RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Ricca sappia che più numerose saranno le sue sensazionalistiche dichiarazioni estive, più duro sarà il nostro ostruzionismo in aula su tutte le proposte di legge della maggioranza
Il Comune di Torino ha ufficializzato l’obbligo di trasferimento del mercatino di libero scambio da Canale Molassi in via Carcano, che dovrà avvenire entro il 6 luglio.
Nel frattempo è giunta una dichiarazione del neoeletto Assessore regionale alla Sicurezza, l’esponente della Lega Fabrizio Ricca, il quale ha annunciato che il libero scambio sarà reso illegale tramite legge regionale imminente.
“Ci aveva già pensato il Comune a guida 5 Stelle a colpire l’esperienza storica del libero scambio” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi Marco Grimaldi. – “Ma non bastava rimuovere in nome del ‘decoro’ il mercatino dagli occhi e dai luoghi dove è germogliato, ‘riqualificare’ allontanando i poveri per attirare turisti, bisogna trasformare in un reato l’economia informale – da anni regolamentata – che permette a chi è più in difficoltà di vendere e comprare oggetti di uso quotidiano. Invece che abolire la povertà, la Lega vuole criminalizzare la dignità dei più poveri”.
“Bene” – conclude Grimaldi, “sappia Ricca che più numerose saranno le sue sensazionalistiche dichiarazioni estive, più duro sarà il nostro ostruzionismo in aula su tutte le proposte di legge della maggioranza. Buone vacanze”.
Ora manco conosce Pasquaretta, suo ex di tutto a sua insaputa. Effettivamente si era chiesta chi era quel signore non tanto alto e rotondetto. Ma si sa, il Gabinetto del Sindaco è un porto di mare con gente che va e gente che ritorna. Il fatto che avessero concordato di restituire i soldi al Salone del Libro è un dettaglio del tutto trascurabile. Tra Teatro Regio e Salone brutte notizie. Non è che sullo Sport l’ orizzonte sia migliore. La soluzione sul Basket é la migliore, essendo l’unica. Ripartire dalla A 2 ha anche la sua dignità. Si torna a giocare al Pala Ruffini. 80% l’Uomo arrivato da Sassari e 20% Mole di Basket. Con l’accordo che nel giro di 3 anni sarà tutto in mano ai torinesi. Qui cominciano i sudori freddi. Intanto con la consultazione on- line oltre 2000 tifosi rispondono sul marchio. Oramai Auxilium è il passato finito nel calderone del fallimento con Forni e Feira davanti al Pm. Sconsolanti le affermazioni di quest’ultimo : come ad non ero tenuto a sapere come avvenivano le riprese fiscali. Chi firmava o metteva a credito gli F 24 era forse uno sconosciuto che nottetempo si infilava negli uffici del Pala Vela per fare i dispetti. Appendino Sindachessa per caso e Feira ad per caso. Le loro assonanze non finiscono qui. Entrambi grandi tifosi della Juventus . Molti sono i tifosi smarriti dalla venuta di Sarri come allenatore. Ricordano le sue non lusinghiere dichiarazioni su Juve e tifosi. Passerà la maretta con qualche vittoria e la ferita si sanerà. Vittoria in Europa, s’ intende. Il campionato italiano, almeno per ora, è una pura formalità. Ronaldo non è stato sufficiente e Allegri ha pagato per tutti. Ma diciamola tutta, Torino ha bisogno come il pane di vittorie per (magari) illudersi di contare ancora qualcosa. Ora ci si mette anche la giunta regionale. Un assessore e mezzo di Torino. Le province la fanno da padrona.
Anche il PD non è da meno. Capogruppo di Alessandria, Domenico Ravetti. Piccola rivincita del biellese Furia che proprio quelli di Torino non li sopporta più. Del resto come dargli torto. Tre anni fa emergeva la Chiaretta a furor di popolo. Ora , mi sa, non esiste più il popolo di Torino. Risolverò il problema dei Rom. Disastro. Risolverò il problema della viabilità. Disastro di piazza Baldissera, con l’assessore La Pietra tra le più grandi incompetenti. Sulla chiusura del centro meglio lasciare perdere ed il Vice Montanari che con la sua decrescita infelice è meglio che non si faccia più vedere. Vien proprio voglia di dire: chi è causa del suo male pianga se stesso. Così cari torinesi avete votato Appendino che non vuole andarsene? Dovete subire ancora due anni di questo niente impastato col nulla. Ma ad essere onesti non sono solo questi ultimi tre anni la principale causa dei mali della nostra città. Totale subalternità alla Fiat. Apparente ripresa nel 2006 con le olimpiadi. Illudersi che il risanamento delle periferie avvenisse per vie urbanistiche e non architettoniche. Sempre perdenti nel confronto con Milano. Non solo subalternità della politica. Enrico Salza ha letteralmente svenduto la Banca San Paolo a Milano. Tollerare zone franche controllate da spacciatori generalmente di colore. Giustificando il tutto: se non ci fossero i consumatori generalmente italiani non ci sarebbero gli spacciatori. Insomma cialtroni appartenenti a una sinistra sbrindellata ed appunto cialtroni che hanno scambiato solidarietà con copertura di questo caos. Caos che si sta mangiando come un cancro la nostra città. Scelte tragicamente sbagliate ma pur sempre scelte. Giorgetti era preoccupato che la candidatura di Milano e Cortina non passasse. Si è sbagliato. Grande successo di Sala e di Malagò. E Torino sta a guardare e sentitamente ringrazia l’Appendino per questa figuraccia. Dettaglio: a Cortina hanno già fatto i conti, 14 mila posti di lavoro in più. Complimenti Chiaretta. In suo aiuto arriva l’ineffabile Castelli. Sostiene di essere per una Tav leggera. Parole in libertà. Credibilità zero. Fin tanto che è la loro credibilità poco ci importa. Purtroppo siamo stati travolti noi torinesi.
Il Governatore lombardo Fontana ha ammesso che dopo il rifiuto dell’ Appendino di andare avanti è stato tentato di lasciare perdere. Poi una telefonata con il Veneto Zaia lo ha rincuorato, nessun dissidio. Torino una zavorra ? Proprio così, triste ammetterlo, ma proprio così. E se noi Torinesi non ci diamo una svegliata sarà sempre peggio. Spero che i miei concittadini abbiano passato un buon San Giovanni. Anche lì con i droni partiti con 45 minuti in ritardo. La nostra Chiaretta è proprio sfortunata. Ma non finisce qui. A Venaria tutti a casa. Si rivota. Potenza dei pentastellati. Il prossimo Sindaco non sarà pentastellato. B Prima c’ era il vento di Venaria che soffiava su Torino. Ora sembra ci sia il vento della Regione che soffia sia su Venaria che su Torino. E, udite udite, udite: l’ ex Sindaco di Beinasco lascia il PD. Uno dei fondatori del nuovo corso della sinistra, giovane ed intelligente politicamente legato a Giusi La Ganga. Chiaramente una botta ai vertici del PD, un altro colpo alla credibilità di questo partito. Zingaretti era proprio partito bene ma, diciamocelo, strada facendo si è ammosciato. Difficile come mestiere, indubbiamente, ha il problema dei renziani a livello nazionale e regionale. E Salvini gongola. Con un brivido pentastellato che non vuole il e non vuole la destra ed il PD che che combatte la destra e non vuole alcun accordo con i pentastellati. Con il risultato di una destra vincente sopratutto ai ballottaggi.
Assemblea di +Europa con Della Vedova
Dopo le elezioni europee e regionali del 26 maggio scorso, nonché l’Assemblea Nazionale di +Europa del 22-23 giugno a Roma, iscritti e simpatizzanti piemontesi di +EUROPA si confronteranno in vista delle iniziative da intraprendere per i prossimi mesi e per pensare alla migliore forma partito da costruire.
L’appuntamento per l’Assemblea regionale piemontese di +EUROPA è per MARTEDI 2 LUGLIO alle ore 18.30 presso l’Arteficio, in via Bligny 18 a Torino.
Saranno presenti tra gli altri:
Benedetto Della Vedova (Segretario Nazionale di +Europa), Silvja Manzi (Segretaria Nazionale di Radicali Italiani), Elena Loewenthal (prima per preferenze alle scorse elezioni regionali) e i coordinatori dei numerosi gruppi piemontesi.
Olimpiadi: “Non svendiamoci a Milano”
NAPOLI (FI), APPENDINO CI RIPENSA MA EVITI ULTERIORI DANNI
Per firmare l’appello ai parlamentari: https://erostraniero.radicali.it/appello/
Approva la legge nazionale sulla gig economy. Grimaldi (LUV): Invece di preoccuparsi della prova costume, Di Maio si occupi della dignità del lavoro
Oggi il Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna ha approvato all’unanimità il Progetto di legge alle camere per riconoscere maggiori tutele ai lavoratori delle piattaforme digitali, presentato da Yuri Torri e firmato da Igor Taruffi, Silvia Prodi, Piergiovanni Alleva e Antonio Mumolo.
Dopo l’approvazione in Piemonte, il 22 gennaio 2019, la proposta di legge nazionale sulla gig economy – elaborata dal Capogruppo di LeU Marco Grimaldi – è stata approvata già in Umbria e in Emilia Romagna.
È la prima proposta normativa nazionale sulle piattaforme digitali ad approdare in Parlamento, ora con il sostegno di ben tre Regioni, e una delle prime proposte organiche su scala europea. Ridefinisce l’inquadramento dei lavoratori attraverso contratti chiari e trasparenti, per riconoscerne diritti e tutele, per contrastarne la precarietà e, infine, per impedire che siano aggirate molte delle regolamentazioni previste dai contratti collettivi, come le tutele in caso di malattia, la libertà di opinione, il divieto di discriminazione.
Occorre riconoscere la natura subordinata del rapporto di lavoro mediato dalle piattaforme digitali con tutte le tutele e i diritti che ne conseguono. Tra cui divieto di cottimo, diritto alla disconnessione, divieto di rating reputazionali. Più in generale occorre rivedere la natura del lavoro subordinato per garantire un adeguato riconoscimento a tutti i lavoratori.

“Ormai da troppo tempo il Governo annuncia un provvedimento legislativo sulle piattaforme digitali che ancora non si è visto”. – dichiara Grimaldi, Capogruppo di Liberi Uguali Verdi nel nuovo Consiglio Regionale che si insedierà lunedì – “Con le dichiarazioni non si estendono i diritti, i fattorini continuano a essere sfruttati e spesso pagati a cottimo. La Camera dei Deputati ci dimostri che dalle parole intende passare ai fatti, e apra la discussione su questo disegno di legge. Invece di preoccuparsi della prova costume, Di Maio si occupi della dignità del lavoro”.
“Zona blu attorno al Campus, tariffe agevolate”

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Il Comune dimostri di aver colto l’importanza della richiesta, peraltro suffragata da un migliaio di firme, in assenza di un servizio di trasporto pubblico adeguato lungo tutto il percorso. Sorvolo sugli inviti a utilizzare i monopattini elettrici come alternativa all’auto: stiamo parlando di diritto allo studio, servirebbe un approccio serio.
Troviamo subito una soluzione, pensiamo immediatamente a tariffe agevolate per gli studenti in arrivo da fuori Torino per i quali, al momento, un giorno di posteggio nella zona del Campus Luigi Einaudi arriva a costare quanto un paio di pause pranzo.
In assenza di alternative credibili (impossibile arrivare a lezione in orario, la mattina, usando i mezzi pubblici e abitando fuori dalla primissima cintura del capoluogo), a essere messo a repentaglio è il diritto allo studio.
Per gli studenti in arrivo da fuori Torino l’uso dell’auto non è un lusso: finché non sarà garantito un servizio di trasporto pubblico competitivo lungo tutta la tratta, sarà l’unica soluzione percorribile per arrivare in tempo a lezione la mattina senza dover puntare la sveglia alle ore piccole della notte.
La questione portata oggi in Commissione da parte degli studenti (forti anche di oltre mille firme raccolte) è seria e come tale andrebbe trattata. In attesa di sviluppare un servizio di trasporto pubblico valido come vera alternativa all’auto privata per chi tutti i giorni si sposta da fuori città all’area del CLE, sostengo fortemente e con convinzione la richiesta di introdurre tariffe agevolate per questi studenti.
La formula – magari basata sull’Isee e su altri parametri – si troverà, se c’è la volontà politica. Non commento invece i riferimenti e gli inviti all’uso di mezzi alternativi e creativi come i monopattini elettrici: la questione è seria e i firmatari meritano rispetto.
La situazione attuale vede lunghi tratti di “parcheggi blu” inutilizzati, a riprova prova che qualcosa non torna: risulta penalizzata la Città di Torino (che vede introiti ridicoli) e risultano penalizzati gli studenti. I soli elogi alla mobilità alternativa non bastano.
Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.
La “sinistra al caviale”
Che il centro sinistra, in Italia, vada ricostruito dalle fondamenta e’ un dato che ormai non fa neanche più notizia. Che sia politicamente tramontata la cosiddetta “vocazione maggioritaria” del Partito democratico e’ un dato altrettanto indiscutibile. Che sia necessario, in un sistema fortemente proporzionale, rideclinare la “cultura delle alleanze” per competere ed eventualmente vincere le elezioni e’ un aspetto da cui non si può più prescindere. Ora, per affrontare seriamente questa situazione, va rimessa in campo una coalizione credibile, seria, plurale e di governo. Una coalizione che, però, non può più essere decisa e pianificata a tavolino. Come pensano in modo un po’ surreale Calenda e il neo segretario del Pd Zingaretti. La concezione gramsciana dell’egemonia non è pertinente con la fase storica che stiamo vivendo e i partiti o i movimenti che fanno parte della potenziale alleanza non possono essere decisi dall’alto. Innanzitutto perché sarebbe un’operazione politicamente ed elettoralmente fallimentare e, in secondo luogo, perché una coalizione e’ tale se rappresenta realmente pezzi di società veri, interessi sociali riconoscibili e valori culturali vissuti e radicati. L’esatto contrario di operazioni aristocratiche ed elitarie decise e pianificate dall’alto. Ora, se da un lato e’ necessario aprire realmente il cantiere politico, culturale e programmatico della futura coalizione facendo sì che la sinistra ritorni a fare la sinistra e il centro a fare il centro, c’è un nodo antico che continua a non essere sciolto. O meglio, molti ne sono a conoscenza, ma fingono di non saperlo. Mi riferisco, per citarlo con parole ormai collaudate, alla presenza della cosiddetta “sinistra al caviale”. Al netto della polemica politica e del disprezzo verso tutto ciò che è riconducibile alla sinistra o al mondo progressista, e’ indubbio che da troppo tempo nel nostro paese alcuni “maitre a penser” della sinistra italiana trasmettono, forse anche inconsapevolmente, un messaggio elitario, aristocratico, alto borghese che si identifica con un “ceto sociale” radicalmente estraneo ed esterno a tutto ciò che può essere riconducibile, anche solo vagamente, ai ceti popolari, ai loro bisogni, alle loro esigenze e alle loro aspettative. Anche qui, lo sanno tutti ormai, i bisogni e le aspettative dei ceti marginali, periferici, più poveri e meno tutelati sono intercettati e rappresentati da altri. Ieri l’altro addirittura da Berlusconi, ieri dai 5 stelle e oggi in massa dalla Lega di Matteo Salvini. Del resto, ci sarà pure un perché se questi bisogni popolari ed interessi sociali non guardano più a sinistra neanche con il binocolo. Ed è proprio su questo versante che si inserisce il dibattito sulla “sinistra al caviale” o, per dirla con un linguaggio ancor più attuale, sulla “sinistra da Ztl”, quella dei centri storici e del centro delle grandi città. Come, puntualmente si è verificato nelle ultime elezioni europee ed amministrative. Ed allora sorge, in modo quasi spontaneo, una domanda molto secca: ma perché la sinistra italiana continua a fidarsi ciecamente degli esponenti – noti a tutti, senza neanche il bisogno di fare nomi e cognomi – riconducibili alla cosiddetta “sinistra al caviale”? È così difficile arrivare alla conclusione che quando i punti di riferimento più popolari e noti della sinistra sono ricchi milionari ed espressione degli interessi alto borghesi con stili di vita che solo una porzione ridottissima di italiani può permettersi, dicono poco o nulla ai ceti popolari e ai loro bisogni che si vorrebbe rappresentare? E, di conseguenza e come ovvio, proprio quei ceti e quegli interessi sociali guardano altrove e votano, in massa, partiti e movimenti che con la sinistra non hanno più nulla con cui spartire. Forse ha ragione Massimo D’Alema quando, con la consueta chiarezza ed efficacia argomentativa, individua nella “rottura sentimentale” la ragione decisiva della crisi della sinistra nei luoghi più popolari della società italiana e la difficoltà, di conseguenza, nel rappresentarli politicamente e culturalmente. Sotto questo versante, sarebbe auspicabile che anche il neo segretario del Pd non fingesse di non sapere che questo problema e’ tuttora sul tappeto e che prima o poi dovrà essere affrontato. Perché con questi “testimonial” alto borghesi, elitari ed aristocratici difficilmente si incrementano i consensi tra i ceti popolari. Perché questo, alla fine, è un problema che riguarda l’identità e il ruolo della sinistra nella società italiana ma è anche, e soprattutto, un problema che riguarda l’intera coalizione di centro sinistra. Non capirlo significa regalare un vasto consenso elettorale e politico agli avversari da un lato e pensare veramente che, dall’altro, questi “testimonial” sono i migliori rappresentanti dell’attuale sinistra italiana. Con tanti saluti, però, ai ceti popolari, ai più disagiati, agli “ultimi” e a tutti coloro che nelle pubbliche occasioni si blatera di rappresentare e di farsi carico delle loro esigenze e dei loro problemi.
Giorgio Merlo
Venerdì 21 giugno 2019, si svolgerà a partire dalle ore 18 l’AperiCannabis in via San Dalmazzo 9/bis/b a Torino, presso la sede dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta.
Ai partecipanti saranno offerti prodotti a base di Cannabis per un rinfresco antiproibizionista, nell’ambito della campagna di Radicali Italiani WeeDo che vuole spingere il Parlamento a discutere il progetto di legge di iniziativa popolare sulla legalizzazione della Cannabis.
Si può aderire alla campagna al seguente link: https://www.radicali.it/campagne/weedo/
Saranno presenti tra gli altri:
Barbara Bonvicini – Presidente di Radicali Italiani
Igor Boni – Direzione nazionale Radicali Italiani
Daniele Degiorgis – Coordinatore Associazione radicale Adelaide Aglietta
Silvio Viale – Comitato nazionale Radicali Italiani
