POLITICA- Pagina 539

Cantore: “Vi racconto il ‘mio’ Bettino Craxi”. Con uno sguardo al futuro

“Bettino, arrivando alla chiusura della festa dell’89 applaudito da tutti i presenti, si distrasse e mi chiese dove fossero mia moglie e mio figlio Riccardo (aveva tre anni ed era il primo di tre) Glieli indicai e lui si diresse verso di loro, prese in braccio mio figlio, lo accarezzò e mi disse: “mi raccomando devi impegnarti molto in politica, perché io ci tengo e ci tengono i compagni, ma non dimenticare mai la famiglia”

 

Daniele Cantore è tornato in questi giorni da Hammamet dove ha partecipato con il figlio Riccardo alla commemorazione per il ventennale della scomparsa di Bettino Craxi. C’era già stato ai funerali e al decennale.

Quali sentimenti e quali emozioni ha respirato?

Sono stati tre giorni intensi, nei quali sicuramente è emerso un po’ di amarcord ma, anche, l’orgoglio di essere socialisti e di aver avuto un grande leader e un grande statista per l’Italia.

Lei è stato Segretario Nazionale dei Giovani Socialisti, membro della Direzione Nazionale del PSI,  Segretario della federazione di Torino e Assessore Regionale, quale riflessione si sente di fare rispetto a quel periodo? 

Una stagione di impegno culturale e politico che riuscì a mettere insieme tradizione, storia del movimento socialista con l’esigenza di guardare avanti e aiutare l’Italia non solo verso la modernità ma anche verso l’equità con attenzione ai bisogni e ai meriti dei nostri concittadini.

 

Quando e come è iniziato?

È iniziato tutto con Craxi. Nel 1976, quando l’Assemblea nazionale lo elesse Segretario al posto di De Martino, dopo il deludente risultato alle politiche del 1976. E, in particolare, con il congresso nazionale di Torino del 29 marzo – 2 aprile 1978 al Palazzetto dello Sport. È lì che è iniziata la stagione riformista con il “progetto socialista” approvato dal congresso, origine di un programma socialista per un Governo a direzione socialista. Congresso svoltosi subito dopo il rapimento di Aldo Moro del 15 marzo 1978. La linea del Partito Socialista, la principale speranza per la famiglia, per Moro stesso e per quella parte dell’opinione pubblica che non si arrende al sacrificio di un uomo in nome della ragion di Stato. Durante il Congresso i delegati approvarono una importante novità, entra il garofano nel simbolo, per volontà di Bettino Craxi. Un’ importante innovazione non solo visiva e di grafica ma anche di contenuto. Craxi per la prima volta viene eletto Segretario dai delegati del Congresso.

 

Suoi ricordi personali?

Innanzitutto il PSI nazionale e di conseguenza quello torinese non furono mai succubi di nessuna chiesa: ne quella democristiana, ne quella comunista ne quella della Fiat. Non avevamo sudditanze e senza presunzione, ma con le capacità dei nostri Amministratori, dei nostri Dirigenti e dei nostri Parlamentari, chiedevamo di essere considerati non l’ago della bilancia ma “l’ago della bussola”. Il nostro gruppo dirigente seppe dare una spinta propulsiva unica al Paese, al Piemonte e a Torino e nello stesso tempo deliberare e legiferare con particolare attenzione all’assistenza, alla sanità e alle fasce più deboli senza trascurare di fare emergere le persone capaci, volenterose di far progredire l’Italia e il Piemonte. Ricordo con grande piacere e con emozione di aver riorganizzato dopo tanti anni la Festa Nazionale dell’Avanti, organo-giornale del Partito Socialista Italiano; due edizioni, quella del 1988 e del 1989, con più di ventimila partecipanti in entrambe. Due kermesse dedicate non solo a riorganizzare e valorizzare le idee del PSI, ma aperte a tutti coloro che si riconoscevano negli ideali socialisti liberali e socialisti cattolici. Lanciammo nel 1989 la riforma costituzionale e la necessità che i cittadini si facessero Stato e i Partiti fossero sempre più vicini alle loro esigenze. Una commozione, Bettino, arrivando alla chiusura della festa dell’89 applaudito da tutti i presenti (più di cinquemila persone), si distrasse e mi chiese dove fossero mia moglie e mio figlio Riccardo (aveva tre anni ed era il primo di tre). Glieli indicai e lui si diresse verso di loro, prese in braccio mio figlio, lo accarezzò e mi disse “mi raccomando devi impegnarti molto in politica, perché io ci tengo e ci tengono i compagni, ma non dimenticare mai la famiglia”.

Torniamo a Hammamet, passato o anche futuro?

Anche qui un ricordo con tanta emozione: mi sono commosso il venerdì sera quando, invitato alla cena a casa Craxi, mi sono ritrovato, di nuovo, davanti a una foto posizionata, sopra il camino, dalla fine degli anni 80. Una foto di una delle volte che Craxi venne a Torino e io lo portai alla sede del Toro (era tifoso del Toro) e poi alla partita e gli presentai il Presidente Borsano, dove appunto venivamo ritratti io insieme a Bettino e Borsano. A Stefania Craxi, alla quale si deve la nascita della Fondazione Craxi e alla quale i socialisti devono molto per aver riportato la verità storica su suo padre e sulla storia del socialismo italiano, ho portato un altra foto fatta nella stessa occasione. Ho rivisto, inoltre, con piacere Anna Craxi, una grande donna a fianco di un grande uomo e anche Bobo che iniziò i suoi primi passi in politica quando io ero segretario dei giovani socialisti. Il giorno dopo siamo andati con mio figlio Riccardo a portare dei garofani sulla tomba di Craxi guardando il mare e l’Italia. In questi mesi con l’associazione che presiedo “Italia Riformista” dove è Presidente onorario Margherita Boniver, lavoreremo per attualizzare le idee e le intuizioni di Craxi e preparare un programma riformista da confrontare con i torinesi e tutti i piemontesi guardando avanti, per un futuro nel quale ci sia maggiore attenzione ai meriti e ai bisogni dei nostri concittadini.

 

“Lo Stato tartassa le partite Iva ma è il primo fuorilegge”

Riceviamo e pubblichiamo / CORTE UE, MONTARULI (FDI): “AMENDOLA VENGA A RIFERIRE”

“Lo Stato tartassa le partite Iva ma è il primo ad essere fuorilegge. Il governo abbia un po’ di decenza e rispetti chi lavora, almeno chi lavora per lui”.

Va all’attacco la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli, dopo la sentenza della Corte di Giustizia Ue che condanna l’Italia per i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione. “Amendola venga a riferire su quali provvedimenti intenda assumere. Come dicevamo noi – prosegue Montaruli -, non è bastato approvare la Legge europea del 2018 per evitare la pronuncia della Corte Ue. Anziché essere un buon pagatore il Governo ha solo cercato escamotage escamotage per ammazzare i suoi fornitori, che sono poi parte del nostro tessuto produttivo. Controlla i creditori senza controllare se stesso, un pessimo esempio. Quello che però fa ancora più rabbia – prosegue la parlamentare di Fdi – è che il fanalino di coda siano proprio il Ministero della Giustizia (23 gg nel 2018) e dell’Interno (37 gg nel 2018), quelli che dovrebbero far rispettare la legge e invece oggi sono totalmente fuori controllo. Su 105 comuni esaminati, poi, la Torino con amministrazione grillina “conquista” la maglia nera, con ben 42 giorni di ritardo (undicesima su 105 comuni). Una situazione inaccettabile in un paese civile”.

Scritte antisemite a Torino, la condanna di Allasia

“Condanno con fermezza le abominevoli scritte contro il popolo ebraico comparse ieri sui muri di un palazzo in corso Casale a Torino, realizzate proprio in occasione di una ricorrenza così importante come il ‘Giorno della Memoria’

Un atto indecente che richiama uno dei periodi più atroci della storia.

Ritengo come presidente del Comitato Resistenza e Costituzione che la memoria, custodita e tramandata, sia un antidoto indispensabile contro gli orrori del passato, per scongiurare il riemergere dalle tenebre del passato di fantasmi, sentimenti, rigurgiti razzisti, predicazione dell’odio”.

Partiti personali al capolinea?

Torna il proporzionale, cresce la partecipazione – almeno così pare -, si riscopre addirittura la collegialità decisionale a livello politico. Manca solo un tassello, il più importate

 

E cioè, tramontano anche i cosiddetti “partiti personali”? La domanda, credo, è legittima perché la seconda repubblica è stata praticamente dominata dalla personalizzazione e dalla spettacolarizzazione della politica. Due derive che hanno prodotto, com’è naturale conseguenza, la stagione dei partiti personali, appunto.

Ovvero, luoghi politici dove tutto dipende esclusivamente dalle fortune esistenziali del capo o del guru. E’ persin ovvio dedurre che il confronto politico, l’approfondimento politico, la
crescita di una casse dirigente autorevole e responsabile in partiti del genere sono banditi alla radici. Semplicemente non esistono per la semplice ragione che tutto dipende dal capo. Dal sue
scelte, dai suoi umori e dalla fedeltà nei suoi confronti. Dalle candidature alla linea politica, dalla polemica contro gli avversari alla mediazione necessaria per arrivare ad un accordo, dalle alleanze da stipulare di volta in volta alla propaganda da condurre in televisione, sui giornali o nella rete. Insomma, un pensiero unico accompagnato dalla totale identificazione del partito, cioè del cartello elettorale, con il suo capo assoluto, riconosciuto ed osannato dai suoi fedeli.

Ora, per non illudersi anzitempo, quella stagione e’ del tutto alle nostre spalle? Ovviamente no. È appena sufficiente prendere atto, oggettivamente, che cosa sono, per restare nel campo del centro
sinistra, i partiti di Renzi e di Calenda per rendersi conto che i “partiti personali” continuano ad esistere. Per non parlare dell’eterna Forza Italia o della sempre più forte Lega di Salvini.
Ma, al di là dei singoli casi, quello che non si può non cogliere in questa specifica fase storica e’ che il clima complessivo spinge verso una dimensione della politica più partecipativa e meno solitaria, più collegiale e meno autocratica. E quando soffia il vento di una presenza più attiva dei cittadini alle vicende della cosa pubblica, prima o poi qualcosa capita. Certo, nessuno pensa – per convinzione culturale o per tentazione nostalgica – che il passato possa ritornare. Per capirci, che i partiti del passato possano di nuovo trovare un ruolo nella cittadella politica italiana. Ma un fatto è indubbio. E cioè, non può esserci una buona politica se non ci sono i partiti.

I partiti democratici, per capirci. Cioè, quegli strumenti e quei luoghi politici che hanno una classe dirigente diffusa a livello nazionale e a livello locale; partiti che hanno un saldo radicamento sociale e territoriale e, soprattutto, partiti con una cultura politica che ispira e condiziona le singole scelte politiche e i rispettivi progetti di governo. Cioè, per dirla con Ciriaco De Mita, “partiti che abbino un pensiero”. Ecco perché tutto si intreccia. Quando cresce la partecipazione, quando aumenta la domanda di politica e di buona politica, quando la collegialità non è più soltanto un optional o un banale e burocratico richiamo statutario, significa che anche l’ultimo tassello del mosaico è destinato ad arrivare. Cioè la stagione dei partiti democratici, pluralisti, di governo e non appesi alle virtù salvifiche e miracolistiche dei capi. Se così sarà, non potrà che giovarsene la qualità della democrazia e la credibilità delle stesse istituzioni democratiche.

Giorgio Merlo

Il crollo dei grillini, gli errori della Lega  e il ritorno del bipolarismo

In queste elezioni regionali nessuno può dichiarare di essere stato  comunque vincitore, come spesso accade in altre occasioni in cui tutti hanno in qualche modo  vinto. Qui appare chiaro ed evidente chi ha vinto e chi ha perso

di Pier Franco Quaglieni
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In queste elezioni regionali nessuno può dichiarare di essere stato in qualche modo vincitore, come spesso accade in altre occasioni in cui tutti hanno, dal loro punto di vista, vinto. Qui appare chiaro ed evidente chi ha vinto e chi ha perso. I risultati elettorali di domenica scorsa hanno infatti  registrato il successo del candidato del Pd in Emilia e Romagna e  della candidata di  Forza Italia in Calabria. Avrebbero dovuto sconvolgere il quadro politico nazionale ,ma forse,come vedremo, finiranno per rafforzarlo, malgrado sia riapparso un bipolarismo che sembrava del tutto scomparso sul quale è bene fare un’adeguata riflessione.
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La Lega che voleva ”cacciare i rossi “ dall’Emilia si è sgonfiata e il suo estremismo verbale non ha avuto successo .Salvini non ha convinto,ma ha impaurito tanti elettori moderati. Suonare  i citofoni non non  gli ha portato fortuna   anche se ancora una volta il solito Gustavo Zagrebelski non ha smentito il suo estremismo ideologico ,privo di  una adeguata riflessione storica, paragonando il piccolo episodio bolognese  niente meno  con il podrom della Notte dei cristalli nazista  in Germania del 1938. Sciocco Salvini ad attaccarsi ai citofoni, ma intollerabilmente fazioso e privo di  reale significato politico Zagrebelski che si è lasciato prendere la mano ,esprimendo dei giudizi che appaiono quasi  incompatibili con la sua fama di  esimio professore e di emerito presidente della Corte Costituzionale.
Ha sicuramente ragione il presidente Conte quando definisce il gesto di Salvini come un gesto oscurantista che sa di gogna ed evoca il “dagli all’untore“.  E’ un gesto illiberale che forse solo
i liberali colgono in tutto il suo significato negativo anche perché erano presenti le televisioni che lo hanno enfatizzato. Un ex ministro dell’interno e un senatore della Repubblica avrebbe dovuto denunciare alla magistratura il presunto spacciatore senza clamori inutili.
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Salvini  ha esagerato e anche in Calabria ha perso consensi. I laici, i liberali, i liberal-democratici  non avrebbero potuto votarlo, anche se il tentativo di vedere in Salvini un pericolo fascista e’ del tutto privo di fondamento. Salvini si è rivelato un politico  incapace di tattica e di strategia, come già dimostrò in modo clamoroso, uscendo dal governo nell’agosto scorso. Può essere un propagandista adatto ad un pubblico di bocca buona, ma non è un politico capace di vedere oltre il consenso elettorale  spicciolo. Forza Italia non è crollata come previsto,anche se in Emilia e Romagna la candidatura di Sgarbi ,anche lui eccessivo e assai poco convincente, ha portato il  suo partito ad un risultato davvero pessimo. Ottimo invece il successo di Jole Santelli in Calabria, prima donna presidente in una regione per definizione molto maschilista.
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Non c’e’ stato un vero exploit, come annunciato dai sondaggi, di Fratelli d’ Italia che pure si  sono rivelati molto  più avveduti e misurati rispetto alla Lega. Clamoroso l’ulteriore – e credo definitivo – insuccesso di Più Europa e di Calenda , letteralmente spazzati via compreso il presuntuoso  voltagabbana Cazzola, non eletto in Regione .  Bonino e i suoi pochi giannizzeri debbono mettersi il cuore in pace e farsi da parte : una miserevole fine dei radicali che hanno tradito Pannella. Non c’ è stata la possibilità di testare il partito di Renzi di cui non si conosce la consistenza elettorale, se non attraverso i sondaggi.
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Zingaretti, malgrado alcuni suoi colossali errori politici e i risultati affatto convincenti del Conte bis, e’ uscito bene dal confronto elettorale e il Pd si sta riprendendo dalla gestione  Renziana che lo aveva ridotto  ai minimi termini. La sinistra estrema resta invece residuale e le posizioni di Bersani appaiono vecchie e complessivamente incapaci di attrarre consensi. Ma il fatto politico più importante e’ il crollo dei 5 Stelle. Un crollo che significa la fine del qualunquismo populista rappresentato da un partito destinato  a finire, come accadde per il Partito di Guglielmo Giannini.La protesta non regge sulla lunga distanza, ma se poi va al governo e si rivela vistosamente inadeguata, risulta invotabile .Lo stesso partito grillino sta implodendo. Grillo e Di Maio escono con le ossa rotte ed è una era festa per la democrazia italiana che può tirare il fiato. La minaccia dei grillini è  finita,ma purtroppo i grillini  sono al governo e temo che ci rimarranno.
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Nessuno oggi ha interesse a mandare a casa Conte  perché nessuno dell’alleanza giallo-rossa  ha interesse ad andare al voto.  Un numero alto di deputati e senatori non tornerebbero più a Roma, se si votasse nei prossimi mesi. E poi c’ è l’elezione del presidente della Repubblica a creare un intralcio ad un nuovo voto che sarebbe comunque rinviato dal referendum sulla riduzione dei parlamentari voluta dai 5 Stelle . L’orizzonte politico appare caratterizzato da personaggi di basso livello incapaci di prevedere un futuro politico al Paese come, nel suo piccolo, ha dimostrato di saper fare Bonaccini.
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Noi passiamo da una elezione regionale all’altra (che blocca la politica nazionale  e persino i lavori parlamentari), avendo un governo dal fiato cortissimo, diviso da insanabili divergenze e  guidato da un  vero dilettante che non ha eguali nella storia italiana. Persino Facta,l’avvocato di Pinerolo, che nel 1922  aprì le porte a Mussolini, era migliore. Ma l’esito del voto, e non solo quello, ha prolungato  e prolungherà la vita del Conte bis. C’ è da augurarsi  che la disperazione grillina non porti ad altre scelte scellerate come quella della prescrizione. In ogni caso l’attuale alleanza di governo non può esprimere il futuro dell’Italia che avrebbe più che mai bisogno di un governo risoluto e capace. Gli Italiani pretendono questo governo gente preparata e decisa  che affronti le infinite emergenze che restano lettera morta ,dall’Ilva all’ Alitalia, tanto per citare due esempi.
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Il bipolarismo, dicevamo, e’ riapparso ed e’ un gran  bene perché le democrazie mature si fondano su due partiti senza cespugli all’ italiana. La nuova legge elettorale che stanno architettando, prevede il ritorno al proporzionale: una vera jattura  che può determinare L’ingovernabilità’ del Paese. Zingaretti per primo dovrebbe ripensarci ,lasciando al loro destino Renzi e i grillini. Su questo tema si saggeranno le sue  reali qualità, finora assai poco esibite. Un sistema fondato sull’alternanza può  dare stabilità e futuro all’ Italia, consentendo una guida politica forte, come il Paese necessita.

Dopo il voto in Emilia Romagna: il futuro è dei moderati?

Non mi sembra di difficile interpretazione questo voto. Matteo Salvini era convinto di dare la spallata finale a questo governo e si è preso una sbarrata sui denti

Matteuccio  ce l’ha messa tutta. Dal suonare i campanelli ad ingrassare a suon di cotechini e gnocco fritto, ma  non è stato sufficiente

E poi otto punti di distacco tra Bonaccini e, scusate ma non mi ricordo come si chiama la candidata leghista, dato che Salvini le ha rubato la scena, sono un enormità. 48 ore prima del voto tutto era in ballo. Poi l’ aumento dei votanti ha fatto il resto e, ammettiamolo le Sardine hanno tenuto botta. Altro dato: la Lega non è il primo partito. Lividi i leghisti. In Calabria scontata la vittoria del centrodestra e quelli di forza Italia sottolineano che senza i loro candidati non si vince. In altre parole,  Salvini “un uomo solo al comando” non va da nessuna parte. Come dargli torto. E anche qui i pentastellati passano da 17 parlamentari al 7 % con la sorpresa del PD al primo posto.

 

Passiamo al dopo. Il governo tiene. Magari non farà nulla ma tre anni di stipendio assicurato sono un un ottimo collante. Forse  Zingaretti ci riesce nel fargli fare qualcosa, difficile ma non impossibile. Uno che ne esce malconcio è Matteo Renzi. Il gioco di sponda non gli è venuto bene. Scatenerà la Boschi a Roma su prescrizione ed altro. La vedo dura per i pentastellati toccare il boccino. Ci sono poi ( ancora) i rifondaroli e potere al popolo sempre più come i moscerini: fastidiosi ed inutili. Detto con tutto l’affetto possibile. Ma oramai nel nostro paese la vedo dura a prevedere tutto. Ecco mi sono ricordato: Bergonzoni. Che  ritornerà al suo anonimato continuando nell’ adorante visione del Capo. Nel mentre è sia senatrice che consigliera regionale. Buttalo via.   Il capo leghista? Penso che riposerà e si metterà a dieta. Ne va della sua salute. Anche troppi comizi fanno male, non dico che debba andare in convento  nel ritrovare se stesso. Ma mi sembra  che una pausa di riflessione sia  d’uopo. Insomma, in gergo calcistico il primo tempo si chiude in pareggio. Non era scontato.

 

Ed in Piemonte? E a Torino? Per ora nulla. Mi sa che anche qui si aspetterà la scadenza naturale del voto. Chiaretta rimane. Magari Beppe Grillo in ginocchio le  chiede di diventare coordinatore
nazionale. Fa finta di voler continuare a fare il Sindaco e passa il suo tempo a Roma magari con famiglia al seguito. E’ sempre una mamma. Rimane la novità del Rettore del Politecnico. Non penso che voglia essere lui il candidato del centrosinistra. Più importante il Politecnico. Ma ha detto ai 10 candidati in pectore del PD, lasciate stare, anche al candidato  ci pensiamo noi. Cari Torinesi , abituiamoci per altri 2 anni, l’ ignavia continua. A livello regionale se se la gioca bene è arrivato il momento di Cirio. Subito presente a Mondovì contro gli sciacalli antisemiti che oltre ad essere razzisti sono ignoranti. Due aggettivi complementari.  Non per opportunità, ma per convinzione. È il suo momento perché è un moderato. È il suo momento perché Crosetto pensa ad altro come la Meloni è attirata dal’l idea di prendere il posto di Salvini.

 

Mai darsi dei limiti in politica. Le sue ambizioni cozzano col suo estremismo. Magari anche lei si converte al centro. È il suo momento perché i leghisti locali si stanno azzuffano tra loro. E’ il suo momento perché sta gestendo bene la vicenda di Roberto Rosso ancora in carcere. Perché la proposta della candidatura del centrodestra destra a Torino è sua. Forse sono troppo razionale, almeno in questo caso. Di una cosa però sono convinto: l’estremismo non paga. Sia di destra che di sinistra. Sull’ estremismo di sinistra lo abbiamo già stigmatizzato nella sua totale inconsistenza. Su quello di Salvini: bene, puoi arrivare ad un 30% ma, come dimostra l’ Emilia, dopo non sai cosa fartene e perdi.

 

Patrizio Tosetto

Le vignette di Mellana

Cara Greta Thumberg,

oltre a dedicarti anima e corpo alla salvezza del pianeta dal surriscaldamento globale, cosa assolutamente condivisibile e meritoria, potresti per cortesia dedicare qualche ritaglio di tempo ad aiutarci a combattere il surriscaldamento delle menti causato da una politica/spettacolo che sta trasformando le persone in serbatoi di odio e aggressività?
Non per altro ma  avere un bel pianeta ecologicamente sostenibile, abitato però da essere inumani, non mi pare che valga lo sforzo….
Con simpatia e speranza.
Claudio Mellana 

Sant’Anna, PD: “Bene se prevale la ragionevolezza”

“Ora non si perda altro tempo: le bonifiche devono essere pronte a dialogo competitivo terminato”

 

“Sono lieto di apprendere che l’assessore regionale Icardi e la Giunta sono orientati a trasferire il Sant’Anna nel futuro Parco della Salute, desistendo dall’ipotesi dello ‘spezzatino’.

Una scelta ragionevole, che guarda alla salute e alla sicurezza delle donne e dei nascituri. L’ostetricia e la ginecologia non possono rimanere in un vecchio ospedale ante guerra (il Sant’Anna è del 1938), devono trovare collocazione all’interno di un polo ad alta complessità, in grado di affrontare anche le situazioni più complesse grazie alla presenza di tutte le specialità medico-chirurgiche. Ciò che conta è non perdere ulteriore tempo, senza mai dimenticare che gli attuali ospedali della città della salute sono arrivati al limite estremo di tenuta. In questi giorni è iniziato il dialogo competitivo tra le imprese interessate alla realizzazione del Parco. Quindi si proceda come da cronoprogramma, accelerando anche le bonifiche dell’area ex Avio che dovrà essere pronta non appena terminata la procedura di assegnazione. L’importante, ora, è evitare di disseminare la strada di ostacoli che potrebbero compromettere la realizzazione di un’infrastruttura sanitaria strategica per Torino e il Nord Ovest”.

Mauro SALIZZONI

Vice Presidente Consiglio regionale del Piemonte

Monica CANALIS

Consigliere regionale Pd

“Su tutte le porte: qui abita un ebreo, qui abita un antifascista”

Scritte antisemite a Mondovì, LUV e PD lanciano mobilitazione

“Quello che è accaduto a Mondovì ha lo scopo, come altri gesti a cui assistiamo ormai troppo spesso, di spostare il limite, di forzare la mano, di provare a mettere in discussione anche ciò che invece è a fondamento della nostra Repubblica” – afferma Marco Grimaldi, capogruppo di LUV in Regione. – “Lo diciamo apertamente, questi gesti sono vigliacchi e disgustosi. Noi siamo qui, oggi come ogni giorno, a ribadire che il Piemonte è antifascista e che i revisionisti, i fascisti, i nostalgici, non passeranno. Mai”.

“Dobbiamo reagire!” – affermano Marco Grimaldi e il consigliere del PD Daniele Valle, dopo la scritta ‘Jude hier’ (qui abita un ebreo) comparsa sulla porta di casa della famiglia di una staffetta partigiana e prigioniera politica a Ravensbruck. – “La misura è colma e la legittimazione di razzismo e violenza verbale ha riportato a galla anche l’antisemitismo. D’altra parte spadroneggia una destra vile, che un giorno vota il sigillo civico per Liliana Segre, e due giorni dopo propone leggi razziali contro i rom”.

“Il problema è serio e il caso Mondovì è l’ultimo in ordine di tempo; oggi” – ricordano Grimaldi e Valle – “una senatrice di 90 anni sopravvissuta ad Auschwitz necessita della scorta. Per questo motivo abbiamo chiesto a tutti coloro che che non accettano questa barbarie di affiggere davanti alle propria porta di casa l’adesivo ‘qui abita un’ebreo, qui abita un’antifascista’. Non ci intimidiranno”.

“Stop 5G”, rispetto per la salute di tutti

Manifestazione sabato 25 gennaio a Torino

ATTENIAMOCI AL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE DEL DECRETO RONCHI DEL 381/98.
Negli ultimi mesi, si discute sui possibili rischi della nuova ‘tecnologia 5G’ che in alcune città italiane, tra cui Torino, è in fase di sperimentazione.

“Come Verdi – Europa Verde Piemonte vogliamo precisare che NON SIAMO CONTRO lo sviluppo e l’attuazione delle nuove tecnologie, ma vogliamo mettere al centro una questione:
I nuovi strumenti tecnologici sono certamente fondamentali per lo sviluppo della nostra società, ma proprio per questa ragione noi dobbiamo capire quale impatto hanno sulla salute dei cittadini e sull’ambiente.

Quindi, come partito ecologista, staremo attenti su come si svilupperanno e chiediamo:

1. Che non siano IN NESSUN CASO  MODIFICATI GLI ATTUALI LIMITI DI ESPOSIZIONE GARANTITI DALLA LEGGE N.36 DEL 2001 E DAL SUCCESSIVO DCPM 8 LUGLIO 2003;

2. Che sia rispettato ed eventualmente rafforzato a livello europeo il “principio di precauzione” inserito nel decreto ministeriale 381/98 voluto dall’ex nostro ministro verde, Edo Ronchi;

3. Come Verdi – Europa Verde Piemonte chiediamo che siano definite, sia in fase preventiva che in fase di controllo, della sperimentazione del 5G, tutte le attività di monitoraggio e le metodologie di misurazioni per la valutazione delle esposizioni al campo elettromagnetico;

4. Invitiamo la Regione Piemonte e soprattutto le amministrazioni Comunali a promuovere iniziative di informazione e di confronto con i cittadini che veda la partecipazione dell’ARPA, dei centri di ricerca del Politecnico di Torino e delle aziende interessate, prima di concedere autorizzazioni per l’istallazione di INFRASTRUTTURE DI RETE PER LE NUOVE TECNOLOGIE 5G.

Come Verdi – Europa Verde Piemonte vigileremo che l’attività di vigilanza e controllo sia sempre svolta senza condizionamenti o vanificata da interessi economici, e ci impegniamo a realizzare e promuovere campagne di sensibilizzazione volte a tutelare la salute pubblica”.

I portavoce dei Verdi – Europa Verde Piemonte, Tiziana Mossa e Alessandro Pizzi