IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
 Ha esordito come segretario del Pd lanciando, o meglio, rilanciando delle  idee piuttosto stantie che non hanno aiutato il suo esordio se non verso quella parte di Pd di estrema sinistra appiattita ancora sul redivivo Bersani di cui Letta fu temporibus illis vicesegretario. Invece di porsi il problema di una rinascita di una sinistra moderna capace di parlare nuovi linguaggi  si è affievolito su vecchi slogan che non convincono neppure più i militanti. Riproporre lo ius solis, neppure, lo ius culturae sul quale si potrebbe anche discutere, appare una provocazione intollerabile in momenti in cui le priorità di cittadini e partiti sono la lotta al virus e alla conseguente crisi economica. Deviare il discorso da questi due obiettivi esclusivi  a cui Draghi si sta adoperando anima e corpo, e’ da irresponsabili. L’altra  proposta del voto ai sedicenni è, a dir poco, risibile. Ha diritto di votare chi contribuisce con le sue tasse alla vita dello Stato, non  studentelli che in larga misura vivono alle spalle della famiglia e di politica sanno poco o nulla. C’è da domandarsi la ratio che ha mosso Letta ad avanzare due proposte assolutamente impopolari. L’ unica risposta plausibile  è quella di blandire immigrati e sedicenni al fine di ottenerne il voto. Un ragionamento del tutto astratto ,come dimostra la sonora sconfitta di Fanfani quando volle abbassare il voto a 18 anni. La gente oggi vorrebbe più che mai lavoro sicuro e i giovani vorrebbero una scuola che oggi ha chiuso i battenti causa COVID e che richiederebbe una seria riforma di stampo europeo. Non inizia bene la nuova segreteria del Pd  perché Letta, per ottenere il consenso delle correnti più demagogiche del suo partito, ha dovuto imbellettare il suo discorso con quel sinistrese che piace tanto ad alcuni, ma non porta consensi reali. Letta ha dimenticato una nuova legge che reprima il diritto di opinione, quasi non bastasse la legge Mancino.  Ma, siamone certi, molto presto ritirerà dal cassetto i progetti illiberali già elaborati. A star poco sereni questa volta saranno gli Italiani che non hanno bisogno di movimentismo , ma di serietà e di dedizione assoluta alle vere emergenze di un Paese che da un anno vive sull’orlo del  precipizi. Neppure i grillini vogliono lo Ius soli , un segnale significativo di come Letta sia totalmente   fuori strada. L’Italia ha bisogno di una sinistra moderna e di un nuovo centro- sinistra che va totalmente reinventato. Ma non sono queste le idee che consentano una rinascita per dirla con il titolo della rivista di Togliatti , uno dei pochi veri leader della sinistra in Italia.
Ha esordito come segretario del Pd lanciando, o meglio, rilanciando delle  idee piuttosto stantie che non hanno aiutato il suo esordio se non verso quella parte di Pd di estrema sinistra appiattita ancora sul redivivo Bersani di cui Letta fu temporibus illis vicesegretario. Invece di porsi il problema di una rinascita di una sinistra moderna capace di parlare nuovi linguaggi  si è affievolito su vecchi slogan che non convincono neppure più i militanti. Riproporre lo ius solis, neppure, lo ius culturae sul quale si potrebbe anche discutere, appare una provocazione intollerabile in momenti in cui le priorità di cittadini e partiti sono la lotta al virus e alla conseguente crisi economica. Deviare il discorso da questi due obiettivi esclusivi  a cui Draghi si sta adoperando anima e corpo, e’ da irresponsabili. L’altra  proposta del voto ai sedicenni è, a dir poco, risibile. Ha diritto di votare chi contribuisce con le sue tasse alla vita dello Stato, non  studentelli che in larga misura vivono alle spalle della famiglia e di politica sanno poco o nulla. C’è da domandarsi la ratio che ha mosso Letta ad avanzare due proposte assolutamente impopolari. L’ unica risposta plausibile  è quella di blandire immigrati e sedicenni al fine di ottenerne il voto. Un ragionamento del tutto astratto ,come dimostra la sonora sconfitta di Fanfani quando volle abbassare il voto a 18 anni. La gente oggi vorrebbe più che mai lavoro sicuro e i giovani vorrebbero una scuola che oggi ha chiuso i battenti causa COVID e che richiederebbe una seria riforma di stampo europeo. Non inizia bene la nuova segreteria del Pd  perché Letta, per ottenere il consenso delle correnti più demagogiche del suo partito, ha dovuto imbellettare il suo discorso con quel sinistrese che piace tanto ad alcuni, ma non porta consensi reali. Letta ha dimenticato una nuova legge che reprima il diritto di opinione, quasi non bastasse la legge Mancino.  Ma, siamone certi, molto presto ritirerà dal cassetto i progetti illiberali già elaborati. A star poco sereni questa volta saranno gli Italiani che non hanno bisogno di movimentismo , ma di serietà e di dedizione assoluta alle vere emergenze di un Paese che da un anno vive sull’orlo del  precipizi. Neppure i grillini vogliono lo Ius soli , un segnale significativo di come Letta sia totalmente   fuori strada. L’Italia ha bisogno di una sinistra moderna e di un nuovo centro- sinistra che va totalmente reinventato. Ma non sono queste le idee che consentano una rinascita per dirla con il titolo della rivista di Togliatti , uno dei pochi veri leader della sinistra in Italia. 
                    
 
 
 In primis il 17 marzo 1861 venne proclamato il Regno d’Italia e non l’Unita’ per raggiungere la quale mancavano il Veneto, Roma capitale,  Trento, Trieste e le terre italianissime dell’Adriatico Orientale . Una possibile festa della Costituzione esiste già
In primis il 17 marzo 1861 venne proclamato il Regno d’Italia e non l’Unita’ per raggiungere la quale mancavano il Veneto, Roma capitale,  Trento, Trieste e le terre italianissime dell’Adriatico Orientale . Una possibile festa della Costituzione esiste già 
 
 
 Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria Il mare e il silenzio sono il rifugio della protagonista Iz quando la vita tenta di stritolarla e lei trova pace affacciandosi sulla sommità del faro che appartiene alla famiglia del marito.
Il mare e il silenzio sono il rifugio della protagonista Iz quando la vita tenta di stritolarla e lei trova pace affacciandosi sulla sommità del faro che appartiene alla famiglia del marito. E’ la storia di un’amicizia totalizzante e perduta -fatta di innumerevoli luci ed ombre- tra la timida, studiosa e di origini modeste Elisa e la bellissima reginetta della scuola Beatrice, destinata a diventare un mito attraverso il suo blog che ricorda tanto l’ascesa delle influencer griffate nostrane.
E’ la storia di un’amicizia totalizzante e perduta -fatta di innumerevoli luci ed ombre- tra la timida, studiosa e di origini modeste Elisa e la bellissima reginetta della scuola Beatrice, destinata a diventare un mito attraverso il suo blog che ricorda tanto l’ascesa delle influencer griffate nostrane. Herman Joachin Bang è stato uno scrittore danese, (1857-1912), esponente di spicco del movimento naturalista e anti-romantico che negli ultimi 30 anni dell’800 portò alla ribalta i letterati scandinavi.
Herman Joachin Bang è stato uno scrittore danese, (1857-1912), esponente di spicco del movimento naturalista e anti-romantico che negli ultimi 30 anni dell’800 portò alla ribalta i letterati scandinavi. Fu pubblicato da Bang tre anni dopo il precedente ed è il seguito naturale delle sue memorie, concentrate questa volta sugli anni formativi, precedenti agli esordi letterari.
Fu pubblicato da Bang tre anni dopo il precedente ed è il seguito naturale delle sue memorie, concentrate questa volta sugli anni formativi, precedenti agli esordi letterari. 
 È incredibile quanto ci si metta poco ad abituarsi, ad accettare che ormai tutto debba essere veloce, che dobbiamo essere tutti “smart”. E se non siamo in grado di utilizzare le mille piattaforme digitali che ci vengono quotidianamente proposte per fare la spesa, cucinare, seguire le lezioni scolastiche e nel contempo fare “pilates” è colpa nostra, siamo noi che non sappiamo adattarci a questo “guazzabuglio moderno”. Mi solleva tuttavia pensare che Darwin non ha affermato che a sopravvivere sia il più intelligente. Ho anche notato che non abbiamo più pazienza, non siamo più abituati ad aspettare né a mantenere l’attenzione fissa su qualcosa per più di pochi minuti – ad essere generosi- . I film, per esempio, non ci piacciono più, preferiamo storie dilatate, che si protraggono per stagioni e stagioni così che possiamo seguire gli avvenimenti narrati mentre svolgiamo le diverse attività imposte dalla routine quotidiana. A tal proposito, con le numerosissime piattaforme di cui disponiamo abbiamo l’imbarazzo della scelta: una vastità di opzioni da risultare spiazzante. Io stessa impiego diverso tempo prima di decidere che cosa guardare, uno dei criteri che seguo è cercare di capire il periodo in cui è ambientata la vicenda, poiché, per me, i costumi, le scenografie e le ambientazioni risultano importanti quanto la trama. Attualmente mi sono fatta coinvolgere da una produzione spagnola ambientata in uno dei momenti storici che preferisco – artisticamente parlando – ossia gli anni Venti.
È incredibile quanto ci si metta poco ad abituarsi, ad accettare che ormai tutto debba essere veloce, che dobbiamo essere tutti “smart”. E se non siamo in grado di utilizzare le mille piattaforme digitali che ci vengono quotidianamente proposte per fare la spesa, cucinare, seguire le lezioni scolastiche e nel contempo fare “pilates” è colpa nostra, siamo noi che non sappiamo adattarci a questo “guazzabuglio moderno”. Mi solleva tuttavia pensare che Darwin non ha affermato che a sopravvivere sia il più intelligente. Ho anche notato che non abbiamo più pazienza, non siamo più abituati ad aspettare né a mantenere l’attenzione fissa su qualcosa per più di pochi minuti – ad essere generosi- . I film, per esempio, non ci piacciono più, preferiamo storie dilatate, che si protraggono per stagioni e stagioni così che possiamo seguire gli avvenimenti narrati mentre svolgiamo le diverse attività imposte dalla routine quotidiana. A tal proposito, con le numerosissime piattaforme di cui disponiamo abbiamo l’imbarazzo della scelta: una vastità di opzioni da risultare spiazzante. Io stessa impiego diverso tempo prima di decidere che cosa guardare, uno dei criteri che seguo è cercare di capire il periodo in cui è ambientata la vicenda, poiché, per me, i costumi, le scenografie e le ambientazioni risultano importanti quanto la trama. Attualmente mi sono fatta coinvolgere da una produzione spagnola ambientata in uno dei momenti storici che preferisco – artisticamente parlando – ossia gli anni Venti. La costruzione si articola su due corpi di fabbrica disposti ad “elle”, raccordati, nella parte angolare, da una straordinaria torre – bovindo più alta di un piano, in corrispondenza del soggiorno interno. Manifesto estetico di Fenoglio, l’edificio – tre piani fuori terra, più il piano mansardato – riflette l’estro creativo dell’architetto, che riesce a coniugare la rassicurante imponenza della parte muraria e le sue articolazioni funzionali, con la plasticità tipicamente “Art Nouveau”, che ne permea l’esito complessivo. Meravigliosa, e di fortissimo impatto scenico, è la torre angolare, che vede convergere verso di sé le due ali della costruzione e su cui spicca il bovindo con i grandi vetri colorati che si aprono a sinuosi e animosi intrecci in ferro battuto. Un’edicola di coronamento sovrasta l’elegante terrazzino che sporge sopra le spettacolari vetrate. Sulle facciate, infissi dalle linee tondeggianti, intrecci di alghe: un ricchissimo apparato ornamentale, che risponde a pieno all’autentico “Liberty”. Gli stilemi fitomorfi trovano completa realizzazione, in particolare negli elementi del rosone superiore e nel modulo angolare. Altrettanto affascinanti per la loro eleganza sono l’androne e il corpo scala a pianta esagonale. Si rimane davvero estasiati di fronte a quelle scale così belle, eleganti, raffinate, uniche. Straordinarie anche le porte in legno di noce, le vetrate, i mancorrenti, e le maniglie d’ottone che ripropongono l’intreccio di germogli di fiori.
La costruzione si articola su due corpi di fabbrica disposti ad “elle”, raccordati, nella parte angolare, da una straordinaria torre – bovindo più alta di un piano, in corrispondenza del soggiorno interno. Manifesto estetico di Fenoglio, l’edificio – tre piani fuori terra, più il piano mansardato – riflette l’estro creativo dell’architetto, che riesce a coniugare la rassicurante imponenza della parte muraria e le sue articolazioni funzionali, con la plasticità tipicamente “Art Nouveau”, che ne permea l’esito complessivo. Meravigliosa, e di fortissimo impatto scenico, è la torre angolare, che vede convergere verso di sé le due ali della costruzione e su cui spicca il bovindo con i grandi vetri colorati che si aprono a sinuosi e animosi intrecci in ferro battuto. Un’edicola di coronamento sovrasta l’elegante terrazzino che sporge sopra le spettacolari vetrate. Sulle facciate, infissi dalle linee tondeggianti, intrecci di alghe: un ricchissimo apparato ornamentale, che risponde a pieno all’autentico “Liberty”. Gli stilemi fitomorfi trovano completa realizzazione, in particolare negli elementi del rosone superiore e nel modulo angolare. Altrettanto affascinanti per la loro eleganza sono l’androne e il corpo scala a pianta esagonale. Si rimane davvero estasiati di fronte a quelle scale così belle, eleganti, raffinate, uniche. Straordinarie anche le porte in legno di noce, le vetrate, i mancorrenti, e le maniglie d’ottone che ripropongono l’intreccio di germogli di fiori. 
 
 
 
 
 Rubrica settimanale a cura di laura Goria
Rubrica settimanale a cura di laura Goria Elena e Pietro insieme stanno bene: lei in parte ha trovato un surrogato del padre, col quale c’era stato un segreto non apertamente svelato, che però aveva inficiato il loro rapporto.
Elena e Pietro insieme stanno bene: lei in parte ha trovato un surrogato del padre, col quale c’era stato un segreto non apertamente svelato, che però aveva inficiato il loro rapporto. Mette in discussione l’assurdità trash di certi programmi -di basso livello, ma grande share- impostati sulla bieca rincorsa di squallidi gossip; l’immagine fasulla di certi personaggi televisivi; l’indifferenza della politica per la cultura e il bello; lo strapotere dei social e di un mondo imbastito sulla vuota immagine.
Mette in discussione l’assurdità trash di certi programmi -di basso livello, ma grande share- impostati sulla bieca rincorsa di squallidi gossip; l’immagine fasulla di certi personaggi televisivi; l’indifferenza della politica per la cultura e il bello; lo strapotere dei social e di un mondo imbastito sulla vuota immagine. E’ una deliziosa passeggiata nel passato questo libro scritto dallo studioso di ampi interessi Bernardino Branca che racconta la storia di una grande villa affacciata sul Lago Maggiore. Lo fa attraverso le vicende dei suoi proprietari e dei vari ospiti transitati nelle stanze e nel parco. In gran parte è il racconto di un mondo che non c’è più, ancorato alla bellezza, alle tradizioni, all’educazione e a un elegante modo di attraversare la vita.
E’ una deliziosa passeggiata nel passato questo libro scritto dallo studioso di ampi interessi Bernardino Branca che racconta la storia di una grande villa affacciata sul Lago Maggiore. Lo fa attraverso le vicende dei suoi proprietari e dei vari ospiti transitati nelle stanze e nel parco. In gran parte è il racconto di un mondo che non c’è più, ancorato alla bellezza, alle tradizioni, all’educazione e a un elegante modo di attraversare la vita. Attraverso la storia di questo storico hotel leggerete anche, se non soprattutto, la storia della mecca del cinema: successi e cadute di divi e dive, i loro eccessi e stravizi, gli amori, i litigi, le feste ad alto tasso alcolico e di droghe, gli sfarzi e le miserie umane legate all’altalena della gloria e del declino.
Attraverso la storia di questo storico hotel leggerete anche, se non soprattutto, la storia della mecca del cinema: successi e cadute di divi e dive, i loro eccessi e stravizi, gli amori, i litigi, le feste ad alto tasso alcolico e di droghe, gli sfarzi e le miserie umane legate all’altalena della gloria e del declino.