Banche in Italia: qualcosa è cambiato

moneyferrareseL’angolo del Private Banker /

 

di Fabio Ferrarese

 

Dal primo di gennaio di quest’anno un’importante riforma, che riguarda il sistema bancario ed in particolare gli eventuali futuri fallimenti degli istituti di credito, è entrata in vigore in Italia: la così detta “bail-in”. L’espressione inglese significa letteralmente salvataggio interno e si contrappone alla precedente logica del bail-out che veniva applicata in precedenza nel nostro Paese e che faceva ricadere sulle finanze pubbliche il costo delle ristrutturazioni bancarie.

 

Il bail-in permette, alla Banca d’Italia, di disporre la riduzione del valore delle azioni e di alcune passività, o la conversione di queste ultime in azioni, per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in difficoltà in misura tale da ripristinare un’adeguata capitalizzazione, mantenendo così la fiducia del Mercato.Il provvedimento fa parte di una Direttiva europea che è stata recepita in Italia il 16 novembre 2015 e che è conosciuta sotto l’acronimo BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive), la quale introduce in tutti i Paesi Europei regole armonizzate, per prevenire e gestire le crisi delle banche e delle imprese di investimento.

 

La Direttiva fa parte di un più vasto sistema di riforme promosso a livello internazionale, al fine di consentire una gestione ordinata delle crisi attraverso l’utilizzo di risorse del settore privato, riducendo così gli effetti negativi sul sistema economico ed evitando che il costo dei salvataggi gravi sui contribuenti. Che cosa cambia per i clienti delle banche coinvolte?

 

Il regime di bail-in, secondo una precisa gerarchia, coinvolge azionisti e creditori non garantiti, sino al soddisfacimento degli importi necessari per ripianare l’eventuale disavanzo patrimoniale della banca. Tale gerarchia prevede che i primi ad essere coinvolti siano gli azionisti, seguiti dai detentori di obbligazioni subordinate e poi dagli altri obbligazionisti (che in molti casi sono clienti della banca che hanno investito in questi strumenti finanziari i loro risparmi). I depositi ed i saldi di conto corrente potrebbero inoltre essere aggrediti per la parte che eccede i centomila euro per ogni nominativo intestatario degli stessi. In nessun caso gli azionisti ed i creditori potranno però subire perdite maggiori di quelle che avrebbero sopportato nell’eventualità di liquidazione della Banca, secondo le procedure di tipo ordinario (principio del no creditor worse off). 

 

L’argomento è certamente di grande attualità, basti pensare a quanto accaduto nelle ultime settimane a Banca Marche, Carichieti, Popolare Etruria e Carife (azzeramento del valore delle azioni e annullamento delle obbligazioni subordinate) con centinaia di clienti traditi ed impoveriti. Un esempio significativo è quello di Banca Marche, dove la metà dei circa 400 milioni di euro di obbligazioni subordinate sono in mano a clienti privati con scenari devastanti per le famiglie coinvolte.

 

L’applicazione del nuovo regime di bail-in avrà impatti su tutto il sistema bancario italiano e certamente rafforzerà ulteriormente il principio secondo cui la solidità patrimoniale rappresenta un elemento fondamentale nella scelta della banca da parte dei clienti depositanti. Negli ultimi anni alcune realtà hanno attratto i risparmiatori della nostra Penisola con offerte apparentemente vantaggiose, ma che alla fine si sono rivelate per quello che erano.

 

I clienti che intendono depositare i propri danari devono oggi più che mai abituarsi a cercare quegli interlocutori di mercato in grado di dare loro una tutela maggiore. E questa può essere ricercata solo nella capitalizzazione e solidità degli interlocutori. Ma come può un semplice risparmiatore venire a conoscenza della solidità della propria banca? Semplice, basta chiedere di conoscere un coefficiente indicativo di patrimonializzazione e liquidità chiamato common equity Tier 1 Ratio (in sigla CET1). Un consiglio attuale: scegliete sempre banche che abbiamo CET1 molto alti, ne va della vostra serenità futura.

 

Per curiosità ed approfondimenti potete scrivere a fabio.ferrarese@yahoo.it

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