Martedì 7 Agosto il sindaco di Giaveno Carlo Giacone ha ricevuto in Municipio una delegazione ufficiale di cittadini disabili visivi aderenti all’Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti (A.P.R.I.-onlus). I non vedenti erano rappresentati dal presidente APRI-onlus Marco Bongi e dal delegato zonale Valter Perosino. Nel corso del cordiale colloquio si sono affrontate, col primo cittadino, una serie di problematiche vissute dalla categoria sul territorio: dall’abbattimento delle barriere sensoriali ai servizi di trasporto, dalle questioni socio-assistenziali alla possibile collaborazione in progetti comuni. L’associazione si è inoltre messa a disposizione dei tecnici comunali per valutare insieme le soluzioni di accessibilità nei futuri progetti relativi al rifacimento di viabilità ed arredo urbano. In particolare, per quanto riguarda il territorio giavenese, si è valutata l’opportunità di predisporre una cartellonistica tattile che possa rappresentare e descrivere i principali monumenti della città. “Abbiamo trovato una persona molto sensibile e disponibile” – ha commentato il presidente di APRI-onlus Marco Bongi – “Carlo Giacone conosceva molto bene, tra l’altro, la nostra ex-vicepresidente Eleonora Manzin, una poetessa non vedente giavenese. E’ al corrente dunque dei problemi della categoria e si è mostrato molto ben disposto alla collaborazione”. L’associazione ha infine chiesto ufficialmente al primo cittadino, così come sta facendo in molti comuni piemontesi, l’intitolazione di una via o giardino pubblico al grande educatore Louis Braille (1809 – 1852), l’inventore dell’alfabeto tattile utilizzato dai non vedenti in tutto il mondo. Sarebbe un gesto di attenzione che non costa nulla economicamente ma avrebbe un alto valore morale.
VOTATE “I LUOGHI DEL CUORE”
In PIEMONTE i luoghi più votati nella classifica provvisoria sono la Chiesa di Nostra Signora del Suffragio e di Santa Zita a Torino e il Parco di Villa Gabrieli a Ovada (AL)
Si può votare fino al 30 novembre 2018
Chiese, castelli, siti archeologici, aree naturalistiche e palazzi storici, ma anche “curiosità” come un caffè liberty che rischia di scomparire a Trieste, una strada che circonda un braccio di mare a Taranto, un museo a cielo aperto, importante esempio di arte pubblica e sociale a Ulassai (NU). Sono questi alcuni esempi dei beni più votati finora alla nona edizione de “I Luoghi del Cuore”, il censimento dei luoghi da non dimenticare promosso dal FAI – Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo: siti speciali, legati alla nostra identità e alla nostra memoria, che versano in stato di degrado o di abbandono e che vorremmo salvare e proteggere, agendo concretamente per il loro recupero, la loro tutela e la loro valorizzazione. A quasi due mesi dal lancio dell’iniziativa, il traguardo di quasi 300.000 voti ricevuti per più di 20.000 “luoghi del cuore” in tutta Italia dimostra che, sempre di più, i cittadini considerano il censimento del FAI uno strumento efficace per dar seguito all’impegno di offrire un futuro ai luoghi che amano. L’affetto per un bene bisognoso di cure o l’urgenza di salvaguardare la sua integrità sono le ragioni che principalmente spingono a votare: non solo firme cartacee, ma soprattutto voti online che, in questa prima fase di censimento, hanno superato i 230.000 con un aumento del 75% rispetto ai voti raccolti nello stesso periodo nel 2016. La regione più attiva è al momento la Puglia, in particolare la provincia di Taranto con 2 luoghi nei primi 10 classificati, seguita da Sicilia, Lombardia ed Emilia Romagna. Sempre ampia e appassionata la partecipazione dei gruppi che si mobilitano per raccogliere voti a sostegno delle realtà a loro più care, associazioni nate a favore di singoli luoghi, ma anche Comuni, Parrocchie e Pro Loco che hanno deciso di attivarsi per il censimento, spesso creando reti di partner per sostenere necessità di recupero o valorizzazione di beni del territorio. Finora 160 comitati si sono registrati sul sito www.iluoghidelcuore.it, molti dei quali creati addirittura prima dell’inizio del censimento: un segno di quanto, dopo otto edizioni e 92 interventi promossi dal 2003, il progetto “I Luoghi del Cuore” sia conosciuto e atteso e i comitati vogliano trovarsi pronti “ai blocchi di partenza” per raggiungere il maggior numero di voti. L’obiettivo che stimola a partecipare all’iniziativa con tanto entusiasmo non è solo la realizzazione di un intervento diretto sulla base di specifici progetti d’azione – previsto per i primi tre classificati a cui verranno destinati rispettivamente 50mila, 40mila e 30mila euro – ma soprattutto la visibilità ottenuta dai luoghi votati durante il censimento, che può portare alla nascita di collaborazioni virtuose tra società civile e istituzioni e trainare lo stanziamento di altri contributi preziosi. Inoltre, i luoghi che riceveranno almeno 2.000 voti potranno presentare una richiesta per un intervento da parte di FAI e Intesa Sanpaolo, secondo le linee guida che verranno diffuse nel 2019 dopo l’annuncio dei risultati e sulla base delle quali verranno selezionati i beneficiari di altri contributi economici fino a 30mila euro.
A oggi ecco i luoghi in Piemonte ai primi posti della classifica provvisoria (classifica completa su www.iluoghidelcuore.it):
La Chiesa di Nostra Signora del Suffragio e di Santa Zita a Torino sorge all’interno del complesso fondato dal Beato Francesco Faà di Bruno, figura poliedrica di matematico, astronomo e benefattore, attento in particolare alla condizione femminile. Il complesso, destinato al ricovero e all’assistenza delle lavoratrici in difficoltà, è in stile neoromanico, su progetto dell’architetto vercellese conte Edoardo Arborio Mella, ma con diversi interventi stilistici voluti personalmente dal Faà di Bruno. La chiesa, costruita in un decennio dal 1867, ha tre navate, cupola e matroneo. Di notevole impatto è il campanile, che è l’opera più originale dell’intero complesso. Il Beato Faà di Bruno la rese un progetto senza precedenti, una sorta di miracolo di statica, tanto stretto quanto slanciato. La parte inferiore, a pianta quadrangolare, è in mattoni pieni, su cui poggia un secondo ordine a base ottagonale, in mattoni forati, che conferiscono maggiore leggerezza. Tra i due si inserisce la cella campanaria, realizzata con 32 colonnine in ghisa che amplificano il suono delle campane. Sormonta la torre una guglia, anch’essa in ghisa. Con i suoi 83 metri, il campanile – sul quale si può salire – è il quinto edificio più alto di Torino. La chiesa, in particolare la cupola, ha problemi di infiltrazioni d’acqua e per sensibilizzare sulla necessità di restauri le Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio, congregazione istituita dal Beato Faà di Bruno, stanno promuovendo la raccolta voti.
Numerosi voti stanno giungendo al FAI anche a favore del Parco di Villa Gabrieli a Ovada (AL), censito tra i “Parchi più belli di Italia”. Risalente agli inizi del Novecento, contiene specie arboree molto rare provenienti da diversi luoghi e continenti. Al suo interno è presente una villa liberty, un berceau su una collinetta e un laghetto che ospita un cigno, tartarughe, anatre e pesci. Vialetti, panchine e prati lo rendono un luogo ideale per passeggiate, incontri di gruppo, eventi culturali. Il parco offre l’opportunità di abbinare arte, storia e natura in un contesto fruibile e accessibile tutto l’anno. La vicinanza all’Ospedale di Ovada lo rende accessibile anche ai malati che possono qui trovare un momento di relax nelle pause tra le terapie oncologiche. Per questo motivo i cittadini si stanno mobilitando con l’obiettivo di valorizzare maggiormente quest’area di pace e sostenere la realizzazione di un healing garden: uno spazio esterno (e talvolta un’area verde interna) appositamente progettato per promuovere e migliorare la salute e il benessere delle persone, dove per salute si intende “uno stato di complessivo benessere fisico, mentale e sociale e non solo assenza di malattia o infermità” (Organizzazione Mondiale della Sanità, 1948). Tra i primi classificati provvisori a livello nazionale si trovano diversi luoghi d’acqua ai quali, per la prima volta quest’anno, è dedicata una classifica speciale, in accordo con la campagna #salvalacqua che nel 2018 il FAI promuove attraverso iniziative volte ad aumentare la sensibilità dei cittadini sul valore di questa preziosa risorsa. Vi rientrano fiumi e laghi, che attendono attività di bonifica o di valorizzazione, ma anche opifici storici e terme antiche e moderne per citare solo alcuni esempi. Una varietà che ci ricorda non soltanto la grande diffusione di questo elemento prezioso, ma la multiformità dei suoi utilizzi da parte dell’uomo, che l’hanno reso in molti casi parte integrante di paesaggi storici. Inoltre, sono moltissimi i luoghi che si affacciano per la prima volta alle posizioni più alte del censimento ma si conferma anche la riattivazione, come già successo nella scorsa edizione, a favore di beni già segnalati in precedenza. In altri casi, sono i risultati – dovuti a un intervento diretto del FAI o semplicemente agli effetti virtuosi portati dalla grande visibilità del censimento – di luoghi vicini ad aver spinto nuovi comitati ad attivarsi. C’è tempo fino al 30 novembre 2018 per votare i propri “luoghi del cuore”: un’occasione unica per esprimere il proprio amore per l’Italia e condividerlo con chi riconosce nelle bellezze del nostro Paese la propria identità. Dal 2004 Intesa Sanpaolo affianca il FAI in questa iniziativa a favore della tutela e della valorizzazione delle bellezze artistiche e naturali del Paese, ambito che vede il Gruppo impegnato in prima persona. A questo si aggiunge la capillare diffusione sul territorio italiano che asseconda la presenza ben distribuita della Banca in tutte le regioni italiane al servizio dei suoi oltre 12 milioni di clienti. Presso le filiali del Gruppo, come detto, tutti possono votare il loro “luogo del cuore” favorendo così l’opportunità di ricevere un’ulteriore assegnazione di 5.000 euro al luogo più votato in una filiale. Intesa Sanpaolo partecipa attivamente alla vita culturale del Paese: nel 2017 è stato insignito del titolo di Mecenate del XXI secolo nell’ambito dei Corporate Art Awards.
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MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE AL CENSIMENTO
Fino al 30 novembre 2018
– Sul sito www.iluoghidelcuore.it
– Raccolta voti su moduli cartacei (scaricabili dal sito www.iluoghidelcuore.it)
– Nelle filiali del Gruppo Intesa Sanpaolo. Il censimento è realizzato con il Patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e dell’Anno europeo del patrimonio culturale 2018.
A Maria Lodovica Gullino il titolo di Fellow
Torinese, Direttore di Agroinnova, è la prima donna e prima italiana ad essere insignita del prestigioso titolo di Fellow dalla Società Internazionale di Patologia Vegetale (ISPP). Il riconoscimento è stato conferito nell’ambito del Congresso mondiale di Patologia Vegetale (ICPP2018) attualmente in corso a Boston (USA), per l’impegno ed i risultati conseguiti nella sua quarantennale attività di ricerca
Boston (USA), 3 agosto 2018
Maria Lodovica Gullino, Direttore di Agroinnova, il Centro di competenza per l’innovazione in campo agro ambientale dell’Università di Torino, è stata insignita oggi del prestigioso titolo di Fellow dalla Società Internazionale di Patologia Vegetale (ISPP). Si tratta della prima donna e della prima italiana a ottenere questo riconoscimento, conferito per «il costante impegno – si legge nella motivazione – e gli eccezionali risultati conseguiti nella sua lunga attività di ricerca».
Gullino è stata anche la prima donna in Italia a divenire Professore Ordinario di Patologia Vegetale e la prima donna e prima italiana a ricoprire l’incarico di Presidente dell’ISPP, oltre ad essere attualmente la prima donna a presiedere la Società Italiana di Patologia Vegetale (SIPAV).
«Come donna – ha commentato Maria Lodovica Gullino – non posso che rallegrarmi di questo riconoscimento. Pur non essendo una femminista militante, mi considero una “femminista in azione”! Sono molto grata ai miei collaboratori che nel corso della mia carriera hanno lavorato con passione ed entusiasmo e soprattutto a quegli uomini intelligenti che mi hanno incoraggiata e spinta ad impegnarmi sempre di più per raggiungere i miei obiettivi, a cominciare da mio padre che ebbe la lungimiranza di farmi studiare l’inglese sin dall’età di cinque anni. Crescere e vivere in un contesto internazionale mi ha aiutato ad imparare a confrontarmi sempre con il mondo esterno, cogliendo le opportunità che derivano dalle collaborazioni internazionali. Sono convinta, oggi più che mai, che la ricerca possa dare i suoi miglior risultati solo lavorando nell’ambito di grandi reti, guardando oltre l’ambito ristretto della propria “comfort zone” o del proprio settore specifico di attività».
Il razzismo è una malattia endemica che riemerge periodicamente come un virus mai sufficientemente domato
Come coordinamento interreligioso del Piemonte, chiediamo a tutti, soprattutto a chi ha responsabilità politiche, culturali, educative, nel mondo dell’informazione, di tenere alta la guardia perché anni di cattivi pensieri, di parole e propaganda dure, di facili demagogie, di antipolitica, di strumentalizzazione di povertà contro altre povertà, stanno producendo bullismi assurdi, atti violenti, assalti folli, enfatizzazioni della propria appartenenza culturale ed etnica, non come ricchezza da offrire all’altro, ma come muro e clava da opporre. Sullo straniero in particolare, si scarica l’insoddisfazione per problemi che hanno altra natura e che facciamo fatica ad affrontare. E anche fra noi credenti, non mancano sentimenti di intolleranza e di xenofobia, talora giustificati da un non meglio specificato ”dovere morale” di conservare l’identità culturale e religiosa originaria. Sentimenti che ci rendono ciechi all’amore e all’accoglienza che le nostre fedi, – insieme ad altri valori etici primari – ci insegnano essere per noi basilari e irrinunciabili. Il nostro impegno quotidiano è quello di costruire una società in cui tutti possano camminare a testa alta, una Società in pace con se stessa, in cui nessuno, autoctono o meno si debba sentire vittima di ingiustizie o di minacce fisiche, morali o “culturali”. Per queste ragioni noi donne e uomini aderenti al coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”, ci proponiamo di rilanciare – a partire da settembre – una campagna ed una mobilitazione educativa, volta a rafforzare e far crescere i valori positivi . Intendiamo farlo con tutte le realtà e le Istituzioni che condividono questa esigenza, a partire dal Comitato per i diritti umani del Consiglio Regionale del Piemonte, con cui abbiamo già intrapreso un comune, fecondo cammino. Perché non vogliamo mai dimenticare il monito di Martin Luther King: “Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”.
Giampiero Leo, Bruno Geraci, Walter Nuzzo, Younis Tawfik, Claudio Torrero
Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”
Appurare se la Russia è il datore di lavoro dei
mercenari italiani sul fronte del Donbass
Silvja Manzi (tesoriera di Radicali Italiani) e Giulio Manfredi (Associazione radicale Adelaide Aglietta):
L’inchiesta aperta dalla Procura di Genova è uno squarcio di luce sul mondo oscuro del neofascismo italiano e sui suoi rapporti con l’Internazionale nera, i secessionisti del Donbass e la Russia. Un
anno fa segnalammo alle Procure di Lucca e di Torino il contenuto della trasmissione televisiva “Nemo” (RAI2) dell’8 giugno 2017, in
cui appariva il lucchese Andrea Palmeri (ricercato dagli inquirenti
italiani) che si intratteneva a cena, nella città ucraina di Lugansk,
illegalmente occupata dalle forze separatiste, con vari esponenti
politici europei, fra cui Maurizio Marrone, allora capogruppo di
Fratelli d’Italia nel Consiglio Regionale del Piemonte.
Deve essere fatta piena luce sulle complicità e le connivenze italiane
che hanno permesso a decine di mercenari italiani di andare a
combattere al fianco dei separatisti filorussi.
Deve essere fatta piena luce su chi paga i mercenari. Esistono
numerosi riscontri sul web del “pendolarismo” di tali soggetti fra il
Donbass e la Russia, ma se venisse dimostrato in un’aula di tribunale
che il loro datore di lavoro è il regime di Putin si farebbe
finalmente giustizia delle falsità della propaganda russa, che ha
sempre negato un coinvolgimento diretto del Cremlino nella guerra di
secessione ucraina.
Segnalazione dei radicali torinesi alle Procure di Lucca e di Torino
(14 giugno 2017)
LA UISP E’ VICINA A DAISY OSAKUE
Hanno fatto del male a un mio compagno di squadra, ad un’atleta dell’altra squadra, ad un’atleta di un’altra nazione, non importa di dove, avete colpito tutti noi, perchè lo sport è contro la violenza e il razzismo, ed è per il rispetto di tutti, indistintamente. Siamo vicini a Daisy Osakue, che ha iniziato a praticare sport in una delle società della nostra città. Tante sono affiliate Uisp, che ogni giorno lavorano per progetti di sport per i diritti, l’inclusione, la solidarietà, contro ogni forma di violenza. Ai suoi aggressori dedichiamo questa storia. James Owens, detto Jesse, era quell’americano nero, che volava come avesse le ali, aveva 23 anni. Luz (Ludwig) Long, tedesco, occhi azzurri, biondo con il ciuffo a onda, la pelle bianca. Era l’orgoglio di Hitler, uno dei motivi di orgoglio, ma solo fino a quel giorno. Dopo no, perchè quell’atleta aveva un difetto imperdonabile: era vaccinato contro il razzismo. Proprio in quelle Olimpiadi del ‘36 nella Berlino nazista che avrebbe dovuto celebrare la superiorità della razza bianca e sotto gli occhi furenti del Fuhrer, il bianco e il nero, parlavano tra loro da amici. E poi il podio, in cima al primo posto il nero che aveva fatto un salto in lungo come nessuno era mai riuscito a fare prima. E dietro di lui al secondo posto quel tedesco con il braccio teso, ma teso poco e senza convinzione. Le ambizioni di Hitler furono umiliate da quel nero e dal quel bianco, perchè dimostrarono di non saper essere nemici, nonostante le differenze che li dividevano. E rimasero amici tutta la vita. E fu quell’amicizia a dimostrare come il regime fosse fragile e quanto lo sport sa essere libero e forte.
Ufficio Comunicazione
UISP
Il Siulp sulla vicenda Polfer e sul caso Daisy
“Un poliziotto spara per difendersi dall’aggressione di un uomo di colore e nel contempo una donna italiana di colore, viene colpita in un occhio da un uovo lanciato dal finestrino di un auto in corsa: due fatti spiacevoli, ma guai a non distinguerli.”
E’ il Segretario del SIULP di Torino che nel commentare e giustificare la reazione del poliziotto della Polfer di Torino che si è visto costretto a sparare contro un giovane Somalo la cui intenzione era quella di colpirlo con una forchetta da barbecue, come aveva fatto poco prima con il suo collega, ribadisce l’importanza di dotare le forze dell’ordine di strumenti in grado di neutralizzare le aggressioni: il taser, opportunamente voluto in via sperimentale dal Ministro dell’Interno, è sicuramente uno di questi. “Si chiuda in fretta continua Eugenio Bravo, la sperimentazione del taser (anche per definire le sue potenzialità), si addestrino i poliziotti e i carabinieri all’uso e si distribuisca a tutti i pattuglianti questa “pistola elettrica”; siamo stufi di assistere a ferimenti continui di poliziotti e carabinieri impegnati a garantire il controllo del territorio”.Nello stesso tempo il Segretario del SIULP esprime la propria solidarietà all’atleta italiana di colore ferita all’occhio dal lancio di un uovo da parte di un “imbecille”; “ i due fatti sono chiaramente distinti e separati, dichiara Bravo, anche se il denominatore comune è il colore della pelle: in un caso trattasi di un malintenzionato di colore, nel caso dell’atleta ferita trattasi di una biasimevole comportamento dispregiativo verso una donna di colore che passeggiava in area equivoca. Tuttavia per il Segretario del SIULP di Torino, “Il peggior servizio che si possa fare verso chi lavora contro il razzismo è quello di dar sfogo ad errate istintive strumentalizzazioni dettate dalla schizofrenia di dimostrare che gli atteggiamenti avverso persone di colore debbano essere sempre e comunque interpretati come razzistici, senza capire che i pregiudizi possono rischiare di trasfigurare la realtà dei fatti e, una volta che questi siano smentiti dalle indagini, non potranno che ingenerare un pregiudizio al contrario, rendendo sempre meno credibili le denunce razzistiche e sempre più contestabili”. Gli atti razzistici vanno perseguiti e repressi senza indugi, purché siano realmente dettati dall’odio razziale e non da imbecillità comprovata e per questo, prima di pronunciarsi, è sempre meglio attendere l’esito delle indagini.
Siulp Torino
“Il procuratore generale Armando Spataro ha presentato le nuove direttive per il contrasto di reati motivati da ragioni di odio e discriminazione etnico-religiosa e ha anche annunciato che un apposito pool di magistrati si occuperà dei reati commessi per finalità razziale. Si tratta di un’iniziativa molto importante”. Così l’assessora regionale all’Immigrazione, Monica Cerutti, interviene dopo le parole del Procuratore generale che ha anche avvertito la popolazione sul fatto che, d’ora in poi, sarà più difficile richiedere l’archiviazione di questo tipo di reato per tenuità del fatto. “La Regione – prosegue l’assessora – vuole invece far sapere, a tutti coloro che vivono in Piemonte che, se vittime di aggressioni, insulti o comportamenti razzisti, potranno accedere al fondo antidiscriminazione, istituito con la legge regionale 5/2016, per ottenere il sostegno alle spese legali. Chi ha subito un’aggressione razzista potrà anche chiedere la consulenza legale di avvocati che hanno seguito corsi specifici in materia di diritto antidiscriminatorio”.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Apprendiamo da “quotidiano sanità” del 24 luglio che in occasione del convegno “NUE 112 un modello da conoscere” tenutosi a Roma due giorni fa, la distanza tra i vertici istituzionali e le rappresentanze sindacali degli enti del soccorso è stata ulteriormente rimarcata. Non comprendiamo cosa abbia spinto un Prefetto della Repubblica a scusarsi per le posizioni di preoccupazione espresse dai Vigili del Fuoco nei confronti dei ritardi e delle inefficienze, caso mai avrebbe dovuto farlo per non aver mai risposto a chi queste mancanze segnalava da tempo. Ignoriamo a quale integrazione si riferisca il capo della Polizia, la tragedia di Piazza S Carlo non è una sensazione percepita dai malcapitati che quella sera erano in turno ma un default organizzativo sotto gli occhi del mondo. L’incomunicabilità tra gli enti ha evidenziato in quell’occasione tutti i limiti del modello 112. Ai dirigenti sanitari ricordiamo che le Centrali 118 di Torino e Roma devono, per procedura, verificare la corretta localizzazione del soccorso, salvo inserire l’indirizzo giusto quando necessario, una situazione che si verifica piuttosto frequentemente nonostante la tecnologia d’avanguardia più volte sbandierata. Non vorremo male interpretare le considerazioni sugli “interessi di bottega” e, per non sbagliare, precisiamo che non possono sfiorare minimamente le rappresentanze sindacali poiché gli unici portatori di eventuali interessi, sono proprio i sostenitori di un modello, come quello del 112, che ha moltiplicato gli incarichi dirigenziali. Nessuno come chi non ha poltrone specifiche da difendere è attento al bene pubblico. Commentiamo le statistiche fin qui prodotte con la massima di Gregg Easterbrook: “torturate i numeri abbastanza a lungo e vi confesseranno qualsiasi cosa”. Compete ai professionisti del settore ribattere a chi ha ridotto la comunicazione di emergenza ad un protocollo insensato applicabile da chiunque e ci adopereremo affinché i lavoratori e i cittadini possano continuare ad esprimere il loro pensiero e a denunciare le falle del sistema. A proposito di falle e a proposito di cittadini, avremmo voluto ascoltare qualche parola di cordoglio per le vittime che ci sono state in questi anni e per le quali il sistema in questione non è certamente immune. In virtù di queste contrastanti opinioni che vanno ben oltre i semplici punti di vista, attesa l’incidenza sulla vita delle persone, chiediamo alle forze politiche intervenute al suddetto convegno, se il continuo “monitoraggio” di un modello ormai decennale non rilevi significative perplessità. NON abbiamo nulla contro il 112 europeo ma richiediamo, per l’ennesima volta, l’istituzione di Centrali Operative Interforze, contemporaneamente presidiate dalle Forze dell’Ordine, dal Soccorso Tecnico e dal Soccorso Sanitario superando in modo inequivocabile i cosiddetti “interessi di bottega”; una strada che come rappresentanze sindacali non percorreremmo mai, laddove avessimo qualcosa da nascondere. Esortiamo i vertici istituzionali e le forze politiche tutte ad unirsi per una soluzione di questo genere piuttosto che arroccarsi in esternazioni imbarazzanti a difesa di un modello costoso e inefficace.
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Professioni Infermieristiche, Vigili del Fuoco, Polizia di Stato
NURSIND: COPPOLELLA
CONAPO: CAMBURSANO
SIULP: BRAVO
UIL PA VVF: DE NIGRIS
SIAP: DI LORENZO
CONFSAL: ASTRELLA
FNS CISL: MAZZITELLI