POLITICA- Pagina 541

Sit-in giovani Lega Piemonte, Turchia fuori dalla Unione Europea

Riceviamo e publichiamo

Presenti anche i consiglieri regionali

Lega Giovani Piemonte ha manifestato questa mattina contro l’intervento Turco nel nord-est siriano ai danni dei curdi, con un sit-in davanti alla Prefettura di Torino.

Hanno partecipato alla manifestazione anche l’On.Flavio Gastaldi e i consiglieri regionali piemontesi: “Insieme ai giovani del partito – così il capogruppo Lega Salvini Piemonte Alberto Preioni – manifestiamo oggi la nostra solidarietà e vicinanza al popolo curdo che lotta valorosamente per la salvaguardia dell’indipendenza e che dopo aver sconfitto l’Isis si vede massacrato da un tiranno, Erdogan, e dal suo regime filo islamico. Naturalmente la Turchia non potrà mai entrare in Europa e anche a nome del Gruppo che rappresento, siamo scesi in strada a manifestare l’assurdità di una simile guerra. Onore ai curdi, alle loro donne in primis, che invece di scappare, rimangono nella loro terra di origine a combattere. Da vent’anni la Lega ripete che la Turchia non rispetta i diritti civili. Non possiamo più rimanere in silenzio davanti all’iniziativa militare in atto in questi giorni contro il Nord Est della Siria, né essere succubi di un sultano che nulla ha a che spartire con i valori espressione della Comunità europea”.

A manifestare in piazza Castello c’erano anche Giacomo Perocchio e Alessio Ercoli della delegazione della Lega Piemonte Esteri: “L’offensiva di Erdogan contro i curdi siriani è un gesto vigliacco, che avanza una pericolosa ombra di pulizia etnica sui territori del Kurdistan siriano.  Con questo intervento, la Turchia non rispetta più alcun criterio necessario per poter aderire all’Unione Europea e dunque, come sosteniamo da sempre, è ora che le istituzioni europee battano un colpo e blocchino immediatamente e in via definitiva qualunque trattativa relativa all’adesione della Turchia all’Unione Europea procedendo financo alla sua cancellazione dalla lista dei Paesi candidati all’ingresso”.

Berlinguer e altri miti di quando la Politica era grande

Enrico Berlinguer è un Mito. Dalla Storia al Mito.
La Storia con la esse maiuscola. Entra appieno
nel Mito anche perché ci si confronta con l’ attuale
pochezza dei politici e del quadro politico. Lo
si rimpiange. Come, sicuramente, si rimpiangono altri
uomini politici di quel tempo. Rimpianto con una sana
polemica in un paese che è stato la patria di guelfi e
ghibellini. Mille anni di scontro tra potere temporale
e potere spirituale. Al di là delle attuali convinzioni
politiche si stima Enrico Berlinguer per il suo sapere
ed il suo dire. Soppesava le parole e non straparlava
mai. Esatto opposto di questo nostro nostro oggi dove
straparlare è  una necessità e l’ incoerenza portata a
metodo e sistema. Enrico Berlinguer non decideva
mai da solo e subito. Sentiva, si informava, studiava,
cercava di condividere e poi decideva. Difficilmente
cambiava idea. Anche qui non per cocciutaggine ma
per convinzione.
Pure, se non sopratutto, nei momenti più drammatici
della sua vita e di  quella del suo partito e del suo paese.
Come nel 1973, con l’incidente in Bulgaria. Incidente
che non fu tale. Era convinzione di tutti ( primo fra tutti
lo stesso Berlinguer) che fosse un tentato omicidio ordito dai comunisti
bulgari ed ordinato dai sovietici. Enrico Berlinguer
rimase cocciutamente e fieramente comunista.
Con una grande, grandissima novità teorica: il
comunismo si costruiva con la democrazia e non
più con la rivoluzione. La presa della Bastiglia come
la presa del Palazzo d’ Inverno superati dalla Storia.

Cari compagni sovietici,
si è esaurita la spinta propulsiva della rivoluzione d’
Ottobre. Ci voleva tanto tanto coraggio ed Enrico
Berlinguer lo ebbe. Gli mancò l’ aggancio per arrivare
al 50 per cento per governare e dunque dimostrare
capacita e fedeltà alla democrazia. Semplice non era.
Aveva contro tutti. Dagli Usa all’ Urss, i due Impierialismi .
Lui imperterrito voleva essere comunista e segretario
di in Partito Comunista. Voleva essere un comunista
democratico. Capisco che per molti è un ossimoro. Lui
ci ha tentato, diamogli atto. Il Mito travalica le umane
cose .
Per antonomasia è qualcosa di irraggiungibile.
Per ciò che ha detto, per ciò che ha scritto e per il suo
inconfondibile stile sobrio raccontati da precisi episodi. Due
avvenuti a Torino. 1977, dopo la conclusione dell’
ennesima Conferenza operaia. Pranzo con i vertici del
PCI Torinese. Presenti Piero Fassino e Giuliano Ferrara. Giovani
cavalli di razza della scuderia comunista subalpina.
Entrambi ambivano a diventare Segretario
provinciale. Fassino nervosetto, impaziente ma
sempre compito.
Ferrara intelligente e scalpitante. Derise
pesantemente Bruno Ferrero segretario regionale
uscente, da lì a poco eurodeputato PCI. Ferrero era
un figlioccio politico di Giorgio Amendola mentore di
Giorgio Napolitano che aveva perso la corsa contro
Berlinguer per fare il segretario nazionale. Il pesante
gioco di Ferrara durò poco. Berlinguer spazientito lo
riprese. Non sopportava questi metodi. Dopo eravamo
certi che Giuliano  non avrebbe mai fatto il
Segretario di Torino. Un anno dopo, altro episodio:  durante i 35 giorni
alla Fiat.
Zona Nizza, davanti al Lingotto. Primo stabilimento
Tailoristico costruito in Italia. Enrico Berlinguer
accompagnato da Lorenzo Gianotti, segretario
provinciale, comparve negli uffici della Zona Lingotto
Millefonti. Parapiglia tra i compagni presenti e relativo
cuore in gola. Il capo del Partito era lì.
Paolo Ielasi responsabile di zona era  il capo locale. Enrico
Berlinguer si accede una sigaretta chiedendo prima
se a qualcuno dava fastidio. Sorrise e domandò.
Domande sulla realtà e sullo stato del Partito.
Classico.
Paolo non riusciva a rispondere. Solertissimo
Gianotti lo anticipava e rispondeva prontamente.
Un sorriso di Berlinguer lo interruppe alla seconda
risposta.
“Caro Renzo, desidero ascoltare le risposte dei
compagni. Non la tua”. Proprio così; una questione di
stile. Enrico Berlinguer è un Mito anche per l’ attuale
pochezza dei politici,  in particolare i leader. Da Giorgio
Almirante alla Meloni, “coatta” di Garbatella.
Da Ugo La Malfa passando per Spadolini al giullare
Beppe Grillo. Dallo statista Aldo Moro alle cose di
piccolo gusto del Presidente del Consiglio Conte. Dal
ribellismo radicale di Marco Panella al Matteo Renzi e
Luigi di Maio, ago della bilancia della politica attuale.
Continuare è inutile. Hanno chiesto ad Emanuele
Macaluso un raffronto tra i padri costituenti e l’ attuale
classe politica.
Impossibile. Li dividono mille anni.
Il tutto è notevolmente peggiorato.
Appunto, inutile aggiungere altro.
Noi ci teniamo ben stretto il Mito di Enrico
Berlinguer.

 

Patrizio Tosetto

Made in Italy, Ruffino (FI): “Territorio batte Amazon”

MADE IN ITALY: RUFFINO (FI), TERRITORIO BATTE AMAZON, AIUTIAMO NOSTRI PRODUTTORI
“Contro i dazi Usa, contro chi tenta di copiare in modo indiscriminato i prodotti tipici italiani più famosi nel mondo, contro chi vorrebbe azzoppare i piccoli produttori – fondamentali per l’economia del nostro Paese – dobbiamo rispondere valorizzando il più possibile le nostre eccellenze, i nostri fiori all’occhiello.
Il Made in Italy è un bene troppo prezioso. Va difeso con le unghie e con i denti. Il parmigiano, il pecorino, la mozzarella, il cevrin di Coazze, la toma di Condove e molti altri a cura, prodotti unici e inimitabili.
I produttori vanno aiutati e supportati, i territori devono essere sempre più un polo attrattivo per il turismo e per l’enogastronomia. Lavoriamo per favorire sinergie, progetti, opportunità. Incentiviamo fiere, feste rurali, occasioni di ritrovo e di cultura.
Lasciamo che su Amazon si continuino ad acquistare libri e oggetti tecnologici: i nostri formaggi devono essere comprati nei paesini italiani, dai produttori, dai piccoli maestri che da generazioni tramandano quella che è, occorre sottolinearlo con convinzione, una vera e propria arte”.Lo afferma in una nota Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia.

Classe dirigente: gli esterni, gli interni e gli eterni

Oscar Luigi Scalfaro intervenendo all’Assemblea Nazionale degli esterni della Democrazia
Cristiana nel lontano 1981, disse che nella Dc – ma non solo nella Dc – quando si parlava del
ricambio della classe dirigente si doveva fare riferimento agli “esterni, agli interni e agli eterni”.
Certo, lo statista piemontese aveva usato un linguaggio duro e sferzante a proposito del
rinnovamento del gruppo dirigente di quel partito in quell’epoca storica. Anche se lo stesso
Scalfaro fu, del tutto meritatamente, parlamentare dal 1946 sino alla sua elezione al Quirinale.
Cioè sempre. Ma, al di là del percorso politico di Scalfaro, e’ indubbio che quella riflessione usata
quasi 40 fa conserva tuttora una bruciante attualità. E questo non solo perché il tema della classe
dirigente e, soprattutto, della sua qualità restano al centro del dibattito politico e culturale nel nostro
paese. Perché dalla qualità, dall’autorevolezza e dal prestigio della classe dirigente derivano
anche la credibilita’ e la serietà della stessa politica.
Ora, se il ricambio dei gruppi dirigenti e’ certamente un fatto importante e da praticare senza
finzioni e furbizie, e’ altrettanto vero che non possiamo continuare a sostenere pubblicamente e
privatamente che l’attuale classe dirigente politica, tanto a livello nazionale quanto a livello locale,
e’ infinitamente meno qualificata di quella della prima repubblica – dove addirittura non è possibile
tracciare il benché minimo confronto – ma anche molto lontana dalla cosiddetta seconda
repubblica. E questo per un motivo molto semplice: la qualità e l’autorevolezza non vengono
ratificati per decreto ma sono il frutto di un percorso di preparazione, di radicamento e di
competenza che oggi, purtroppo, non trovano più cittadinanza. Certo, e’ addirittura imbarazzante il
confronto fatto nei giorni scorsi dallo stesso Conte con lo storico leader socialista Bettino Craxi.
Imbarazzante per una molteplicità di motivi ma soprattutto per il profilo e la natura del leader
politico e di governo Craxi e per quello che rappresenta oggi, concretamente, il Presidente del
Consiglio.
Ma, per ritornare alla riflessione iniziale di Scalfaro, forse quel riferimento agli “esterni, interni ed
esterni” oggi andrebbe leggermente corretto. E cioè, rispetto ad un tempo quando la classe
dirigente politica, al di là e al di fuori di qualsiasi santificazione, era comunque l’espressione media
della credibilità della politica, oggi la presenza dei cosiddetti “eterni” forse non solo e’ necessaria
ma è addirittura indispensabile per la stessa conservazione della qualità della nostra democrazia e
delle nostre istituzioni democratiche. Probabilmente sono proprio quegli “eterni”, in alcuni partiti,
che riescono ancora, seppur tra molte difficoltà e contraddizioni, ad evitare il trionfo definitivo del
pressapochismo, della superficialità, del populismo e della demagogia. E, in ultimo, grazie a quei
pochi o tanti “eterni” sarà ancora possibile parlare di partiti, di democrazia, di competenza e di
senso delle istituzioni. Forse. L’alternativa è la consegna definitiva ed irreversibile al populismo e
alla demagogia. Che, di norma, sono sinonimi di povertà culturale, politica, programmatica e forse
anche etica.
Giorgio Merlo

Cerutti (Lega): “No alla chiusura degli uffici postali. Chi tutela le esigenze dei cittadini?”

E’ ormai noto che nei giorni scorsi Poste Italiane ha annunciato ufficialmente, nell’ambito di un piano nazionale di riduzione degli sportelli, la chiusura a partire dal primo dicembre 2019 di ben quattro uffici postali torinesi. Per questo motivo il Consigliere della Lega Andrea Cerutti ha  depositato un’interrogazione in Regione Piemonte.

Dichiara Cerutti : “Verranno chiusi gli sportelli di: Mirafiori Sud, Barriera di Milano, Pilonetto e Madonna del Pilone (corso Moncalieri 254, corso Casale 196, via Negarville 8 e via Verres 1/A).

Questi quattro uffici sono decentrati e periferici, al servizio di un numero cospicuo di residenti, i quali saranno costretti a raggiungere altri sportelli dislocati sul territorio, con il concreto rischio di aggravare l’operatività di quest’ultimi. I cittadini che più ne risentiranno saranno quelli della precollina (in particolare i 6.000 abitanti del Pilonetto) che non avranno a disposizione altri sportelli alernativi nelle immediate vicinanze. I tanti anziani si troveranno a dover percorrere lunghi tragitti, anche più di due km, per usufruire del servizio e i più penalizzati saranno coloro con difficoltà a spostarsi. Numerose sono ormai le raccolte firme in diversi quartieri della città a sostegno del mantenimento di un servizio essenziale di prossimità e gli ordini del giorno votati all’unanimità nelle Circoscrizioni.

Non dimentichiamoci, inoltre, il ruolo sociale svolto sul territorio dagli uffici postali con servizi come la pec, i passaporti, i permessi di soggiorno, il rilascio di certificati anagrafici, le visure catastali e molto altro”.

Ricorda Cerutti : “Poste Italiane nel settembre 2018, in audizione in Parlemanto, aveva assunto l’impegno a non chiudere ingiustificatamente gli uffici postali, senza perlomeno confrontarsi con gli utenti e le realtà presenti sul territorio”.

Incalza il Consigliere Regionale Cerutti : “La preoccupazione è che tutto il Piemonte possa essere investito da questo trend di riduzione degli uffici postali di prossimità. Sarà un caso che con il nuovo governo giallo – rosso stiano tornando i tagli ai servizi essenziali e di prossimità?”.

Conclude il Consigliere: “Ritengo utile ed indispensabile avviare un dialogo immediato con Poste Italiane affinchè, viste le peculiarità geografice e sociali del territorio regionale, altri uffici postali – veri e propri presidi e punti di riferimento in special modo per la popolazione più anziana – non subiscano la stessa sorte di chiusura.

Con questa mia interrogazione chiedo alla Giunta regionale di sapere, qualora non sia stato già avviato, in quali modi e con quali tempistiche intenda attivare un dialogo con la governance – regionale e nazionale – di Poste Italiane per scongiurare la chiusura di ulteriori uffici postali sul territorio regionale”.

Tronzano: “Pronto a cambiare la legge sul gioco d’azzardo”

Dall’ufficio stampa di Palazzo Lascaris

“Credo sarebbe stato giusto che gli effetti della legge regionale contro le ludopatie non fossero stati retroattivi. Penso che i consiglieri debbano avere il tempo necessario per valutare e decidere ma se il Consiglio dovesse presentare una proposta di legge che elimini la retroattività, sono pronto a sottoscriverla in qualunque momento”. Lo ha dichiarato l’assessore regionale alle Attività produttive Andrea Tronzano al termine dell’audizione svoltasi a Palazzo Lascaris in seduta congiunta, delle Commissioni Lavoro e Sanità, presidenti rispettivamente Claudio Leone e Alessandro Stecco, e del Comitato per la qualità della normazione e della valutazione delle politiche, presidente Paolo Bongioanni. All’ordine del giorno le ricadute della legge 9/16, “Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico”.

All’incontro, presieduto dal presidente Leone, sono intervenuti rappresentanti delle associazioni di categoria, che hanno chiesto la moratoria degli effetti della legge regionale in attesa del riordino nazionale del settore, e degli enti di ricerca Eurispes e Ires Piemonte.

Domenico Distante, presidente di Sapar, la più antica associazione italiana di gestori del gioco di Stato, si è soffermato sui danni provocati alle piccole e medie imprese del settore soprattutto dal punto di vista occupazionale e della sopravvivenza delle stesse. “Così facendo si va a incentivare il gioco senza controllo online, che danneggia anche i minori. Vi chiediamo di rivedere la posizione, noi non siamo contro di voi, ma vogliamo collaborare e chiediamo di essere aiutati”, ha detto.

Emmanuele Cangianelli, dirigente nazionale di Acadi, l’associazione dei concessionari di giochi pubblici, ha evidenziato a più riprese come la riduzione dell’offerta del gioco legale, oltre alle pesanti ricadute economiche, “stia generando maggiori rischi per i giocatori, visto che prima c’erano tutti i filtri per gli accessi ai luoghi di gioco”.

Anche Giorgio Pastorino, presidente nazionale di Sts, il sindacato dei totoricevitori sportivi aderente alla Federazione italiana tabaccai, ha auspicato il ripristino della situazione prima dell’entrata in vigore della legge regionale, i cui effetti dovrebbero invece essere applicati per i punti-gioco di nuova apertura. “Il Piemonte ha avuto fretta di legiferare, il distanziometro ferma il giocatore occasionale ma non quello patologico, che sceglie comunque altre strade. Il settore legale è sempre stato un argine al proliferare dei videopoker, strumenti utilizzati dalla criminalità” ha puntualizzato.

Per Sistema gioco Italia, la federazione di filiera dell’industria del gioco e dell’intrattenimento aderente a Confindustria, è intervenuto il dirigente nazionale Italo Marcotti. “Con questa legge si è voluto colpire un sistema di regole certe, ma non si fa nulla per contrastare l’illegalità. È stato commesso un errore politico, ma anche strategico” ha dichiarato.

Massimiliano Pucci, presidente di Assotrattenimento, che rappresenta gli operatori del gioco lecito, ha chiesto un’attenta valutazione di tutti gli effetti: “La legge aveva un impianto di prevenzione, ma l’ideologia alla fine ha preso il sopravvento. La legge dell’Emilia Romagna prevede la clausola valutativa per fare una sorta di tagliando. È importante ad esempio, che le Asl ci forniscano dati certi sui benefici dal punto di vista della salute”.

Per Antonio Rinaudo e Chiara Sambaldi di Eurispes, l’ente che ha realizzato la ricerca “Gioco pubblico e dipendenze in Piemonte” dal punto di vista dei giocatori patologici la legge regionale sembra aver sortito pochi effetti, “se si considera che la richiesta di gioco è in aumento e che per i giocatori problematici e patologici le distanze non costituiscono un problema, dal momento che spesso vanno a giocare lontano da casa, una sorta di pendolarismo per tutelare la propria privacy. Non va sottovalutato, inoltre, che uno dei canali più utilizzati dalla criminalità per il riciclaggio di denaro è il gioco attraverso canali illegali”.

Marco Sisti di Ires Piemonte, presentando la ricerca “Il gioco d’azzardo in Piemonte prima e dopo la legge regionale 9/2016” ha invece evidenziato che “in questi anni si è assistito a una drastica riduzione dei volumi di gioco in Piemonte a fronte di un incremento nelle altre regioni”.

Dal 2013 al 2016, infatti, in Piemonte il volume nel gioco distribuito su rete fisica è cresciuto di circa il 4,5% (+219 milioni di euro, pari a un volume di gioco di circa 1.167 euro procapite per residente di ogni età). Anche le perdite dei giocatori sono cresciute nello stesso periodo di circa l’11% (+127 milioni, pari a 283 euro procapite per residente di ogni età). Dopo il 2016 si assiste a una drastica diminuzione dei volumi di gioco nella nostra regione a fronte di un incremento nel resto d’Italia. La diminuzione registrata in Piemonte nel 2018, rispetto al 2016, è di 497 milioni di euro (-9,7%) e di 430 milioni rispetto al 2015. Il calo nel valore delle perdite osservato nel 2018 rispetto a quello del 2015 è pari a 113 milioni (- 10%). Nel resto d’Italia le perdite del 2018 sono maggiori di circa 1,3 miliardi rispetto al 2015 (+9%). In Piemonte il gioco a distanza cresce molto (+75%), ma meno che nel resto d’Italia (+87%), la crescita del gioco d’azzardo rallenta rispetto al resto d’Italia (+7% contro +22%) e, nel 2018, le perdite sono inferiori a quelle osservate nel 2015 di circa il 6% (69 milioni di euro).

Sono intervenuti, per richieste di approfondimenti, i consiglieri Marco Grimaldi (Luv), Maurizio Marrone, Bongioanni (Fdi), Alberto PreioniValter Marin (Lega), Giorgio Bertola (M5s) e Domenico Rossi (Pd).

mbocchio

ctagliani

Radicali: “Le bonifiche si fanno prima di costruire il grattacielo”

Riceviamo e pubblichiamo

Grattacielo Regione/Manfredi (radicali): “La Regione ha affidato incarico per redazione Piano Operativo di Bonifica (POB Fase 2) per area ex Fiat Avio. Ma anche i bambini sanno che le bonifiche di suolo e acqua si fanno prima di costruire il grattacielo, non dopo. Assessore Tronzano, il POB è stato presentato al Comune di Torino entro il 30 settembre scorso?”

Sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte n. 40 del 3 ottobre 2019 è stata pubblicata la determinazione dirigenziale 29 luglio 2019, n. 643 con cui è stato affidato all’Ing. Tina Corleto l’incarico di redigere il Piano Operativo di Bonifica (POB Fase 2) relativo all’area ex Fiat Avio, circostante il grattacielo in costruzione della Sede Unica della Regione Piemonte.

Giulio Manfredi (Radicali Italiani), commenta: “Come appurato da noi radicali con una richiesta di accesso civico generalizzato, il Comune di Torino, con Determinazione Dirigenziale n. 43 del 12/02/2019, non aveva approvato il “Progetto di bonifica della falda – fase II” ed aveva richiesto alla Regione Piemonte di ricevere un nuovo progetto entro il 30 settembre 2019. La Regione ha affidato l’incarico di redigere la nuova versione del POB all’arch. Corleto per una spesa complessiva di euro 12.053,60.

Chiediamo, innanzitutto, all’Assessore Tronzano se la Regione ha presentato entro il 30 settembre il POB al Comune di Torino; in caso affermativo, di rendere disponibile a tutti quel documento pubblicandolo sulla pagina dedicata alla Sede Unica sul sito istituzionale della Regione Piemonte.

Ma è doverosa una riflessione più generale sullo stato delle bonifiche i acqua e suolo attorno al grattacielo, costruito per il 90%. Nella premessa della determinazione n. 643/2019 è scritto “… omissis … sulla base degli impegni assunti con l’Accordo di Programma sottoscritto in data 05/11/2009 … omissis … la Regione Piemonte è tenuta ad eseguire le attività connesse alla bonifica delle aree di proprietà comprese nel comprensorio ex Fiat-Avio… omissis …”.

Dal 5 novembre 2009 sono passati dieci anni, quattro governatori regionali, tre sindaci di Torino e siamo ancora qui ad affidare nuovi incarichi per predisporre nuovi documenti per poi, in un futuro incerto, fare le doverose bonifiche.

Abbiamo bisogno che venga Greta in Piemonte a dirci che le bonifiche di acqua e suolo andavano fatte prima di costruire il grattacielo, non dopo?!”

 

Con il Rojava contro l’aggressione dell’esercito turco e degli islamisti

Sabato 12 Ottobre alle 17: 30

Manifestazione in piazza Castello a Torino

E’ in corso l’aggressione dell’esercito turco e delle forze islamiste del cosiddetto Esercito Libero Siriano contro il Nord-Est della Siria. Su quest’area, chiamata in kurdo Rojava, un’oasi di autentica democrazia e di pacifica coesistenza etnico-religiosa, che ospita profughi e feriti da ogni parte della Siria, sta per abbattersi un disastro umanitario di proporzioni terribili e sta per ritornare la disumana dominazione dell’Isis.

Le Forze Democratiche Siriane (SDF) formate dalle donne e dagli uomini che popolano e amministrano il Rojava  hanno combattuto e sconfitto l’Isis con l’appoggio della coalizione occidentale, pagando l’altissimo tributo di oltre 11 mila caduti e 22 mila feriti.

L’invasione turca pone le basi per una rinascita dell’ ISIS che oggi ha come obiettivo prioritario la cancellazione dell’amministrazione autonoma democratica del Rojava e l’imposizione del suo “Stato Islamico” mediante  stragi su base religiosa e etnica e con la riduzione in schiavitù delle donne. Vittime dell’Isis non sono soltanto i kurdi, ma anche tutti  gli altri gruppi etnici e religiosi della regione, come arabi, cristiani ( armeni, assiri, caldei e siriaci ),  turkmeni, ceceni, aleviti e yazidi.

Inoltre, 70.000 prigionieri dell’ISIS si trovano attualmente sotto la custodia delle autorità dell’ amministrazione autonoma del Rojava e la Turchia chiede che le  vengano consegnati. E’ noto che molti di questi combattenti provengono dalla Turchia e vi sono prove inoppugnabili del sostegno loro fornito dallo stato turco. La liberazione degli jihadisti e la loro consegna alla Turchia rappresenta un immediato rischio per la sicurezza a livello regionale e internazionale.

Infine: da quando è stata istituita l’ amministrazione autonoma democratica del Rojava, il confine tra Turchia e Siria settentrionale e orientale è stato fortemente messo in sicurezza e nessuna azione armata contro la Turchia ha mai avuto origine da questo territorio. È chiaro che le accuse dello stato turco relative alle minacce sui suoi confini non sono veritiere e che l’unico scopo del presidente Erdogan è di “spazzare via i Kurdi utilizzando un  esercito di 65 mila uomini”, come aveva chiarito al presidente degli Stati Uniti Trump e al resto del mondo nel giugno 2019 in una conferenza stampa a seguito della conclusione del vertice del G20 a Osaka.

L’aggressione da parte del regime autoritario di Erdogan a uno stato estero – la Siria – mira unicamente a distruggere la regione del Rojava, democraticamente amministrata, che promuove la parità di genere e la coesistenza pacifica di tutti i popoli e di tutte le religioni e  permetterà  all’ISIS di riorganizzarsi e commettere nuovi crimini contro l’umanità.

Le forze democratiche del Rojava hanno combattuto e vinto anche per noi la sanguinosa guerra contro l’Isis, pagando un altissimo prezzo in vite umane e in devastazioni del territorio, e   hanno saputo organizzarsi nel  confederalismo democratico, esempio di coesistenza pacifica, valorizzazione femminile e coscienza ecologica.

Non possiamo e non dobbiamo lasciare solo il Rojava.

RETEKURDISTAN-Torino

***

Di fronte alla nuova tragedia che investe il popolo Kurdo abbiamo deciso di promuovere una forte manifestazione di sostegno al popolo Kurdo per sabato 12 ottobre, alle h 17.30 in Piazza Castello a Torino. Riteniamo importante sottolineare che la mobilitazione è voluta e sostenuta in maniera assolutamente pluralista: da cittadine e cittadini, da movimenti per la pace e coordinamenti di realtà religiose,da partiti e organizzazioni dei lavoratori, da istituzioni, movimenti giovanili ecc. Grazie a chi parteciperà al comune sforzo di mobilitare l’opinione pubblica per fermare un ulteriore crimine contro l’umanità e la giustizia.
Giampiero Leo

Gli incompetenti in politica sono specchio della società

Riduzione dei parlamentari ? Bufala palese.

Nessuno ci crede e tutti la votano
dicendo dopo che sono stati costretti a votarla.
Tanto, diciamola tutta, è palesemente anticostituzionale.
Qualcun altro ci penserà a svelare la bufala. Per i
pentastellati la faccia è salva. Almeno per ora. Se si
campa così almeno per altri tre anni un lauto stipendio
è assicurato per ministri e sottosegretari. E’ stupendo  vedere il
confronto tra leghisti e pdini.
Tutta colpa dell’ altro: eravate al governo, cavolo
volete? Appunto, eravamo. E ora nel masticare amaro
ci siete voi. Intanto Giggino scende in piazza e con
tricche e tracche balla la tammurriata nera.
Prima ha abolito la povertà. Ora Robespierre è una
pallida controfigura nel rappresentare i cittadini.
Dubitiamo che Di Maio sappia la differenza tra
sudditi e cittadini. Per lui basta aprire il computer,

Casaleggio gli manda le veline ed il gioco è fatto.
Chi sta prendendo il posto di Toninelli al governo
è Bonafede. Vuole fare il sorteggio per scegliere i
membri del CSM. Magari con la lotteria di Capodanno.
Poi abrogare la prescrizione ed abbreviare i processi.
Parole in libertà.
Chi fa tenerezza sono quelli del PD, sperano nel
secondo tempo di recuperare  il
gol subito. Zingaretti sorride sempre.
Intanto l’Europa, anzi gli stati europei, sulla
immigrazione scherzavano. Bel pacco hanno
confezionato. Altro che i confini d’ Europa. Gongola
Salvini. Visto?
Per Torino le piccole cose di pessimo gusto. Luca
Pasquaretta inguaiato per estorsione alla
Sindaca. Innocente? Colpevole? Boh. Una cosa è
sicura: qualche telefonata un po’ “osé” l’ ha fatta alla
Chiara e poi è stato passato alla Laura
Castelli, viceministro per tutte le stagioni governative. Entrambe
seguaci di Giggino. Tutti incollati alla sedia. Se poi l’ anagrafe di
Torino va letteralmente in tilt non c’ è problema. Subito
un premio al principale responsabile: da assessore a
Ministro.
Ultimamente le cose vanno così.
Si va sempre avanti. Il 97 % dei costituenti era
laureato. Ora per essere ministro bisogna aver solo
fatto il venditore di bibite allo Stadio di Napoli.
Se no che democrazia sarebbe. Al più un bel
referendum su una piattaforma inventata da
Casaleggio. Se no che democrazia sarebbe. Un
anno e mezzo fa Grillo e soci hanno chiesto il voto
dicendo che non sapevano e proprio per questo erano
candidamente pronti per governare.
Arrendetivi tutti ! Apriamo il Parlamento come una
scatoletta. Poi per governare non basta urlare. Bisogna
sapere essere formati. Chi sostiene che solo i laureati
possono essere eletti vuole un democrazia per censo.
Ma chi sostiene che è sufficiente essere eletti dice una
bestialità. Una volta ci pensavano i partiti.
Ora non ci sono neppure più i partiti.
Anche la società civile zoppica. Mia figlia Sara sta
preparando l’ esame: Diritto costituzionale comparato.
Dopo la seconda lezione il Docente chiede ai suoi 200
studenti chi conosce la data di promulgazione della
Costituzione Italiana.
Silenzio totale. Lei ed il suo amico Lorenzo lo sanno
ma indugiano. Non vogliono apparire secchioni. Poi
alzano la mano rispondendo 1 gennaio 1948.
Non ci siamo proprio. Il Sapere non è come il passo
in montagna. Il ritmo lo fa il più lento. Esattamente l’
opposto, il più lento deve raggiungere il più veloce.
Questo si chiama selezione meritocratica.
Obbietteranno gli egualitaristi che tutti devono nascere
con le uguali possibilità.
Verissimo e giustissimo. Poi c’ è chi studierà di più
e chi studierà di meno e chi proprio non studierà.
Determinando tre diverse velocità. Francamente
non so bene come risolvere questo impoverimento
culturale. Gli studenti universitari che non hanno
risposto non hanno studiato. Può essere giustificabile
con un artigiano. Per loro è semplicemente
drammatico. Con la curiosità di conoscere quel cretino
che ha abolito l’ educazione civica nelle elementari.
Anche se io che l’ ho studiata quasi 60 anni fa avevo
una fortuna che gli alunni d oggi non hanno. Manco
sapevo cosa erano i telefonini. Manco sapevo che
qualcuno come Casaleggio voleva sostituire il
Parlamento con il web.
Parole al vento. Parole decisamente pericolose. Tanto
quanto un solo uomo al comando. Un solo uomo con
pieni poteri.

 

Patrizio Tosetto

Una proposta in Regione per aiutare i “boulajour”

RUZZOLA (FI): PRESENTATO ORDINE DEL GIORNO 
“Ho depositato un ordine del giorno per tutelare i boulajour, cercatori di funghi, che a causa delle Legge di Bilancio 2019/2021 si vedono obbligati a pagare un nuovo balzello di 100 euro. Si tratta dell’ennesimo esempio di un Governo che tenta di far cassa su qualsiasi cosa, anche su una attività che è centrale per la vitalità dei nostri comuni montani e per il controllo e la pulizia dei boschi. Con questo ordine del giorno impegnamo la Giunta regionale ad attivarsi presso il Governo per abrogare questa nuova imposta che rischia di far scomparire una figura tradizionale nelle. nostre valli. I boulajour già oggi pagano un titolo per la raccolta funghi, soldi che vengono incassati dalle unioni montane o dai Comuni e che poi però vengono reinvestite sul territorio, una netta differenza rispetto ai soldi della nuova tassa che finirebbe ad ingrassare le casse dell’erario centrale spendaccione. Sono certo che la Giunta regionale di centrodestra farà di tutto per difendere una attività che si passa di padre in figlio da decenni in Piemonte e che non può essere tartassata visto che spesso è svolta a livello puramente amatoriale”. Ad annunciarlo in una nota il capogruppo di Forza Italia in Regione Piemonte Paolo Ruzzola.