“Grazie ai ‘No’ dei 5S alle opere il Paese ha perso già abbastanza tempo. La smettano di trovare ancora scuse sul Tav, che invece va realizzato nel rispetto del contratto di Governo e degli accordi internazionali. Ora avanti tutta senza ‘se’, senza ‘ma’ e senza ulteriori ritardi per consentire agli italiani di viaggiare di più e meglio, spendendo e inquinando meno”. Così il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari.
Riceviamo e pubblichiamo
“Nel frattempo, il disastro resta totale in Canale Molassi”
La Giunta presenta un nuovo Regolamento in Commissione, ma la situazione è fuori controllo. Altro che delibera “irrevocabile”, ogni settimana in Canale Molassi il suk si espande. La politica ha rinunciato anche solo a provare a gestire il fenomeno. Il totale fallimento nella gestione del Barattolo corrisponde al generale fallimento nella guida della Città. In questo contesto sorgono delle domande: quanto ha speso la collettività per mettere via Carcano nelle condizioni strutturali di ospitare questo fallimentare progetto? A quanto ammonta per la Città il mancato introito? Ho fatto un accesso agli atti per avere dati e risposte. E ancora: questo investimento corrisponde alla volontà dei Cinque Stelle di spostare definitivamente in Vanchiglietta questo fallimentare progetto? Che cosa ne pensano i residenti? Ribadisco ancora una volta il mio totale NO a questa ipotesi.
Ogni benedetto weekend un numero più grande di abusivi si accalca in San Pietro in Vincoli. Ogni benedetto sabato via Carcano resta deserta, in barba a una delibera che è “irrevocabile” solo nelle fantasticherie della Sindaca, mentre i fatti dimostrano, da sei mesi a questa parte, il contrario.Qualcuno pensava davvero che lo spostamento sarebbe davvero avvenuto “entro giugno”? Dopo l’ennesima promessa sgretolatasi alla prova dei fatti, anche i più fiduciosi si saranno dovuti ricredere.
Ho presentato un accesso agli atti per sapere a quanto esattamente ammonti l’importo per i lavori di posa e sistemazione dell’impianto fognario in via Carcano e con quali fondi sia finanziato il lavoro, nonché quali altri lavori siano previsti per l’area, affinché sia strutturalmente in grado di ospitare questo fallimentare progetto: anche su questo fronte, attendo risposta. Così come attendo risposta in merito alla quantificazione dei mancati incassi per il mercato di libero scambio del sabato.
Mi chiedo, inoltre, se questi investimenti corrispondano alla volontà dei Cinque Stelle di fare di via Carcano la sede definitiva del mercatino dell’illegalità. Che cosa ne pensano i residenti di Vanchiglietta? Mi oppongo totalmente a questa folle ipotesi.Suk è degrado, illegalità, totale mancanza di sicurezza. Bambini che si gettano nei cassonetti dei rifiuti. Mezzi di soccorso che, in caso di emergenza, fanno fatica a transitare nel dedalo di lenzuoli e stand.La Giunta è totalmente impotente di fronte a un problema che non è stata in grado di gestire dal punto di vista politico e che ora, inevitabilmente, diventa materia del Tavolo di Sicurezza.
Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.
La febbre del Capitano e la diaspora pentastellata
Valle (Pd): “Cirio non tagli la cultura”
Allasia: “Codice rosso a difesa delle donne”
“Ritengo che lo Stato abbia fatto un importante passo avanti a difesa delle donne che hanno subito violenza domestica e di genere”. Così Stefano Allasia, presidente del Consiglio regionale, ha commentato l’approvazione al Senato del Ddl “Codice rosso”.
“È importante che l’iter giudiziario sia più breve a tutela delle vittime e l’inasprimento delle pene per i reati di violenza sessuale e stalking è un segnale politico e culturale ormai necessario. Allo stesso tempo l’introduzione di nuovi reati, quali il revenge porn e lo sfregio del volto, rappresentano un’azione legislativa concreta a tutela delle donne. Il provvedimento risponde a un problema reale, di grande attualità, che va però contrastato anche prevenendo gli atteggiamenti violenti e discriminatori. Consapevole di questa “emergenza” culturale ed educativa il Consiglio regionale si è già da tempo fatto promotore di alcune campagne sociali e iniziative sul tema, attraverso gli hashtag #nemmenoconunfiore, #uomoimparaperdere e #nonsologgi. In questa nuova legislatura l’istituzione continuerà a dare il proprio contributo in tale direzione allo scopo di sensibilizzare tutti, ma soprattutto i giovani, affinché imparino che la violenza è sempre la scelta sbagliata e capiscano l’importanza di un linguaggio e soprattutto di modalità di relazione con l’altro incentrate sul rispetto e non sul sopruso”.
“Scuolabus? I Comuni lo offrano gratuitamente”
UNCEM: “ASSURDO VENGA IMPEDITO DI INTEGRARE LE TARIFFE”
“È assurdo e lontano dalla realtà affermare che lo scuolabus debba essere interamente pagato dagli utenti, dalle famiglie, e non possa essere attivato grazie a un’integrazione della tariffa da parte del Comune. Che potrebbe anche decidere di regalarlo. Vale in particolare per i Comuni piccoli e montani. Se non ho la scuola elementare o la media, devo poter organizzare come voglio lo scuolabus nel mio Comune verso i paesi vicini.
Una decisione anche di spesa che Sindaco e Amministrazione comunale devono poter fare, con la forza della loro autonomia, investendo risorse del bilancio, per permettere a chi vive sul territorio di non scappare inseguendo servizi che peraltro lo Stato ha chiuso e limitato imponendo parametri mutuati dalla città. E invece no. Ancora la Corte dei Conti, non capendo le realtà territoriali del Paese, dice che lo scuolabus deve essere pagato dagli utenti, senza possibilità di integrazione comunale. Assurdo”.
Così Marco Bussone, Presidente Uncem, sulla delibera 46/2019, dove la Corte dei Conti, Sezione di controllo del Piemonte, ha escluso qualsiasi discrezionalità per l’azione amministrativa dell’ente che intenda agevolare la frequenza all’attività didattica da parte dell’utenza scolastica. L’invarianza finanziaria per lo scuolabus è prevista dall’articolo 5, comma 2, del Dlgs 63/2017 dove si afferma che: “Il servizio di scuolabus è assicurato su istanza di parte e dietro il pagamento di una quota di partecipazione diretta, senza nuovi o maggiori oneri per gli enti territoriali interessati”.
La consigliera Pollicino esce da M5S
Dc e Pd, correnti di ieri e di oggi
In un partito autenticamente e sinceramente democratico le correnti esistono. Da sempre. Che poi
siano correnti di pensiero, correnti di potere o bande organizzate per la conquista del potere come
capita oggi poco importa. Sempre di correnti si tratta
L’esatto contrario dei partiti cosiddetti
“personali” o del “capo”. Detto questo, che non è affatto un elemento secondario ai fini della qualità
della democrazia nel nostro paese e della stessa concezione democratica dei partiti, e’ indubbio
che la situazione della prima repubblica non è lontanamente paragonabile alla fase politica
contemporanea. Al netto delle profonde diversita’ politiche, culturali, sociali e di sistema tra i due
periodi storici.
Ma, per fermarsi al capitolo delle correnti e del loro ruolo all’interno dei partiti, non si può non
registrare che anche la democrazia interna ha un senso solo se la politica è protagonista e non un
semplice accessorio. Perché delle due l’una. E cioè, o le correnti sprigionano un forte e qualificato
dibattito politico e allora non solo vanno mantenute ed incentivate ma addirittura regolamentate e
garantite, oppure sono puri strumenti di potere nelle mani di qualche ras che hanno come unico
obiettivo quello di interdire e di condizionare la linea del segretario nazionale da un lato, e di
perseguire un uso spregiudicato del potere nella scelta delle candidature e nella spartizione del
sottogoverno dall’altro. Locale e nazionale. Ed è proprio qui che emerge la profonda diversità tra
un partito della prima repubblica e quelli dell’attuale stagione politica – la Dc e il Pd, nello specifico
– che coltivano al proprio interno una infinita’ di articolazioni di sfumature. Con una differenza di
fondo, però. Nella Democrazia Cristiana esisteva certamente la degenerazione correntizia ma, per
citare Donat-Cattin, le “correnti di pensiero” rappresentavano una specificità e una qualità non
indifferente che contribuivano a guidare un grande partito popolare, di massa, interclassista e di
governo. Una presenza che ancora oggi viene ricordata, e citata, per la sua elaborazione politica e
culturale e per la sua organizzazione profondamente democratica. Accanto, ovviamente, a gruppi
vari di potere legati a mere cordate clientelari e di tessere. Nel Pd, oggi, facendo un doppio salto
temporale, la molteplicità e la continua proliferazione delle correnti assomiglia più ad una gamma
di gruppi organizzati alla ricerca del potere che non a movimenti e correnti dediti al progetto politico
e alla costruzione di un dibattito tra i diversi filoni ideali presenti in quel partito. E’ appena il caso di
ricordare che le svariate dispute locali all’interno dl Pd – in qualsiasi parte d’Italia da Torino Palermo
– assomiglia più ad uno scontro tra persone, ognuna con la propria banda o corrente organizzata
che non ad un confronto politico e culturale tra i vari filoni ideali. Al punto che la notizia che da
sempre domina incontrastata in qualsiasi città o paese quando si parla del Pd e’ la conta delle
correnti interne in quella o in quell’altro luogo. Altroché la barzelletta dello scioglimento delle
correnti o dei gruppi organizzati all’interno del Partito democratico. Quelle, con le primarie, restano
i due capisaldi essenziali della natura del Pd. Almeno sino ad oggi. Certo, la fase decadente della
Democrazia Cristiana con la molteplicità delle correnti prive ormai di qualsiasi respiro politico
ricorda molto l’attuale organizzazione del Pd dove la politica e’ drasticamente secondaria rispetto
allo scontro tra le varie cordate interne per la distribuzione del potere. Ma, per non fare di tutta
l’erba un fascio, non posso dimenticare che proprio la Dc e’ stata per molti anni un modello
esemplare di come in un grande partito possa esistere un forte e qualificato dibattito senza per
questo lacerare il tessuto e l’unità profonda dello stesso partito. E anche oggi nel Pd, per citare un
altro grande partito democratico e popolare dopo la stagione renziana del “partito personale “,
l’ormai famoso “Pdr”, e’ possibile recuperare un fecondo dibattito politico, purché sia un confronto
dettato dalla politica e non da uno scontro del tutto artificiale e virtuale tra singoli detentori di
tessere, di potere clientelare interno che prescinde, come ovvio, da qualsiasi valutazione politica,
culturale o sociale.
Comunque sia, ieri la Dc e oggi il Pd, partiti diversi ma comunque attraversati da una qualificata e
robusta democrazia interna. Con molti limiti e molte imperfezioni. Ma sempre meglio di quei partiti
o movimenti politici, soprattutto contemporanei, che si caratterizzano solo e soltanto per la
strategia del capo, con tanti saluti alla democrazia, alla partecipazione interna e al rispetto delle
minoranze. Perché alla fine, meglio un partito un po’ balcanizzato e confuso che un partito guidato
da una sola persona. Perché la conservazione della democrazia, sino a prova contraria, resta la
strada maestra rispetto alle intuizioni di una modernità che ha come effetto, tra gli altri, quello di
incrementare la deriva autoritaria e illiberale delle stesse istituzioni.
Giorgio Merlo