Mini Manovre di bilancio: le c.d. “leggi mancia”, cioè i regalini distribuiti da ministeri (e ministri)

Di Carlo Manacorda

Parallelamente alla Manovra di bilancio, nella più assoluta “riservatezza” parlamentare, si discutono Mini Manovre di bilancio, che resteranno per lo più ignote ai cittadini: le c.d. “leggi mancia”. Ecco cosa hanno finanziato in passato. Sempre molto riservatamente…

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Torino, il nuovo Piano Regolatore Generale dopo 30 anni

 

Un passo decisivo verso il suo futuro di Torino. La giunta comunale ha approvato nella seduta di questa mattina il progetto preliminare del nuovo Piano Regolatore Generale, lo strumento che guiderà la trasformazione urbana dei prossimi anni. Dopo 30 anni (il Piano attualmente in vigore fu adottato nel 1991 e approvato nel 1995, redatto da Augusto Cagnardi e Vittorio Gregotti) l’amministrazione comunale si avvia a dotare la città di un nuovo Piano che, dopo il via libera della giunta, seguirà l’iter previsto dalla Legge Urbanistica Regionale, approdando, all’inizio del nuovo anno, nel calendario delle commissioni consiliari per la presentazione e la discussione e poi al voto dell’aula del Consiglio Comunale (dove arriverà presumibilmente nel mese di febbraio). Una volta adottato, il Piano sarà pubblicato per la raccolta delle osservazioni di cittadini e portatori di interesse e successivamente sarà avviata la conferenza di copianificazione per la valutazione da parte degli enti sovraordinati. L’iter si concluderà con l’approvazione finale del progetto definitivo.

Il Piano è il principale strumento dell’amministrazione per governare l’assetto del territorio comunale: detta regole, stabilisce limiti e indica, progettandolo, il futuro della città, tanto nelle sue aree di sviluppo quanto nella trasformazione del tessuto urbano consolidato. Lo fa adottando un impianto flessibile, aggiornabile, organizzato su due livelli: un livello strategico, che definisce visione e indirizzi generali; e un livello conformativo, che stabilisce le regole puntuali per gli interventi. All’aumentare dell’intensità della trasformazione cresce la regia pubblica, secondo un principio di responsabilità che chiarisce ruoli, tempi e strumenti.

“È la mappa che traduce la nostra idea di futuro in scelte concrete – spiega il sindaco Stefano Lo Russo – a partire dalla rigenerazione del patrimonio urbano esistente, dalla riattivazione delle aree dismesse e dalla valorizzazione degli spazi già costruiti, rafforzando connessioni e servizi, progettando spazi pubblici inclusivi e infrastrutture efficienti. Quello approvato oggi è un progetto collettivo, nato da un percorso condiviso con cittadini, istituzioni, imprese e comunità locali, che mette al centro prossimità, innovazione e ambiente come leve trasversali di sviluppo. Un Piano che guarda alla città come a un sistema integrato di connessioni fisiche e digitali: reti di mobilità, infrastrutture ferroviarie e stradali, reti tecnologiche e servizi digitali come fattori essenziali di competitività, inclusione e qualità urbana. In questo quadro, le reti del trasporto pubblico locale sono funzioni abilitanti della trasformazione della città: la Linea 2 della metropolitana, insieme al sistema ferroviario metropolitano e alle linee tranviarie in sede propria, struttura le scelte urbanistiche, orienta le densità e rafforza l’accessibilità dei quartieri. La Torino del futuro che abbiamo in mente consolida il suo ruolo di città universitaria, di ricerca e di produzione avanzata, salvaguardando e potenziando la sua storica vocazione manifatturiera, che evolve verso modelli ad alto valore aggiunto, sostenibili e fortemente integrati con l’innovazione tecnologica. Poli accademici, distretti dell’innovazione, hub creativi e nuove economie locali dialogano con un sistema produttivo che resta centrale nell’identità e nello sviluppo della città.

Torino rafforza il proprio posizionamento europeo anche come nodo strategico della logistica e delle reti di scambio, grazie al potenziamento delle connessioni ferroviarie verso la Francia e la Liguria, ai corridoi transalpini e al ruolo della città nei flussi tra Mediterraneo ed Europa continentale, in un’ottica di sostenibilità e competitività.

La cultura e il turismo sono leve strutturali di questo disegno: il Piano riconosce il patrimonio storico, museale, architettonico e paesaggistico come una vera infrastruttura urbana, capace di generare valore economico, attrattività internazionale e coesione sociale. Eventi, istituzioni culturali, spazi creativi e una rete di accoglienza diffusa e accessibile rafforzano l’identità di Torino come città europea della cultura, del turismo sostenibile e della qualità dell’esperienza urbana. La natura entra nella struttura urbana come infrastruttura essenziale: fiumi, collina, parchi e corridoi ecologici formano un sistema integrato per la salute, il benessere e la resilienza climatica. Torino è inoltre il cuore della sua area metropolitana e, insieme ai Comuni vicini, condivide infrastrutture e opportunità, costruendo un sistema urbano interconnesso, aperto e competitivo su scala europea.”

Il Piano riconosce i quartieri come unità urbanistiche di prossimità. Sono 34, ciascuno analizzato nei propri caratteri territoriali, identità e dinamiche demografiche. Il Piano tutela queste specificità e valorizza le loro centralità locali – mercati, scuole, farmacie, biblioteche, spazi pubblici e aree gioco – luoghi che alimentano la vita quotidiana e la coesione sociale.

Il Piano rende possibile una concentrazione demografica sostenibile nelle aree più accessibili, lungo le linee del trasporto pubblico – metropolitana, SFM e tram in sede propria – e introduce un modello perequativo che redistribuisce valore e finanzia la città pubblica. Nuovi spazi per usi temporanei e una maggiore flessibilità funzionale consentono di riattivare rapidamente aree sottoutilizzate.

In questo quadro si inseriscono le Figure di Ricomposizione Urbana, che costruiscono continuità tra parti diverse della città e rendono Torino una città che non aggiunge semplicemente nuovi pezzi, ma ricompone, integra e connette. Sono trame che ricuciono tessuti diversi e definiscono gli elementi essenziali della qualità urbana: spazi pubblici e piani terra attivi, connessioni pedonali e ciclabili, sistemi ecologici integrati. 8 quelle individuate ovvero Porta Nord (attorno al nuovo nodo intermodale di Rebaudengo, dove convergeranno la Linea 2 della metropolitana, la rete SFM – proiettata fino all’aeroporto di Caselle – e il capolinea degli autobus extraurbani di via Fossata e l’ex Trincerone si connetterà con il rinnovato parco Sempione e con la Manifattura Tabacchi); Dora Verde (lungo il corso urbano della Dora come infrastruttura verde capace di collegare parchi, funzioni e quartieri. In questo contesto si inseriranno nuove funzioni pubbliche, come il futuro Ospedale di Torino Nord); Arena Ruffini (che riconosce nel Parco Ruffini il fulcro di un ampio sistema sportivo urbano, destinato ad ampliarsi); Centro Innovazione (dove Porta Susa, il Tribunale, le OGR, il Politecnico e le grandi sedi direzionali si affacciano su una rete crescente di spazi pubblici, servizi e percorsi pedonali e ciclabili); Forum Civico (dal Lingotto a Lingotto Fiere, dal futuro Parco della Salute al Palazzo del Lavoro, che si affacciano sul sistema del Po, cui si collegano strutture sportive e museali, come il PalaVela e il Museo dell’Automobile, e un’intelaiatura di spazi pubblici che si estende fino all’ex Moi e alla centralità di quartiere di piazza Galimberti); Nuove Economie (Mirafiori come ambito di trasformazione, dove la tradizione produttiva si evolve attraverso nuovi spazi per l’innovazione, servizi alle imprese e funzioni miste e la Linea 2 della metropolitana e la nuova piazza Mirafiori introdurranno un sistema di mobilità e di spazi pubblici che ridisegna la struttura dell’area); Spazio Futuro (che si sviluppa lungo l’asse di corso Marche, dove poli dell’aerospazio, della ricerca tecnologica e attrezzature universitarie definiscono un ambiente orientato all’innovazione avanzata e l’estensione della Linea 1 della metropolitana verso Collegno rafforzerà l’accessibilità); Settimo Asse (segue l’andamento di corso Romania verso Settimo Torinese, dove funzioni produttive, logistiche, commerciali e di servizio compongono un sistema urbano di scala metropolitana, rafforzato nella connessione dalla presenza della stazione SFM di Stura). Attorno a questi strumenti si innestano gli elementi che rendono la città una vera infrastruttura ecosistemica: standard prestazionali di sostenibilità richiesti per le nuove costruzioni e per gli interventi di demolizione e ricostruzione, aree con criteri innovativi di gestione.

“La costruzione del nuovo Piano Regolatore Generale – conclude l’assessore all’Urbanistica e al Piano Regolatore Paolo Mazzoleni – si configura come un processo pubblico complesso, che intreccia organizzazione amministrativa, metodo di lavoro e produzione di conoscenza come parti inscindibili di un unico percorso. L’elaborazione del Progetto Preliminare si fonda su un impianto metodologico che valorizza il presidio pubblico del processo, il coordinamento tra saperi specialistici e la costruzione condivisa di un quadro conoscitivo solido e aggiornato. Il documento approvato oggi è frutto del lavoro di mesi di un team di circa 70 persone, con un’età media di 37 anni e raggiunge l’obiettivo che ci eravamo prefissati, ovvero di vedere approvato il primo progetto preliminare entro la fine del 2025. Ora auspichiamo che l’iter possa procedere in tempi ragionevoli per dotare la città di un nuovo strumento più adatto alle sue esigenze e alle trasformazioni che la stanno attraversando. Torino sta cambiando — e vuole cambiare bene. Vuole essere una città europea capace di competere sulle idee, sulle infrastrutture, sulla qualità urbana e sulla qualità della vita. Il nuovo Piano Regolatore è lo strumento che unisce visione e realismo e offre una mappa condivisa per costruire, insieme, la Torino che verrà”.

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Trascinato da un treno, uomo grave al Cto

Alle  9 circa di questa mattina nella stazione ferroviaria di Alpignano, un uomo di 73 anni è stato trascinato da un treno. Soccorso dal 118  è stato trasportato in gravi condizioni al Cto dal Servizio regionale di elisoccorso.

Una Genealogia, dopo 60 anni di ricerche

Alla fine dell’estate 1964, compiuti i quindici anni, iniziavo le mie ricerche genealogiche. Oltre mezzo secolo dopo, non un bilancio ma alcune considerazioni sulla “piacevole arte”

Quando, coi pantaloni corti, varcai per la prima volta la porta dell’archivio parrocchiale di Agliè, nessun permesso speciale mi era stato concesso, ma mi si garantiva in sala la presenza di qualcuno pronto a soccorrermi, in caso di necessità. Il Concilio Vaticano II non era ancora concluso e la parrocchia, pur se di un piccolo comune e di grandezza minore, si avvaleva ancora di sacerdoti anziani che, soli,garantivano l’apertura al pubblico dei locali, mentre la presenza distudiosi pgrandi di me provava che ognuno avrebbe fatto le suericerche, senza obiezioni.

Recuperata da circa vent’anni la pace, l’Italia di allora aveva altri problemi che non interferire sullo studio della storia portato avanti negli archivi locali, e poiché, in mancanza di lauree specifiche, sopravvivevano degli appassionati “cultori di storia locale” che mettevano a portata di tutti gli esiti dei loro studi, dall’alto nessuno sembrava preoccuparsi di loro, poiché si considerava la loro materiauna sottoclasse inferiore” degna di poca attenzione. Intanto gli storicid’assalto, cioè quelli “moderni”, pronti a dire le loro verità più che non quella storica, ma convinti che la lettura del passato andasse filtrata dalle loro ideologie, dividevano la piazza, fuori degli atenei,con i lettori che leggevano il passato secondo la loro interpretazione.Insieme entrambi avrebbero fatto sì che la storia della famiglia e lagenealogia fossero addirittura stimate della “non storia” (tanto,nell’ultimo ventennio, io sentii affermare da uno di loro che, insediato in una biblioteca di provincia, era considerato un Marco Aurelio)!

L’argomento era tuttavia definito dal lemma: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo, e soltanto gli sprovveduti potevano credere giusto cancellare dagli interessi umani quegli argomenti, tanto naturali quanto importanti, che definiscono la situazione dell’individuo in relazione con i suoi parenti, con il pretesto di dare a tutti una maggiorelibertà (purtroppo però la situazione attuale oggi risente molto dei danni causati da loro)! Ma siamo ancora in tempo per lottare con forza a favore delle nostre tradizioni culturali per difendere quegli argomenti. Infatti, cacciato dalla porta, l’interesse per la storia famigliare ritorna, non solo dalle finestre ma, da ogni interstizioattraverso il quale possa trapelare, poiché è parte della nostra storia. Tutti abbiamo parenti, anche se oggi molti sono pronti a negarlo! E questo è così vero che, in ambito legale, è tuttora prevista la ricerca di parenti per definire le pendenze ereditarie.

Democraticamente, si è detto, la genealogia è un’ambizione pericolosa, una perversione coltivata da chi aspira a titoli nobiliari: si tratta di un vizio da estirpare, perché indegno di questo mondo e, quando qualcuno affronta il tema, magari per dire della gente comune, sfrontatamente si sostiene che sia una sfrontatezza pensare che tutti abbiano un passato degno della storia e si impedisce che siaraccontato Così, se in altri Paesi, studi del genere da sempre sonodifesi e mantenuti vivi, il Bel Paese li ha confinati tra i retaggi oziosi ammessi solo per quegli appassionati che, senza regole e con poche consuetudini, li coltivano. Così si è continuato, senza sdoganarli, a mantenerli sotto l’etichetta che li definisce oggetti di uso unico ed esclusivo dei direttamente interessati perché in essi coinvolti.

Ma …. se i coinvolti non si interessano? Allora chi se ne occuperà?Dal momento che prodigiosamente gli interessi sono reali e comunque permangono, anche se ostacolati per questo sarà giusto parlarne e non credere che sia improprio, per questo in tanti, da tanto tempo e in tutto il mondo, si occupano ancora di questi argomenti… ma non sarà tutto facile e piano… no!

     

Ché incapperemo nelle affermazioni strabilianti di persone che, solo marginalmente, accettano che esista la genealogia, ma affermano che personaggi dallo stesso cognome, pur provenienti da comuni diversi della stessa provincia, non hanno nulla a spartire tra loro, e ci imbatteremo nelle affermazioni poco sensate di chi non ritiene possibile trovare in Piemonte cognomi di origine scandinava e, perciò,è convinto che non se ne debba parlare, se non ci sono documenti scritti …. Ma la genealogia è anche una ricerca degli ipotetici collegamenti tra lo scandinavo del Gotland e il Canavesano delle Valli, discendente diretto dal precedente, per via di un mercenario giunto in loco con una compagnia di ventura; o se personaggi dallo stesso cognome, sono presenti in regione, ma in valli tra loro non confinanti: infatti, come ignorare la gestione degli incarichi pubblici assegnati per concorso in passato, così come avveniva ancora dopo l’ultima guerra?

Davanti a tali dubbi esplicitati dagli scettici, non stupiremo, quando sentiremo, chi si atteggia a saputello, confondere la genealogia con l’araldica (pure questo si è dovuto sentire)

La vivacità delle storie umane, a prescindere da ciò che gli individui conoscono, può mettere a tacere il magistrato in pensione, che si presenta come studioso, ma ignora totalmente le vicende deiNormanni e sostiene che sono falsi i documenti degli archivi britannici, fondati da Guglielmo il Conquistatore (e, per sminuirlo,continuerà a dirlo bastardo), o che inattendibili, addirittura, sono gli scritti sui processi dei santi, raccolti dai padri bollandisti!

Ma torniamo a chi le genealogie le accetta, purché vengano tenute segrete e mai pubblicate, perché gli diremo di non temere perché lo strumento è già più che valido in ambito zoologico, laddove si parla di pedigree di cani, cavalli, vacche e canarini... Infatti, la società ha solo da avvantaggiarsi a sapere quali patrimoni di geni e di interessi portino avanti le generazioni umane! Ché, non c’è indiscrezione, in quello che si teme possano divulgare, ma, tra i pochi addetti, non cisono affatto segreti da tacere, infatti, come afferma la Bibbia, non c’è segreto che non sia poi udito proclamare dai tetti delle case! E c’è ben dell’altro, se solo potessi riferire dell’uno o dell’altro tra gli esempi che ho letto nelle carte (ma son cose cose che non si pensa di trovare scritte in atti religiosi e notarili): poiché la storia conserva memoria di tutto, basta saper cercare che si trova! E allora è meglio che chi sa,trovi le parole migliori per riferirne, ovvero, alludendo al passato, per raccontare la verità dei fatti!

Questo mio studio avrà un epilogo. Attualmente in fase di completamento un volume intero di oltre 300 (ma forse saranno 400) tavole, che conclude tanti approfondimenti e comprende tutte le genealogie che ho analizzato nel corso dei miei anni.

Carlo Alfonso Maria Burdet

(Dedico queste pagine a Isabella McKeefry, giovane neozelandesee ancora nostra cugina, che con noi divide, oltre lattenzione per genealogia e storia di famiglia, gli antenati del nostro nonnomaterno, contadini operosi sui campi, tra torbiera e brughiera, diSan Giovanni Canavese, una terra antica di palafitte e piroghe)

Incendio in corso Re Umberto: un ustionato grave

Questa mattina un incendio è divampato all’interno di un edificio situato in corso Re Umberto 32, nel centro di Torino. Sul posto sono intervenute 6 squadre dei Vigili del Fuoco, per un totale di 17 operatori, impegnati nelle operazioni di spegnimento e messa in sicurezza. Sono attualmente in corso le procedure di evacuazione dello stabile.

I soccorsi sono stati garantiti anche da diverse équipe del 118. Un uomo di circa 70 anni ha riportato gravi ustioni ed è stato trasportato d’urgenza al Cto. L’intervento è tuttora in corso e non si esclude la presenza di altre due persone rimaste ferite in modo lieve.

Lella Costa al Concordia: Otello, di precise parole si vive

Teatro Concordia

Giovedì 18 dicembre, ore 21

 

Otello, di precise parole si vive è il ritorno in scena, dopo 24 anni, dell’Otello di Lella Costa e Gabriele Vacis che preserva intatta la sostanza narrativa dell’immortale testo di Shakespeare ma mette in luce in modo unico e contemporaneo il dramma e la morte di Desdemona aggiornando le parti che contenevano allusioni non più comprensibili al pubblico contemporaneo. La storia di Otello, con temi come lavoratori stranieri, matrimoni misti, manipolazione e femminicidio, risulta incredibilmente attuale, rendendo ancora più impellente la necessità di continuare a raccontarla.

 

Succede con i grandi autori, forse soprattutto con Shakespeare: i loro testi, le loro storie, i loro personaggi sono, letteralmente, immortali. Continuano a parlarci, a stupirci, a incantarci; a volte ci aiutano perfino a capire chi siamo, cosa ci sta succedendo adesso. E quando incontri una di queste storie perfette in genere te ne innamori, e soprattutto ti rendi conto che non avrebbe alcun senso provare a inventarne un’altra per dire le stesse cose, ma che è lecito, forse perfino doveroso, continuare a raccontare quella. Precisamente quella. È quello che è successo a Gabriele Vacis e a me, e non una volta sola. È quello che ci ha entusiasmati a tal punto da pensare di riportare in scena, dopo 24 anni, il nostro Otello, preservando intatta la sostanza narrativa (Shakespeare) ma intervenendo e modificando quelle parti in cui l’attualità, o meglio la contemporaneità, richiedevano un aggiornamento. Quelle parti in cui lo stesso Bardo si divertiva a inserire allusioni e citazioni per noi incomprensibili (chi mai sarà quel “Signor Angelo” che condiziona perfino il Doge?), ma che sicuramente per gli spettatori dell’epoca erano chiarissime, e probabilmente molto divertenti. Se poi ci aggiungiamo una trama folgorante, il cui riassunto potrebbe sembrare una notizia di cronaca di oggi (un lavoratore straniero altamente qualificato, un matrimonio misto, una manipolazione meschina e abilissima, un uso doloso e spregiudicato del linguaggio, un femminicidio con successivo suicidio del colpevole), allora ci rendiamo conto di quanto bisogno abbiamo di continuare a raccontare e ascoltare questa storia. Precisamente questa.

Lella Costa

 

 

Ho sempre pensato che Otello fosse la tragedia dell’uccidere per amore. Se il Moro soffocasse Desdemona perché la odia non ci sarebbe dramma. Invece, che Otello ammazza la sua donna perché la ama, continuiamo a raccontarcelo dopo quattro secoli. È così, no? La tragedia si annida nel contrasto, nella contraddizione inconciliabile. Bene: ho appena espresso una stupidaggine. Sì, perché oggi sappiamo che quello non è amore. Non c’è mai amore quando c’è violenza e sopraffazione. E questo ce l’hanno insegnato le donne. Le più giovani in modo molto risoluto. Quello che ho enunciato, che Otello uccide Desdemona per amore, è un principio patriarcale. Proprio patriarcale, attenzione, non maschilista. Il maschilismo è un modo di comportarsi: quando mi accorgo, o mi costringono a prendere atto che è sbagliato, la smetto. È come fumare, lo so che fa male, però quando comincia a prendermi una qualche cardiopatia, smetto. Certo ci sono i recidivi, però anche loro lo sanno che stanno facendo una cosa sbagliata, anche se magari lo negano o lo giustificano con qualche ostentazione di libertà o pretesa di scorrettezza politica. Il patriarcato no. Non è che possiamo scegliere se essere o non essere patriarcali. Il patriarcato ce l’abbiamo dentro, in profondità, perché comincia da Zeus che si prende tutte le donne che gli piacciono, volenti o nolenti. Perché tutta la cultura occidentale, lo stesso continente in cui viviamo prende il nome da una ragazza, Europa, rapita dal patriarca per eccellenza, Zeus, appunto. E poi ci sono i patriarchi della Bibbia, l’altra colonna della nostra cultura, che non è che trattino le donne con grandi riguardi. Dev’essere per questo che tanti maschi sono disposti a riconoscersi maschilisti, perché da quello si può guarire, ma appena pronunci la parola patriarcato partono con infinite ed eruditissime contestazioni antropologiche, storiche, sociali il e chi più ne ha più ne metta. Raccontare l’Otello con Lella Costa significa provare a capire cosa possiamo fare, noi maschi, per emanciparci dall’umiliante condizione di oppressori a cui siamo condannati dalla storia. Me li vedo già, anche certi amici miei a pensare: ecco il solito maschio pentito che vuole autoflagellarsi e vai col tango… queste, ormai, sono le parole dell’arroganza maschile, sono le parole di chi insulta il padre di Giulia Cecchettin mentre cerca le parole per liberarci dalla prigione del patriarcato. Perché prima di tutto si tratta di trovare le parole, precise parole che ci aprano alla comprensione di tutti gli Otelli vittime di sé stessi prima ancora che dei tanti Iago che ci ammorbano, ma soprattutto precise parole che ci aiutino a comprendere la tragedia vera di Desdemona, che si annida nel profondo delle anime.

Gabriele Vacis

 

Lella Costa è attrice, autrice e scrittrice. Tra gli spettacoli più recenti: Le nostre anime di notte (2022), con Elia Schilton e regia di Serena Sinigaglia; Intelletto d’amore. Dante e le donne (2021) regia di Gabriele Vacis; La vedova Socrate (2020) di Franca Valeri, regia di Stefania Bonfadelli; Se non posso ballare… non è la mia rivoluzione (2020) regia di Serena Sinigaglia e La parola giusta (2019) regia di Gabriele Vacis. Ha pubblicato con Feltrinelli, Piemme e Solferino.

 

Gabriele Vacis, regista ed autore. I suoi spettacoli sono rappresentati in Italia e nel mondo. Ha promosso e diretto grandi eventi, festival e teatri. Il suo film Uno scampolo di paradiso ha vinto il Premio della Giuria al Festival di Annecy. È socio della Giovane compagnia PoEM.

“Torino Cambia”. Anche con la pulizia dei graffiti in piazza Vittorio

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Ha preso il via ieri, con l’apertura di un cantiere in via Servais, il grande piano diffuso di manutenzione straordinaria del suolo pubblico che interesserà tutta la città nei prossimi 18 mesi, grazie al contributo di 32 milioni di euro di Fondazione CRT.

Con “Torino Cambia – spazi che uniscono” verranno attivati su tutto il territorio cittadino più di 140 cantieri, con interventi di riasfaltatura su strade, piazze, marciapiedi, banchine e spazi condivisi, che miglioreranno la sicurezza e l’accessibilità degli spazi.

“Con l’avvio del primo cantiere di ‘Torino Cambia – Spazi che uniscono’ prende forma un intervento concreto e condiviso che incide direttamente sulla qualità della vita quotidiana delle persone. La Fondazione CRT è al fianco della Città di Torino in questo percorso di trasformazione urbana che mette al centro la cura dello spazio pubblico, la sicurezza e l’accessibilità – afferma la Presidente della Fondazione CRT Anna Maria Poggi –. Un percorso che proseguirà nel 2026 con l’attivazione di ulteriori cantieri, rafforzando un modello di intervento strutturato e diffuso, capace di rendere Torino una città più accogliente, fruibile e attenta ai bisogni di tutti”.

Il primo intervento su via Servais riguarda la manutenzione straordinaria dei marciapiedi, nel tratto compreso tra via Pietro Cossa e via Bellardi. L’operazione, condivisa con la Circoscrizione 4, riguarda un’area particolarmente frequentata, anche per la presenza di una struttura per anziani.

“Avevamo annunciato che avremmo avviato i cantieri per fine anno e così è stato – spiega l’assessore alla Cura della Città, Francesco Tresso -. Interventi anche di più largo raggio arriveranno con l’inizio del nuovo anno, secondo un cronoprogramma che cercherà di limitare i disagi per i cittadini restituendo nel contempo uno spazio pubblico più accessibile, sicuro e curato”.

E sempre ieri è partito anche un altro intervento straordinario di pulizia e rimozione dei graffiti dal colonnato e dai portici di piazza Vittorio Veneto, vandalizzati e imbrattati. L’intervento restituirà decoro e bellezza in uno dei luoghi più rappresentativi della città, ed è eseguito da Amiat con il coordinamento dell’assessorato all’Ambiente della Città.

“Il colonnato di piazza Vittorio Veneto – spiega l’assessora all’Ambiente Chiara Foglietta – è stato oggetto di vandalismo grafico e con questo intervento andremo a ripristinarne il decoro, di concerto con la Soprintendenza, con l’obiettivo di restituirlo in tutta la sua bellezza a torinesi e turisti che vi poseranno lo sguardo passandoci in queste festività natalizie”.

Il cantiere anticipa il grande piano cittadino di pulizia e rimozione dei graffiti, annunciato dal Sindaco e previsto per il 2026, che interesserà non solo il centro storico ma anche gli altri quartieri, con l’obiettivo di restituire decoro e bellezza agli edifici pubblici e alle facciate dei palazzi della città. Attualmente è in corso la mappatura delle aree prioritarie di intervento, a partire dagli immobili pubblici. L’obiettivo è rendere ogni quartiere sempre più curato e accogliente, in un’azione condivisa che vedrà anche il coinvolgimento dei soggetti privati.

“Con il progetto strategico ‘Torino Cambia’ – spiega il sindaco Stefano Lo Russo – abbiamo costruito una cornice unitaria per gli interventi diffusi di rigenerazione urbana che come amministrazione stiamo mettendo in campo, anche grazie anche a risorse europee. In questa cornice si inseriscono interventi complementari, come quelli finanziati grazie al sostegno della Fondazione CRT, che si concentrano sulla manutenzione straordinaria del suolo pubblico. La città merita cura e attenzione e stiamo lavorando per colmare il ritardo di decenni in cui le risorse destinate alla manutenzione dello spazio sono state scarse. Sempre con questa logica abbiamo avviato i primi interventi di pulizia dei graffiti e delle scritte dai portici di piazza Vittorio cui seguiranno, nel nuovo anno, interventi analoghi in tutta la città. Il 2026 sarà l’anno in cui chiuderemo i grandi cantieri e ci prenderemo cura delle piccole cose e del decoro dello spazio urbano, che sappiamo essere essenziali per migliorare concretamente la vita quotidiana dei cittadini”.

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A Ivrea “Sul palco con la musica”

 

Incontro promosso dell’Orchestra Sinfonica Giovanile del Piemonte, il Gospel

Nell’ambito della 32esima stagione musicale dell’Orchestra Sinfonica Giovanile del Piemonte, ha preso il via un nuovo ciclo di incontri tenuti dalla musicologa Alice Fumero, dal titolo “Sul palco con la musica”, in collaborazione con OSGP e l’associazione K.I.T.E.

Il primo ciclo di incontri si conclude con l’appuntamento di mercoledì 17 dicembre all’Auditorium Mozart di Ivrea, alle ore 18, seguito dell’anteprima del Concerto di Natale del 19 dicembre dedicato al mondo del Gospel. “Sul palco con la musica” nasce con l’obiettivo di avvicinare il pubblico alla musica colta attraverso un linguaggio accessibile, diretto e appassionato. Gli incontri, a ingresso libero, si svolgono sul palcoscenico dell’Auditorium Mozart di Ivrea, offrendo agli spettatori l’esperienza unica di condividere lo spazio fisico e simbolico della musica. Non semplici ascoltatori, ma parte attiva del racconto e dell’esperienza artistica. Con un approccio divulgativo e coinvolgente, Alice Fumero accompagna il pubblico in un viaggio tra epoche in viaggi musicali diversi. Il calendario ha proposto due percorsi paralleli: “La musica raccontata da vicino” e “Musica e medicina”, proseguiti fino a docembre con appuntamenti dedicati a grandi autori. L’appuntamento di mercoledì 17 dicembre è dedicato a “Le radici del Gospel – viaggio tra storia, spiritualità e musica”. Il Gospel non è soltanto un genere musicale, ma un linguaggio dell’anima che affonda le proprie radici nella spiritualità di un popolo. L’incontro accompagna il pubblico alla scoperta delle origini di questi canti, nati dall’esperienza degli schiavi afroamericani, del loro legame con la fede e il desiderio di libertà. Si tratta di un percorso fra tradizione orale, evoluzione musicale e testimonianza culturale, per cogliere appieno la forza espressiva e il significato profondo del Concerto di Natale.

“Sul palco con la musica” rappresenta un’esperienza innovativa per il pubblico eporediese. Si tratta di un’occasione  per vivere la musica da vicino, scoprendone il linguaggio, la storia, le emozioni in modo diretto e partecipato. Un percorso che unisce divulgazione e ascolto, conoscenza e passione sul palco insieme alla musica.

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Orario segreteria Orchestra Sinfonica Giovanile del Piemonte: corso Massimo D’Azeglio 69, Ivrea –  0125 641081 -segreteria@orchestragiivanile.it

Mara Martellotta

Antonio Latella dirige Vinicio Marchioni in “Riccardo III”

 

Al Teatro Carignano dal 16 al 23 dicembre

Martedì 16 dicembre, alle 19.30, debutterà al Teatro Carignano il “Riccardo III” di Shakespeare nell’adattamento di Antonio Latella, che firma anche la regia dello spettacolo, e Federico Bellini, che ha curato la traduzione del testo. Protagonista della pièce teatrale è Vinicio Marchioni, attore romano, volto noto al pubblico del piccolo schermo, che deve interpretare il personaggio di Riccardo III, personaggio crudele e ambizioso, violento e manipolatore, di cui ha ampiamente approfondito le fonti storiche e saggistiche, e anche la botanica, perché a fare da sfondo alle sanguinose vicende del conte di Glouster è un eden di rose bianche. Antonio Latella affronta Riccardo III scegliendo come arma la parola, che diventa seduzione pura, forza che incanta e inganna, ricordandoci che a tradire il Paradiso fu l’angelo più bello. Il regista scava nell’incanto oscuro del testo in un giardino scenico che diventa luogo di desiderio e inganno, relazioni pericolose e poteri che si intrecciano. Riccardo, più che verso il trono, lotta contro il femminile, ed è proprio una donna a infliggergli la sconfitta definitiva, affiancata dal custode, un personaggio inedito che veglia sull’eden teatrale, difendendone la fragile bellezza.

“Il male è. Non è una forma, non è uno zoppo, non è un gobbo. Il male è vita – dalle note di regia di Antonio Latella – il male è natura, divinità. Il nostro intento è quello di andare oltre l’esteriorità del male, cercando di percepirne l’incanto. È chiaro che se il male stesso viene rappresentato attraverso un segno fisico, il pubblico è portato ad accettarlo: vede la mostruosità e la giustifica. Prova empatia e non simpatia per il protagonista. È ancora accettabile questo alibi della deformità nel XXI secolo ? Probabilmente il Bardo ne aveva bisogno per giustificare al pubblico, in qualche modo, tutte le malefatte del protagonista. A noi interessa la forza della parola e la sua seduzione e, perché no, la sua scorrettezza. Il serpente incantò Eva con le parole e, in ogni caso, bisogna pensare che fu abile in quanto riuscì a far staccare la mela dell’albero ad Eva, ma fu Adamo a morderla. Chi dei due peccò? Il male che mi interessa è nella disarmonia. Il male è il giardino dell’eden, una bellezza accecante, che pretendere un ritorno al figurativo, opulenta e ingannatrice, fatta di relazioni pericolose, di giochi di seduzione continui, e in questo Riccardo III è il maggiore dei maestri. La sua battaglia non è per la corona, non è per l’ascesa al trono, ma per la sottomissione del femminile, quando è il femminile che gli darà scacco matto, poiché sarà la regina madre a portare a termine una tremenda maledizione. La traduzione di Federico Bellini mi permette di giocare con tempi e andamenti ritmici quasi da commedia. Ci siamo presi il lusso, studiando i personaggi, di ampliarne uno già esistente e chiamandolo ‘custode’: apparentemente servitore del male e di Riccardo III, che con il procedere della narrazione  si scoprirà essere strumento di bellezza del luogo; un custode che vuole garantire la sopravvivenza del giardino dell’eden, quel custode che per questo è pronto a tutto, quel tutto sintetizzato dalla parola ‘amen’”.

Teatro Carignano: piazza Carignano 6, Torino

Orari spettacoli: 16-17-18 dicembre ore 19.30/17 e 19 dicembre ore 20.45/domenica 21 dicembre ore 16/22 e 23 dicembre ore 19.30

Biglietteria: Teatro Carignano

Mara Martellotta

Palazzo Civico dice sì al Bilancio: cantieri e Metro 2 al centro

Il Consiglio comunale ha approvato il Bilancio preventivo con 25 voti favorevoli e 5 contrari. Il documento prevede per il 2026 un pareggio di bilancio pari a circa 2,3 miliardi di euro.

Prima della votazione è intervenuto il sindaco Stefano Lo Russo, che ha sottolineato come questo bilancio rappresenti un passaggio significativo per la città: un atto che, pur nella piena consapevolezza delle criticità esistenti, guarda al futuro con spirito di servizio e responsabilità. Torino, ha evidenziato il sindaco, sta vivendo una fase importante della sua storia recente e, in questi anni, ha saputo utilizzare in modo efficace più di altre città le risorse europee. Se i cronoprogrammi saranno rispettati, il 2026 segnerà la conclusione di cantieri strategici e l’avvio dei lavori per la linea 2 della metropolitana.

Lo Russo ha definito il Bilancio un segnale di fiducia e di speranza per Torino, evidenziando anche il clima costruttivo che ha caratterizzato il confronto in Consiglio comunale, improntato a pragmatismo, rispetto reciproco e senso di responsabilità. Un atteggiamento che il sindaco ha auspicato possa proseguire nei prossimi mesi, nel rispetto dei diversi ruoli istituzionali.

Nel corso del suo intervento, il sindaco ha inoltre annunciato che la Giunta comunale, nella seduta di oggi , approverà lo schema del nuovo Piano regolatore generale, che sarà poi sottoposto all’esame e al voto del Consiglio comunale. Dietro l’insieme di norme e tavole che compongono il Piano, ha spiegato, vi è una visione chiara per lo sviluppo futuro della città.

In conclusione, Lo Russo ha ribadito che la politica, per riconquistare la fiducia dei cittadini, deve sapersi rinnovare ed essere d’esempio, mantenendo al proprio interno il confronto e le differenze, ma condividendo un comune senso di serietà e responsabilità verso tutta la comunità, a partire dalle nuove generazioni.