POLITICA- Pagina 556

La politica industriale dell’auto una questione nazionale 

La politica piemontese riporti la questione economica al primo posto. 
Se non ci muoviamo ne subirà effetti pesanti anche l’indotto che invece negli ultimi anni grazie a iniziative meritorie della imprenditoria locale aveva retto
 
Lettera aperta  di Mino GIACHINO ai segretari regionali dei partiti 
 
Carissimi,
Con la pubblicazione dello studio della FIOM sul fortissimo calo della produzione di Auto a Torino la politica non può più stare ferma. Da anni parlo invano del declino economico di Torino e del Piemonte. Ora la situazione è diventata  pesantissima. Dallo studio della FIOM e’ chiaro che  la situazione era visibile già dieci anni fa quando qualcuno diceva che a Torino la trasformazione era un caso di successo. Augurandomi che vi siano ancora margini di recupero Vi scrivo pregandovi di mettere subito al centro della politica piemontese e nazionale  la situazione economica in generale e la situazione dell’auto in particolare.
Torino e il Piemonte hanno dato ma hanno ricevuto anche molto dal settore Auto. Posti di lavoro, crescita del benessere, ricerca scientifica , sviluppo urbano . Torino e il Piemonte con gli stabilimenti automobilistici, con i Centri di ricerche Fiat e Gm, con il Salone dell’Auto hanno rappresentato per decenni nel mondo Torino e la sua gente operosa.
Negli anni 50,60,70,80 la politica era attentissima alle scelte della Fiat da quelle felici a quelle meno felici.
Negli ultimi anni invece la attenzione delle Amministrazioni alla economia produttiva e alla Fiat si è molto attenuata e Torino  ha perso.
Dal 2001 al 2018 mentre il PIL nazionale cresceva di 1,8 punti, il Piemonte perdeva 1,6.
Nel calo economico della nostra Regione ,di Torino d del Paese il calo della produzione delle auto negli stabilimenti torinesi ha sicuramente influito .
Meno male che l’indotto si è trasformato e ha tenuto.
Molti però negarono il declino di Torino come dice oggi anche  il segretario della FIOM.
I dati dello studio della FIOM sono pesantissimi.
Nel 2009 con gli incentivi il Governo di cui ho avuto l’onore di far parte diede un contributo alla ripresa delle produzioni. Io stesso al Governo destinai quasi 100 milioni per la sostituzione dei vecchi camion con i nuovi Euro 5.
Le Amministrazioni torinesi però stettero troppo passive.
Occorre intervenire urgentemente.
Con il Movimento SITAV abbiamo salvato la TAV ma se perdiamo l’auto il danno sarebbe gravissimo per tutto il Paese.
Il Piemonte deve portare la questione AUTO a livello nazionale prima che sia troppo tardi.
Mino GIACHINO 
Associazione SILAVORO SITAV 

Berlinguer, trentacinque anni dopo

Sono passati trentacinque anni dall’11 giugno del 1984, il giorno in cui è morto Enrico Berlinguer. Gli fu fatale l’ultimo comizio tenuto qualche giorno prima a Padova in vista dell’appuntamento elettorale per il rinnovo del parlamento europeo. Le immagini, per lo più in bianco e nero, ci rimandano il suo viso scavato, il corpo minuto. Una velata malinconia nello sguardo , il timbro di una voce antica. Quella stessa voce che proponeva – con lucidità –  una visione del mondo nuova; la necessità di portarsi dietro tutti in scelte più avanzate, di cambiamento, dove impegnare i destini di un popolo che si diceva comunista, ma di un tipo del tutto originale, italiano e democratico, innervato nella Costituzione repubblicana. Quell’uomo che sembrava così  fragile, si chiamava Enrico Berlinguer. Gentile, riluttante, pacato, colto. Uomo di unità, affezionato alle speranze dei giovani, schivo e apparentemente inadatto alla leadership al punto che -come qualcuno disse –  stava male prima di ogni incontro televisivo. Un uomo, secondo  Alfredo Reichlin ( scomparso un paio d’anni orsono, con il quale ebbi l’onore di lavorare quand’era direttore de L’Unità, giornale glorioso che ora non c’è più) che per conformazione fisica e psicologica “poteva fare il bibliotecario”, ma che si dimostrò un eccezionale e insostituibile “capo di un popolo”.

La folla che lo salutò in occasione dei funerali per le strade del centro di Roma fu la testimonianza più evidente dell’amore che il popolo italiano provava per questo uomo gracile e forte allo stesso tempo, partito dalla Sardegna non per fare la “carriera politica” ma per “impegnarsi” nella politica. Tra quei drammatici fotogrammi che accompagnano i suoi ultimi istanti in piazza della Frutta , ce n’è uno, quasi impercettibile a un osservatore poco attento: quello del suo ultimo sorriso alla folla, dopo aver pronunciato le sue ultime parole “..lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini”. Sta tutto in quel sorriso la bellezza di Berlinguer. La bellezza di chi ha scelto di occuparsi in maniera disinteressata degli altri; di avere uno scopo nella vita che va oltre se stessi. In quel sorriso è racchiuso un manifesto politico, troppo in fretta archiviato dopo la sua morte e troppo strumentalmente ritirato fuori per esigenze di propaganda. Il sorriso di un uomo che  è ancora tra noi perché le sue intuizioni politiche e culturali avevano scavato nel profondo della crisi italiana, ne avevano tirato fuori i nervi scoperti attraverso i quali si poteva vedere il futuro della nostra società e dell’Europa.

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 Un uomo, fatto passare per un conservatore e che, all’opposto, sapeva leggere con visionaria lucidità il cambiamento in corso, cercando di proporre una via d’uscita democratica, non populista.  Berlinguer riuscì ad affrontare un tema ostico e da molti  mal digerito  come l’austerità che non aveva nulla a che vedere con le ricette neoliberiste e monetarie ma con l’idea di affrontare il tema dei consumi  e della produzione all’interno di una società più giusta, sobria, solidale, democratica, attraverso una migliore distribuzione dei redditi e una condivisa responsabilità tra le classi che esistevano (e esistono..) ancora. Un discorso che affascinò il cattolicesimo progressista e che confermò quella diversità dei comunisti italiani che si fondava non certo sulla purezza ideologica, ma sull’appartenenza a una comunità e a un’idea  della politica basata su una visione morale ( e non moralista), intesa  come servizio, studio, avanzamento e lotta democratica. Si dirà che il mondo è cambiato, è più veloce, ha altre esigenze, e che sono stati commessi tanti errori lungo il cammino. Nulla può essere più vero. Gli stessi che sostengono questo, tante volte, argomentano di come il nostro paese sia cambiato in peggio, per la crisi e per lo spazio esiguo che hanno le giovani generazioni, per l’assenza di futuro. Forse è cambiato in peggio anche perché, invece di contrastare alcune derive,  le abbiamo assecondate; perché si è stati troppo indulgenti nello sposare parole d’ordine, modi di essere, ideologie che non appartengono a una parte che si propone di essere la parte dei più deboli; perché così tanto impegnati a ricercare il futuro si è pensato, più volte in questi anni, di trovarlo gettando via le lezioni del passato.

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Ecco perché, senza nostalgie ma con il senso dell’attualità, riemerge potente l’insegnamento di Berlinguer. Perché non basta un tweet per “riempire la propria vita”, ma occorre riscoprire il pensiero lungo, quello che invita a guardare al mondo con realismo e creatività, innovazione e obiettivi proiettati nel futuro. Quel “pensiero lungo”, che non è ideologia arrugginita né fuga dalla realtà, manca molto alla politica di oggi. E Berlinguer questo “pensiero lungo” lo cercava nelle suggestioni che arrivavano dall’ambientalismo, dal pacifismo, dai movimenti delle donne. Con il sorriso di chi diceva “.. Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita”. Parole dette con un sorriso, dolce e determinato. Parole di Enrico Berlinguer.

Marco Travaglini

Piemonte, Legambiente: “Inaccettabile il depotenziamento dei provvedimenti antismog”

“I Sindaci si smarchino a tutela della salute pubblica”

Riceviamo e pubblichiamo

“Un provvedimento miope che mette a rischio la salute e le tasche dei cittadini”. Legambiente è dura sulla recente approvazione da parte della Giunta regionale piemontese dello schema di ordinanza sindacale-tipo per l’applicazione delle misure di limitazione delle emissioni per la stagione invernale 2019-2020 che prevede una serie di nuove deroghe per i blocchi al traffico. Tra queste l’esclusione dall’area soggetta alle limitazioni di 10 Comuni dell’agglomerato di Torino e la deroga per i veicoli condotti da persone con ISEE inferiore ai 14.000 euro.

“La Regione si impegni a garantire alternative efficaci all’uso dell’auto privata piuttosto che a depotenziare provvedimenti antismog già oggi insufficienti a tutelare la salute pubblica –dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Da diversi anni la nostra regione è sotto procedura d’infrazione europea per smog e questo, oltre ad indicare che la salute dei cittadini è costantemente messa a rischio, rappresenta una scure milionaria sulle casse regionali e locali. Andare nel senso opposto a quanto si dovrebbe fare non potrà che aumentare le possibilità che il Piemonte, e pro quota le amministrazioni locali, siano chiamate dalla Corte di Giustizia Europea a pagare sanzioni nei prossimi anni. Soldi pubblici che anziché per le multe potrebbero essere spesi per politiche antismog veramente efficaci, a partire da progetti per la mobilità a zero emissioni nei centri abitati e dal completo ripristino delle linee ferroviarie pendolari tagliate”.

Per Legambiente occorre prendere come riferimento il Piano Aria regionale approvato a marzo 2019 che concentra la maggior parte delle misure sul settore dei trasporti ed in particolare della mobilità urbana costituendo così una matrice indispensabile per l’efficacia delle politiche anche su scala locale. Un piano che, sottolinea l’associazione, mira al rispetto minimo degli attuali limiti di legge senza però considerare che di qui al 2030 l’Unione Europea potrebbe inasprire tali standard in conformità alle raccomandazioni dell’OMS che abbassano ad esempio l’asticella del PM10 ad una media annua inferiore a 20 mg/mc come riferimento per la tutela della salute pubblica.

“Ci rivolgiamo direttamente ai Sindaci, primi responsabili della salute pubblica, affinché adottino ordinanze comunali più ambiziose di quella proposta dalla Regione e interpretino gli interventi a favore di una mobilità nuova, sia pubblica che privata, come un’opportunità di crescita del tessuto economico locale e a favore di una maggiore vivibilità dei centri urbani. Va sicuramente nella giusta direzione la revisione della Zona a Traffico Limitato di Torino ma vogliamo stimolare l’Amministrazione torinese ad essere più coraggiosa, per non rischiare che il progetto non produca gli effetti sperati e non venga compreso dalla popolazione. Per noi il modello da seguire resta l’Area C che a Milano ha permesso di indirizzare importanti risorse per il potenziamento dell’offerta di trasporto pubblico, con effetti positivi su qualità dell’aria e congestionamento della città”.

Mpp e Autonomia Piemont dicono “no” alle fusioni dei Comuni

Dal 2013 ad oggi in Piemonte sono state approvate 21 fusioni di Comuni, tutte operative. Tra le ultime, 5, sono state approvate senza il si unanime di tutti i comuni interessati. Sono le fusioni di Lu e Cuccaro Monferrato, Cassano Spinola e Gavazzana (Alessandria), Gattico-Veruno (Novara), Varallo (Vercelli) e Valchiusa (Torino). In sostanza il percorso prevede che, dopo la delibera dei consigli comunali, si debba indire un referendum consultivo e, qualunque sia il risultato, la Regione può proseguire nel cammino della fusione. Nel caso dei due comuni alessandrini, a Cuccaro Monferrato ed a Gavazzana si era avuta una pronuncia nettamente contraria alla fusione (nel caso di Gattico e di Veruno addirittura in tutti e due i comuni) e nonostante tutto oggi non esistono più come singole entità. Per questo il Movimento Progetto Piemonte ed il Comitato Autonomia Piemont, dopo una serie di incontri con i comitati contrari alla fusione, sia di Cuccaro che di Gavazzana, hanno elaborato una lettera, inviata al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, al vice ed assessore agli enti locali, Fabio Carosso ed al presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia, nella quale si chiede alla Regione di modificare la legge sul punto della consultazione referendaria, prevedendo che, qualora la popolazione di un comune si esprimesse contrariamente alla fusione, per quel comune il procedimento verrebbe ad interrompersi, analogamente a quanto avviene in altre realtà regionali come Lombardia, Campania e Lazio. La lettera è sottoscritta dal presidente di MPP, Massimo Iaretti, da Emiliano Racca (Comitato Autonomia Piemont), Carlo Maranzana (Presidente Comitato No alla fusione con Lu), Andrea Riva e Pietro Pabis (già consiglieri comunali a Cuccaro), Mario Vaccari (fondatore del Comitato No alla fusione di Gavazzana) e Anna Maria Bergo (capogruppo di minoranza a Cassano Spinola).

Arriva la Festa in rosso

SI TERRA’ A TORINO DAL 6 AL 14 SETTEMBRE

“Un altro mondo è possibile” è il titolo dato alla Festa in Rosso organizzata dal Partito della Rifondazione Comunista di Torino. La Festa si terrà dal 6 al 14 settembre  presso il Circolo Arci Anatra Zoppa, Via Curmayeur  5, a Torino. Nove giorni di musica, spettacoli, intrattenimenti vari ma anche tanti dibattiti con molti ospiti di rilievo. Per citarne alcuni: Mimmo Lucano, ex Sindaco di Riace, Giorgia Lunardi, portavoce italiana Sea Watch, Livio Pepino, ex Magistrato al dibattito sui temi che riguardano immigrazione, diritti sociali. Guido Montanari, ex vicesindaco di Torino, farà la sua prima uscita pubblica in città, dopo la revoca della deleghe da parte di Chiara Appendino, in un confronto con Eleonora Artesio, Consigliera Comunale. Corradino Mineo, già direttore di Rai News 24 si confronterà con Paolo Ferrero, Vicepresidente della Sinistra Europea sui tempi politici di attualità legati alla crisi di governo e alle alternative politiche. Enrica Valfrè, segretaria della Camera del Lavoro di Torino  si confronterà con Maurizio Acerbo, Segretario Nazionale Prc-Se sui temi del lavoro. Alla prima serata, dedicata alla situazione dell’America Latina, interverrà Lianio Gonzales Perez, console Generale della Repubblica di Cuba a Milano. E poi tanti interventi ancora. La chiusura politica sarà di Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se di Torino.

FdI con Cirio per le richieste sull’alluvione

Riceviamo e pubblichiamo
MONTARULI-MARRONE (FDI) : AL FIANCO DEL PRESIDENTE  A SOSTEGNO DI RICHIESTE REGIONE A GOVERNO
“Ho voluto essere presente oggi a Chieri per ribadire l’impegno di Fratelli d’Italia, anche a Roma, a sostegno delle richieste della Regione Piemonte – ha dichiarato l’onorevole di Fdi Augusta Montaruli in visita alle zone recentemente colpite dal maltempo, insieme al Capogruppo regionale di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone.

 

“Il Presidente Cirio – ha proseguito l’on. Montaruli – si è fatto portavoce della tutela dei nostri territori colpiti dall’alluvione. Le richieste giacciono però sul tavolo di un Consiglio dei Ministri uscente. Se si formerà un Governo la priorità deve essere una delibera per dichiarare lo stato di emergenza”.

“In cima alle nostre priorità in Consiglio regionale – ha annunciato il capogruppo di Fdi Maurizio Marrone – ci sarà un deciso intervento di semplificazione per tagliare tutte quelle norme regionali che legano le mani ai sindaci sulla cura del territorio, e la pulizia dei rii e fiumi, ostacolandoli nel prevenire simili danni”.

FdI Piemonte: “Pronti a scendere in piazza  contro governo farlocco”

“Fratelli d’Italia Piemonte è pronto a scendere in piazza accanto a Giorgia Meloni per dire no al governo degli incollati alla poltrona”. Lo dichiara il portavoce di Fratelli d’Italia Piemonte, Fabrizio Comba. “È necessario andare subito al voto – aggiunge -. Ogni inciucio che impedisca agli italiani di esprimersi alle urne è una truffa alla democrazia, fatta solo per calcoli di parte. Per questo dovesse formarsi un governo tra due partiti che si odiano a vicenda, entrambi grandi sconfitti alle europee e amministrative, oltretutto con il Pd già punito alle politiche 2018, scenderemo in piazza Montecitorio a fianco di Giorgia Meloni”.

In piazza con gli ombrelli per la Democrazia

Hong Kong: 29 Agosto Presidio promosso da Radicali Italiani, +Europa E Associazione radicale Adelaide Aglietta
 

Radicali Italiani, +Europa Torino e l’Associazione Radicale Adelaide Aglietta, hanno organizzato un presidio a sostegno delle proteste pro-democrazia che da tre mesi scuotono la Regione Amministrativa Speciale Cinese di Hong Kong. La manifestazione si terrà il 29 agosto in Piazza Palazzo di Città (di fronte al comune di Torino) dalle ore 18. I partecipanti avranno con sè un ombrello (simbolo delle proteste del 2014, durante le quali gli ombrelli erano serviti come mezzo di difesa contro i gas lacrimogeni lanciati dai poliziotti sui manifestanti).
Hanno aderito all’iniziativa il PD Regionale e il PS provinciale di Torino.

I coordinatori dell’Associazione radicale Aglietta, Patrizia De Grazia e Daniele Degiorgis e il Coordinatore del Gruppo +Europa Torino Igor Boni, dichiarano:

“Siamo molto preoccupati per ciò che sta avvenendo a Hong Kong: al confine con la Cina, nella città di Shenzhen, sono stati convogliati centinaia di mezzi militari e paramilitari cinesi, tra cui anche carri armati. Siamo riusciti a prendere contatti con alcuni residenti di Hong Kong (che intervisteremo subito dopo la manifestazione, giovedì sera), che ci dicono di essere molto spaventati e i riferimenti al massacro di Piazza Tienanmen nelle loro parole sono costanti. Negli ultimi giorni le proteste sono tornate a essere violente, contro chi protestava è stato usato il gas, i cannoni d’acqua e sono state puntate le pistole sulla folla. Ancora decine e decine di manifestanti arrestati, tra cui ci sono anche ragazzini minorenni di 12 e 13 anni.
I manifestanti, centinaia di migliaia di manifestanti, scendono in piazza giorno e notte in nome di qualcosa che noi in Italia e in Europa abbiamo da settant’anni e di cui troppo spesso dimentichiamo il valore: la democrazia. Giovedì scenderemo in piazza per loro. Insieme a loro. E anche per noi stessi. Perché i Diritti e la lotta per la Democrazia è una responsabilità di tutti, soprattutto di chi, come noi, l’ha avuta in regalo e ha il preciso dovere di difenderle. Ringraziai il Partito Democratico Provinciale e Regionale per aver aderito alla manifestazione, nella speranza che altre forze politiche e civiche si uniscano nei prossimi giorni. Perché possiamo assumere posizioni differenti su molti argomenti, ma sulla Democrazia, per il bene di questo nostro Paese malato, occorre restare convintamente e saldamente dalla stessa parte”

“Noi siamo con voi” per Hong Kong

Il Coordinamento interconfessionale del Piemonte “Noi siamo con voi” aderisce
convintamente alla manifestazione “ Hong Kong: Un ombrello per la democrazia e la
non violenza” che si terrà giovedì 29 agosto in Piazza Palazzo di Città a partire dalle h 17.30
.
L’iniziativa – meritoriamente promossa dall’ Associazione Radicale Adelaide Aglietta
e altri – riveste un significato ed un’importanza particolare. Dimostrarci vicini e
solidali con la popolazione di Hong Kong che si batte per la democrazia e il
pluralismo, ha un valore specifico per loro, ma anche una portata universale.
Infatti accettare un mondo nel quale le uniche forze dominanti, siano quelle del
potere economico e militare, vuol dire rinunciare alla nostra storia e alla nostra
dignità umana.
La libertà di pensiero, la libertà religiosa, i principi enunciati dalla Dichiarazione
Universale dei diritti umani, non possono essere gettati da parte in nome di logiche
di profitto, di convenienza, di ideologie di fanatismo e di potere. Nella fattispecie
della crisi di Hong Kong, osiamo chiedere alle Organizzazioni Internazionali – a partire
dalle Nazioni Unite – agli Stati Nazionali, iniziando dalle maggiori potenze, di
rapportarsi col gigante cinese tramite un dialogo che punti a un futuro di pace e
benessere, ma che non dimentichi di porre come primaria e ineludibile la questione
dei diritti umani, cosa che invece è vergognosamente e colpevolmente accaduta nei
confronti della Repubblica Popolare Cinese molte, troppe, volte.
,
Giampiero Leo
Portavoce del Movimento interconfessionale “Noi siamo con Voi”

5 stelle come la Dc? Non siamo ridicoli

Con inusitata leggerezza un noto editorialista della Stampa nei giorni scorsi ha scritto che i “5
stelle potrebbero diventare la nuova Democrazia Cristiana”.
Ora, chiunque abbia letto quelle singolari e curiose parole credo che abbia fatto un sobbalzo o,
addirittura, si è chiesto se c’è ancora un senso e una logica nel commentare la politica italiana di
oggi. E questo, come ovvio, nel pieno rispetto di tutte le opinioni. Anche di quelle espresse dal noto
editorialista della Stampa.
E questo per 3 semplici motivi, al netto della profonda diversità storica e della scontata irripetibilità
della politica, delle sue dinamiche e dei suoi strumenti concreti, cioè dei partiti.
Innanzitutto la Dc era un partito profondamente democratico al suo interno. Certo, articolato per
correnti organizzate perche’ rappresentative dell’interclassismo della società italiana ma che
garantivano, al contempo, un vero ed autentico pluralismo politico e culturale. Un partito che
contava molti leader e grandi statisti ma che non tollerava al suo interno né i capi, né i guru e
tantomeno i padroni. I 5 stelle? Semplicemente l’esatto contrario.
In secondo luogo la cultura politica del partito. La Dc, certamente in un’altra epoca storica, aveva
un chiaro riferimento culturale. Era un partito di ispirazione Cristiana si’ ma, soprattutto, era un
partito con una solida e riconosciuta cultura politica alle spalle. Il popolarismo sturziano, la
tradizione del cattolicesimo sociale e popolare e il filone cattolico democratico erano i fari che
illuminavano il suo progetto politico e di governo. Certo, era una stagione politica e culturale
dominata dalla contrapposizione ideologica ma sicuramente la Dc non poteva essere accusata di
essere un partito liquido, ovvero privo di qualsiasi riferimento ideale e definito. I 5 stelle? Anche
qui, l’esatto contrario di quella esperienza storica, politica e culturale.
Ma e’ sul terzo aspetto che emerge una radicale separazione. E riguarda la collocazione del partito
nello scenario politico. A prescindere dalle fasi storiche a confronto. La Dc e’ stato un partito di
“centro che guarda a sinistra”, per dirla con De Gasperi. Sicuramente è stato un partito riformista,
profondamente democratico, con una spiccata cultura di governo, centrale nello schieramento
politico e con una linea chiara per quanto riguarda il campo delle alleanze. Ora, confrontare il
ruolo, la funzione e soprattutto la collocazione di quel partito con i 5 stelle ci vuole una porzione di
fantasia e di spensieratezza alquanto elevati. Non è il caso di infierire. Ma governare saldamente
con la destra leghista per 18 mesi e, nell’arco di una manciata di ore, pensare di dar vita ad una
alleanza opposta, alternativa e nettamente divaricante rispetto a quella praticata sino a qualche
giorno prima – cioe’ con il nuovo partito della sinistra italiana di Zingaretti e con ciò che resta del
vecchio Pci – credo che non meriti ulteriori commenti.
L’elenco delle diversità potrebbe continuare all’infinito. Come, ad esempio, il confronto tra le classi
dirigenti dei rispettivi partiti. Ma su questo terreno i 5 stelle, oggi, sono in buona compagnia con le
classi dirigenti degli altri partiti. Ma è sufficiente fermarsi qui. Per arrivare ad una semplice
conclusione. E cioè, qualunque confronto o parallelismo tra la Democrazia Cristiana e il partito dei
5 stelle può albergare solo nella mente di qualche marziano o di qualche osservatore distratto e
del tutto avulso da ciò che è stata la politica italiana ieri e ciò che è oggi.
Per dirla con termini ancora più semplici e comprensibili, tra la Democrazia Cristiana e i 5 stelle
non è possibile alcun confronto perché sono su pianeti diversi. Ogni altro commento e’ puramente
superfluo.

Giorgio Merlo