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Lucrezia Beccari dell’Ice Club Torino parteciperà ai Mondiali junior di Sofia

Lucrezia Beccari, campionessa italiana junior di pattinaggio artistico, ha ricevuto dalla Federazione Italiana Sport Ghiaccio la prestigiosa convocazione per i Mondiali junior 2018 che si svolgeranno a Sofia dal 5 all’11 marzo 2018. La pattinatrice piemontese veste i colori dell’Ice Club Torino Asd, società diretta da Claudia Masoero. Lucrezia Beccari, classe 2003, si è fatta notare a livello internazionale per le doti tecniche e interpretative, e si è imposta in importanti gare nazionali e internazionali, tra le quali l’ISU Merano Cup e l’ISU Skate Helena 2018 di Belgrado. Nel corso della stagione, ha conquistato il terzo posto nel ranking nazionale, alle spalle di Carolina Kostner e della compagna di squadra Giada Russo. La Beccari è allenata da Edoardo De Bernardis e presenterà sul ghiaccio di Sofia un programma corto sulle musiche di “Alien” e un programma lungo sulle colonne sonore di “Schlinder’s List” di Spielberg, entrambi coreografati dallo stesso De Bernardis. “Lucrezia – ha dichiarato Edoardo De Bernardisè molto soddisfatta per la convocazione ai Mondiali. In queste settimane abbiamo intensificato gli allenamenti per perfezionare il suo bagaglio tecnico ed artistico. Sono sicuro che a Sofia ce la metterà tutta per ben figurare. La sua convocazione è un’ulteriore successo per l’Ice Club Torino che, in questi mesi, ha partecipato al circuito di Grand Prix junior, agli Europei, alle Olimpiadi e ora anche ai Mondiali Junior.”

 

Barbara Castellaro

www.iceclubtorino.it

 

BUON COMPLEANNO DINO

La prima volta che guardai una partita di calcio in televisione Zoff era già là a difendere la porta. Per me era come se l’avesse difesa da sempre. Correva il 1973, mese di giugno, avevo otto anni, finale di Coppa Italia Juventus – Milan. C’erano i nonni quella sera e la mamma mi fece abbassare il volume del televisore, probabilmente infastidita dalla voce stentorea di Nando Martellini. Seguii l’incontro per poco più di un tempo, poi dovetti andare a dormire – presto, come le consuetudini imponevano ai bravi bambini. Per la cronaca: terminati 1 a 1 i tempi regolamentari, la Coppa fu assegnata ai rigori e vinse il Milan. Dino Zoff, dicevo. Ricordo ancora a memoria (giuro!) la formazione della Juventus stagione 1973-74: Zoff, Spinosi, Marchetti; Furino, Morini, Salvadore; Causio, Cuccureddu, Anastasi, Capello, Bettega. Trascorrevo le domeniche accovacciato sul tappeto della mia stanza per ascoltare alla radio Tutto il calcio minuto per minuto. Zoff rappresentava già una specie di archetipo. Prima di lui, con il numero uno sulle spalle, nomi biblici che per i ragazzini del tempo non significavano nulla: Combi, Sentimenti IV, Mattrel, Carmignani. All’epoca aveva sui trent’anni, me lo raffiguravo come un anziano sapiente e infallibile. Quei pochi gol che prendeva potevano essere solo colpa del Fato.

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Altra formazione, la Juventus 1976-77: la prima allenata da Giovanni Trapattoni. Zoff, Gentile, Cuccureddu; Furino, Morini, Scirea; Causio, Tardelli, Boninsegna, Benetti, Bettega. La Juventus dei 51 punti (su 60 a disposizione), vincente di un’incollatura sul Torino dopo un campionato elettrizzante, aperto fino all’ultima giornata. La Juventus che conquistò contro i baschi dell’Athletic Bilbao il suo primo trofeo internazionale, la Coppa UEFA. Zoff l’eroe eponimo. Il ’78 fu l’anno dello scudetto-bis, del quarto posto dell’Italia ai Mondiali in Argentina (sciorinando però il miglior gioco in assoluto) e dei quarti di finale della Coppa Campioni: quelli in cui Zoff parò tre rigori ai lancieri dell’Ajax. A trentasei anni si trovava al culmine della carriera, sebbene qualcuno cominciasse a malignare sull’età. Vecchio? Aiace Telamonio non poteva essere vecchio. Un mito, piuttosto. Il mito continuò a difendere imperterrito la porta della Juventus e della Nazionale con parate prodigiose. Cominciai ad andare allo stadio e vederlo dal vivo, infondeva nei tifosi un senso di sicurezza come se la porta fosse sprangata. Lui dietro e Scirea subito davanti. Risultato in cassaforte. La formazione della Nazionale Campione del Mondo 1982 è una litania mandata a mente in saecula saeculorum: Zoff, Gentile, Cabrini; Bergomi, Collovati, Scirea. Conti, Tardelli, Rossi, Antognoni, Graziani. Il miracolo di Zoff contro il Brasile (colpo di testa di Oscar bloccato sulla linea) vale come i sei gol di Pablito Rossi capocannoniere. San Dino. E la Juventus 1982-83 è un rosario da sgranare con gli occhi: Zoff, Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Briaschi, Tardelli, Rossi, Platini, Boniek. La finale di Coppa Campioni persa malamente contro l’Amburgo resta tuttavia un ricordo amaro. Zoff in ginocchio dopo il gol di Magath, il simbolo dell’avvenuta capitolazione, l’ultimo con la maglia bianconera. Un giorno di maggio 1983 dopo Svezia – Italia 2-0, che se non ci fosse stato lui sarebbe terminata con una goleada, Zoff il taciturno convoca una conferenza stampa per prendere congedo.

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All’annuncio, mi sentii improvvisamente orfano. Sembrava impossibile che, un giorno, la formazione della Juventus sarebbe cominciata con un nome diverso dal suo. In quel momento, forse per la prima volta, ebbi la consapevolezza che la vita procede per cicli: ad un certo punto subentra una privazione con la quale dobbiamo fare necessariamente i conti. Tra poco la storia si ripeterà con Gigi Buffon. Gli adolescenti nati quando lui difendeva già la porta della Juventus proveranno un tuffo al cuore nel vedere un altro portiere prendere posizione tra i pali al posto suo. E non per un semplice avvicendamento o sostituzione durante il gioco. Il nome di Dino Zoff rimane scolpito nella memoria, non solamente sportiva. Un atleta fuoriclasse, un vero numero uno, equilibrato, sereno, misurato nello stile. Aveva un gran senso della porta, della posizione, le sue parate erano essenziali, mai inutilmente plateali. Trasmetteva fiducia, ai compagni e ai tifosi accalcati sugli spalti o davanti al televisore. Ma la sua leggenda nasce, ancor più che dal palmarès impareggiabile, dai comportamenti fuori dal campo. Concedeva alla stampa poche parole eppure chiare, schiette, senza farsi coinvolgere dalle polemiche. Un uomo vero, di spessore, dal carattere forte, provvisto di una straordinaria forza morale. Lo sport può insegnarci molto, soprattutto la giusta mentalità per affrontare l’esistenza. Dino Zoff resta in questo senso un esempio tra i più fulgidi.

 

Paolo Maria Iraldi

Le medaglie degli arcieri piemontesi

Si è concluso a Rimini il 35° Campionato Italiano Indoor, alla presenza del nuovo Direttore Tecnico Mauro Berruto. Di seguito tutte le medaglie – assolute e di classe, individuali e a squadre – conquistate dagli arcieri e dalle società piemontesi

Medaglie assolute piemontesi dei Campionati Italiani Indoor

– Tatiana Andreoli (Iuvenilia) 1° arco olimpico

In finale Tatiana ha sconfitto Laura Baldelli (Arcieri Augusta Perusia) allo shoot off (6-5 10-8). In semifinale aveva battuto 6-2 Claudia Mandia (Fiamme Azzurre), ai quarti 6-2 Ilaria Calloni (CAM – Arcieri Monica), agli ottavi 7-3 Jessica Tomasi (Aeronautica Militare). Al termine delle 60 frecce di qualifica aveva conquistato il titolo di classe Junior con 578 punti. Si tratta del suo primo titolo tricolore assoluto in carriera.

– Iuvenilia (Luca Melotto, Marco Morello, Amedeo Tonelli) 1° arco olimpico M

In finale il trio della Iuvenilia (e Aeronautica Militare) ha battuto allo shoot off (5-4 28*-28) gli Arcieri Torrevecchia (Caruso, Mandia, Molfese). In semifinale aveva piegato 6-0 gli Arcieri Città di Terni (Angeli Felicioni, Santi, Sparnaccini), ai quarti allo shoot off (5-4 30-29) il Castenaso Archery Team (Bonatti, Fubiani, Musolesi). Bronzo per l’Associazione Nazionale Polizia sezione Arcieri (Fissore, Palazzi, Ralli), a segno 5-3 nella finale per il terzo posto sugli Arcieri Città di Terni. Da segnalare la presenza in formazione del fossanese Matteo Fissore.

– Iuvenilia (Tatiana Andreoli, Aiko Rolando, Gloria Trapani) 1° arco olimpico F

In finale le torinesi della Iuvenilia (e Aeronautica Militare) hanno superato 5-3 gli Arcieri Torrevecchia (Mandia, Rebagliati, Romoli). In semifinale avevano sconfitto 6-0 il Castenaso Archery Team (Bettinelli, Di Pasquale, Franceschelli), ai quarti allo shoot off (5-4 28-27) la Compagnia d’Archi (Bergna, Giaccheri, Longo).

– Arcieri delle Alpi (Irene Franchini, Alessia Foglio, Chiara Marinetto) 3° compound F

Nella finale per il bronzo la formazione degli Arcieri delle Alpi ha vinto 230-226 contro gli Arcieri Montalcino (Lanchini, Santarelli, Tonioli). In semifinale aveva perso allo shoot off (221-221 27*-27) contro la Maremmana (Cristiano, Romboli, Sarti), ai quarti aveva battuto 223-221 gli Arcieri del Torresin (Bazzichetto, Dal Pozzo, Lorenzon)

Di seguito tutte le medaglie di classe piemontesi dei Campionati Italiani Indoor

– Amedeo Tonelli (Aeronautica Militare/Iuvenilia) 1° arco olimpico Senior 589

– Pietro Castelli (Vercelli Archery Team) 1° arco olimpico Master 566

– Tatiana Andreoli (Iuvenilia) 1° arco olimpico Junior 578

– Aiko Rolando (Iuvenilia) 1° arco olimpico Allievi 571

– Alex Boggiatto (Ar.Co. Arcieri Collegno) 1° compound Junior 583

– Ferruccio Berti (Arcieri Volpiano) 1° arco nudo Senior 542

– Gianlorenzo Soldi (Arcieri Varian) 1° arco nudo Ragazzi 471

– Iuvenilia (Tonelli, Morello, Melotto) 1° arco olimpico Senior M 1736

– Arcieri delle Alpi (Franchini, Foglio, Marinetto) 1° compound Senior F 1722

– Irene Franchini (Fiamme Azzurre/Arcieri delle Alpi) 2° compound Senior 583

– Iuvenilia (Rolando, Aloisi, Andreasi) 2° arco olimpico Allievi F 1615

– Arcieri Alpignano (Tosco, Quintano, Ternavasio) 2° compound Master M 1713

– Arcieri Volpiano (Passiatore, Coppo, De Rinaldis) 2° arco nudo Senior F 1465

– Alessia Foglio (Arcieri delle Alpi) 3° compound Senior 578

– Edoardo Feliciello (Arcieri Alpignano) 3° arco nudo Ragazzi 453

– Iuvenilia (Riva, Paoli e Depaoli) 3° arco olimpico Junior M 1650

– Sentiero Selvaggio (Coppola, Liuzzi, Cammilleri) 3° arco olimpico Allievi M 1639

Da segnalare infine il terzo posto dell’Associazione Nazionale Polizia Sezione Arcieri (Fissore, Palazzi, Ralli) nell’arco olimpico, con 1700 punti e con il fossanese Matteo Fissore in formazion

Paralimpiadi 2018: DiscesaLiberi vola in Corea con Paolo Priolo

A poche ore dalla Cerimonia di chiusura dei XXIII Giochi Olimpici Invernali di Pyeongchang, l’attenzione si sposta sulle Paralimpiadi ormai alle porte e sui 26 azzurri che rappresenteranno l’Italia dal 9 al 18 marzo, in quattro diverse discipline: para ice hockey, snowboard, sci alpino e sci nordico.

Fra questi, a caccia di medaglie e forti emozioni, partirà a breve per la Corea l’atleta tesserato per DiscesaLiberi Paolo Priolo. Classe 1985, l’atleta astigiano che ha debuttato in Nazionale nel 2014 parteciperà alle gare di snowboard portando con sé l’associazione cuneese che da anni supporta i disabili nella pratica dello sci ed è operativa nel Comprensorio del Mondole Ski, in particolare a Prato Nevoso.

Qui di seguito l’intervista che l’atleta ha rilasciato a pochi giorni dalla partenza, entusiasta per l’avventura che lo attende

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Come hai conosciuto DiscesaLiberi e cosa rappresenta oggi l’associazione a cui appartieni?

Ho conosciuto DiscesaLiberi grazie a Matteo Conterno, campione di snowboard ipovedente già iscritto con cui sono venuto a contatto frequentando la squadra della F.I.S.I.P. (Federazione Italiana Sport Invernali Paralimpici); mi ha invitato ad iscrivermi e l’idea di affiliarmi ad una piccola associazione mi è sembrata ottima. Se poi nelle vesti di atleta paralimpico ho l’opportunità di dare visibilità a DiscesaLiberi, supportandola nel raggiungere il suo obiettivo, che è quello di aiutare il più possibile i disabili a sciare, a farli uscire di casa e a regalar loro grandi emozioni sulle piste, beh…posso dire di aver già conquistato una medaglia!

“Siamo estremamente orgogliosi e contenti per Paolo e per l’avventura che intraprenderà in Corea” – si inserisce Lorenzo Repetto, presidente di DiscesaLiberi – “tutti noi saremo con lui a Pyeongchang con la mente e con il cuore”.

Hai dichiarato che uno dei tuoi sogni sarebbe raggiungere la cima del Monte Everest e da questo traspare una passione che va al di là dello sport che pratichi: cos’è per te la montagna?

Beh, la cima dell’Everest è ancora una meta per pochi e come tale un sogno esclusivo che rimane per ora riservato ad un numero molto ridotto di persone, ma la montagna mi trasmette un forte senso di libertà e la sensazione di non avere limiti o confini. Mi piacerebbe poterci andare tutte le domeniche, per me la montagna è vacanza; per il 70% è sinonimo di neve, per il 30% di spazi verdi: un giro d’estate sulla neve è basilare per me, e quando non c’è mi piace andare in mountain bike, nonostante l’impegno che richiede con una mano sola.

A cosa pensi subito prima di lanciarti con lo snowboard e qual è la sensazione che provi un secondo dopo aver concluso la pista?

Prima di partire penso all’esecuzione della prima parte del percorso di gara: è fondamentale che la mente sia proiettata in avanti e sappia cosa fare in modo automatico. A fine pista dipende…da come ci arrivo! Il primo pensiero va subito a cosa ho sbagliato e a come potrò migliorare al giro successivo, se sono in batteria, o a dove ho sbagliato e a come potrò migliorare nella prossima gara, se sono in finale. Nelle lunghe pause mi piace ascoltare la musica per distrarmi, ma poco prima della partenza sono concentrato sul visualizzare cosa devo fare: controllo la maschera, sistemo i pantaloni e tutto il resto e poi…via!

Quando hai realizzato che la perdita del braccio non comportasse la perdita di tutti i tuoi obiettivi e di tutti i tuoi sogni?

Non c’è stato un momento preciso. Ho trascorso 100 giorni esatti in ospedale con l’ansia di poter andare a casa. Sono sempre stato cosciente e il primo mese non mi sono reso conto di cosa fosse successo. Ho pensato che l’auto con il cambio automatico non l’avrei voluta (sono nato il 28 agosto 1985 e il 28 agosto 2003 ho avuto l’incidente, proprio quando avrei potuto prendere la tanto agognata patente!) e ci sono stati giorni in cui avrei voluto farla finita, ma i genitori, i parenti e gli amici mi hanno spronato ad andare avanti e a non mollare mai. Persone da cui non me lo sarei aspettato mi sono state molto vicine, altre da cui me lo aspettavo non lo hanno fatto, ma ho comunque ricevuto tanto affetto e tanta forza che mi hanno fatto desistere dal mio proposito. Giorno dopo giorno le persone che avevo al mio fianco mi hanno fatto capire che non c’erano problemi a fare ciò che volevo, anche senza un braccio, e scoprire come fare qualcosa è diventata sempre di più una sfida per me, anche attraverso le mie passioni per la meccanica e i lavori manuali. Mi dicevo “Voglio fare questo, come posso arrivarci?”, e trovare il giusto modo diventava l’obiettivo. I miei amici andavano sullo snowboard? Per me era di certo una sfida, ma l’ho fatto. Ho cominciato a sfidare i miei limiti e ogni volta che ci riuscivo finivo per scoprire una passione. Per me la delusione non ha mai coinciso con la frustrazione; per questo condivido la filosofia di DiscesaLiberi e mi piace contribuire a far sì che i disabili escano di casa e facciano sport.

A proposito di casa, cosa ti piace fare nel tempo libero?

Negli ultimi due anni il tempo libero non è molto, ma oltre allo snowboard mi piace coltivare le nocciole “tonda gentile” che mi ha lasciato mio padre, scomparso due anni e mezzo fa, o fare grigliate con gli amici in stile “musica, carne e birra”. Se non c’è nulla da fare poi mi invento qualcosa!

Il tuo motto è “Nulla è impossibile, se lo si desidera lo si raggiunge”: questo ti porta a coltivare grandi progetti o a vivere giorno per giorno?

Entrambe le cose. Ogni tanto mi pongo obiettivi a lungo termine, ma prima o poi ci arrivo, mi rendo conto che la mia mente ci lavora inconsciamente, anche se quei progetti sembrano messi da parte. Vivo anche giorno per giorno, però, perché del domani non v’è certezza! Non spreco l’oggi insomma, ma non rinuncio neanche ai grandi progetti, senza spaventarmi quando a volte capita di non riuscire a concretizzarli.

Lo sport è stato la chiave di volta per reagire all’incidente o lo hai sempre amato?

Prima dell’incidente non praticavo sport e non lo seguivo, se non un po’ di motori. Di certo è stato un elemento di reazione e soprattutto negli ultimi anni mi ha dato popolarità ma quella sera in cui con gli amici si è detto “andiamo a provare lo snowboard” e ci sono riuscito, beh per me è stata una prima sfida vinta!

Qual è il difetto che meno sopporti e la qualità che invece più apprezzi?

Non sopporto la noncuranza di un bene altrui, sia mio o degli altri; la mancanza di rispetto mi infastidisce ancor più della maleducazione verbale. La qualità che apprezzo maggiormente è l’onestà, cerco di averla sempre anche se mi rendo conto che a volte si racconti qualche bugia a fin di bene. A proposito del rapportarsi agli altri, confesso che gli anni nella squadra paralimpica nazionale sono stati molto belli ed importanti per me, perché mi hanno insegnato anche come coltivare al meglio le relazioni; sono figlio unico e prima di praticare sport a livello agonistico avevo avuto poche occasioni di socializzare con gli altri.

Con cosa spaventi le tue paure ogni volta che affiorano?

Le sfido, facendo quello che mi fa paura: ho paura di un salto? Vado a saltare!

C’è qualcosa che uno sportivo non dovrebbe mai pensare e qualcosa che, invece, non dovrebbe mai dimenticare?

Non deve mai pensare di perdere o di sbagliare, per vincere bisogna vedersi vincere. Compatibilmente con la situazione e il contesto in cui ci si trova, non bisogna mai arrendersi né dimenticare le gioie e le soddisfazioni che lo sport ti ha regalato, così da non smettere e andare avanti.

L’intervista a Paolo si è conclusa qui, ma avrebbe potuto andare avanti per ore. Consapevole che la sua esperienza può essere di aiuto ai disabili, l’atleta della nostra nazionale è contento nel parlare del suo vissuto e di quanto lo sport lo abbia aiutato a reagire, regalandogli emozioni che neanche immaginava.

 

Mazzarri ai Granata: “Non dovrà più capitare”

VERONA TORINO 2-1

Delusione e durezza nelle parole di Walter Mazzarri dopo la sconfitta del Toro a Verona: “Abbiamo sbagliato l’approccio, non ci era mai capitato. E non dovrà più capitare perché io lavoro per migliorare la  squadra e si sapevano  i pericoli di questa partita. Ma non riesco a essere ancora allarmato: sino al derby avevamo fatto quello che dovevamo”.

La subacquea si impara a scuola

Quasi 200 studenti coinvolti per un progetto didattico gratuito nato dall’incontro tra istituti scolastici superiori (Bosso Monti, Curie-Levi, Primo Levi, Sociale) e l’associazione subacquea IncantoBlu

 

Far conoscere ai giovani uno sport a cui in pochi si avvicinano, attraverso la pratica vera e propria. Questo l’obiettivo di YDP Young Divers Project – scuba diving for school, un programma didattico che vuole avvicinare i giovani al mondo della subacquea. Il progetto YDP nasce da un’idea di IncantoBlu, associazione e scuola subacquea di Collegno, ed è stato avviato negli istituti superiori torinesi Primo Levi, Bosso Monti e Sociale e l’istituto Curie-Levi di Collegno grazie all’intraprendenza dei relativi professori di educazione fisica. Il progetto YDP è completamente gratuito per gli studenti e si articola in due parti, sulla base del corso Open water Diver PADI, la didattica subacquea più diffusa al mondo.

 

  • Pratica: 4 incontri in piscina di un’ora ciascuno, in cui i ragazzi imparano le abilità (skills) base della subacquea
  • Teorica: in circa 6 ore in aula vengono illustrati i concetti fondamentali di Fisica, Fisiologia, Attrezzatura, Tecnica di Immersione e Mondo Sommerso, indispensabili per una subacquea sicura e consapevole. Al termine della parte teorica è anche previsto un test finale.

La certificazione e l’inizio di un percorso per ottenere il brevetto

YDP si sviluppa durante le ore di educazione fisica nei vari istituti e in diverse piscine, a seconda delle esigenze degli istituti stessi. Al termine del progetto, gli allievi conseguono una certificazione di IncantoBlu, propedeutica nel caso si volesse completare un percorso per il conseguimento del brevetto Open Water Diver PADI. Sono sufficienti due ulteriori momenti formativi in piscina, una lezione teorica e due uscite in mare aperto, e il gioco è fatto.

 

Attività collaterali: viaggio-studio alle Eolie

Non mancano anche iniziative e attività collaterali: i ragazzi dell’Istituto Sociale, ad esempio, partiranno a maggio per un viaggio-studio alle Isole Eolie, per approfondire tematiche quali vulcanologia, biologia e subacquea. Per l’occasione, inoltre, gli studenti potranno conseguire il brevetto Open Water Diver PADI.

 

Conoscenze multidisciplinari, contatto con la natura, opportunità professionali

Il progetto intende far cogliere le opportunità umane e professionali di un mondo meraviglioso come quello sottomarino. Subacquea è infatti sinonimo diconoscenza multidisciplinare – dalla fisica alla fisiologia, dal primo soccorso alla biologia – benessere psicofisico, sicurezza e interazione con la natura. Chi pratica subacquea impara a conoscere la natura, a rispettarla e a proteggerla. E non solo: questo mondo offre importanti opportunità di lavoro in tutto il mondo, grazie a una didattica riconosciuta in tutti i Paesi.

 

I numeri

Young Divers Project coinvolte quasi 200 studenti, ma la sfida è soltanto all’inizio: l’obiettivo, visto l’entusiasmo dimostrato tanto dagli allievi quanto dagli insegnanti, è raggiungere quota 500 studenti l’anno prossimo, confidando nella sensibilità degli istituti scolastici.

I numeri di YDP

Classi coinvolte: 7
Studenti coinvolti: 179
Ore in piscina complessive: 30
Ore teoriche complessive: 25
Studenti che hanno deciso di continuare il percorso e conseguire un brevetto Open Water Diver: 27

Mazzarri e Allegri sulle partite di oggi

QUI TORO

Mazzarri dice di volere eliminare “gli aspetti negativi delle partite precedenti per puntare  alla prossima come a una finale “pensando a Verona dopo la sconfitta nel derby della settimana scorsa. Una sfida, quella contro la Juve, definita dall’allenatore granata  di “altissimo livello tattico e come adrenalina, equivalente a un incontro  di Champions”. Per Mazzarri non vanno sottovalutati gli avversari di oggi che hanno fatto, ha detto: “ottime prestazioni”.

 

QUI JUVE

Allegri fa i complimenti all’Atalanta: “una realtà del campionato che ha saputo dire la sua in Europa”. Sull’eliminazione dei bergamaschi da parte del Bielorussia aggiunge: “Spiace che siano usciti,  come il Napoli. L’Atalanta avrà voglia di rifarsi e mercoledì potrà puntare alla finale di coppa come noi. Bisogna affrontarla nel migliore dei modi con grande pressione e intensità alla partita”, spiega all’Ansa l’allenatore bianconero.

70^ edizione dei Campionati sciistici delle Truppe Alpine

L’appuntamento è in Alta Val Susa e Val Chisone, sulle montagne olimpiche di Torino 2006, per una settimana di sport ed eventi trasmessi in diretta streaming sui siti 

www.ana.it e www.meteomont.org

 E’ stato il Comandante delle Truppe Alpine, Generale Claudio Berto, a presentare oggi al Circolo dell’Esercito di Torino la 70^ edizione dell’importante manifestazione internazionale che si svolgerà in Piemonte dal 5 al 10 marzo. Soldati di 13 Nazioni saranno in gara per contendersi i Trofei in palio, con l’obiettivo di confrontarsi e verificare il livello di addestramento raggiunto dai reparti nel saper operare in ambiente montano invernale ed in condizioni

talvolta estreme. La cerimonia di apertura, a Sestriere lunedì 5 marzo (con diretta streaming a partire dalle ore 15), darà il via ad un’edizione dei Campionati caratterizzata dal tema della “sicurezza in montagna”, con un meeting dedicato all’argomento e la condotta di un’esercitazione in cui le Squadre Soccorso Alpino Militare delle Truppe Alpine – impiegate anche recentemente in concorso alla Protezione Civile per prestare soccorso alla popolazione colpita da eventi nivologici di devastante entità – opereranno congiuntamente a personale e velivoli dell’Aviazione

dell’Esercito, del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico e ad una Squadra soccorso con unità cinofila della Guardia di Finanza, evidenziando ancora una volta le spiccate capacità duali dell’Esercito, in grado di intervenire tempestivamente con i propri assetti – addestrati e formati per l’impiego nei Teatri Operativi internazionali – anche in Patria in caso di necessità. Testimonial in sala il Caporalmaggiore capo Marco Majori, il Caporalmaggiore scelto Marco Farina ed il 1°CM Maurizio Giordano, alpinisti dell’Esercito in forza al Centro Addestramento Alpino che stanno preparando una spedizione alpinistica in cui saranno prossimamente impegnati nella catena montuosa del Baltoro Muztagh, al confine tra Cina e Pakistan.

FIAT TORINO VINCE LA COPPA ITALIA: LE EMOZIONI!

Per la prima volta Torino vince qualcosa di tangibile nel panorama del basket Nazionale. Sembrava impossibile dopo il recente passato, noto ormai a tutti gli appassionati, ma non è vero che l’impossibile esiste, esistono solo persone che per lavoro giocano, ma giocano con il cuore e usano la testa e superano i limiti

I giornali “ufficiali” hanno già trattato della cronaca delle partite e i commenti sui vari giocatori sono stati già forniti. Da queste righe, come sempre, lanciamo le emozioni vissute dalla “curva” sia quella eroica presente sugli spalti sia quelle innumerevoli “curve” che erano costituite come assemblee provvisorie in ogni casa con un video a trasmettere le stesse emozioni!

Si hanno notizie di gruppi organizzati che si sono trovati senza voce a fine partita come se fossero presenti sul campo a far sentire la propria voce, e abbiamo notizie di vicini di casa “preoccupati” da forti urla con imprecazioni e grida di gioia alternate provenienti da stanze attigue fino ad allora sempre tranquille, così come di alberghi con persone preoccupate dei loro occupanti impegnati in salti nei letti non dovuti ad attività “consuete”: ma questa è Torino, il basket, l’emozione che toglie la voce e ti fa stancare come se giocassi… e tutti coloro che soffrono di questo “male” sanno di cosa si parla.Una finale dove per la prima volta, credo, non è stata effettuata neanche una schiacciata a canestro, dove i protagonisti sono saliti sul palcoscenico a turno, prima Vander Blue, poi Colò, quindi Garrett, Poeta, Mazzola e sempre presente come “spalla” di tutti, Deron Washington, probabilmente il miglior giocatore non riconosciuto delle Finals.

Le emozioni narrano di tifosi afoni che ci mandano messaggi di “bellissimo, siamo distrutti, quattro giorni avanti indietro, ma lo rifaremmo altre cento volte se fosse necessario!”, e altri che incrociati il giorno dopo per strada riconosciamo aver visto la partita e vissuta con il cuore dagli occhi ancora increduli e il sorriso che parte spontaneo appena ti vedono. E’ la rivincita di chi non ha mai mollato, di quelli che anche contro Brindisi e Avellino c’erano, di quelli che non sono andati via imprecando dopo la sconfitta con lo Zenit San Pietroburgo; è la vittoria della forza del proprio cuore contro la ragione, del talento contro la tecnica, dell’emozione contro la tattica e di un gruppo nuovo che si è consolidato sotto la guida del nuovo alfiere, Paolo Galbiati, che da sempre è stato il confidente di tutti e sapeva probabilmente bene con chi aveva e avrà a che fare nel prosieguo della stagione.

Ma soprattutto il sorriso, le mani aperte dei giocatori che esultano: guardate i loro gesti, non sono quasi mai pugni alzati con rabbia, ma gesti di gioia, chi tira con l’arco, chi punta le dita al cielo, chi apre le braccia con ecumenico slancio, chi chiede ascolto, chi fa altri gesti ma mai di rabbia contro qualcuno. Se doveva essere una vittoria lo è stata: ma è stata una vittoria per sé stessi e per il proprio pubblico: tutti coloro che erano presenti, in ogni modo lo fossero, non dimenticheranno mai le emozioni vissute.

Paolo Michieletto

C’è il Comitato organizzatore degli European Masters Games

Nel settembre del 2016 il Consiglio Direttivo dell’International Masters Games Association (IMGA), riunito a Vancouver, ha stabilito che fosse Torino ad organizzare, per l’estate del 2019, la sesta edizione degli European Masters Games (EMG2019).

Per ottemperare al meglio alle necessità che questo impegno richiede, la Città ha predisposto la costituzione del Comitato organizzatore degli European Masters Games – Torino 2019, ratificata  con una delibera approvata dal Consiglio comunale con 22 voti favorevoli e un astenuto.

La delibera contiene anche l’atto costitutivo e lo Statuto del Comitato organizzatore di cui fanno parte, quali soci fondatori, Città di Torino e Città metropolitana di Torino, mentre potranno acquisire la qualifica di soci sostenitori le persone fisiche, le persone giuridiche e gli enti pubblici e privati che intendono contribuire al perseguimento delle finalità del Comitato.

Al Comitato organizzatore degli EMG2019 sono affidate le iniziative necessarie alla preparazione e alla realizzazione dell’evento e alla sua promozione attraverso l’organizzazione e la partecipazione a manifestazioni in Italia e all’estero.

Il Comitato organizzatore degli EMG2019 potrà, infine, stipulare convenzioni con comuni, federazioni sportive o società sportive per lo svolgimento di attività finalizzate all’organizzazione della manifestazione.