Da Palazzo Lascaris / “Grazie all’intervento del Pd”
“E’ stato approvato, oggi, in Commissione, l’emendamento PD, a mia prima firma, che inserisce nel disegno di legge “Riparti Piemonte” un nuovo strumento a sostegno delle imprese per il loro rafforzamento patrimoniale. Gli imprenditori che investiranno fondi nel capitale della società otterranno dalla Regione un contributo a fondo perduto pari al 30% dell’investimento” dichiara il Vicepresidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.
“Grazie all’intervento del Partito Democratico – prosegue Gallo – con grande fatica, siamo riusciti ottenere la creazione di uno strumento di politica industriale che sarà importante anche per le numerose start up del nostro territorio. Peccato che questa misura verrà finanziata soltanto con 1 milione di euro”.
“Fin dall’inizio della crisi il Partito Democratico, con proposte concrete e chiare – conclude il Vicepresidente Gallo – ha cercato di fornire un aiuto al mondo delle imprese. Ho sempre creduto molto in questo strumento e ritengo che, nei prossimi mesi, potrà essere decisivo per sostenere concretamente la nostra economia e metterla nelle condizioni di risollevarsi e ripartire”.
Chi voglia accostarsi a questi temi storicamente deve distinguere l’antifascismo dei resistenti rispetto all’antifascismo di chi vive oggi ad oltre 75 anni da quei fatti. Il mito dell’antifascismo si è naturalmente logorato e attutito perché dopo molti decenni è insostenibile una tesi non storicizzata, ma affermata come un dogma laico di fede. La storia usura tutto, ma in ogni caso essa impone delle distanze critiche che sole consentono una valutazione più equa e complessiva dei fatti. Chi, ad esempio, ha demonizzato Giampaolo Pansa per i sui libri su verità scomode tenute nascoste per tanti anni, ha esercitato la sua presunzione e la sua arroganza, ma non ha dimostrato di sapere fare lo storico serio perché ha sempre taciuto sul “sangue dei vinti”. Renzo De Felice rappresenta l’elemento di frattura nella storiografia: prima di lui la storia del fascismo era dichiaratamente antifascista, dopo di lui la storiografia deve trattare del fascismo con il distacco imposto agli storici,quindi senza apriorismi ideologici. Augusto Del Noce già tanti anni fa sostenne con grande lucidità come una cultura politica non potesse reggere a lungo fondandosi sull’anti senza proporre qualcosa in positivo. Del Noce, in linea di principio, aveva ragione, ma va detto che l’antifascismo è riuscito ad esprimersi anche in positivo, scrivendo a molte mani la Costituzione della Repubblica che, bene o male, più bene che male, ha saputo reggere e ha garantito libertà e democrazia. Andrebbe ancora detto che l’antifascismo italiano si è quasi identificato con i comunisti che hanno esercitato la loro egemonia sulla Resistenza quasi fosse stata un loro monopolio. L’antifascismo in Francia, ad esempio, si è identificato invece nel generale De Gaulle e quindi ha tutt’altra matrice ed è diventato da subito una scelta ampiamente condivisa. E’ chiaro che chi ha avversato il comunismo abbia avuto anche delle riserve su una Resistenza monopolizzata, malgrado ad essa abbiano partecipato uomini e donne di diversissimo orientamento. Ma è fuor di dubbio che i comunisti attraverso l’ ANPI abbiano etichettato la Resistenza in una sola direzione. Un ultimo punto va messo in evidenza: il fascismo è nato anche come reazione ai tentativi rivoluzionari di cent’anni fa volti a ripetere la rivoluzione bolscevica in Italia, malgrado non ce ne fossero le condizioni storiche. Bobbio diceva che tentarono una rivoluzione e provocarono una reazione. La sinistra italiana negli anni dell’ immediato dopo guerra, dal 1919 in poi, (il famoso diciannovismo su cui scrisse Pietro Nenni pagine illuminant ) dimostrò di non aver capito la lezione di Lenin secondo il quale l’estremismo era una malattia infantile del comunismo. A generare il fascismo, che non è una tara ereditaria della storia italiana come diceva Gobetti, ma semmai una malattia come sostenne Croce, è sempre l’estremismo di sinistra, come dimostrarono anche il ‘68 e gli anni successivi alla contestazione che portarono agli anni di piombo e al terrorismo rosso e nero.
Quest’ammissione, sia pure tardiva, fa cadere ogni accusa nei confronti delle opposizioni di voler strumentalizzare la vicenda. Il governo ha sulle spalle ben altre inadempienze.

grande esempio che ci viene dal nostro Risorgimento: da Cavour a Vittorio Emanuele, da Garibaldi a Mazzini. Discorsi vecchi che però andrebbero ricoperti proprio in questi drammatici frangenti. Gli Italiani dopo Caporetto seppero comportarsi in altra maniera, anche quelli contrari alla guerra. Un altro esempio di come si debba essere italiani. Sventolando quel Tricolore sono morti nelle guerre di indipendenza e nelle due guerre mondiali tanti italiani che meritano rispetto e nel silenzio solenne e misterioso della morte ci giudicano. Non dobbiamo mai dimenticarlo.
Non è vero come dichiara il grillino Crimi che salta il governo insieme a Bonafede perché le mozioni di sfiducia personali a ministri, per quanto discutibili in linea di principio,non hanno provocato crisi di governo, a partire da Dini quando vollero disfarsi dello scomodo e onesto ministro-magistrato Filippo Mancuso. Mancuso fu mandato a casa e Dini rimase in sella senza problemi. E Mancuso venne sconfessato dalla stessa maggioranza su cui poggiava il governo Dini.