IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Un’ ispezione del ministro Valditara su 47 istituti paritari svela gravissime irregolarità che rivelano del marcio. Gli istituti paritari nacquero per iniziativa del ministro Luigi Berlinguer e non, come qualcuno potrebbe pensare, da qualche ministro Dc favorevole alla scuola privata, anche detta non statale e in parte cattolica. Fu un lunghissimo dibattito che divise il Paese: scuola pubblica e scuola non statale sovvenzionata, malgrado il divieto dell’ articolo 33 della Costituzione. Andò avanti decine di anni una polemica astiosa e in fondo inutile. Esistevano le scuole legalmente riconosciute e pareggiate, ma con meno obblighi e diritti in materia di conferimento a titoli di studio di valore legale perché gli scrutini avvenivano in presenza di commissari governativi. Berlinguer abolì questi controlli e creò le scuole paritarie in tutto e per tutto rispondenti ad una scuola pubblica. Ho una lunga esperienza in materia e mi resi conto con facilità che le scuole private erano molto distanti dalle scuole statali per docenti, attrezzature ed altro. Era anche in gioco la laicità dello Stato ma Berlinguer ci passò sopra, pur di giungere al suo compromesso storico “scolastico” che, tra il resto, non diede i risultati sperati perché le scuole paritarie, se si escludono quelle religiose, sono finite in pessime acque. La scuola statale, assopitasi la contestazione sessantottina, finì di prevalere e la scuola privata “laica” chiuse quasi i battenti. In effetti soprattutto al Sud la scuola paritaria ha continuato a vivere e prosperare, come si può vedere dalle ispezioni di Valditara diventando un esamificio che sforna titoli di studio in base a pagamenti a volte illeciti e senza i requisiti di legge da parte della scuola medesima e degli alunni. Siamo tornati indietro a quando dei miei compagni di scuola, bocciati alla scuola di Stato si rivolgevano a scuole del Sud per ottenere più facilmente il diploma. Diventa assai importante che il ministro Valditara abbia mandato degli ispettori in ben 47 strutture che si sono rivelate paritarie solo nel nome: docenti senza titoli di legge, aule insufficienti, strutture inesistenti, documenti in disordine. La scuola era in piena funzione quasi solo per gli esami con iscrizioni tardive di alunni provenienti da altre località. Il garantismo voluto da Berlinguer senza più controlli ha creato il mostro dell’affarismo scolastico (già ben individuabile a Torino negli anni 70 e 80) anche se le gerarchie regionali e provinciali del ministero avrebbero dovuto vigilare. Il rilassamento era già presente molti anni fa quando – faccio un esempio personale – venne fatta un’arrogante resistenza ad un commissario governativo in una importante scuola torinese cattolica alla richiesta della lettura dei fascicoli dei professori e in altra scuola, in presenza di un titolo non idoneo, non si provvide ad alcuna sostituzione. Ci furono anche funzionari infedeli dello Stato postisi in modo indecente al servizio della scuola non statale persino nella sostituzione in corsa di commissari di esami di maturità: una bolgia infernale superata dalla più grave delle riforme, la maturità con commissioni interne che ha perso ogni valore selettivo di Esame di Stato e di Maturità. Ma che si scoprano ancora oggi casi di scuole in cui vendano i titoli di studio è davvero disperante. Si tratta di un vaso di Pandora da squarciare totalmente. Torino non era indenne da certe anomalie vergognose, mai toccate dai sindacati confederali che si occupavano d’altro. C’è da sperare che il Ministro vada fino in fondo. Quella di oggi è una scuola malata, poco utile, arroccata nelle enclavi ideologiche, ma essa va difesa nella speranza che arrivi una nuova riforma Gentile.