Olimpiadi, non c’è più Agnelli ma Torino ce la può fare

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Olimpiadi invernali 2026 A Torino? Speriamo! La partenza non è stata bruciante, ma siamo inguaribili ottimisti soprattutto per il futuro della nostra città, sempre più una nobile decaduta ma pur sempre nobile. Città conosciuta in tutto il mondo. Città che merita di essere conosciuta in tutto il mondo. Deve, come fosse quasi un imperativo categorico di carattere morale. Deve perché ne va della stessa sopravvivenza. Esistere esisterà, ma sempre più marginale. Anche la via Francigena passava da queste parti. Eppure chi é contrario obbietta : ma non vedete cosa é successo nel 2006? E noi gli replichiamo: non conoscete proprio che cosa é avvenuto allora. Ed anche nei grillini si affaccia un po’ di ideologia. Magari spicciola ma pur sempre ideologia.  Non è una novità che una “certa sinistra” si annida neĺle loro file, contro le “inutili ” opere faraoniche che distruggono solo il territorio, contro la linea Tav ecc. ecc. Anche perché loro sono garantiti dal  proprio stipendio di statali.  Cosa c’entra? Credo di non sbagliarmi nel sostenere che la loro ideologia si basa sul rappresentare i deboli ed oppressi grazie al loro essere garantiti. Ma forse c’è dell’altro. Si favoleggia di un accordo sotterraneo tra i nostri professionisti del no e qualche leghista italiano (pensate, fino a tre mesi fa leghista e italiano era un ossimoro. Come cambiano velocemente i tempi) per portarle nelle Dolomiti. Prova generale per accordi tra Salvini e Di Maio? Magari stupidaggini che comunque confermano che tutto in una certa classe politica é diventato polemica. Le sorti di Torino dovrebbero essere superiori a tutto per i politici locali.E stavolta l Appendino ha tenuto botta e, seppure a fatica, ha rispettato l’accordo con Chiamparino. Mi sembra così elementare: il Sindaco di Torino desidera i Giochi e lavora per realizzare qui le Olimpiadi. Il Presidente della Regione desidera lo stesso e lavora per realizzare le Olimpiadi nel capoluogo piemontese. Federalismo? Anche, ma soprattutto logica e buon senso di amministratori torinesi e piemontesi. Ma non basta. Il Coni piemontese ci sembra assente, la Federazione piemontese del ghiaccio ci sembra assente. Sbaglieremo ma non vediamo le dovute pressioni politiche per ottenere l’evento. Lecitamente, sia ben chiaro, visto che gli interessi dei torinesi e dei piemontesi sono leciti. Si perdono nella notte dei tempi le affermazioni vallettiane: ciò che va bene per la Fiat va bene per la città e per l Italia. Anche perché non non c’è più la Fiat né a Torino né in Italia.  Rimangono gli urlanti sindacati che ritmicamente sostengono: dare lavoro é una questione anche morale. Vero, anche morale. Ma si crea lavoro se c’ é sviluppo. Ecco il perché della candidatura. Sarà più facile perché ci sono già le strutture.Sarà più difficile perché non c’è più l’ avvocato Agnelli. E, si sa, Marchionne vive più negli States che qui.Ma vale la pena tentare. Con noi torinesi che abbiamo voglia di lottare anche per i nostri figli.
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