POLITICA- Pagina 577

Il nuovo governo e la crisi della politica

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Ho evitato di commentare fin qui la nascita faticosa, che ha raggiunto momenti di farsa, del nuovo governo giallo-verde. E’ durata mesi e c’era il rischio di scrivere giudizi che sarebbero stati smentiti dopo poche ore dai mutamenti davvero incredibili.  Non c’è da stupirsi perché lo sflilacciamento della situazione politica italiana in cui brilla l’assenza di una classe politica degna di questo nome, e gli esempli europei, Francia esclusa, dimostrano come i sistemi politici novecenteschi siano in crisi. Non mi sorprendo per un governo formato da grillini e da leghisti che riflette il voto degli italiani. Il populismo che illude il popolo di aver sempre ragione-privilegiando i diritti a scapito dei doveri- è una pianta che ormai si è radicata in Italia anche per il flusso incontrollato dell’immigrazione ed altri errori dei governi che si sono via via succeduti nell’ultimo decennio. Lo stesso Presidente della Repubblica che è stato sempre nella seconda fila democristiana, senza mai aver dimostrato capacità politiche di alto profilo, non ha brillato. Duole dirlo, ma è così, forse anche a causa di consiglieri non sempre all’altezza. Altri partiti si sono rivelati alla sbando con leader capaci, tentennanti e spesso contraddittori. Se non fossimo in condizioni storiche molto diverse, si potrebbe dire che ci troviamo di fronte ad una realtà che fa pensare alla crisi che ebbe soluzione, si fa per dire, il 28 ottobre 1922 con la marcia su Roma. Abbiamo una politica senza cultura, senza ideali e senza idee. Quasi c’è da rimpiangere l’età delle ideologie con partiti seri, magari un po’ troppo strutturati ,ma almeno in grado di funzionare. Vedremo cosa sapranno fare e cosa lasceranno fare al nuovo governo. Chi ama l’Italia spera che possa lavorare al meglio o almeno non faccia troppi danni.  Vedremo. I tempi più difficili sono incredibilmente i più interessanti soprattutto per chi li osserva non da cronista, ma da storico.

Cominciano le danze e aumenta l’Iva?

Dopo quasi tre messi di scaramucce e proclami, il Governo della nuova Repubblica è partito. Gli attori sono quasi gli stessi della prima “soluzione” che prevedeva come premier Giuseppe Conte. Sembra una partita di calcio, dove un attaccante diventa terzino alla Facchetti. Così Paolo Savona che non sarebbe dovuto esserci nel governo, ha solo cambiato ruolo, ma non le sue convinzioni. Non solo per questo, la via verso la fiducia al nuovo esecutivo sarà complessa e, in attesa di ottenerla, i due galli nel pollaio, Matteo Salvini e Luigi di Maio, parlano ancora per slogan, come se fossero in campagna elettorale. Se i vincitori sono due, i grandi sconfitti dell’ultima tornata elettorale sono altrettanti, non uno, ma bensì due: Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Tuttavia, Berlusconi, l’Ercolino sempre in piedi, quando si risolleva, non torna come prima e gli equilibri nel centrodestra sono cambiati. Coalizione si, ma non più a guida del leader del fondatore di Forza Italia. Se i perdenti sono due (PD e FI), una loro alleanza, una riedizione di “nuove convergenze parallele” non è fuori da ogni logica e irreale. Intanto, Giovanni Tria è andato al Dicastero più importante, quello dell’Economia e Finanze al posto di Savona. Quello che pensava lo aveva già detto e un modo per attuare la Flax Tax era, a suo giudizio, l’aumento dell’Iva. Non solo quella ordinaria che dovrebbe subire aumenti per arrivare al 25%, ma anche quella al 10% che con due aumenti passerebbe al 13%. Vale a dire, a fronte di una riduzione incerta delle aliquote Irpef passiamo a quelle certe sull’Iva con gli effetti di inflazione e peso sulle famiglie che tutti possono intuire. Il professor Tria, se da un lato criticava il libro dei sogni (contratto) Lega-M5S, dall’altro prevedeva come effettuarne le parziali coperture.  Stando a Jonathan Swift “visione è l’arte di vedere le cose che altri non vedono”. Chi vi scrive è fra quelli che non ne scorgono mentre c’è da condividere quello che diceva, l’attuale, ministro: ” la realtà delle cifre ridimensiona spesso la visione e fino ad oggi non è emerso un accordo chiaro su quali siano i paletti di bilancio che si vorranno rispettare”. Nemmeno crediamo che la compatibilità di bilancio del programma si raggiungerà con un cambiamento delle regole europee, ma se in parte venissero modificate non ci dispiacerebbe.Ancor più complesso, resta il dubbio sul reddito di cittadinanza, sulla sua definizione e sulla differenza rispetto al REI (reddito economico di inclusione) che si applica nel 2018.

Tommaso Lo Russo

 

SANITÀ, PORCHIETTO E TRONZANO (FI): NEL PROGRAMMA DEL 2019 IL CENTROSINISTRA INSERIRÀ IL NUMERO DI DIRETTORI CHE È RIUSCITO A FAR FUGGIRE?

“Ci domandiamo se nel programma del 2019, per il rinnovo del Consiglio regionale, il centrosinistra inserirà come titolo di merito il numero di direttori sanitari regionali che la Giunta Chiamparino è riuscita a far fuggire dal Piemonte”. Ad affermarlo l’onorevole Claudia Porchietto e il vicecapogruppo di Forza Italia in Regione Piemonte Andrea Tronzano (nella foto). “L’addio di Botti decreta una nuova sconfitta per la Regione Piemonte non capace di trattenere le professionalitá scelte per governare la riforma del nostro modello sanitario. Dopo Moirano ora anche Botti sceglie di andare altrove. E la Regione incassa pure lo schiaffo di alcune rinunce. Un fatto gravissimo visto che parliamo di un settore strategico che cuba più dell’80% del bilancio regionale. Per quanto dovremo andare avanti a veder sfasciare la sanità piemontese che è crollata pure nelle rilevazioni di Demoskopica?”.

TAV. MONTARULI (FDI ): FERMARE OPERE STRATEGICHE NON È CAMBIAMENTO

<<L’Italia ha bisogno di infrastrutture che la portino a competere con il resto del mondo. Fermare opere strategiche come la TAV non è cambiamento ma rimanere fermi mentre gli altri paesi vanno avanti. Nell’analisi costi-benefici, il Ministro Tonelli ci metta anche le somme già versate, i finanziamenti che andrebbero persi ma sopratutto i posti di lavoro – 2000 circa –  che verrebbero cancellati immediatamente se non quelli indiretti e nel lungo periodo.>> dichiara Augusta Montaruli deputato di Fratelli d’Italia che prosegue:<< Nel giorno in cui in Parlamento si discute del programma di Governo e della fiducia ci preoccupa questo ulteriore tentennare sulla Torino – Lione. Tutto, anzitutto il buon senso, pone a favore della realizzazione della TAV opera di cui l’Italia tutta, anzitutto la zona della Val Susa fortemente depressa, ha bisogno. Oggi auguriamo al Governo Conte buon lavoro ma la maggioranza grilloleghista ci troverà fermi a tutelare gli interessi dei piemontesi e degli italiani>>

Chi guida lo sviluppo della mobilità intelligente?

Torino in Comune nel programma elettorale aveva avanzato la proposta di un distretto dell’automotive, connesso ai principi della mobilità sostenibile, della applicazione della ricerca sulle produzioni ecocompatibili, delle competenze locali in ambito universitario e della manifattura della filiera dell’auto. Il protocollo sottoscritto dalla Città coi centri di ricerca e alcune realtà industriali rispetto alla guida autonoma ci interroga sulle prospettive, sui risvolti occupazionali, sulla continuità, sulla relazione tra città dell’innovazione e città della produzione. 

Per approfondire: 

SENZA PILOTA 
Chi guida lo sviluppo della mobilità intelligente? Mercoledì 6 giugno 2018 – Ore 16,30 Comune di Torino – Sala Carpanini
Piazza Palazzo di Città 1 – Torino
 


Intervengono: 

Giorgio Airaudo 
Torino in Comune – La Sinistra 

Eleonora Artesio Capogruppo consiliare Torino in Comune – La Sinistra 

Marco Grimaldi 
Consigliere regionale Liberi e Uguali 

Ne discutono con: 

Federico Bellono, Segretario Fiom-Cgil Torino 

Silvia Bodoardo, Prof.ssa 
Dipartimento Scienza Applicata e Tecnologia – Collegio di Ingegneria Energetica 

Salvatore Tropea, giornalista 

Sarà presente Paola Pisano, Assessora al Progetto Smart City, Innovazione del Comune di Torino 

Organizza: 

GRUPPO CONSILIARE TORINO IN COMUNE – LA SINISTRA 

Un’alleanza per il cambiamento? L’idea è giusta

di Marco Travaglini*

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Enzo Ghigo, che conosco e apprezzo come persona perbene e sinceramente democratica, sulle pagine di “Repubblica” ha posto un tema che non va sottovalutato. E Sergio Chiamparino, con il quale ho avuto l’opportunità di collaborare in passato, ha rilanciato l’ipotesi di una sua ricandidatura alla guida della Regione. Entrambi, di fronte ad una deriva non tanto populista quanto confusionaria e tardo-giacobina dove si è promesso tutto e l’esatto contrario, mettendo in campo un progetto e un’idea di paese che mi preoccupano, pongono il tema della   prospettiva e del possibile “big bang” qualora – eventualità possibile – l’alleanza di governo si riproponga anche nell’area subalpina. E’ una riflessione, ovviamente, e occorrerà vedere cosa accadrà nei prossimi mesi. Il tempo, seppur breve, può macinare certezze che oggi sembrano granitiche e occorrerà vedere se e come l’alleanza giallo-verde riuscirà a dar corpo a quanto hanno scritto nel loro “contratto”. Da ciò che accadrà in tempi relativamente brevi si vedrà se il modello Cinque Stelle-Lega sarà esportabile dal centro alla periferia. Ghigo auspica, in prima battuta, un’alleanza di centrodestra ed è comprensibile. Io sono tra coloro che ritengono urgente una ricomposizione su basi nuove, non autoreferenziali del centrosinistra e il suo allargamento. Ma, al di là delle dinamiche dei partiti e delle coalizioni, ogni ragionamento deve partire dall’esigenza di offrire risposte concrete a temi di primaria importanza: quello del lavoro che non c’è e, quando c’è, si presenta con il volto della precarietà sottopagata e della temporaneità; quello dello sviluppo economico che non può prescindere dalla capacità di immaginare quale futuro assegnare ad un Paese – e nel nostro caso a una regione transfrontaliera come il Piemonte – dove le scelte sulle politiche industriali, energetiche, trasportistiche non possono penalizzare l’innovazione e, al tempo stesso, una più equa redistribuzione di risorse e possibilità per tutti, a partire dai più giovani.

Questo significa ragionare su un’intesa, chiamiamola repubblicana o “ragionevole” che freni la deriva sulla quale ci si è incamminati, riportando all’attenzione di cittadine e  cittadini proposte e valutazioni realistiche sull’oggi, su quanto è necessario e utile fare, su quale dovrà e potrà essere il futuro del Piemonte? Anche. Un sano realismo suggerirebbe l’abbandono di pregiudizi e un franco e leale confronto con tutti per trovare una risposta alternativa a chi promette mari e monti, sapendo che gran parte di queste promesse sono difficilmente realizzabili ( e in alcuni casi risulterebbero pure dannose) e che  produrre danni al tessuto democratico e alla tenuta del Paese quando la “grande illusione” finirà, rischierebbe di lasciare in eredità un grumo di sentimenti di frustrazione e rabbia. Oggi su pochi punti qualificati si possono trovare intese larghe e provare a costruire proposte che non parlino solo al ceto politico ma alla gente comune, alle moltitudini che provano sulla propria pelle l’urticante realtà delle conseguenze della peggior crisi economica e sociale di sempre. In democrazia lo scettro rimane nelle mani del popolo-elettore e, leggi elettorali a parte,  se si desidera riconquistarne un consenso che non sia solo rispondente agli umori del momento occorrono realismo e serietà, ma anche una forte capacità di offrire una visione, un’idea di futuro che non faccia sognare una notte, ma riapra lo spiraglio di una possibile speranza. Da qui discende il bisogno di riportare la politica al suo senso vero, al di là dei simboli e delle sigle di partito, vale a dire “l’attività pratica relativa all’organizzazione e amministrazione della vita pubblica”. In due parole, l’arte del governo.

 

*già dirigente della sinistra piemontese

TORINO-LIONE, TRONZANO (FI): M5S RISCHIA DI MARGINALIZZARE IL PIEMONTE PER UNO STOP IDEOLOGICO

“Comprendo che il Movimento Cinque Stelle abbia ottenuto voti cavalcando la questione NO TAV, ma deve essere chiaro che, pur rispettando il voto popolare, procedendo in questa direzione i grillini marginalizzano il Piemonte, condannandolo all’isolazionismo nei confronti della Lombardia e del Veneto”. Ad affermarlo Andrea Tronzano, vicecapogruppo di Forza Italia in Regione Piemonte durante le comunicazioni dell’assessore Balocco sulla TAV. 

Spiega Tronzano: “C’è qualcuno che crede di avere la verità in tasca ma continua a fornire dati differenti da quelli comunicati dagli Enti istituzionali legittimati a farlo. Si dice che non esistono penali, se si cancella l’opera, peccato che non si tratti di penali ma di rimborsi per un valore di 2miliardi di euro come ricordato anche da autorevoli esponenti francesi. Mi pare ci sia chi fa il gioco delle tre carte sulle virgole e sui numeri, per accarezzare il proprio elettorato”.  Conclude Tronzano: “Il Movimento ci deve dire come intende far crescere il Piemonte se lo isola dal resto dell’Europa e del Nord d’Italia. Lombardia e Veneto non piangerebbero se noi mettiamo uno stop in Val di Susa alla Torino-Lione, perché loro le infrastrutture le hanno. Piangerebbero invece i cittadini della provincia di Torino, in particolare Orbassano e Beinasco che hanno iniziato costruire sulla logistica una occasione di occupazione”.

Luca Cassiani (Pd): “E’ forte la preoccupazione per le addette al servizio mensa”

“Nei giorni scorsi, è stato finalmente assegnato il servizio di ristorazione delle mense scolastiche di Torino ed è stata scelta la linea del risparmio, affidando i lotti ad aziende che hanno abbattuto i costi, proponendo pasti ad un prezzo irrisorio compreso tra i 3,90 e i 4 euro. Mi chiedo quale potrà essere la qualità di questi pasti, frutto di una gara al massimo ribasso e se questa scelta non finirà per incentivare, ulteriormente, la fuga delle famiglie dalle mense scolastiche a favore del “panino da casa”” ha spiegato il Consigliere regionale del Gruppo Pd Luca Cassiani.

“Accanto alle apprensioni per le ricadute qualitative del nuovo servizio – ha proseguito il Consigliere Cassiani – è molto forte la preoccupazione per il futuro delle lavoratrici del servizio mensa dal momento che, pur garantendo il capitolato di gara la piena occupazione a tutte le addette, tuttavia questa potrebbe non avvenire alle stesse condizioni economiche e non rispettare i medesimi orari di lavoro”.

“Ho presentato, pertanto – ha affermato Luca Cassiani – un’interrogazione a risposta immediata in Consiglio regionale al fine di sapere dall’Assessore al Lavoro Gianna Pentenero come intenda attivarsi, per quanto di sua competenza, affinchè sia pienamente garantito il futuro occupazionale delle lavoratrici addette al servizio di ristorazione scolastica della città di Torino, nel pieno rispetto delle attuali condizioni orarie ed economiche”.

“Rispondendo all’interrogazione – ha concluso Cassiani – l’Assessore Pentenero, pur precisando che “l’Assessorato regionale al Lavoro non ha competenza diretta in materia di gestione degli appalti della Città di Torino, né titolo ad intervenire sull’organizzazione del lavoro dell’impresa subentrante”, si è resa disponibile “qualora ce ne fosse necessità, a convocare un incontro per affrontare il tema e supportare le parti nella ricerca di ogni possibile soluzione””

Torino al governo: non pervenuta

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Sono un sovranista piemontese. Ultimamente rimango deluso dalla totale assenza di torinesi o piemontesi ai vertici dello Stato. Ai vertici politici s’ intende. Tolta la mia carissima amica Anna Rossomando vice presidente del Senato, nulla di nulla. E gli ultimi ricordi non sono  esaltanti, come la Fornero che non ha lasciato un bel ricordo.  Sono lontani i tempi sia della prima Repubblica come della seconda quando nella compagine governativa c’era sicuramente un torinese, al massimo un piemontese.  Al governo tanti lombardi e tanti del sud. Del resto non ci deve stupire: con l’ accordo tra Lega e 5stelle era prevedibile. Eppure gli elettori piemontesi hanno fatto il loro dovere. Ai leghisti quasi il 20 % e ai grillini il 28%. Vero che questi ultimi non hanno avuto il successo sperato. In particolare a Torino dove è valsa la legge “se li conosci li eviti”. Ma entrambi i raggruppamenti locali non hanno saputo dire la loro con i vertici nazionali. Altra cosa indubbia.Laura Castelli si lamenta tantissimo. Lei, proprio Lei che era persino alle trattative è stata tagliata fuori. Lei proprio Lei imparolata nel fare il Ministro delle infrastrutture. Qualcuno tremava a Torino al solo pensiero di vederla ministro. Magari sottosegretaria? Sicuramente non alle infrastrutture, visto che il ministro è grillino ed il manuale Cencelli vale anche per loro. Lei non demorde e pensa che sono stati i grandi imprenditori edilizi che non l’ hanno voluta. Lei sempre contro la Tav. Proprio così. Non ha sentito le dichiarazioni di Conte. I pentastellati e i leghisti sono per l’ Europa. Forse si era addormentata. Ma non demorde. Peggio che andar di notte. Vuol solo dire che Giggino e Il Matteo ministro dell’interno non sono autonomi da questi cosiddetti poteri forti? Ma non penso. O forse non fa il ministro solo perché non considerata in grado di fare quel ” mestiere “. Un’ occasione mancata per noi torinesi. Ma si sa, non tutte le ciambelle vengono col buco. Ora speriamo in Riccardo Molinari. Alessandrino, leghista della prima ora a dispetto della giovane età. Leghista segretario “nazionale” della lega Nord Piemonte.  Una volta era così quando Salvini sosteneva prima di tutto il Nord. Ora eletto in Calabria: prima di tutto gli italiani. Riccardo Molinari muove i primi passi grazie a Tino Rossi .Europarlamentare leghista passato a Forza Italia. Tino Rossi messo da parte da Cota inciampato sulle mutande verdi e dimissionario da governatore piemontese.  5 minuti prima delle dimissioni Riccardo era Cotiano di ferro. Dopo 5 minuti dalle dimissioni di Umberto Bossi Salviniano, sempre di ferro. Alla guerra come alla guerra.  Ora speriamo che Salvini sia riconoscente e oltre ai lombardi si accorga dei piemontesi.  Però con questa nuova compagine governativa lo spirito dei Savoia manca proprio.Speriamo che gli austroungaruci lombardi con i masianiello napoletani non ripropongano lo spirito dei Borboni. Vedremo appunto i sottosegretari. E non basta, vedremo chi diventerà presidente di commissione. Anche questo conta. Per adesso la nostra città, la nostra regione, non è rappresentata. E un po’ tutti dobbiamo “farci un esame di coscienza”. Ieri è proprio ieri. Dal dopoguerra un piemontese c’è sempre stato ai vertici. Einaudi, Scalfaro, Saragat, Nicolazzi, Donat – Cattin. Ministri… il compianto astigiano Gianni Goria. E arrivando ai tempi nostri Fassino più volte ministro. Ci si era un po’ illusi con Crosetto. Ma tant’ è che dovremo farcene una ragione, rimanendo preoccupati della difesa dei nostri diritti di piemontesi e di torinesi .In fondo qualche contributo all unità d’ Italia l’abbiamo dato.

VIGNALE (MNS): “LA REGIONE CON IL NUOVO REGOLAMENTO VUOLE IMBRIGLIARE 6000 ATTIVITA’ EXTRALBERGHIERE”

“A RISCHIO LA RICETTIVITA’ TURISTICA DI INTERE AREE DEL PIEMONTE”

 

“Il regolamento sulle attività extra alberghiere che il centro sinistra ha approvato oggi in III Commissione rappresenta l’ennesimo errore di un’amministrazione incapace a cui bisognerà in futuro porre rimedio” lo dichiara il presidente del gruppo regionale del Movimento Nazionale per la Sovranità, Gian Luca Vignale.

“Il testo praticamente imposto dalla giunta Chiamparino e dall’intero Pd – prosegue Vignale – pone nuove limitazioni, aumenta gli oneri burocratici e amministrativi e innalza i costi di gestione al punto tale da mettere a rischio le strutture extralberghiere piemontesi”.

” L’extra alberghiero – tuona – in Piemonte conta oltre 6000 attività e l’anno scorso ha ospitato oltre 1,3 milioni di turisti, garantendo l’offerta turistica anche in piccole e medie realtà collinari e montane che altrimenti non avrebbero alcuna ricettività. Si tratta quindi di un settore che andrebbe difeso e potenziato e non certo limitato e imbrigliato”.

” Il Piemonte ha un numero di posti letto e quindi una capacità ricettiva e turistica inferiore rispetto ad altre regioni simili – attacca il capogruppo – . Poiché il turismo garantisce entrate economiche, nuovi posti di lavoro e quindi ricchezza al Piemonte, una giunta lungimirante dovrebbe incentivare l’offerta ricettiva regionale, alberghiera e extralberghiera, agevolandola e promuovendola il più possibile. Chiamparino e il centro sinistra invece fanno l’esatto opposto”.

Tra le misure più criticate da Vignale il numero di giorni di apertura inizialmente previsti in 180, l’obbligo di superamento delle barriere architettoniche, il dover rispettare il regolamento europeo sull’HACCP, l’obbligo di profilassi per la legionellosi, l’imposizione di volumetrie e altezze (18 metri quadri per stanza alta almeno 270 cm) che escluderanno gran parte del patrimonio abitativo montano da queste attività.

“Nei lavori in Commissione – continua Vignale – siamo riusciti, con grande fatica, a migliorare un po’ il testo, portando i giorni di apertura da 180 a 240, evitando che fino a 6 camere si fosse obbligati al superamento delle barriere architettoniche, evitando l’imposizione della tv in ogni camera da letto e levando tutta una parte di nuova burocrazia. Ma la verità è che questo testo dovrebbe essere completamente cambiato, perché penalizza un settore che l’hanno scorso ha garantito 5,6 milioni di notti, coprendo circa il 30% dell’offerta turistica regionale”.

“Continueremo – conclude Vignale – a lavorare per difendere le attività extralberghiere piemontesi, per dare nuova vitalità alle nostre vallate e garantire un’offerta turistica adeguata alla nostra regione. Ciò sarà possibile solo cambiando radicalmente un Regolamento vecchio, sbagliato, pieno di nuova burocrazia e di nuovi costi. Se i piemontesi l’anno prossimo ci faranno governare la nostra regione sarà un provvedimento a cui mettere subito mano”.