POLITICA- Pagina 572

Marcia sì-tav, Rifondazione: “Una congrega affaristica”

“L’idea sbruffona della lobby affaristica Si Tav è quella di replicare una sorta di “marcia dei quarantamila”. Allora, 38 anni fa,  migliaia di capi e capetti, crumiri della Fiat (in realtà molto meno di 40 mila) scesero in piazza  per mettere a tacere i lavoratori in lotta contro i licenziamenti di massa decisi dall’azienda.  L’obbiettivo oggi è l’affondamento della lotta del movimento NoTav. Sabato 10 novembre imprenditori, costruttori, finanzieri, ordini professionali vari, sindacati gialli, forze di centrodestra e centrosinistra, gruppi di potere scenderanno in piazza per chiedere la realizzazione, senza se e senza ma, della tratta miliardaria di Alta Velocità Torino Lione, tratta comprensiva del’apertura di un nuovo tunnel transfrontaliero di oltre 57,5 chilometri  tra Saint Jean de Maurienne e Susa. Nel racconto pubblico un’opera indispensabile per lo sviluppo del Paese, per non restare isolati dall’Europa.  La solita retorica di luoghi comuni per mascherare una partita truccata che ha come posta in gioco una porzione gigantesca di spesa pubblica. Tanto grasso che cola sui grandi interessi affaristici. Quando parliamo di Alta Velocità Torino Lione parliamo di  una grande opera motivata da previsioni di traffico fasulle a fronte di una linea già esistente, ampiamente sottoutilizzata, sfruttata a meno di un quinto della sua potenzialità, di per sé in grado di rispondere alla domanda di traffico su ferro e su gomma con minori costi di adeguamento. Quelli che scendono in piazza il 10 novembre intendono presentarsi “senza etichette, senza bandiere, senza simboli” con l’unico intento di difendere “il futuro delle nostre imprese, del lavoro, dei nostri figli”. In realtà, va detto chiaramente, quella che scende in piazza è una congrega affaristica che unisce tutti, indistintamente, sulla base di interessi convergenti. Interessi che trovano ampia sponda politica, dal Pd a Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e compagnia varia. Oggi come ieri è aperto uno scontro con gruppi di interesse e di potere che vogliono avere le mani libere per far valere i propri interessi. Questi gruppi lobbistici vanno contrastati non solo con una lotta territoriale o settoriale – la lotta NoTav, in qualsiasi caso, è una lotta emblematica – ma costruendo su scala nazionale l’opposizione a politiche di governo di ieri e di oggi fatte di continui condoni, di distruzioni ambientali, di grandi opere inutili e dannose, di  reiterati favori ai grandi interessi privati. Opponiamoci a questa politica distruttiva, facciamolo con tutte le forze critiche che ci sono in questo momento”. 

Ezio Locatelli

segretario provinciale Prc-Se Torino

Forza Italia: “Avviso di sfratto per la no-tav Appendino”

“MAI SFIDARE LA PAZIENZA DEI TORINESI”
“La pazienza dei torinesi è proverbiale, chi conosce un po’ la storia però sa che è bene non sfidarla troppo. Oggi è stato consegnato l’avviso di sfratto ad Appendino e al M5S contrari alla Tav, ora resteranno per i prossimi due anni a fare danni in Comune, ma ormai sanno che la loro parabola è in fase discendente”. Ad affermarlo i consiglieri regionali di Forza Italia Luca Bona, Andrea Fluttero, Franco Graglia, Luca Rossi e Andrea Tronzano (nella foto) che hanno voluto partecipare in piazza quest’oggi.
Concludono gli azzurri: “Il 17 sarà Forza Italia a riportare in piazza le ragioni del Sì e le proposte perché la Tav sia la leva per il riscatto del Piemonte. Siamo l’unico partito che è sempre stato Sì Tav, senza aver mai sbandato, e quindi è doveroso che spetti proprio a noi tenere alta l’attenzione. Sappiamo infatti come rapidamente si tende ad archiviare tutto in politica e a livello mediatico. Nella nostra manifestazione di sabato 17 ribadiremo come senza infrastrutture il Piemonte non può creare lo sviluppo necessario per toglierci dalla situazione di fanalino di coda del nord produttivo dove ci ha portati la sinistra di Chiamparino e dalla quale certo non ci può portar fuori l’incapacità manifesta dei Grillini dell’Appennino”.

Il dare e avere della storia

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
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Un giornale nazionale con redazioni a Milano e Roma afferma: strani questi torinesi che prima votano la Chiara Appendino e poi lamentandosi si dichiarano pro Tav. Ergo, chi è causa del suo mal pianga se stesso. Accidenti, ma si sa che nessuno è perfetto. Siamo consapevoli di aver fatto un errore, ma non vogliamo essere diabolici e non perseveriamo. Non ripetiamo l’errore e su questo vorremmo essere aiutati dalle altre Regioni.  A parziale discolpa riportiamo l’ultimo episodio che riguarda il rapporto tra Torino e Roma. Il ” povero ” Paolo Foietta manda 8 mail certificate a Conte presidente e al Ministro Toninelli, quello che si inventa i tunnel mai esistiti. Risultato ? Niente.  È Foietta chiede l’ incontro non per sapere che cosa deve fare, ma per relazionare che cosa ha fatto, come ha svolto e come intende svolgere il suo lavoro fino a fine mandato. Niente, proprio niente. Difficile lavorare in questo modo. Verissimo noi torinesi abbiamo sbagliato, ma siamo in buona compagnia. Mal comune mezzo gaudio? Non proprio così. Però se abbiamo sbagliato vi chiediamo di aiutarci nel rimediare, visto che è chiaro un solo punto: si può e si deve rimediare. Unica possibilità è cambiare radicalmente pagina amministrativa.  Come torinesi l’abbiamo sempre “sfangata”. I Savoia erano indecisi se fare del loro regno capitale Pinerolo o Torino. Faticosamente ha vinto la nostra città. Abbiamo cacciato saraceni e spagnoli e quando è stata l’ora pure ai francesi siamo stati capaci di dire  no.I Savoia hanno costruito tra i più i importanti e fondamentali archivi di Stato Europei. Che dire poi del nostro Barocco. Vero, gli architetti arrivavano dalla Sicilia. Una sana competizione con i francesi. È poi il nostro capolavoro, il  Risorgimento.
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Praticamente tutti sono nati qui.Giuseppe Garibaldi da Nizza italiana,Giuseppe Mazzini repubblicano e genovese. Con il Conte per antonomasia, Camillo Benso di Cavour. Il nostro Talleyrand.  Allora le cose si giocavano in grande. Delusi da Vittorio Emanuele II ci sentivamo scippati ma ci siamo reinventati.  Abbiamo dato ed abbiamo ricevuto. La Fiat ne è l’esempio. Giovanni Agnelli che geniale attraversa l’Atlantico per imparare da Ford come realizzare le linee di montaggio. E migliaia e migliaia di contadini da tutte le parti d’Italia diventavano operai di quelle linee.  È non è finita. Le prime occupazioni di fabbrica un po’ per la rivoluzione e soprattutto per salario e diritti. Nascita del Partito Comunista d’Italia, con migliaia di antifascisti costretti ad espatriare. Per po tornate ed organizzare la Resistenza. Qualche Presidente della Repubblica, giusto per gradire, poi la Cultura. La mitica casa Giulio Einaudi, editore da Pavese a Calvino al poliedrico Sergio Vittorini che insieme al suo Politecnico milanese era direttore editoriale. Con Beppe Fenoglio, all’ inizio non capito ma successivamente osannato.  Che dire poi dei capolavori di Dario Argento che con il suo Profondo Rosso aleggia tra piazza CLN e la collina di Villa Scott. Proprio così, abbiamo dato ed abbiamo ricevuto e 3 anni fa ci siamo sbagliati votando Chiara Appendino.  Potrei invocare le attenuanti generiche. Responsabilità diretta non ne ho, ma sono torinese fino al midollo. È chiedo aiuto per i Torinesi. Chiedo aiuto agli uomini di buona volontà, preoccupati e desiderosi di salvare la città. Chiedo aiuto a Marco Travaglio, insigne torinese. per capire e far capire che stiamo morendo e che la decrescita infelice è tra le più grandi stupidaggini mai dette. Non è questione di destra o sinistra, è questione di competenze e di capacità di una intera classe dirigente.Sabato ci tentano imprenditori ed operai, in particolare le loro organizzazioni sindacali, promettendo di non sbagliare più. La Chiara Appendino quando era in ambienti imprenditoriali rassicurava: non ci opporremo alla Tav e nel mentre cincischiava  con i centri sociali. Sì, qualcuno è stato preso in giro.

Appendino: “Non mi sento isolata. Ora il confronto”

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La sindaca Chiara Appendino, interpellata dai giornalisti a margine del Millennials Ambassadors Forum, a proposito della manifestazione di piazza dei Sì – Tav dice di non sentirsi “assolutamente isolata. Io sto continuando a lavorare per il bene della città, come penso anche chi andrà in piazza sabato”. La sindaca ritiene che “da un  momento di tensione si possa creare una nuova forma di rapporto”. Se  l’intenzione del movimento favorevole alla Torino-Lione  è costruttiva e se verrà proposto un manifesto, afferma la prima cittadina: “sono pronta ad accoglierlo con interesse e a confrontarmi”.

Lo sbigottito risveglio degli “apprendisti stregoni” e le pene di Pd e Forza Italia

Non capisco la Chiara Appendino che non vuole fare il referendum sulla Tav. Sia nell’area Metropolitana come in città è nelle sue prerogative. Referendum consultivo, senza aspetti pratici sul fermare l’ opera ma pur sempre significativo per chi, come i pentastellati, parla sempre e comunque in nome del popolo.Quale strumento migliore per toglierle le castagne dal fuoco.  Diciamocelo, la Sindachessa è sulle spine e stanca. E si infittiscono le voci che le dimissioni sue siano dietro l’angolo.  Soppravivrà alla manifestazione pro Tav del 10 ? Sopravvivenza di tipo politico, s’intende.  Dipenderà dalle dimensioni dell’evento. Per gli organizzatori promette bene. Organizzatori determinati, presenti  tutte le organizzazioni sindacali degli imprenditori come dei lavoratori.  Con la  Cgil nazionale e delle altre regioni che corre ai ripari e ” urla”: ci siamo anche noi  tra i pro Tav. Vista così sembrerebbe una partita già vinta dai sì. Da una parte una sinistra sbrindellata con anarcoidi dei centri sociali e pentastellati e dall’altra il resto del mondo. Un “resto del mondo” ben allenato. Pensate a Carlo Callieri  tra gli ideatori. Proprio lui, l’importantissimo dirigente Fiat tra i fautori della marcia dei 40 mila nel 1980. Instancabile telefonò e contattò uno ad uno i quadri intermedi. Con il suo sigaro toscano e la sua  determinazione è una garanzia della riuscita dell’iniziativa.Altra caratteristica della manifestazione: cresce dal basso con un popolo torinese sempre più esasperato. Noi ( diversamente da altri) non abbiamo la presunzione o velleità di parlare in nome del popolo. Anzi, siamo sempre refrattari nel considerare chi lo fa. Basta però sentire, chiedere ed ascoltare. La frana elettorale per i grillini si è mossa. Molti che li hanno votati si pentono della loro scelta. Ma il grave (per i pentastellati) è che lo dichiarano pubblicamente.  I consiglieri comunali grillini sono sbigottiti. Perché questo popolo ci contesta? In fondo che abbiamo fatto? Proprio cosi, non si rendono conto di cosa hanno fatto. È come i più  provetti “apprendisti stregoni” hanno liberato delle forze che non riescono a governare. E per loro governare è un optional del tutto trascurabile. Noi siamo curiosi di cosa accadrà dopo la manifestazione. Ma siamo anche curiosi su chi erediterà  il pacchetto di voti in libertà. Non è del resto una novità che i pentastellati, secondo i sondaggi, perdano più dell’8% di consensi al Nord. Bella botta. Sicuramente il Chiampa sabato sarà in prima linea. Un po’ meno il PD. I militanti sono scatenati, meno il partito, che non riesce ancora a carburare in continua ricerca di una data utile per nominare i suoi dirigenti. Arrabbiata è soprattutto la sinistra del Pd. Questo parallelo con la marcia dei 40mila non gli va giù. Sinistra pd presa in mezzo tra la Cgil che li molla e i renziani che li rimbrottano, visto che di pentastellati e sinistroidi non c’è da fidarsi. Ed anche la manifestazione  sì Tav è un’ occasione per dividersi. I leghisti si devono smarcare dai grillini ed il PD trovare un’ azione comune. Forza Italia decisamente ammaccata vuole ed ha ottenuto un tavolo per le regionali tra tutto il centro destra ed è preoccupata per la sorte del nostro sistema imprenditoriale. Dunque? O i Leghisti si “inventano” un candidato credibile che faccia  gli perdonare la loro vicinanza agli apprendisti stregoni, o intravedono la candidatura di Claudia Porchietto. Dalla sua, oltre che la competenza politica c’è l’essere imprenditore ed essere stata presidente Api. A questa sua locale credibilità si dovrà aggiungere una credibilità europea.  Finire la Tav in tempi stabiliti passerà anche da questo. Insomma, uno scontro politico tra Sergio Chiamparino e Claudia Porchietto.
Patrizio Tosetto

Caputo (PD): “La Regione fissa tempi certi per la concessione dei contributi”

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA SU CONTRIBUTI PER LA ROTTAMAZIONE DEI VEICOLI COMMERCIALI INQUINANTI

 “In Consiglio regionale, ho presentato un’interrogazione a risposta immediata finalizzata a sapere dall’Assessore Valmaggia quali siano i tempi per l’attuazione delle misure relative alla concessione dei contributi a fondo perduto e per l’operatività del fondo di garanzia finalizzati a sostenere le micro, piccole e medie imprese nella rottamazione dei veicoli commerciali inquinanti” ha spiegato la Consigliera regionale del Partito Democratico Valentina Caputo. “Il Consiglio regionale, infatti – ha proseguito la Consigliera Caputo – il 23 ottobre scorso ha approvato il disegno di legge che prevede l’utilizzo di 200 milioni resi disponibili dalla riduzione del capitale sociale di Finpiemonte, in favore dell’economia piemontese. Tra gli interventi che verranno finanziati, sono stati stanziati 5,4 milioni di euro per la modernizzazione del parco auto delle realtà produttive che si sono aggiunti ai 4 milioni di euro a fondo perduto già previsti per questo scopo. In una condizione di bilancio molto complessa queste risorse rappresentano un sostegno importante per le imprese che devono sostituire auto e veicoli inquinanti che sono o saranno bloccati dalle misure per la lotta allo smog”. “Rispondendo al mio quesito – ha concluso Valentina Caputo – l’Assessore ha affermato che il bando riguardante la concessione dei contributi per il rinnovo dei veicoli commerciali N1 e N2 sarà pubblicato entro la metà di dicembre 2018 e rimarrà attivo fino all’esaurimento delle risorse finanziarie e, comunque, non oltre 12 mesi e che, per quanto riguarda i 200 milioni derivati dalla riduzione del capitale sociale di Finpiemonte e destinati all’economia piemontese, le tipologie di investimento ammesse e le modalità di accesso ai fondi di garanzia verranno discusse in un incontro programmato per il 20 novembre prossimo tra le direzioni regionali coinvolte e le associazioni di categoria delle diverse filiere interessate, in un’ottica di confronto e condivisione. Infine, Valmaggia ha precisato che, per quanto riguarda i fondi di garanzia, si utilizzeranno le misure già attivate “Accesso al Fondo PMI” e “Tranched Cover””.

Rete Bianca: “Tav, sabato in piazza ma senza padrini politici”

“Rete Bianca Piemonte sabato prossimo sarà in piazza Castello per dire un si’ convinto alla TorinoLione. Senza tentennamenti e senza strumentalizzazioni. È positivo, del resto, che attorno ad un tema così importante ci sia una mobilitazione popolare e di base perché le infrastrutture rappresentano, da sempre, un passaggio decisivo per qualificare e rilanciare un territorio. Nel caso specifico, di Torino, del Piemonte e di tutto il Nord Italia. Purché l’importante manifestazione di sabato non veda il solito protagonismo personale di politici torinesi e piemontesi che avrebbero come unico esito quello di piegare una riunione di popolo ai calcoli elettorali in vista delle prossime consultazioni locali e nazionali. E, al contempo, risparmiarci anche le solite prediche degli strapagati membri dell’Osservatorio. Semmai, la manifestazione per la Tav rappresenta anche un momento di riflessione politica per tutti coloro, e nello specifico per alcune forze politiche e categorie professionali, che appoggiarono il progetto dei 5 stelle al ballottaggio per la scelta del Sindaco di Torino nel giugno del 2016. Una manifestazione che, comunque, può segnare anche per Torino e il Piemonte una ripartenza di una politica popolare e autenticamente democratica. Cioè che parte dal basso senza condizionamenti politici e partitici”.

Giorgio Merlo,  Mauro Carmagnola, Giampiero Leo

Rete Bianca Piemonte

LA SALA ROSSA ESPRIME SOLIDARIETA’ ALLA SINDACA

In relazione alla lettera di minacce ricevuta nei giorni scorsi dalla sindaca Chiara Appendino, il Consiglio comunale di Torino, attraverso le parole del presidente Fabio Versaci, ha espresso solidarietà alla prima cittadina.“Come sempre il Consiglio comunale esprime ferma condanna contro ogni forma di violenza, ha esordito Versaci, e invita tutti ad abbassare i toni e a rimanere nella normale dialettica politica”.

CACCIA, ON. BRAMBILLA: “ANCORA UN OMICIDIO VENATORIO, E’ ORA DI APPROVARE LA MIA PROPOSTA”

“Continua, tra l’indifferenza delle autorità preposte, lo stillicidio dei morti e dei feriti “da caccia”. In questi giorni  l’ennesimo “omicidio venatorio” è toccato ad un cacciatore, ucciso nella campagna romana dal proiettile partito dal fucile di un compagno di battuta. Il numero delle vittime – almeno sette in questa stagione, tra cui due ragazzi di vent’anni – richiede l’intervento del governo e del Parlamento, che dovrebbe esaminare le mie proposte per l’introduzione di restrizioni alla caccia e, appunto, del reato di omicidio venatorio. Basta con le stragi di animali e di persone”. Lo afferma l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, che intanto invita a fermare del tutto la stagione di caccia “in considerazione delle eccezionali condizioni di maltempo”: “Molti ecosistemi sono già in ginocchio, senza bisogno dei cacciatori”. Il bollettino della “guerra” nei boschi e nelle campagne è in effetti pesante, considerando che mancano ancora tre mesi alla chiusura ufficiale della stagione venatoria. Oltre ai sei morti, sono decine i feriti, compresi due bambini colpiti da pallini da caccia, nelle province di Forlì-Cesena e di Ancona. L’ultima piccola vittima, di 9 anni, è uscita dalla rianimazione pediatrica giovedì scorso. “Fermo restando l’obiettivo a medio-lungo termine di abolire del tutto la caccia – spiega l’on. Brambilla – ho presentato due proposte di legge di cui le cronache suggeriscono l’esame con urgenza. La prima riguarda l’omicidio venatorio. Chi spara nelle campagne e nei boschi e colpisce una persona dev’essere punito più severamente di chi commette un “normale” omicidio colposo, proprio perché il cacciatore tiene legittimamente in mano un’arma letale, cioè ha una responsabilità in più. E’ lo stesso principio seguìto per dare vita al reato di omicidio stradale e la pena base che vorrei applicare è la stessa: da due e sette anni di reclusione. Del resto, secondo un’inchiesta di “National geographic”, la percentuale dei morti “da caccia” è, fatte le debite proporzioni, simile a quella delle vittime per incidenti automobilistici, con la differenza che oggi spostarsi in automobile è quasi sempre una necessità mentre la caccia non è affatto necessaria”.   “La seconda proposta – prosegue l’ex ministro – riguarda il silenzio venatorio il sabato e la domenica, per tutelare chi nei boschi e nelle campagna va per godersi la natura e non per distruggerla, e alcune misure restrittive. Oggi le distanze di sicurezza da potenziali bersagli come case, strade, ferrovie, mezzi agricoli o animali domestici variano secondo i casi da 50 a 150 metri: vanno sistematicamente raddoppiate, con controlli rigorosi. Riguardo al porto d’armi: mentre le procedure per le richieste motivate da esigenze di difesa personale sono rigidissime, una licenza per uso sportivo si ottiene più facilmente. Vale cinque anni e il certificato medico di idoneità è necessario solo al momento del rinnovo. Troppo poco, soprattutto perché la maggior parte dei cacciatori ha un’età compresa tra 65 e 78 anni”. Nelle 11 stagioni di caccia tra il 2007 e il 2018, secondo l’Associazione vittime della caccia, ci sono stati 217 morti e 804 feriti, senza contare gli incidenti con armi da caccia fuori dall’ambito venatorio.

Tertium non datur (una terza cosa non esiste)

Nel dibattito e negli eventi, dopo tante parole i sostenitori del Sì sono passati all’azione ed  ai fatti, che si stanno susseguendo a Torino sul tema , oramai annoso, della TAV, se ne sentono di tutti i colori.  Da un lato paragoni e parallelismi facili e per questo banali e sbagliati come quello di paragonare la manifestazione , o le manifestazioni, prevista per il prossimo 10 novembre , alla ” marcia dei quarantamila “. Hanno la memoria corta o peggio ancora non conoscono i fatti e la storia. Non si intravede né un Vittorio Merloni o un Cesare Romiti oppure un Vittorio Ghidella, non c’è un altro Giovanni Agnelli o  un Luigi Arisio.  Con tutta la simpatia  per Mino Giachino o Massimo Giuntoli e per il “quartetto” di donne, Giovanna Giordano, Simonetta Carbone, Patrizia Ghiazza e Giovanna Giordano , non rappresentano , almeno per il momento, quello che rappresentò Luigi Arisio. Dietro non c’è la Fiat a sostenere, favorire ed organizzare la “marcia”. È vero c’è la “rete” , ci sono i Social ma non è la stessa cosa. Dall’altra parte , ancora più importante , non ci sono i lavoratori, i sindacati, a parte la CGIL torinese , e con tutta la considerazione possibile per quel “Barnum Partito” che è il M5S (movimento cinque stelle ) non è assolutamente paragonabile a quello che era  allora il P.C.I. ( Partito Comunista Italiano). Hanno avuto il merito , quello  sì, di lanciare l’iniziativa che ad oggi sta andando verso le centomila adesioni.  

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Di conseguenza e per fortuna non vale la  famosa  citazione : la storia si ripete prima in tragedia e poi in farsa. Non è però sostenibile ne accettabile chi prova a barattare la realizzazione dell’opera con il potenziamento del trasporto locale e la realizzazione della seconda linea della metropolitana torinese. Una cosa non può e non deve , a questo punto, escludere l’altra . Un trasporto pubblico locale efficiente e dignitoso per i pendolari , così come la realizzazione della seconda linea di metropolitana a Torino , non sono né in alternativa né in sostituzione del completamento del collegamento ferroviario ad alta velocità con la Francia. Ricordo che, anche in previsione della costruzione  dell’opera sono stati realizzati il S.IT.O. ( Interporto di Torino), il C.A.A.T ( centro agroalimentare ) in prossimità dello snodo ferroviario di Orbassano. Per realizzare queste opere , con ingenti risorse pubbliche, sono stati sacrificati terreni agricoli di pregio ( prima classe) , compromettendo l’area e creando le condizioni affinché si collocasse  poi il Termovalorizzatore di Torino per i rifiuti solidi urbani (RSU).  Tutti questi interventi  ed investimenti, oltre a migliorare  l’efficienza e la redditività economica di alcuni settori, erano e sono finalizzati a ridurre il trasporto merci su gomma. Una cosa è chiara, oramai la stragrande maggioranza dei torinesi oltre ad essere delusi da un Sindaco , Chiara Appendino, evidentemente inadeguato e per di più sostenuto da una maggioranza consiliare che definire eterogenea ed estemporanea  è poco, ha trovato un collante nella realizzazione della TAV. Collante  che va anche oltre la realizzazione della stessa opera ferroviaria ed è stato facilitato dalla incredibile vicenda della candidatura olimpica . Si è spostata quella importante parte di popolazione che non aveva ancora preso una posizione definita  o che non la evidenziava. Tutto questo in una grande e fragorosa assenza dei partiti che anzi , insieme ad i suoi esponenti, vengono invitati a restarne ufficialmente estranei. Sancendone così il loro fallimento , pericoloso per una democrazia,  e facendo venire meno il loro ruolo di rappresentanza ed organizzazione dei cittadini. Quanto prima bisognerà rimediare a questa situazione pericolosa e se si vuole evitare di correre rischi plebiscitari se non peggiori. Una cosa è comunque certa, in questa vicenda,  tra le due posizioni a favore , SI , e contro, NO , alla realizzazione della TAV  una terza  via non esiste praticamente più e comunque non ha più né spazio né cittadinanza . Non solo nel giornalismo il “terzismo” è finito. Tertium non datur!