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Allegri: “Il sesto scudetto? Da leggenda”

JUVE FIORENTINA2Soddisfatto Massimiliano Allegri, che commenta su Sky sport la vittoria bianconera sulla Fiorentina, nell’esordio di campionato. “La Juventus ha giocato e difeso bene nel primo tempo, anche in relazione al periodo della stagione. Higuain sta meglio, e stanno meglio anche tutti gli altri: sono arrivati cinque nuovi giocatori,  adesso cercheremo di diventare una squadra. Sono contento di come ci siamo difesi nel secondo tempo. Khedira? Si allena da poco, ma è talmente bravo a nascondere la fatica… Così come è stato bravo Higuain a segnare quel gol:  non è ancora in condizione ma non  appena prende il pallone, fa gol. Dobbiamo migliorarci e lavorare su noi stessi. Il sesto scudetto? Sarebbe leggenda, straordinario, ma ci sono la Coppa Italia e la Champions”.

In 10 mila per la festa della Juve a Villar Perosa

juve logo neroErano almeno 10 mila a Villar Perosa per accogliere la nuova Juventus . A poche ore  dall’inizio del campionato -sabato alle 20,45, allo ‘Stadium’ avviene il debutto stagionale con la Fiorentina – i tifosi bianconeri hanno dato vita a una festosa kermesse in onore della loro squadra, che quest’anno punta a vincere la Champions League. Sul campo la Juve A ha sconfitto (2-0) la ‘Primavera’ bianconera, poi la festosa invasione dei tifosi ha interrotto la partita dopo 12′ del secondo tempo. Il più acclamato Gonzalo Higuain, al suo primo gol juventino, di testa, su azione di calcio d’angolo. Applausi anche per il presidente Andrea Agnelli e gli altri calciatori.

Conto alla rovescia per la 30^ Turin Marathon Gran Premio La Stampa

turin marathonFervono i preparativi per l’edizione n. 30 della Turin Marathon Gran Premio La Stampa e a meno di due mesi, si correrà domenica 2 ottobre, si annuncia un ricco programma di eventi per festeggiare il traguardo del trentennale. La maratona inserita nel calendario internazionale AIMS, sarà valida per il 48° CISM Campionato del mondo delle Forze Armate di specialità, arriveranno atleti da ogni continente in rappresentanza di 133 Paesi e prova per il Campionato Interforze italiano. In questi giorni è stata effettuata la misurazione ufficiale del percorso, approfittando del clima vacanziero della città. Si tratta di un percorso molto veloce, la cui caratteristica principale sarà quella di permettere a tutti gli atleti di migliorare le proprie prestazioni sulla distanza. Saranno attraversati i Comuni di Torino, Moncalieri, Nichelino a cui quest’anno si aggiungerà anche il Comune di Beinasco. Restano confermati i capisaldi della manifestazione: partenza da piazza San Carlo e arrivo in piazza Castello. Ma le novità messe in campo dal Team Marathon sono veramente tante e verranno svelate un po’ alla volta. Lo slogan che accompagnerà la maratona è stato mutuato, non a caso, dalle Olimpiadi Invernali 2006 “Passion runs here”, per celebrare a 10 anni di distanza i Giochi Olimpici che hanno fatto conoscere il capoluogo piemontese. Per festeggiare il compleanno, la 42,195 km. sarà abbinata alle due new entry, la 30 km. e la Torino City Run di 8 km. La 30 km. è il simbolo dei 30 anni della gara e darà la possibilità di un allenamento lungo in vista delle numerose maratone autunnali e il percorso sarà affascinante e veloce. Il via sarà dato alle 10,30 da via Cuneo nel comune di Nichelino. La Torino City Run è la nuova nata in casa Team Marathon, una festa lunga 8 km. per tutti, dai più piccoli ai più grandi che partirà in coda alla maratona da piazza San Carlo. Sono aperte le iscrizioni sul sito www.teamarathon.it.

L’oro di Basile porta il Piemonte a Rio

Judo-Fabio-Basile-EJUE’ la 200^ medaglia d’oro italiana nella storia, quella di Fabio Basile che  ha vinto il primo oro dell’Italia ai Giochi di Rio 2016: ha battuto il coreano Baul An nella finale del judo 66 chilogrammi per ippon. Il campione  è nato a Rivoli il 7 ottobre 1994, Basile, atleta dell’esercito, è il primo italiano a salire sul gradino più alto del podio ai Giochi di Rio 2016. Il giovane olimpionico vive a Settimo Torinese, dove si allena, è alto 1,72 metri e pesa  66 kg (la sua categoria). Nella categoria Cadetti conquistò un oro, un argento e due bronzi tra europei e mondiali giovanili, e infine due terzi posti, ai Giochi del Mediterraneo 2013, a soli 19 anni, e agli ultimi Europei. Il judoka dopo la vittoria: “Queste emozioni non hanno parole, non capisco se è sogno o realtà, e mi pizzico per vedere se è vero. Non mi aspettavo di vincere ma man mano che andavo avanti con gli incontri ho sentito che era la giornata giusta”.

Giovanni Lodetti, tra il mito di Eupalla e la passione di “Ceramica”

lodetti2Un fiume di soldi passa dalle casse di una società all’altra nel gran bazar del pallone che vede i giocatori cambiare casacca a suon di milioni in questi afosi giorni d’estate. Il calcio giocato offre solo qualche scampolo d’amichevole o dei tornei dove la posta in gioco mobilita ben poche energie da parte dei protagonisti in maglietta, “braghe”corte e scarpe bullonate. Quelle che un tempo erano le “bandiere” dei vari club, giocatori “attaccati alla maglia” fino ai limiti della propria carriera pedatoria, non esistono più, tolta qualche rarissima eccezione ( come nel caso del romanista Francesco Totti che D’Alema ha definito “una risorsa per il paese”, precisando che “in dieci minuti può cambiare le sorti di una partita perchè la classe è intatta e non si rottama con l’età” ). Oggi Gonzalo Higuaín, bomber e  leader del Napoli diventa juventino per la “modica” cifra di 94 milioni e Paul Pogba, il perno della Juventus del dopo-Pirlo ( che il Milan, a suo tempo, aveva scaricato ), s’avvia oltre Manica, in direzione di Manchester dove vestirà all’Old Trafford  la maglia dei “red devils” dello United. Costo dell’operazione? Si parla di oltre cento milioni. Forse sarebbe il caso di tornare al tempo in cui, più che i soldi, erano le passioni e l’influenza – per dirla alla Brera – della dea Eupalla, protettrice del calcio e del bel gioco, a muovere la sfera di cuoio tra i  ventidue uomini sullodetti3 campo. Una di queste storie è certamente quella di Giovanni Lodetti, grande mediano del Milan ai tempi di Rivera, classe 1942,lodigiano di Caselle Lurani, che sostiene da sempre che “i giocatori di oggi sono troppo viziati” e che “è meglio il calcio delle periferie”. E lui, che correva come un dannato sui campi, con quel mento sporgente che gli valse il soprannome di “Basléta“, sostenuto dalla passionaccia di giocare al calcio, è stato tra quelli coerenti a questo modo di interpretare la vita sportiva. Non che i soldi facessero schifo, anzi. Soprattutto per chi, in famiglia, ne aveva visti pochi. In una intervista, ricordando la sua prima partita da professionista con la maglia rossonera, raccontò: “ Il primo choc è stato dopo l’esordio in A, a Ferrara. 3-0 per noi. E martedì, all’Arena, Maldini mi mette in mano il mio primo premio-partita, 180 mila lire. Diciotto fogli rosa, tant’è che li chiamavano salmoni, grandi come mezzo tovagliolo. Per paura che in tram me li rubassero sono andato a piedi dall’Arena al Corvetto e prima di cena li ho consegnati a mio padre, che guadagnava 45mila al mese. Li ha presi, li ha contati lisciandoli sul tavolo, dopo il sesto già mia mamma piangeva. E alla fine papà m’ha detto “brao Gioannin” e se li è messi in tasca. Un po’ ci sono rimasto male, speravo che almeno un deca ma lo lasciasse, ma mi è passata subito”.  Una “vita da mediano”, quella del figlio di un falegname, con una mamma che gli ripeteva “ el dané dana”, il danaro danna, quasi  fosse un modo per consolarsi di essere poveri. Grazie a quei polmoni  inesauribili che spinsero Liedholm a soprannominarlo “Bikila”, come l’atleta etiope che vinse a piedi nudi la maratona alle Olimpiadi del ’60 a Roma, Lodetti – con il Milan di Gipo Viani, Nils Liedholm e Nereo Rocco – vinse due scudetti (1962, 1968), due coppe dei Campioni (1963, 1969), una coppa Intercontinentale (1969), una coppa delle Coppe (1968) e con la maglia azzurra della Nazionale (17 presenze, 2 gol) fu campione d’Europa nel 1968. Poi, per ragioni di mercato, venne ceduto ai lodetti4blucerchiati della Sampdoria e, quattro anni dopo, al Foggia per terminare, nel 1978, la sua carriera da professionista con il Novara in serie C.  Una carriera di tutto rispetto, che il “Basléta” interpretò con lo spirito di sempre, portandosi da solo la sua valigia anche quando era appesantita dalle amarezze come nei giorni del rientro anticipato dai Mondiali di Messico ’70, rimasti nella memoria per il 4-3 alla Germania e per i sei minuti di Rivera nella finale (persa) con il Brasile di Pelè. La storia è nota. Convocato per il mondiale messicano, Lodetti venne sacrificato dal c.t. Valcareggi quando già si trovava in ritiro con il resto della squadra. La vicenda è curiosa: lo juventino Anastasi si infortunò durante la preparazione e il selezionatore chiamò due possibili sostituti, ovvero Prati (Milan) e Boninsegna (Inter). Non riuscendo a decidere quale dei due tenere, li confermò entrambi, ma a quel punto fu Lodetti a dover tornare a casa e la proposta di passare comunque l’estate in Messico per una vacanza gratis con la sua famiglia venne sdegnosamente rifiutata con un comprensibile moto d’orgoglio. In aggiunta, a far più male, al ritorno in Italia, il Milan lo cedette senza nemmeno avvertirlo. E’ ancora Lodetti a commentare:“ Allora non c’erano procuratori e nemmeno il sindacato dei giocatori. Ti cedevano e basta. Dal Milan alla Samp voleva dire non giocare più per gli scudetti, né per le coppe, ma per salvarsi magari all’ultima domenica. Mi è cascato il mondo addosso anche se poi, alla Samp, mi sono trovato bene”. Ma la parte più bella della storia, quella che servirebbe ancora oggi a tanti, inizia proprio dalla fine della carriera, dal giorno dell’addio ai campi. E’ in quel momento che la passione, nata sul campetto dell’oratorio, dietro la chiesa di Caselle Lurani, nella Bassa lodigiana, si rifiutò di andare in “pensione”. Così, una mattina, mentre guardava dei ragazzi giocare a calcio nel parco di Trenno ( ora parco Aldo Animasi,ndr), nei pressi di San Siro, vide che la squadra che perdeva aveva un giocatore in meno. “Avevo smesso da poco, era ora di dire basta, a 36 anni”, racconta Lodetti. “Non resisto e vado dietro al loro portiere: “Scusa, mi fate entrare?” Quello si volta e mi dice, a bruciapelo:”Ma dai, qui siamo tutti giovani”. Insisto: “Gioco anche in porta”. Alla fine uno mi fa segno di entrare e dopo un po’ mi dice “Sai che sei buono? No, dico sul serio. Come ti chiami?”. Allora gli racconto che ho fatto tornei aziendali. Avevo un giubbotto con scritto “Ceramica”e gli dico “Mi chiamo Ceramica“. Mi hanno guardato un po’ strano ma mi hanno accettato e da quel momento, per più di vent’anni,  ogni sabato mattina “Ceramica” se n’è andato al parco di Trenno a giocare, a divertirsi di nuovo: passa Ceramica, tira Ceramica, bravo lodetti1Ceramica. Solo due anni dopo un tizio mi ha smascherato“. Un uomo in bici, in su con gli anni, l’aveva squadrato per bene e poi aveva detto “ Hei, ragazzi, ma lo sapete chi è quello lì? È uno che giocava nel Milan. E’ il Lodetti. Un giorno l’ho visto cancellare Bobby Charlton”.  Finito l’anonimato è continuata la passione. “ A mia moglie dicevo che andavo a giocare a tennis, sennò stava in pensiero. Le scarpe da calcio numero 42 coi tacchetti di gomma me le portavano a Trenno. Solo quando mi sono incrinato quattro costole ha capito che non giocavo a tennis“. Questa è la storia di Giovanni Lodetti, che giocava a calcio con Gianni Rivera e con i ragazzini. Una di quelle storie che ricordano ancora le immagini nelle foto in bianco e nero, dove i contrasti erano più netti e visibili mentre oggi , nel bagliore dei flash e nell’orgia mediatica, si fa fatica a raccapezzarsi. Ancora oggi Lodetti, a chi gli chiede quale sia la differenza tra il calcio dei suoi tempi e quello di oggi, risponde citando “ il controllo telefonico di Cattozzo”, un tecnico del Milan che telefonava a casa dei giocatori alle 22.45. “ Se non rispondevi, multa. Invece a quell’ora o anche più tardi molti oggi escono di casa per andare in discoteca. Io ci ho messo quasi due anni a farmi una 600, Niang aveva la Ferrari appena arrivato al Milan. Ma non so se sono felici, hanno tutto in apparenza ma non la passione“.

 Marco Travaglini

 

Dove fare sport in agosto con Uisp

uispLa Uisp non si ferma mai, neppure ad agosto. Per molti, le vacanze sono un’occasione per potersi dedicare a tutto tondo ad uno sport outdoor. Piscina, volley, calcio, corsa, tennis, vela, pesca, survival, addirittura equitazione, scherma medievale e golf sono le attività più gettonate, ma ad agosto periodo vacanziero per antonomasia, c’è qualche impianto aperto? Certo per i tesserati Uisp c’è un variegato ventaglio di proposte. Iniziamo da Torino: nel capoluogo per prendere refrigerio e/o praticare divertenti attività acquatiche ci sono a disposizione la Sisportdi via Olivero 32, l’Acquatica di corso Galileo Ferraris 60, il centro nuoto di Nichelino di via Cernobyl 32. Per tirare i 4 classici calci al pallone ci sono gli impianti del Centrocampo di via Petrella 40, la polisportiva Campus di via Pietro Cossa 293/12, centro sportivo Lingotto via Ventimiglia 195/a. I patiti del beach volley potranno sfidarsi a interminabili set sui campi del centro sportivo Lingotto di via Ventimiglia 195/a. Correre nei parchi o in collina in compagnia si può. Il gruppo #TorinoCorre offre molte occasioni, per gli aggiornamenti seguire la pagina Facebook dedicata. Non mancano neppure le attività originali. Il centro nautico di Levante e Charter di vela organizzano corsi di vela, pesca sportiva e gite. Infine, due attività creative e coreografiche: la scherma medievale e lo sport avventura/sopravvivenza. Il primo viene proposto dalla Compagnia dell’orso nero di Pessione nel campo sportivo di via Adamello e il survivor al Salgari Campus di corso Chieri 60. Anche nelle altre province si possono frequentare impianti aperti. A Borgaro la vasca estiva di via XX Settembre propone nuoto e attività di fitness. In provincia di Cuneo ci sono ben 3 piscine per cercare la frescura: a Fossano, Montà e Saluzzo. In Valle di Susa si nuota a Rivalta al centro Oasi di Laura di Vicuna, si gioca a tennis in quel di Bardonecchia al tennis Chamois e alla polisportiva sports club di Bardonecchia, si va a cavallo al Melograno di Collegno, si pratica golf a Druento e all’Oasi Maen di Valtournanche (Ao) si organizzano campi di atletica leggera per ragazzi dai 10 anni di età. A Novara il centro sportivo Alcarotti di via Pajetta 8 propone palestra, piscina, corsi di fitness, solarium e centro solarium. …E vi sembra poco?

Rifugiati o richiedenti asilo sul campo di rugby

rugby migrantiQuest’anno per la squadra de Le Tre Rose composta da giocatori in larga parte rifugiati o richiedenti asilo, non ci dovrebbero essere problemi. La Federazione italiana rugby ha derogato rispetto al regolamento federale – che prevede, per il campionato di serie C, l’utilizzo minimo di 21 giocatori di formazione italiana sui 22 nella lista gara – per consentire al club piemontese di prendere parte al campionato schierando 22 atleti rifugiati richiedenti asilo in Italia. L’attività sportiva, infatti, è stata inserita tra quelle prioritarie per favorire l’integrazione (ed in questo la squadra interrazziale della società presieduta da Paolo Pensa è stata un precursore) dal programma di inserimento dei richiedenti asilo e rifugiati. “La Fir – come sottolinea in un comunicato – vuole dare un segno concreto di attiva collaborazione al processo di accoglienza ed integrazione dei rifugiati, dimostrando come il rugby sia in grado di generare socialità in diversi ambiti”. Intatno, sempre sul territorio monferrino, ma in Valcerrina, il presidente Paolo Pensa ed i suoi collaboratori stanno valutando con le amministrazioni locali un altro esperimento di compagine connotata come quella del rugby. Lo sport, però, questa volta, è il cricket, di origine anglo sassone ma diffuso moltissimo nei Paesi dell’Asia, come India, Pakistan o Afghanistan.

Massimo Iaretti

Trial piemontese. Una rinascita con le nuove regole

trial motoNuovo impulso al trial piemontese. Con l’introduzione delle nuove regole si è avuto una nuova ondata di interesse per praticanti ed il pubblico. Dall’inizio dell’anno sono sensibilmente aumentati i partecipanti che hanno ritrovato nella disciplina il piacere di gareggiare divertendosi e si sono recuperati piloti che si erano persi a causa di una disciplina diventata troppo esasperata. L’introduzione di alcune modifiche al regolamento ha portato anche ad una drastica riduzione dei problemi per gli Ufficiali di Zona ed ad una maggiore comprensione da parte del pubblico. Con questo nuovo regolamento è stato semplificato il lavoro del pilota che ora non dovrebbe più avere discussioni con i giudici che devono solo svolgere la funzione di osservatori senza dover interpretare il regolamento. Sono stati depenalizzati il contatto dei piedi con l’ostacolo (a patto che i piedi restino sulle pedane), l’incrocio e l’arretramento nelle zone. Tutto ciò nell’ottica di incentivare una più semplice partecipazione alle manifestazioni per tutti gli appassionati come è avvenuto. Un ritorno alle origini. Alle gare regionali ora, come tester fuori classifica, sono ammessi anche i semplici tesserati FMI. Anche questo ha riscontrato un grande successo. Il Piemonte, terra in cui è nato il trial italiano è all’avanguardia anche nella promozione. In regione sono infatti attive tre ampie aree riservate al trial. Una a Montoso, sede di prova del Campionato italiano, altre due a Rubiana e a Castellinaldo. Nelle Valli del Canavese ci sono poi 70 km di percorsi autorizzati ed altri sono in Val Sangone nel rispetto della legge regionale 32/82. Nuova linfa dunque per il trial regionale che conta piloti di vertice come Gian Luca Tournour, Daniele Maurino e Luca Cotone.

Pipita: “Felice di essere qui”

higuainSul proprio  Internet della squadra la Juventus saluta Gonzalo Higuain.”Bienvenido Pipita” L’attaccante argentino ha firmato un contratto di cinque anni, mentre al  Napoli andranno 90 milioni di euro pagabili in due tranche annuali. La squadra partenopea sul suo sito aveva confermato il trasferimento dell’attaccante alla Juve. “Sono contento di essere qui, pronto per cominciare questa nuova avventura”. sono le parole di Higuain dopo la festosa accoglienza dei tifosi all’aeroporto di Caselle. Il calciatore, tra un autografo e l’altro,  si è recato al Jmedical per le visite mediche.

L’Istituto Italiano di Lisbona ricorda il Grande Torino

grande toro lisbonaMartedì, 26 luglio  l’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona apre le porte al calcio con la proiezione del documentario ‘Benfica-Torino 4-3’ di Andrea Ragusa e Nuno Figueiredo, alla presenza del Presidente del Museo del Grande Torino, Domenico Beccaria, del Direttore del Museo, Giampaolo Muliari, del Curatore del Museo del Benfica – Cosme Damião, Luís Lapão e dei due registi.

L’occasione per ricordare il Grande Torino è data dalla partita amichevole tra il Benfica e i Granata che si giocherà nella serata del 27 luglio allo Stadio da Luz di Lisbona per la 9ª Edizione della Eusebio Cup.

Dopo la proiezione, i due giovani registi prenderanno la parola per spiegare la genesi del documentariosugli ultimi giorni del Grande Torino che non vuole essere una celebrazione della tragedia bensì un ricordo sportivo di una delle squadre più forti di tutti i tempi, proponendo il punto di vista portoghese della vicenda, tramite diverse testimonianze e documentazione d’archivio.

Gli ospiti presenti daranno quindi voce ai ricordi per raccontare la storia di una squadra di grandi uomini e di grandi campioni che è passata alla leggenda, gli Invincibili, così erano chiamati Bacigalupo, i fratelli Ballarin, Castigliano, Fadini, Grava, Maroso, Ossola, Mazzola e gli altri, che fecero sognare migliaia d’Italiani e che persero la vita in quel tragico pomeriggio del 4 maggio 1949, di ritorno dalla trasferta in Portogallo, quando l’aereo che li trasportava andò a schiantarsi sulla collina di Superga.

La tragedia destò grande commozione in tutto il mondo, in particolare a Lisbona migliaia di persone si recarono dinanzi alla sede dell’Ambasciata d’Italia per esprimere al nostro Paese le condoglianze, e una squadra locale cambiò il proprio nome da ‘Torpedo Torranense’ a ‘Torino Torranense’ per omaggiare i campioni del Grande Torino.

Tra il pubblico sono attesi anche gli ex-giocatori Artur Santos, classe 1931 e José Bastos, classe 1929, i soli testimoni ancora in vita dell’ultima partita del Grande Torino a Lisbona, il figlio del guardalinee della partita del 3 maggio 1949, e alcuni rappresentanti della Squadra del Benfica.