La sinistra e il mondo capovolto

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Mi sa che un’ altra botta come una nuova sconfitta elettorale il Pd non la regge. Almeno il Pd torinese e piemontese.  Ed in queste rovinose cadute si tira dietro la sinistra, quella che dice: noi essendo più a sinistra di tutti siamo la sinistra. Era vero ed é fondato che esiste un elettorato progressista stanco di essere preso in giro dai dem. Ma ha votato i cinque stelle e non solo per le loro promesse elettorali e non soltanto per protestare, però non si é sentito tutelato e rappresentato né dal Pd né da Leu e neppure da Potere al Popolo. Aperta una enorme crisi di rappresentanza sociale all’ incontrario, con i poveri che guardano alla destra e i benestanti che guardano a sinistra o, se volete, al centrosinistra. I dati elettorali sono lapalissiani e nella loro evidenza fanno ulteriormente ammutolire il Pd e quelli che obtorto collo hanno a che fare con il Pd. Così nel borghese centro e collina il professore Andrea Giorgis vince e nella ex barriera rossa, Barriera di Milano, trionfa il forzista Roberto Rosso. E il Pd è il primo partito solo dove borghesia e ceto medio rimasto la fanno ancora da padrone. Un mondo capovolto. Ci vorrebbe un colpo di reni per invertire la rotta. Non ci sono segnali di fumo. Surrettiziamente è iniziata la notte dei lunghi coltelli con la parvenza di una volontà comune,  ma si ha l’impressione che si pensi di più ai destini personali e non ad una discussione sulla linea politica. Un “qualcosa” di comune tipico di chi vuole vivere in una comunità chiamata partito. Spicca il segretario regionale Beppe Gariglio imperturbabile alle richieste da più parti di dimettersi. Gli rimbalzano così come le critiche gli scivolano addosso senza provocare nessun attrito.  Ora è parlamentare e Consigliere regionale, Capogruppo e segretario Pd. Un novello Kim Jong Un. Eppure arriva dalla esperienza democristiana.  Impara presto anche perché non ha abbandonato le ambizioni di essere candidato a Governatore al posto di Chiampa. Eppure la sua conduzione da segretario é stata disastrosa..Nessuna citta capoluogo è governata dal centrosinistra. Lui é rimasto saldamente in sella per un biglietto per la Camera dei deputati, marcando stretto Renzi con il risultato d’aver piazzato i suoi. Hanno rottamato i vecchi Pd costringendoli all’esilio come Piero Fassino. E l’ hanno chiamato deserto. Proprio difficile il confronto. Ma molti si vogliono iscrivere nuovamente al partito ricordando Clark Gable in Via con Vento, un debole per le cause perse. Tutto è perduto? Scuserete la banalità ma fin che c’è speranza c’é vita. Però la botta per loro è stata dura. Nel giro di quattro anni passare dal 40 al 18 % non é da tutti. Segnali positivi ci sono: Luciano Salizzoli si candida nelle liste del Pd nella sua natia Ivrea. Comunista da sempre. Famoso per la sua bravura di chirurgo ha rinunciato a molti soldi per essere fedele ai propri principi. A Settimo Pd ed Mdp vorrebbero fare insieme la festa dell Unità. Prove di riunificazione? Presto per dirlo. Anche se sarebbe un percorso logico, ma culturalmente la sinistra ha bisticciato con la logica. E poi tanti ma tanti odi personali. Sì, Proprio odi che rendono difficile la ricomposizione, impossibile anche all’interno dello stesso partito. Molti affermano: basta con la gestione famigliare. In questo partito esistiti solo se appartieni. Non ci sono idee comuni. Io mi limito nell’ osservare: partito? Da un po’ di tempo, più che partito é un ologramma. Forse è figlio dei tempi. Forse è figlio di un totale disinteresse verso la forma partito, non esiste più l’orgoglio di appartenenza. Ora ci sono tre  poli. Destra grillini e forse sinistra. Questa è la scommessa di un possibile nuovo Pd e di tutta la sinistra sbrindellata. Un sistema uninominale a doppio turno aiuterebbe. Come un animale anfibio che deve scegliere se vivere solo in acqua o solo sulla terra il Pd dovrà scegliere prima che cosa vuole essere e poi vedere se sarà possibile.
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