POLITICA- Pagina 539

Regione, Rosso: “Musulmani non discriminati, ma rispettino Costituzione”

“I musulmani che hanno la cittadinanza nel nostro Paese sono cittadini italiani a tutti gli effetti e non devono subire forme di discriminazione e di razzismo, ma loro devono imparare la lingua e soprattutto rispettare la nostra Costituzione, nei suoi principi fondamentali”: lo ha dichiarato questo pomeriggio l’assessore ai Diritti, Roberto Rosso, che ha incontrato presso la sede regionale di via Viotti i rappresentanti delle due associazioni arabo-egiziane El Nilo e Centro Mecca. Motivo della riunione la volontà di organizzare a Torino un grande evento interreligioso sulla fratellanza umana, in cui discutere e approfondire il documento firmato da Papa Francesco e dal Gran Imam di Al-Azhar, Ahmad Al Tayyeb, che si dovrebbe tenere a dicembre. Gli esponenti delle due associazioni hanno anche fatto presente a Rosso la necessità di un aiuto della Regione per l’organizzazione di corsi di italiano e corsi per le famiglie, in modo che queste possano apprendere i fondamenti della cultura occidentale nel rapporto con moglie e figli. Tutti temi su cui Rosso intende lavorare nei prossimi mesi, “perché vogliamo una società di persone, che, ciascuna con la propria religione, si riconoscano in valori di convivenza comuni”.

Anarchici, FdI: “Situazione grave a Torino”

“SERVONO MISURE STRAORDINARIE E INTERVENTO MINISTRO DELL’INTERNO”

“Le parole della sentenza sugli anarchici torinesi che equipara il loro terrorismo con quello dell’Isis dà la misura della gravità della situazione sotto la Mole – dichiara la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli -. Servono misure straordinarie da parte del ministero dell’Interno per garantire la sicurezza di una città che soffre un pericolo anarchico unico in Italia”. “Torino – dichiara il capogruppo di FdI in Regione Piemonte Maurizio Marrone – è ormai diventata una base per il terrorismo. Qui sono stati arrestati i primi affiliati all’Isis, e sempre qui, gli anarchici avevano nell’ex Asilo Occupato il loro covo. Serve un’intervento netto per stroncare un fenomeno che per troppo tempo è stato sottovalutato in città”.

 

(foto archivio)

“Che fine hanno fatto i 200 milioni di Finpiemonte?”

Da Palazzo Lascaris

RAVETTI – GALLO – VALLE (Pd): “La sonnolenza di Cirio rappresenta il profilo dell’azione politica”

“Nel momento in cui abbiamo analizzato l’Assestamento di Bilancio presentato dalla Giunta Cirio abbiamo ritenuto opportuno fare il punto anche su altre partite aperte. I 200 milioni di euro provenienti dalla riduzione del capitale sociale di Finpiemonte sono determinanti per lo sviluppo della nostra regione e rappresentano un importante sostegno all’attività imprenditoriale. La considerazione che facciamo, dopo un’attenta lettura, è che la sonnolenza della Giunta Cirio rappresenta il profilo dell’azione politica su un campo tanto importante: il piano investimenti sta subendo un consistente rallentamento, i bandi della Direzione Coesione sociale sono usciti solo nel mese di ottobre e ignoriamo quando usciranno quelli per la competitività, per la cultura e per il turismo” afferma il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.

“Grazie ad un grande lavoro di squadra fatto nella scorsa legislatura eravamo riusciti a mettere in campo una buona quantità di risorse per aiutare i settori della cultura e del turismo piemontesi. Si tratta di misure in grado di generare circoli virtuosi e fungere da moltiplicatori nel sistema, non semplici contributi. 8 milioni e 500 mila euro destinati a facilitare la creazione d’impresa e l’accesso al credito per gli operatori culturali e il settore del cinema, e più di 18 milioni di euro su una politica turistica integrata, di cui 11 su fondi rotativi e misure per l’accesso al credito e 8 sullo sviluppo turistico montano e il cicloturismo. I bandi, grazie al lavoro degli uffici regionali, sono pronti da parecchi mesi, è incomprensibile e inaccettabile che la nuova Giunta continui a tenerli bloccati, chiusi in un cassetto. Non si capisce quale logica stia dietro a questo comportamento, se non paura e incapacità di portare avanti iniziative fondamentali che gli operatori del settore attendono da tempo per dare un futuro al Piemonte” spiega Daniele Valle, vicepresidente della Commissione Cultura.

“Dopo la vicenda Finpiemonte sono stati “riprogettati” oltre 200 milioni di nuove risorse da destinare allo sviluppo economico e alla competitività del Piemonte – conclude il vicepresidente della III Commissione Raffaele Gallo – Nel 2018 e nel 2019 sono stati, infatti, predisposti tutti gli atti amministrativi per la riduzione del capitale sociale di Finpiemonte e, quindi, sono state effettivamente rimesse in circolo queste risorse, allocate su precisi assi di sviluppo, in particolare su industria artigianato e commercio. Per la competitività del sistema Piemonte abbiamo stanziato circa 140 milioni. A distanza ormai di 8 mesi dal via libera in Commissione molti bandi non risultano attivati, lasciando sguarniti interi settori del sistema economico, commercio e artigianato in primis. Ad oggi risultano attivati bandi solo per 14 milioni. A pagare il prezzo sono le imprese commerciali e artigiane, che non hanno strumenti per sostenere i loro investimenti, e, più in generale, il sistema industriale che oggi più che mai deve investire in innovazione tecnologica. Questi ritardi non sono più accettabili e non vorrei che si rischiasse di perdere anche le risorse mandandole “in economia” a fine anno! Presidente Cirio in questo caso basta veramente “schiacciare un pulsante” perché è tutto pronto, lo faccia per favore. È evidente che l’altra velocità di Cirio è nelle parole, ma non nei fatti! Il sistema economico Piemontese non può più aspettare!”.

Referendum: la Cassazione chiede integrazioni

Per una questione formale, la Corte di Cassazione ha chiesto agli 8 Consigli regionali, Piemonte compreso, che il 30 settembre avevano presentato istanza di referendum abrogativo riguardante la legge elettorale, un’integrazione al quesito referendario e per farlo ha concesso tempo sino all’8 novembre. La Cassazione invita anche i promotori a cambiare la denominazione del quesito per la sua identificazione.
Nello specifico, l’integrazione richiesta consiste nella formulazione integrale dei testi delle disposizioni di cui si chiede l’abrogazione; inoltre la denominazione del quesito dovrà essere “Abolizione del metodo proporzionale nell’attribuzione dei seggi in collegi plurinominali, nel sistema elettorale della Camera dei Deputati e nel Senato della Repubblica”.
I Consigli regionali, come detto, avranno tempo sino all’8 novembre per deliberare le integrazioni di carattere formale.

Locatelli (Prc-SE): “le ricette di Conte per la crisi? Tanto fumo e niente arrosto”

“Prc in piazza con i lavoratori”

“Tanto fumo, niente arrosto. Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte,  in visita a Torino, sulla fuoriuscita dalla crisi produttiva e occupazionale che attanaglia l’area metropolitana e il Piemonte lasciano il tempo che trovano. Con poche novità di facciata non c’è nulla che dica di un cambio di rotta rispetto alla logica dello sviluppo sin qui intervenuta, una logica che ha esaurito la sua spinta propulsiva: incentivi alle imprese, flessibilità del lavoro, privatizzazioni e tagli alle spese sociali. Peggio ancora si continua a spacciare la realizzazione di un’opera scriteriata come il Tav in Valsusa come un possibile volano di sviluppo. Tutto ciò quando ci sarebbe bisogno di operare per una svolta di 180 gradi. Per uscire da una condizione di depressione della produzione e dei redditi, da una situazione di disoccupazione e precarietà di massa ci vuole ben altro che ipotizzare finanziamenti ai settori dell’automotive e dell’aerospazio  da parte del governo. Occorrerebbe puntare su una riconversione dell’economia, sulla produzione di nuovi beni e servizi socialmente utili, sulla salvaguardia delle risorse naturali, sulla produzione di energie rinnovabili, sulla mobilità sostenibile, sulla riconversione dell’industria bellica, sull’agricoltura di qualità, ecc. Occorrerebbe pensare ancora a un rilancio dell’intervento pubblico in economia, all’intervento diretto nelle situazioni di crisi, a una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario avendo come obiettivo la piena occupazione. Come Rifondazione Comunista oggi eravamo in piazza con le lavoratrici e i lavoratori in lotta per il posto di lavoro”.

 

Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se di Torino:

Chiara e il film che vedono solo i pentastellati

Chiara Appendino  è proprio sfortunata. Ora pure il tetto della Cavallerizza che brucia.
Forse non tutti sanno o si ricordano che alla fine della passata giunta avvennero due cose.
La Cavallerizza fu comprata da Cassa depositi e prestiti per far cassa al Comune di Torino. L’Europa approva il progetto di riqualificazione dell’intera area finanziandolo. Una minima
parte destinato a galleria commerciale. Vince Chiaretta che con l’allora Vice Sindaco Montanari
che si oppone decisamente al tutto. Su una cosa non si oppone: l’ occupazione degli antagonisti
già più volte cacciati. Del resto era ancora nella fase No Tav, e tutto fa brodo. Così un sito
UNESCO ( patrimonio dell’ Umanità) è ricettacolo di queste persone. Uno dei loro capi che non
vuole farsi riprendere sostiene che l’incendio è colpa della polizia per rendere l’edificio inagibile e farli
traslocare. Incredibile. Sono fatti così. Oscillano tra il considerarsi vittime e minacciare chi si oppone al loro
volere.
Minacce che cominciarono nel 2002 con Roberto Tricarico allora assessore colpevole di averli
fatti sloggiare dalla Cascina Marchesa. S’intende che dire che la colpa è della polizia è una
sonora bufala. Anche Chiara Appendino deve essere scortata per le loro minacce che rappresentano  un cancro per
tutta la città. E per i pentastellati è l’ ennesima conferma che o si sta una parte o si sta dall’ altra.
Non ci sono e non ci possono essere mezzi termini. Per loro è un momentaccio. Soprattutto al loro
interno. Il cosiddetto caso Pasquaretta sta facendo nascere – almeno politicamente –  un nuovo caso Sacco, l’assessore
al commercio. Giratela come volete ma non c’ è pace per i pentastellati e
tra i pentastellati.  Eppure continuano nel rilasciare dichiarazioni quasi
trionfalistiche. L’anagrafe non funziona? Vi sbagliate, è solo un problema di sistema informatico.
Poi l’ assessore Rolando è costretto a chiedere scusa
Caos nella viabilita’. L assessore La Pietra: basta che andiate in bicicletta e tutto si risolve.
Geniale. Poi in consiglio comunale. Io ricattata? Non esiste proprio. E l assessore Sacco
alla domanda “dove vai” risponde: porto pesci. Insomma , diciamocela tutta, i pentastellati
raccontano di un film che solo loro vedono, mentre la realtà va da un’ altra parte.

***

Altra vittima di questa schizofrenia è il PD che non sa che pesci prendere. Precisamente i dem torinesi hanno pochi dubbi:
con Appendino e questi pentastellati mai e poi mai alleanze locali. Sono troppo incapaci. Chi
fa spola con Roma induce alla calma. Mai dire mai. E gongolanti sono i renziani, anzi ora si può
dire Italia Viva. La Fregolent  è tassativa: non confondiamo Roma con Torino. Sì, in questo caso
si può dire mai con i pentastellati. Viceversa a Roma sono costretti e facilitati dalla crisi del Papeete di
Salviniana memoria. Ma ora la patata bollente dei pentastellati è in mano alla sinistra. Ognuno
ha i suoi guai. Ma a spanne ne hanno di più i giallo – rossi che i verdi ed azzurri, compresa anche
la Meloni sospesa tra il grigio ed il nero. Volendo dire il vero anche Berlusconi, Meloni e Salvini
non si sopportano colpiti dalla sindrome del numero uno. Ma sull’altra parte dello schieramento
hanno  indubbiamente un grande vantaggio, la fedeltà assoluta dei propri collaboratori .
Vantaggio che (appunto) non hanno gli altri. Renzi da una parte, Calenda dall’ altra e Zingaretti
a guardia del bidone.
Ma come dice  Zingaretti “ero l’unico che non voleva Conte Premier ed ora sono l’ unico nel
difenderlo. Non gli viene il sospetto che Matteo Renzi e Giggino lo hanno voluto proprio per fare
il tiro al piccione? So’ ragazzi, si sa, e se non li facciamo giocare non sono contenti.
Purtroppo il premio in palio di questo gioco al massacro è il nostro futuro. Non siamo messi
molto bene, nemmeno come torinesi. Chiara Appendino si è semplicemente
arresa all’ evidenza della sua ignavia. Come con i senza tetto che riprendono vigore bivaccando
in centro città. Daspo a Milano ed aumento di senza tetto sotto la Mole. Proprio così, Chiaretta si è
arresa e stancamente risponde: per la Cavallerizza abbiamo sollecitato Cassa e Depositi
e prestiti per attivare la riqualificazione di un progetto (da lei a suo tempo contestato) . Poco
importa, solo gli stupidi non cambiano mai idea. Ma non è ciò che le  si contesta. Non ha fatto
nulla o ( poco) per sgomberare l’edificio. Purtroppo è in buona compagnia, vista la latitanza
della prefettura. Lontani i tempi di quando Roberto Tricarico doveva vivere sotto scorta per lo
sgombero della Cascina della Marchesa.  sono pessimista sul futuro, ma  sempre pronto nel cospargermi la testa di cenere se dovessi sbagliare.

 

Patrizio Tosetto

La goliardia e la Dc

Ormai è un fatto quasi scientifico. Quando si evoca oggi la Dc, dopo anni e lustri di criminalizzazione politica, giornalistica, culturale, editoriale e televisiva, di norma c’è una lettura caricaturale, goliardica se non addirittura carnevalesca di quella storica esperienza politica. Tutti si sentono simpaticamente democristiani, quasi tutti apprezzano lo stile e la prassi dei vecchi democristiani, molti ne esaltano la qualità e addirittura le virtù di quella classe dirigente. Fatto questo tributo, però, se appena qualcuno ne accenna maldestramente ad una riproposizione nell’attuale contesto politico italiano, seppur in forma aggiornata e rivista, arrivano con una prontezza immediata i siluri contro una simile esperienza e un progetto politico neo o post democristiano.
Insomma, la Dc va benissimo, anzi addirittura e’ oggetto di celebrazioni e di ricercata convegnistica ai massimi livelli. Più si celebra e si commemora e meglio è. Come ha dimostrato l’ultima piroetta politica del nostro Presidente del Consiglio ad Avellino. Ad una condizione, pero’: che il tutto rimanga nell’alveo della caricatura, dello scherzo, della nostalgia comica e del divertimento nei salotti televisivi e dei commenti giornalistici. Cosi c’è la possibilità di invitare il Cirino Pomicino di turno accompagnato dall’indimenticabile inno del Biancofiore e fare allegramente quattro battute e due risate su quel partito che tutti carnevalescamente rimpiangono ma che quasi tutti politicamente respingono e ripudiano.
Ora, e’ abbastanza semplice arrivare ad una persin banale conclusione. E cioè, i cultori e i critici più spietati della esperienza della Democrazia Cristiana e della presenza politica organizzata dei cattolici democratici e popolari non sono affatto spartiti ne’, tantomeno, hanno cambiato opinione. Semplicemente hanno trasformato la loro critica politica spietata e senza appello in una sorta di simpatica e gioviale rilegittimazione caricaturale e nostalgica. Atteggiamenti, entrambi, che sono comunque accomunati da un filo rosso: e cioè, quell’esperienza politica, culturale, di governo non potrà essere portata ad esempio e come modello per guidare un grande paese come il nostro. E’ il vecchio vizio illuministico e giacobino della cultura dominante della politica italiana che storicamente individua nei cattolici una riserva importante per la società ma non abilitata a governare un paese come il nostro.
Giorgio Merlo
ca. Tutti si sentono simpaticamente democristiani, quasi tutti apprezzano lo stile e la prassi dei vecchi democristiani, molti ne esaltano la qualità e addirittura le virtù di quella classe dirigente. Fatto questo tributo, però, se appena qualcuno ne accenna maldestramente ad una riproposizione nell’attuale contesto politico italiano, seppur in forma aggiornata e rivista, arrivano con una prontezza immediata i siluri contro una simile esperienza e un progetto politico neo o post democristiano.
Insomma, la Dc va benissimo, anzi addirittura e’ oggetto di celebrazioni e di ricercata convegnistica ai massimi livelli. Più si celebra e si commemora e meglio è. Come ha dimostrato l’ultima piroetta politica del nostro Presidente del Consiglio ad Avellino. Ad una condizione, pero’: che il tutto rimanga nell’alveo della caricatura, dello scherzo, della nostalgia comica e del divertimento nei salotti televisivi e dei commenti giornalistici. Cosi c’è la possibilità di invitare il Cirino Pomicino di turno accompagnato dall’indimenticabile inno del Biancofiore e fare allegramente quattro battute e due risate su quel partito che tutti carnevalescamente rimpiangono ma che quasi tutti politicamente respingono e ripudiano.
Ora, e’ abbastanza semplice arrivare ad una persin banale conclusione. E cioè, i cultori e i critici più spietati della esperienza della Democrazia Cristiana e della presenza politica organizzata dei cattolici democratici e popolari non sono affatto spartiti ne’, tantomeno, hanno cambiato opinione. Semplicemente hanno trasformato la loro critica politica spietata e senza appello in una sorta di simpatica e gioviale rilegittimazione caricaturale e nostalgica. Atteggiamenti, entrambi, che sono comunque accomunati da un filo rosso: e cioè, quell’esperienza politica, culturale, di governo non potrà essere portata ad esempio e come modello per guidare un grande paese come il nostro. E’ il vecchio vizio illuministico e giacobino della cultura dominante della politica italiana che storicamente individua nei cattolici una riserva importante per la società ma non abilitata a governare un paese come il nostro.
Giorgio Merlo

A San Mauro nasce il Patto Civico

A San Mauro Torinese è nato un Patto Civico per contrastare preparare la successione all’attuale amministrazione comunale pentastellata. L’idea parte dalla considerazione che a San Mauro le liste civiche sono una realtà molto sviluppata e, se avessero unito le forze, nell’ultima consultazione sarebbero andate quanto meno al ballottaggio.

L’accorso riguarda Impegno per San Mauro, San Mauro Domani, Due Ponte ed Alternativa Democratica e ha lo scopo di preparare un programma per le prossime elezioni che si terranno nel 2021.

“Questo programma – dice Ugo Dallolio, past sindaco e leader di Impegno per San Mauro – dovrà essere frutto di tutti i suggerimenti dei cittadini sanmauresi e delle associazioni presenti sul territorio, utilizzando le competenze che ci sono in città”.

Di qui una serie di incontri che verranno effettuati con le diverse realtà di San Mauro nel prossimo futuro.

Massimo Iaretti

Ravetti, Pd: “Davvero Icardi vuole modificare la delibera sulla rete ospedaliera?”

IL CAPOGRUPPO DEM: “COME? QUANDO?”

“In  prima commissione l’Assessore alla Sanità Icardi ha posto una questione fondamentale sulla gestione del sistema sanitario piemontese, facendo riferimento alla proiezione del disavanzo prevedibile per fine anno con una cifra di circa 200 milioni di euro” ha spiegato il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.

“Al fine di riportare in equilibrio i bilanci delle Aziende Sanitarie Regionali – ha proseguito Ravetti – l’Assessore ha dichiarato di avere offerto ai Direttori Generali precise indicazioni utili al contenimento dei costi. Affronteremo in una prossima Commissione i dettagli di tali indicazioni. Nel frattempo registriamo le intenzioni di Icardi sulle inefficienze del sistema che, a suo dire, sono dovute anche a “doppioni” nella rete ospedaliera che determinerebbero l’obbligo di rivedere la DGR n. 1/600 (e le successive modifiche o integrazioni). Ricordo che la delibera n.1/600 è l’atto programmatorio fondamentale che assegna ad ogni ospedale non solo le specialità, ma anche il numero dei posti letto per ciascuna delle stesse”.

“Se alimentassimo il dubbio, così come capitava all’opposizione durante la scorsa legislatura, diremmo che a “doppioni e inefficienze” corrisponde la “politica dei tagli ai servizi”. Evitiamo pregiudizi di qualsiasi genere, ma chiediamo con forza alla Giunta di produrre un documento per capire in quale direzione si sta andando” ha concluso il Presidente Ravetti.

Dibattito rovente in Sala Rossa sulla vicenda dell’ex portavoce della sindaca

Dall’ufficio stampa di Palazzo Civico
Oggi in aula un dibattito acceso sugli  elementi trapelati sui giornali  a proposito della vicenda giudiziaria dell’ex portavoce della sindaca, Luca Pasquaretta. Su richiesta dei consiglieri Lo Russo, Foglietta (Pd) e Magliano (Moderati), Appendino è intervenuta in Sala Rossa, all’inizio dei lavori del Consiglio Comunale.


La sindaca ha spiegato come nel merito della questione sulle responsabilità giuridiche si esprimeranno le autorità competenti. Appendino ha spiegato che come già affermato in precedenza non vi è stato alcun ricatto nei suoi confronti da parte dell’ex portavoce e il confronto con il carteggio delle indagini lo conferma.
La sindaca ha affermato che l’ex portavoce chiese una maggiore retribuzione, ma l’inquadramento lo impediva. Riguardo un eventuale impiego di Pasquaretta presso una società partecipata dalla Città, Appendino ha ribadito la propria netta contrarietà come già dichiarato negli interrogatori, definendo falso quanto è stato detto in merito.
La sindaca ha affermato che non appena è giunta la notizia di imputazione di reato ha interrotto ogni rapporto professionale e privato con Pasquaretta. Dal momento in cui ha iniziato a maturare la decisione di lasciare l’incarico si è valutato l’impiego in staff politico dell’ex portavoce.

E’ seguito un dibattito al quale sono intervenuti i seguenti Consiglieri comunali:

ll capogruppo di Forza Italia Osvaldo Napoli ha dichiarato che la situazione è “fantozziana” e che comunque non compete ai consiglieri decidere se si è consumato un reato. Si è letto di tutto – ha aggiunto – ma se vi è stata una richiesta di assunzione a un ente pubblico si tratta di un fatto molto grave.

Anche il capogruppo PD Stefano Lo Russo ha ribadito che non interessa discutere in aula i risvolti penali, ma le questioni di etica politica: in particolare, se sia stata contattata Iren e se l’assessore Sacco si sia attivato per far assegnare consulenze pubbliche o private a Pasquaretta.

Silvio Magliano (Moderati) si è domandato se la sindaca non provi imbarazzo e come mai non abbia mai domandato scusa alla sua maggioranza e ai cittadini per le scelte fatte: è stato fatto un danno enorme alla città – ha detto – e prima o poi arriverà la resa dei conti politica.

La capogruppo del M5S Valentina Sganga ha respinto i tentativi di mettere tutti sullo stesso piano, rifiutando di prendere parte al gioco del gossip per colpire l’una o l’altra parte politica, metodo estraneo al Movimento. Sganga ha ricordato che la maggioranza consiliare, unanime, definì pubblicamente inopportuno il comportamento di Pasquaretta sin dall’emergere della vicenda. Sia l’ex capo di gabinetto Giordana che Pasquaretta sono stati giubilati senza attendere l’esito delle indagini, con una severità che va rivendicata. Questo, secondo la capogruppo M5S, non lo possono rivendicare i moralizzatori a giorni alterni che accusano il M5S di incompetenza, mentre quest’ultimo è stato un argine contro manovre mosse da interessi personali, Questa amministrazione, ha concluso Sganga, deve sgombrare il campo da qualsiasi dubbio, vale per i consiglieri di maggioranza e opposizione, per gli assessori, per la sindaca e per i dirigenti comunali, ma è inaccettabile che si getti discredito sulla macchina amministrativa.

A nome del Gruppo misto di minoranza – Connessione civica, Marina Pollicino ha esordito dicendo che dai resoconti dei giornali emerge un mondo notturno degno di un romanzo di Fruttero e Lucentini: i più stretti collaboratori della sindaca erano stati da lei scelti senza confronto con la maggioranza e senza valutazioni preventive. E il fatto che definisse il suo “pitbull” il capo ufficio stampa, ha sottolineato Pollicino, è indicativo della sua idea di rapporto con i media e i consiglieri. La vicenda, ha un rilevo tale da non poter passare sotto silenzio, la sindaca deve valutare con atteggiamento critico e autocritico le conseguenze delle sue scelte chiarire.

Francesco Tresso (Lista Civica per Torino) si è detto non interessato dal gossip, ritenendo però grave le conseguenze di alcune scelte che erano state della sola sindaca e che danneggiano l’immagine della città. Persone con ruoli importanti nella cosa pubblica si pensa siano di qualità e capaci di fare squadra, i due più stretti collaboratori scelti dalla sindaca sono poi stati da lei allontanati, ha evidenziato Tresso, per motivi di basso lignaggio. Tresso ha poi notato che molti professionisti guadagnano meno della cifra che scontenta l’ex capo ufficio stampa, il quale anche dopo l’allontanamento si voleva tenere nello staff. Fino al decorso processuale non si potrà dire se la sindaca si sia spesa o meno per Pasquaretta verso le società amministrate, ma la stessa maggioranza, chiedendo intervento di assessore Sacco, fa emergere un quadro di solitudine della sindaca, la quale, ha detto Tresso, dimostra la sua mancanza di carisma

È necessario parlare di cosa è successo dopo le dimissioni di Pasquaretta – ha affermato Alberto Morano (Lista Civica Morano) – e sapere se la sindaca abbia chiesto all’assessore Sacco di occuparsene, oppure se lo abbia autorizzato o abbia tollerato che se ne occupasse.

Per Eleonora Artesio (Torino in Comune) sarebbe necessario conoscere meglio le carte processuali, ma è comunque doloroso vedere coinvolta la sfera personale della sindaca, anche se non si è mai registrata una tale ingerenza politica di un consorte nella vita politica di un sindaco. C’è poi un problema di terzietà e fiducia nei vertici dell’Amministrazione – ha concluso.

Deborah Montalbano (DemA) ha affermato che tutti si erano accorti che la consulenza di Pasquaretta per il Salone del Libro era fittizia e che il M5S non ha agito diversamente da chi ha governato prima e che quindi i suoi consiglieri dovrebbero dimettersi.

Nella replica, la sindaca Chiara Appendino ha specificato che sin dall’inizio Pasquaretta le rappresentò più volte che desiderava un riconoscimento economico maggiore e che se ne era discusso più volte, ma che né lei né la Giunta si sono mai adoperate in tal senso. Ha quindi ribadito di avere la massima fiducia nella Magistratura e ha auspicato che ora si possa tornare a discutere di questioni che interessano tutta la collettività.

Ha quindi preso la parola l’assessore al Commercio Alberto Sacco, che ha spiegato di aver seguito la vicenda del Parco Dora e di non essere mai stato sentito né chiamato per un’intercettazione che risale a due anni fa, che riguardava un evento da 10mila euro a cui il Salone dell’Auto aveva rinunciato.

Alberto Morano (Lista Civica Morano) si è domandato a cosa mirasse l’intervento di Sacco: a prevenire domande della Maggioranza?

Valentina Sganga (M5S), ringraziando l’assessore Sacco, ha confermato che si è trattato di una richiesta della Maggioranza per fare chiarezza.

La replica dell’assessore Sacco è stato un errore politico, secondo Osvaldo Napoli (Forza Italia), e – per lui – la questione riguarda soltanto il Movimento 5 Stelle.

Lo Russo è intervenuto ricordando come fossero state poste questioni politiche e non giudiziarie, l’intervento dell’assessore Sacco – su richiesta non ufficiale della capogruppo M5S – crea dubbi sul sereno svolgimento del suo ruolo assessorile. L’argomento affrontato oggi dall’ assessore non era ammissibile in aula in questi termini, ha detto Lo Russo, sollevando un problema di opportunità politica chiedendosi polemicamente se i consiglieri di maggioranza sono certi che ci sia sufficiente serenità da parte di questa amministrazione per governare Torino. Il capogruppo ha inoltre lamentato di non avere avuto risposte a domande precise.

Infine, Marina Pollicino (Con.Ci.) ha ricordato che per la questione del Salone dell’Auto è stato rimosso solo il vicesindaco Montanari.