POLITICA- Pagina 572

CONTICELLI (PD): ORA CIRIE’ ASPETTA UN COLLEGAMENTO VELOCE CON TORINO

«La stazione di Ciriè deve essere la porta di ingresso delle Valli di Lanzo e il retroporto dell’aeroporto Sandro Pertini di Caselle: in questo modo si potrà ridare dignità ad una linea storica, fondamentale per il rilancio dell’intero territorio». Questo il pensiero della presidente della commissione regionale Trasporti, Nadia Conticelli (Pd), durante la conferenza stampa di oggi, lunedì 11 giugno, nella sala consiliare del Comune di Ciriè alla presenza dell’assessore regionale ai Trasporti, Francesco Balocco, del presidente di Gtt, Walter Ceresa, del presidente di Infra.To, Giovanni Currado, oltre che degli amministratori locali. «La soppressione del passaggio a livello di via Torino, grazie allo stanziamento di 5 milioni di euro da parte della Regione – evidenzia Conticelli – andrà a modificare notevolmente la viabilità attorno alla stazione, oltre che all’ingresso in città per chi arriva da sud. Un’opera fondamentale, soprattutto in prospettiva: tra poco più di due anni saranno terminati i lavori per l’innesto della SfmA nel Passante e bisognerà avere quindi il coraggio di guardare avanti, trasformando Ciriè in una stazione-porta del nuovo sistema ferroviario metropolitano. I treni dovranno arrivare qui e non fermarsi all’aeroporto, con una frequenza di un treno ogni quindici minuti nelle ore di punta: soltanto in questo modo il trasporto pubblico potrà essere appetibile non soltanto dai pendolari, ma anche dai turisti che vorranno raggiungere le Valli di Lanzo». La presidente della commissione regionale Trasporti rinnova la proposta già avanzata lo scorso anno proprio sul tratto montano tra Germagnano e Ceres. «Da parte della Regione, così come di Gtt e dei Comuni attraversati dai binari – conclude Conticelli – ci deve essere la volontà di sperimentare una mobilità diversa verso le Valli nel periodo estivo. Pensiamo, ad esempio, ad un esercizio tarato sui momenti di aggregazione che tra giugno e settembre caratterizzano i nostri paesi: ci impegneremo affinché la sperimentazione possa partire già questa estate».

Il ginnasta, nuovo ministro della Pubblica Istruzione

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Ci fu un tempo in cui i ministri della Pubblica Istruzione erano Francesco De Sanctis, Benedetto Croce, Giovanni Gentile. In età repubblicana i ministri della P.I. degni di questo nome sono stati pochissimi. Al centro ,a destra e a sinistra i nomi scelti non sono stati all’altezza ,infatti la scuola langue, i bulli prevalgono, i professori vengono presi a schiaffi, la cultura appare desertificata. Non è il caso di fare nomi perché più o meno si equivalgono. Il progetto della” Buona scuola” è fallito miseramente e l’ultima ministra Fedeli è stata davvero ineffabile, per usare un termine gentile. Ma il nuovo ministro giallo- verde appare incredibile : laureato in scienze motorie o, come si diceva un tempo, in educazione fisica. Neppure ai tempi di Starace che voleva che tutti andassero in bicicletta e facessero ginnastica sarebbe stato pensabile un ginnasta. In quell’epoca ci fu uno dei ministri della P.I. migliori ,quel Bruno Bottai che fu uomo coltissimo. Ma il nuovo ministro è anche provveditore agli studi di Milano in carica .Un fatto che potrebbe sorprendere , mentre in effetti il ministero all’epoca di Moratti ha consentito l’accesso alla carriera dirigenziale nei provveditorati senza la prescritta laurea in Legge, come prevedeva la carriera dirigenziale anche periferica del Ministero della P.I. Il provveditore deve avere una preparazione giuridica, lo capirebbe chiunque, ma da quel momento non fu già così. Un laureato in Fisica con un passato in gruppi extraparlamentari e poi nel PCI poté diventare provveditore di Cuneo. Ma non è certo l’unico caso. Ma il problema è più grave se un laureato in Ginnastica diventa ministro. Sia chiaro, per me vale il primato della politica, ma in questo caso manca la cultura e manca anche la politica. Non vorrei che facesse rimpiangere l’assistente sociale Fedeli. Tra l’altro, si era pronunciato, a suo tempo, a favore della “buona scuola” renziana in interviste e interventi vari. 

Opposizione di merito o ideologica?

di Giorgio Merlo

Sono passati pochi giorni dall’insediamento del nuovo governo pentaleghista e già si percepisce il profilo della opposizione che sarà fatta dal Pd. In attesa, comunque sia, di conoscere le scelte concrete che saranno compiute dall’esecutivo guidato dalla coppia Salvini-Di Maio. Una opposizione che deve decidere se condurre una battaglia basata sui contenuti, sul merito e sulle scelte concrete che saranno fatte dal nuovo governo o se, al contrario, saranno ispirate solo e soltanto dalle pregiudiziali ideologiche, dettate dal rancore, dalla vendetta e forse anche dall’invidia. Certo, a giudicare dalle prime dichiarazioni del capogruppo alla camera, il simpatico Del Rio e dall’ineffabile Presidente del Pd, il turbo renziano Orfini, non abbiamo alcun dubbio sul profilo della opposizione che sarà declinata. Quando prima ancora di iniziare l’attività di governo, si minaccia già il rischio della deriva di marca fascista, della possibilità di una dittatura imminente con il rischio, credo, di ridurre anche le libertà personali, non c’è da aspettarsi granché su quello che capiterà concretamente. Ora, conosciamo – almeno crediamo di conoscere – il progetto politico leghista. Conosciamo meno quello che vogliono fare i 5 stelle perché sono un partito senza identità, senza cultura politica e privo di una seria e credibile classe dirigente. Oltre al taglio dei vitalizi e alla promessa del reddito di cittadinanza sappiamo poco. Ma se l’ approccio del Pd e di Leu, per quel che conta, e’ solo quello di urlare all’imminente ritorno del fascismo credo che il duo Salvini- Di Maio possa dormire sonni tranquilli perché il loro potere e il loro ruolo difficilmente sarà scalfito e condizionato. Di Forza Italia non parlo, perché’ non ho ancora ben capito cosa farà. Diverso, invece, e’ se prevarra’ la strada di una opposizione di merito, basata sui contenuti e su una attenta valutazione delle scelte che verranno sottoposte al Parlamento. Ma questa strada non prevede e non contempla pregiudiziali ideologiche o atteggiamenti dominati dalla pura vendetta politica. Per dare la priorità al merito cercando, al contempo, di creare una alternativa politica e culturale al centro destra e ai 5 stelle vanno banditi alla radice quel vecchio armamentario della sinistra e del renzismo, basati sulla pregiudiziale moralistica e ideologica da un lato e dal solo spirito di vendetta politica dall’altro. Un mix che, temo, oggi e’ del tutto minoritario e marginale nella pubblica opinione del nostro paese. Ecco perché dal come si praticherà concretamente l’opposizione al nuovo governo, noi capiremo anche e come si darà vita ad una alternativa politica nei prossimi anni. Sotto questo aspetto, io credo che un movimento politico e culturale come Rete Bianca, di ispirazione popolare e surziana, possa dare un contributo importante sul “come” opporsi al populismo di governo e, soprattutto, sul come condurre nel paese e nella societa’ una opposizione alle eventuali scelte sbagliate di questo nuovo esecutivo. Anche senza essere in Parlamento

RADICALI: A TORINO “100 PIAZZE PER L’EUROPA”

Boni: “A chi grida ‘prima gli Italiani’ noi rispondiamo ‘prima le persone, prima i diritti umani e civili di tutti’
​Domani, 10 giugno, a Torino, in via Garibaldi angolo via San Dalmazzo, dalle 16 alle 19, Radicali Italiani e l’Associazione radicale Adelaide Aglietta, organizzano un presidio nell’ambito dell’iniziativa nazionale “100 piazze per l’Europa
Dichiarazione di Igor Boni (Coordinatore dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta):
“Non accettiamo che l’Italia diventi come la Russia di Putin o l’Ungheria di Orban. A chi grida ‘prima gli Italiani’ noi rispondiamo ‘prima le persone, prima i diritti umani e civili di tutti’. Manifesteremo perché a differenza di altri noi vogliamo andare avanti con l’integrazione europea e con la costruzione degli Stati Uniti d’Europa. Oggi il mondo si confronta tra chi vuole l’illusione di protezionismo e nazionalismo, muri e barriere, contro chi vuole porte e finestre aperte per integrare e governare processi che non si possono arrestare. A livello europeo combatteremo per dare forza alle proposte di condizionare l’accesso ai fondi europei al rispetto dei principi di democrazia e Stato di Diritto e di dare ai cittadini la possibilità di scegliere direttamente la guida dei vertici europei, a partire dal presidente della commissione europea. Vi aspettiamo al tavolo dove raccoglieremo anche le firme per ‘Welcoming Europe – Per un’Europa che accoglie’ per una nuova politica europea sull’immigrazionewww.welcomingeurope.it

Il nuovo governo e la crisi della politica

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Ho evitato di commentare fin qui la nascita faticosa, che ha raggiunto momenti di farsa, del nuovo governo giallo-verde. E’ durata mesi e c’era il rischio di scrivere giudizi che sarebbero stati smentiti dopo poche ore dai mutamenti davvero incredibili.  Non c’è da stupirsi perché lo sflilacciamento della situazione politica italiana in cui brilla l’assenza di una classe politica degna di questo nome, e gli esempli europei, Francia esclusa, dimostrano come i sistemi politici novecenteschi siano in crisi. Non mi sorprendo per un governo formato da grillini e da leghisti che riflette il voto degli italiani. Il populismo che illude il popolo di aver sempre ragione-privilegiando i diritti a scapito dei doveri- è una pianta che ormai si è radicata in Italia anche per il flusso incontrollato dell’immigrazione ed altri errori dei governi che si sono via via succeduti nell’ultimo decennio. Lo stesso Presidente della Repubblica che è stato sempre nella seconda fila democristiana, senza mai aver dimostrato capacità politiche di alto profilo, non ha brillato. Duole dirlo, ma è così, forse anche a causa di consiglieri non sempre all’altezza. Altri partiti si sono rivelati alla sbando con leader capaci, tentennanti e spesso contraddittori. Se non fossimo in condizioni storiche molto diverse, si potrebbe dire che ci troviamo di fronte ad una realtà che fa pensare alla crisi che ebbe soluzione, si fa per dire, il 28 ottobre 1922 con la marcia su Roma. Abbiamo una politica senza cultura, senza ideali e senza idee. Quasi c’è da rimpiangere l’età delle ideologie con partiti seri, magari un po’ troppo strutturati ,ma almeno in grado di funzionare. Vedremo cosa sapranno fare e cosa lasceranno fare al nuovo governo. Chi ama l’Italia spera che possa lavorare al meglio o almeno non faccia troppi danni.  Vedremo. I tempi più difficili sono incredibilmente i più interessanti soprattutto per chi li osserva non da cronista, ma da storico.

Cominciano le danze e aumenta l’Iva?

Dopo quasi tre messi di scaramucce e proclami, il Governo della nuova Repubblica è partito. Gli attori sono quasi gli stessi della prima “soluzione” che prevedeva come premier Giuseppe Conte. Sembra una partita di calcio, dove un attaccante diventa terzino alla Facchetti. Così Paolo Savona che non sarebbe dovuto esserci nel governo, ha solo cambiato ruolo, ma non le sue convinzioni. Non solo per questo, la via verso la fiducia al nuovo esecutivo sarà complessa e, in attesa di ottenerla, i due galli nel pollaio, Matteo Salvini e Luigi di Maio, parlano ancora per slogan, come se fossero in campagna elettorale. Se i vincitori sono due, i grandi sconfitti dell’ultima tornata elettorale sono altrettanti, non uno, ma bensì due: Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Tuttavia, Berlusconi, l’Ercolino sempre in piedi, quando si risolleva, non torna come prima e gli equilibri nel centrodestra sono cambiati. Coalizione si, ma non più a guida del leader del fondatore di Forza Italia. Se i perdenti sono due (PD e FI), una loro alleanza, una riedizione di “nuove convergenze parallele” non è fuori da ogni logica e irreale. Intanto, Giovanni Tria è andato al Dicastero più importante, quello dell’Economia e Finanze al posto di Savona. Quello che pensava lo aveva già detto e un modo per attuare la Flax Tax era, a suo giudizio, l’aumento dell’Iva. Non solo quella ordinaria che dovrebbe subire aumenti per arrivare al 25%, ma anche quella al 10% che con due aumenti passerebbe al 13%. Vale a dire, a fronte di una riduzione incerta delle aliquote Irpef passiamo a quelle certe sull’Iva con gli effetti di inflazione e peso sulle famiglie che tutti possono intuire. Il professor Tria, se da un lato criticava il libro dei sogni (contratto) Lega-M5S, dall’altro prevedeva come effettuarne le parziali coperture.  Stando a Jonathan Swift “visione è l’arte di vedere le cose che altri non vedono”. Chi vi scrive è fra quelli che non ne scorgono mentre c’è da condividere quello che diceva, l’attuale, ministro: ” la realtà delle cifre ridimensiona spesso la visione e fino ad oggi non è emerso un accordo chiaro su quali siano i paletti di bilancio che si vorranno rispettare”. Nemmeno crediamo che la compatibilità di bilancio del programma si raggiungerà con un cambiamento delle regole europee, ma se in parte venissero modificate non ci dispiacerebbe.Ancor più complesso, resta il dubbio sul reddito di cittadinanza, sulla sua definizione e sulla differenza rispetto al REI (reddito economico di inclusione) che si applica nel 2018.

Tommaso Lo Russo

 

SANITÀ, PORCHIETTO E TRONZANO (FI): NEL PROGRAMMA DEL 2019 IL CENTROSINISTRA INSERIRÀ IL NUMERO DI DIRETTORI CHE È RIUSCITO A FAR FUGGIRE?

“Ci domandiamo se nel programma del 2019, per il rinnovo del Consiglio regionale, il centrosinistra inserirà come titolo di merito il numero di direttori sanitari regionali che la Giunta Chiamparino è riuscita a far fuggire dal Piemonte”. Ad affermarlo l’onorevole Claudia Porchietto e il vicecapogruppo di Forza Italia in Regione Piemonte Andrea Tronzano (nella foto). “L’addio di Botti decreta una nuova sconfitta per la Regione Piemonte non capace di trattenere le professionalitá scelte per governare la riforma del nostro modello sanitario. Dopo Moirano ora anche Botti sceglie di andare altrove. E la Regione incassa pure lo schiaffo di alcune rinunce. Un fatto gravissimo visto che parliamo di un settore strategico che cuba più dell’80% del bilancio regionale. Per quanto dovremo andare avanti a veder sfasciare la sanità piemontese che è crollata pure nelle rilevazioni di Demoskopica?”.

TAV. MONTARULI (FDI ): FERMARE OPERE STRATEGICHE NON È CAMBIAMENTO

<<L’Italia ha bisogno di infrastrutture che la portino a competere con il resto del mondo. Fermare opere strategiche come la TAV non è cambiamento ma rimanere fermi mentre gli altri paesi vanno avanti. Nell’analisi costi-benefici, il Ministro Tonelli ci metta anche le somme già versate, i finanziamenti che andrebbero persi ma sopratutto i posti di lavoro – 2000 circa –  che verrebbero cancellati immediatamente se non quelli indiretti e nel lungo periodo.>> dichiara Augusta Montaruli deputato di Fratelli d’Italia che prosegue:<< Nel giorno in cui in Parlamento si discute del programma di Governo e della fiducia ci preoccupa questo ulteriore tentennare sulla Torino – Lione. Tutto, anzitutto il buon senso, pone a favore della realizzazione della TAV opera di cui l’Italia tutta, anzitutto la zona della Val Susa fortemente depressa, ha bisogno. Oggi auguriamo al Governo Conte buon lavoro ma la maggioranza grilloleghista ci troverà fermi a tutelare gli interessi dei piemontesi e degli italiani>>

Chi guida lo sviluppo della mobilità intelligente?

Torino in Comune nel programma elettorale aveva avanzato la proposta di un distretto dell’automotive, connesso ai principi della mobilità sostenibile, della applicazione della ricerca sulle produzioni ecocompatibili, delle competenze locali in ambito universitario e della manifattura della filiera dell’auto. Il protocollo sottoscritto dalla Città coi centri di ricerca e alcune realtà industriali rispetto alla guida autonoma ci interroga sulle prospettive, sui risvolti occupazionali, sulla continuità, sulla relazione tra città dell’innovazione e città della produzione. 

Per approfondire: 

SENZA PILOTA 
Chi guida lo sviluppo della mobilità intelligente? Mercoledì 6 giugno 2018 – Ore 16,30 Comune di Torino – Sala Carpanini
Piazza Palazzo di Città 1 – Torino
 


Intervengono: 

Giorgio Airaudo 
Torino in Comune – La Sinistra 

Eleonora Artesio Capogruppo consiliare Torino in Comune – La Sinistra 

Marco Grimaldi 
Consigliere regionale Liberi e Uguali 

Ne discutono con: 

Federico Bellono, Segretario Fiom-Cgil Torino 

Silvia Bodoardo, Prof.ssa 
Dipartimento Scienza Applicata e Tecnologia – Collegio di Ingegneria Energetica 

Salvatore Tropea, giornalista 

Sarà presente Paola Pisano, Assessora al Progetto Smart City, Innovazione del Comune di Torino 

Organizza: 

GRUPPO CONSILIARE TORINO IN COMUNE – LA SINISTRA 

Un’alleanza per il cambiamento? L’idea è giusta

di Marco Travaglini*

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Enzo Ghigo, che conosco e apprezzo come persona perbene e sinceramente democratica, sulle pagine di “Repubblica” ha posto un tema che non va sottovalutato. E Sergio Chiamparino, con il quale ho avuto l’opportunità di collaborare in passato, ha rilanciato l’ipotesi di una sua ricandidatura alla guida della Regione. Entrambi, di fronte ad una deriva non tanto populista quanto confusionaria e tardo-giacobina dove si è promesso tutto e l’esatto contrario, mettendo in campo un progetto e un’idea di paese che mi preoccupano, pongono il tema della   prospettiva e del possibile “big bang” qualora – eventualità possibile – l’alleanza di governo si riproponga anche nell’area subalpina. E’ una riflessione, ovviamente, e occorrerà vedere cosa accadrà nei prossimi mesi. Il tempo, seppur breve, può macinare certezze che oggi sembrano granitiche e occorrerà vedere se e come l’alleanza giallo-verde riuscirà a dar corpo a quanto hanno scritto nel loro “contratto”. Da ciò che accadrà in tempi relativamente brevi si vedrà se il modello Cinque Stelle-Lega sarà esportabile dal centro alla periferia. Ghigo auspica, in prima battuta, un’alleanza di centrodestra ed è comprensibile. Io sono tra coloro che ritengono urgente una ricomposizione su basi nuove, non autoreferenziali del centrosinistra e il suo allargamento. Ma, al di là delle dinamiche dei partiti e delle coalizioni, ogni ragionamento deve partire dall’esigenza di offrire risposte concrete a temi di primaria importanza: quello del lavoro che non c’è e, quando c’è, si presenta con il volto della precarietà sottopagata e della temporaneità; quello dello sviluppo economico che non può prescindere dalla capacità di immaginare quale futuro assegnare ad un Paese – e nel nostro caso a una regione transfrontaliera come il Piemonte – dove le scelte sulle politiche industriali, energetiche, trasportistiche non possono penalizzare l’innovazione e, al tempo stesso, una più equa redistribuzione di risorse e possibilità per tutti, a partire dai più giovani.

Questo significa ragionare su un’intesa, chiamiamola repubblicana o “ragionevole” che freni la deriva sulla quale ci si è incamminati, riportando all’attenzione di cittadine e  cittadini proposte e valutazioni realistiche sull’oggi, su quanto è necessario e utile fare, su quale dovrà e potrà essere il futuro del Piemonte? Anche. Un sano realismo suggerirebbe l’abbandono di pregiudizi e un franco e leale confronto con tutti per trovare una risposta alternativa a chi promette mari e monti, sapendo che gran parte di queste promesse sono difficilmente realizzabili ( e in alcuni casi risulterebbero pure dannose) e che  produrre danni al tessuto democratico e alla tenuta del Paese quando la “grande illusione” finirà, rischierebbe di lasciare in eredità un grumo di sentimenti di frustrazione e rabbia. Oggi su pochi punti qualificati si possono trovare intese larghe e provare a costruire proposte che non parlino solo al ceto politico ma alla gente comune, alle moltitudini che provano sulla propria pelle l’urticante realtà delle conseguenze della peggior crisi economica e sociale di sempre. In democrazia lo scettro rimane nelle mani del popolo-elettore e, leggi elettorali a parte,  se si desidera riconquistarne un consenso che non sia solo rispondente agli umori del momento occorrono realismo e serietà, ma anche una forte capacità di offrire una visione, un’idea di futuro che non faccia sognare una notte, ma riapra lo spiraglio di una possibile speranza. Da qui discende il bisogno di riportare la politica al suo senso vero, al di là dei simboli e delle sigle di partito, vale a dire “l’attività pratica relativa all’organizzazione e amministrazione della vita pubblica”. In due parole, l’arte del governo.

 

*già dirigente della sinistra piemontese