Rifondazione comunista risponde a Chiamparino
Su La Stampa Sergio Chiamparino dichiara che “dopo la manifestazione di sabato nulla può essere come prima… che quella manifestazione ha segnato uno spartiacque”. Dove vuole andare a parare è presto detto: “il Si alla Tav è condizione necessaria e imprescindibile per fa parte di un’alleanza di centrosinistra che lavori per il futuro del Piemonte…questo vale anche per i miei amici Airaudo e Grimaldi”. Più chiaro di così il Presidente della Regione Piemonte non poteva essere. La stessa chiarezza, almeno allo stato attuale, non si può dire di Sinistra Italiana e forze affini che, al di là di continuare a stare in maggioranza col Pd e Chiamparino, hanno finora pensato di ripresentarsi con il centrosinistra Si Tav alle prossime elezioni regionali. Com’è possibile? Una domanda che rivolgo in particolare a Giorgio Airaudo il quale, in un intervista rilasciata a il Manifesto, sostiene che “Torino non è andata in declino perché non c’era la Tav… il vero treno perso è quello dei motori, delle carrozzerie, della fabbrica, della mobilità sostenibile. Il treno perso è quello del lavoro”. E più oltre: “la piazza Si Tav configura un tentativo di restaurazione…grazie a questa manifestazione la regione viene spinta nelle mani del centrodestra a guida leghista”. Concordo pienamente. Sergio Chiamparino, al pari di Piero Fassino, ha un’idea distorta, direi arcaica dello sviluppo e della crescita, nient’affatto distinguibile da quella del centrodestra e per molti aspetti anche del M5S, Tav a parte. Un’idea basata su privatizzazioni, finanziarizzazione dell’economia, precarizzazione del lavoro, grandi opere, polarizzazioni commerciali. Nella fattispecie pensare di risollevare le sorti di una città in sofferenza e declino tramite la realizzazione di un’opera inutile e costosissima è pura follia. Il risultato è di fare il gioco di gruppi di potere e di interesse che oggi hanno come riferimento privilegiato le forze di destra a trazione leghista. Stando così le cose bisogna essere conseguenti. Non si può continuare a tenere i piedi in due scarpe. Le forze che vogliono dirsi di alternativa, antiliberiste, antifasciste facciano una scelta chiara di programmi, di autonomia e collocazione politica prima di essere messe in un angolo dagli aut aut di un partito, il Pd, e di un Presidente di Regione politicamente avviati sul viale del tramonto per manifesta incapacità di aprire una prospettiva di sviluppo che non sia a ricalco degli interessi dei poteri forti e delle élites della città.
Le piazze di Torino
Tutti a parlare di piazza Castello e della manifestazione Si TAV di sabato 10 novembre dimenticando e , per la stragrande maggioranza, non sapendo che la piazza era non una, non due ma sono state addirittura tre. Partiamo dalla prima , la più importante e partecipata . Alle undici del mattino quarantamila persone ,di Torino e non solo, si sono ritrovate per dare un segnale forte, civico e politico, a favore della realizzazione della TAV , della candidatura olimpica, anche se la partita è oramai chiusa, della crescita economica e , soprattutto, contro il Sindaco e la sua maggioranza . Un chiaro messaggio anche per il Governo e per l’amministrazione cittadina che , indipendentemente da quando si effettueranno le prossime elezioni comunali, ha chiuso sabato . Un’intera città ha battuto un colpo forte e chiaro. Una piazza , nella migliore tradizione sabauda, composta dove prevaleva il colore arancione, quello ufficiale e scelto per l’iniziativa . Colore ripreso, non so se consciamente , dai Sindaci di qualche anno fa , e che ha sostituito i tradizionali rosso, azzurro e l’attuale , governativo, giallo-verde. Attraversandola si intravedevano gruppi più o meno compatti , gli imprenditori e professionisti davanti a palazzo madama alcune aziende con imprenditori e dipendenti con i “colori” e tute aziendali nel centro e, dato poco evidenziato se non nascosto, tanti esponenti e sopratutto elettori di sinistra. Una presenza coerente con le posizioni e gli atti di tutti questi anni . Quando una città ed i suoi cittadini danno un segnale così chiaro, inequivocabile, a sostenere posizioni diverse, legittimamente , o peggio ancora cambiarle quasi fuori tempo massimo ci si condanna ad una presenza , bene che vada, minoritaria ed ininfluente. Nella seconda piazza , Carignano, il salotto di Torino , alle ore quindici è andato in scena una triste e mesta manifestazione contro il ddl ( disegno di legge) Pillon. Il provvedimento prende il nome dal senatore della Lega Nord Simone Pillon, quello del “Family Day”, mediatore legale che fa una proposta di legge retrograda e peggiorativa del diritto di famiglia. Un provvedimento che mette sullo stesso piano i genitori indipendentemente dalla loro condizione e che favorisce , tra l’altro , l’attività professionale del proponente. Anche così va il mondo al tempo del governo giallo-verde. Così nonostante la mobilitazione fosse nazionale , in tutte le principali città del nostro paese, ed il tema così delicato e peggiorativo in particolare per le donne , la partecipazione era proprio modesta. Ridotta ulteriormente da un’altra manifestazione sullo stesso tema e cioè il ddl Pillon. La terza piazza, appunto, dove si sono ritrovate le donne che non volevano confondersi con le donne del PD ( Partito Democratico ) . Così richiamate dall’associazione ” Non una di meno” che in evidente contraddizione con il proprio nome erano in tante di meno. Il ritrovo in piazza della Repubblica ( Porta Palazzo) secondo le organizzatrici una piazza periferica dimostrando così di avere una strana concezione della periferia e facendo pensare che non sappiano bene dove si trovino e che non ci abbiano mai abitato . E così oltre alle divisioni le scelte bizzarre, come quella delle associazioni di piazza Carignano di non citare tra chi ha aderito i partiti invitati già precedentemente , insieme ai sindacati , a non portare le proprie bandiere……in una manifestazione politica. Si vergogneranno di loro? Ah saperlo?! E come se una squadra di calcio invitasse i propri tifosi ad andare allo stadio senza sciarpe e bandiere. Decisione che fa il paio con quella delle organizzatrici di piazza della Repubblica che non avendo rappresentanti in Parlamento , non penso che ne avranno mai, non vogliano confondersi con le donne del principale partito d opposizione presente in Parlamento . Un modo singolare di contrastare un disegno di legge parlamentare. Tutto questo in un clima , peggiore di quello meteo , mesto e respingente. In condizioni simili ed in assenza di proposte chiare e comprensibili alla stragrande maggioranza degli italiani e , soprattutto, la mancanza di un leader riconosciuto e riconoscibile condanna la sinistra italiana alla marginalità .
La piazza della gente normale
Forza Italia sabato in piazza per la Tav
Forza Italia mobilita il “popolo azzurro” sabato prossimo 17 novembre, alle ore 11, in piazza Palazzo di Città, per una manifestazione a favore della Tav. Presenti questa mattina alla conferenza stampa tenutasi al Turin Palace parlamentari, consiglieri regionali e amministratori locali del partito. In occasione della conferenza stampa il coordinatore regionale azzurro, Paolo Zangrillo, ha anche sottolineato che l’alleanza
di centrodestra in vista delle prossime regionali di maggio è salda: “Non ci sono avvisaglie di problemi o fratture – ha detto Zangrillo all’ansa – i responsabili nazionali dei tre partiti hanno detto di voler riproporre lo schema delle Politiche: si va insieme, e il candidato lo esprime Forza Italia. Si tratta ora di individuare la persona più adatta”. Il vicepresidente del gruppo regionale azzurro, Andrea Tronzano, da noi interpellato commenta: “Forza Italia è da sempre favorevole alla Torino-Lione, un’opera fondamentale per dare nuove speranze e sviluppo all’economia e all’occupazione di Torino e del Piemonte. Per questo invitiamo chi la pensa come noi ad essere presente sabato prossimo alla nostra manifestazione”.
“L’idea sbruffona della lobby affaristica Si Tav è quella di replicare una sorta di “marcia dei quarantamila”. Allora, 38 anni fa, migliaia di capi e capetti, crumiri della Fiat (in realtà molto meno di 40 mila) scesero in piazza per mettere a tacere i lavoratori in lotta contro i licenziamenti di massa decisi dall’azienda. L’obbiettivo oggi è l’affondamento della lotta del movimento NoTav. Sabato 10 novembre imprenditori, costruttori, finanzieri, ordini professionali vari, sindacati gialli, forze di centrodestra e centrosinistra, gruppi di potere scenderanno in piazza per chiedere la realizzazione, senza se e senza ma, della tratta miliardaria di Alta Velocità Torino Lione, tratta comprensiva del’apertura di un nuovo tunnel transfrontaliero di oltre 57,5 chilometri tra Saint Jean de Maurienne e Susa. Nel racconto pubblico un’opera indispensabile per lo sviluppo del Paese, per non restare isolati dall’Europa. La solita retorica di luoghi comuni per mascherare una partita truccata che ha come posta in gioco una porzione gigantesca di spesa pubblica. Tanto grasso che cola sui grandi interessi affaristici. Quando parliamo di Alta Velocità Torino Lione parliamo di una grande opera motivata da previsioni di traffico fasulle a fronte di una linea già esistente, ampiamente sottoutilizzata, sfruttata a meno di un quinto della sua potenzialità, di per sé in grado di rispondere alla domanda di traffico su ferro e su gomma con minori costi di adeguamento. Quelli che scendono in piazza il 10 novembre intendono presentarsi “senza etichette, senza bandiere, senza simboli” con l’unico intento di difendere “il futuro delle nostre imprese, del lavoro, dei nostri figli”. In realtà, va detto chiaramente, quella che scende in piazza è una congrega affaristica che unisce tutti, indistintamente, sulla base di interessi convergenti. Interessi che trovano ampia sponda politica, dal Pd a Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e compagnia varia. Oggi come ieri è aperto uno scontro con gruppi di interesse e di potere che vogliono avere le mani libere per far valere i propri interessi. Questi gruppi lobbistici vanno contrastati non solo con una lotta territoriale o settoriale – la lotta NoTav, in qualsiasi caso, è una lotta emblematica – ma costruendo su scala nazionale l’opposizione a politiche di governo di ieri e di oggi fatte di continui condoni, di distruzioni ambientali, di grandi opere inutili e dannose, di reiterati favori ai grandi interessi privati. Opponiamoci a questa politica distruttiva, facciamolo con tutte le forze critiche che ci sono in questo momento”.
Ezio Locatelli
segretario provinciale Prc-Se Torino
Il dare e avere della storia
La sindaca Chiara Appendino, interpellata dai giornalisti a margine del Millennials Ambassadors Forum, a proposito della manifestazione di piazza dei Sì – Tav dice di non sentirsi “assolutamente isolata. Io sto continuando a lavorare per il bene della città, come penso anche chi andrà in piazza sabato”. La sindaca ritiene che “da un momento di tensione si possa creare una nuova forma di rapporto”. Se l’intenzione del movimento favorevole alla Torino-Lione è costruttiva e se verrà proposto un manifesto, afferma la prima cittadina: “sono pronta ad accoglierlo con interesse e a confrontarmi”.