POLITICA- Pagina 560

Per un Piemonte libero dalle mafie

Riceviamo e pubblichiamo

Vogliamo un Piemonte libero dalle mafie! Non c’è tempo da perdere, come confermato ancora dalla cronaca degli ultimi mesi. Per questo è importante che il Consiglio Regionale abbia trovato piena condivisione su un tema tanto importante”. Questo il commento dei consiglieri Rossi, Sarno e Ravetti, a seguito del voto unanime dell’aula che impegna la Giunta ad istituire in tempi stretti una Commissione per la legalità.

“La lotta alle mafie non può e non deve essere delegata a Magistratura e Forze dell’ordine, tocca a ciascuno di noi fare la propria parte e, a maggior ragione, alla politica spetta porre le condizioni per rendere i territori inospitali alle mafie. Per questo raggiunto l’accordo unanime sulla necessità della Commissione dobbiamo renderla il più possibile incisiva stipulando protocolli con Prefetture e Forze dell’ordine e dotandola, qualora fosse necessario, di consulenti esterni per comprendere al meglio i fenomeni sul nostro territorio” aggiunge Domenico Rossi ricordando che  “le operazioni giudiziarie ci dicono come le mafie abbiano saputo instaurare solidi legami con la politica, condizionare il funzionamento delle istituzioni, interferire nelle attività economiche che si svolgono su un determinato territorio”. Crimine, Minotauro, Albachiara, Maglio, San Michele, Colpo di Coda, Big Bang, Alchemia, Alto Piemonte, Barbarossa, Carminus e Krimisa sono le operazioni che dal 2010 hanno interessato il Piemonte rendendo evidente che il territorio non solo non è estraneo all’interessamento della criminalità organizzata, ma in esso possiamo riscontrare un forte radicamento. 

“La commissione legalità deve avere l’obiettivo di mandare un chiaro segnale alle mafie: in Piemonte abbiamo gli anticorpi per impedire l’infiltrazione istituzionale. Per fare questo sono convinto che la Commissione debba intraprendere azioni concrete come, ad esempio, la formazione permanente del personale politico e amministrativo della Regione Piemonte per abituarci ad avere gli occhi ben aperti” evidenzia Diego Sarno.

“Una commissione – conclude il capogruppo Domenico Ravetti – ritenuta da tutte le forze politiche uno strumento estremamente utile nella promozione della legalità e in tal senso, anche per la valenza di verifica e controllo di tale organo, è significativo che la presidenza venga affidata alla minoranza. Voglio evidenziare come lotta alle mafie e corruzione da sempre siano battaglie del Partito Democratico e che anche in posizione di opposizione si impegna a stimolare Giunta e maggioranza su questi temi”.

Il ricorso di Mercedes Bresso dopo le Europee

Riceviamo e pubblichiamo

Il 25 luglio l’avvocato Gianluigi Pellegrino, affiancato dall’avvocato Sabrina Molinar Min, ha presentato a mio nome ricorso al TAR del Lazio contro la proclamazione degli eletti del Partito Democratico alle elezioni europee.

Secondo il calcolo dei resti come era sempre stato fatto, in conformità alla legge elettorale del 79, su base nazionale, infatti il primo dei due resti spettante al PD è del nord ovest e il secondo del centro: quindi a risultare eletti dovremmo essere io e Nicola Danti, primi dei non eletti nei due collegi.

Invece, in base a una sentenza del Consiglio di Stato del 2011 (nota come sentenza Gargani),   in aperto contrasto con una sentenza della Corte Costituzionale sulla questione, i due posti sono stati attribuiti al collegio del Sud e a quello delle isole, che pure avevano avuto resti nettamente inferiori. La fantasiosa motivazione che ha portato a questa decisione è che, poiché al Sud gli elettori votano di meno per questo non devono essere persi dei posti assegnati a quei collegi nella attribuzione dei seggi.

Mentre la Corte Costituzionale ha ritenuto che, in base anche alla legge elettorale europea da cui quelle nazionali derivano, il criterio della proporzionalità debba essere prevalente, anche perché non è prevista nessuna tutela territoriale sub-nazionale. E in ogni caso – riteneva la Corte – solo una modifica della legge potrebbe disporre diversamente. Ciò malgrado non solo il Consiglio di Stato aveva statuito diversamente ma questa interpretazione è stata utilizzata nelle attuali elezioni europee.

Dalla maggioranza dei giuristi tale interpretazione è considerata “creativa“ e non conforme alla forma e allo spirito sia della legge nazionale, sia di quella europea, soprattutto appare incredibile che un tribunale amministrativo si arroghi il diritto di modificare di fatto una legge, quando la Corte Costituzionale ha chiaramente statuito diversamente. Il ricorso sarà discusso il 15 ottobre.

 

Mercedes Bresso

Suk – Libero scambio, approvato odg Fratelli d’Italia

 MARRONE-ALESSI (FDI): “ORA GIUNTA REGIONALE PUÒ ESIGERE DA PREFETTO DI IMPEDIRE CON LA FORZA QUESTO DEGRADO”
Riceviamo e pubblichiamo
“Vittoria! È stato approvato il nostro ordine del giorno che vieta finalmente tutti suk del degrado esigendo per tutti il rispetto della legge e delle regole senza eccezioni, con il compatto sostegno di tutta la maggioranza di centrodestra” affermano Maurizio Marrone, Capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio Regionale del Piemonte, e Patrizia Alessi, Capogruppo FDI in Circoscrizione 7, che spiegano “Il Capo V bis della legge regionale sul commercio inserito per regolare le vendite occasionali su area pubblica proibiva lo schifo dei suk, ma con la DGR 11 maggio 2018, n. 12-6830 la Giunta Chiamparino aveva deciso di escludere ‘l’attività di vendita svolta nell’ambito dei progetti comunali finalizzati al contrasto alla povertà e all’esclusione sociale’ dall’applicazione della legge. Una norma salva-suk insomma, che però grazie al nostro odg la Giunta può e deve cancellare subito con una semplice nuova delibera.
La seconda impegnativa dell’odg da’ mandato agli assessori regionali di portare la posizione del Consiglio Regionale contro tutti i suk al Tavolo provinciale della sicurezza in Prefettura: un passaggio importante siccome il posizionamento di telecamere in via Carcano va nella direzione di stabilizzare quel bazar del degrado, dove si è consumato addirittura l’omicidio per futili motivi di un cittadino da parte di un venditore extracomunitario abusivo.
Vietando tutti i suk cadono gli alibi per differire di continuo il trasloco del suk completamente abusivo del bazar di Canale Molassi e San Pietro in Vincoli: mettendo fine a questo degrado manteniamo un impegno elettorale assunto con i tanti cittadini piemontesi che hanno votato la nuova maggioranza”.

L’acqua stagnante della politica

L’ incredibile a volte avviene. Qualcosa di più
che fa diventare il teatro della politica il teatro dell’
assurdo. Ricapitolando. Il presidente Conte manda
una lettera all’ Europa : nulla osta per il lavori Tav .
Toninelli non firma, ma coerentemente non si dimette
(sic). Matteo Salvini è gongolante: “vedete, l’ ho
fatto ragionare”. Di Maio Vice presidente, sodale
con Conte e Salvini sponsorizza una mozione No Tav in
Parlamento.

Il un comizio di Giggino Matteo diventa quel
tale là. Ora la Lega potrebbe astenersi sulla mozione
pentastellata. Con il risultato finale che la mozione
potrebbe passare . Dunque lo Stato
con la mano destra fa una cosa e con la sinistra
un’ altra. Evidentemente non hanno paura del
ridicolo, con la credibilità del nostro Paese a picco.
Ma non è finita. Apparentemente grande vittoria
della sinistra pentastellata che sbandiera il voto
come una loro vittoria.

Apparentemente? Sì,  per due motivi.
Primo: è assolutamente ininfluente. Parole al vento.
Secondo, prezzo politico pagato il voto favorevole al
decreto sicurezza bis. Tradotto: si può sparare a chi
tenta di far sbarcare i clandestini. Bella botta per i No
Tav. Arriviamo alla ciccia. Gabrielli capo della Polizia è
disperato. L’ organico dovrebbe essere di 119mila unità . Ora
sono 99mila. Da un anno Rambo è ministro dell’ Interno
e non ha assunto un poliziotto. Tanti selfie e Twitter
a go- go. Non parliamo di comizi dove il nostro è
bravissimo. Tante chiacchiere, fatti zero.  Anche qui in
Piemonte nei vari consigli comunali
il caos regna sovrano.

L Appendino è salva per un voto. E la Ferrero
( pasionaria no Tav ) è a casa sua in Val di Susa con
Perino e sostiene di aver incontrato casualmente
Chiaretta . Al massimo 2 o tre volte. Allasia, presidente di Palazzo Lascaris, non
conosce le procedure, non ha polso e si becca
dal Chiampa la reprimenda: il consiglio regionale
non è il Bar Sport.

Corrono Tronzano, Rosso, e lo stesso Cirio per
mediare preoccupati per il dopo.
Dettaglio: tutti e tre arrivano dalla prima Repubblica.
Sarà un caso? Personalmente non credo proprio. Toti
se ne va da Forza Italia. E anche Renzi ha preparato da tanto
tempo le valigie, pronte per uscire dal PD. Insomma
acqua stagnante. Con tante ma tante urla alla Luna. Ma
nessun atto per bonificare la palude.

 

Patrizio Tosetto

 

“Non togliete soldi ai centri giovani”

“Che fine hanno fatto i 400mila euro stanziati dalla giunta precedente e tutto il percorso verso il Protocollo con la Città per migliorare i Centri giovani di Torino? Ho interrogato l’Assessore Ricca per capire le sue intenzioni e mi sono sentito rispondere che quello stanziamento passerà al vaglio della giunta attuale e poi forse sapremo che fine faranno” dichiara il Consigliere regionale Daniele Valle.

“Abbiamo speso mesi per stringere un accordo fra Regione e Comune di Torino per migliorare gli spazi di aggregazione e socializzazione per i giovani visto che in città scarseggiano sempre di più. Secondo me sarebbe un grande errore ora togliere i 400mila euro destinati ai Centri giovani di Torino e cancellare tutto il progetto” prosegue Valle “per i giovani ci sono ancora pochi servizi e pochi spazi, questa situazione rischia di distruggere totalmente il progetto di Torino città universitaria e dei giovani al quale tanto abbiamo lavorato in questi anni. Invito la giunta e l’Assessore a pensarci molto bene prima di toccare proprio questo stanziamento, perché non possiamo sempre trattare i bisogni dei ragazzi e delle ragazze come l’ultimo dei problemi”.

Artesio: “La mensa è parte integrante dell’offerta formativa”

Riceviamo e pubblichiamo

È arrivata la sentenza attesa e, differentemente dai pronostici diffusi da qualcuno, il Ministero alla Pubblica Istruzione e il Comune di Torino hanno visto riconosciuto ciò che come persone di scuola e amministratori sappiamo e diciamo da sempre. La mensa è parte integrante dell’offerta formativa, non un intervallo a consumo individuale. Il cibo, il modo, il tempo in cui la refezione scolastica si realizzano sono aspetti di condivisione, di educazione, di eguali opportunità, lo afferma la consigliera di Torino in Comune Eleonora Artesio.

Eppure per due e più anni a Torino, ma non solo, si è preteso di comportarsi a piacimento e si è preteso che la scuola organizzasse spazi e vigilanza egualmente per gli allievi iscritti a mensa e per gli allievi del pasto domestico. In nome dell’obbligo di non discriminazione. Dovremmo impiegare molto impegno per prevenire discriminazioni e disuguaglianze, in una epoca quale l’attuale segnata da differenze di provenienza, di stato sociale, di opportunità.

La scuola dovrebbe essere la prima garanzia di equità , ma pubblicamente (fortunatamente nel quotidiano lavoro dei professionisti della formazione non è così) si è discusso della libertà/diritto (!!!) di differenziarsi quotidianamente, non per ragioni di salute o di orientamento religioso o alimentare (ampiamente accolte nella refezione scolastica), ma per principio. Non sfugge che molte diserzioni dalla refezione siano state indotte dall’alto costo della mensa. Per questo come gruppo consiliare abbiamo combattuto e depositato delibere per ridurre i costi, attraverso la abolizione o la riduzione della quota fissa di iscrizione.

Coi manifesti affissi in Città la maggioranza 5 Stelle si è iscritta il merito, con scarsa riconoscenza per il contributo -anche di studio-ricevuto dal Consiglio. Importa che la correzione sulle tariffe sia avvenuta. Per me, per noi l’aspetto insopportabile del “panino libero” era esattamente la manifestazione quotidiana delle disuguaglianze, tra i pasti domestici di necessità e i pasti completi degli altri, dei sostenitori della libera mensa, degli iscritti alla refezione comunale.

Adesso che in punta di diritto si è acclarato che lo Stato deve garantire il diritto allo studio, nel senso ampio delle opportunità complementari degli Enti locali, egualmente accessibile alle bambine e ai bambini, cosa succederà a settembre nelle scuole torinesi? I dirigenti scolastici della scuola della autonomia si sono destreggiati in questi due anni (tra obblighi di sentenze, disposizioni dell’ Asl, oneri finanziari) a individuare spazi, garantire la vigilanza, prevedere le pulizie, prevenire denunce per presunte disparità di trattamento avanzate da agguerriti legali. Sarebbe desiderabile aprire l’anno scolastico con la riapertura dell’interesse verso la scuola per tutte/i, a misura di ciascuna/o perché le specificità e i talenti -quanto le difficoltà- devono essere accolte e accompagnate nella età della crescita.

La scuola di tutte/i non è il treno del giorno, in cui ciascuno/a-secondo il proprio portafoglio o le proprie rivendicazioni -sceglie se scendere o salire e in quale vagone. La scuola di tutte/i è una responsabilità di tutte/i: dei decisori politici e degli amministratori, delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola, delle famiglie, della ricerca scientifica…

La battaglia combattuta nelle aule del Tribunale e consumata nei refettori ha fatto male, ha distratto e ha diviso. Se si accantonano protervia e pretesa, che purtroppo tanto hanno caratterizzato la discussione sul pasto domestico, si potrà dire a settembre “Buon anno scolastico”, conclude Artesio.

Il Senato vota le mozioni Tav il 6 e 7 agosto

A Palazzo Madama, quello di Roma, le mozioni sulla Torino-Lione verranno discusse e votate in Aula tra martedì e mercoledì prossimo, 6 e 7 agosto, subito dopo il decreto delega del governo sullo sport.

“Occorre una pronuncia del Parlamento volta ad escludere la prosecuzione delle attività connesse alla realizzazione dell’opera”, si legge nella mozione presentata dal gruppo Cinque Stelle sulla Tav. Si  chiede l’avvio in sede parlamentare di un percorso immediato per “promuovere, per quanto di competenza, l’adozione di atti che determinino la cessazione delle attività relative al progetto” e “una diversa allocazione delle risorse stanziate per il finanziamento della linea”.

Suk, Valle (Pd): “La destra è scivolata sul barattolo”

“È bastato un ‘barattolo’ per far scivolare la maggioranza di centrodestra. In Consiglio regionale la discussione sull’ordine del giorno ‘Stop Suk’ presentato da Marrone si è trasformata in una farsa.

Capiamo il desiderio di FdI di superare la Lega in quanto ad esibizioni muscolari di sovranismo, ma sul tema del cosiddetto Suk non serviva un pretestuoso ordine del giorno, bastava una delibera di Giunta. E così in un clima surreale ed irrispettoso della regole che governano l’assemblea, abbiamo visto l’assessore Rosso sconfessare il suo sodale di partito Marrone ed il Presidente Allasia finire preda di uno stato confusionale. Ci auguriamo che la maggioranza si chiarisca le idee e che le prossime sedute di Consiglio si svolgano nel rispetto delle regole”: lo dichiara il consigliere regionale Daniele Valle (Pd), al termine della seduta a Palazzo Lascaris.

Striscione “Verità per Bibbiano”, parla Grimaldi (LUV)

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“Nessuno aveva regolamentato l’uso della facciata perché nessuno ha mai utilizzato il palazzo della Regione come la bacheca Facebook di Salvini”

Ieri l’aula del Consiglio è stata impegnata nella discussione sul “caso Bibbiano” e sulla rimozione dello striscione “Verità per Bibbiano”, affisso dalla Giunta per propria decisione univoca fuori dal palazzo della Regione.

“Non facciamo la destra più stolta di quello che è: sanno bene che per noi il problema è il metodo, neanche dei ragazzini arrivati al potere per caso farebbero marachelle come quella di Ricca. Nessuno aveva regolamentato l’uso della facciata perché nessuno ha mai utilizzato il palazzo della Regione come la bacheca Facebook di Salvini”– dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi Marco Grimaldi –. “Se si possono poi fare due appunti sul merito, la magistratura sta svolgendo le indagini e ha fatto bene a chiudere i canali di comunicazione finché non si concluderà il suo lavoro. Quindi, la ‘verità su Bibbiano’ è al centro di scrupolose indagini. Ci sono forse dubbi che sia così? Si è voluto accostare quello striscione dai caratteri ‘ultras’ allo striscione giallo per Giulio Regeni. Ma questo fu affisso dopo un voto unanime dell’aula e la ‘verità per Giulio Regeni’ è oscura ancora oggi, poiché uno Stato ha cercato di insabbiare i fatti, ecco perché la chiedevamo a gran voce”.

Cattolici popolari tra identità e alleanze

Il dibattito tra i cattolici popolari e democratici tra la conservazione dell’identità e la ricerca delle
alleanze non nasce oggi.

Anzi. Accompagna, da sempre, il cammino tortuoso ma esaltante, di
un’area culturale che, malgrado l’afonia e l’irrilevanza pubblica degli ultimi anni, ha comunque
contribuito in modo decisivo e qualificante alla conservazione della qualità della nostra
democrazia, al consolidamento delle istituzioni democratiche e alla salvaguardia del nostro
impianto costituzionale. In un paese, e’ sempre bene ricordarlo, che continua ad essere
caratterizzato da “una passione intensa e da strutture fragili, secondo l’ormai celebre definizione di
Aldo Moro.

Ora, e’ del tutto evidente che di fronte ad una crisi della politica sempre più marcata e strutturale,
le stesse culture politiche possono e debbono far risaltare la propria voce, il proprio pensiero e,
soprattutto, la propria originalità. Sotto questo versante, la vera sfida politica, culturale e forse
anche organizzativa nella stagione contemporanea, è proprio quella di saper valorizzare la propria
identità da un lato inserendola, però, in una cornice di alleanze che preveda la presenza di altri
filoni ideali e che siano in grado, insieme, di dar vita ad un progetto politico democratico, riformista,
di governo e in grado di saper intercettare e di farsi carico delle istanze e dei bisogni dei ceti
popolari. A partire, appunto, dai ceti popolari.

Una sfida, quindi, a cui si deve rispondere non con la
riproposizione di una sterile ed inconcludente testimonianza ma, al contrario, con una strategia che
sappia declinare laicamente il nostro patrimonio culturale con l’apporto decisivo di altre esperienze.
E questo per una ragione molto, molto semplice. Dopo al fine della Dc e del Ppi e l’impossibilita’ di
riproporre quelle straordinarie esperienze politico ed organizzative, dopo il fallimento politico ed
elettorale delle cosiddette esperienze “identitarie” frutto e prodotto di un impianto clerical/
confessionale e di inguaribili primogeniture narcisistiche ed autoreferenziali, dopo l’inadeguatezza
dell’avventura populista e demagogica degli attuali attori politici – anche se ancora accompagnati
da vasti consensi popolari e sociali – e’ sempre più indispensabile rilanciare una strategia politica
che veda nel cattolicesimo popolare e sociale un protagonista e non solo una stampella.

Purché
accetti, sino in fondo, un postulato della vera cultura democratico cristiana: ovvero, saper misurarsi
con una autentica “cultura delle alleanze”. Senza cedimenti clericali e confessionali, senza
tentazioni autoreferenziali e soggettive e, soprattutto, senza regressioni puramente testimoniali.
Anche se nobili e del tutto legittime.

Ecco, la vera sfida oggi e’ tutta racchiusa in questa scommessa. La capacita’ di saper “trafficare i
propri talenti” deve saper coniugarsi con l’altrettanto capacità di ritornare protagonisti in una
stagione politica che richiede presenza pubblica, organizzazione, elaborazione culturale e un
progetto di società. Il ritorno della destra, l’auspicato – per il momento un pio desiderio – ritorno
della sinistra e la persistenza di una presenza antisistema e populista come quella dei 5 stelle non
può non prevedere una presenza qualificata e visibile di una tradizione culturale che, con altre, può
far uscire il nostro paese da una situazione di degrado politico e di pressappochismo culturale
ineguagliabili.

Viene da dire, citando uno slogan di cui si è molto abusato negli anni passati, “se non ora
quando?”.

Giorgio Merlo