuneese, il primo e unico museo al mondo interamente dedicato all’arpa, alla sua storia e al suo universo sonoro. Il Museo è nato per ospitare a rotazione, la collezione di oltre 110 arpe antiche, ispirata da Victor Salvi, è oggi il riferimento a livello internazionale non solo per gli arpisti, ma per i cultori dell’arte. Merito anche dell’offerta espositiva di questi anni, dei programmi di concerti e rassegne musicali, dei seminari, delle visite e dei laboratori didattici per tutte le istituzioni e privati, realizzati per promuovere la cultura dell’arpa e il suo universo sonoro.

 

Non a caso Piasco ospita l’azienda leader nella produzione di Arpe, la Salvi Harps, riconosciuta in tutto il mondo: il territorio saluzzese nel saluzzese è, infatti, zona rinomata per l’abilità degli artigiani nella lavorazione del legno. L’abbinamento con l’antico Marchesato di Saluzzo non è, dunque, causale: qui affonda le radici una tradizione di artigianato del legno, dai maestri minusieri agli scultori, agli intarsiatori. Da questa tradizione nasce una cultura del lavoro e del prodotto che conquista Victor Salvi, prima Arpa della New York Philarmonic Orchestra e della NBC Symphony Orchestra, sotto la direzione del grande Arturo Toscanini e di altri celebri direttori come Szell, Monteux e Mitropoulos. Salvi, con l’aiuto di alcuni artigiani, decide di tentare la realizzazione di un’arpa che superi in qualità di suono e manifattura tutte quelle esistenti e realizza un primo prototipo: nel 1954, in un piccolo laboratorio di New York, nasce la prima arpa Salvi. Nel 1956 lascia gli Stati Uniti e si trasferisce in Italia, sua terra di origine.

 

Qui fonda la sua azienda in una splendida sede a Genova, la cinquecentesca Villa Maria, nella quale ben presto inizia a ricevere visite da parte di arpisti al cui orecchio sono giunte voci circa una nuova e rivoluzionaria arpa: le arpe Salvi. Nel 1974 l’attività si trasferisce a Piasco, nel saluzzese, zona rinomata per l’abilità degli artigiani nella lavorazione del legno, dove apre la fabbrica nell’ex-cotonificio Wild. Salvi è mancato nel maggio scorso, ma l’azienda prosegue la tradizione e continua a lanciare nuovi prodotti che rappresentano il mix tra natura e tecnologia: la rigorosa selezione del legno si associa a una costante attività di ricerca per garantire il massimo di design, ergonomia, performance sonora. Il laboratorio di Piasco supporta l’intero ciclo produttivo dell’arpa mediante attività di progettazione, sviluppo di processi e messa a punto delle metodologie di incollaggi e verniciatura. E quando l’arpa supera i severi test finali è a tutti gli effetti un’arpa Salvi.

 

Insomma, un esempio di eccellenza che dà valore e lustro al territorio, in una sinergia positiva tra caratteristiche geografiche, cultura di impresa, arte, musica e turismo.

 

* Director of the European Research Center for Islamic Finance

Editor in Chief European Journal of Islamic Finance

Department of Management

University of Turin

GRASSE RISATE, LACRIME MAGRE: giovedì 28 gennaio

CONCORDIA LOGOTORINESE XX

 

 

 

 

 

INFORMAZIONE COMMERCIALE

 

Coupon valido per 1 BIGLIETTO OMAGGIO 

per Giovedì 28 Gennaio 2016, ore 21 al Teatro Concordia di Venaria.

TITOLO: GRASSE RISATE, LACRIME MAGRE

 

Per INFO sullo spettacolo

www.teatrodellaconcordia.it

PER I PRIMI 10 CHE PRESENTERANNO QUESTO COUPON

 

inoltre:

 

Coupon valido per 2 biglietti al costo di 1 (€.10,00)

per Giovedì 28 Gennaio 2016, ore 21 al Teatro Concordia di Venaria.

 

Per INFO sullo spettacolo

www.teatrodellaconcordia.it

PER I PRIMI 100 CHE PRESENTERANNO QUESTO COUPON

 

Stampare e presentare questo coupon alla cassa del Teatro Concordia

La via delle stelle del cinema sotto la Mole

mole tricoloreVia Montebello, sede del Museo del Cinema, diventerà come la celebre Walk of Fame di Los Angeles

 

La proposta, presentata dal capogruppo dei Moderati Dario Troiano, è stata approvata all’unanimità dal Consiglio comunale con l’approvazione del sindaco Piero Fassino. Via Montebello, sede del Museo del Cinema, diventerà come la celebre Walk of Fame di Los Angeles. Sarà dedicata però solamente alle stelle torinesi e ai personaggi che hanno fatto la storia del cinema  sotto la Mole. Come per la ‘via delle stelle’, a Bologna, diventata il tempio del jazz, anche la nostra città potrà ricordare, nelle modalità che verranno definite dalla commissione Toponomastica di Palazzo civico, i ‘grandi’ del cinema dal secolo scorso ad oggi.

"Il labirinto del silenzio" al cinema per il Giorno della Memoria

LABIRINTO SILENZIOUn film intenso sui giorni in cui i tedeschi hanno scoperto gli orrori dei lager nazisti e hanno dovuto iniziare davvero a fare i conti con la propria storia più recente. Il giovane protagonista, il procuratore Johann Radmann, scopre che alcune istituzioni di primo piano e dei rami del governo sono immischiati in un complotto per coprire i crimini dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale

 

Mercoledì 27 gennaio, in occasione delle celebrazioni dei  Giorno della Memoria, in dieci sale cinematografiche piemontesi verrà proiettato in contemporanea – alle 10,30 –  il film “Il labirinto del silenzio” di Giulio Ricciarelli.  Due le sale in città a Torino: il cinema Ambrosio (Corso Vittorio Emanuele II) e la Multisala Reposi (Via XX Settembre). L’iniziativa, gratuita e riservata agli studenti delle scuole secondarie, è promossa dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte in collaborazione con Agiscuola. Il film sarà preceduto da un breve messaggio in streaming del Presidente del Consiglio, Mauro Laus, e del Vicepresidente Nino Boeti che parleranno dell’importanza della ricorrenza del 27 gennaio, data destinata a cambiare la storia del Novecento, che ricorda il giorno del 1945 in cui le  truppe sovietiche dell’Armata Rossa, nel corso dell’offensiva in direzione di Berlino, arrivarono a Oświęcim (in tedesco Auschwitz), abbattendo i cancelli del campo di concentramento nazista, sormontati dalla scritta “Arbeit macht frei”(Il lavoro rende liberi). Candidato tedesco ai prossimi Oscar nella categoria Miglior Film in lingua straniera, “Il labirinto del silenzio” è satto girato in Germania dal regista italiano naturalizzato tedesco, Giulio Ricciarelli. Un film intenso sui giorni in cui i tedeschi hanno scoperto gli orrori dei lager nazisti e hanno dovuto iniziare davvero a fare i conti con la propria storia più recente. Il giovane protagonista, il procuratore Johann Radmann, scopre che alcune istituzioni di primo piano e dei rami del governo sono immischiati in un complotto per coprire i crimini dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Il film si ispira a fatti realmente accaduti, ma poco noti come quelli che portarono la Germania alla scoperta della vera realtà di Auschwitz, ricostruiti accuratamente dal punto di vista storico, ma anche con una maestria che genera una narrazione potente, emozionante, profondamente coinvolgente.

 

Marco Travaglini

E' tornata la farmacia a Riva di Pinerolo

farmaciaNel piccolo borgo ha  visto finalmente la luce il nuovo ed elegante esercizio in pieno centro

 

Dal 16 gennaio la frazione Riva di Pinerolo ha nuovamente una farmacia. In quella data la popolazione di Riva di Pinerolo si è raccolta felicemente in occasione dell’inaugurazione della nuova farmacia “Farmacia Riva”. Era almeno dal 2007 che i residenti della frazione pinerolese, anche grazie all’impegno del locale Comitato Spontaneo Rivese attraverso raccolte firme e diverse riunioni con l’amministrazione, ne chiedevano l’apertura.

 

Nel piccolo borgo ha quindi visto finalmente la luce il nuovo ed elegante esercizio in pieno centro, dando nuova linfa alla “vita”  comunitaria non solo a quello che oggi risulta essere un quartiere della città, ma anche alle frazioni vicine come Pascaretto, e agli abitanti della campagna circostante. Utilissimo a quegli anziani che non dovranno necessariamente spostarsi in macchina per effettuare piccoli esami o semplicemente per acquistare un farmaco.

 

Così a Riva si sollolinea che “Sicuramente è grazie al cambiamento delle leggi regionali e alla forte volontà di due medici intraprendenti che tutto questo ora è possibile. Un po’ di merito, va però dato anche ai quei cittadini che in modo volontario regalano parte del proprio tempo libero per il benessere di tutti.”

 

Massimo Iaretti

Banche in Italia: qualcosa è cambiato

moneyferrareseL’angolo del Private Banker /

 

di Fabio Ferrarese

 

Dal primo di gennaio di quest’anno un’importante riforma, che riguarda il sistema bancario ed in particolare gli eventuali futuri fallimenti degli istituti di credito, è entrata in vigore in Italia: la così detta “bail-in”. L’espressione inglese significa letteralmente salvataggio interno e si contrappone alla precedente logica del bail-out che veniva applicata in precedenza nel nostro Paese e che faceva ricadere sulle finanze pubbliche il costo delle ristrutturazioni bancarie.

 

Il bail-in permette, alla Banca d’Italia, di disporre la riduzione del valore delle azioni e di alcune passività, o la conversione di queste ultime in azioni, per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in difficoltà in misura tale da ripristinare un’adeguata capitalizzazione, mantenendo così la fiducia del Mercato.Il provvedimento fa parte di una Direttiva europea che è stata recepita in Italia il 16 novembre 2015 e che è conosciuta sotto l’acronimo BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive), la quale introduce in tutti i Paesi Europei regole armonizzate, per prevenire e gestire le crisi delle banche e delle imprese di investimento.

 

La Direttiva fa parte di un più vasto sistema di riforme promosso a livello internazionale, al fine di consentire una gestione ordinata delle crisi attraverso l’utilizzo di risorse del settore privato, riducendo così gli effetti negativi sul sistema economico ed evitando che il costo dei salvataggi gravi sui contribuenti. Che cosa cambia per i clienti delle banche coinvolte?

 

Il regime di bail-in, secondo una precisa gerarchia, coinvolge azionisti e creditori non garantiti, sino al soddisfacimento degli importi necessari per ripianare l’eventuale disavanzo patrimoniale della banca. Tale gerarchia prevede che i primi ad essere coinvolti siano gli azionisti, seguiti dai detentori di obbligazioni subordinate e poi dagli altri obbligazionisti (che in molti casi sono clienti della banca che hanno investito in questi strumenti finanziari i loro risparmi). I depositi ed i saldi di conto corrente potrebbero inoltre essere aggrediti per la parte che eccede i centomila euro per ogni nominativo intestatario degli stessi. In nessun caso gli azionisti ed i creditori potranno però subire perdite maggiori di quelle che avrebbero sopportato nell’eventualità di liquidazione della Banca, secondo le procedure di tipo ordinario (principio del no creditor worse off). 

 

L’argomento è certamente di grande attualità, basti pensare a quanto accaduto nelle ultime settimane a Banca Marche, Carichieti, Popolare Etruria e Carife (azzeramento del valore delle azioni e annullamento delle obbligazioni subordinate) con centinaia di clienti traditi ed impoveriti. Un esempio significativo è quello di Banca Marche, dove la metà dei circa 400 milioni di euro di obbligazioni subordinate sono in mano a clienti privati con scenari devastanti per le famiglie coinvolte.

 

L’applicazione del nuovo regime di bail-in avrà impatti su tutto il sistema bancario italiano e certamente rafforzerà ulteriormente il principio secondo cui la solidità patrimoniale rappresenta un elemento fondamentale nella scelta della banca da parte dei clienti depositanti. Negli ultimi anni alcune realtà hanno attratto i risparmiatori della nostra Penisola con offerte apparentemente vantaggiose, ma che alla fine si sono rivelate per quello che erano.

 

I clienti che intendono depositare i propri danari devono oggi più che mai abituarsi a cercare quegli interlocutori di mercato in grado di dare loro una tutela maggiore. E questa può essere ricercata solo nella capitalizzazione e solidità degli interlocutori. Ma come può un semplice risparmiatore venire a conoscenza della solidità della propria banca? Semplice, basta chiedere di conoscere un coefficiente indicativo di patrimonializzazione e liquidità chiamato common equity Tier 1 Ratio (in sigla CET1). Un consiglio attuale: scegliete sempre banche che abbiamo CET1 molto alti, ne va della vostra serenità futura.

 

Per curiosità ed approfondimenti potete scrivere a fabio.ferrarese@yahoo.it