POLITICA- Pagina 648

CHIUSURA PRONTO SOCCORSO DELL’OFTALMICO: NON CON IL NOSTRO SILENZIO

“Saitta e Chiamparino a dicembre chiuderanno il Pronto Soccorso dell’ospedale Oftalmico”

E’ infatti evidente che quello che oggi chiamano ‘trasferimento’ è a tutti gli effetti una ‘chiusura’ e che i numeri dei medici e degli infermieri che opereranno in via Cherasco sarà del tutto insufficiente per garantire le stesse prestazioni annue dell’Oftalmico.

Oggi per far fronte agli oltre 50 mila passaggi all’anno al Pronto Soccorso di via Juvarra vengono esclusivamente dedicati ogni giorno 5 medici. In via Cherasco lo stesso numero di medici sarà invece operativo per gestire l’intera oculistica (emergenze, sale operatorie, ambulatori, degenze..).

Secondo quanto dichiarato dallo stesso assessore alla Sanità, dei 27 medici oggi operativi all’Oftalmico solo 8 andranno al San Giovanni Bosco e alle Molinette e su 52 infermieri solo la metà hanno accettato il trasferimento. E’ evidente che con questi numeri in via Cherasco non si riuscirà a far fronte contemporaneamente al Pronto Soccorso, alle attività operatorie e a quelle di degenza.

Vi è poi una evidente insufficienza dei locali previsti. Dove si rivolgeranno i 50 mila pazienti che ogni anno si recano al pronto soccorso per un’emergenza ai loro occhi?

Per effetto della DGR 1-600 approvata dalla Giunta regionale e per obiettivi assegnati al Direttore Generale dall’Assessore Saitta vi è LA VOLONTA’ DI CHIUDERE IL PRONTO SOCCORSO ENTRO IL MESE DI DICEMBRE.

E’ evidente che a dicembre sarà a rischio la salute dei cittadini. Non lo faranno con il nostro silenzio. Dopo anni di battaglia e raccolte firme (oltre 90 mila) Saitta e la giunta Chiamparino hanno fatto una piccola inversione di marcia: l’ospedale Oftalmico non chiuderà, ma in esso rimarranno la chirurgia ambulatoriale per la cura della cataratta e un ambulatorio diurno.

Far sentire la nostra voce è oggi più che mai importante. Per questo motivo questa mattina il Comitato Salviamo l’Oftalmico, il Comitato Salviamo gli Ospedali, hanno organizzato un incontro nell’Aula Magna dell’Ospedale Oftalmico per definire strategie e modalità di azione. Erano presenti il consigliere regionale Gian Luca Vignale e il consigliere comunale Roberto Rosso, oltre che esponenti sindacali.

Sono state invitate tutte le rappresentanze associative, sindacali, politiche e amministrative cittadine e regionali. L’iniziativa è, infatti, aperta senza alcuna restrizione a chiunque altro condivida i nostri obiettivi di tutela della salute dei cittadini e delle eccellenze sanitarie regionali.

 

#SENZAFILTRI. La società civile parla alla politica

23 rappresentanti della società civile torinese saranno i protagonisti dell’evento organizzato da Cantiere Civico, dal titolo #SENZAFILTRI: imprenditori, artigiani, studenti, presidi, sacerdoti, giornalisti, detenuti, medici e molto altro a rappresentare i vari strati e i vari anime di questa città.

Cantiere Civico – un movimento aperto a tutti i cittadini che in esso si possono riconoscere e che vogliono impegnarsi per il futuro della propria città – ha fatto del confronto costante la sua cifra identitaria, non soltanto a ridosso dei momenti elettorali, ma sempre, costantemente. Da questo approccio è nata l’iniziativa #SENZAFILTRI, in cui numerose personalità della città condividono la loro idea di futuro per Torino.Luigi La Spina, qualche giorno fa, ha scritto che “La società cittadina, infine, quel ceto di classe dirigente che, nella svolta impressa dal sindaco Castellani a cavallo del secolo, aveva contribuito grandemente, prima ad elaborare la strategia e, poi, a collaborare alla realizzazione di quella importante e inedita esperienza di sviluppo cittadino, si sente abbandonata da una politica che non sa più né individuare un traguardo, né avere la credibilità e l’autorevolezza per suscitare attenzione e attivare l’impegno civile (…) In una situazione che ricorda il vuoto dei partiti che favorì, appunto, l’avvento di Castellani nel 1993, forse toccherebbe proprio a quella società civile che si mobilitò, guidata da Salza, per supplire alla mancanza di leadership politica, prendere l’iniziativa di coordinare le tante e valide forze, produttive, professionali, le tante risorse intellettuali, tecnologiche, lavorative presenti in città per superare un momento così delicato per il futuro dei figli e dei nipoti di Torino”. È in questo che crede Cantiere Civico ed è da qui che vuole partire dando vita ad una giornata in cui protagonista è la società civile.“Spesso la politica ha parlato con retorica della necessità di ascoltare i bisogni dei cittadini per poi, però, rifugiarsi in una gestione del potere in cui le persone diventavano soltanto elettori da contattare per domandare loro il voto. Anche questo è uno degli elementi che ha prodotto quel disamore che è poi sfociato nelle tante manifestazioni di antipolitica che oggi ben conosciamo. Ci teniamo a sottolineare che l’evento non ha alcuna finalità politica-elettorale, nessuno dei partecipanti ha intenzione di candidarsi ma solo di contribuire con la propria voce e le proprie idee al futuro della città” (Mario Giaccone, Consigliere Lista Civica per Chiamparino).

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Si susseguiranno sul palco del Café Muller Paolo Stratta, Marco Albeltaro, Simona Vlaic, Davide Giani, Guido Gobino, Giorgio Saracco, Daniel Martinez, Claudia Spoto, Marco Cossolo, Moussaid Ayoub, Vincenzo Pappalettera, Lorenza Bravetta, Marco Rosso, Antonio Menegon, Lorenzo Galano, Cristopher Cepernich, Paolo Griseri, Sara D’Amario, Daniele Gianni, Mario Brossa, Marco Canta, Paola Allamano, Mauro Mergola, Luca Ferrua a offrire ai politici e amministratori seduti in sala le loro proposte, le suggestioni e le aspettative di cui la politica deve farsi portavoce. Si tratta soltanto di un passaggio di un progetto per costruire una vera e propria partecipazione attiva delle persone alla costruzione di un percorso capace di dare delle risposte e di rendere concrete le suggestioni che provengono dalla società civile, proprio in una fase in cui lo scollamento fra politica e cittadini sembra così ampio. “Abbiamo cercato di costruire un evento che mettesse i politici all’ascolto: non saliranno sul palco e non ci sarà contraddittorio o possibilità di replica alle suggestioni offerte dai cittadini, ma consegneremo loro, a chiusura dell’evento, un documento riassuntivo con l’intento di raccogliere chi ha voglia di contribuire all’elaborazione, chi ha delle idee e delle esperienze da socializzare” (Francesco Tresso, Consigliere Comunale Lista Civica per Torino).

Il tramonto del centro sinistra?

Le analisi sul voto siciliano si sprecano. Certo, ci sono dati chiari ed inequivocabili. La straripante vittoria del centro destra e il ritrovato protagonismo politico di Silvio Berlusconi. Innegabile e straordinario. L’avanzata forte, pesante e massiccia, dei 5 stelle. Altrettanto innegabile e straordinaria. E, in ultimo, il tramonto del centro sinistra come coalizione. La frammentazione di questo campo, ridotto ormai ad un campo di macerie, e’ il frutto concreto della gestione politica del Pd di questi ultimi anni e della incomprensione fra i vari attori campo. Comunque sia, si tratta di un “campo politico” che e’ uscito momentaneamente dalla competizione vera per il governo del paese. Ora, si tratta di capire come e’ possibile, al di la’ delle piroette dei protagonisti, ricostruire una alleanza di centro sinistra nel nostro paese. Innanzitutto va archiviata definitivamente il cavallo di battaglia del Pd renziano, cioe’ la “vocazione maggioritaria” del partito e la conseguente autosufficienza politica ed elettorale del Pd. Una tesi, questa, sostenuta all’inverosimile dal gruppo dirigente del Pd in questi ultimi anni che ha contribuito a smontare alla radice qualsiasi forma di alleanza con altre forze e movimenti riconducibili seppur vagamente al centro sinistra.

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E’ persin ovvio dedurre che dopo aver sostenuto per anni la centralita’ del Pd e la esclusione pregiudiziale di qualsiasi coalizione, e’ quantomeno curioso nonche’ singolare che dopo aver subito una sconfitta elettorale cocente si cambi linea improvvisamente. Anche perche’ i cambiamenti repentini devono essere compresi, capiti e metabolizzati dai cittadini elettori. E quando questo non capita, comprensibilmente, c’e’ la sconfitta politica prima ed elettorale poi del partito. In secondo luogo, se si vuole essere credibili e si crede in questo progetto, si tratta di recuperare il celebre slogan di Mino Martinazzoli. E cioe’, “In Italia la politica e’ sempre stata la politica delle alleanze”. Uno slogan che riassume una concezione della politica, del partito, delle istituzioni e della societa’. Il Pd crede in questa prospettiva al di la’ delle conversioni improvvise alla Fassino? Conversioni anche poco credibili che rischiano di creare un forte cortocircuito nella stessa base del partito, seppur renziana ed ubbidiente. Perche’ riconoscere la centralita’ della coalizione, e quindi una vera “cultura delle alleanze”, significa anche riconoscere la valenza di un partito non “personale”, il pluralismo sociale e culturale presente nella societa’, e soprattutto la necessita’ dell’apporto di altre formazioni politiche per arrivare al governo del paese. Insomma, attorno alla “cultura delle alleanze” non c’e’ solo il pallottoliere in vista delle elezioni, ma anche e soprattutto il riconoscimento di alcuni valori centrali che costruiscono l’edificio democratico e costituzionale nel nostro paese.

 

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Ecco perche’ per ricostruire il centro sinistra non bastano gli slogan e le battute ad effetto. Servono, al contrario, elementi e principi di cultura politica che delineano una visione della societa’ e della politica. Ora, pare che anche nel Pd ci sia questo ravvedimento politico e questa inversione di rotta. C’e’ da sperare che non sia il solito, ed ormai noto e collaudato, tatticismo funzionale al momento. Ovvero, una sorta di posizionamento destinato ad esedre sacrificato appena cambiano gli ingredienti in campo. Adesso, forse, e’ opportuno disegnare una strategia politica definitiva. Ma soprattutto coerente e di lunga durata. In gioco, infatti, non c’e’ solo il destino di potere di alcuni capataz ma la prospettiva di un progetto politico. Quello, appunto, di un centro sinistra democratico, riformista e progressista.

 

Giorgio Merlo

Piazza San Carlo e il garantismo a senso unico

STORIE DI CITTA’  di Patrizio Tosetto
I consiglieri comunali pentastellati  riconfermano la loro fiducia in Chiara Appendino. Ci mancherebbe altro. Se si votasse alcuni di loro tornerebbero ad essere disoccupati o precari, e come ben si sa, il posto di lavoro non si tocca, nemmeno lo scranno da presidenti di commissione. E poi, diamine, tutti tengono famiglia. Hanno sostenuto (nel post su Facebook pubblicato integralmente dal nostro giornale: http://www.iltorinese.it/500-giorni-pentastellati-sotto-la-mole/ – ndr ) che in questi 500 giorni hanno fatto tanto al governo della città. Benissimo, se ci rendono edotti gliene saremo immensamente grati. Ma veniamo al punto, i tragici fatti di piazza San Carlo. Non ho letto o sentito nulla in proposito, da parte loro. Se non le accuse ai giornali. La Sindachessa è la prima negli ultimi 25 anni che non ha delegato a un assessore materie come  sicurezza e protezione civile. Cosa alla quale è stata costretta dopo il disastro. Lecita la domanda : perché? Possibile risposta: “ero io in grado di fare da sola”. Si è visto, ahimè. Forse i permessi  sono stati dati “affettuosamente” perché dire di no a Fiat,  Agnelli e Juve non è facile, qui a Torino? Quando abbiamo sostenuto che doveva essere la società sportiva a farsene carico siamo stati subissati da una valanga di fischi. Siamo stato fischiati da tifosi  e non, con la lapidaria l’affermazione : non era un problema della Juve ma della città.  E qui entra in gioco la magistratura che contesta piazza San Carlo come non idonea per queste manifestazioni, tra l’altro in questo nuovo e tragico clima determinato  dalla paura del  terrorismo.  Rimanevano solo due possibilità: o negare l’autorizzazione o trovare un altro sito. Nel primo caso essere indipendenti, nel secondo studiare la soluzione del problema. Ma purtroppo non si è approfondito e la questione è stata sottovalutata, al di là degli eventuali reati che  vengono contestati. Eventuali perché sarà appunto la magistratura ad appurare.  Dettaglio: se ho capito bene è stata notificata una conclusione d’ indagine. Non sono un avvocato, ma vuol dire che dopo le difese degli imputati ci sarà il rinvio. In poche parole il processo si farà. E cosa faranno i politici penstallati se ci fossero condanne? Faranno i garantisti, cosa che non facevano prima con gli “altri politici”.  Noi  poniamo un’ ultima domanda ai grillini torinesi: che realtà state vivendo?  Quando si nega ciò che è si inventa una realtà virtuale e si sprofonda nella mera ideologia. Con la città che rischia di non essere governata e lasciata al suo destino.

500 GIORNI “PENTASTELLATI” SOTTO LA MOLE

Dopo la notizia dell’avviso di garanzia alla sindaca Chiara Appendino, per confermarle la fiducia e il sostegno,  il Gruppo consiliare M5S al Comune di Torino ha pubblicato un lungo post su Facebook sui “500giorni” di amministrazione pentastellata in città. Ve lo proponiamo integralmente
Sono passati circa 500 giorni da quando il Movimento 5 Stelle si è insediato alla guida di Torino. 500 giorni sotto l’amministrazione di una donna forte, preparata e determinata come Chiara Appendino.500 giorni in cui è stata messa finalmente in luce la disperata situazione finanziaria della Città, nascosta per anni dalla narrazione unica di un costante sviluppo fatto di feste e grandi eventi. 500 giorni in cui si è messo a punto un piano di rientro credibile, che possa mettere in sicurezza i conti della città salvaguardando le fasce deboli. 500 giorni in cui è stato salvato e rilanciato il Salone del Libro, con una delle edizione più partecipate e di successo degli ultimi anni. 500 giorni in cui si è dato il via a processi fondamentali per la città come la riorganizzazione della macchina comunale, la revisione del Piano Regolatore, la messa a punto di progetti di rigenerazione urbana a partire dalla manutenzione diffusa di strade e marciapiedi, l’avvio di una progettazione per il superamento dei campi rom e della delicata situazione delle ex palazzine olimpiche del MOI oggi occupate da più di 1000 persone senza casa, l’avvio di una politica per la mobilità sostenibile ed elettrica, la gestione condivisa dei beni comuni urbani tramite patti di collaborazione tra amministrazione e cittadini, e tanto altro.  500 giorni sotto il tiro incrociato di un’opposizione tanto frustrata quanto menzognera, spesso colpevole della situazione che ci siamo trovati ad affrontare e incapace di concepire la diatriba politica al di fuori di sciacallaggi ed esposti giudiziari. 500 giorni di un’informazione servile al vecchio sistema di potere politico ed economico che a lungo ha governato la città. 500 giorni che confermano la fiducia del Gruppo Consiliare del Movimento 5 Stelle verso la Sindaca e la Giunta, ai quali non faremo mancare il nostro sostegno e il nostro entusiasmo nel voler rendere migliore la nostra Città.
Ufficio Stampa Gruppo Consiliare M5S Torino
(foto: il Torinese)

“Poveri” Comuni piemontesi

Nei giorni scorsi mi è capitato di leggere una statistica relativa ai contributi che i vari apparati dello Stato trasferiscono ai Comuni. Orbene, i comuni piemontesi sono in fondo alla classifica nel senso che, fatto il totale delle somme trasferite diviso per il numero degli abitanti, il contributo pro capite per il Piemonte ammonta a 68 euro mentre, per esempio, per il  Lazio è pari a  237 euro e per la Valle DAosta a 913 euro. Tralascio il confronto con le regioni a statuto speciale perché , da un lato i privilegi di cui godono sono noti, dallaltro occorre comparare le competenze che sono attribuite ai  comuni, che possono essere diverse. Resto al Lazio, regione a statuto ordinario. Il dato mi fa arrabbiare, non poco . E larrabbiatura aumenta se si considera il fatto che il Piemonte ha 1202 comuni (i dati si sono leggermente modificati in ragione degli ultimi accorpamenti), mentre il Lazio ne ha soltanto 378. Un Comune ha una struttura che per solo fatto di esistere costa ed in Piemonte i piccoli comuni non sono un inutile spreco, ma rispondono ad esigenze legate alla specificità ed alla particolarità del nostro territorio. Dunque, doppio danno. Perché commento questi dati? Il tema dellautonomia e della sperequazione tra le diverse risorse assegnate ai territori non può essere relegato ad argomento marginale nel dibattito politico. Tutti si affaccendano a parlare di legge elettorale , di questa o quella riforma di facciata , ma la questione settentrionale è per noi centrale, ha multiformi sfaccettature e riguarda dei territori, come il Piemonte, che sono sistematicamente bistrattati.

Roberto Cota

“ULTIMO COVO”. BOETI (PD): “SUL TERRORISMO NON SI GIOCA”

“Considero offensivo, per le vittime del terrorismo e i loro familiari, un gioco di ruolo che ripropone uno dei periodi più cupi della storia del nostro Paese”: lo dichiara il vice Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte Nino BOETI, presidente del Comitato Resistenza e Costituzione dell’assemblea subalpina, Comitato nato in quei tragici anni, nel 1976, per difendere i valori fondanti la nostra Repubblica contro ogni estremismo. “Tra il 1969 e il 1982 si contarono 361 morti e 750 feriti. In quegli anni 40 mila persone, per lo più giovani, sono state denunciate per atti di violenza politica, 20 mila di loro sono state inquisite per la lotta armata, 15 mila hanno conosciuto il carcere, 7 mila sono state processate per associazione eversiva, banda armata e insurrezione contro lo Stato. Alcuni protagonisti di quelle vicende non hanno mai mostrato pentimento per i loro crimini. Sono ferite che continuano a sanguinare e sulle quali non si può giocare con superficialità. Bisogna ricordare, soprattutto alle nuove generazioni, cosa ha significato per il nostro Paese la stagione del terrorismo e quante vite sono state stroncate dalla cieca violenza ideologica, e non mi pare proprio che iniziative come ‘L’ultimo covo’ possano in qualche modo servire a questo scopo”.

 

“CARO SEGRETARIO PD, IN TV NON CEDA ALLA DEMAGOGIA DELL’ANTIPOLITICA”

L’appello di Enzo Ghigo – governatore del Piemonte per 10 anni – a Matteo Renzi in vista del dibattito televisivo con Luigi Di Maio

Caro segretario del Pd Matteo Renzi, 
mi rivolgo a Lei da uomo che ha fatto politica attiva in passato (ed è’ un “grande amore” che non si dimentica mai) a uomo che  fa politica oggi, alla guida di un partito importante nello scenario nazionale. È’ proprio il termine Politica – uso la P maiuscola non a caso – quello sul quale voglio porre l’accento. Ora che una cosa buona Di Maio l’ha fatta, cioè proporre il confronto  televisivo di martedì prossimo, La invito a cogliere l’occasione  per far sì’ che quella trasmissione riporti la Politica al centro del dibattito. Basta parole urlate, demagogia, giustizialismo un tanto al chilo finché gli avvisi di garanzia non riguardano anche la propria  parte. Lei ed io proveniamo da mondi politici differenti e spesso in contrapposizione ma pur sempre, appunto, politici.  Se il qualunquismo più becero, vuoto e fine a sé stesso fosse una disciplina sportiva, allora i pentastellati ne sarebbero i campioni olimpionici. No, i grillini non sono solo antipolitica, ma ben peggio: sono l’autentica negazione della politica. La legittima e direi doverosa reazione a un sistema amministrativo, burocratico e istituzionale che ha dimostrato tutte le sue pecche e i suoi malfunzionamenti non può avvenire al di fuori della politica, che  va piuttosto migliorata, non  certo cancellata. Se dovessi darLe un consiglio per l’appuntamento di martedì Le suggerirei  di parlare di quanto la politica sia necessaria nel realizzare le scelte utili per vincere le sfide che la globalizzazione, l’evoluzione tecnologica, la ricerca di un nuovo equilibrio mondiale ci presentano quotidianamente. Il fenomeno delle migrazioni, i temi dell’ambiente e del clima, la disoccupazione, il terrorismo internazionale necessitano  di un approccio attraverso una politica “alta” che vincerebbe offrendo  soluzioni ai Paesi e ai cittadini. I partiti di scuola cattolica,  socialista,  liberale e conservatrice protagonisti del Novecento italiano e della prima e seconda repubblica, lo stesso Pci (che rappresentava ciò che di più distante fosse possibile dalle mie convinzioni) erano plasmati nelle idee, nella tradizione e nella storia politica. Se lo ricordi,  nel dibattito di martedì. Riporti al centro quei valori di impegno politico, di cultura di governo, di solidità e di esperienza che oggi per i grillini – analfabeti della Politica maiuscola – rappresentano invece disvalori. Non cada nella trappola di squalificare il dibattito sul tema misero dell’antipolitica e del moralismo fasullo, altrimenti avrà’ perso una occasione, avremo tutti perso un’occasione. Lei martedì rappresenterà, al di là delle idee e della militanza di ciascun telespettatore, tutti gli italiani che alla demagogia  del suo antagonista televisivo Di Maio preferiscono la forza e il pragmatismo, quello sano, della buona Politica. Sì, proprio quella con la P maiuscola.
Enzo Ghigo

Gabelle e non pedaggi

Il detto che vuole l’Italia dei cento campanili e delle differenze tra regione e regione e tra città e città trova la conferma nel diverso trattamento riservato agli automobilisti, quando utilizzano le autostrade e le tangenziali.  I romani, ad esempio non pagano il pedaggio per utilizzare il GRA (Grande Raccordo Anulare), così i catanesi per la loro tangenziale ed in parte anche i milanesi.  I torinesi, invece, pagano tanto e da tanto tempo. Nel frattempo negli scorsi decenni, più o meno intorno agli anni ’90, le società di gestione delle autostrade da pubbliche sono diventate praticamente private, incamerando cospicui utili sulle spalle dei già tartassati automobilisti. Per esempio, la concessione trentennale dell’ATIVA, scaduta il 31 agosto 2016, è stata prolungata (e meno male che una direttiva europea vieta questo tipo di proroghe!) e si è in attesa di una gara che dovrebbe riguardare tutto il sistema autostradale piemontese – oltre trecento chilometri – più la Torino-Piacenza fino al 2030. Molti automobilisti, per evitare il pedaggio dei molti, troppi caselli, escono e rientrano in tangenziale, scaricando così sui Comuni della cintura inquinamento ambientale, acustico e traffico. Questo ha determinato che siano stati depositati sia in Consiglio regionale sia in alcuni Comuni della cintura una serie di ordini del giorno e di mozioni, in cui si chiede lo spostamento del tal casello, l’arretramento o l’eliminazione di quell’altro .  Di questo si parlerà in un convegno organizzato dall’Associazione Metro Rivoli venerdì 10 novembre alle ore 20.30 a Rivoli.  Ciò che fino ad ora è mancato è la semplice richiesta, scaduta la concessione trentennale di ATIVA, che ha ampiamente pagato e strapagato l’opera, di eliminare i caselli ed i pedaggi con i relativi problemi. Meno traffico significa meno inquinamento e più salute.  Qualcuno avrà il coraggio politico e civile di fare una proposta del genere? Lo vedremo nei prossimi mesi. Di autostrade torneremo, prestissimo, a parlare.

Scuola, PD: “209 milioni per istruzione 0-6 anni, al Piemonte quasi 16 milioni”

È stato approvato il Piano pluriennale per l’istruzione dalla nascita sino ai 6 anni. Il piano rappresenta uno dei punti fondamentali della legge sulla Buona Scuola che, per la prima volta, ha creato un sistema integrato di istruzione per la fascia 0-6 anni, stanziando risorse specifiche per il potenziamento dei servizi offerti alle famiglie e l’abbassamento dei costi sostenuti dai genitori. “Con questo Piano – dichiara l’onorevole Umberto D’Ottavio, membro della Commissione istruzione della Camera dei deputati – viene offerto per la prima volta un programma vasto a sostegno dell’educazione dei bambini, sia in termini di istruzione, cura e qualità delle scuole.  Col piano triennale – prosegue – si vuole dare programmazione e certezza di risorse alla sfera educativa”. Il Piano finanzierà interventi in materia di edilizia scolastica sia con nuove costruzioni che con azioni di ristrutturazione, restauro, riqualificazione, messa in sicurezza e risparmio energetico di stabili di proprietà delle amministrazioni locali. Le risorse serviranno anche per le spese dirette per l’istruzione 0-6 anni, con lo scopo di incrementare i servizi offerti alle famiglie oltre a ridurre i costi sostenuti. “L’obiettivo – dichiara il presidente della Commissione istruzione della Regione Piemonte, Daniele Valle – è lavorare in sinergia con tutte le istituzioni coinvolte nel ciclo formativo, offrendo così alle famiglie strutture e servizi migliori”. Il Piano nazionale prevede l’assegnazione alle Regioni di 209 milioni erogati direttamente dal Ministero dell’Istruzione, tra questi al Piemonte spetteranno 15,8 milioni. Per l’anno 2017, il Fondo è ripartito tra le Regioni calcolando la popolazione di età 0-6 anni, la percentuale di iscritti ai servizi educativi e una parte in proporzione alla popolazione di bambini non iscritti, in modo da garantire un accesso maggiore.“Con il via libera al Piano – concludono D’Ottavio e Valle – si attua finalmente un sistema integrato con benefici diretti alle nuove generazioni e alle famiglie”.