Vetrina Live- Pagina 27

“Birzillotto”, la voce dell’animazione

Fai un bellissimo regalo per i tuoi figli e nipoti

Ogni compleanno è come un sorriso, non ha età

Slaccia le tue emozioni e lasciale volare!

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Feste di compleanno – truccabimbi – laboratori creativi –

balli di gruppo -baby dance – giochi di squadra – caccia al tesoro –

spettacoli di magia – karaoke – bolle di sapone gigante – sculture di palloncini

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TANTO DIVERTIMENTO CON SANO INTRATTENIMENTO

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Shopping natalizio? Niente paura, navette gratis nel week end

Navette gratis per tutte le festività. Una mossa per incentivare l’uso dei messi pubblici. Ma attenzione: la sosta è a pagamento sulle strisce blu, anche nei festivi.

A partire da sabato 7 dicembre e fino al 6 gennaio 2020 si viaggia gratuitamente sulle navette delle Linee Star a Torino, che coprono tutta la zona centrale città. Il sabato e nei giorni festivi (escluso il 25 dicembre) il viaggio sulle navette che percorrono il centro sarà gratuito. In questo periodo il servizio di queste linee inizierà alle 09:00 e terminerà alle 19:30. 

Per incentivare la rotazione delle auto, dall’8 al 22 dicembre la sosta a pagamento sarà estesa anche nei giorni festivi a tutte le strisce blu del centro (le sottozone A).

Le navette gratis hanno lo scopo di incentivare l’uso dei mezzi pubblici e ridurre il più possibile il traffico in giorni di massima congestione per migliorare la mobilità in tutto il centro città.

Alessandra Carbognin: educazione, famiglia e società, in difesa dei più deboli

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È stato un piacere per noi conoscere dal vivo Alessandra Carbognin, scrittrice del mese scelta
dal Torinese

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Alessandra CARBOGNIN è filosofa, dottore di ricerca in Sociologia e Ricerca Sociale,
mediatrice familiare sistemica relazionale, pedagogista e counsellor.
Si interessa da anni al rapporto tra educazione, famiglia e società, in difesa dei più deboli.
Per l’Associazione Italiana Avvocati Famiglia e Minori, ha pubblicato “L’importanza
dell’esercizio di una genitorialità condivisa”, n. 3, 2010, pp. 8-17.

Ha contribuito con prefazioni e saggi in collettanea.
Per la rivista scientifica Italian Sociology Review ha pubblicato “Il capitale sociale e umano, il
caso dei Convitti in Italia”, Vol. 2, n.1, 2012 (http://dx.doi.org/10.13136/isr.v2i1.29).
Ha scritto il saggio La ricchezza nell’educazione, edito da Marcianum Press, Venezia, 2012 e
Orme di vita. Biopensieri al femminile, Aracne 2018.
È iscritta all’Ordine nazionale dei Giornalisti, collabora con varie testate giornalistiche e
radiofoniche.
Fra i suoi romanzi ricordiamo L’amore è un’impresa con cui ha vinto il primo premio CAPIT
Roma di narrativa edita 2018 e Immensamente Figlia. In cammino verso la terra di Sion,
Aracne con cui è stata insignita del secondo premio CAPIT narrativa edita 2019, Roma.
Prossimi in uscita, una raccolta di poesie dal titolo Il Disegno dell’anima e polvere nel cuore,
ed un saggio accademico sulla mistica al femminile nel quale analizzerà, con un taglio
particolare, la biografia di una famosa Dottore della Chiesa.
Alessandra nasce a Soave nelle terre nebbiose del Veneto e del sole cocente che lascia
sempre umida la terra nell’afa estiva che non asciuga mai.

 

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Ella ha vissuto, così, un’infanzia immersa nella natura, fatta di alberi di melo, viti, terra, acqua
e sogni.
Questo ha contribuito a creare in lei un costante bisogno di osservare il mondo che la
circondava ricercando, come necessità vitale, uno squarcio di natura, sia che fosse un cielo
dipinto di nuvole, sia che fosse il mutare meraviglioso delle stagioni, oppure si rivelasse come
la presenza un fiore dimenticato dentro alla terra arida.
Questo ambiente ha coltivato le sue passioni dal “fare energico”, in un’attività colorata, varia e
continua su più ambiti della vita…
L’amore per lo sport all’aria aperta l’ha sempre accompagnata, come per entrare dentro al
vento del mondo circostante e viverlo appieno, così come la passione per la pittura, che
Alessandra non ho mai abbandonato.
Il suo percorso di studi universitari è iniziato in terra sarda, a Cagliari, dove siamo andati ad
incontrarla, con un quadriennio presso la facoltà di Giurisprudenza di Cagliari, con il sogno di
divenire giornalista, sceneggiatrice e scrittrice di romanzi.
Ma Alessandra non aveva fatto i conti con gli spazi infiniti del blu del mare e del cielo, con il
sale che nutre e asciuga la pelle come lacrime dimenticate, e si attiva in lei una scelta più
trasversale, prediligendo la cura e gli approfondimenti di quelli che sono diventati presto i suoi
interessi culturali e lavorativi, inerenti allo studio della persona, dell’educazione e della
formazione.

 

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Ecco il motivo delle numerose lauree che toccano l’ampio ventaglio delle scienze sociali e
filosofiche, la mediazione familiare e il suo Dottorato di Ricerca in Sociologia e Ricerca
Sociale, a completamento del percorso culturale che, a suo dire, “non deve avere mai fine
perché riempie la vita e trasforma nella fatica in persone migliori”.
Negli anni, ciò le ha permesso di coltivare la scrittura, espressione immediata della persona
riflessiva, e la sua amata poesia, facendola di fatto approdare al suo sogno iniziale, quello di
diventare pubblicista e autrice di libri, saggi, pensieri poetici ed articoli.
Ad Alessandra abbiamo chiesto cosa pensa del futuro della sua penna e, con sorpresa, ci ha
risposto che è attratta dalla mistica e da tutta la saggistica legata alle esperienze di vita di
personaggi della storia che hanno lasciato in eredità il proprio cuore.
Forse, dopo averla conosciuta, questa risposta non ci meraviglia più: lei, che ci guarda con gli
occhi vivi color nocciola di bambina, Alessandra Carbognin, dalla bellezza senza tempo,
perché viva, vera e sincera.
La forza della vita si trasferisce evidente anche nel corpo atletico di chi non fa i conti col
tempo, ma con i propri angoli da smussare, proprio come fa un’artigiano con le proprie opere,
uniche e irripetibili.

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Alessandra dice di aver guardato per troppi anni il passato, e che ora, un’occhiatina al
retrovisore la da certamente, imparando dal passato, ma non si sofferma poi così tanto, né per
versare lacrime, o da non sapere guardare avanti, anzi.
Dice lei, “Solo guardando le orme che abbiamo lasciato vediamo la strada che abbiamo
percorso, e quando dico un po’ senza accorgermene, mi rendo conto che a tante cose della
vita si riesce a dare un significato solo alla fine di un percorso.
È stato in ugual misura nascere e partire da quel paesino di campagna, radice delle mie radici,
cuore dei miei cuori ma, dopo tanti viaggi, dopo aver percorso tante strade, incontrato molte
difficoltà, persone e superato altrettante prove, ritornare proprio nel paese da dove sono
partita, è vedere la tanta strada fatta.


Ho scelto un’altro luogo dove vivere: è un’isola amata da più di trent’anni. Per me lì è casa.
Mi guardo indietro e ora vedo, senza ombre la collina e nitida la pianura.
Ora vedo dal mare… e sento di tenerlo con me per l’eternità…
Perché l’ho scelto per sempre”.
L’incontro di Alessandra col Torinese è stata un’esperienza dialogata davvero piacevole, tale
la sua ospitalità e la sua gioia per la vita.
Alessandra ti auguriamo ogni bene accompagnato dai tuoi lettori che ti hanno saputa
apprezzare in amicizia e tanta fortuna con i tuoi nuovi libri.

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@alessandracarbognin
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Le biblioteche civiche torinesi compiono 150 anni

E’ una lunga storia. Nel lontano 22 febbraio 1869 a Palazzo di Città veniva inaugurata la Biblioteca Civica Centrale, fu quella la prima sede del servizio pubblico a Torino. I 150 anni dell’istituzione culturale, che oggi vanta oggi 16 strutture,  un bibliobus per un totale di 750mila prestiti e 1,2 milioni di visitatori l’anno, saranno celebrati dal Comune Città con una serie di iniziative come  progetto ‘Ripensare le biblioteche civiche torinesi’ sostenuto da Compagnia di San Paolo.
“Ripensare le biblioteche vuol dire progettare il futuro” dice  l’assessora Francesca Leon mentre la sindaca Chiara Appendino parla di  ruolo “non solo culturale ma anche sociale e di presidio del territorio delle biblioteche, luoghi in cui si costruiscono relazioni”. Tra le novità il  portale delle biblioteche civiche, un logo rinnovato e il percorso espositivo ‘1869-2019. Da 150 anni facciamo conoscenza’, una raccolta di  immagini e documenti della storia delle biblioteche e della lettura a Torino.

Ritratto di scrittrice: Manuela Chiarottino

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Manuela Chiarottino è nata e vive in provincia di Torino. Vincitrice del concorso “Verbania for Women 2019” e del “Premio nazionale di letteratura per l’infanzia Fondazione Marazza 2019”, si dedica alla scrittura, una passione che la accompagna da sempre e che coltiva in modo prolifico, approfondendo in particolare le tematiche dei sentimenti e delle relazioni in diverse sfumature. Tra le sue pubblicazioni si annoverano: La bambina che annusava i libri (More Stories, 2019), Incompatibili (Le Mezzelane, 2019), La custode della seta (Buendia Books, 2019), Tutti i colori di Byron (Buendia Books, 2018), vincitore del concorso “Barbera da leggere”, Il gioco dei desideri (Amarganta, 2018), Maga per caso (Le Mezzelane, 2018), Un amore a cinque stelle (Triskell, 2016), Cuori al galoppo (Rizzoli 2016), Due passi avanti un passo indietro (Amarganta, 2016), Il mio perfetto vestito portafortuna (La Corte, 2016), Ancora prima di incontrarti (Rizzoli, 2015) e molti altri.

“La bambina che annusava i libri”

 

Per Stella, cresciuta in una famiglia di antichi stampatori, i libri sono come degli amici. Non solo ama leggerli, ma li conosce profondamente, riuscendo a distinguerli dall’odore e dalla grana delle pagine, capacità fondamentali per lavorare, insieme al padre, nella libreria di famiglia. La vita tranquilla di Stella subisce un brusco cambiamento quando la ragazza riceve in eredità dal nonno un libro molto antico e una strana lettera. In essa si parla di una collezione di volumi preziosi, nascosti in un luogo segreto. Sta a lei risolvere l’enigma del nonno e ritrovarli. In una ricerca convulsa tra i paesi della Toscana, in compagnia di un affascinante e ambiguo restauratore, Stella si addentrerà nei misteri della sua famiglia e del suo cuore, imparando a lasciarsi andare ai sentimenti, pagina dopo pagina.

(in ebook e cartaceo)

Fondo pensione: perché ti conviene

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Di questi tempi molti lavoratori si domandano se avranno mai una pensione. Se si ha la fortuna di avere un lavoro a tempo indeterminato, si potranno avere una pensione dignitosa e dei fondi pensione, o dei Pip (piani pensionistici individuali). Ma vediamo se sono davvero convenienti.

 

Il Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) ha pubblicato un’inchiesta da cui si evince che 3 lavoratori su 100 hanno aderito ai fondi pensione. Il dato sconfortante è quello relativo al numero dei giovani che hanno aderito, è infatti molto basso. Forse a causa degli stipendi bassi e del lavoro precario.

 

Cosa sono i fondi pensione

I fondi pensione possono essere chiusi o aperti. I primi sono legati al contratto collettivo di lavoro, quindi ogni settore ha il suo fondo. Se un lavoratore dipendente vuole aderire, non deve fare altro che sottoscrivere il fondo relativo alla sua categoria.

I fondi aperti sono destinati a tutti i lavoratori, autonomi e dipendenti.

Esistono infine i Pip, che non sono dei fondi veri e propri ma un tipo di assicurazione con finalità pensionistiche. Chiunque può sottoscriverli visitando Assicurazionivita.net.

 

Fondi pensione: perché convengono?

Per avere un’idea chiara della convenienza dei fondi pensione non c’è che da utilizzare uno dei tanti simulatori online gratuiti. Inserendo i dati necessari potremo avere una chiara idea di quanto si può mettere da parte con i fondi pensione.

Alla fine dei conti, ciò che ne viene fuori è che, se non è stato sottoscritto nessuno dei due fondi, si avrà da parte il 13,6% in meno rispetto ad un fondo aperto ed il 27,7% in meno rispetto a un fondo chiuso. Quindi, alla fine dei conti, con i fondi pensione ci si garantisce una vecchiaia più serena a livello economico. Ma i vantaggi non finiscono qui perché bisogna aggiungere i bassi costi di gestione e le agevolazioni fiscali che vedremo a breve.

 

Fondi pensione: si pagano meno tasse

I contributi che vengono versati nei fondi pensione, aperti o chiusi che siano, sono deducibili con un tetto annuo massimo di 5.164,57 euro. Di conseguenza scendono l’imponibile e le tasse da pagare. Certo, ci saranno da versare le tasse sul Tfr e sui contribuiti deducibili, ma questo ha una tassazione agevolata che va dal 9% al 15%. Si tratta comunque di percentuali più basse rispetto all’aliquota con cui viene tassato il Tfr lasciato in azienda.

 

Fondi pensione: si può chiedere un anticipo?

Forse i più non lo sanno, ma è possibile chiedere un anticipo sul denaro accumulato nel proprio fondo, proprio come succede con il Tfr. È necessario però essere iscritti al fondo da almeno 8 anni se si chiede l’anticipo per acquisto o ristrutturazione di immobili, o per chiedere fino al 30% del denaro per qualsiasi altro motivo. Se invece si tratta di spese sanitarie, si può chiedere prima degli 8 anni.

Se si dovesse cambiare lavoro, si passerà dal fondo della vecchia categoria e quello della nuova categoria, perché i contratti collettivi sono diversi. A questo punto i aprono due scenari: o si riscatta il fondo per, eventualmente, reinvestirlo, oppure si chiede il trasferimento del denaro da un fondo all’altro. In entrambi i casi potrebbero passare diversi mesi in quanto restituzione e trasferimento non sono immediati.

“Penelopea. La regina di Itaca”. Il libro di Tatiana Cavola

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L’EMERGENTE SCRITTRICE E’ CRESCIUTA FRA VALCANNETO, LADISPOLI E CERVETERI

EDITO DALLA CASA EDITRICE BOOKSPRINT, IL PRIMO VOLUME DEL ROMANZO STORICO E’ DISPONIBILE IN VERSIONE CARTACEA ED E-BOOK

Tatiana Cavola, docente di lingua e letteratura inglese, ha fatto il suo esordio come scrittrice. Dalla passione per la lettura, unita a quella per la mitologia greca e l’epica, è nato il suo primo romanzo: Penelopea. La regina di Itaca.

Primo volume, da quanto si legge anche in copertina, che racconta le vicende di Penelope da un punto di vista nuovo ed intrigante; non la donna che tesseva la tela aspettando il ritorno del marito in guerra, come insegnano i poemi omerici, ma una figura pronta a battersi per la propria patria, portando innovazione e prosperità sotto il suo regno. Una donna di potere dunque, in un’epoca in cui tutto ciò non era nemmeno preventivato!

La scrittrice, poco più che trentenne, nata a Roma ma cresciuta fra Valcanneto, Ladispoli e Cerveteri, ha racchiuso il tutto in una narrazione scorrevole ma al contempo dettagliata, grazie all’utilizzo e alla verifica di fonti storiche.

Con il fondamentale supporto della Booksprint, casa editrice che dà spazio a giovani autori e scrittori emergenti, Tatiana Cavola ha realizzato il suo sogno, quello che aveva fin da bambina ossia vedere il suo nome sulla copertina di un libro.

Pubblicato ad agosto, da pochi giorni disponibile anche in formato elettronico, il libro è ora acquistabile anche sulle grandi piattaforme online quali Amazon e IBS.

E’ iniziato tutto per gioco, seguendo una passione che ho fin da bambina” commenta l’autrice Tatiana Cavola. “Dare una nuova veste a Penelope, riscattarla da quel ruolo secondario sempre attribuitole, mi ha dato grande soddisfazione. E’ un po’ come restaurare un’opera antica di grande valore, concedendole l’opportunità di vivere una seconda esistenza. Ecco io ho preso Penelope, personaggio millenario che tutti conoscono, e l’ho restaurata! La mia voglia di scrivere è nata spontaneamente, dopo aver letto molto, ho voluto dire la mia, ma non credevo davvero di arrivare a pubblicare un libro tutto mio e per questa immensa occasione voglio ringraziare la Booksprint”.

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Per maggiori info sull’autrice:

http://blog.booksprintedizioni.it/area-press/intervista-dell-autore/item/4299-intervista-allautore-tatiana-cavola

Scarica gratuitamente un’anteprima del libro:

https://www.booksprintedizioni.it/public/libri/anteprima_

penelopea_la_regina_di_itaca.pdf

 

 

La Scuola di Cucina Lorenzo De’ Medici approda al nuovo Mercato Centrale di Torino

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Per tutti gli amanti del cibo un’esperienza nuova, coinvolgente e innovativa

Da quest’anno la Scuola di Cucina Lorenzo de Medici, prima scuola del Mercato Centrale di Firenze ha deciso di porre le sue radici anche all’interno del nuovo Mercato Centrale di Torino, per poter così offrire a tutti gli amanti del cibo un’esperienza nuova, coinvolgente e innovativa avvicinando il pubblico torinese anche ai sapori della calda cucina toscana.

 

La Scuola di Cucina Lorenzo De’ Medici, nasce dalla costola dell’Istituto Lorenzo De’ Medici, fondato quarantasei anni fa a Firenze, oggi punto saldo e autorevole nel panorama dell’istruzione universitaria internazionale, che ospita ogni anno circa tremila studenti provenienti da oltre cento paesi. Ponte vivo tra contesti, lingue e background molteplici, l’istituto rappresenta un luogo di incontro, di crescita, di ritrovo e soprattutto di scoperta. Uno dei suoi obiettivi cardine è quello di incoraggiare e promuovere il contatto con il territorio, sottolineando l’aspetto italiano e locale e facendolo dialogare -all’interno dei vari insegnamenti che propone- con istanze di portata mondiale.

 

L’iniziale offerta dell’Istituto Lorenzo De’ Medici è stata incentrata principalmente su corsi di lingua, letteratura e cultura italiana, utilizzati come massimo veicolo di espressione culturale e fin da subito pienamente integrati all’interno di tutte le attività svolte dalla scuola. Nel corso del tempo si sono affiancati anche corsi nell’ambito delle scienze umane, del restauro, del business, della comunicazione e del marketing, dell’oreficeria, del graphic design, del fashion design, dell’interior e del product design, fino al compimento e alla realizzazione di una vera e propria scuola di cucina volta a trasmettere -sempre attraverso l’arte della comunicazione- le basi, ma soprattutto la passione per le tradizioni gastronomiche e culinarie del nostro Paese.

 

Sono proprio le capacità di intuire e valorizzare le risorse dell’Italia e della nostra cultura (in particolare della regione Toscana) e l’amore per la storia del nostro Paese e per i suoi meravigliosi saperi -e sapori- antichi e artigianali, che hanno accompagnato e guidato tutte le scelte dell’Istituto nelle persone di Fabrizio e Carla Guarducci: ultima fra tutte quella di creare (così come già a Firenze) un’altra Scuola di Cucina all’interno del nuovo Mercato Centrale di Torino, nella splendida cornice del Centro Palatino, inserito nel quartiere storico di Porta Palazzo, una zona attualmente in piena riqualificazione.

 

Attraverso corsi unici nel loro genere e a stretto contatto con veri e propri “Artigiani del Gusto”, la Scuola di Cucina Lorenzo De’ Medici, si pone l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per gli amanti del buon cibo, della cultura e della tradizione nonché della formazione che si può ricevere attraverso questo potente mezzo di comunicazione che è la cucina e tutto il suo universo.

 

Sono infatti proprio le materie prime ed i loro produttori ad entrare in maniera consistente all’interno dei corsi di cucina, a Firenze, come a Torino. Tutti coloro che prenderanno parte ai diversi corsi, avranno modo di apprendere -grazie anche al diretto contatto con il Mercato Centrale e ai suoi produttori- i procedimenti, l’attenzione per la qualità di ogni singolo ingrediente utilizzato, fino ad arrivare a conoscere nella sua più completa totalità, il prodotto più sano e genuino.

 

L’offerta formativa è pensata per raccontare e insegnare a tutti gli amanti e agli appassionati del buon cibo, un nuovo stile di vita che ponga al centro il gusto e la passione, la genuinità dei prodotti, la convivialità dello stare insieme e la comunicazione dei nostri chef. Una filosofia volta a conquistare le persone e che permetta a tutti di appassionarsi e apprezzare il cibo in modo differente, acquisendo una diversa consapevolezza alimentare che rimarrà anche dopo la fine di ogni singolo percorso formativo.

Frequentare un corso organizzato dalla Scuola di Cucina Lorenzo De’ Medici significa quindi vivere un’esperienza unica nel suo genere grazie soprattutto alla grande professionalità dell’insegnamento e alla sede prestigiosa e innovativa quale è quella del Mercato Centrale, a stretto contatto con le materie prime ed i produttori, veri artigiani del gusto e fonte inesauribile di ispirazione e di cultura dei sapori. Lo scenario del Mercato Centrale offre infatti la possibilità di iniziare il percorso didattico a diretto contatto con i produttori presenti che collaborano nell’insegnare a comunicare l’attenzione per le grandi materie prime, attraverso l’olfatto, la vista, il tatto, l’assaggio ed i rapporti che si instaurano con i consumatori, finalmente messi l’uno di fronte all’altro, in una comunicazione costruttiva di valori, di tradizioni e di storia italiana e regionale.

I corsi della scuola sono tenuti da chef professionisti in una cucina altamente tecnologica designed by 

Arclinea ed equipaggiata con elettrodomestici dalle prestazioni professionali firmati Franke. Le otto postazioni (che ospitano ciascuna due persone) sono attrezzate con strumentazioni innovative e prodotti di ultima generazione che grazie all’eccellenza qualitativa e funzionale assicurata da Franke supporteranno gli aspiranti chef in tutte le operazioni di preparazione dei piatti: lavelli in acciaio inox, miscelatori, piani cottura a induzione, forni ad alto risparmio energetico e microonde, nonché tablet e accessori completi a disposizione di ciascun allievo.

 

Proprio per sottolineare l’importanza e lo stretto legame tra la scuola e il “buon cibo”, durante ogni corso verrà data attenzione ai prodotti di qualità, approfondendo i processi di produzione, gli aspetti e le proprietà nutritive di ogni singolo alimento utilizzato. La cultura della materia prima e l’alta professionalità degli chef della scuola offriranno un’esperienza completa e unica agli allievi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sarà possibile seguire ogni singola fase delle ricette, dalla preparazione fino alla realizzazione dell’impiattamento. L’assaggio finale e la degust

azione dei piatti preparati saranno l’occasione ideale per confrontarsi e commentare insieme i risultati ottenuti intorno al tavolo dello chef.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La linea guida di tutta l’offerta formativa della scuola di cucina è di trasmettere, al di là delle nozioni tecniche e delle abilità manuali nella preparazione dei piatti, un modo di essere, uno stile di vita che si concentra anche sui rapporti umani, vivendo veri e propri momenti di approfondimento gastronomico, volti anche alla scoperta di aneddoti e curiosità sui sapori e sulle tradizioni della cultura regionale e nazionale. Per ottenere questo risultato è indispensabile avere prima di tutto una consapevolezza alimentare, spesso data erroneamente per scontata: imparare ad apprezzare e gustare i cibi, conoscerne le proprietà salutari e i loro effetti sul metabolismo, conoscere quello che c’è dietro al prodotto, la sua storia, la sua tradizione e il procedimento seguito per ottenerlo.

 

 

 

 

 

 

Entrare nella Scuola di Cucina Lorenzo De’ Medici significa quindi non solo apprendere unicamente il “come realizzare” una ricetta, ma permette di capire “cosa c’è dietro” ad essa, attraverso la cultura mediterranea che la caratterizza ed il suo bagaglio di stili e saperi tramandati di generazione in generazione. La meta da raggiungere, durante la stimolazione della curiosità dell’allievo, è vivere e superare le proprie aspettative, culinarie – e perché no – anche umane, così da apprendere i valori del mangiar bene e del viver bene e di uno stile di vita sano e consapevole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il "Principe" cerca Giverso!

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“Ogni principe appare in un universo quasi del tutto estraneo agli altri, quando in realtà anch’egli ama inoltrarsi nel suo avventuroso mondo fantastico, nel viaggio in solitaria, verso lidi segreti e curiosi da attraversare…

Luoghi regali che rispettino il suo essere e dove il buon Re Carlo Alberto osava sostare, tra eleganti figure e palazzi illuminati di storica bellezza, e dove il tempo osava trascorrere tra stupore, arte e musica. Fu così che il Principe straniero cominciò ad addentrarsi in quel di Torino, nel cammino di una ricerca accurata, quella che delizia lo spirito che incentiva l’amore e dove il cuore si innalza ispirato dai contorni e dallo stile più elegante.

E’ con sguardo trasognato, tra antichi giardini e portici di inesorabile bellezza che si accende in lui la sua Musa verso il pellegrinare romantico di quella ricerca…: l’amore. Amore che trova proprio in questa città così reale, tra le braccia di una fanciulla torinese, incredula di un incontro così imprevedibile e affascinante. Egli con lei si svaga , accarezza quella sua anima borghese , tra mezzogiorni in belle pasticcerie con gianduiotti , bignole e serate in feste mondane .  Evviva i bôgianen… sì  dice bene il Principe mentre con sguardo felice si accinge a godere del gusto , del tepore di questa terra, per lui lontana, ma estremamente simile al suo fascino e si inebria dell’amore della sua graziosa amata. Nel cammino mattutino di un sollazzo delicato e gioioso,  gustando gianduiotti di eccellente qualità , rimane affascinato dalla gioielleria che lo porterà ad esaudire e a conclamare il pegno del suo amore per lei, un simbolo ineccepibile.  La sua scoperta si chiama GIOIELLERIA GIVERSO e porta l’eleganza regale di un gusto tradizionale ma estremamente innovativo… Fonte di ispirazione questa sua per lui, che lo spinge ad entrare e ad ammirare le proposte illuminanti che la famiglia Giverso gli mostra.
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Comincia così la più fantastica delle storie d’amore e quella sua minuziosa ricerca per l’eccellenza dedicata a quel delicato cuore di fanciulla torinese, che mai avrebbe immaginato di incontrare in lidi così lontani se pur sempre sognati…”. Forse dovrebbe essere così descritta, pari ad una fiaba di altri tempi, la meravigliosa storia che Giverso Gioielli e il suo staff ci raccontano di aver vissuto. Una fiaba a ciel sereno che però corrisponde alla realtà più odierna e più palpabile. Non capita tutti i giorni di avere un Principe come cliente. Un Principe (il cui nome non si può ovviamente rivelare per ovvie regole di privacy ) che sceglie Giverso per coronare la sua romantica storia d’amore, e per potersi far deliziare delle sue sublimi pietre preziose , come diamanti di eccellente qualità e gemme colorate , le più dedicate e sontuose per l’occasione. Il Principe che fidanza una torinese e nel periodo più appropriato dell’anno come questo, non può che avvalorare ulteriormente la maestria di questi orafi e la qualità del loro design che tanto si sposa con un gusto di così raffinata nobiltà e stile. La gioielleria Giverso ha per l’occasione una pietra eccezionale da mostrare al suo Principe: lo Zaffiro blu. Egli decide di confermare la proposta per la costruzione di un gioiello disegnato appositamente per lui e da l’ordine di procedere alla sua creazione. Non da ieri il blu dello zaffiro ha ispirato sentimenti e pensieri di purezza e perfezione. L’antico popolo dei Persiani amava definire lo Zaffiro “lazvard”, letteralmente: “che ha il colore del cielo sereno”, e sosteneva che la terra fosse appoggiata su un enorme Zaffiro, il cui riflesso blu dava il colore al cielo, tanto da far chiamare la pietra anche “l’occhio del cielo”. Un’antica fiaba poi ci racconta che i figli del re di Serendip (per l’appunto) furono mandati in viaggio per sperimentare la realtà del mondo. Per questo i giovani principi, viaggiando, scoprirono cose meravigliose, tra queste una miniera di zaffiri. Dalla leggenda nasce l’origine del concetto inglese “Serendipity”, ossia fortuna strepitosa di trovare inaspettatamente cose di valore…come anche l’amore! Anticamente questa gemma proveniva esclusivamente dalle miniere dello Sri Lanka, ancora oggi la fonte mineraria di zaffiri più importante al mondo. L’area di maggior produzione si trova, infatti, nella parte sud orientale della grande isola cingalese a circa 60 km da Ratnapura (“città delle gemme”). Grandi valori quindi come concetti di estrema virtù e sentimento legano questa preziosissima gemma blu alla veridicità di un dono assai significativo come l’anello di fidanzamento. Il Principe lo scelse nell’epoca più antica per la sua innamorata e ancora oggi , con Giverso lo innalza come primaria preferenza per la sua innamorata.
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Come lui però altri futuri mariti potranno scegliere questa magica gemma per dare voce ai sentimenti e ai concetti più veri ed essenziali che li legano alle loro spose. Allo Zaffiro, svariate sono le altre pietre preziose che si possono abbinare, ma i Diamanti si sposano assai divinamente con questa pietra davvero spettacolare. Un Diamante Giverso è assoluto ed esalta l’unicità più significativa. La perfezione della realizzazione delle proporzioni, dona al gioiello una luce davvero insuperabile, per il suo taglio, la sua qualità e non solo. Rammentiamo che l’azienda Giverso si impegna a reperire i diamanti e le pietre preziose della qualità più elevata, garantendo la completa integrità della filiera nel rispetto dei diritti dell’Uomo e della sostenibilità ambientale: dalla miniera al cliente. “E’ molto importante, dice Giverso, conoscere la provenienza e le modalità di estrazione delle materie che animano il nostro lavoro, per questo motivo ci riforniamo direttamente dalle miniere che conosciamo e che si avvalgono di manodopera locale garantendo i più elevati standard ambientali e sociali, solo dai Paesi che aderiscono al Kimberley Process Certification Scheme”. Nulla di più nobile per un Principe, che cerca virtù in ogni sua scelta. Non a caso il Principe entra oggi dalla porta principale dell’ingresso di Giverso Gioielli. Lo fa con elegante umiltà, e non per sfoggiare con supponenza il suo manto di ermellino ne ammennicoli di lustro, ma per valorizzare e testimoniare con  limpidezza l’autenticità più ineccepibile della qualità riscontrata, per il garbo dimostratogli e per l’accoglienza alla loro filosofia. Ingredienti fondamentali che solo un gusto sinceramente e altamente aristocratico e condito di stile può percepire. Lui si innamora anche dell’originalità di Giverso che si fonde con la tradizione ma anche con l’innovazione più all’avanguardia. Per questo il Principe decide oggi di donare la sua fiducia a Giverso Gioielli, affidandogli il compito di rendere felice la sua innamorata. Un premio per loro assolutamente meritato e capace non solo di diffondere gusto e eccellenza a tutti coloro che avranno la capacità di apprezzare le sue creazioni e la sua etica vincente, ma assolutamente in grado di donare all’amore l’incentivo primario, al fine di coronare lo stesso alla più autentica delle dichiarazioni più spettacolari per la vita. Buon fidanzamento, Principe, e grazie per aver scelto l’eccellenza Giverso “made in Italy” e nella nostra città!

Monica Di Maria di Alleri

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Guarda il video:

#Adv GIVERSO GIOIELLI, storica gioielleria in Torino (78, corso Bramante Torino – www.giversogioielli.it) ancor prima…

Pubblicato da Il Torinese su Martedì 12 marzo 2019

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Thomas Time: “La spada della speranza”

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Thomas Vaniglie è un ragazzo che vive a Torino con i suoi genitori adottivi; fin da piccolo ha sempre conosciuto le condizioni che lo hanno portato lì. Tutti lo chiamano Thomas Time per via di una voglia a forma di doppia “t” che ha sulla gamba. È però un ragazzo “spezzato”, perché a causa della sua situazione non riesce a farsi amicizie e a scuola è costantemente preso di mira dai bulli in maniera molto pesante. Durante una vacanza estiva le cose cambiano, e Thomas scopre molte verità che lo conducono ad affrontare una meravigliosa avventura. Thomas all’inizio è riluttante, ma in seguito accetta la missione in quanto unico discendete di un ordine di guerrieri appartenenti a un mondo parallelo, chiamato Noth World. Thomas scopre così sentimenti ed emozioni che non conosceva e che lo trasformeranno in modo radicale. Imparerà ad avere fiducia in se stesso e nell’amicizia, scoprirà la storia della sua gente nativa e soprattutto potrà sentire i suoi genitori vicini per la prima volta.

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L’autore

Mi chiamo Alessandro Casamatti, sono nato a Parma il diciassette luglio del 1999, vivo a Viarolo (PR) dove frequento il Liceo di Scienze Umane. Fin da piccolo il mio sogno è sempre stato quello di scrivere romanzi, perché la mia più grande passione è leggere grandi autori sia del passato: Franz Kafka o J.R.R. Tolkien che contemporanei: Khaled Hosseini e J.K. Rowling, mi immergo sempre nelle loro storie che sono diventate per me una vastissima fonte d’ispirazione. Grazie a questi grandi autori, ho deciso di voler diventare scrittore e l’anno scorso il desiderio di pubblicare un libro è diventato realtà quando la casa editrice BookSprint Edizioni ha pubblicato il mio primo romanzo: “Il Giocattolo Dei Ricordi”.

 

CAPITOLO 1- IL TROVATELLO

 

Nel 1986 i coniugi Lorenzo e Giovanna Vaniglie, venticinque anni lui e ventitré lei, erano appena andati a vivere insieme in una graziosa casa su 2 piani, in via Po a pochi passi dal giardino reale. Lorenzo lavorava come architetto presso il cantiere di una ditta chiamata Yard Ware, era specializzato nella costruzione di palazzi commerciali. Era un ragazzo alto quasi un metro 1e 90 cm, aveva le braccia piene di peli neri, come i capelli e gli occhi. Inoltre i capelli erano molto lunghi e neri, legati con una fascia. Giovanna invece era un po’ più bassa, con i capelli biondi e gli occhi azzurri, dovunque andasse teneva la mano attaccata alla tracolla della borsa, era un’ottima cuoca e anche una grande esperta di letteratura. Stava cercando di laurearsi in letteratura, perché voleva diventare una famosa scrittrice di romanzi fantasy e ne stava già buttando giù uno. Non avevano figli maschi, avevano solo una figlia di nome Alessia di 2 anni, molto vivace e iperattiva. Lorenzo aveva un fratello maggiore di nome Federico che faceva l’avvocato, il fratello però credeva nell’esistenza del soprannaturale e dei fantasmi, perché credeva di averne visto uno da piccolo ed è per questo che possiede una tavola Ouija e foto di persone defunte su tutte le pareti e ogni sera prima di addormentarsi cerca di parlare con i defunti e inoltre crede di poter vedere il futuro. Solo a casa è così al lavoro si comporta come se niente fosse. Lorenzo non voleva che la figlia passasse troppo tempo con suo fratello, per paura che venisse influenzata dalla sua strana abitudine. Solo una volta Alessia era rimasta sola con lo zio Federico, perché i genitori dovevano lavorare e non c’era nessuna babysitter disponibile, dopo solo quella volta Alessia aveva iniziato ad avere incubi ogni notte, cosi Lorenzo decise di tenere lontano la nipote dallo zio, il quale l’aveva influenzata con una fantomatica visione di lei insieme a qualcun altro più piccolo che lui denominò come il suo futuro fratello, dopo quella volta Alessia cominciò a svegliarsi nel cuore della notte piangendo, e Giovanna capì che era per colpa di quello che lo zio le aveva raccontato.

 

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