POLITICA- Pagina 541

Passa l’odg di M5S che “annulla” la Torino-Lione

/

Oggi il Consiglio Comunale di Torino, con 23 voti favorevoli (M5S, Torino In Comune, Uscita di Sicurezza) e 2 contrari (Lega Nord, Noi con l’Italia) ha approvato un ordine del giorno con prime firmatarie le consigliere del M5S Viviana Ferrero e Maura Paoli. Espulsi i consiglieri di centrosinistra che hanno esposto cartelli sì-Tav. Il documento impegna Sindaca e Giunta a chiedere al Governo di “rendere pubblici e verificabili i criteri, le procedure e le modalità di attuazione di una rigorosa Analisi Costi-Benefici da avviare sull’ipotesi di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione” (TAV). E di valutare, in alternativa, la promozione dell’utilizzo dell’intera linea esistente tra Torino e Modane. Si chiede inoltre di sospendere subito qualsiasi operazione e spesa prevista dal Cipe, in attesa di avere i risultati dell’Analisi, e di ridiscutere gli accordi con la Francia, abolire il ruolo di Commissario straordinario del Governo, sospendere l’Osservatorio Torino-Lione (da cui la Città di Torino è uscita, come chiedeva la mozione approvata dalla Sala Rossa il 5 dicembre 2016) e revocare l’attuale direttore generale di Telt s.a.s., evitando così che vengano emessi ulteriori bandi di gara. L’ordine del giorno, scrive una nota del Comune,  propone di destinare i fondi attualmente previsti dal Governo per la nuova linea ad alta velocità Torino-Lione (sia per la parte internazionale che per quella italiana) alla mobilità collettiva e sostenibile nel territorio della Città Metropolitana di Torino e della Regione Piemonte. In aula il dibattito sul documento, al quale sono stati presentati 347 emendamenti(accorpati e poi respinti dall’aula).

***

Esulta Viviana Ferrero (M5S): “Non posso non tradire l’emozione per essere oggi portavoce di un movimento civile che si è sviluppato in Val di Susa, portando avanti la più grande battaglia ambientale degli ultimi 29 anni. Non è un’operazione ideologica, ma nasce da studi approfonditi. L’odg vuole fare trasparenza. La politica è stata sorda, non ha mai ascoltato i cittadini e ha realizzato solo 7 km dell’opera. Chiediamo di valutare le alternative e partire dai bisogni e dalle necessità dei cittadini, destinando tutti i fondi previsti per la Torino-Lione – parte internazionale e parte italiana – alla mobilità collettiva alternativa e sostenibile nei territori della Città Metropolitana di Torino e della Regione Piemonte. Voglio infine ringraziare Alberto e Bianca Perino – come simbolo di quella umanità che non ha mai smesso di credere a un modello diverso – e i tecnici della Commissione Tecnica Torino-Lione, per aver portato avanti con determinazione la forza dei numeri. Ora, il Tav non è più un’emergenza dopo 25 anni”.

Commenti, aggiornamenti  e reazioni politiche in Politica su  www.iltorinese.it

PD: Forum, forse si comincia a discutere

/

Al Forum del Pd Federica Mogherini, Alto Rappresentante dell’Unione per la politica estera, ha ricordato come “occorra non già distruggere il vecchio, ma costruire il nuovo”. Veltroni invece ha sottolineato come dopo la sconfitta non si sia ancora aperta alcuna discussione e ha invocato meno riunioni di correnti. Tommaso Nannicini, tra i relatori, in modo autocritico ha affermato: ” abbiamo sbagliato a fare le riforme del lavoro contro il Sindacato e non con il Sindacato “.Altri hanno polemizzato con chi ” non credeva nei corpi intermedi”. Insomma sul banco degli imputati è finalmente finito il renzismo e cioè un leader e una politica che hanno portato il Pd al 18 %.I giornali raccontano che alcuni esponenti del “giglio magico” polemicamente hanno abbandonato la kermesse prima che finissero i lavori della prima giornata, manifestando il loro disappunto. ( Renzi è in Cina, tanta è la considerazione nei confronti del Segretario attuale). E si capisce! Per la prima volta si discutono le cause dei crolli elettorali e delle sconfitte subite dal Pd e lo si fa non dando la colpa agli elettori o ad un difetto di comunicazione, ma chiamando le cose per nome e cognome. Sono le cose che in questi anni molti di noi hanno sempre detto e pensato, venendo però accusati di essere dei conservatori, contrari al nuovo e chi più ne ha più ne metta. È un altra linea, rispetto a quella proposta da Renzi pochi giorni fa alla riunione della sua corrente tenutasi alla Leopolda nel corso della quale ha presentato la contromanovra dei renziani e ha proposta la costituzione dei comitati di resistenza civica, un embrione di qualcosa di esterno e di alternativo al Pd. L’unico rammarico è che ci siano volute una lunga e inarrestabile sequenza di sconfitte prima di avviare una tale riflessione e per capire che il renzismo e le sue politiche ( dalla riforma costituzionale alla riforma della legge elettorale, dal Jobs Act alla delegittimazione della Cgil, dalla politica dei bonus alla riforma della scuola) avrebbe allontanato dal Pd milioni di elettori, mutandone l’identità originaria, quando invece tutto ciò che si stava verificando sotto i nostri occhi era chiaro, anzi chiarissimo.

Wilmer Ronzani

Orgogliosamente ignoranti

/

Chissà se la media dei politici conosce che cosa è avvenuto in via Rasella? O leggermente prima in piazza Barberini, a Palazzo Barberini? Si stava facendo e si è fatta la Storia di questo nostro paese. I gappisti travestiti da netturbini facevano saltare mezza divisione tedesca ed i romani conoscevano la ferocia nazifascista. E il futuro Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat rompeva con i compagni socialisti capeggiati da Pietro Nenni. Padri della nostra Repubblica. Bene, dubito che molti sappiano, ora che l’ignoranza va di moda nel Paese. Direi quasi che si deve dimostrare di essere orgogliosamente ignoranti. Così non c’è sospetto di essere stati della “casta”.  Anche su questo qualcosa non funziona. Ho assistito ad una seduta del Senato. Questi nuovi senatori tanto attenti non mi parevano quando i  loro colleghi parlavano. Non tutti ovviamente, ma la maggioranza sì. Decisamente ridanciana. Ad una più attenta osservazione Giorgio Napolitano era invece decisamente attento. Cordiale con chi lo omaggiava ma risoluto nel voler ascoltare e rimandare dopo i saluti. Solo formalismo istituzionale? Non penso proprio. Sicuramente sentire il dovere del proprio ruolo ad oltre 90 anni. Non è poco. Ed allora ecco  decido di girare per Roma tra ricordi e ” pellegrinaggi” dei luoghi della prima repubblica, quando conoscere era indispensabile, non sufficiente ma fondamentale. Quasi sempre non si era d’accordo tra le parti politiche ma si sapeva che l’altro sapeva. Poi è arrivata Roma ladrona.  E pensare che alcuni epigoni di ieri ora governano il Paese.  Tra la prima Repubblica e questa attuale repubblichetta c’è stata la seconda che  ha portato a casa poco o nulla. La Rivoluzione Liberale di marca Berlusconi  si è infranta sulla prosecuzione di una Tangentopoli ante litteram. Da prima i Lombardi a prima il Nord,  per finire a prima gli Italiani. Riformismo senza popolo, è l’ottima definizione del “compagno ” Dalema. Dove le virgolette non sono ironiche. E

poi Grillo che ascoltando il consiglio di Piero Fassino ha fondato un partito veramente, consegnandolo a Di Maio decisamente debole nel campo del sapere. Ma iniziamo il percorso “amarcord” partendo da via Del corso 476. Doveroso iniziare dal Psi sempre stretto tra PCI e Democrazia Cristiana, tra riformismo e stanza dei bottoni.  Da Pietro Nenni che entusiasta accettò il premio Stalin, al suo figlioccio politico Bettino Craxi. Batteva i pugni se alle frontiere italiane non facevano entrare gli esuli antifascisti cileni e a Sigonella spiegò ai Marines americani che essendo nel territorio italiano non erano graditi ospiti. O Giusi La ganga il vero numero due responsabile Enti Locali che dai comunisti aveva ” imparato ” il centralismo democratico e  a Torino diceva a Fiat e Agnelli: ” parliamoci”. In Via Della vite la Federazione nazionale dei giovani comunisti, dove ci venne presentato Massimo Dalema.  Sapevamo che arrivava da Pisa, figlio del romano segretario del PCI del Lazio, voluto da Enrico Berlinguer. Ciò bastava. Scelta incontestabile. Con tutti quei capelli neri, allora fumava ed era già  cinicamente intelligente. Ci aspettava il ’77 dove violenza e terrorismo la facevano da padroni. Poi Piazza del Gesù che aveva visto entrare Enrico Mattei, Aldo Moro il divo Giulio o Amintore Fanfani. Oramai la Dc figlia del potere ed indissolubile dal potere. Democristiani e comunisti agli antipodi, due opposti che non hanno impedito di fare la resistenza insieme. Aldo Moro che ha pagato con la vita le sue convergenze parallele, odiato dai servizi segreti inglesi e statunitensi. Infine il tormentato Zaccagnini, tormentato e  diviso tra l’amicizia per la sorte del suo amico Moro ed il senso dello Stato che gli impediva di trattare con i banditi brigatisti in odore di servizi segreti russi. Ed ecco Botteghe Oscure: lo Stato nello Stato. Dove dal dopoguerra Palmiro Togliatti nel sottotetto cominciò a vivere con Nilde Jotti clandestinamente perché il capo del Partito non può e non deve avere una “concubina”. E Luigi Longo da segretario aveva già deciso la sua successione scegliendo un certo Enrico Berlinguer, segretario tutt’altro che incontestabile.  Ma nessuno doveva e poteva sapere di contrasti. Centralismo democratico, veniva chiamato. E lo spessore di Giorgio Amendola e  di Pietro Ingrao con un altro futuro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E Nilde Jotti prima presidente della Camera donna e comunista. Si faceva politica ognuno con la propria filosofia. E che dire del Craxi riformatore  che aveva capito che non era più possibile escludere i comunisti. O di Berlinguer che alla via italiana al socialismo aveva aggiunto la rottura con gli oppressivi sovietici che avevano per antonomasia sempre ragione. Del resto Dio non si contesta, e loro erano Dio in Terra. Torniamo al presente, forse sono solo nostalgico di qualcosa che so perfettamente che non può e non sa ritornare. Ma lasciatemi dire che preferivo e preferisco quei tempi dove ignorare e non sapere o mancare di esperienza e capacità era una colpa. E la politica era una cosa seria.

 

Patrizio Tosetto

 

FINE VITA: A TORINO TAVOLO INFORMATIVO IN VIA GARIBALDI

/

“Tavolo informativo #LiberiFinoAllaFine” è l’iniziativa che vedrà impegnati +Europa Torino e Associazione Radicale Adelaide Aglietta domani, domenica 28 ottobre, a Torino

L’evento segue la proposta di Associazione Luca Coscioni (di cui Marco Cappato è il tesoriere) che ha organizzato per il weekend decine di tavoli distribuiti sul territorio nazionale.

A Torino la manifestazione si terrà dalle 11 alle 13 in Via Garibaldi angolo Via San Dalmazzo. In caso di pioggia il luogo dell’iniziativa si sposterà in Piazza Castello angolo Via Roma. La data non è casuale. Infatti in settimana la Corte Costituzionale ha emesso una sentenza senza precedenti, dando 11 mesi di tempo al Parlamento per colmare i vuoti normativi sul fine vita. Proprio quel Parlamento che da ben 5 anni non discute la nostra proposta di legge di iniziativa popolare Eutanasia Legale è ora chiamato a rispondere. Ad oggi le firme raccolte superano le 120.000, ma non abbiamo intenzione di fermarci qui. L’obiettivo è essere #LiberiFinoAllaFine. Durante il tavolo si potrà venire a conoscenza delle numerose battaglie che l’Associazione Luca Coscioni sta portando avanti (dal fine vita alla libertà di ricerca scientifica e di abolizione della Legge 40), nonché reperire il modulo per compilare il proprio testamento biologico. Inoltre sarà possibile firmare per la nostra ICE “Welcomingeurope.it-Per un’Europa che accoglie”, il cui oggetto è una nuova politica migratoria europea di accoglienza. All’evento saranno presenti Igor Boni (coordinatore +Europa Torino e Associazione Radicale Adelaide Aglietta), Silvja Manzi (amministratrice di +Europa e tesoriere di Radicali Italiani), Emilio Coveri (presidente di Exit Italia) e Silvio Viale (ginecologo e membro della Direzione Nazionale Associazione Luca Coscioni). È proprio Viale a dichiarare: “Vittoria! La Consulta fa fare un passo avanti verso nuovi diritti sul fine vita. Ora il Parlamento non ha più scuse, tanto meno la litania sul contratto di governo”.

 

“Esageruma nen” versus “Ti esagera”

/

Da tempo si alzano voci più o meno autorevoli sulla necessità  da parte di Torino a collaborare con Milano. L’ultima , in ordine di tempo, quella del Presidente della Compagnia di San Paolo Francesco Profumo . Ma prima ancora vari politici , amministratori e personalità tra i quali il Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino , in occasione della sciagurata gestione , da parte del Comune di Torino  e del Sindaco di Torino Chiara Appendino, della candidatura olimpica. La questione  è ritornata , come informazione da parte dei cronisti più attenti, durante il dibattito per  il Referendum della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola ( VCO) sul passaggio della stessa dal Piemonte alla Lombardia. Ricordavano che il territorio del VCO divenne piemontese agli inizi del 1700 , prima era parte del Ducato di Milano come il Ticino ed altri territori. Lo confermano la parlata ed i modi così poco piemontesi , ma questa è un’altra storia. Tornando al tema sul “che fare?”  , segnalo alcuni momenti del quasi sempre difficile rapporto con la vicina Milano che mi ricordano un po’ quelli dell’Italia con la vicina Francia. Anni ’60-’70-’80 ,  con le due città in salute che con Genova formavano il famoso “triangolo industriale”,  un determinato Giovanni Agnelli , attraverso la Fiat e le sue finanziarie, acquisiva in vario modo tutti i simboli di Milano , l’Alfa Romeo, l’Innocenti-Autobianchi, il Corriere della Sera, la Rinascente , un’importante presenza nel “salotto buono” della finanza italiana e cioè Mediobanca . ” ricordo ancora bene cosa non diceva , irripetibile, l’avvocato Agnelli dei milanesi appena in auto attraversavamo il Ticino” cit. Inizi del terzo millennio , subito dopo le olimpiadi invernali del 2006 una vivace Torino ,  verso una mai così debole Milano ,  dà vita , per mancanza di risorse, ad una suicida collaborazione con Milano per Settembre Musica.

***

Così uno dei “gioiellini” delle iniziative culturali torinesi diventa difatti milanese. Le cose continuano con la fusione tra Banca Commerciale, Cariplo e Istituto Bancario San Paolo di Torino, appunto di Torino, che diventando Intesa-San Paolo lascia a Torino un grattacielo ed , ancora per poco il Presidente della banca , mentre tutto il resto lo è già da allora. Nel frattempo Torino è sprofondata in un continuo ed inesorabile declino economico , industriale e di abitanti. Le olimpiadi da grande occasione sono diventate, insieme alle grandi opere, la zavorra di quattro miliardi di debito che ha , praticamente , affondato la città  costringendola, risolvendo solo in minima parte il problema , a vendere e svendere quasi tutti i gioielli di famiglia. Milano intanto, ripresasi dalle difficoltà dei primi anni del secondo millennio , grazie anche all’Expo, ha preso slancio diventando una delle più dinamiche città europee con grandi trasformazioni . Vi invito a leggere l’intervista al Sindaco di Milano Giuseppe Sala su la Repubblica di venerdì 26 ottobre , pagina 17. La capitale lombarda , che non ha venduto le sue società  , dalle stesse ricava oltre 400 milioni di euro di utili l’anno . Da un lato c’è un Sindaco, Sala, pragmatico e dinamico, dall’altra un Sindaco, Appendino, chiaramente inadeguata e imbarazzantemente  prigioniera della sua scombinata maggioranza comunale. Tornando alla domanda di leninista memoria sul  ” che fare? ” , penso che con Milano , pena la completa e totale emarginazione e subalternità , bisogna competere e battagliare. Torino è diventata grande ed è avanzata quando, con la città lombarda ha incrociato le spade e non quando ha ceduto parti o fatto accordi . Per fare questo, smentendo e ribaltando le due frasi classiche che rappresentano anche il modo di essere degli abitanti delle due città,  la sabauda  ” esageruma nen”  e la meneghina ” ti esagera” , è indispensabile cambiare la guida della Città di Torino coinvolgendo imprese, professionisti e tutte le intelligenze , insomma tutta la città in un grande progetto di rilancio di Torino. Per farlo ci sono  poco più di due a disposizione che saranno difficili e di sofferenza ma che devono servire a preparare l’operazione altrimenti la nostra città , Torino, diventerà un villaggio senza Asterix.

Maccanti e Caffaratto (Lega): Avanti tutta sulle tratte Pinerolo Torre Pellice e Pinerolo Torino

“Quel che promettiamo noi manteniamo” 

Parere favorevole delle Commissioni Trasporti di Camera e Senato ad inserire nel Contratto di Programma tra il Ministero dei Trasporti ed RFI (Rete Ferroviaria Italiana) lo studio di fattibilità sulla riattivazione della tratta Pinerolo Torre Pellice ed il potenziamento della tratta Pinerolo Torino.  “Siamo da sempre favorevoli alle opere infrastrutturali atte a migliorare la vita dei cittadini e lo stiamo dimostrando con i fatti: quel che la Lega promette, lo mantiene sempre”. Lo dichiarano il parlamentare torinese Elena Maccanti, capogruppo Lega in Commissione Trasporti alla Camera e il deputato pinerolese Gualtiero Caffaratto. 

Gariglio (PD) “Nel DL Ponte di Genova ennesimo schiaffo al Piemonte”

“Il Decreto Legge recante disposizioni urgenti per la Città di Genova, in discussione oggi alla Camera, contiene un ennesimo attacco al Piemonte e alle imprese piemontesi. L’articolo 7 del Decreto, infatti, prevede l’istituzione della Zona logistica semplificata “Porto e retroporto di Genova” comprendente i territori portuali e retroportuali del Comune di Genova e i retroporti di Rivalta Scrivia, Arquata Scrivia, Novi San Bovo, Alessandria, Castellazzo Bormida e Ovada Belforte (tutti in provincia di Alessandria, il vero retroporto di Genova), nonché i retroporti di Piacenza, Dinazzano e Milano Smistamento” ha spiegato il parlamentare piemontese del Partito Democratico Davide Gariglio.

“Curiosamente sono stati esclusi da questo elenco sia l’interporto di Orbassano, sia quello di Novara, quest’ultimo collocato proprio sulla direttrice Genova-Milano; è, invece, presente Milano.
L’essere inclusi nella Zona logistica semplificata consente alle imprese del settore operanti su quei siti di godere di procedure semplificate (e quindi di avere minori costi), nonché di contributi pubblici” ha proseguito Davide Gariglio.

“Alla mia domanda di chiarimenti, in Commissione, al viceministro ai Trasporti, l’on. Rixi, mi é stato risposto che il Governo ha fatto una valutazione e che poi, in futuro, si vedrà se correggerla. Questa scelta é l’ennesimo schiaffo che il Piemonte riceve da questo Esecutivo. Dopo il blocco degli appalti TELT per realizzare il tunnel internazionale di base per collegare Torino a Lione, dopo il blocco del Terzo Valico (il DL Genova non ha finanziato i lavori per completare l’opera), dopo la vicenda del furto delle Olimpiadi invernali a vantaggio di Milano, ecco un’altra offesa alla nostra Regione, che Lega e Cinquestelle stanno umiliando a vantaggio di Lombardia e Veneto, nel silenzio colpevole dei Cinquestelle, che hanno abbandonato al suo destino anche la sindaca Appendino.Chiederò in Aula alla Camera che tutti i parlamentari piemontesi insorgano contro la volontà del Governo gialloverde di marginalizzare la nostra Regione” ha concluso l’on. Gariglio.

Pd e Forza Italia, simboli del passato. Ora si volti pagina

/
di Giorgio Merlo
.
È’ ormai noto a tutti che ci sono alcuni partiti che ormai stanno progressivamente esaurendo la loro funzione politica e storica. Un tempo si sarebbe detto, dalle parti dei comunisti italiani, che “hanno esaurito la loro spinta propulsiva”
 Per tornare all’oggi, non possiamo non prendere atto che il ruolo, la funzione e la prospettiva del Partito democratico da un lato e di Forza Italia dall’altro sono entrati in un vicolo che difficilmente potrà ancora vederli come elementi centrali e determinanti dei rispettivi schieramenti. Non a caso, il voto del 4 marzo ha cambiato profondamente la geografia politica italiana arrivando al punto di cancellare, forse definitivamente, la tradizionale competizione fra quel centro sinistra e quel centro destra. Sul versante del centro destra, e’ del tutto evidente che quella coalizione – sempreche’ esista ancora – ha un solo grande e massiccio azionista: la Lega di Matteo Salvini. Il resto, come si suol dire, e’ del tutto marginale. Nel campo del centro sinistra, invece, abbiamo un Partito democratico che continua regolarmente e stabilmente a perdere tutte le elezioni. Locali e nazionali. Diventa francamente difficile pensare che attorno a quel partito possa rinascere un sistema di alleanze capace di porsi come alternativa credibile e competitiva rispetto agli schieramenti avversari. Oltretutto si tratta di un partito caratterizzato da una persistente faida interna che vede schierate le varie bande in contrasto l’una contro l’altra. È appena sufficiente registrare ciò che capita quotidianamente da quelle parti per rendersi conto che oggi il Pd non può più giocare quel ruolo che ha esercitato per alcuni anni con la guida di Veltroni prima e di Bersani poi. Dunque, dando per scontato che si deve ritornare alla “cultura delle alleanze” e quindi archiviare definitivamente la strampalata “vocazione maggioritaria” di renziana memoria e quindi della concezione arrogante dell’esclusività di un solo partito al potere o all’opposizione, sono 2 le condizioni decisive che, da adesso in poi, sono sempre più necessarie per affrontare la situazione che si è venuta a creare dopo il voto del 4 marzo e confermate ogni volta che si vota in qualunque angolo d’Italia. Innanzitutto devono ritornare protagoniste le identità politiche e culturali dopo il clamoroso fallimento dei partiti plurali. Identità indubbiamente aggiornate e riviste, ma identità. A cominciare dalla tradizione del cattolicesimo democratico, popolare e sociale che nel nostro paese e’ sempre stata protagonista in tutti i tornanti decisivi della storia democratica. Accanto, com’è ovvio, alla rinata destra, ad un perdurante populismo anti sistema e ad una sinistra oggi un po’ sbandata e disorientata ma comunque indispensabile e necessaria. In secondo luogo va rilanciato e valorizzato un “civismo politico e culturale” che oggi fa la differenza in molte competizioni elettorali. In particolare nelle elezioni locali. Un civismo che in un contesto sociale che nutre profonda sfiducia nei confronti dei partiti tradizionali può essere un veicolo che rilancia la partecipazione politica e, al contempo, rinnova profondamente la geografia politica dell’intero paese. Dal civismo passa, forse, anche il rinnovamento della politica italiana. Attorno a queste 2 condizioni la politica italiana può uscire dall’impasse in cui si trova. Purché non si continui a pensare a partiti che ormai hanno fatto il loro tempo e che, continuando la loro stanca azione politica quotidiana, non fanno altro che far emergere la necessità di avere nuovi soggetti, nuove politiche e nuove coalizioni.

Mense universitarie, Grimaldi (LeU): “Egregio Rettore, venga con me a pranzo”

/

“Decida Lei il giorno, io propongo il luogo. Se ci diamo appuntamento alle 13, credo che per le 13,50 potremo essere dentro”

In aula l’Assessora Cerutti ha risposto all’interrogazione urgente del Capogruppo di LeU Marco Grimaldi sulla chiusura della mensa universitaria Borsellino. Il 31 luglio del 2018 sono infatti giunti a scadenza il contratto di affitto tra il gestore della mensa e la società proprietaria – che ha in concessione tutta la residenza Borsellino – e la convenzione con EDISU. Benché la scadenza fosse nota da tempo, ciò ha determinato la chiusura della mensa, come paventato dagli studenti.

La mensa, situata nella Cittadella Politecnica (dove, secondo i dati più recenti, viene consumata più della metà dei pasti delle mense EDISU di tutto il Piemonte) e operante come esercizio convenzionato al fianco delle mense universitarie date in appalto da EDISU, garantiva quasi 500 pasti ogni giorno e circa 100mila in un anno (seconda in Piemonte per numero di pasti erogati). Si tratta di un numero importante, che negli ultimi due anni è cresciuto significativamente (41,5%) in risposta alle nuove tariffe approvate dalla Regione Piemonte con l’esplicito obiettivo di incentivare l’utilizzo delle mense stesse, aumentato infatti complessivamente del 46% rispetto al 2015/16. Tale politica ha prodotto pertanto numerosi vantaggi per gli studenti e ha ricondotto verso un cammino di crescita il servizio di ristorazione EDISU. La chiusura della mensa ha dunque lasciato circa 500 studenti senza pasto e 10 dipendenti senza lavoro. Inoltre, proprio come temevano i rappresentanti di Alter.Polis, ha fatto sì che tutti gli studenti del Politecnico e gli ospiti delle residenze Borsellino e Mollino fossero costretti a riversarsi su un’unica struttura di ristorazione, la mensa Castelfidardo, già pesantemente congestionata, compromettendo la tenuta del servizio di ristorazione nell’area della Cittadella Politecnica. La situazione sta infatti creando da giorni code lunghissime all’ora di pranzo di fronte alla mensa Castelfidardo, unica convenzionata con EDISU nell’area del Politecnico e sola struttura in cui sia possibile mangiare a prezzi calmierati. L’Assessora al diritto allo studio universitario ha annunciato che la convocazione di un tavolo di confronto con l’EDISU, il Politecnico di Torino, le organizzazioni sindacali e le associazioni studentesche avrà luogo non prima di un approfondimento sull’affluenza della mensa Castelfidardo, su un bando per la Borsellino andato a vuoto e su altri aspetti critici. Già a giugno avevamo sollevato il problema con un’interrogazione. Gli studenti hanno ripetuto per mesi che non ci sarebbe stato bisogno di un monitoraggio per capire che la Castelfidardo sarebbe arrivata a saturazione. Così è stato, l’emergenza è già qui e ora. Per i ragazzi, ingolfati in code da 40/50 minuti, e per i lavoratori” – dichiara Grimaldi. – “La popolazione universitaria torinese è in continua crescita, gli iscritti a Torino residenti fuori regione sono quasi 34mila, con una crescita del 9% rispetto allo scorso anno. Sappiamo benissimo che per uno studente, tanto più se fuori sede, la mensa è un elemento discriminante. Magnifico Rettore, venga con me a pranzo. Decida Lei il giorno, io propongo il luogo. Se ci diamo appuntamento alle 13, credo che per le 13,50 potremo essere dentro”.

Piazza San Carlo, Cassiani (Pd): “Ho chiesto se la Regione intenda costituirsi parte civile per danno di immagine”

“Oggi, in Consiglio regionale, ho presentato un’interrogazione finalizzata a sapere se l’Amministrazione regionale intenda costituirsi parte civile contro gli imputati che verranno ritenuti responsabili dei fatti avvenuti in piazza San Carlo a Torino la sera del 3 giugno 2017, in occasione della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid” ha spiegato il Consigliere regionale del Partito Democratico Luca Cassiani.

“Durante la partita, proiettata su due maxischermi collocati nella piazza – ha proseguito Cassiani – si verificarono, infatti, gravi incidenti che causarono la morte di una donna di soli 38 anni e  1500 feriti, alcuni dei quali molto gravi. Questi fatti hanno sconvolto non soltanto Torino, ma anche l’intera comunità piemontese e hanno generato un grave danno di immagine per la Città e per il Piemonte dal momento che la cronaca di quella sera ha trovato spazio non soltanto sui giornali italiani, ma su tutte le maggiori testate internazionali, dal New York Times al The Time, da Le Figaro a Bild”.

“A questo proposito – ha affermato il Consigliere Cassiani – nei giorni scorsi, è stata depositata in Consiglio Comunale, a Torino, una mozione che, se approvata, impegnerebbe la Città di Torino a costituirsi parte civile contro gli imputati che verranno ritenuti responsabili dei fatti, all’Udienza preliminare di oggi, 23 ottobre 2018, ma si apprende che il Comune non avrebbe intenzione di farlo”.

“Poiché la Città di Torino non intende costituirsi per richiedere i danni di immagine e reputazione derivati dai fatti del 3 giugno 2017 – ha concluso Luca Cassiani – è bene che la Regione Piemonte valuti tale possibilità, anche alla luce del rifiuto del Consiglio Comunale di Torino, per rappresentare il punto di vista delle istituzioni territoriali”.