POLITICA- Pagina 505

Ruffino (Fi): “Il Governo acceleri la Fase 2”

Il provvedimento del governo per assicurare liquidità alle imprese è un’autentica beffa per migliaia di piccoli e medi imprenditori.

Nessuna impresa vedrà un euro prima di due o tre mesi, cioè quando probabilmente molte di loro avranno chiuso per fallimento e licenziato i dipendenti. Il governo ha messo il muro della burocrazia fra le proprie decisioni e i loro effetti concreti. Ad allungare i tempi c’è poi l’attesa delle autorizzazioni europee, necessarie per un Paese che non ha margini fiscali per agire autonomamente.

È l’insieme di queste circostanze che carica il dibattito sulla riapertura di una drammaticità che non ha altrove. Le cronache ci informano che domani riaprono molte attività in Spagna, Paese come il nostro senza grandi margini di spesa pubblica. Il governo Conte ha tragicamente sbagliato i tempi: se non arriva liquidità nelle casse delle imprese, l’Italia dovrà accelerare la riapertura con gravi rischi sanitari. Se non accelera la fase-2 migliaia di imprese saranno destinate al fallimento. E sarà il fallimento del governo.

on. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia

Verdi: “Controlli improvvisati a Grugliasco”

Verdi – Europa Verde Grugliasco

Riceviamo e pubblichiamo / L’emergenza Covid-19 che stiamo vivendo in questo periodo storico, ci ha trovati impreparati e sta creando enormi disagi sia dal punto di vista economico che sociale. La giunta comunale del Comune di Grugliasco, dopo diverse segnalazioni della presenza massiccia di persone in strada, ha deciso di attivare un “controllo di comunità”. Cosa prevede quest’ultima?

Nulla di stratosferico. Una task force composta da “semplici cittadini” delle associazioni di volontariato, coordinata dalla Polizia Locale e dalla Protezione Civile, che andranno qua e là per la città a controllare chi non rispetta i divieti imposti dal governo e del possesso dell’ autocertificazione, per contenere il coronavirus, nel periodo pasquale.
Come Verdi-Europa Verde Grugliasco, ci poniamo delle domande che sicuramente  si porranno anche i cittadini.
1. coloro che faranno parte della squadra, con quale  tutela da parte delle istituzioni territoriali  possono andare per le strade a controllare altri cittadini?
2. Con quale ruolo possono avere il diritto-dovere di controllare chi non rispetta le regole  e come  possono farlo?
3. Siamo sicuri che queste persone non fanno parte di quel “segmento” dei cittadini che è asintomatico? Hanno fatto o faranno un tampone per capire se, prima di operare, possono contagiare chi controlleranno? Con il rischio di essere a loro volta contagiati
4. Non sarebbe più corretto chiedere al ‘Prefetto’ maggiori risorse economiche e umane (come i carabinieri, l’esercito) per scovare i furbetti?
5-Non sarebbe più opportuno un richiamo alla responsabilizzazione di tutti cittadini che non escano di casa e siano custodi delle norme presenti comunicando eventuali anomalie alle autorità preposte.

Non è la prima volta che la giunta grugliaschese intraprende “strade alternative” senza tenere in conto i possibili rischi e l’importanza delle competenze.
Ad inizio marzo, quando il COVID-19 aveva fatto i primi contagi e le scuole erano state chiuse per rischio contagio, il primo cittadino di Grugliasco Roberto Montà, aveva dichiarato  che voleva “raggruppare” i bambini nei parchi pubblici, per poter svolgere le lezioni scolastiche. Solo qualche giorno dopo la sua idea è naufragata per via delle regole più stringenti in materia di contenimento del contagio.

Sappiamo bene che la situazione è complessa ma la soluzione  ottimale  è chiedere un intervento del prefetto e non ai cittadini comuni  senza una precisa tutela.
Come partito Verde, ci riserveremo di scrivere al prefetto per chiedere maggiori chiarimenti in merito alla questione. 

Ripensare il regionalismo in tempi di pandemia?

Nel corso di più di due mesi di stato di emergenza in conseguenza della diffusione del coronavirus si è sviluppato un ampio dibattito sui provvedimenti adottati dallo Stato e dai governi sub-nazionali, a cominciare dalle Regioni, per il controllo dell’epidemia (poi diventata pandemia).

In particolare, è emersa una posizione che ritiene che la gestione della crisi abbia messo in luce una articolazione dei poteri tra centro e periferia inadeguata, in quanto impedisce una guida unitaria a fronte di troppe differenziazioni degli interventi regionali (non solo nella sanità), rendendo necessaria in futuro oltre a una ricostruzione economica anche una sorta di “ricostruzione istituzionale” del Paese.
Una valutazione di quel tipo può comportare una sostanziale riconfigurazione delle relazioni tra livelli di governo riportando allo Stato le funzioni in materia di tutela della salute che risultano centralizzate in gran parte dei sistemi decentrati. Si auspica anche l’introduzione nell’ordinamento costituzionale di una clausola di supremazia in favore dello Stato (presente nella riforma costituzionale bocciata dal referendum del 2016) che garantirebbe sempre una regia unitaria delle principali politiche pubbliche.
Tutto questo vorrebbe dire ripensare profondamente il modello regionale italiano sulla scia di un evento eccezionale proprio al compimento del suo cinquantesimo compleanno, quando erano preannunciate numerose iniziative di approfondimento e riflessione da parte di studiosi, amministratori e operatori. Non solo, ma ciò avviene dopo due anni di accesi dibattiti e scontri sulle prospettive del regionalismo differenziato, che finalmente sembravano arrivare a qualche proposta condivisa e coerente con il nostro ordinamento.

Vi è il rischio che invece di una proficua riflessione su cinquant’anni di regionalismo si inneschi una critica distruttiva del Titolo V della Costituzione invocando un riaccentramento delle competenze ora attribuite alle Regioni. Non è nello spazio di una nota come questa che si può affrontare una tematica così complessa. Può però essere utile qualche sintetica considerazione, che possa sollecitare lo sviluppo di una dibattito più approfondito e di tipo interdisciplinare rispetto ad una questione così rilevante come il decentramento regionale nel nostro Paese.

 

Da un punto di vista giuridico Valerio Onida ha recentemente evidenziato che lo Stato dispone di sufficienti competenze derivanti sia dalla Costituzione sia dalla legislazione ordinaria (fin dalla legge n. 833/78), che consentono un adeguato coordinamento delle Regioni nonché la possibilità di sostituirsi ad esse. A maggiore ragione questo avviene nei confronti degli enti locali. Bisogna inoltre ricordare come la distinzione tra competenze concorrenti ed esclusive sia sempre molto labile a fronte delle complessità e intersettorialità delle principali politiche pubbliche, che consentono sempre interventi centrali in nome delle cosiddette competenze trasversali.

 

È curioso che si critichi la differenziazione dei provvedimenti regionali quando gli studiosi del federalismo sanno bene che uno dei vantaggi del decentramento è proprio quello di permettere di adattare meglio le politiche alle specificità dei diversi territori e alle differenti preferenze delle popolazioni. Da questo punto di vista si possono giustificare provvedimenti più restrittivi in alcune Regioni, così come si è riconosciuto che possa avvenire con la legislazione ambientale. Ugualmente gli interventi regionali possono sperimentare soluzioni innovative (laboratory federalism), come sembra sia avvenuto negli studi epidemiologici sui tamponi in Veneto.

Restano certo tutti i problemi legati alle esternalità reciproche tra Regioni (specie nel caso di epidemie), così come alle necessità di regolamentazione unitaria, che devono essere opportunamente assicurate con il coordinamento statale e/o la negoziazione diretta tra i soggetti locali.

Le implicazioni di policy che derivano dai punti precedenti portano a concentrarsi su una priorità, quella di fare funzionare bene le “istituzioni della cooperazione”, ovvero gli organismi misti tra Stato, Regioni ed autonomie locali. Negli ultimi venti anni è all’interno del “sistema delle Conferenze” che si sono dispiegate le principali politiche pubbliche, al di là dell’assetto formale delle competenze. Ciò è avvenuto anche nel settore della salute, con risultati spesso positivi per la definizione di una regolamentazione amministrativa unitaria (ad esempio con i Patti per la Salute), anche se a volte eccessivamente laboriosi.

Va ricordato che anche laddove erano previste funzioni esclusive dello Stato, come per la definizione dei LEA (livelli essenziali di assistenza), questo ha scelto con legge ordinaria di determinarli con intese nella Conferenza Stato-Regioni. L’esperienza del passato e quella in corso per la gestione della epidemia potranno ben suggerire aggiustamenti nel loro funzionamento, anche con specifici interventi legislativi, più praticabili di nuove riforme costituzionali difficili da ipotizzare nel breve periodo.

Sono solo spunti che si pongono l’obiettivo di ragionare in maniera equilibrata sul decentramento, sapendo che storicamente i periodi di crisi economica e sociale, come quelli che abbiamo passato dopo la crisi del 2008 e quello che si annuncia in futuro, non solo nel nostro Paese, tendono, se non adeguatamente gestiti, a favorire un eccessivo accentramento dei poteri.

Stefano Piperno
Centro Studi sul Federalismo

Locatelli (Prc-Se): “Esposto sui troppi contagi e decessi nelle Rsa”

“Nei prossimi giorni, come Rifondazione Comunista, presenteremo un esposto alla Magistratura in ordine alle responsabilità politiche e gestionali per i troppi contagi e i troppi decessi nelle Rsa piemontesi da Covid 19” dichiara Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se di Torino.

“Non si tratta – continua Locatelli –  soltanto di accertare le responsabilità connesse a singole situazioni di palese negligenza per le quali le Procure hanno già avviato indagini esplorative. Vanno accertate le implicazioni pesanti connesse alle scelte della Giunta regionale piemontese per quanto riguarda l’autorizzazione delle Asl al trasferimento di malati Covid19 in Rsa al fine di alleggerire la pressione nelle corsie degli ospedali e anche per quanto riguarda l’assunzione di personale non sanitario per l’assistenza dei pazienti anziani. Scelte, come detto da più parti, superficiali, raffazzonate in rotta di collisione con la tutela delle salute della popolazione anziana. La diffusione del contagio e la falcidia di vite umane nelle Rsa non può essere ascritta solo alla fragilità degli anziani ma al trattamento vergognoso riservato a una fascia di popolazione che dovrebbe essere oggetto di protezione e cure particolari. Vogliamo verità e giustizia. Le parole di Alberto Cirio che pensa di cavarsela parlando di difficoltà dovute a carenze organizzative derivanti dall’operato di giunte precedenti indignano. Nessuno nega che ci siano queste carenze derivanti soprattutto dai tagli alla sanità pubblica ma intanto Cirio cominci a rispondere del proprio operato”.

Digiuno radicale per amnistia e stato di diritto

Una decina di attivisti dell’ Associazione Marco Pannella di Torino (associazione torinese che sostiene le iniziative del Partito Radicale)  stanno digiunando in una staffetta iniziata il 23 marzo scorso, in sostegno all’iniziativa di Maurizio Bolognetti, membro del Consiglio Generale del Partito Radicale in sciopero della fame totale da quella data.

Gli attivisti sostengono questa iniziativa nonviolenta “di dialogo” con le Istituzioni affinché le stesse si facciano parte attiva per provvedimenti urgenti che ripristinino lo Stato di Diritto in questo Paese, a partire dall’emergenza carceraria.
L’Associazione Marco Pannella di Torino dà appuntamento a tutti alla “Marcia di Pasqua – Amnistia per la Repubblica” che quest’anno avverrà dalle frequenze di Radio Radicale la Domenica di Pasqua a partire dalle ore 11.
I nomi dei digiunatori dell’Associazione Marco Pannella di Torino: Mario Barbaro, Sergio Rovasio, Loredana Carrer, Marianna Ferrara, Ezio Dore, Chiara Ardito, Gaetano Bullaro, Daniele Robotti,  Blanca Briceno insieme a membri della Direzione dell’Associazione AiresVen.

Cosa è successo nelle Rsa? Interrogazione di Fratoianni

“Presenteremo Interrogazione parlamentare al ministro della Salute su aspetti poco chiari nella gestione emergenza”

“Cosa è successo in Piemonte in queste settimane di emergenza sanitaria nella gestione delle residenze per gli anziani, con un prezzo in vite umane altissimo?”

Lo afferma Nicola Fratoianni portavoce nazionale di  Sinistra Italiana. “Perchè una delibera della giunta regionale – prosegue il parlamentare  di Leu – che invitava le Rsa piemontesi ad ospitare pazienti positivi al Covid19 e che era arrivata da settimane alle Asl e alle Rsa era negata dai vertici e neanche pubblicata dal sito web della Regione? Documento negato, e peraltro contenente un’idea pericolosissima per gli effetti  sulla diffusione del contagio fra soggetti a rischio, e che magicamente è riapparso solo dopo una strenua battaglia del nostro capogruppo in Regione Grimaldi?” “Vogliamo che sia fatta chiarezza. Subito dopo Pasqua presenteremo un’interrogazione parlamentare al ministro della Salute – conclude Fratoianni –   affinchè siano attivate le necessarie ispezioni  su troppi aspetti poco chiari, su vicende denunciate dalle organizzazioni sindacali, dai medici e dalle famiglie delle vittime, e sia fatta chiarezza fino in fondo.

Giacometto (FI): “Il Governo non dà risposte e il Pd fa propaganda “

“Mentre siamo ancora in attesa di capire quando i cittadini e le imprese potranno finalmente vedere gli effetti della ‘potenza di fuoco’ promessa da Conte con le misure, a suo dire, ‘poderose’ del decreto liquidità, mentre i lavoratori dipendenti e le partite IVA vedono sfumare l’impegno preso dallo stesso Presidente del Consiglio di ricevere l’accredito della cassa integrazione e del bonus “entro ‪il 15 aprile”‬ e mentre aspettiamo che almeno un euro dei circa 25 miliardi di scostamento del deficit autorizzati dal Parlamento, ormai un mese fa, finisca sui conti correnti di chi sta pagando il prezzo più alto per l’emergenza economica dovuta al coronavirus,  il PD, immediatamente superato a sinistra dai suoi alleati, pensa bene di introdurre una nuova tassa patrimoniale sul reddito, che va ad aggiungersi a quelle sugli immobili. Insomma, il risparmio degli italiani come soluzione alla crisi. Peccato che si tratti di una misura del tutto propagandistica e di scarsa efficacia, che garantirebbe, forse, un livello di gettito minimo e comunque assolutamente insufficiente rispetto alla quantità di liquidità immediata necessaria per sostenere il nostro tessuto economico e che, al contrario, avrebbe degli effetti recessivi”. Così il deputato di Forza Italia Carlo Giacometto, responsabile del Dipartimento Bilancio e Finanze del suo partito in Piemonte.

Perchè non parli? Serve una martellata al ginocchio dell’opposizione

È noto l’aneddoto che vuole Michelangelo colpire con il martello la sua monumentale opera raffigurante Mosè (2 metri e 35 di altezza, tanto per intenderci) esclamando: “Perché non parli?”.

Ecco, fatte le debite proporzioni – io non sono Michelangelo e i leader dell’opposizione non hanno la statura né corporea né simbolica dell’opera citata – è questa l’imprecazione che mi viene da rivolgere a un Salvini e a una Meloni in questo momento di disfatta istituzionale…

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“Perché non parli?”. Serve una martellata al ginocchio dell’opposizione

Ma i conti con Monti e con chi ha tagliato la sanità, nessuno vuole farli?

 

Di Augusto Grandi / Un invito a non disturbare il manovratore, per la maggioranza. Una minaccia, per l’opposizione. Una presa in giro, per il gregge Italia. Perché, in Italia, i conti non si fanno mai. Tarallucci e vino: questo sarà il primo articolo della nuova costituzione.

Perché, se si volesse davvero trovare qualche responsabilità per il disastro attuale, si potrebbe iniziare oggi a valutare il passato. Lasciando da parte chi sta affrontando, bene o male, l’emergenza.

Ma un giudizio sul grigiocrate Monti, e sulla sua irresponsabile squadra, perché deve essere rinviato? Lorsignori non sono impegnati in nessuna attività di soccorso, dunque il loro operato può essere valutato. Magari dai parenti delle vittime morte in ospedali alle prese con gli effetti dei tagli decisi dai tecnocrati; magari dai parenti di chi è morto a casa perché non c’erano posti liberi negli ospedali perché gli ospedali erano stati chiusi…

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Coronavirus, Locatelli (Prc-Se): “Diffidiamo a riaprire attività non essenziali”

“Torino è la provincia col maggiore rialzo percentuale di contagiati. Non vogliamo una seconda Valseriana”

“Le insistenze della Confindustria piemontese volte a permettere alle aziende di riprendere le loro attività sono semplicemente ributtanti. La gente si ammala e muore e loro pensano al’andamento delle proprie commesse e dei propri affari” sostiene Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se di Torino. Proprio in questi giorni sono state rese note le linee di tendenza del contagio e dei decessi in Piemonte. Se quindici giorni fa la regione cresceva in percentuale più delle altre regioni per infetti e decessi, adesso più di altre realtà fatica a contenere la diffusione del contagio. Mentre i casi di Covid-19 in Italia aumentano del 4% al giorno, in Piemonte allo stato attuale  siamo oltre il 6%. In particolare Torino, con il suo 6,9%, è la provincia che sale più di tutte tra le dieci più contagiate. Tra le ragioni prime della propagazione del contagio, come attestano gli studi in materia, vi sono gli spostamenti e i contatti di lavoro. Per  Ezio Locatelli “in questo contesto di perdurante emergenza sanitaria e di richiesta di sacrifici alla popolazione non è pensabile che gli industriali chiedano di poter agire indisturbati. Già ci sono 5.677  aziende che sono aperte in deroga. Un numero esorbitante che vanifica qualsiasi controllo e azione incisiva contro il coronavirus. E’ già successo in Valseriana che gli industriali abbiamo potuto fare ciò che volevano con l’avvallo o la copertura scandalosa di forze di maggioranza e di opposizione. Le ragioni dell’economia sono state anteposte alla tutela della salute il che ha provocato una vera e propria strage. Diffidiamo dal fare altrettanto a Torino e  in Piemonte”.