POLITICA- Pagina 577

“Gestione del Verde, per le Ciroscrizioni il danno e la beffa”

I Cinque Stelle continuano a tagliare fondi e risorse per gli Enti decentrati, ma pretendono gli stessi standard in termini di tempismo e qualità. Avendo pure a che ridire sulla professionalità dei tecnici. Come se un committente tagliasse  in corsa il budget a un proprio fornitore, pretendendo però lo stesso servizio e lo prodotto. E avendo pure da ridire sulla professionalità di coloro che stanno lavorando per lui. Immaginiamo che un committente affidi a un servizio di catering l’organizzazione di un pranzo per 100 persone, per un budget di 2.000 euro. A un certo punto, lo stesso committente taglia improvvisamente il budget a mille euro, continuando però a pretendere lo stesso numero di portate cucinate con materie prime della stessa qualità da chef dello stesso livello per lo stesso numero di commensali. Quando l’azienda di catering fa notare che non è possibile, il committente si lamenta del disservizio e mette in dubbio il valore professionale di cuochi, camerieri e staff. Per la Gestione del Verde a Torino sta succedendo all’incirca la stessa cosa. L’Amministrazione taglia fondi e risorse (finanziarie e umane) alle Circoscrizioni pretendendo, per la stessa cifra, lo stesso servizio. Non solo i Cinque Stelle mettono in atto nella maniera peggiore tutta la loro ideologia dirigista e accentratrice, ma lo fanno nella maniera peggiore. È inoltre inaccettabile l’attacco ai tecnici delle Circoscrizioni, le cui competenze e la cui professionalità sono, al contrario, unanimemente riconosciute. Dai Moderati massima e assoluta solidarietà alle otto Circoscrizioni cittadine e ai loro Presidenti, vittime dei continui tagli di questa Giunta.

 

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

Partiti i lavori della V commissione per le indagini conoscitive sugli incendi nei depositi rifiuti

“Come richiesto dal gruppo di Liberi e Uguali in Consiglio Regionale”

 

È iniziato il lavoro della Commissione regionale ambiente presieduta da Silvana Accossato sul tema dei numerosi incendi ai magazzini di impianti di trattamento rifiuti differenziati verificatisi negli ultimi mesi in Piemonte. «La mattinata – è il commento del Presidente Accossato – è stata incentrata sulla programmazione dei lavori in seguito alla richiesta dei Consiglieri di LeU Marco Grimaldi e Walter Ottria al fine di condurre indagini conoscitive anche da parte degli organi regionali dirette ad acquisire notizie, informazioni e documenti relativi ai diversi casi di incendio avvenuti presso alcuni depositi di rifiuti del torinese e al confine col Piemonte, negli ultimi mesi».

 

Il dibattito è servito principalmente a identificare quali saranno gli enti e le associazioni chiamate ad interloquire con il Consiglio Regionale e a stabilire le modalità ed i tempi di svolgimento dell’indagine prevedono l’approfondimento del fenomeno sia attraverso incontri con i soggetti interessati quali Arpa, uffici di controllo di Città metropolitana e Province, Ato rifiuti, Confindustria e Confeservizi, i rappresentanti del Noe (Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri) e dei Carabinieri forestali, della Città metropolitana, delle Province, degli Ato rifiuti, delle aziende di settore, associazioni nazionali quali Legambiente e Libera, sia acquisendo documentazione degli stessi soggetti.

 

Nella prossima seduta sarà convocato, quale primo soggetto interpellato l’Arpa Piemonte, cui seguiranno gli altri incontri tutti i giovedì’ per i prossimi 4 mesi. A questo proposito, e come richiesto anche dalla lettera di richiesta di Ottria e Grimaldi, la Commissione V condurrà l’indagine congiuntamente alla Commissione speciale d’indagine, presieduta dal Consigliere Giorgio Bertola.

 

«Gli incendi ai magazzini di impianti di trattamento rifiuti è un tema davvero preoccupante che interessa certamente questioni di legalità ma che ha un impatto molto forte sulla salute dei cittadini; i fumi sprigionati – conclude Accossato – causano infatti ingenti danni ambientali. Per noi è importante capire quali interventi normativi e regolamentari potrebbero essere utili per contrastare il fenomeno».

 

Leon e Appendino sulla situazione del Regio

L’assessora alla cultura Francesca Paola Leon ha risposto in Consiglio comunale alla richiesta di comunicazioni sulla situazione del Teatro Regio. Leon ha ricordato che questa importante istituzione con 300 dipendenti, 122 alzate di sipario e 13 tournées nel 2016 ha ottenuto 60 punti su 250 nella classifica ministeriale da cui dipende anche la ripartizione del Fondo unico per lo spettacolo, collocandosi a metà classifica tra le istituzioni omologhe.

Nell’autunno 2017, ha spiegato Leon, il sovraintendente Walter Vergnano ha manifestato la volontà di anticipare la chiusura del suo mandato. La scoperta di un possibile squilibrio di bilancio ha accelerato questo processo con la presentazione delle dimissioni nell’aprile 2018 e la conseguente decadenza delle altre cariche.  Il possibile squilibrio di bilancio si innesta in una sofferenza finanziaria che ha varie ragioni tra cui il trasferimento di immobili nel 2011 alcuni venduti ma altri non vendibili con conseguente incremento dei fidi bancari, degli interessi passivi e dei debiti verso fornitori. Inoltre i ricavi di biglietteria non coprono i costi delle attività artistiche e nel 2017 hanno registrato un calo sensibile. In questo quadro sono state incrementate le trasferte all’estero (sette nel 2017) che però hanno generato un aggravio dei costi a carico della Fondazione. Il 18 aprile il Consiglio di indirizzo ha dunque deciso di accettare le dimissioni del Sovraintendente. Nella seduta del 24 aprile scorso la Presidente ha proposto la nomina di William Graziosi, che fino al 2017 ha diretto la Fondazione Pegolesi Spontini, a Iesi e che risponde alle caratteristiche previste dallo Statuto. Per la sua designazione la legge Bray prevede la nomina da parte del Ministro dei beni culturali su proposta del Consiglio di indirizzo e non prevede bandi. Sul nome del candidato non vi è stata unanimità di consensi ma il presidente ha deciso di procedere alla votazione per arrivare celermente alla nomina e affrontare celermente le difficoltà di bilancio. Nella stessa seduta, alla luce delle difficoltà economiche, sono state autorizzate le sole tournées a copertura totale dei costi non autorizzando con voto unanime quella negli Usa. Ringrazio il sovraintendente Vergnano, ha concluso Leon, che lascia un teatro che si colloca ai massimi livelli del Teatro d’opera in Europa. Un teatro sorretto da lavoratori partecipi che in questa fase hanno manifestato con una lettera le loro legittime preoccupazioni. Le loro istanze sono state recepite dal Consiglio di indirizzo e dalla presidenza. L’Amministrazione, per il tramite del nuovo sovraintendente, intende proporre soluzioni atte ad espandere l’attività della nostra fondazione lirica sia a livello locale che internazionale lavorando ad un modello di teatro che sia al servizio della Città e del territorio.  La sindaca, presidente della Fondazione incontrerà il prossimo 9 maggio tutte le componenti della Fondazione, compresi i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali per informarli e individuare un percorso condiviso tra Città e Teatro Regio con il fine comune di diffondere l’arte e la cultura musicale nella nostra città e nel mondo.

Il dibattito

 

Fabrizio Ricca (Lega nord): Dai giornali emergevano ottimi rapporti tra Vergnano e la sindaca. Cosa è successo improvvisamente? Perché una persona che dichiarava di avere i conti in ordine ha deciso di andarsene? Il nuovo sovrintendente Graziosi è stato commissariato dal sindaco di Jesi. Dov’è l’esperienza internazionale richiesta? Dove sono finiti i bandi? Chi ha dato indicazioni per la scelta del sovrintendente? Come pensate di intervenire rispetto alle dimissioni di Noseda? Di tutta la questione, fino ad oggi nessuna parola da parte dell’assessora alla Cultura. Ora si parla di una decrescita del Teatro con maggiori repliche. Ma agli abbonati cosa si offre? C’è un’approssimazione che denota mancanza di competenze che rappresentano un prezzo che pagheranno il Teatro e i torinesi.

Stefano Lo Russo (Partito Democratico): Il metodo della scelta non è stato opportuno. La scelta di votare a maggioranza dimostra l’incapacità della sindaca di costruire consenso. L’attenta valutazione della sindaca”, così come l’ha definita l’assessora Leon, avrebbe dovuto essere connotata da maggiore trasparenza. Qual è stata l’attenta valutazione” nel non voler soprassedere di 24 ore sulla nomina del sovrintendente, quanto da più parti arrivava questa richiesta? E’ stata una mancanza di rispetto nei confronti di coloro che si ponevano il problema di lasciare l’Ente in mani sicure. E’ stato sbagliato il metodo, speriamo sia stato azzeccato il merito. Preoccupa l’idea di sviluppo futuro del Teatro, oggi assente, in merito a programma artistico, programmazione internazionale e sostenibilità economica.
 

Osvaldo Napoli (Forza Italia): La figuraccia l’ha fatta Noseda. Faccia il maestro al quale faccio i complimenti per questo compito, ma lasci ad altri la decisione di scegliere chi deve gestire il Teatro. Non può intervenire su scelte politiche. Si discute sulla nomina di Graziosi, persona preparata, non schierata politicamente, nomina che ha avuto il benestare del ministro Franceschini, ma non si parla del buco di bilancio di un milione 800 mila euro. Mi ha fatto piacere la disponibilità della sindaca ad incontrare le maestranze.

Francesco Tresso (Lista civica per Torino): Non entro nel merito della scelta di William Graziosi alla sovrintendenza del Regio e non mi permetto di dare dei giudizi di merito su di lui.

Ma la procedura di nomina della sua figura è stata gestita male e con una fretta inopportuna sono state prese decisioni non condivise che, di fatto, hanno decapitato il vertice dell’ente lirico torinese. Si poteva aspettare anche soltanto qualche settimana in più, se lo meritavano tutti i lavoratori del Regio che ora apprendiamo saranno coinvolti in un incontro nei prossimi giorni; un momento di confronto che si sarebbe dovuto tenere prima di formulare le scelte effettuate.

 

Massimo Giovara (M5S): Spero si collabori tutti insieme per il futuro buon andamento del teatro Regio, come nello spirito dalla mozione da me presentata qualche settimana fa. Si è parlato della fretta con la quale sono state fatte le scelte, in realtà forse noi tutti dovremo conoscere meglio il mondo della lirica italiana. E voglio rispondere al consigliere Ricca che il presunto danno economico di Graziosi al teatro Pergolesi di Jesi non è in realtà a lui attribuibile, come ha spiegato il sindaco in una lettera nella quale ha evidenziato i favorevoli risultati di bilancio dell’Ente gestito da Graziosi stesso dal 2005. Riguardo la posizione di Noseda è stato ricordato che la legge prevede che nel momento in cui decade il sovrintendente dell’Ente, decade anche il direttore. A proposito della difficile situazione economica del teatro Regio non si può non considerare la gestione uscente responsabile dell’attuale stato delle finanze dell’Ente. 

 

L’intervento della sindaca Chiara Appendino

Voglio precisare, ha detto, che sia io che l’assessora Leon non siamo intervenute nel dibattito giornalistico di questi giorni per una scelta di rispetto nei confronti del consiglio comunale e del Consiglio di indirizzo, che tornerà a riunirsi la prossima settimana. Credo che da un lato sia un segno di attenzione al Teatro l’attuale dibattito cittadino, purtroppo quando la vicenda giornalistica avvia il dibattito sui nomi, soprattutto in campo culturale, si creano schieramenti opposti e diventa difficile valutare obbiettivamente il lavoro in atto.  Mi assumo pienamente la responsabilità sul nome che ho scelto e per avere accelerato il processo. A ottobre in modo riservato assieme al Sovraintendente uscente, che ringrazio per il suo lavoro, convenimmo che dopo 19 anni di gestione, avremmo utilizzato il prossimo anno per gestire la transizione del teatro. Poi con l’emersione del potenziale squilibrio di bilancio è diventata necessaria una nuova programmazione affidata a una nuova guida. Una guida che accolga la prima delle sfide: quella dell’equilibrio finanziario dell’ente, su cui hanno inciso i trasferimenti di immobili e nel 2015 e nel 2016 la decisione di utilizzare l’anticipazione dei fondi triennali cosicché nel 2017 si è creata una difficoltà strutturale. Voglio quindi rassicurare che ho operato solo nell’interesse del Teatro Regio, che non ha subito tagli da questa Amministrazione che anzi quest’anno metterà a disposizione anche risorse aggiuntive per intervenire sul palcoscenico che ha bisogno di interventi strutturali che non sono stati attuati in precedenza.  Una seconda sfida è quella del pubblico: la situazione della biglietteria e degli incassi negli anni non è migliorata e quindi bisogna ragionare su come ampliare il pubblico. La terza sfida è riuscire a mantenere i livelli delle competenze professionali e della programmazione artistica pur con una più oculata gestione finanziaria, per questo alcune tournées sono state autorizzate e altre no. In questo momento lo sforzo del Consiglio di indirizzo e mio è per non chiudere in disavanzo il bilancio del 2017 e del 2018 perché questo è importante per il futuro del teatro e permettergli di continuare a crescere con una programmazione all’altezza del teatro.

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(foto: il Torinese)

 

Poco Pd al Primo Maggio

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
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La festa del Primo Maggio ha tenuto nei grossi centri, un po’ meno nei piccoli. Lontani i tempi in cui tutti – ma proprio tutti – lo festeggiavano con comizi e cortei. All’inizio degli anni ’70 mio padre, della segreteria della camera del lavoro, fece il comizio a Venaria. A Torino il corteo partecipato, calamita anche per i sindaci della prima cintura. “Bello” il governatore Sergio Chiamparino con la sua cravatta Rossa e l’immancabile garofano. Ti scopri nel canticchiare la Canzone sul vestito di Rossini. “….aveva solo un vestito da festa e lo metteva alle grandi occasioni, a  Lui gli dissero domani ai padroni gliela faremo pagare…”.Ovvio, tanti ricordi . Una settimana di ” passione ” per i comunisti dal 25 aprile al 1 Maggio. Ma tutto cambia. Anche positivamente. Dopo anni di violenze un corteo pacifico. Come mai? Magari anche gli antagonisti maturano invecchiando. Anche la violenza ha uno scopo. Martedì l’obiettivo dei violenti era il Pd ed entrare in piazza per “salire”” salire sul palco. Poi non c’era il Senatore Esposito loro bersaglio da sempre. Stefano Esposito non rieletto ed in aperta polemica con chi nel partito vuole trattare con i pentastellati. Sul palco gli antagonisti sono saliti. Missione compiuta. E il Pd ? Pochini dietro lo striscione. Con l’eccezione dell’encomiabile  onorevole professor Giorgis che dopo aver sfilato con le istituzioni è tornato indietro e ha  raccolto la bandiera del partito.  Il segretario Mimmo Carretta gli dovrebbe fare un monumento.
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Gli altri? O non c’erano o si sono mimetizzati in altri spezzoni di corteo. Può sembrare strano ma anche questo è il congresso che il Pd sta facendo. E il primo maggio è un modo come un altro per dire ciò che si vuole dire. Anche se – mi sembra -dopo l’intervista di Fazio a Matteo Renzi ci sia poco da dire. Una sua considerazione: “mette le cose al suo posto” . Controllo il 90 % dei Senatori e la maggioranza dei deputati. “Controllo”, ecco la parola magica. Rimane poco nel dire e soprattutto nel fare da parte di Piero Fassino e Franceschini. E a Sinistra si sta a guardare . Poi, diciamocelo, che altro potrebbero fare? Io direi politica , ma si sa’, sono un uomo d’ altri tempi. Ci si commuove davanti  ai lavoratori che sfilano,  stupiti di questa incredibile impotenza di questa sinistra. Un primo maggio imperniato sulla sicurezza sul lavoro. II sindacato denuncia: non ci sono controlli da parte dello Stato. I direttori degli uffici del lavoro si schermiscono: non abbiamo personale sufficiente. E spostare il personale di altri settori del pubblico impiego che poco fanno nei loro uffici? Dopo ovviamente appositi corsi. Ma manca la volontà politica. E non solo. Con il sospetto che tutto ciò che è pericoloso come le verifiche sui posti di lavoro venga scartato dai pubblici ufficiali preposti. Forse ci sarà anche, io non ne ho cognizione, ma non mi risulta un accordo sindacale del pubblico impiego che preveda questo. Più semplice denunciare che fare. Anche per questa ragione  questa sinistra, questo sindacato e questo Pd sono in crisi. Scontano anni di denunce e non di fatti. Cosi abbiamo dei dati non immaginabili alcuni decenni fa. Gli operai votano tutti tranne la sinistra. Sinistra in tutte le declinazioni. Mi vien voglia di dire “chi è causa del suo mal pianga se stesso”. Mi vien voglia di dire che il primo maggio è stato inutile. Se poi unica novità è  stata rappresentata dai i centri sociali  che hanno “conquistato ” il palco… Povera sinistra se si fa “trascinare” dai no tav,  no  su no , no su tutto. Almeno i pentastellati si sono divisi i compiti. Chiara Appendino in testa con le istituzioni con Chiamparino, Boeti  e i sindaci. Con gli antagonisti hanno sfilato i consiglieri comunali grillini contrari a tutto e a tutti. Un film già visto nelle manifestazioni contro il G7. Povera sinistra. Povero Pd. Non sto vedendo un “colpo di reni” per cambiare politica.
(foto: il Torinese)

Forza Italia a proposito di “due mamme o due papà”

“La decisione di altri dieci Comuni della provincia di Torino di voler dare il proprio via libera alle registrazioni omogenitoriali, così come già fatto dal Comune di Torino nei giorni scorsi, è una scelta che ci vede nettamente contrari poiché si tratta di una palese violazione della legislazione oggi in vigore”: lo affermano in una nota il deputato di Forza Italia e Coordinatore provinciale di Torino Carlo Giacometto e il Consigliere regionale Andrea Tronzano (nella foto).

 

“Posizioni considerate da alcuni di avanguardia sono per me le posizioni di una minoranza di retroguardia – commenta Tronzano – che vuole dare il proprio avallo all’utero in affitto, un vero crimine contro le donne, e alle adozioni omogenitoriali, andando contro la legge. I registri dello stato civile non sono un feudo del primo cittadino! Sono certo, pertanto, che la Prefettura non potrà far altro che annullare eventuali atti pubblici che vadano in quella direzione”.

 

Prosegue Giacometto: “Stiamo parlando di ufficiali di Governo, perché questa è la funzione dei sindaci nel momento in cui si occupano della tenuta di quei registri, che si prendono la libertà di violare la legge, o che annunciano di volerlo fare, ben sapendo che le modalità e i limiti di iscrizione alle anagrafi comunali non dipendono dal loro libero arbitrio, ma da una legge dello Stato che loro hanno semplicemente l’obbligo di applicare. Certamente, come in tutte le questioni che riguardano l’estensione dei diritti individuali, anche su questo argomento non ci si deve arroccare su posizioni pregiudiziali. Tuttavia, mi pare corretto ricordare che, indipendentemente da queste fughe in avanti che rispondono più che altro all’esigenza di avere un titolo sui media, i diritti personali del neonato resterebbero gli stessi di oggi. Niente di più rispetto all’odierna possibilità di accedere a tutti i servizi da parte di ogni istituzione pubblica, a cominciare dalla sanità. Il dibattito sul tema deve certamente essere il più aperto possibile, ma personalmente ritengo che la tutela dei diritti dei bambini sia prioritaria rispetto a quella degli adulti”. 

 

“Resta il fatto che, comunque, ci vorrà una legge del Parlamento per eventualmente modificare l’attuale situazione e, pertanto, la nostra posizione sul tema è molto chiara e lineare: per ciascun sindaco vale prima di tutto il rispetto della legge, indipendentemente dalle proprie sensibilità politiche su materie che comunque non sono di sua competenza. Avere ideali solidi e vederli applicati è per noi la politica con la P maiuscola, ma nessuno deve pensare di avere la verità in tasca, come invece pare abbiano i sindaci grillini e di sinistra. Noi vogliamo realmente rappresentare il sentimento profondo delle nostre comunità e quindi rispondiamo alla provocazione di alcuni sindaci, resa operativa e pubblica senza neppure un dibattito nei rispettivi Consigli comunali, con un’ulteriore provocazione: promuovere una consultazione aperta a tutti i cittadini di quei Comuni, in cui le posizioni ideologiche dei loro primi cittadini possano essere dibattute e, magari, confutate. Certamente non imposte, in spregio alla legge vigente” – concludono Giacometto e Tronzano – “Per questo proponiamo che i Comuni interessati indicano un referendum consultivo che consenta alle loro comunità locali di esprimere la propria opinione sul fatto che un bambino possa vedersi registrato all’anagrafe come figlio di due papà o di due mamme”.

Mercoledì nero per l’Italia, aumento dell’Iva e Governo balneare

Ogni tanto si parla di mercoledì nero e la Borsa ne registra qualcuno. La novità è che stavolta non si tratta di Borsa, ma di Bilancio pluriennale dal 2021 al 2027 che si deciderà a Bruxelles.

Un appuntamento da mille miliardi di euro al quale l’Italia partecipa senza governo eletto e in uno stato di estrema debolezza . I 27 Paesi procederanno alla spartizione dei fondi dell’Unione e quelli in ritardo con le riforme sul lavoro rischiano decurtazioni pesanti.  La Commissione Ue adotta la propria proposta di riparto del bilancio dell’Unione europea finalizzato alle aree arretrate, ai territori in crisi industriale, all’agricoltura (pochi), al programma per studenti Erasmus, di Horizon 2020 per la ricerca avanzata e quelle per le iniziative di politica estera e sui fondi sulle migrazioni, le richieste di asilo o la gestione dei confini esterni dell’Unione europea. Quest’ultime, soprattutto le note dolenti, perché le ONG olandesi, spagnole, inglesi e via di seguito hanno una predilezione per l’Italia. Vale a dire il porto di mare più sicuro e più facile. Un bilancio europeo tra l’1,13% e l’1,18% del reddito lordo dell’Unione che metterà   in gioco circa 1.020 miliardi di euro, in sette anni, di cui dirottati verso l’Italia (forse) circa 120. Spetta al commissario tedesco Ue, al Bilancio, Günther Oettinger la proposta. È prevista una novità rispetto al passato. Il Fondo sociale europeo, verrà subordinato alle “raccomandazioni” ricevute ogni anno da Bruxelles. In altre parole, l’Italia avrà problemi ad accedere alle intere somme messe a disposizione se avrà ricevuto “contestazioni” nell’attuare le riforme suggerite dalla Commissione Ue. In pratica, il 18 aprile scorso il commissario Günther Oettinger la ceca Vera Jourová, la svedese Cecilia Malmström e il greco Dimitris Avramopoulos hanno concordato come il Fondo sociale europeo attuerà la sua funzione: “sostenendo gli Stati membri nel perseguire le priorità delle linee guida sull’occupazione e le raccomandazioni del Consiglio Ecofin”. Il problema è che l’Italia non le rispetta, da anni, e il Fondo sociale europeo è stato usato per mitigare gli effetti della crisi industriale che ci attanaglia anche in regioni ricche come Lombardia, Veneto e Piemonte, usandoli per la Cassa Integrazione. Sul fronte italiano molto rigore nell’ultimo decennio in tema di bilancio, ma poche riforme strutturali e, per contro, molti sprechi. La soluzione di Oettinger mira al bilancio europeo come mezzo per condizionare alcune scelte politiche nazionali, ipotizzando addirittura di creare “uno strumento per la realizzazione delle riforme strutturali”.  Sarà quindi un negoziato complesso dove si giocherà nuovamente sugli equivoci. La soluzione annunciata come “innovativa” è che la Commissione Ue proporrà che oltre 200 miliardi non vengano versati dai governi, ma da nuove “risorse proprie europee” (come indicato da un gruppo di lavoro presieduto da Mario Monti; vale a dire, ma sottaciuto, un altro aumento dell’Iva che verrà versato direttamente nelle casse dell’Unione). Le altre “entrate proprie” saranno quelle provenienti dalla tassa sull’uso degli imballaggi di plastica non riciclabile, quella sullo scambio di Co2 (l’«emission trading scheme») e quella sull’armonizzazione della base fiscale che attualmente favorisce l’Olanda, l’Irlanda e l’Ungheria che sono veri paradisi fiscali per le multinazionali. In conclusione, a noi preoccupa soprattutto l’aumento dell’Iva e la ricorrenza del 1° maggio che ha celebrato la Festa del lavoro, ci fa interrogare su quale sia e dove?

 

Tommaso Lo Russo

Il Divo Matteo da Fazio chiude la partita

Gli italiani a Matteo Renzi avevano dato una fiducia immensa e un consenso smisurato perché pensavano potesse risollevare, dal letto, quel malato terminale che si chiama Italia.

Fiducia mal riposta e gli italiani, compresi gli elettori del PD e quel “credo in un unico Matteo” non lo professano più e la fiducia gliela hanno ritirata. Ciononostante, lui pensa ancora di esser il PD, o almeno il partito che ne è rimasto. Eppure la parabola del divin Matteo è in caduta libera dal 2014, dopo tanti successi raggiunti e altrettanti insuccessi non ancora finiti Venendo alle ultime boutade, quello che è squallido è che prima del direttivo del PD, Renzi abbia annunciato da Fazio che non se ne farà niente dell’accordo con i Cinque Stelle, ancora prima di deciderlo in direttivo. Vale a dire, Renzi è il PD e gli altri non contano nulla e i luoghi della democrazia sono la televisione. In altre parole, dal Parlamento a scendere alle altre istituzioni fino ad arrivare a tutti gli altri organismi non contano più nulla e tutto si decide in su twitter, facebook, televisione o meglio ancora uno – stile duce- decide per tutti senza il consenso degli altri. Eppure l’Italia avrebbe bisogno di un rinascimento, un senso e consenso che quasi nessuno di questi politici sembra perseguire. Gli italiani si aspetterebbero: meno slogan, battute da campagna elettorale e più serietà, ma da parte di chi? Intanto il mondo va avanti e non si ferma per aspettare quegli impiastri di italiani.

Tommaso Lo Russo

Moro. L’inchiesta senza finale

A 40 anni dai fatti, la tuttora molto dibattuta vicenda del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro è cruciale per comprendere la storia del nostro Paese. Per chi cerca risposte e non si accontenta di sospetti né di inconcludenti elenchi di interrogativi in sospeso, il problema principale è quello di orientarsi


Un qualificato contributo in questo senso viene dal libro di Fabio Lavagno e Vladimiro Satta: l’uno, sola voce dissonante all’interno della Commissione parlamentare che ha svolto un’inchiesta sulla vicenda Moro dal 2014 a fine 2017, e l’altro ex-curatore della documentazione della Commissione Stragi e storico. Il volume fa il punto sullo stato attuale delle conoscenze, focalizzando l’attenzione sulle risultanze dei lavori più recenti, mettendole a confronto con quelle formatesi nel corso dei decenni e presentando al lettore, in appendice, documenti giudiziari e parlamentari che finora non avevano avuto il rilievo che avrebbero meritato. Inoltre, il libro offre una mini-rassegna stampa di commenti all’inchiesta parlamentare, in cui spicca una lettera aperta scritta dal giudice emerito Rosario Priore, per anni titolare delle inchieste della Procura di Roma sulla vicenda Moro.

Lavagno mostra come il finale, o meglio il “non finale” della recente inchiesta parlamentare fosse già stato segnato dall’impianto politico di cui la legge istitutiva era espressione e come la predilezione della Commissione per le narrazioni in stile ghost story abbia fatto perdere una preziosa occasione per chiudere un periodo drammatico che ha lasciato una profonda traccia nella memoria collettiva. Sottraendo le riflessioni al frastuono delle polemiche, procedendo con rigore ed equilibrio, i tempi sarebbero invece maturi, argomenta Lavagno, per liberare la memoria dai fantasmi, assolvendo così una funzione di umanità e di rilievo politico, oltre che storico. Satta affronta le principali questioni che, attraverso la relazione di dicembre 2017 della Commissione parlamentare, sono entrate e attualmente campeggiano nel dibattito pubblico sulla vicenda: le ricostruzioni giudiziarie, parlamentari e storiche del passato furono condizionate da negoziati tra istituzioni e Br per creare una verità di comodo? L’agguato del 16 marzo 1978 in via Fani poteva essere prevenuto grazie ad un messaggio arrivato dal Medio Oriente? Le Br fecero da sole o furono strumento di agenti stranieri? Cosa c’entrano un bar di via Fani e un appartamento di via dei Massimi? Quali leggende sono state demolite dalla Commissione d’inchiesta?

Il libro di Lavagno e Satta, dunque, si distingue nel vasto panorama dei volumi e dei programmi dedicati all’uccisione di Moro e degli agenti della sua scorta perché è il più aggiornato, perché si basa su evidenze dotate di ampi riscontri e non su impressioni soggettive o peggio ancora su fantasie, perché non lascia il lettore in alto mare e, al contrario, chiarisce il senso della vicenda: il massacro di via Fani ed il sequestro e omicidio di Moro non furono un episodio a sé stante, bensì l’apice della lotta armata che, con tragica coerenza, flagellò l’Italia per lunghi anni, prima, durante e dopo la primavera 1978.

 

 

EDUP 2018 – Pagine 296 – Euro 22,00

AUTOSTRADE TORINO-MILANO E ASTI-CUNEO: OK DA BRUXELLES

«La Commissione Ue ha ufficialmente autorizzato e notificato all’Italia il via libera al completamento della A33. Un risultato a cui lavoro da quasi due anni. Ora i cantieri possono finalmente ripartire. L’Europa ha fatto la sua parte. Il Governo, senza scuse, inizi a fare la sua!»: a parlare è l’eurodeputato Alberto Cirio.
Il dossier italiano prevede interventi del valore complessivo di 8,5 miliardi di euro
Le risorse necessarie per il completamento dell’Asti-Cuneo saranno reperite attraverso il meccanismo del cross-financing, ovvero una mini proroga della concessione sulla Torino-Milano in cambio di investimenti infrastrutturali.
«I lavori per l’Asti-Cuneo possono partire. La Commissione europea ha autorizzato l’Italia a finanziare e realizzare l’opera»: con queste parole, la scorsa settimana a Strasburgo, il commissario alla Concorrenza Marghrete Vestager aveva anticipato all’eurodeputato Cirio l’arrivo, a breve, dell’ok formale da parte dell’UE.
«Dopo il via libera tecnico dei mesi scorsi, mancava ancora questo ultimo tassello fondamentale, cioè l’approvazione ufficiale del provvedimento e la notifica al Governo italiano – aggiunge Cirio –. L’ok formale, che la commissaria Vestager mi aveva personalmente anticipato, è arrivato questa mattina: ora i lavori potranno finalmente partire. La Commissaria e l’Europa sono state di parola, adesso è importante che il Governo italiano lo sia altrettanto. Questa approvazione ci permetterà di completare una autostrada che aspettiamo da più di 30 anni. Allo stesso tempo, il via libera di oggi mette a tacere le voci che dubitavano della bontà della promessa fattaci dall’UE. L’Europa – conclude Cirio – non è sempre una “cattiva matrigna”. È buona nella misura in cui noi eurodeputati, che abbiamo il compito di rappresentare il nostro Paese a Bruxelles, sappiamo fare bene il nostro lavoro».
Il piano prevede in particolare la proroga di due importanti concessioni autostradali detenute da Autostrade per l’Italia (ASPI) e da Società Iniziative Autostradali e Servizi (SIAS). 
Quest’ultima in particolare riguarda una  proroga quadriennale della concessione sul l’autostrada SATAP A4 Torino-Milano,  fino al 2030,  e prevede che   SIAS impieghi le entrate generate dalla proroga per portare a termine l’autostrada Asti-Cuneo A33. Inoltre l’Italia abbrevierà di 13 anni la durata della concessione  della A33, gestita sempre da SIAS, e introdurrà massimali sugli eventuali aumenti dei pedaggi. L’impegno è anche ad aprire, entro il 2030, un bando di gara congiunto per entrambe le concessioni, Torino-Milano e Asti-Cuneo.   L’Italia si è inoltre impegnata a fare altrettanto, entro il 2019, per una serie di concessioni distinte, ma connesse, gestite sempre da SIAS (le autostrade SATAP A21 e ATIVA), già scadute o prossime alla scadenza. Non verrano invece portati avanti i piani iniziali di proroga su altre concessioni gestite da SIAS, come l’autostrada CISA. 
Nel caso di ASPI la misura prevede una proroga quadriennale della concessione, fino al 2042. Le entrate generate da tale proroga dovrebbero consentire di portare a termine tempestivamente la cosiddetta “Gronda di Genova“, una bretella che connette i collegamenti autostradali esistenti attorno al capoluogo ligure, nonché una serie di ulteriori miglioramenti sulla rete ASPI, i cui lavori dovrebbero iniziare al più tardi entro gennaio 2020. 
Entrambe le concessioni, SIAS e ASPI, prevedono un massimale sui potenziali aumenti dei pedaggi a un livello sostenibile per gli utilizzatori delle autostrade (in linea di principio tali massimali non possono superare il tasso di inflazione maggiorato dello 0,5%).  Sono inoltre previste diverse salvaguardie per evitare che le due Società concessionarie ricevano una sovracompensazione e per limitare le distorsioni della concorrenza: un massimale  sull’importo che ASPI e SIAS possono rispettivamente ottenere al termine della concessione vendendo i propri attivi e un  meccanismo per evitare la sovracompensazione .  In particolare, tale meccanismo stabilisce la remunerazione e il livello degli investimenti che le due Società devono rispettivamente effettuare, e prevede l’imposizione di sanzioni in caso di ritardi o di mancata realizzazione degli investimenti, nonché una serie di requisiti particolareggiati intesi a bandire gare per la stragrande maggioranza delle opere infrastrutturali a valle, al fine di limitare le distorsioni della concorrenza. 

FCA, TRONZANO (FI): “GRUPPO INDUSTRIALE IN CRESCITA. MA QUALE FUTURO PER TORINO E MIRAFIORI?”

“I risultati positivi di Fca, che ha chiuso il primo trimestre con un utile in crescita del 59 per cento, dovrebbero far ben sperare anche per le attività del gruppo industriale a Torino. Purtroppo i segnali sono invece contrastanti e preoccupanti, come dimostra il nuovo ricorso a giornate di cassa integrazione nel mese di maggio a Mirafiori, Orbassano, None e Volvera”. 

Così il consigliere regionale di Forza Italia, Andrea Tronzano, commenta i dati sull’andamento aziendale di Fca e sulla situazione occupazionale nel nostro territorio. 

“Nel percorso di superamento della crisi economica, a Torino e in Piemonte resta prioritario il sostegno e il rilancio dell’industria automobilistica e del suo indotto. Lo stabilimento di Mirafiori in particolare – prosegue il consigliere – è per storia e potenzialità lo snodo principale e cartina di tornasole della produzione del settore nel nostro territorio”. 

“Negli ultimi anni sono state fatte tante promesse per il rilancio del sito industriale ma i risultati sembrano lontani. Quali sono i progetti e le prospettive? Chiedo che il presidente Chiamparino e la sindaca Appendino, – conclude Tronzano – al di là delle parole, si attivino e chiedano ufficialmente ai vertici di Fca, a nome delle istituzioni che rappresentano,  quali sono, una volta per tutte, le intenzioni nei confronti di Mirafiori e dei lavoratori del gruppo”.