POLITICA- Pagina 529

La sinistra che non c’è

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Non so quale maledizione, anatema o virus ha colpito la sinistra italiana per ridurla nello stato in cui si trova. Gli errori, enormi e reiterati nel tempo, da soli non bastano a giustificare la situazione esistente. Quando sento dire che anche negli altri paesi europei arretra, cosa per altro e per fortuna non completamente vera, la cosa non consola i militanti ed i, pochi, dirigenti più accorti. E’ vero che, a ben guardare, il fenomeno risale a diversi anni fa ,praticamente dalla caduta del muro di Berlino ed all’incapacità dei gruppi dirigenti che si sono susseguiti alla guida dei partiti di sinistra italiana nel non capire appieno il grande cambiamento che stava avvenendo. La fine dei due blocchi, occidente da una parte e blocco legato all’Unione Sovietica, l’attuale Russia, dall’altra. Il tentativo, ora possiamo dire fallito, di dare una risposta al declino dando vita al Partito Democratico. Quella che sembrava una grande operazione politica, l’unire i due partiti che rappresentavano la tradizione di sinistra ed ex comunista con quella centrista ed ex democristiana. Come è andata a finire è oramai sotto gli occhi di tutti. Il PD (Partito Democratico) di un partito di sinistra non gli è rimasto praticamente nulla se non una parte del gruppo dirigente e pochissimi vecchi e stanchi militanti che pensano che quello sia ancora il “partito” di lontana memoria.

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Mentre la parte maggioritaria è un guazzabuglio di correnti e di individualità con un vissuto, di quel partito, da parte della stragrande maggioranza degli italiani di disprezzo se non di odio. Le posizioni politiche ed i provvedimenti dei governi a guida PD hanno allontanato milioni di elettori tradizionalmente di sinistra verso il Movimento 5 stelle e. soprattutto, verso il primo partito del nostro paese e cioè l’astensione. Provvedimenti di governo spesso con tratti, quando andava bene, liberali se non liberisti. La cosa più incredibile è che mentre il paese è guidato da una coalizione giallo-verde, un vero ircocervo politico, a trazione leghista e con tratti al limite dell’autoritarismo l’opposizione di centro sinistra è, quando va bene, assente. Andiamo ad analizzare cosa hanno fatto e fanno dopo la clamorosa e pesante sconfitta delle elezioni politiche del marzo del 2018. Innanzitutto nessuna analisi seria della sconfitta e assunzione di responsabilità. Poi, un silenzio assordante durato mesi e che ha generato non programmi ed iniziative rivolte verso il paese ma tutte rivolte verso l’interno degli stessi partiti. Il PD, in un continuo di liti e baruffe si è lanciato in un percorso congressuale che dovrebbe terminare, si fa per dire, dopo le primarie interne, il prossimo 3 marzo nelle primarie aperte a tutti per scegliere il segretario nazionale. Invece di contrastare le politiche devastanti, specialmente sul piano economico, del governo Conte-Salvini-Di Maio, si è guardato e si guarda il proprio ombelico. Sinistra Italiana rompendo, l’appena costituito LeU (Liberi e Uguali), cerca di costruire l’ennesimo “cartellicchio” elettorale con Rifondazione, De Magistris ed altri pezzettini senza sapere se l’operazione riuscirà in funzione delle prossime elezioni europee e convoca e sconvoca direzioni nazionali per, forse, fare un congresso straordinario.

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Articolo Uno-MDP, dopo un’afonia lunga mesi, si è lanciata in assemblee nazionali culminate a metà febbraio in un’estemporanea Conferenza Organizzativa che dovrebbe continuare i primi del prossimo aprile in una sorta di congresso. L’attesa vera sembra essere l’esito delle primarie del PD e scommettendo sulla vittoria di Zingaretti per “tornare” a casa. Desideri, confessati o meno, a parte la cosa non è così scontata. Così mentre si esercitavano in questo modo si è votato in Abruzzo ed in Sardegna per le regionali, si voterà a fine marzo, sempre per le regionali, in Basilicata ed a fine maggio in circa duemila comuni, in regioni come il Piemonte e per il parlamento europeo. I risultati di dove si è votato oramai li conosciamo e quelli di dove si voterà saranno uguali se non peggiori per il centro sinistra. La Democrazia Cristiana, che era un grande e litigioso partito, aveva una sorta di “semestre bianco” nel senso che nei sei mesi precedenti il voto si sospendevano liti interne, congressi e dispute e si preparavano liste di candidati, programmi e strategie. Insomma, l’esatto contrario di quello che hanno fatto e continuano a fare gli attuali vertici dei partiti di centro sinistra. Gruppi dirigenti sciagurati che dovrebbero essere mandati a casa senza tante cerimonie e che invece, completamente “fuori dal mondo” e slegati dai problemi del paese reale vivono e vegetano di dinamiche parlamentari , assolutamente autoreferenziali. A sinistra non rimane che sperare nella catarsi e nella possibilità di riprendere e ripartire da zero confidando anche nella mutevole e veloce politica italiana ed i conseguenti umori dell’elettorato del nostro paese. Prendendo a riferimento Francesco Bacone, dopo la “pars detruens la pars costruens”.

 "A TORINO NON SI DEVE PARLARE DI FCA"

La richiesta del gruppo consiliare Torino in Comune per indire un Consiglio, aperto alle rappresentanze imprenditoriali e sindacali, sulle prospettive del distretto dell’automotive è stata respinta dalle altre forze politiche. La motivazione? Se FCA ha declinato l’invito della Regione, men che meno si presenterà in Comune (giudizio del gruppo 5stelle) oppure, come dichiarato dal gruppo PD, è più urgente sollecitare il Governo affinché revochi le norme della finanziaria, cosiddette bonus malus sulle emissioni di CO2. Evidentemente né alla maggioranza né alle altre minoranze interessano, ammessa la prevedibile assenza di FCA, le analisi e gli impegni dei produttori della filiera dell’auto; tanto meno le conseguenze sociali rispetto al lungo periodo di cassa integrazione e alle incertezze occupazionali. Curioso che le istituzioni (anche nella imminenza del voto regionale) si concentrino sulla diatriba tra sviluppo e decrescita, proiettato al 2030 con le grandi opere, e non intendano confrontarsi sul presente e sul futuro prossimo della produzione dell’auto a Torino e in Piemonte.

Eleonora Artesio
Capogruppo consiliare
TORINO IN COMUNE – LA SINISTRA

Matteo e Sergio, questa è la sfida

Niente da fare per gli avversari politici di Matteo Salvini.  Almeno per ora non ne sta sbagliando una. In Sardegna ha incassato un’altra vittoria, il  suo candidato ha stravinto.  Persino il Berlusca ammette che da questo punto in avanti è lui che guida il centrodestra. Gli exit poll avevano illuso su un testa a testa tra Salinas e Zedda.  In questo caso il dato politico sarebbe stato ben diverso. Ma tant’è, non essendo cosi si pensa a come andranno le altre elezioni. Solo Giggino continua a recitare la parte dell’ ilare. Palese che non ci crede neanche Lui. Oramai mi sembra quell’ attore comico del film muti, Ridolini. Teneramente antistorico, che viveva solo in una gag. Dalla Sardegna l’inconfutabile declino pentastellato. Nubi si abbassano sul reddito di cittadinanza in alto mare organizzativamente parlando:  non sanno nemmeno come scegliere i famosi tutor.  Matteo Salvini dopo 18 ore di sonno per ritemprarsi eccolo di nuovo in pista.  Quasi sicuramente prenderà dei ricostituente. Fin tanto che galoppa anche la Lega galoppa.  E se ne inventa una al giorno. Ora mi sa che toccherà al Piemonte. E magari dopo solo Emilia e Toscana saranno di centrosinistra.  Forse, appunto. Zedda ad un’ incollatura era un Pd che passava da 40 di febbre a 38 e mezzo, ma non è stato cosi.  Chi encomiabilmente non molla è il nostro Chiampa.
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E le madamin pasionarie sono state arruolate a pieno rotolo nelle sue truppe. Sicuramente in Piemonte la vicenda della Tav peserà molto di più che altrove. Anzi, sicuramente non ha fin ora pesato nelle elezioni  fatte. Mi sa che qualche emissario il Matteo oramai nazionale l’ha mandato per confortare gli ambienti industriali, confindustriali e professionali del Nord Italia.  Tra un po’ liquidera’ la pratica 5 stelle. Su una cosa cosa ha le idee chiare. Comanda lui su tutti. Nel mentre coerenti con se stessi l’Appendino e la sua maggioranza non parlano più la stessa lingua. Hanno fatto poco o nulla ma almeno si sono divisi. Il peggio del peggio. Così la commissione del Ministro Toninelli è una farsa. Spesi dei soldi per nulla. E la sinistra pentastellata capeggiata da Laura Castelli ed Appendino vota contro l’autorizzazione a procedere verso il Ministro dell Interno. La stessa sinistra  che mette in difficoltà la Sindachessa. Confusione su confusione e nel mentre il centro storico della nostra città verrà chiuso alle auto fino alle 19,30. Si potrà accedere con la modica cifra di 5 euro. Tempismo elettorale e commercianti imbufaliti. Almeno in Piemonte è oramai chiaro: lo scontro elettorale sarà tra il Chiampa e il candidato del centrodestra, ma non è ancora  sicura la candidatura di Cirio inviso al Capitano che non gli perdona l’ aver lasciato anni fa la Lega Nord.  E sarà uno scontro all’ultimo voto tra Sergio Chiamparino e Matteo Salvini.  
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Siatene certi che il Capitano passerà la maggior parte del tempo in Piemonte e comunque per lui non è un problema schizzare da un punto all’altro dell Italia con qualche capatina all’estero. Qualche pennichella tra un discorso e l altro ed il gioco é fatto, tanto il Ministero dell’Interno va avanti da solo, aspettando la prossima nave di  disperati dal’ Africa . Un cacio sui maccheroni per i sovranisti. Intanto addirittura una lista capitanata da Pizzarotti sindaco di Parma con Monica Cerutti assessore testa di lista. Lei ha oramai lasciato sinistra sbrindellata già ai tempi della lista Passoni. Passoni che si è beccato del filo-Pd. Anzi d essere un agente segreto del Pd in missione segreta nella sinistra ( vera ) per confondere. Ma questi  rifondaroli se non giocano allo scasso non sono contenti. Poi  loro sono storicamente contro la Tav e negli ultimi dieci  anni si trovano meglio con gli anarcoidi che con il sistema dei partiti o perlomeno di ciò che ne è rimasto (poco). Dunque uno scontro ad alto livello tra il Chiampa e il  Matteo Nazionale. Lo spettacolo pirotecnico, politicamente parlando è assicurato.  Nei sondaggi  l’attuale presidente regionale recupera.  Qui parte da un gap di oltre 12 punti e la missione è difficile ma non impossibile.  
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Ma  il consenso è mutevole. Ieri tra centro destra e grillini che si si stanno sciogliendo come neve al sole. Persino Beppe Grillo ha conosciuto l’ ebrezza delle contestazioni ed è fuggito alle impertinenti domande dei giornalisti. Oggi è ritornato il tradizionale scontro tra centro destra e centro sinistra dove, palesemente, il vento in poppa ce l’ha il primo a guida leghista.  Anzi più precisamente a guida Matteo Salvini.  Poi quelli del Pd che chiedono ancora un po’ di tempo. Il 3 di marzo si saprà chi sarà il segretario. Zingaretti.  Almeno una faccia decisamente simpatica che  non parla e non vuole sentire di autosufficienza del Pd. E in questo le elezioni sarde avrebbero potuto rappresentare una positiva lezione per tutta la sinistra sbrindellata ancora pervasa dalla sindrome dei capponi di Renzo di manzoniana memoria. Tutti ma proprio tutti dicono di essere contenti dell’esperimento del Chiampa. Da 50 anni in politica non è un pivello.  Il Chiampa iscittosi al Pd poco prima di essere candidato al primo giro in Regione e  che ora punta tutto sulle liste civiche, le madamine e Pizzarotti. Ma anche Matteo Salvini non è un pivello. E ad oggi impersonifica la trilogia segretario politico –  Ministro dell’Interno – leader politico europeo.  Anche per questo la Tav si farà con il voto favorevole dei grillini che sono abbarbicati alla loro sedia. Anche loro tengono famiglia.
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Patrizio Tosetto
(foto: il Torinese)

Ztl allungata, Roberto Rosso (Fdi): “La mazzata definitiva per un commercio in agonia”

“Un’altra decisione sbagliata, limitativa, una punizione non meritata per i commercianti del centro: allungare il divieto di transito nella Ztl sino alle 19.30, quindi per tutto l’orario d’apertura dei negozi, significa dare la mazzata definitiva a un settore già agonizzante”. Così Roberto Rosso, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale, commenta la decisione della Giunta Appendino, di chiudere praticamente per tutta la giornata alle auto la zona centrale della città. “La Appendino non si è accorta che Torino è l’unica città al mondo dove qualche genio ha costruito una metropolitana che accuratamente non passa nella Ztl? Si è accorta delle tante serrande abbassate in centro, delle grandi difficoltà del commercio, che già sta combattendo contro la grande distribuzione e colossi come Amazon? Quanti posti di lavoro dovremo ancora perdere perché la sete di vendetta di questa giunta si plachi e lasci la città sopravvivere? È necessario il ritiro immediato di questa proposta insensata”.

Il pd sulla proposta di legge "Promozione dell’invecchiamento attivo"

“Questa proposta di legge si colloca in un contesto di forte innovazione sociale derivante dall’aumento dell’età anagrafica e dell’aspettativa di vita della popolazione e ha lo scopo di valorizzare il ruolo delle persone anziane nella comunità e promuoverne la partecipazione alla vita sociale, civile, economica e culturale, favorendo la costruzione di percorsi per l’autonomia e il benessere nell’ambito degli abituali contesti di vita” hanno dichiarato il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti e il Presidente della Commissione Sanità Domenico Rossi.

“Secondo i dati della Relazione Annuale 2018 dell’Ires – ha precisato il Presidente Ravetti – il Piemonte è una delle regioni italiane con il più alto numero di “over 65” ed è, quindi, indispensabile che le istituzioni adottino politiche e strategie utili a governare questo importante fenomeno. In questi anni, sono stati numerosi i Comuni a “sperimentare” progetti per favorire e migliorare l’invecchiamento “attivo” della popolazione over 65, ma occorre che la Regione intervenga, prevedendo una programmazione degli interventi, in sinergia con enti della sanità, enti gestori dei servizi socio-assistenziali, Città Metropolitana, Province, Comuni, aziende, enti e associazioni del Terzo Settore”.

“I cambiamenti sociali e demografici portano all’emersione di nuovi bisogni di salute di cui la politica deve farsi carico. Troppo spesso quando si parla di sanità si mette al centro il tema dell’assistenza ospedaliera ignorando i dati che ci raccontano un’Italia e un Piemonte sempre “più anziani”; cronicità e invecchiamento attivo rappresentano due sfide cruciali per il futuro. La proposta di legge ha l’obiettivo di superare una situazione di spontaneismo progettuale attraverso l’adozione di un programma regionale per l’invecchiamento attivo e il coordinamento dei diversi soggetti coinvolti: ASL, strutture sanitarie, comuni, scuole e associazioni” ha spiegato Rossi.

“Viene favorita la partecipazione delle persone anziane alla vita della comunità – hanno proseguito i Consiglieri regionali Pd – attraverso l’impegno nel volontariato, una formazione permanente, il trasferimento di competenze ai lavoratori più giovani, il mantenimento del benessere psicofisico, il coinvolgimento in attività culturali e ricreative e in iniziative di turismo sociale, attività di giardinaggio e orticoltura, con la gestione gratuita di terreni comunali”.

“Viene introdotto un Piano operativo triennale – hanno affermato Ravetti e Rossi – che ha lo scopo di integrare le diverse politiche e risorse regionali relative agli interventi e ai servizi previsti da questa proposta, al fine di coordinare e armonizzare le azioni. Si prevede, altresì, l’istituzione della “Giornata regionale per l’Invecchiamento Attivo” nel giorno del 22 aprile di ogni anno, in occasione della ricorrenza della nascita del Premio Nobel Rita Levi Montalcini”.

“La proposta presentata dal gruppo del Partito Democratico – ha concluso l’Assessore alle Politiche sociali Augusto Ferrari – rappresenta un’importante opportunità per affrontare, in termini programmatici, il processo di cambiamento demografico, che nella nostra Regione, in particolare, ha una dimensione rilevante. Bisogna mettere a punto tutti gli strumenti indispensabili per la piena valorizzazione di questo capitale umano e sociale che rappresenta un tassello prezioso e insostituibile per la coesione sociale delle nostre comunità” .

 
(foto: il Torinese)

Tav, FI: “favorevoli a referendum, ma non sia strumentale"

Nel dibattito a Palazzo Lascaris sulla Torino-Lione, i consiglieri Andrea FlutteroAngelo Luca Bona e Andrea Tronzano (Fi) hanno spiegato che “siamo da sempre favorevoli ai referendum. Rispetto però alla proposta di consultazione popolare del Presidente Chiamparino sulla TAV da

Il vicecapogruppo Andrea Tronzano

effettuarsi in contemporanea con le elezioni del 26 maggio, siamo perplessi sulla sua reale utilità. È di tutta evidenza che il ricorso alla consultazione popolare rischi di essere letto come strumentale alla prossima campagna elettorale, indebolendo un argomento invece strategico come quello della Tav. Se il M5s, da sempre contrario, vincerà le elezioni regionali i piemontesi dimostreranno di essere contrari all’opera””.

 

+EUROPA/TAV: MARATONA ORATORIA DI 4 ORE DI FRONTE AL COMUNE

Si svolgerà lunedì 25 febbraio, dalle ore 14 alle ore 18, una maratona oratoria ininterrotta di fronte al Palazzo del Comune di Torino durante le fasi di discussione della delibera che potrebbe indire il referendum consultivo sul proseguimento dei lavori sulla linea alta velocità Torino-Lione (TAV)
“Parleremo alternandoci al microfono per 4 ore per sollecitare i Consiglieri comunali ad approvare la delibera sul referendum consultivo cittadino sul TAV. Quella di lunedì sarà l’ultima occasione per indire il referendum nel 2019, perché il regolamento comunale prevede che si possa svolgere nell’anno solo se approvato dal Consiglio entro il 28 febbraio. Siamo convinti che la stragrande maggioranza dei torinesi voglia completare l’opera ma vogliamo dare la parola ai cittadini. E’ incredibile che chi per anni si è riempito la bocca con invettive sulla partecipazione e la democrazia diretta, oggi rifiuti di sentire l’opinione dei torinesi sul TAV. Ribadiremo le nostre ragioni, tecniche, politiche, ambientali, strategiche, economiche e sociali che ci fanno dire SI al TAV. Chiediamo inoltre al Consiglio regionale di approvare immediatamente la legge attuativa sul referendum consultivo o, in alternativa, di indirlo a maggioranza dei consiglieri secondo l’articolo 83 dello Statuto regionale. Siamo convinti che anche la maggioranza dei Piemontesi sia pronta a votare SI in una consultazione popolare”.
Igor Boni (Coordinatore gruppo +Europa Torino)

La danza dei due Mattei

Non si preoccupi il potenziale elettore pro Tav di Matteo Salvini. Un’ altra volta Giggino è stato preso in mezzo e con lui tutti i suoi. Il nostro Fregoli sta passando la settimana in Sardegna per la campagna elettorale. Lui è uno specialista in questo. Lo hanno sentito parlare in sardo. Molto di più che un dialetto. Una vera e propria lingua. Nell’Isola un voto per il 49% pentastellato . Ora l’ arrabbiatura dei pastori sardi è sotto gli occhi di tutti. Facile prevedere una  vittoria leghista ed un ulteriore crollo dei pentastellati. Per un po’ varrà la legge secondo la quale tutto ciò che  di negativo fa o non fa il governo è colpa di Giggino. Il meglio se lo prende il Matteo Fregoli. Strana questa nuova legge della politica italiana e torinese. Va in difficolta Giachino. In nome del Si tav aveva già tutto pronto.  Lista civica nel centro destra e magari un assessorato ai Trasporti per lui.  Il Capitano ( Salvini ) non perde tempo.  Presto vinte le elezioni in Sardegna. Fatto alcuni comizi da Bolzano a Lampedusa e magari bloccato qualche bagnarola d emigranti avamposto in Italia dell’Isis si concentrerà anche sul Piemonte. Dategli un po’ di tempo è risolverà anche questo problema. Non può fare tutto lui. Ma volendo pensarci sempre e solo lui fa sapere che Cirio candidato di Forza Italia  non esiste proprio. E Berlusca ridotto (nei sondaggi) al 5 % può fare ben poco. Palese : è tornato alla grande . Mi sa  che stavolta  non è sufficiente.  Come è tornato l’altro Matteo Nazionale.  Il Toscanaccio. Renzi che alla cultura del Marchese del Grillo ha dato il suo contributo. Per l’ età e per qualche arresto di troppo un po’ emaciato ma sempre lui. Il vecchio e famoso proverbio “chi nasce tondo non muore quadrato” è sempre valido. Non arretra di un millimetro. Appunto è nella sua natura. E poi chi glielo fa fare? Un Pd in ritardo su tutto e tutti. Certi errori si pagano due volte.  Renzi non demorde assolutamente e il libro al Lingotto è un’ occasione per dire: sono tornato.  Con una certa classe indubbiamente. “No non mi candido alle Europee. Primo, non vi dico chi voterò alle primarie.  Anzi ci ho ripensato ve lo dico.  Voterò per Giachetti.  Non farò un altro partito. Anzi, vi tengo sulle spine, si vedrà”.  Mi sembra chiaro : anche lui rimanda tutto al dopo elezioni .
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Intanto manda il suo in bocca al lupo al Chiampa. “Dai Sergio, sono sicuro che ce la farai. Ho fiducia nei piemontesi che non possono votare i pentastellati. Ne’ possono votare il centro desta troppo diviso”. Difficile riprendere quota. Ma il Matteo Renzi non demorde. “Io non sono la causa  di tutte le disgrazie del dopo sconfitta. Vediamo che cosa faranno i miei successori”. Insomma i due Mattei sono pienamente in campagna elettorale. Confronto a distanza.  Magari per essere i Leader di due schieramenti opposti. Torino almeno per una volta crocevia di dispute non solo locali ma di respiro nazionale. Renzi lanciò da Torino la sua sfida per la rottamazione. E ora ci riprova. Anche per questo il Matteo Fregoli continua nel dormire sonni tranquilli. Renzi che presentando il suo libro non ha sciolto il dubbio sulla sua presenza ancora nel Pd. Così a distanza i due Mattei continuano nel loro confronto. Ed intanto i partiti non esistono più. Salvini che fa segretario e ministro in un colpo solo. Pd  sull’ orlo di una crisi nervosa. E Casaleggio Junior vero Vate che come Kim Jong Ung ha ereditato dal Padre.  Altro che congressi ed iscritti che pagano con i loro soldi la tessera. Lui i soldi li incassa.  Per l’ esattezza 300 euro mensili da deputati e senatori per la sua piattaforma Rousseau.  Berlusca appare un dilettante. Con l’apparizione di un ultimo sospetto: tre milioni di euro di finanziamento di Putin a Salvini per le Europee. Quel Salvini salvato dal voto taroccato sulla piattaforma Rousseau di proprietà di Casaleggio con il fattivo contributo dei parlamentari pentastellati eletti dal popolo italiano. Inquietante.
Patrizio Tosetto

Metro 2 e risparmi Tav

“Apprendo con soddisfazione che Mino Giachino, ‘a dicembre’, come tiene a sottolineare, ha avuto l’idea di finanziare la Metro2 di Torino con i risparmi della Tav. Me ne compiaccio e gli faccio molti complimenti. Ma devo purtroppo smentirlo, non ho copiato la sua idea. Anzi, non l’ho nemmeno avuta io, quell’idea. Se interessa, posso spiegare ancora la mia posizione: ho letto e sentito diverse volte il vicepremier Matteo Salvini – che in questo momento ha più potere decisionale di me e di Giachino – dire di voler risparmiare un miliardo dalla Tav e destinarlo alla realizzazione della seconda linea della Metro torinese. Forse lui avrà copiato l’idea da Giachino, non so, ma non mi pare troppo rilevante. È invece rilevante che un vice primo ministro dica una cosa del genere. A questo punto, ribadisco, è dovere della politica torinese e piemontese cogliere la palla al balzo, perché qui si prospettano due vantaggi: sia la Tav, sia la seconda linea Metro, quanto mai necessaria per la città. Anche per questo ho preparato una mozione, che presenterò lunedì in Consiglio comunale, che impegni la Giunta a farsi parte attiva con il governo perché queste parole di Salvini diventino atti formali e non restino pie intenzioni”.

 

Roberto Rosso, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale di Torino