

“Non possiamo permetterci che la siccità comprometta le colture in Piemonte. Un rischio che va contrastato nell’immediato, ma soprattutto nel lungo periodo, con interventi non di emergenza ma strutturali”. Lo sostiene la vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, Daniela Ruffino (FI). “La proposta che giunge dalle associazioni agricole per collocare bacini di raccolta e di trattenimento delle acque, di media e
piccola dimensione distribuendoli capillarmente sul territorio, laddove ci sia necessità e nel rispetto dell’ambiente, potrebbe rappresentare una valida soluzione ad una problematica che si fa sempre più pressante”, aggiunge la vicepresidente. “Si tratterebbe anche di una buona risposta alla dispersione delle risorse idriche, molto forte anche nella nostra regione. Un confronto tra Regione, agricoltori e Comuni – conclude Ruffino – potrebbe dare corso alla realizzazione di un progetto di vitale importanza per l’agricoltura piemontese”
“Le brutte abitudini sono dure a morire. Dopo avere fissato l’improbabile data del 28 luglio 2017 per le comunicazioni da parte delle scuole circa le esigenze del trasporto scolastico per alunni/studenti disabili, il Comune di Torino ha ripreso in questi giorni di agosto (in cui le scuole sono notoriamente in carenza di organico, con i dirigenti scolastici giustamente in vacanza) ad inviare email agli istituti scolastici per richiedere dati per l’organizzazione del servizio. Comunque, bene che vada e se non ci saranno intoppi, mentre gli studenti normodotati potranno andare a scuola il giorno 11 settembre 2017, circa 500 alunni/studenti disabili potranno iniziare la scuola solo il 18 settembre 2017. L’anno scorso è stato peggio, perchè il ritardo è stato di due settimane, ma questa vergogna dura da anni, ed è
un’offesa agli alunni/studenti e alle loro famiglie, perchè è certamente possibile organizzare il servizio per tempo, al fine di garantire il diritto allo studio e alla frequenza scolastica fin dal primo giorno del nuovo anno scolastico. I tagli al bilancio comunale hanno già colpito i soggetti più svantaggiati; questo ritardo è solo un modo per fare economia a fronte del diritto allo studio e alla inclusione sociale, perchè sarebbe sufficiente, per risolvere il problema, pensarci prima e potenziare il servizio di trasporto per un periodo di tempo molto limitato. Invito le famiglie dei predetti alunni/studenti, e le associazioni di tutela a contattarmi in caso di malfunzionamento del servizio, ricordando alla Sindaca la necessità di una maggiore attenzione e sensibilità alla questione.”
Roberto Rosso
capogruppo Direzione Italia Comune di Torino
Oltre 2060 fra cascate, ville, chiese, torri, fortificazioni, cascine, borgate e vestigia storiche del territorio come le residenze sabaude, i Sacri monti, i palazzi e i castelli. E ancora 370 singoli beni paesaggistici e numerose aree tra cui 199 laghi, 1837 fiumi e corsi d’acqua, 109 aree protette, 94 zone di interesse archeologico, per una superficie tutelata pari al 61% del totale del territorio. Sono solo alcuni numeri del Piano paesaggistico regionale (Ppr) del Piemonte, giunto martedì 1 agosto all’esame del Consiglio regionale. Un accordo firmato lo scorso marzo dal presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, e dal ministro dei Beni, delle Attività culturali e del Turismo (Mibact), Dario Franceschini, aveva sancito il prosieguo della fase attuativa del Piano, che dovrà essere ora essere approvato dal Consiglio regionale. Il Piano fornisce la “fotografia” di tutti i beni paesaggistici del Piemonte, perimetrati, catalogati e digitalizzati. Un lavoro enciclopedico – come ha sottolineato l’assessore alla Programmazione territoriale e paesaggistica Alberto Valmaggia – che ha visto impegnati per dieci anni gli uffici del Settore territorio e paesaggio della Direzione Ambiente, Governo e tutela del territorio della Regione Piemonte in sinergia con il Mibact. È stato redatto uno strumento di conoscenza e di lettura del paesaggio piemontese, mediante lo studio delle sue componenti naturali, storiche, insediative e sceniche, mutuate dal riconoscimento delle principali identità che le comunità locali attribuiscono ai propri luoghi. Il Piemonte è la terza regione italiana a dotarsi di un Piano paesaggistico condiviso con il Ministero. Una molteplicità di luoghi riconosciuti per il loro particolare significato iconografico e culturale, come ad esempio il sito Unesco dei Paesaggi vitivinicoli Langhe-Roero e Monferrato, che rappresenta uno dei primi risultati in attuazione delle previsioni del Ppr.. Lo stesso Piano è stato elaborato mediante
indagini realizzate a scale diverse ed è composto da una cospicua parte conoscitiva delle componenti paesaggistiche che coprono tutto il territorio regionale, articolato in 76 ambiti di paesaggio come richiesto dal Codice, per ognuno dei quali sono stati individuati i principali fattori strutturanti e stabiliti specifici obiettivi di qualità paesaggistica. La ricognizione di tutti i Beni paesaggistici del Piemonte, definiti a scala di dettaglio, è contenuta nell’omonimo Catalogo. Il Ppr, quindi, garantisce la certezza dell’individuazione dei Beni e regole chiare per semplificare le valutazioni nei procedimenti di autorizzazione paesaggistica. Le regole e i limiti per le trasformazioni sono contenuti nel Catalogo e nel fascicolo delle Norme di Attuazione articolate per indirizzi, direttive e prescrizioni.Il Piano paesaggistico – ha concluso Valmaggia – completa il quadro della pianificazione, affiancandosi al Piano territoriale regionale (Ptr), in vigore dal 2011, con il quale condivide strategie e obiettivi. Si tratta infatti di strumenti complementari, basati sulla definizione e ottimizzazione delle strategie che individuano le vocazioni dei singoli territori e le regole per assicurare loro uno sviluppo sostenibile delle risorse economiche, paesaggistiche e ambientali.
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In attesa dell’esame completo del testo, in Aula si è provveduto alla discussione generale.
Per Paolo Mighetti (M5S) “sicuramente il Piano avrebbe potuto contenere provvedimenti più incisivi per la salvaguardia del suolo agricolo e l’ottimizzazione delle aree degradate e sottoutilizzate. Il passaggio dei contenuti nei nuovi Piani comunali non sarà immediato, ma ragionare in termini di Piani regolatori intercomunali potrebbe essere la risposta adeguata per ottenere da un lato la riduzione dei costi di adeguamento e, dall’altro, un ambito di lavoro più ampio e adatto alla logica della tutela paesaggistica su area vasta. La versione che ci troviamo oggi ad analizzare è quella del 2015; è un Piano complesso, ci sentiamo in primo luogo di fare alcune precisazioni in merito alla valenza. Il consumo di suolo 0 previsto nel 2050, per noi dovrebbe essere più ravvicinato. Un’altra questione è legata al vincolo sui crinali montani: i crinali sono una parte importante del paesaggio, quindi dovrebbero essere considerati anche quelli collinari. Come M5S abbiamo contribuito proponendo modifiche in Commissione, dettate dal buon senso, che in parte sono state accolte. Abbiamo voluto sottolineare tra l’altro il concetto della tessitura degli involucri, ovvero le caratteristiche delle superfici, e della morfologia insediativa”.Per il Gruppo di Forza Italia sono intervenuti nell’ordine Diego Sozzani, Claudia Porchietto, Gilberto Pichetto e Daniela Ruffino, che hanno sottolineato come il lavoro svolto in ambito urbanistico dai singoli Comuni in termini di varianti rischi di essere vanificato dall’adozione di questo nuovo Piano. Hanno inoltre voluto evidenziare la mancata semplificazione e come il consumo del suolo debba essere un argomento prioritario da gestire con equilibrio. “Con questo Piano di fatto sindaci e amministratori locali perdono di autonomia e c’è il concreto rischio di un blocco per l’edilizia a fronte delle troppe complessità” hanno concluso.Per Silvana Accossato (Articolo1) “il Piano paesaggistico si pone come strumento di conoscenza, descrivendo complessivamente il territorio piemontese e riconoscendone le principali peculiarità come valore. Contiene poi le linee strategiche per la tutela del paesaggio e il miglior utilizzo delle aree geografiche, oltre a rappresentare il riferimento per il sistema di pianificazione provinciale, della città metropolitana e dei Comuni. Il Piano costituisce poi il giusto strumento per coniugare la tutela del territorio con le attività dell’uomo Voglio infine dare atto al ruolo attivo degli Osservatori del paesaggio, iniziative spontanee di cittadini, sempre più numerosi”.Infine, per il Gruppo del Pd hanno chiesto la parola Elvio Rostagno, Vittorio Barazzotto, Andrea Appiano e Antonio Ferrentino. “Nel 1939 vennero promulgate le prime leggi a tutela del patrimonio, mentre nel 2000 è stata firmata la Convenzione europea del paesaggio proprio per sviluppare anche una nuova cultura del territorio. Questo non è l’ unico strumento, ma piuttosto un ottimo ausilio” ha ricordato Rostagno.Per Barazzotto “bisogna superare una volta per tutte la burocrazia, non si può sempre fare come lo struzzo. Basta commemorare le vittime delle disgrazie dovute al cattivo uso del suolo, per cui è necessario darci il senso della cultura del limite: questo è il messaggio chiaro che giunge da questo Piano”.Appiano e Ferrentino si sono invece soffermati sull’importanza di avere finalmente un Piano paesaggistico regionale che valorizzi i luoghi e faccia in modo che anche i Comuni lavorino per raggiungere lo stesso scopo. “Gli strumenti di pianificazione non possono essere assunti a macchia di leopardo. Il settore dell’edilizia danneggiato? A nostro avviso l’edilizia ha ampi spazi di azione, se pensiamo a tutte quegli edifici dismessi da riqualificare” hanno detto.
di Giorgio Merlo
La stagione dei “partiti plurali” e’ gia’ arrivata al capolinea? In effetti pare proprio di si’. E questo per una semplice ragione: i partiti “personali”, tanto per per citare Ilvo Diamanti, sono di fatto incompatibili con la pluralita’ culturale interna che dovrebbe caratterizzare, almeno formalmente, quei soggetti politici. Nei partiti del “capo”, del resto, il dissenso non e’ previsto. E nelle poche volte in cui si manifesta viene giustamente bollato dai dirigenti come un atteggiamento negativo e anche nocivo per il buon funzionamento di quel partito. Dopodiche’ ci sono modalita’ diverse su come regolamentare e disciplinare il dissenso interno. Chi procede direttamente attraverso le espulsioni, chi con l’invito ad andarsene, chi con la non tollerabilita’ dei suddetti e chi con la delegittimazione crescente del dissenziente. Ma un filo rosso accomuna tutti questi atteggiamenti: l’insopportazione verso chi dissente. E questo, di norma anche se non sempre, e’ anche e soprattutto il frutto della pluralita’ culturale ed ideale che caratterizza i singoli partiti. Democratici o meno che siano al loro interno. Anche se ci sono politici di estrazione culturale diversa che, con il tempo, si limitano ad applaudire sempre e solo il “capo” partito per ragioni facilmente comprensibili. Certo, il ritorno al sistema proporzionale inesorabilmente si trascina dietro una maggior identita’ di partito. Identita’ non culturale visto e considerato che i partiti italiani sono ormai cartelli elettorali permanenti che prescindono da un “pensiero” organico e da una robusta e visibile cultura politica. Ma il dato di fondo che puo’ far saltare i vecchi equilibri e modificare in profondita’ lo stesso sistema politico italiano e’, appunto, la scomparsa dei “partiti plurali”. E questo non solo perche’ si ridefinisce l’identita’ dei partiti ma soprattutto perche’ questo processo puo’ dar vita a nuovi soggetti fortemente caratterizzati sotto il profilo identitario. C’e’ un unico rimedio a questo epilogo. Ed e’ quello che i partiti recuperino quel pluralismo culturale ed ideale che resta alla base dei “partiti plurali”. E che, soprattutto, ci sia un vero riconoscimento della dialettica democratica interna ai partiti. Un elemento che resta, pero’, decisivo anche per poter ancora garantire la democrazia interna ai partiti. Giorgio Merlo
E’ quanto propone Daniela Ruffino (FI), vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte
“Un confronto costante tra Torino, Milano e Genova per individuare strategie comuni nella lotta all’inquinamento atmosferico”.
E’ quanto propone Daniela Ruffino (FI), vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, anche in relazione alla recente notizia dell’acquisizione, da parte della procura della Repubblica di Torino, per il reato di inquinamento ambientale, delle procedure della Commissione europea nei confronti dell’Italia sugli sforamenti delle polveri sottili Pm 10 nelle regioni del Nord.
“E’ fondamentale il raffronto già esistente tra le Regioni della pianura padana, grazie all’Accordo di bacino padano, per far fronte alle problematiche dello smog, ma i tre grandi capoluoghi di Piemonte, Liguria e Lombardia rappresentano certamente punti cruciali nella produzione di polveri sottili nei territori delle rispettive aree metropolitane. Per questo motivo – osserva la vicepresidente dell’Assemblea piemontese – sarebbe opportuno che la sindaca Appendino, che ha già visto in passato il sindaco di Milano e nei giorni scorsi quello di Genova – si facesse promotrice di nuovi incontri per discutere in particolare della questione ambientale”.
“Il problema dello smog va infatti affrontato su larga scala territoriale – conclude Ruffino – e la collaborazione tra le tre città metropolitane potrebbe dare positivi riscontri, anche attraverso un confronto sulle misure adottate nelle singole realtà urbane sulla limitazione al traffico. Al di là di quanto previsto dall’Accordo tra Regioni, sarà infatti interessante verificare gli effetti delle misure antismog e mettere a confronto le esperienze delle tre città per ottimizzare i risultati”.
Partono da ottobre le riduzioni del 10 per cento sugli abbonamenti ferroviari annuali per gli under 26. La sperimentazione è stata introdotta nel bilancio regionale da un emendamento presentato dai consiglieri del Pd, Raffaele Gallo e Antonio Ferrentino, che ha consentito la necessaria copertura finanziaria.“Il trasporto pubblico – dichiarano i consiglieri Pd – va sostenuto con azioni concrete e l’incentivo attraverso uno sconto diretto vuole andare in questa direzione. Per ora – continuano – rimane una sperimentazione ma ci auguriamo che produca un incremento dell’utilizzo del treno tale da rendere permanente l’agevolazione”. L’offerta sarà valida ai soli minori di 26 anni, non compiuti alla data dell’acquisto, residenti in Piemonte. Le agevolazioni si applicheranno sugli abbonamenti annuali sui treni Regionali e Regionali Veloci nel solo ambito dei confini tariffari del Piemonte. “La Regione – sottolineano Ferrentino e Gallo – vuole sostenere le esigenze dei giovani che per lavoro o per studio usufruiscono del trasporto pubblico locale; l’impegno – concludono –per il prossimo anno sarà quello di lavorare alla rateizzazione dell’abbonamento annuale e all’ inserimento degli abbonamenti trimestrali tra quelli scontati”.
“La Regione non ha saputo dare voce al valore e alle specificità dei Comuni. Questo Piano Paesaggistico nasce per tutelare l’ambiente ma i sindaci ci sono già arrivati tempo fa a tutelare il proprio territorio dall’utilizzo indiscriminato del consumo del suolo. Arriviamo dopo e ci arriviamo male. Le regole comporteranno maggiori costi per gli Enti locali e non verranno accompagnati nel percorso di adeguamento della norma in modo
adeguato. Vi ricordate i tempi per attuare il Pai? Succederà lo stesso perché i Comuni sono però privi non solo delle risorse finanziarie ma anche di quelle umane. In un contesto del genere avremmo il blocco dei piani regolatori, con gli investitori che fuggiranno, avremo maggiori costi per i Comuni e i Cittadini e qualche tassa locale in più a causa dell’ingessamento del settore edilizio e dei ricavi ad esso legato. E tutto questo senza aver tutelato l’ambiente in alcun modo”.
L’assessore all’Ambiente della Regione Piemonte, Alberto Valmaggia, sostiene che “la Relazione sullo stato dell’ambiente è un punto di partenza per orientare le nostre politiche future ma anche l’occasione per fare il punto su quelle già avviate, nel solco tracciato dall’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile. L’impegno per garantire una migliore qualità dell’aria e per contrastare l’inquinamento atmosferico ha visto quest’anno la Regione Piemonte, oltre ad approvare il Piano regionale sulla qualità dell’aria, firmare un nuovo accordo con le altre Regioni del bacino padano, perché solo con un approccio condiviso è possibile affrontare i problemi che investono aree sempre più vaste”.
“Sul tema delle bonifiche – aggiunge Valmaggia – stiamo procedendo con l’attuazione del Piano regionale amianto, altro tassello fondamentale per l’ambiente e per la salute dei cittadini. Quanto al consumo di suolo, la Regione sta lavorando alla proposta di un documento legislativo per il governo sostenibile del territorio in cui un nuovo modello di sviluppo si coniughi con l’obiettivo della conservazione delle risorse naturali. Da ricordare anche il grande impegno profuso dalla Regione, dalla Protezione civile e dai volontari nell’affrontare le emergenze, come l’evento alluvionale del novembre scorso. Un gioco di squadra di grande importanza in uno scenario sempre più condizionato dal cambiamento climatico”.