POLITICA- Pagina 528

LEU SUL CASO HAG

Un fulmine a ciel sereno per lavoratori e sindacati: mai prima d’ora si erano avuti segnali di crisi nella fabbrica di Andezeno dove, fino a una decina di anni fa, si producevano 5mila tonnellate di decaffeinato e le stime dell’azienda prevedevano addirittura un incremento. Invece ieri il Gruppo Jde ha annunciato l’apertura della procedura di licenziamento collettivo per tutti e 57 dipendenti dell’azienda e la cessazione delle attività dal primo gennaio 2019. “Ciò che appare assurdo – afferma il capogruppo di Liberi e Uguali in Regione, Marco Grimaldi – è che una multinazionale che dichiara «di considerare importante e unico il mercato del caffè italiano e di voler continuare ad attribuirgli un ruolo chiave all’interno dei propri futuri piani di crescita», licenzi 57 dipendenti e chiuda un impianto dall’oggi al domani. Mantenendo però fabbriche in funzione in Germania e in Svezia, Paesi in cui il costo del lavoro è più alto e le ore lavorative settimanali sono inferiori”. “Per quale motivo quindi il gruppo Jde chiude improvvisamente il sito produttivo di Andezeno, l’unico in Italia, e trasferisce la produzione nelle altre fabbriche europee?” è la domanda che si pongono i consiglieri di LeU in Regione, Silvana Accossato e Walter Ottria che aggiungono: “in vent’anni di produzione, non c’è stato mai il ricorso ad ammortizzatori sociali o cassa integrazione, e la flessione della domanda di caffè non giustifica per nulla una così pesante azione sul sito produttivo di Andezeno”. La pensano allo stesso modo i sindacati Uila e Flai che hanno proclamato lo stato di agitazione e due giornate do sciopero: “come le organizzazione sindacali – proseguono Grimaldi, Accossato e Ottria –, anche noi chiediamo che si apra una trattativa con l’azienda per mantenere il sito in Italia, ma riteniamo necessario che il Gruppo Jde ritiri immediatamente la procedura di licenziamento collettivo; con questa spada di Damocle sulla testa – aggiungono i consiglieri di Leu – , nessuna trattativa può partire serenamente.“Per questi motivi – conclude Marco Grimaldi – nei prossimi giorni incontreremo i 57 dipendenti della fabbrica di Andezeno e le sigle sindacali, in modo da sollecitare, dalla Regione, un intervento in questo senso”.

SANITÀ. IL CENTROSINISTRA PIEMONTESE A SOSTEGNO DEL MANIFESTO PER LA TUTELA DELLA NON AUTOSUFFICIENZA

Andrea Appiano (Pd): “Occorre investire nella domiciliarità, a partire dal ripristino degli assegni di cura”

Nel corso della seduta del Consiglio regionale di martedì 25 settembre è stato depositato un atto di indirizzo a prima firma Andrea Appiano (Pd), sottoscritto da tutti i Gruppi consiliari della maggioranza di centrosinistra con cui si impegna la Giunta regionale ad adottare il Manifesto per “Prendersi cura delle persone non autosufficienti” quale linea guida regionale in materia di organizzazione, governo ed erogazione dei servizi per la non autosufficienza. Il documento, già presentato agli Assessori regionali alla Sanità e alle Politiche Sociali nel corso di un convegno, tenutosi a Palazzo Lascaris il 21 settembre scorso, è il frutto della collaborazione di diverse realtà associative: le Acli di Torino e del Piemonte, La Bottega del Possibile, la Fondazione Promozione Sociale Onlus, il Forum Terzo Settore del Piemonte.  “Il Manifesto è oggi l’elaborazione politica e culturale più avanzata in tema di non autosufficienza – dichiara Appiano – un documento che analizza, in modo estremamente chiaro, le lacune dell’attuale modello dei servizi e, contestualmente, elabora concrete proposte per garantire prese in carico più efficaci ed efficienti. La principale criticità con cui oggi abbiamo a che fare è la rigida distinzione tra i due ambiti – sanitario e assistenziale – a cui vengono ricondotte le prestazioni rivolte alla non autosufficienza e alla cronicità. Si tratta, da un lato, di un approccio che induce inevitabilmente a privilegiare soluzioni di cura, spesso inappropriate, di carattere istituzionale (attraverso, ad esempio, ricoveri in strutture residenziali), a scapito dell’investimento nella domiciliarità e alimentando liste d’attesa già sature; dall’altro, anche quando la soluzione domiciliare è possibile, tale approccio crea incertezza e oneri a carico dei cittadini: nel nostro ordinamento, infatti, solo le prestazioni di carattere sanitario hanno natura universalistica e ottengono piena copertura attraverso la fiscalità generale, mentre le prestazioni assistenziali, quali sono per lo più quelle erogate oggi in regime di domiciliarità, non hanno carattere universale e necessitano di compartecipazione alla spesa da parte delle famiglie e/o dei comuni attraverso gli enti gestori delle funzioni socio assistenziali”. Proprio in ragione di questa rigidità, da ormai diversi anni, in Piemonte sono stati sospesi i cosiddetti assegni di cura, misura adottata in via sperimentale, e con notevole successo, in alcune Asl sul finire dello scorso decennio, attraverso la quale veniva riconosciuto alle famiglie un contributo economico per l’assistenza domiciliare dei congiunti non autosufficienti. Le motivazioni alla base della loro sospensione, richiesta, peraltro, dal piano di rientro dal debito sanitario che, per un lungo periodo di tempo, ha vincolato l’amministrazione regionale piemontese, insistevano proprio sulla non pertinenza sanitaria dell’assistenza domiciliare, che pertanto non poteva essere erogata con i fondi del Servizio Sanitario Regionale.“È evidente come il modello attuale sia fonte di scarsa efficienza e di disagi per numerosi cittadini – prosegue Appiano – A fronte di questa tendenza, lo sforzo compiuto dal nuovo Manifesto è quello di ribaltare il paradigma vigente, mettendo al centro dell’organizzazione dei servizi non la distinzione tra ambito sanitario e assistenziale, ma i reali bisogni di salute delle persone. La presa in carico della non autosufficienza, in questo quadro, non può che configurarsi come integrazione di prestazioni di natura diversa e deve poter essere adattabile alle esigenze dei singoli pazienti. Non un modello unico per tutti, quindi, ma un approccio che sa tenere conto delle specificità delle diverse situazioni e contesti di vita”. Quello proposto dal Manifesto è un concetto più ampio e avanzato di cura capace di comprendere non solo le azioni terapeutiche tradizionalmente considerate di pertinenza sanitaria, ma anche l’assistenza prestata, ad esempio, da badanti e familiari al fine di migliorare la qualità di vita del paziente. Da qui la sollecitazione, rivolta ai decisori politici, di assicurare l’impegno anche del Servizio Sanitario nel finanziare diverse possibili forme di assistenza domiciliare, superando le rigidità attuali e dando risposta alle difficoltà di numerose famiglie che, oggi, non dispongono delle risorse per far fronte ai bisogni dei loro congiunti non autosufficienti.

“Questo cambio di paradigma, che deve potersi concretizzare, tra l’altro, nel ripristino degli assegni di cura, è la condizione essenziale per un investimento concreto nella domiciliarità – conclude Appiano – e comporterebbe vantaggi per numerosi pazienti che non verrebbero allontanati dal loro ambiente domestico, mentre nel medio-lungo periodo garantirebbe l’abbattimento delle liste d’attesa per i ricoveri in struttura e, dal punto di vista dei conti pubblici, l’efficientamento della spesa dovuto ai costi decisamente contenuti delle soluzioni domiciliari rispetto a quelle 

“Nessun reintegro per l’operaio licenziato dalla Teknoservice perché affetto da Parkinson”

In aula un ordine del giorno, a prima firma Grimaldi (LeU), sulla vicenda dell’operaio Franco Minutiello è stato sottoscritto da rappresentanti di tutti i gruppi consiliari: Liberi e Uguali, Partito Democratico, Moderati, Scelta Civica, Chiamparino per il Piemonte, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia, Scelta di Rete civica per Chiamparino, Movimento Nazionale, Movimento Libero Indipendente. È la prima volta che tutti i gruppi sottoscrivono un testo.Franco Minutiello è stato licenziato dalla Teknoservice di Piossasco nel marzo 2017. È stato mandato via per “giustificato motivo”, perché ammalato di Parkinson: l’azienda sosteneva di non avere per lui una nuova mansione adeguata all’handicap subentrato.Il 9 luglio scorso il giudice ha dichiarato il licenziamento illegittimo e ordinato all’azienda di reintegrare Minutiello e di restituirgli gli stipendi arretrati, ma quella sentenza è rimasta lettera morta: l’operaio non ha riavuto né il posto di lavoro, né i soldiIn base alla sentenza, Teknoservice è tenuta a “modificare l’organizzazione per assicurare il diritto al lavoro dei dipendenti portatori di handicap” e il provvedimento è immediatamente esecutivo. Eppure, nulla è avvenuto.“L’azienda non rispetta la sentenza, non chiama il lavoratore, non gli paga uno stipendio dal febbraio 2017 e sui giornali i dirigenti hanno il coraggio di dire che sono preoccupati per questo precedente: doversi fare carico di un uomo che per loro è solo uno scarto” – dichiara Grimaldi. – “Non vogliono che si parli di responsabilità sociale dell’impresa, il lavoro per loro è merce. Noi non la pensiamo così, vogliamo che la sentenza del Tribunale del Lavoro di Ivrea venga rispettata”.“Vogliamo giustizia e vogliamo vedere il signor Minutiello entrare nel posto di lavoro che gli spetta. Vogliamo che gli vengano pagati gli stipendi e che l’azienda la smetta di giocare sulla pelle di un lavoratore che ha avuto l’unica colpa di ammalarsi. Oggi possiamo dire, senza aspettare l’esito della votazione del documento, che il Consiglio Regionale del Piemonte e tutti i gruppi consiliari richiedono all’azienda di rispettare la sentenza del Tribunale del lavoro di Ivrea. La Regione Piemonte vuole vedere Franco Minutiello nel suo luogo di lavoro”.

 

BATZELLA (MLI): “NESSUN PASSO INDIETRO DA SAITTA SU DELIBERA PRESCRIZIONI DA PARTE DEL PRIVATO ACCREDITATO”

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO “Nonostante il Tar, lo scorso 13 settembre, abbia sospeso la delibera con cui la Giunta regionale concedeva la possibilità ai medici del privato accreditato di poter prescrivere visite ed esami con la ricetta elettronica, Saitta si ostina a non voler cambiare il provvedimento dello scorso giugno, in attesa della sentenza del 5 dicembre. E’ chiaro che la Regione sta prendendo tempo e si ostina a voler favorire la sanità privata accreditata, scegliendo di depotenziare la propria funzione di controllo della spesa pubblica. E questo è davvero inaccettabile”. Lo afferma la consigliera del Movimento Libero Indipendente, Stefania Batzella, che oggi in Commissione Sanità ha espresso le sue perplessità sulla decisione della Giunta, annunciata dallo stesso Saitta. “Sono contraria a questa delibera (la numero 40 del 22 giugno) fin dall’inizio – prosegue Batzella – e sono francamente sorpresa dalla testardaggine con cui la Giunta non intende fare un passo indietro, nemmeno di fronte ai dubbi del Tribunale amministrativo regionale. Il privato accreditato, legittimato dalla normativa nazionale, ha l’obiettivo del profitto e in questo modo non facciamo che favorirlo”.


“Questa delibera
 – aggiunge la consigliera – è l’ennesimo flop della Giunta che non ha tenuto conto delle preoccupazioni denunciate dai sindacati dei medici del Piemonte, Smi e Anaao Assomed, i quali hanno presentato il ricorso al Tar. Il timore è che con questa delibera ci sia un aumento del numero delle prescrizioni e conseguentemente delle prestazioni a favore della struttura privata accreditata con il rischio di inappropriatezza e un aumento della spesa pubblica”.

“A sorprendermi ancora di più – prosegue Batzella – sono state le parole del neo direttore dell’assessorato alla Sanità, Danilo Bono. Di fronte alle mie perplessità sulla difficoltà di controllo della spesa pubblica da parte della Regione con l’applicazione della delibera, mi è stato risposto che ‘non dovrebbero esserci problemi’. Non dovrebbero? Servono certezze, non ipotesi”.


“Mi auguro davvero 
– conclude Batzella – che il Tar bocci la delibera e si apra così un serio tavolo di confronto tra la Regione e i professionisti che ogni giorno, seppur tra mille difficoltà, lavorano per la tenuta e il buon funzionamento del servizio sanitario pubblico che si trova da anni in carenza di personale”.

OLIMPIADI 2026, O. NAPOLI: “APPENDINO PERDE OLIMPIADI E MAGGIORANZA TRABALLA”

Riceviamo e pubblichiamo la dichiarazione dell’on. Osvaldo Napoli, capogruppo di Forza Italia al Comune di Torino

“Doveva essere un incontro conviviale per gettare le basi sul futuro dell’amministrazione. Il pranzo voluto dal sindaco Appendino è andato per metà deserto, con disdetta del ristoratore e del sindaco. Metà consiglieri penta stellati sono rimasti a casa, con il che hanno reso plasticamente il nuovo quadro amministrativo: Appendino ha fatto perdere le Olimpiadi 2026 alla città e si ritrova ora con una maggioranza traballante per non dire tramortita. Un capolavoro di ingenuità politica. Non è da ieri che vado suggerendo, sempre dai banchi dell’opposizione, al sindaco Appendino di sbaraccare una maggioranza che ne ha sempre bloccato l’azione amministrativa, di per sé già non esaltante, costringendo la giunta e la città in un angolo per pronunciare soltanto dei No a tutto. Torino ha estremo bisogno di rivitalizzare un’azione amministrativa ogni giorno sempre più confusa e allo sbando. Il sindaco trovi il coraggio di immettere energie fresche in giunta, chiami i rappresentanti delle categorie e delle associazioni che conoscono il tessuto vero e quotidiano della città. Deve farlo, anche se fuori tempo massimo. Se non lo fa, saranno gli elettori quanto prima a voltare pagina”.

OLIMPIADI INVERNALI: LAVORIAMO ANCORA PER NON PERDERE UNA GRANDE OCCASIONE.

Il consigliere regionale Gian Luca Vignale del Movimento nazionale sovranista scrive al presidente della Regione Sergio Chiamparino

 

 

Ill.mo Presidente,

dopo la recente quanto cocente esclusione delle montagne olimpiche e di Torino dalla candidatura ai Giochi olimpici invernali del 2026, una parte della classe politica e dirigente piemontese e ha iniziato l’oramai consueta caccia al responsabile, puntando il dito contro l’uno o l’altro a seconda dello schieramento di appartenenza.

 

Da torinese e amante delle montagne piemontesi ricordo cosa furono le Olimpiadi del 2006 e quale impatto positivo diedero alle nostre montagne, a Torino e a tutto il Piemonte. Per questo motivo non mi interessa – oggi – puntare il dito contro qualcuno. Non certo perché non vi siano evidenti responsabilità, ma semplicemente perché credo che questa caccia al colpevole rischi di escludere la nostra regione dall’organizzazione delle Olimpiadi del 2026.

 

Sono convinto – e spero – che si possa ancora recuperare e che nulla sia andato perduto. Ma serve un intervento forte e compatto. Così come il presidente del Veneto, Luca Zaia ha svolto il suo ruolo di governatore, riuscendo a sostenere in modo compatto la candidatura di Cortina, ora tocca a Lei imporre la voce del Piemonte, consapevole che i grandi successi ottenuti nella storia del Piemonte sono stati frutto della tenacia della nostra gente e della sua classe politica.

 

 

Mi rivolgo quindi a Lei per provare, insieme ai sindaci delle valli olimpiche ed eventualmente

della città di Torino, a non gettare tutto alle ortiche e per lavorare insieme per riportare in Piemonte e nelle nostre montagne ciò che ad esse tocca quasi di diritto. Senza complessi di inferiorità, ma anche con il realismo dovuto. Diventino davvero le Olimpiadi delle Alpi in cui le nostre montagne siano protagoniste.

 

In ultimo mi permetto di darLe un consiglio: non cada nel “tranello” delle risorse che in questi giorni il Sindaco Sala e il Presidente Zaia hanno messo in campo. Anche il Piemonte potrà onorare una parte delle spese necessarie per organizzare le Olimpiadi. In molte occasioni ho attaccato Lei e la Sua amministrazione, sappia che in questo momento sono al fianco di chi cerca – aldilà degli schieramenti di appartenenza – di difendere il nostro territorio. Conti sul mio sostegno per riportare le olimpiadi invernali in Piemonte.

 

Con speranza,

 

Gian Luca Vignale

 

 

 

 

 

 

FCA, TRONZANO (FI): “DOPO MARCHIONNE CHI E’ L’INTERLOCUTORE DEL GRUPPO PER LE QUESTIONI TORINESI?”

“Il futuro del gruppo Fca preoccupa Torino. Le incertezze legate agli ammortizzatori sociali, alla effettiva produzione o meno di nuovi modelli e alla situazione dell’indotto creano apprensione in migliaia di lavoratori e nelle loro famiglie. Con Sergio Marchionne la dialettica, a volte anche aspra, altre molto costruttiva, da parte del gruppo automobilistico con istituzioni e sindacati, c’era comunque sempre stata. Oggi chi dialoga con Torino?”. Se lo chiede il vicepresidente del gruppo regionale di Forza Italia, Andrea Tronzano, che propone di “affrontare nuovamente in Consiglio regionale i temi che riguardano le sorti di Fca e le loro ricadute su lavoratori e stabilimenti piemontesi”. “Comune di Torino e Regione hanno già chiesto ragguagli e rassicurazioni in proposito, ma al momento non hanno ottenuto risposte. È’ dunque necessario ritrovare al più presto – conclude Tronzano- un filo diretto tra azienda e istituzioni”.

Lo spirito olimpico

Il barone Pierre de Coubertin , inventore dei moderni giochi olimpici, ha smesso di rivoltarsi nella tomba. Dopo lunghi decenni dove è stato costretto a vederne di tutti i colori , sponsors sempre più pervasivi ed invadenti, materiali sempre più sofisticati, doping sempre incombente, discipline olimpiche che, se continua così , fra un po’ faranno rimpiangere i famosi Higlands Games scozzesi  , quelli per capirci del tiro alla fune e del lancio del tronco, finalmente ha visto una novità per lui positiva.  Non ci credeva  più e penso che avesse oramai riposto ogni speranza , anche la più intima . In una sorta di “flash back” avrà rivisto i grandi campioni degli sport invernali del passato da Zeno Colò ad Anton (Toni) Sailer, da Jean Vuarnet a Gustav Thoeni. Poi ad un tratto è arrivata Lei, senz’altro non medagliata come Inge Wersin-Lantschner  e meno brava e bella di Lindsey Vonn ma , certamente, più alta della pluri medagliata Deborah Compagnoni, Chiara Appendino.  Gli è apparsa , al barone De Coubertin, prima sfocata e diafana, poi sempre più nitida con in mano la fiaccola olimpica che ardeva non di una luce fatua o tremula ma vivida e luminosa. Così mentre avanzava si spandeva intorno , nuovamente, il “vero ” spirito olimpico  e cioè che Torino gareggiava ,per l’assegnazione dei XXV giochi olimpici invernali del 2026 ,non per vincere ma per partecipare.

Salvini rilancia il centrodestra. Ma Renzi vuole ancora dare lezioni

Salvini rilancia l’alleanza di centrodestra al termine di un incontro con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. La coalizione si presenterà unita alle prossime elezioni regionali, quindi anche in Piemonte Sarà naturalmente una alleanza “a trazione leghista” con Forza Italia e il Partito della Meloni destinati a svolgere il ruolo di comprimari. L’operazione politica consente a Salvini di rimettere insieme i “cocci” del centro destra, dopo aver ridimensionato politicamente ed elettoralmente i due alleati ( la Lega aveva ottenuto il 17 % il 4 marzo mentre oggi é sopra il 30), e di continuare a condizionare la politica e le scelte dell’attuale governo, dandogli una impronta di destra. Si tratta di capire “come e quando” Lega e M5S ,(o chi  dei due) decideranno di ” staccare la spina” al governo, ma una cosa è certa: non sarà certo una tale prospettiva ad impensierire Salvini che si presenterà agli elettori come il leader di una rinata coalizione del centrodestra all’interno della quale il suo partito sarà la forza di gran lunga più importante. Del resto questo é stato l’obbiettivo che Salvini si era posto all’indomani del voto del 4 marzo: impedire la formazione di un governo del Presidente e utilizzare l’alleanza con il M5S per riportare la Lega al governo e rafforzare la sua leadership e il suo partito, senza però rompere i rapporti con i suoi alleati tradizionali. Questo avviene mentre le difficoltà del governo sono sempre piu evidenti. Ieri al vertice informale dei Capi di Stato e di Governo svoltosi a Salisburgo l’Italia é lasciata sola, sia dai nostri partners tradizionali che dal gruppo di Visegrad.  Sulla Legge di Stabilità la confusione regna sovrana, mentre continuano a rincorrersi proposte diverse che si scontrano con la posizione del Ministro dell’Economia deciso a non abbandonare una linea di prudenza e di rigore nella gestione dei conti perché giustamente preoccupato dalla reazione dei mercati. E’ una linea che entra in rotta di collisione con gli interessi di bottega dei due partiti che hanno bisogno di dare seguito alle promesse con cui ha vinto le elezioni.  Ma siccome tutto ciò è incompatibile con la sostenibilità del nostro debito la discussione di queste ore riguarda l’individuazione delle “priorità” che comunque saranno attuate con gradualità. Da qui il sempre maggiore nervosismo dei 5 Stelle. Si rendono conto che in questi primi mesi di coabitazione, la Lega è cresciuta enormemente nei sondaggi, loro no invece,  e come sia  tutt’altro che fantasiosa l’ipotesi che all’indomani delle europee Salvini scelga la via delle elezioni e resusciti l’alleanza di centrodestra, pronta a tornare al governo del Paese.

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Ps. Questa situazione, potenzialmente, potrebbe essere favorevole ad una opposizione che nel frattempo avesse avuto la capacità di rinnovarsi, di riorganizzare il campo del centro sinistra e di presentarsi con facce nuove e programmi coerenti con i valori nei quali dichiara di riconoscersi, ma niente di tutto questo purtroppo è avvenuto. Se ad uno capita di accendere la tv continua a trovarsi di fronte il volto del plurisconfitto Matteo Renzi. Aveva dichiarato che in caso di sconfitta avrebbe abbandonato la politica. Ha perso la Liguria, l’Abruzzo, il Friuli e la Sicilia; ha perso  i Comuni di Roma, Torino, Genova, Siena, Arezzo, Grosseto, Livorno, Alessandria, Novara, Venezia, Nuoro, Pistoia, L’ Aquila e La Spezia ; ha perso il referendum costituzionale e, infine, ha perse le politiche ma é ancora con la pretesa di darci lezioni.

Wilmer Ronzani

 

LeU: Acquisto della prima casa e morosità incolpevole

È cominciata in Commissione Urbanistica la discussione della proposta di legge “Disposizioni in materia di mutui per l’acquisto della prima casa e interventi in caso di morosità incolpevole”, presentata dal Capogruppo di LeU Marco Grimaldi insieme ai colleghi Accossato e Ottria.

 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO I numeri riguardanti gli sfratti in Piemonte restano altissimi: secondo gli ultimi dati del Ministero dell’Interno, nel 2016 i provvedimenti di sfratto emessi sono stati 6.920, il  65,79% in più rispetto all’anno precedente. Il Piemonte è la seconda regione in Italia per numero di sfratti eseguiti: 4.992 (di cui 3.388 solo nel capoluogo), ossia il 14,1% del totale nazionale. Torino è la provincia italiana che denuncia la situazione più grave, con uno sfratto ogni 241 famiglie, su una media nazionale di uno sfratto ogni 419. Secondo i dati dell’Osservatorio sulla condizione abitativa di Torino relativi all’anno 2017, su oltre 16.000 alloggi necessari per soddisfare il fabbisogno di case popolari a Torino, sono in tutto 2.370 quelli che il Comune è riuscito ad assegnare con l’ultimo bando dal 2012 a oggi. Solo il 16% delle famiglie che ha fatto richiesta ha potuto dunque ottenere una casa. D’altra parte, il tasso di disoccupazione nel 2017 in Piemonte è ancora del 9,1%, con 97.000 disoccupati a Torino. Per questo la proposta di legge interviene su due aspetti: innanzitutto l’accesso all’acquisto della prima casa, attraverso un progetto cui i Comuni potranno aderire individuando immobili pubblici o proprietà disponibili da parte di privati. Tramite bando regionale, gli istituti di credito potranno formulare proposte di mutuo a condizioni più favorevoli rispetto a quelle di mercato poiché, nei primi cinque anni di mutuo, la Regione ne garantisce l’adempimento tramite fideiussione in caso di morosità incolpevole. Tra il sesto e il ventesimo anno, in caso di  impossibilità a sostenerne gli oneri finanziari per morosità incolpevole imputabile alla perdita del lavoro sarà l’ATC ad acquistare la casa e sostenerne gli oneri finanziari. A quel punto l’ATC concede ai morosi incolpevoli l’immobile a canoni calmierati conformi a quelli previsti per l’edilizia residenziale pubblica. Il secondo aspetto è l’istituzione di un “Fondo salva mutui”, cui tutti titolari di un mutuo per l’acquisto della prima casa potranno accedere in caso abbiano subito un calo di reddito significativo. Dopo il “Fondo salva sfratti” istituito a inizio legislatura, questa è una misura che intende tutelare anche i proprietari in difficoltà.“Choosy, mammomi e bamboccioni? La verità è che chi non ha un contratto a tempo indeterminato o una famiglia alle spalle spesso non riesce ad accedere ai mutui e sono soprattutto le nuove generazioni a scontare questa situazione” – dichiara Grimaldi. – “Noi vogliamo restituire loro autonomia e dignità con un accesso al mutuo per tutti. Inoltre in ultima istanza interviene il Fondo a coprire la morosità incolpevole, per evitare che la precarietà di lavoro e reddito provochi la perdita della casa, ossia di un diritto primario. È una sperimentazione avviata anni fa a Torino, che oggi abbiamo voluto estendere a livello regionale. Speriamo che le banche e Finpiemonte introducano il ‘Tasso Salvini’ a interessi 0 in 81 anni di comode rate. In quel caso anche un precario non avrebbe bisogno del nostro fondo di garanzia.”.