L’antifascismo basta a capire la crisi odierna?
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / E’ uscito un libretto interessante e dal titolo provocatorio L’antifascismo non serve più a niente, scritto da Carlo Greppi, edito da Laterza
Greppi, che è storico stimabile, intende confutare la tesi secondo la quale il fascismo sia morto e si propone di dimostrare la permanente attualità dell’ antifascismo. Addirittura Greppi cita l’affermazione storicamente infondata di Ferruccio Parri – confutata da Benedetto Croce – secondo la quale la democrazia in Italia fosse nata solo nel 1945 . Una “vulgata” alla Franco Antonicelli che riteneva che la storia d’ Italia iniziasse il 25 aprile 1945.
Chi voglia accostarsi a questi temi storicamente deve distinguere l’antifascismo dei resistenti rispetto all’antifascismo di chi vive oggi ad oltre 75 anni da quei fatti. Il mito dell’antifascismo si è naturalmente logorato e attutito perché dopo molti decenni è insostenibile una tesi non storicizzata, ma affermata come un dogma laico di fede. La storia usura tutto, ma in ogni caso essa impone delle distanze critiche che sole consentono una valutazione più equa e complessiva dei fatti. Chi, ad esempio, ha demonizzato Giampaolo Pansa per i sui libri su verità scomode tenute nascoste per tanti anni, ha esercitato la sua presunzione e la sua arroganza, ma non ha dimostrato di sapere fare lo storico serio perché ha sempre taciuto sul “sangue dei vinti”. Renzo De Felice rappresenta l’elemento di frattura nella storiografia: prima di lui la storia del fascismo era dichiaratamente antifascista, dopo di lui la storiografia deve trattare del fascismo con il distacco imposto agli storici,quindi senza apriorismi ideologici. Augusto Del Noce già tanti anni fa sostenne con grande lucidità come una cultura politica non potesse reggere a lungo fondandosi sull’anti senza proporre qualcosa in positivo. Del Noce, in linea di principio, aveva ragione, ma va detto che l’antifascismo è riuscito ad esprimersi anche in positivo, scrivendo a molte mani la Costituzione della Repubblica che, bene o male, più bene che male, ha saputo reggere e ha garantito libertà e democrazia. Andrebbe ancora detto che l’antifascismo italiano si è quasi identificato con i comunisti che hanno esercitato la loro egemonia sulla Resistenza quasi fosse stata un loro monopolio. L’antifascismo in Francia, ad esempio, si è identificato invece nel generale De Gaulle e quindi ha tutt’altra matrice ed è diventato da subito una scelta ampiamente condivisa. E’ chiaro che chi ha avversato il comunismo abbia avuto anche delle riserve su una Resistenza monopolizzata, malgrado ad essa abbiano partecipato uomini e donne di diversissimo orientamento. Ma è fuor di dubbio che i comunisti attraverso l’ ANPI abbiano etichettato la Resistenza in una sola direzione. Un ultimo punto va messo in evidenza: il fascismo è nato anche come reazione ai tentativi rivoluzionari di cent’anni fa volti a ripetere la rivoluzione bolscevica in Italia, malgrado non ce ne fossero le condizioni storiche. Bobbio diceva che tentarono una rivoluzione e provocarono una reazione. La sinistra italiana negli anni dell’ immediato dopo guerra, dal 1919 in poi, (il famoso diciannovismo su cui scrisse Pietro Nenni pagine illuminant ) dimostrò di non aver capito la lezione di Lenin secondo il quale l’estremismo era una malattia infantile del comunismo. A generare il fascismo, che non è una tara ereditaria della storia italiana come diceva Gobetti, ma semmai una malattia come sostenne Croce, è sempre l’estremismo di sinistra, come dimostrarono anche il ‘68 e gli anni successivi alla contestazione che portarono agli anni di piombo e al terrorismo rosso e nero.Il limite del libro di Greppi è che egli non coglie che per capire un ‘eventuale tentazione autoritaria non basta più la chiave interpretativa del fascismo o dell’antifascismo. Il fascismo di Mussolini è morto nel 1945 e sarebbe impossibile resuscitarlo. I regimi populisti e sovranisti del nuovo secolo si ispirano ad un ossimoro impossibile: la democrazia illiberale che è altra cosa dalla dittatura fascista. Formalmente certe libertà che il fascismo aveva calpestato restano, persino i Parlamenti restano ,sia pure con poteri più deboli e formali. Ma la tentazione dell’ uomo forte non nasce da nostalgie fasciste, ma da cause molto più complesse legate ad un’economia in crisi e alla caduta di valori civici ed anche etici di riferimento. Il nichilismo scettico ed egoistico ha finito di corrompere la democrazia e a vanificare la partecipazione alla vita della Polis. Dopo la pandemia poi il discorso si complica ulteriormente e in ogni caso non riguarda per nulla l’antifascismo. Se i modelli di riferimento della sinistra sono in crisi essi non rinasceranno guardando al passato dell’antifascismo , ma semmai al futuro che è tutto da immaginare. Già anni fa Piero Fassino parlava della crisi del tipo di rappresentanza democratica di matrice novecentesca. Ma quasi nessuno ha ancora pensato in positivo a come si possa uscire da questa crisi che indebolisce i cardini della democrazia. Questo è il terreno su cui confrontarsi nell’oggi, hic et nunc. Ma forse latitano le energie intellettuali per procedere ad un’analisi e a una sintesi o forse i tempi non sono ancora maturi per tentare un lavoro del quel tipo. Dire ,come fa Luciano Canfora, recensendo sul “Corriere della Sera” il libro di Greppi e citando Mieli, che dopo la pandemia “la prossima può essere un’epoca di fascismi”, appare un’affermazione lecita, ma non attendibile. Oggi le minacce alle democrazie liberali sono molte e guardare solo al fascismo appare un grave errore. Come fu un errore storico di Canfora guardare al mito comunista come alla soluzione di tutti i problemi, almeno fino a quando il Muro di Berlino non cadde e non implose il socialismo reale. Anche allora bisognava stare vigili e bisognava denunciare con pari fermezza le minacce alla democrazia che venivano dal comunismo sovietico.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com
Non basta aver riconosciuto, come ha fatto il presidente del Consiglio nel suo intervento alla Camera, che ci sono stati e tuttora ci sono ritardi nell’erogazione della liquidità a imprese e famiglie.
Quest’ammissione, sia pure tardiva, fa cadere ogni accusa nei confronti delle opposizioni di voler strumentalizzare la vicenda. Il governo ha sulle spalle ben altre inadempienze.Verdi: “Fca, prestiti solo con garanzie”
“Il 16 Maggio la multinazionale Fca ha annunciato di voler usufruire delle garanzie statali offerte dall’Italia con il Decreto Liquidità: si tratta di 6,6 miliardi, pari al 25% del fatturato consolidato della Fca Italy”
?piena partecipazione dei lavoratori nelle scelte strategiche dell’azienda
?la condizionalità per Fca di redarre un piano occupazionale di lungo periodo per fornire garanzie ai lavoratori, già provati da anni di cassa integrazione
?impegni concreti nell’aumentare gli investimenti sulla mobilità elettrica e sostenibile, stabilendo un piano di riconversione graduale del settore da inquinante a zero/bassa emissione
?disincentivare la delocalizzazione, cspostando le sedi legali (ora in Olanda) e fiscali (ora in Regno Unito) a Torino

Patriottismo cercasi
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Non sono certo un sostenitore di questo governo che giudico inadeguato e politicamente orientato verso impostazioni ideologiche che mi sono estranee e lontane. E rivendico anche il diritto a manifestare perché senza libertà di manifestare la democrazia muore e il passo tra assembramento e adunata sediziosa può sembrare ad alcuni forcaioli non così distante
Certo è importante manifestare nel rispetto delle regole fissate per la pandemia. Ma il diritto costituzionale va difeso con le unghie e con i denti, comunque è sempre. Premesso questo, ho dei forti dubbi sulle manifestazioni promosse da partiti il 2 giugno, quasi in alternativa alla parata militare che era un momento unitario per tutti gli Italiani.
grande esempio che ci viene dal nostro Risorgimento: da Cavour a Vittorio Emanuele, da Garibaldi a Mazzini. Discorsi vecchi che però andrebbero ricoperti proprio in questi drammatici frangenti. Gli Italiani dopo Caporetto seppero comportarsi in altra maniera, anche quelli contrari alla guerra. Un altro esempio di come si debba essere italiani. Sventolando quel Tricolore sono morti nelle guerre di indipendenza e nelle due guerre mondiali tanti italiani che meritano rispetto e nel silenzio solenne e misterioso della morte ci giudicano. Non dobbiamo mai dimenticarlo.“La progettazione della Linea 2 della metropolitana non potrà dirsi completa né sensata senza questo collegamento: ho presentato ordini del giorno in Consiglio Regionale e in Città Metropolitana perché l’area nordest sia inclusa nella mobilità della grande Torino che sarà”
È questo il momento decisivo per la progettazione della mobilità urbana e suburbana di domani: non possiamo concepire una Linea 2 senza il tratto Tabacchi-Pescarito. Tale collegamento con i comuni a nordest del capoluogo, da Borgaro a Chivasso, è imprescindibile per non tagliare fuori i circa 230mila residenti che ne sarebbero serviti.
I fondi per la progettazione della Linea 2 ci sono: spetta alla Civica Amministrazione sbrogliare quei nodi che ancora si interpongono rispetto alla determinazione delle modalità di progettazione e di realizzazione di un’opera strategica anche dal punto di vista della promozione di una cultura della mobilità in grado di offrire alternative credibili all’uso dell’auto privata.
Far giungere fino a Pescarito la Linea 2 della metropolitana costituisce una priorità per l’intero arco collinare, per l’unione NET e per il chivassese. Voler escludere questo tratto dalla progettazione significa non volerlo realizzare.
Ho presentato ordini del giorno in Città Metropolitana e in Consiglio Regionale del Piemonte affinché il tratto Tabacchi-Pescarito sia compreso e previsto nella progettazione definitiva, mantenendo le priorità di realizzazione già espresse dalle Istituzioni territoriali e agendo in coordinamento con i Sindaci dell’area interessata.
Silvio Magliano – Presidente Gruppo Moderati in Consiglio Regionale del Piemonte e Consigliere della Città Metropolitana di Torino.
Presunzione di innocenza anche per gli “antipatici”
18 maggio: udienza preliminare per l’eventuale rinvio a giudizio di Roberto Rosso ed altri. Seguiranno altre tre udienze e poi, se ho capito bene, il Gip deciderà sul prosieguo.
Accolte le richieste di Regione Piemonte, Comune di Carmagnola, Fratelli d’Italia e Libera come parti civili. Complesso sarà il processo per le sue diverse implicazioni. Criminalità organizzata, voto di scambio e rapporto tra politica ed organizzazioni criminali. Sempre da quello che ho capito ci saranno due comportamenti processuali.
La richiesta di rito abbreviato che garantisce agli imputati la riduzione di pena di un terzo. Concretamente senza dibattimento con una ammissione di colpa. E chi professando la propria innocenza è disponibile ad affrontare tutti le tre fasi di giudizio. Giorgio Piazzese proprio non ci sta. Avvocato di Roberto Rosso, sostiene che è un processo politico e l’ammissione di queste parti civili lo dimostra. Alessandro Paolini è avvocato di Enza Colavito e non ha dubbi: non solo Enza è totalmente estranea, anzi è parte lesa perché minacciata. Si vedrà nel corso dell’eventuale dibattimento. Eventuale perché, teoricamente, in questi giorni, il giudice potrà decidere di tutto, anche se il termine teorico è fondatissimo. La Colavito non si da per vinta, trascorrendo i giorni del carcere nell’aiutare le sue compagne nello studio. Indubbiamente sta male, è depressa, ma non vuole mollare. Troppo alta la posta in gioco. Ed arriviamo al punto, che francamente ho solo capito ora. Chi patteggia ne esce fuori e magari se la cava con pene irrisorie e se prevista la detenzione in carcere la può scontare ai domiciliari. Chi si professa innocente rischia di rimanere in carcere. Qualcosa non torna. Vero che i capi d imputazione sono pesantissimi, ma bisogna aspettare almeno due gradi di giudizio per poter riparlare di detenzione. Appunto, qualcosa non torna. Fiducia nella magistratura e nessuno può o vuole sostituirsi. Hanno anche fatto un esame, si dice difficilissimo, per diventare magistrati. E prima dell’esame, dopo la laurea, scuole specialistiche difficilissime e fortemente selettive. Insomma diventare magistrato non è uno scherzo. Dobbiamo a loro riconoscenza per quel che fanno, in particolare nella lotta al crimine organizzato. Detto questo anche i detenuti e/o indagati hanno i loro diritti. Il primo tra tutti la presunzione d’ innocenza. Prevista dalla nostra principale legge che è la Costituzione. Tra i motivi nel rimanere in carcere c’è il pericolo di inquinamento delle prove. Anche qui, non ci pare che sussista questo pericolo. Ragionando da ” bar”, alcuni sostengono che Roberto Rosso è antipatico e un po’ sbruffone. Dunque? La giustizia si esprime sui fatti dibattimentali, non sulle possibili simpatie od antipatie. Magari è difficile essere obbiettivi, ma indispensabile cercare di esserlo per chi fa di mestiere il magistrato giudicante. Poi, ancorché qualcuno o qualcosa sia antipatico, i diritti sono per tutti e non solo per i simpatici.
Patrizio Tosetto
“In settimana la Giunta regionale presenterà le proprie linee guida per i test sierologici”. Lo ha annunciato l’assessore alla Sanità Luigi Icardi in apertura dell’aggiornamento sull’emergenza Coronavirus in quarta Commissione, presieduta da Alessandro Stecco
La questione era stata posta da Mauro Salizzoni – intervenuto per il Pd con i consiglieri Monica Canalis, Domenico Rossi, Daniele Valle, Diego Sarno e Domenico Ravetti – che appunto chiedeva notizie circa esami sierologici svolti nei laboratori pubblici o privati. “Abbiamo anche sollecitato al Ministero della Sanità, a nome delle Regioni, l’emanazione di linee guida nazionali per sapere come agire in caso di esito positivo” ha aggiunto Icardi.
A inizio seduta l’assessore aveva spiegato che “il sistema di monitoraggio sull’andamento della fase 2 dell’emergenza Covid-19 in Piemonte viene realizzato su tre livelli: a livello nazionale attraverso gli indicatori definiti dal Ministero; a livello regionale attraverso indicatori più specifici individuati dal professor Vineis e a livello di feed back attraverso le riunioni della Cabina di regia messa in campo dalla Giunta che riunisce prefetti e sindaci dei capoluoghi di provincia, per evidenziare progressi ed eventuali criticità”.
In merito alla richiesta di Marco Grimaldi (Luv) su come superare il modello delle Rsa nella gestione post Covid-19, l’assessore ha risposto che “il ricorso agli alberghi è utile quando il paziente sia in condizioni di sicurezza. In tutti gli altri casi è necessario che l’anziano non autosufficiente abbia a disposizione personale sanitario e la possibilità di accedere in tempi rapidi alla terapia intensiva o semintensiva in caso di ricadute, come sta avvenendo all’ospedale di Verduno e alle Ogr”.
Sulla necessità di tutelare i pazienti psichiatrici affetti da Covid-19, sottolineata da Sean Sacco (M5s), Icardi ha dichiarato che l’assessore al Welfare sta provvedendo alla stesura di un apposito protocollo.
A Carlo Riva Vercellotti (Fi) che lo ha interrogato sulla riforma della Sanità piemontese che prenderà il via in seguito alle riflessioni degli esperti che stanno studiando le strutture ospedaliere e le esigenze del territorio, l’assessore ha assicurato che “si procederà per gradi e nulla verrà realizzato senza la condivisione di un progetto complessivo”.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Oggi vedremo con la discussione della mozione di sfiducia individuale al ministro della Giustizia Bonafede chi è contrario o chi è favorevole ad una gestione della giustizia ispirata al più becero populismo manettaro, quello minacciato e sventolato per anni da Grillo nelle piazze italiane e sostenuto da alcuni magistrati che hanno costruito la loro fama attraverso il giustizialismo più intollerabile.
Non è vero come dichiara il grillino Crimi che salta il governo insieme a Bonafede perché le mozioni di sfiducia personali a ministri, per quanto discutibili in linea di principio,non hanno provocato crisi di governo, a partire da Dini quando vollero disfarsi dello scomodo e onesto ministro-magistrato Filippo Mancuso. Mancuso fu mandato a casa e Dini rimase in sella senza problemi. E Mancuso venne sconfessato dalla stessa maggioranza su cui poggiava il governo Dini.“Prima di approvare norme che causerebbero danni al territori”
“Gli articoli del “Riparti Piemonte” dedicati agli interventi di natura urbanistica per agevolare cittadini e imprese e semplificare le procedure, non tengono in considerazione la prospettiva “zero” del consumo del suolo, un scopo che il Partito Democratico sempre perseguito anche attraverso l’approvazione di norme specifiche sul riutilizzo, sulla riconversione e sulla difesa del suolo, un bene importante che abbiamo il dovere di preservare per le generazioni future” affermano il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti e il Segretario regionale del Partito Democratico Paolo Furia.
“La maggioranza di centrodestra – proseguono gli esponenti dem – ha evidenziato, nella scrittura delle norme urbanistiche per il sostegno post-Covid, la propria natura programmatica che non tiene in nessuna considerazione il rispetto per l’ambiente e la sua tutela”.
“Il suolo è una risorsa non rinnovabile – concludono Domenico Ravetti e Paolo Furia – e riteniamo che sia fondamentale ridurre il fenomeno di un suo uso irreversibile e incentivare la tutela e la cura dei territori. Chiediamo alla maggioranza di centrodestra di riflettere per evitare l’approvazione di un testo che causerebbe molti danni al Piemonte”.