Di Pier Franco Quaglieni
.
Il ministro dell’interno Matteo Salvini ha dichiarato che non ha mai partecipato ad una manifestazione del 25 aprile e che neppure quest’anno, malgrado sia ministro, vi parteciperà. Ha affermato che il 25 aprile riguarda solo i fascisti e i comunisti, dimostrando una scarsissima conoscenza della storia : paradossalmente il ministro ripete, senza conoscerla, la vulgata resistenziale sostenuta dal PCI che pretendeva di avere il monopolio della Resistenza e dell’antifascismo. Sostenere che la Resistenza e’ stata solo rossa – oltre a fare, per decine di anni, il gioco dei comunisti – rivela una abissale mancanza di conoscenza storica in quanto la guerra di liberazione fu condotta anche da cattolici,liberali, monarchici,
.
Gli antifascisti-fascisti che appaiono come un evidente ossimoro, in effetti ci sono anche oggi e sono i vedovi della vulgata resistenziale che identifica la guerra partigiana con i comunisti. Sono quelli che ritengono che la battaglia delle idee vada combattuta, a colpi di divieti, nelle aule dei tribunali e non sui giornali o in televisione, garantendo a tutti pari opportunità. Il ministro Salvini forse non ha colto neppure questo aspetto, riducendo tutto ad uno scontro tra fascisti e comunisti, tra rossi e neri. Nella Resistenza, ad esempio, c’erano coloro che teorizzavano le autonomie locali e il federalismo, come dimostra la Carta di Chivasso che Salvini con ogni probabilità non ha mai sentito nominare e che forse non gli interessa neppure perché ormai attratto dalle sirene del sovranismo più o meno stoltamente nazionalista. Nella Resistenza erano in tanti, ad esempio, a credere in un’Europa pacifica e unita come antidoto alle guerre, un’Europa di valori ideali,quella delineata nel Risorgimento da Cavour, da Mazzini e da Cattaneo e rivissuta da uomini come Einaudi, Rossi, Spinelli, Chabod. Si trattava di un’idea d’Europa assolutamente incompatibile con le dittature di destra e di sinistra che prevalsero nel secolo scorso, un’idea d’Europa che Salvini ignora, malgrado sia stato anche deputato europeo. Ciò che sgomenta di questa odierna classe politica e’ l’ignoranza storica e politica davvero senza precedenti. Ed appare grottesco che a fare l’antifascista sia di Maio… Con queste sceneggiate non si può costruire nulla di buono e il Paese sembra precipitare nel vuoto di una incoscienza e di una inconsistenza che ci fa davvero accapponare la pelle .Bossi aveva capito cose che Salvini ignora o finge di ignorare.
Il "centro" di Bersani
Di Giorgio Merlo
Adesso, forse, e’ arrivato il momento di intendersi. Ben sapendo che i veri giochi sul futuro assetto politico italiano decolleranno solo dopo il grande sondaggio popolare del 26 maggio prossimo. Perché un dato comincia a delinearsi con sufficiente chiarezza
E cioè, con questa coalizione il centro sinistra, o come si vuol definire, difficilmente sarà competitivo contro il “blocco sociale” del centro destra. O meglio, dell’attuale centro destra che però, e’ bene dirlo subito, difficilmente si scioglierà come neve al sole nell’arco di pochi mesi o di pochi anni. Il futuro centro sinistra, visto che oggi non è affatto competitivo in qualsiasi zona italiana, potrà decollare solo se, accanto ad una sinistra, l’attuale Pd/Pds a guida Zingaretti, saprà riaggregarsi attorno ad una coalizione plurale che vede in un partito di centro, seppur composito e di governo, la sua forza propulsiva e decisiva per ridare vigore, speranza ed efficacia ad una alleanza democratica, riformista e di governo. Certo, e’ persin ridicola la tesi di tutti coloro che nell’attuale Pd pensano di poter costruire una coalizione pianificando, a tavolino, chi è di destra, chi di sinistra, chi verde ambientalista, chi di centro, chi cattolico, chi arancione e via discorrendo. Una strategia grottesca destinata al sicuro fallimento e frutto di un retaggio vecchio e stantio che riporta indietro le lancette della politica italiana ad una stagione dove il partito egemone – cioè il Pci – dettava le carte e distribuiva i ruoli ai singoli commensali. Cioè le briciole che si avanzavano dal tavolo principale. Una interpretazione e una prassi grottesca che non merita neanche perdere tempo per un commento specifico. Come stona, al contempo, la singolare tesi di Bersani, un uomo peraltro riflessivo nonché simpatico, che recentemente ha sentenziato che “semplicemente adesso il centro non serve più perché ormai lo scontro è tra la destra e la sinistra”. Una tesi singolare che, tradotta nella concreta situazione politica italiana e con l’avvento di una destra con un profilo netto e dichiarato, può innescare un meccanismo che ci riporta ad una stagione vecchia e datata: cioè, il ritorno dei cosiddetti “opposti estremismi”. Perché se si sostiene che la “politica di centro” e la “cultura di centro” non hanno più senso di esistere nel nostro paese, e’ persin ovvio, nonché scontato, arrivare alla conclusione che la politica italiana dovrà fare i conti con una radicalizzazione senza esclusione di colpi. Ma che senso avrebbe introdurre un conflitto permanente e all’ultimo colpo tra la destra e la sinistra per la conquista del potere? Saranno due gli obiettivi di fondo dei due plotoni: da un lato la destra punterà all’annientamento politico dell’avversario e, dall’altro, la sinistra mirera’ alla delegittimazione morale e politica del nemico – secondo la tradizione che si rinnova ormai da molti decenni – per raggiungere il tanto decantato potere. È questo l’esito finale prediletto dai Bersani di turno? Al contrario, adesso l’impegno concreto dei sinceri democratici e di tutti coloro che conoscono anche i corsi e ricorsi della storia politica italiana, e’ quello di rispettare certamente la presenza di una “nuova destra”. – ormai in piena ascesa politica ed elettorale – e di una potenziale “nuova sinistra” ma senza rinunciare a riaffermare le ragioni di un “nuovo centro” che può e deve diventare il luogo politico e culturale che batte gli estremismi, introduce una vera cultura di governo, alimenta il confronto democratico, garantisce il pluralismo e lavora per comporre gli interessi attraverso una
permanente e sempre attuale “cultura della mediazione” che resta l’unico vero antidoto per
sconfiggere quella radicalizzazione del confronto politico all’origine dei guai e dei rischi per la
stessa tenuta della nostra democrazia. Un “nuovo centro” ormai sentito e sostenuto da vari settori della società italiana anche a fronte della recente esperienza di governo e non solo per dare qualità alla nostra democrazia e autorevolezza alle nostre istituzioni. Saranno poi le singole ricette di governo a giustificare le alleanze e gli accordi politici e programmatici. Ma senza la presenza di questo partito, o movimento, o luogo politico – del resto storicamente decisivo in tutti i tornanti piu’ difficili e complicati della storia politica italiana – sarà la stessa democrazia italiana a pagarne le conseguenze. Per questo non servono ne’ i richiami alla radicalizzazione tra la destra e la sinistra e ne’ la tesi, altrettanto ridicola, che è sufficiente un partito per distribuire le carte di chi sta da una parte o dall’altra. È arrivato il momento di voltare definitivamente pagina. Senza commettere gli errori di un recente passato che forse è opportuno archiviare al più presto.
“L’idea della Circoscrizione 8 e de La Stampa di portare i cittadini nel Parco del Valentino per riappropriarsi di quegli spazi che di notte diventano pericolosi è senza dubbio più che positiva. Solo con la presenza fisica di famiglie e giovani è possibile togliere terreno da sotto i piedi al degrado e alla criminalità – afferma l’onorevole Daniela Ruffino di Forza Italia -. Insieme a questo tipo di evento meritorio, però, è necessario che anche il Comune di Torino si attivi per combattere la desertificazione di locali che colpisce il Valentino. Meno locali ci sono, più la zona diventa pericolosa. L’azione di cittadini che scendono in strada è un momento civico essenziale ma deve essere accompagnata dall’azione dell’amministrazione”.
Zingaretti per Chiamparino
Il segretario dem Nicola Zingaretti ha aperto ieri la campagna elettorale del Partito Democratico, in Piemonte vista dell’elezioni regionali. Il segretario ha incontrato i militanti al Cortile del Maglio, con il segretario del Pd del Piemonte Paolo Furia e il presidente della Regione e candidato per il centrosinistra Sergio Chiamparino. Nella sede dei Moderati ha incontrato il senatore Giacomo Portas.
Fusioni tra Comuni oppure Unioni, quale può essere la scelta migliore per gli enti locali di piccole o piccolissime dimensioni per il futuro. MPP-Movimento Progetto Piemonte e Comitato Autonomia Piemont non hanno dubbi su quale strada non sia da prendere: quella delle fusioni, soprattutto se queste vanno contro la volontà della popolazione e si basano unicamente sulle proposte di delibere dei consigli comunali inoltrate alla Regione Piemonte. Per affrontare questo tema, che ha interessato recentemente alcune realtà comunali sul territorio subalpino, suscitando un acceso dibattito, organizzano
VENERDI’ 12 APRILE ALLE ORE 21
a QUAGLIUZZO (TO), Museo Fossilifero (ex chiesa), via del Campanile
l’incontro pubblico sul tema “FUSIONE DI COMUNI – I MOTIVI DEL NO”
Dopo un saluto del sindaco di Quagliuzzo, Ernesto Barlese, il presidente del Movimento Progetto Piemonte e consigliere comunale di Villamiroglio (Alessandria) Massimo Iaretti interverrà sugli aspetti politici e legali che portano ad un giudizio negativo per i processi di fusione di enti locali. “Non siamo contrari per principio – dice Iaretti, che dal 2010 al 2014 era stato consigliere comunale a Parella e capogruppo di ‘Pedanea’ nell’Unione Terre del Chiusella – ma la legge regionale deve essere profondamente rivista soprattutto nei casi nei quali la popolazione di almeno uno dei comuni interessati dal processo esprima un parere referendario contrario. Poi ci sono anche considerazioni di carattere storico, identitario e sociale che pesano”. Secondo l’attuale normativa, infatti, è sufficiente per arrivare ad attivare un processo di fusione tra comuni la delibera degli stessi, mentre la consultazione è solo consultiva. C’è, tra gli altri il caso limite, di Gattico e Veruno, dove si è arrivati alla fusione nonostante il parere contrario espresso nel referendum dai cittadini di entrambi i paesi. Di particolare spessore sarà il contributo di Andrea Riva, già consigliere comunale dell’ex Comune di Cuccaro Monferrato, ‘fuso’ con Lu (entrambi in Provincia di Alessandria) nonostante il parere contrario dei cittadini che al referendum anno votato no. Riva si soffermerà, in particolare, sui vari aspetti che evidenziano e motivano la contrarietà alle fusioni. “I piccoli comuni sono una realtà viva della nostra terra – dichiarano Carlo Comoli e Augusto Racca, del coordinamento del Comitato Autonomia Piemont – e volerli rendere protagonisti di fusioni, soprattutto quando non c’è la volontà della popolazione, vuol dire perpetrare un’azione forte che ne nega la loro identità. Ecco perché siamo contrari a tutte le decisioni che vengono fatte calare dall’altro sulla testa dei cittadini”.
“Eletti, militanti e simpatizzanti di Fratelli d’Italia di Torino e del Piemonte prenderanno parte alla manifestazione Sì Tav, portando in piazza le bandiere tricolore, ma non le insegne di partito. Noi siamo da sempre a favore dell’opera e riteniamo che si debba esprimere senza remore la propria convinzione. Ma vogliamo sgombrare il campo da ogni possibile strumentalizzazione di parte, a differenza di certe forze politiche di sinistra scopertesi pro-Tav magari solo in tempi più recenti”. Così si è espresso il portavoce regionale di Fratelli d’Italia, Fabrizio Comba, a proposito dell’evento in programma a Torino. “La Torino-Lione – prosegue Comba – è un’infrastruttura indispensabile per lo sviluppo e la competitività della nostra Regione. FdI continuerà pertanto, come già sostenuto dalla presidente, On. Giorgia Meloni, in tutte le sue sedi, istituzionali, politiche e soprattutto tra la gente, nella battaglia per portare a compimento il progetto”. “Quello di domani – conclude l’esponente di FdI – sarà una manifestazione di popolo alla quale diamo la nostra piena e convinta adesione”.
“Esprimo, a nome di tutta la Lega del Piemonte, la mia completa solidarietà ad Alessandro Sciretti, nostro capogruppo in Circoscrizione 6 a Torino, e naturalmente anche al sindaco di Torino, Chiara Appendino. Non sono certo questi gesti intimidatori, che richiamano alla memoria gli anni più bui della storia dell’Italia Repubblicana, che fermeranno la forte volontà di cambiamento, pacifico e costruttivo, dei piemontesi e degli italiani”.
L’on. Riccardo Molinari, Capogruppo alla Camera dei Deputati e Segretario della Lega in Piemonte, interviene a nome di tutta la Lega per rispondere con fermezza a chi, con sospetti pacchi bomba e rivendicazioni deliranti, sta cercando in questi giorni di ‘avvelenare’ il clima politico torinese, a poche settimane ormai dalle elezioni regionali. “Il Piemonte è una Regione di fortissima tradizione democratica – continua Molinari – e tutte le Istituzioni sono assolutamente unite e coese nel condannare simili gesti criminali. Auguro buon lavoro alle forze dell’ordine e agli organi giudiziari competenti, che sapranno certamente fare piena luce sulla vicenda, e assicurare alla Giustizia i responsabili di questi atti”.
Liberi Uguali Verdi presenta il suo simbolo
È stato presentato oggi il simbolo della lista per le elezioni regionali Liberi Uguali Verdi, nata a partire dall’esperienza del Gruppo regionale LeU costituito nel luglio 2018 dai consiglieri Marco Grimaldi, Silvana Accossato e Walter Ottria. Si concretizza la scelta di costruire una lista che unisca Articolo Uno, Sinistra Italiana, Possibile, Verdi e le tante anime ecologiste e civiche attive sul territorio, fra le quali Progetto Torino. Le forze politiche in campo lanciano subito un appello a partecipare a questo laboratorio unico in Italia a tutti coloro che in questi anni si sono battuti per la giustizia sociale, l’inclusione, i diritti, la riconversione ecologica, a partire dai tanti giovani che in questi mesi hanno costruito la protesta contro i cambiamenti climatici e dai soggetti che si sono opposti alle politiche del governo Salvini-Di Maio. La lista pone alla coalizione di centrosinistra e a Sergio Chiamparino le priorità del suo impegno: il lavoro, la sanità e la scuola pubblica, l’ambiente, la sicurezza alimentare, le energie rinnovabili, il trasporto pubblico e la mobilità sostenibile. “Il nostro simbolo, con le parole ‘LIBERI UGUALI VERDI’ in rosso e verde su sfondo bianco e l’immagine di un germoglio anch’esso rosso e verde, richiama un impegno sui temi sociali e ambientali, che non devono essere separati” – dichiarano i promotori della lista. – “Faremo di tutto per non consegnare il Piemonte a Salvini e i suoi alleati. Uniamo le nostre storie e le nostre energie, per far vincere un Piemonte ecologista e solidale capace di invertire i pronostici”.