Eccolo li’, l’imperturbabile Diego Simioli, in sprezzo del tempo e degli anni che passano, è riuscito ad organizzare il Festa dell’Unita’, 31 agosto 14 settembre, in corso Grosseto zona giardini Sospello. Verrebbe da dire: si riparte dalle periferie Diego è uno che non molla, ha cominciato quando aveva i calzoncini corti, 50 anni fa giù di lì’ E riuscire oggi nel realizzare la Festa non è cosa da poco. Diego non è solo organizzazione e montaggio. È’ capace dimobilitare i suoi accoliti, nerbo portante fino alla campagna pubblicitaria. e anche servizio d’ordine dal partito comunista fino al Pd. Anni fa fu protagonista di uno sciopero contro i vertici politici del PD. Sciopero che si concretizzerà il giorno del primo Maggio. Mi disse: sono stanco di “prendere botte” e poi essere criticato. La critica- accusa era di voler fare politica attraverso il servizio d’ordine. Quell’ anno lo spezzone del Pd si accontento’ della polizia di stato. Ora la notizia é il rifiuto delll’Appendino di partecipare al dibattito. Proprio cos: la paura fa novanta. Ed il Pd; almeno per una volta ci fa una bella figuranell’ averla invitata. Ci fa anche bella figura nel cercare di tenere alto il
vessillo dell’Unità. Che come si diceva era organo ufficiale del Partito comunista italiano, fondato da Antonio Gramsci. Con tutta l’enfasi del caso.E tutto questo é Storia con la Esse maiuscola. Dopo la seconda guerra mondiale le Feste delll’Unità furono capisaldi delle politiche del Partito Comunista. Non era solo un modo di finanziare il Partito. Non era solo un modo di comunicare le proprie idee. Non era solo un modo di ” orientare ” le masse popolari. Nel corso del tempo era diventata una “Categoria dello Spirito”. Alla base ci erano organizzazione e ufficio di propaganda. Con ferree regole che seguivano la struttura interna.Partiamo dal basso.Ogni sezione cercava d organizzate la Festa nel proprio territorio.
***Generalmente con cellule di iscritti aggregati nei posti di lavoro.Poi le Feste di zona. E in genere a settembre la Festa provinciale. Concludendo con la Festa Nazionale dell Unità, chiusa dal comizio del Segretario generale del Partito. Memorabili idiscorsi di Enrico Berlinguer. Una invasione pacifica dei militanti della città ospitante. L’Emilia Romagna la faceva da padrona. Ma anche la nostra città non è stata da meno, agli inizi anni ‘70 e nel 1980. In sezione il responsabile della Festa della segreteria locale. In zona il responsabile di zona, tutti coordinati dal responsabile provinciale. Infine alcuni compagni con uffici a Botteghe Oscure nella Capitale. Un misto di organizzazione e volontariato. Tutti ma proprio tutti mobilitati. Pensate al Sindaco di Torino con i relativi assessori. Presidenti di Regione con la Giunta.Mobilitati per lo Stand più remunerativo: era il coccardaggio. Prima di entrare i coccardisti cortesemente ti obbligavano ad un offerta per entrare.Tutto l’incasso era utile visto che non c’erano costi.Una Festa non solo salamelle o costine.Anzi. Stand con mescita di vini o pizze appena sfornate. Stand politici ed aree giovani o dedicate allo sport.
***E poi la mitica direzione da dove “partivano ed impartivano” ordini per i turni di vigilanza e servizio d ordine. Turni i di 24 ore, sempre presenti e soprattutto vigili.Ogni tanto una capatina di qualche volante. Tutto a posto? Tutto a posto. Tutto a posto nella Torino operaia ed antifascista. Su 44 mila iscritti la federazione di Torino contava su 300 compagni volontari. Un piccolo ma efficiente esercito.Palmiro Gonzato Capo del serviziod’ordine, ex partigiano, arrivava dal Veneto. Non parlava mai, sempre attento e con lo sguardo impartiva gli ordini. Piero Cordone responsabile della vigilanza. Famoso per aver rapito Palmiro Togliatti. Sappista, non capiva la via italiana al socialismo. In altre parole non capiva perché non si poteva e doveva fare la rivoluzione. Togliatti lo convinse. E questi compagni, anzi questi dirigenti,non ti chiedevano cosa ne pensavi. Ti dicevano cosa dovevi fare. Se non ti andava potevi desistere. Sarebbero stati loro a relazionare al responsabile della segreteria provinciale.
***Ogni anno più di 150 feste in tutta la provincia diTorino. Diego Simioli ha imparato il mestiere da questi due compagni. Gonzato… brillante in barba ai suoi 92 anni. E Pierino Cordone che lavorava come marmista con il fratello. Che quando nel ‘77 mio padre morì non volle essere pagato. “Dai compagni bon voglio essere pagato”.Piuttosto date un contributo al partito.Contributo non offerta, il PCI non è la Chiesa.Tutto perfetto? Ammettiamolo, non sempre. Qualche caso di furto c’è stato con il pronto rimborso edallontanamento.Sicuramente uno Stato nello Stato. E le Feste hanno contribuito anche allo sviluppo di questa nostra democrazia, hanno dato il loro contributo alla storia del PCI. La Storia con la esse maiuscola.
PATRIZIO TOSETTO
“Emblematica la scritta ‘gli utili siamo noi’ sulle magliette dei lavoratori di ItaliaOnline, in sciopero per affermare con forza che una azienda in attivo non può procedere al licenziamento di 400 dipendenti. È necessario che ci sia un confronto definitivo tra i sindacati, le Istituzioni e i vertici aziendali al fine di tutelare il futuro occupazionale dell’organico.” – Lo ha dichiarato in una nota Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL, in merito alla situazione di ItaliaOnline. – “Recepiamo positivamente il processo di digitalizzazione avviato con la Digital Factory per reintegrare parte dei lavoratori coinvolti: ciò non deve essere un ‘contentino’ per tenere a bada i dipendenti, ma un punto di partenza verso la soluzione della controversia.”
Combattenti e Reduci
Quel che resta di un sogno è il titolo dell’incontro che si è svolto lo scorso lunedì 25 giugno, in Via delle Rosine presso Camera, per ricordare , organizzato dal Corriere della Sera Torino, la prima giunta Castellani venticinque anni dopo. Il mio essere lì per caso, avevo concordato con l’amico Giampiero Leo di vederci ,prima dell’inizio , per discutere di alcune questioni, mi ha permesso di osservare con distacco la sala ed i partecipanti. Su tutto prevaleva un’aria di tristezza. Dal numero dei partecipanti, considerando che partecipavano tre ex sindaci della città , Castellani, Chiamparino e Fassino oltre a Enrico Salza, Umberto La Rocca, l’immancabile Davide Canavesio ed altri. Mi ha riportato alla memoria l’atmosfera che che percepivo , da ragazzino al mio paese natale , Rionero in Vulture, quando riuscivo ad entrare , curioso, in quel “luogo” di adulti, nella
Sezione dei Combattenti e Reduci. Ero affascinato, in particolare, da uno di quegli anziani che fumava il sigaro Toscano con la parte accesa all’interno della bocca, cosa indispensabile, nella prima guerra mondiale , per fumare di notte in trincea senza essere bersaglio dei cecchini austriaci e salvare la vita.
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Ma quelli, riflettendo oggi, erano anziani , modesti nell’abbigliamento ed in qualche caso dimessi, più che reduci erano combattenti ed avevano vinto la ” grande guerra” mentre questi altri hanno perso ed hanno concorso , con grandi responsabilità , a portare il centro sinistra alle più cocenti sconfitte . Era talmente palpabile la cosa che non si erano presentati nemmeno tutti i “comandati” ed i molti, troppi, beneficiati e miracolati dai venticinque anni di cui si dibatteva. Scappato via prima dell’inizio ma incuriosito da quanto ho descritto , il giorno dopo ho chiesto , a tre dei presenti, qualche commento e dei resoconti, combacianti, del dibattito. Due cose mi hanno colpito , a parte la continua ed incredibile mancanza di un minimo di autocritica , la richiesta, praticamente la pretesa da parte di Davide Canavesio , che parlava anche per la “sua” squadra, di ricevere non più le nomine ma le chiavi del ” palazzo”. Il “palazzo” non si chiede ma si prende avendo il coraggio e la forza di prenderlo come ha precisato l’attento Umberto La Rocca. La seconda , tra diverse cose condivisibili dette da Castellani , …noi siamo stati bravi ed ora la città ” galleggia”. Mi ha ricordato la famosa frase : l’operazione è riuscita ma il paziente è morto.
Roberto Placido
Conticelli e Carretta bacchettano Plano

La Rete Bianca, il futuro del cattolicesimo politico
Il movimento politico e culturale è decollato nei mesi scorsi a Roma con l’obiettivo di favorire la ricomposizione del cattolicesimo politico, sociale e democratico
La Rete Bianca, il futuro del cattolicesimo politico è il titolo della conferenza che si terrà a
Torino sabato 30 giugno alle ore 9.30 presso l’Hotel Genio in Corso Vittorio Emanuele II 47. Il movimento politico e culturale Rete Bianca è decollato nei mesi scorsi a Roma con l’obiettivo di favorire la ricomposizione del cattolicesimo politico, sociale e democratico che oggi non ha più alcuna rappresentanza politica, culturale, parlamentare e istituzionale. In particolare, di ricomporre il vasto e diffuso associazionismo di gruppi, movimenti e realtà di base che hanno manifestato un forte interesse alla politica e all’impegno pubblico nella società. Anche a Torino, come in molte altre località a livello nazionale, è nato recentemente il movimento Rete Bianca.
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Modera l’incontro Luca Rolandi.
Introduce Giorgio Merlo
Intervengono Guido Bodrato, Franco Campia, Giampiero Leo, Ermis Segatti.
Al termine del dibattito le conclusioni di Mauro Carmagnola.
LeU: Si metta subito in sicurezza Bussoleno
Sopralluogo ieri mattina della commissione consiliare regionale
Ieri mattina, insieme alla II Commissione consiliare (pianificazione territoriale) e l’Assessorato regionale, abbiamo effettuato un sopralluogo a Bussoleno, sui luoghi della gravissima alluvione successiva alle piogge del 7 giugno. Insieme alla Protezione Civile e all’amministrazione comunale, abbiamo approfondito le cause che hanno provocato il pesante fenomeno alluvionale e abbiamo potuto renderci conto dei danni causati dal fango. L’encomiabile lavoro svolto dalla Protezione Civile, dai vigli del fuoco e dai volontari, ci ha reso persino difficile percepire l’esatta gravità di ciò che è accaduto; tuttavia i danni alle abitazioni, alla montagna stessa e alle strade sono ben visibili e sono anche la risultante del terribile incendio che ha investito quelle montagne lo scorso anno. A questo proposito, il Gruppo di Liberi e Uguali ha ritenuto necessario porre agli uffici regionali il problema relativo alla messa in sicurezza preventiva degli altri due luoghi interessati dal fenomeno incendiario – Chianocco e Mompantero – al fine di realizzare interventi di che scongiurino nuove calamità. Per quanto riguarda Bussoleno, la priorità è oggi quella di mettere in sicurezza e ridurre il rischio residuo, al fine di permettere agli sfollati (ad oggi, oltre 90) di rientrare nelle proprie abitazioni; successivamente sarà necessario intraprendere le azioni necessarie ad affrontare il nuovo assetto idrogeologico della zona, creatosi dopo gli incendi dell’ottobre scorso. A questo proposito, riteniamo fondamentale la proposta del Sindaco di Bussoleno che prevede un collegamento – oggi mancante – che permetta all’acqua in eccesso di arrivare nella Dora. Abbiamo concordato con i colleghi della II Commissione di fare il punto della situazione con l’Assessore Valmaggia durante l’estate: sull’entità dei fondi sbloccati e sul crono-programma delle opere di prima necessità. Entro ottobre, poi, insieme alla V commissione regionale (ambiente), sarà nostra cura sollecitare un nuovo sopralluogo per verificare lo stato dei lavori delle opere di somma urgenza ed il programma dei lavori di più lungo termine.
I Consiglieri regionali di Liberi e Uguali Marco Grimaldi, Silvana Accossato, Walter Ottria.
Le richieste di Cia Torino ai parlamentari
Il presidente Roberto Barbero: «Vogliamo portare a Roma le istanze del buon senso»
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Sei riforme a costo zero per far ripartire l’agricoltura. E’ l’impegno che il presidente della Confederazione italiana agricoltori di Torino, Roberto Barbero, chiede ai neo parlamentari del Torinese e del Piemonte che dichiarano di avere a cuore le istanze degli imprenditori agricoli.Il primo incontro si è svolto nella sede del sindacato a Torino, con i deputati della Lega Marzio Liuni, membro della Commissione Agricoltura della Camera, e Elena Maccanti. Assenti giustificati (che hanno comunque dato la loro disponibilità a sostenere le istanze espresse da Cia Torino) il deputato Alessandro Benvenuto, presidente della Commissione Ambiente della Camera, e il senatore Giorgio Bergesio, capogruppo della Lega nella Commissione Agricoltura del Senato.«Si tratta di interventi che sollecitiamo ai rappresentanti locali in Parlamento perché portino a Roma le istanze del buon senso – spiega Barbero –; qui la politica dei partiti c’entra poco o niente, vogliamo lavorare sul territorio, dove è più facile intendersi sulle azioni di governo che avrebbero la massima efficacia, con il minimo sforzo».
RIMBORSI IVA. La prima richiesta riguarda l’abolizione del limite dei 5 mila euro per il rimborso o la compensazione dei crediti Iva trimestrali. Una soglia definita inaccettabile, che penalizza fortemente le aziende agricole più “strutturate”, impegnate a investire e creare occupazione.
«Dobbiamo poter usufruire liberamente del credito Iva – osserva Barbero -, abolendo così anche l’odioso visto di conformità che costa alle imprese che hanno bisogno di richiedere i rimborsi oltre i 5 mila euro, almeno tre o quattro mila euro».
Per un allevatore che stia costruendo una stalla, fa notare Cia Torino, vuol dire decine di migliaia di euro, “soldi suoi, che non può utilizzare, mentre nello stesso tempo è magari costretto a rivolgersi alle banche per pagare i dipendenti”.
«E’ assurdo che lo Stato si tenga in mano questi soldi – rileva il presidente -, tanto più considerando l’assoluta celerità con cui esige il pagamento dei debiti».
FATTURAZIONE ELETTRONICA. La richiesta sulla fatturazione elettronica, così come sull’incalzante informatizzazione dei procedimenti amministrativi e fiscali a carico delle aziende, è lapidaria, quanto disarmante: se ne riparli quando anche le aree rurali saranno messe nelle stesse condizioni di acceso alla rete web del resto del Paese: «Le nostre aziende non lavorano in piazza San Carlo a Torino – dice Barbero – e nemmeno in piazza Navona a Roma. In campagna e in montagna il segnale telefonico, così come la copertura web, il più delle volte è insufficiente, se non inesistente. Chiedere alle aziende che operano in quei luoghi di adeguarsi alla fatturazione elettronica, come ai vari “click day”, non solo è ingiusto, ma dannoso, perché costringe quegli imprenditori a ricorrere a nuove e costose consulenze, con evidenti penalizzazioni sul piano della loro competitività. La soluzione non può che essere una proroga, auspicando che questa sia di stimolo allo Stato per modernizzare tutto il Paese».
LEGGE CAPORALATO. La nuova legge sul caporalato è fonte di grande preoccupazione per il mondo datoriale agricolo, soprattutto in merito al reato di sfruttamento del lavoro, in quanto “si rischia di trattare con lo stesso rigore punitivo chi, con violenza e minaccia, sfrutta i lavoratori e li sottopone a trattamenti disumani e degradanti e i datori di lavoro che assumono e assicurano regolarmente i propri dipendenti, ed occasionalmente possono incorrere in violazioni lievi e meramente formali della normativa legale e contrattuale”: «Siamo diventati tutti caporali – afferma Barbero – e questo non va bene. Chi dimentica le scarpe antinfortunistiche deve poter contare su una legge che non lo tratterà come un caporale del lavoro».
PAGAMENTI IN CONTANTI. L’imminente entrata in vigore del provvedimento che vieta a datori di lavoro e committenti di corrispondere la retribuzione ai lavoratori per mezzo di denaro contante, in realtà crea una serie di problemi logistici per l’apertura e la gestione di conti correnti, oltre che adempimenti e costi inutili per entrambe le parti: «Non si capisce perché da un lato viene concesso a chiunque l’uso di una liquidità di tremila euro in contanti e poi si impedisce al datore di lavoro di usare quei soldi per pagare il dipendente. Di fatto, è un provvedimento che non serve all’imprenditore, né al lavoratore, ma solo alle banche».
IMU E TASI. Un’infinità di errori di valutazione e contestazioni in sede di calcolo di Imu e Tasi nascono dal fatto che i Caaf sono costretti ad inseguire e incrociare i dati non solo delle delibere comunali, ma anche dei singoli regolamenti. Un carico di burocrazia che sfugge a qualsiasi logica di semplificazione fiscale, quando basterebbe “semplicemente” che tutti i dati utili venissero contenuti in un’unica delibera.
ANTIMAFIA GSE. Il Gestore dei servizi energetici (Gse), ente pubblico, continua ogni anno a chiedere ai titolari degli impianti fotovoltaici e di biogas la certificazione antimafia, una pratica fine a se stessa, che però ha mediamente un costo intorno ai 150 euro. La sua abolizione risolverebbe immediatamente un problema di tempo e di costi.
RICHIESTA AGGIUNTIVA. In chiusura, Barbero ha chiesto che “il Governo e il Parlamento non ostacolino il recente disegno di legge delle Province autonome di Trento e Bolzano sul contenimento del lupo, ma che, anzi, lo assumano come cardine nella definizione del Piano lupo nazionale, una normativa che non può più essere rimandata, nell’interesse di chi vive e frequenta la montagna”.
Su questo tema, Cia Torino il 5 maggio scorso aveva organizzato a Fenestrelle un affollatissimo convegno per fare il punto sul da farsi di fronte alla crescente diffusione del lupo. Erano intervenuti centinaia di allevatori, insieme a parlamentari, consiglieri regionali e della Città Metropolitana, oltre ad amministratori locali, tecnici faunistici, ambientalisti e cacciatori.



“Le Olimpiadi 2026 possono essere un’opportunità per l’Italia oltre che per la città che le ospiterà. La scelta della candidatura non può essere di parte ma ponderata con responsabilità. Da torinese però tifo Torino ma e’ uno strazio vedere come il capoluogo piemontese stia proponendo la propria candidatura. Sento quindi il dovere oggi di intervenire per dar voce a quei cittadini che sono sconcertati da quanto sta avvenendo nel palazzo, uno spettacolo che non ha a che fare con ciò che Torino e’ realmente: una città che si rimbocca le maniche non che litiga, sbatte le porte ed e’ sottos cacco di veti incrociati. Torino merita di essere difesa soprattutto oggi che il Sindaco Appendino si presenta dal sottosegretario Giorgetti con un dossier vuoto, senza il sostegno della sua amministrazione pentastellata. Appendino non ha infatti, ad oggi, la
maggioranza in Comune per votare lo statuto dell’agenzia olimpica e addirittura in queste ore stiamo assistendo ad un avvilente muro contro muro tra il sindaco e i suoi consiglieri che rischiamo venga pagato a caro prezzo. Vogliamo evitare che Torino parta in svantaggio rispetto alle altre città candidate ed invitare questo Parlamento ed il Governo ad una seria riflessione. Torino e’, nonostante la giunta pentastellata, in gara, perché la città quella vera, non quella del palazzo e dei volantinaggi improvvisati del no e’ unita nel raccogliere le sfide che ci attendono.” Questa la dichiarazione di Augusta Montaruli deputato di Fratelli d’Italia a margine del suo intervento in aula quest’oggi.
Festa in Rosso per Rifondazione
Dal 25 giugno al 1 luglio, a Torino, in Via Curmayeur, presso l’area festa Circolo Arci Anatra Zoppa, si tiene la Festa in Rosso organizzata dal Partito della Rifondazione Comunista. Il titolo della festa “ribellarsi è giusto contro guerre, povertà, ingiustizie, razzismi” è il messaggio che lancia Rifondazione Comunista a tutte le realtà di movimento, associative e di sinistra antiliberista della città. Sette giorni di spettacoli e dibattiti in cui, tra gli altri, interverranno Paolo Ferrero, Angelo D’Orsi, Eleonora Artesio, Guido Montanari, Maurizio Pagliassotti, Maurizio Acerbo, Lidia Menapace, Franco Turigliatto, Francesca Fornario, Eleonora Forenza, Ezio Locatelli. Una festa aperta alla quale parteciperanno con i loro stands diverse associazioni impegnate sui temi della pace, solidarietà internazionale, temi ambientali. Una festa che rappresenta uno dei pochi appuntamenti di rilievo politico per la realtà di Torino. Dice Ezio Locatelli, segretario provinciale di Rifondazione Comunista di Torino: “In questi anni difficili hanno fatto di tutto per ridurre e cancellare la presenza della sinistra. Sta di fatto che non sono riusciti a cancellare Rifondazione Comunista dalla realtà. Rifondazione Comunista rimane più che mai sulle barricate. Non solo. Siamo la principale forza organizzata di sinistra presente sul territorio, nelle lotte, nei movimenti anche in virtù di nuove adesioni. Vogliamo usare questa presenza per costruire una convergenza di tutte le forze di sinistra antilibetrista a cominciare da “Potere al Popolo” inteso come movimento plurale della sinistra di alternativa”.