Salizzoni e Boeti: “Si pensi ad un ambulatorio centralizzato dove i medici specialistici possano prendersi carico dei casi urgenti”
“In queste drammatiche settimane che stanno mettendo a dura prova il sistema sanitario regionale, crediamo non opportuno per i medici del Ssn di proseguire l’attività intramoenia.
Non solo questa comporta una sottrazione di risorse umane ai nostri ospedali (medici e infermieri) ma comporta il rischio di favorire la diffusione del contagio”: lo dichiarano Mauro SALIZZONI, vice Presidente del Consiglio regionale del Piemonte, e Nino BOETI, coordinatore del Forum Sanità del Pd piemontese. “L’attività libero professionale intramuraria in Piemonte era stata inizialmente sospesa, poi nuovamente consentita. Questa attività intramoenia, definita ‘allargata’, non si svolge, come ovvio, negli ospedali ma in case di cura private. Crediamo che chi è alle dipendenze della sanità pubblica (non quindi i liberi professionisti ‘puri’) ora debba sospendere l’attività privata: il nostro è un appello al senso di responsabilità di tutti, limitandosi a considerare solo quelle situazioni realmente urgenti e non procrastinabili. Chiediamo all’assessore regionale Luigi Icardi di intervenire su questo tema. Non solo: bisogna pensare anche a quei pazienti, affetti da gravi patologie, che non possono rivolgersi all’intramoenia ma che necessitano di essere visitati e curati. Chiediamo all’Unità regionale di Crisi di valutare se individuare una struttura pubblica che possa funzionare da ambulatorio centralizzato per i medici specialistici ospedalieri, dove indirizzare i casi medici e chirurgici non-Covid19 indifferibili ed urgenti”.
L’esiguità delle risorse messe in campo (fino a oggi parliamo di 25 miliardi, ad aprile forse altrettanti) ha trasmesso al mondo e in Europa un’immagine distorta dell’emergenza italiana. La Germania si prepara a rovesciare 800 miliardi nelle casse delle imprese e nelle tasche dei lavoratori, Trump promette di fare meglio liberando risorse per 2000 miliardi dollari.
C’è una parte della nostra società per la quale uscire per una breve passeggiata non è un capriccio al quale rinunciare in queste settimane di emergenza: è invece una reale, precisa e quasi vitale necessità, a maggior ragione in condizioni di stress. Diversi sono i messaggi di testimonianza che mi stanno pervenendo sia da Associazioni sia da singoli cittadini: per alcune famiglie la fatica che tutti stiamo vivendo è ancora più difficile e pesante; i familiari di persone con autismo o con disabilità, che si sono trovati da un giorno all’altro senza assistenza domiciliare e con la sospensione di tutte le attività, sanno bene a che cosa mi riferisco. Le mutate condizioni e la forzata permanenza a casa possono risultare, per alcune persone, condizioni intollerabili. Le conseguenze coinvolgono loro e i loro cari.