CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60 Nel 1966 il “virus musicale” negli Stati Uniti era molto contagioso e si calcola che non meno del 60% dei giovani teenagers (o comunque “under 20”) suonasse in una rock band, indipendentemente da area geografica, estrazione sociale o disponibilità economiche.
Il budget limitato era sovente un ostacolo importante in sede manageriale ma soprattutto sul versante dell’incisione dei 45 giri, con i connessi problemi già da me approfonditi in precedenti articoli. Nella presente sezione discografica e nelle successive ci si imbatterà parecchie volte in “incisioni di nicchia” e di etichette rare, in cui emergeranno chiaramente gli esiti di budget limitati e del ricorso a mezzi di presa di suono anche poco ortodossi, finanche ad effetti “homemade” dettati dalle condizioni “di fortuna” degli “studi” discografici (non di rado “adattati” o sistemati alla meno peggio).
– The Gray Things “Charity / Lovers Melody” (Laurie Records LR 3367);
– The Rockin’ Roadrunners “Go Away / My Window” (Lee C. Records 1269-45-696);
– The Endless “Tomorrow’s Song / Prevailing Darkness” (Cardinal Records C-521);
– The Donnybrookes “Time Will Tell / You’re Gonna Cry” (Golden State Records GSR 45-606);
– The Romans “I’ll Find A Way / You Do Something To Me” (MY Records 2905);
– Black and The Blues “I’m Sad / Another Day” (Rigby Records ES-1000);
– The Barking Spyders “Hard World / I Want Your Love” (Audio Precision Records 45001);
– The Tracers “She Said Yeah / Watch Me” (Sully Records 928);
– The Jesters IV “She Lied (I Know Why) / (Bye Bye Bye Bye) So Long” (Fuller CFP-2684);
– The Ceeds “You Won’t Do That / Too Many People” (Emlar MLR45-1001);
– The Mystery Men “I’ve Got A Feeling / Pier “X”” (Ceva Records C-1020);
– The Pastels [MI] “’Cause I Love You / Don’t Ya Know (What You Do To Me)” (Phalanx 1006-7);
– The Underprivileged “Come On / You Hurt Me” (Smash Records S-2051);
– The XL’s “Second Choice / Ruined World” (Paro Records XL-100);
– The Dirt Merchants “I Found Another Girl / Do What You Wanta Do” (Discovery 8266);
– The Royal Flairs “Suicide / One Pine Box” (Marina Records 503);
– The Renegades “Waiting For You / Tell Me What To Say” (Polaris Records 501);
– The Bucaneer’s “You’re Never Gonna Love Me Anymore / I’m A Fool” (Amigo RK-104);
– The In Mates “London Town / The Same” (Palladium P-5011);
– The Cobras “I Wanna Be Your Love / Instant Heartache” (Big Beat Records BB 1002);
– The Crucibles “You Know I Do / Beware Of Birds” (Madtown Records MT-401);
– The Pseudos “It’s A Long Way To Nowhere / Back Door Man Bites The Dust” (Fink S1-122);
– The Soothsayers “Do You Need Me? / Black Nor Blue” (Acropolis Record Company 6612);
– The Corals “Red Eye Glasses / Love You Baby” (Orlyn 814O-9888).
(… to be continued…)
Gian Marchisio
Sono stato però amico di due juventini sfegatati : Mario Soldati e Vittorio Chiusano che fu anche presidente della squadra bianconera. Al contrario molte persone che mi stanno cordialmente antipatiche tifano per il Toro. Sarà sicuramente casuale e non come diceva Soldati un qualcosa che spiega tanti aspetti di una persona. Detto questo, ho sempre avuto simpatia per questo calciatore fuoriclasse che non soffriva del divismo intollerabile e dell’avidità spasmodica di denaro di molti calciatori. Boniperti rappresenta un’epoca in cui le squadre italiane avevano fuoriclasse italiani. Ed avevano anche presidenti adeguati a partire dall’avvocato Agnelli. Se guardo all’oggi, vedo molto cinismo e protagonismo arrogante. La famiglia Agnelli putroppo e’ finita non solo per l’auto, ma anche per il calcio. Resiste donna Allegra nel grande progetto umanitario di Candiolo, esempio eccezionale di efficienza e di scientificità e di filantropia vera. Boniperti lo vedevo spesso con Soldati che stravedeva per lui, ma lo incontravo anche dal mitico “Da Mauro “ in via Maria Vittoria dove io andavo a cena spesso con Aldo Viglione. Aveva un tavolo riservato quasi intoccabile. Un tempietto gastronomico bianconero. Una volta che andai con la senatrice Francesca Scopelliti, compagna di Tortora, Mauro mi concesse di cenare in quel tavolo bonipertiano perché amava la nobile figura di Enzo, vittima della malagiustizia. Mario Soldati lo volle socio vitalizio del Centro Pannunzio ed in effetti anche quando fu per cinque anni deputato europeo, dimostro’ di essere un vero liberale. A Bruxelles si trovò subito a suo agio. Era un vero signore che mantenne una sobrietà elegante tutta piemontese, anche quando fu al vertice del

La collezione di arte contemporanea presente al Castello di Rivoli è sicuramente rivolta agli esperti e ai “dottoroni” della contemporaneità, ma anche ai profani più coraggiosi. A questi prodi consiglio di arrivare a destinazione scarpinando su per la salita –non troppo ripida- che porta fino alla sommità della collina, dove sorge l’ex residenza sabauda e da dove si può godere una splendida vista su Torino. L’edificio, progettato da Juvarra su commissione di Vittorio Amedeo II di Savoia, sorge sulle fondamenta di un castello risalente all’XI secolo.
Cattelan da sempre vuole fondere vita e arte, realtà e finzione, attraverso azioni sempre più mass-mediatiche e stranianti come “A perfect Day”, “Hollywood”, “La rivoluzione siamo noi”, la teatrale “Him”. L’artista si comporta secondo lo standard della notizia televisiva, le sue opere fanno scandalo e di conseguenza fanno notizia, trasformandosi in informazioni di tendenza. Lo dimostrano installazioni come “La nona ora”, statua di Giovanni II colpito da un meteorite, esposta proprio in Polonia, presso la Galleria Zacheta di Versavia nel 2001, oppure “L.O.V.E.” acronimo di “libertà, odio, vendetta, eternità”, più comunemente conosciuta come “Il Dito”, una scultura in marmo di Carrara posta di fronte a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Milanese, che raffigura una mano intenta nel saluto romano con però tutte le dita mozze tranne una, quella del medio. La scultura si trasforma in un gesto irriverente, reso ancora più ironico dallo stile classico e monumentale che dialoga con l’architettura del ventennio del Palazzo Mezzanotte e se la prende con il mondo della finanza. Forse la più scandalosa rimane l’installazione del 2004, “Tre bambini impiccati in Piazza XXIV Maggio”, lavoro decisamente disturbante, costituito da tre manichini di bambini a piedi scalzi e con gli occhi sbarrati, impiccati ad una quercia. Lo stesso autore aveva così controbattuto alle critiche della cittadinanza: “La realtà che vediamo in questi giorni in TV supera di molto quella dell’opera. E quei bambini hanno gli occhi aperti: un invito a interrogarsi”.
From 18 to 25 June,
The
If you are familiar with the Italian language, from 17 to 20 June, Turin hosts a festival dedicated to spirituality:
Vinokilo
“



In televisione mi ha costantemente divertito ed io sono di gusti molto difficili: farmi ridere è impresa ardua, a meno dell’ilarità involontaria che suscitano certe persone che non intendono affatto provocare il riso ed invece ci riescono come se fossero dei collaudati comici professionisti. Faletti mi piaceva da morire e non perdevo una puntata. Faletti con i suoi personaggi mi è rimasto nel cuore, ben oltre il divertimento che mi ha regalato. Sullo scrittore Faletti non sono così convinto, anche se nel 2013 come presidente del premio letterario “Albingaunum“ gli conferii quell’ambito riconoscimento che tocco’ anche a Gramellini. In quell’occasione nacque un rapporto molto cordiale e nel suo intervento fu molto gentile con me, con una definizione affettuosa ed ironica che mi lusingo’ molto e che non oso ripetere perché troppo generosa. E’ immaginabile il forte dolore e l’impressione emotiva che suscitò in me la notizia della sua morte neppure un anno dopo. Promossi già nel luglio 2014 un ricordo nella piazza San
Michele, la più importante di Albenga, che si riempì di gente partecipe e commossa. Io stesso ero così toccato dalla sua morte immatura e crudele che non riuscii a pronunciare il discorso che avrei voluto dedicargli. Mi limitai a poche parole del tutto inadeguate. Asti ,la sua città, per cui Faletti ha fatto molto, gli ha dedicato la Biblioteca diretta allora da sua moglie. Ma fuori Asti si è fatto poco per ricordarlo. Il Lions di un paese astigiano gli ha dedicato un ricordo legato alla canzone “Minchia, signor tenente”, come si può leggere su internet, ma si trattò di un’iniziativa locale.
I goliardici Gem Boy cantavano –E tutti si faceva il coretto- “Ma in Holly e Benji tutto è normale anche il Giappone vince il mondiale”, ridendo sia per la non eccessiva bravura della nazionale nipponica, sia perché “cosa c’entra il calcio con il Paese del Sol Levante?” Ed ecco l’errore: nell’ XI sec. a.C, proprio in Giappone si praticava il “Kemari”, simile al “cuju” cinese, un gioco militare che fungeva da addestramento e il cui scopo era quello di mandare un pallone ripieno di capelli e piume in una zona definita da due canne di bambù, utilizzando solamente i piedi. Un manoscritto del 50 a.C. attesta le dispute tra Cina e Giappone giocate attraverso lo “Ts’u-Chu”, (altro nome per “Cuju”).
È arrivato il momento di gongolare: il Rinascimento italiano “docet” anche in questa situazione. Nella Firenze medicea si praticava il “calcio fiorentino”, attività ludica decisamente prediletta dalla comunità toscana. Si tenevano, infatti, incontri ufficiali tra i partiti dei Verdi e dei Bianchi, nel campo prestabilito della Piazza di Santa Croce, al termine dello “scontro” i vincitori si appropriavano delle insegne avversarie. Ogni squadra era formata da 27 giocatori: coloro che stavano sulla linea degli “innanzi” avevano il compito di attaccare, vi erano poi gli “sconciatori”, i “datori innanzi” e, infine i “datori indietro”. Questa la definizione della Crusca risalente al XVIII secolo: “È calcio anche nome di gioco, proprio e antico della città di Firenze, a guisa di battaglia ordinata con una palla a vento, somigliante alla sferomachia, passata dai Greci ai Latini e dai Latini a noi.” Ogni anno la città di Firenze ricorda quelle partite antiche attraverso una fedele ricostruzione storica in costume. Ho finito la mia premessa e ora , come si suol dire, “per me sono dolori”, perché già so che i lettori granata chiuderanno la pagina immantinente. L’excursus storico mi è servito come larga scusa per invitarvi allo Juventus Museum di Torino.