POLITICA- Pagina 504

Ricordi di un impolitico di cinquant’anni fa

Di Pier Franco Quaglieni / Cinquant’anni fa Il mio amico Tito Gavazzi, che era stato uno stretto collaboratore di Adriano Olivetti come assessore alla cultura ad Ivrea, mi offri’ la candidatura di capolista al Comune di Moncalieri come indipendente. Pur tra tante esitazioni finii di accettare, anche se nel frattempo fui retrocesso da capolista numero 1 a capolista numero 3 

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Ero legato sentimentalmente  a Moncalieri perché la prima storia d’amore che ho avuto, fu con una ragazza di Moncalieri che abitava in via San Martino. Era un motivo non politico ma affettivo allora di non poco conto. Ancora oggi quando passo per quella via sento il ricordo di quella ragazza mai più incontrata dal 1969. Un piccolo politicante locale, tale  Rodolfo Caponnetto, fece fuoco e fiamme per ottenere il numero uno e farmi cancellare dalla lista, anche se il mio nome non poteva allora dare molto fastidio. Scrivevo già su qualche giornale e avevo contribuito a fondare il Centro Pannunzio due anni prima. Avevo un ottimo rapporto con Alberto Ronchey, allora direttore della “Stampa”. C’era forse  qualcosa di più perché il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, che io avevo conosciuto in qualche occasione pannunziana, mi fece telefonare dal suo più stretto collaboratore Costantino Belluscio  per dirmi che avrebbe gradito la mia candidatura come figura intellettuale indipendente. 
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Feci una campagna molto spartana, anche se poi mio padre, che era contrarissimo alla mia candidatura (da poco ero diventato maggiorenne), mi elargì una somma che mi consentì di allestire due auto con altoparlanti e far stampare un numero adeguato di manifesti che i miei concorrenti ogni notte ricoprivano sistematicamente con i loro. Mi aiutò molto tra gli altri il mio fedelissimo amico Cav. Salvatore Guerreri, come fece anche, sottobanco, un altro mio carissimo amico liberale, il dottor Mario Altamura che era candidato a Torino per il Partito liberale. Conobbi da vicino la combriccola socialdemocratica moncalierese e torinese e rimasi quasi subito schifato. Gentucola ignorante attaccata al clientelismo gestito con mano ferrea da Terenzio Magliano e in modo meno sguaiato da Franco Nicolazzi e Pier Luigi Romita che non ebbi mai modo di incontrare. Vicino a me c’era l’autorevolissimo professore Aldo Garosci, eroe dell’antifascismo e collaboratore del “Mondo”, il prof. Gian Piero Orsello, ex  leder nazionale dei giovani liberali, l’avvocato Emilio Bachi presidente della Comunità israelitica. Va citato anche l’amico futuro avvocato Mauro  Nebiolo Vietti. Feci tantissimi comizi in tutte le piazze e le frazioni di Moncalieri. Nel corso di questi comizi dove ero quasi sempre introdotto dall’ amico Guerreri, ebbi modo di incontrare tante persone che mi aiutarono per la campagna elettorale con slancio e generosità  Per altri versi, il dottor Aldo Lanza, amico di Altamura, si mobilitò per me come il dottor Vasconi che nella consiliatura successiva venne eletto consigliere al mio posto. La vedova di un benemerito di Moncalieri che salvò tante vite umane dalle acque del Po, Abellonio ( con cui mio padre andava a pesca ) si mobilitò a mio favore. Mio Zio che era proprietario dell’ Argus fece distribuire dai suoi metronotte dei miei  Santini durante i loro giri notturni per Moncalieri. Alla fine della campagna elettorale avevo raggiunto un bel gruppetto di sostenitori, compreso un reverendo padre barnabita del Real Collegio di Moncalieri, amico di Mario Soldati, che fece qualche telefonata a mio sostegno. Ebbi modo di conoscere Moncalieri che allora, pur con 60 mila abitanti,era ancora un paesino, malgrado il Castello. Il concentrico era molto provinciale e le frazioni erano campagna. La cultura non esisteva perché tutto ruotava su Torino.
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Io riuscii secondo eletto della lista con poco stacco dal primo escluso che mi avrebbe ostacolato per l’ intero quinquennio. Alcuni mi votarono pensando di votare mio padre Piero, molto autorevole e  allora conosciuto. Festeggiai con gli ultimi soldi rimasti con una cena offerta ai fedelissimi al ristorante “La Darsena” appena inaugurato. Fu nel complesso una bella anche se faticosissima esperienza. L’ ultimo giorno di campagna elettorale feci dieci comizi volanti. Il comizio più importante avvenne in piazza Vittorio Emanuele con Gian Piero Orsello che venne apposta da Roma per sostenermi. Quando venni in contatto con l’apparato di partito mi misi quasi subito le mani nei capelli. Quasi subito mi offrirono la direzione del settimanale “Torino giorni” che diressi svogliatamente fino al 1973. Garosci mi chiese di scrivere su “’Umanità”. Saragat mi ricevette al Quirinale congratulandosi con me. Voleva conferirmi anche una onorificenza , ma io non avevo l’età minima per riceverla. Ma le dolenti note cominciarono con gli incontri per la formazione della Giunta dai quali venni escluso, malgrado fossi il capogruppo. Per circa tre anni seguii assiduamente i lavori del Consiglio comunale e delle Commissioni e feci tante interrogazioni e interpellanze che non venivano prese seriamente in considerazione. Una di queste venne persino perduta e io per protesta abbandonai i lavori del Consiglio. Avevo un’idea idilliaca e in fondo distorta della politica che mi impediva il compromesso. Quando mi resi conto di questo, incominciai ad  allontanarmi, Votare sì per disciplina di partito mi infastidiva, specie quando andava contro le mie idee. Nei lavori consiliari ero nel banco sotto a quello occupato dal presidente della Regione  ed ex sindaco di Moncalieri Edoardo Calleri di Sala con cui non legai politicamente ma sul terreno intellettuale si stabilì tra noi un certo feeling. Era una persona preparata e colta, forse troppo spregiudicata, ma sicuramente di alto valore. Nel frattempo divenni amico di suo nipote  Paolo Macchi che non fece mai nulla per far facilitare un rapporto  tra me e lo zio. Allora si diceva che la città fosse un suo feudo e c’era chi la chiamava scherzosamente Moncalleri.
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Durante il mio mandato conobbi bene e si stabilì anche un’amicizia con il vice sindaco e futuro sindaco Guido Piga socialista autonomista. Divenni in anni successivi amico della moglie e della figlia  di Piga nell’ambito del Centro “Pannunzio”. E conobbi anche Vincenzo Quattrocchi, futuro sindaco socialista che in più circostanze si rivelò un amico. Il povero Caponetto sempre prepotente quanto incolto divenne assessore al Bilancio. Avemmo più occasioni di scontro che di incontro. Una volta mi disse, urlando, che io ero colto, ma non furbo e che la politica richiede  furbizia. Una frase che a distanza di tempo ritengo una medaglia al valore civile. I rapporti in pochi anni degenerarono e quando iniziai ad insegnare incominciai a trascurare i lavori del Consiglio. Una volta verso mezzanotte una telefonata del Sindaco Giuseppe Riva, un oscuro geometra, mi sollecitò, come piacere personale, ad andare a votare il bilancio che senza il mio voto non sarebbe stato approvato e mi offrì anche la macchina per venirmi a prendere. Andai a votare, ma nella dichiarazione di voto dissi che in futuro avrei fatto gruppo per me stesso e chiusi ogni rapporto con Caponetto e  i suoi accoliti che convocarono un’assemblea congressuale sotto Ferragosto, in gran segreto, per escludermi. Piccole miserie  che mi indussero ad abbandonare ogni velleità politica. Una scelta giusta che mi consentì di dedicarmi totalmente alla cultura. Di tutto quel periodo io ricordo con fierezza solo il discorso-  studiato insieme all’arch. Gian Piero Vigliano di “ Italia nostra”! – in consiglio comunale in difesa dell’area verde delle Vallere che volevano in parte lottizzare e i discorsi per festività nazionali  come il 4 novembre o il 25 aprile.  Il 20 settembre 1970 il sindaco non volle accettare la mia proposta di ricordare il centenario della Breccia di Porta Pia. Tra i consiglieri ricordo con affetto il mio carissimo amico Cesare Pogliano purtroppo destinato a morte precoce e il principe del foro avvocato Caretta – ambedue erano liberali – che mi voleva nel suo Lions’ di Moncalieri dove andai a parlare una volta.
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Ricordo invece con disgusto la volgarità ignorante e violenta del consigliere missino e con una certa commiserazione alcuni consiglieri comunisti e democristiani incapaci di proferire parola e solo capaci ad alzare la mano all’atto del voto. Con il giovane democristiano Domenico Giacotto si stabilì un rapporto o cordiale destinato a durare nel tempo. Un personaggio folcloristico era l’assessore repubblicano Giuseppe Cutugno, un personaggio che avrebbe fatto inorridire La Malfa e Spadolini . Tornai a Moncalieri poche volte e una per ricevere il premio Saturnio, presente il mio amico Quattrocchi. Mi stupii per quel riconoscimento. Conobbi anche Sergio Chiamparino che faceva il funzionario del Pci a  Moncalieri ed assisteva dalla tribuna del pubblico ai Consigli comunali. In cinque anni non ci fu mai un rapporto, neppure un caffè,se non qualche parola di sfuggita. Credo che la sua antipatia nei miei confronti sia nata proprio in quegli anni. Era un comunista guareschianamente  molto ligio .Lo conobbi  più a fondo quando il mio amico Piero Fassino lo invito’ ad un pranzo con me : negli anni 80 era diventato funzionario del Partito  provinciale. Poi dal 1992 iniziò il suo imprevedibile decollo che lo portò prima in Parlamento, poi alla carica di sindaco e di presidente della Regione Fui anche presidente per un anno di quel premio, ma non riuscii ad affiatarmi con la giuria quasi sicuramente per colpa mia. Poi venni invitato dal Sindaco di Moncalieri nel 2006 a ricordare Mario Soldati nel centenario della nascita. Dopo tanto tempo quasi casualmente sono entrato in rapporti con l’Assessore alla cultura Laura Pompeo che ha dato una svolta eccezionale alla politica culturale di Moncalieri. Con le sue iniziative  i moncalieresi non sono più costretti ad andare a Torino e molti torinesi vanno a Moncalieri,  attratti dagli eventi progettati da Pompeo che è un’archeologa autorevole, allieva e collaboratrice negli scavi del grande Giorgio Gullini. E’ stata lei a riconciliarmi in qualche modo con Moncalieri, invitandomi il 2 giugno 2018 a tenere l’orazione ufficiale. Fu una bella e partecipata cerimonia che ai tempi della mia consiliatura non si faceva.
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Senza dimora. Grimaldi (LUV): “Tamponi a tutti”

“Perché accedano alle strutture, apriamo le foresterie militari”

“Abbiamo firmato l’appello per chiedere al Comune di prendere in carico le persone che bivaccano davanti a piazza Palazzo di Città e in Piazza d’Armi e ci siamo uniti, ancora una volta, al grido di allarme di tanti operatori sanitari, associazioni e soggetti del terzo settore che chiedono da tempo una riposta per i senza dimora, che in questa crisi vivono una condizione di estrema difficoltà.

Per loro restare a casa non è possibile” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, in particolare in merito alla vicenda dello smantellamento (prorogato ma avvenuto il 3 maggio) del campo allestito dalla Città di Torino con la Croce Rossa Italiana e la Protezione Civile nell’ambito del “Piano di Inclusione Sociale – area 5 (azioni ed interventi di rete per l’inclusione sociale dei cittadini in condizioni di marginalità estrema)”.

“Parliamo di 96 uomini, 12 donne e altre 30 persone che dal mattino del 4 maggio si sono ritrovati in strada senza alcuna alternativa e hanno cercato riparo in piazza Palazzo di Città, mentre altri sono rimasti in Piazza d’Armi” – prosegue Grimaldi.- “È inutile scandalizzarsi perché restano all’aperto in condizioni sanitarie rischiose, se le istituzioni non fanno tutto il possibile per restituire condizioni dignitose a tutti loro”.

Al momento la gran parte degli aiuti alimentari ricevuti sono frutto della solidarietà di movimenti, singoli cittadini e organizzazioni del terzo settore. Le condizioni igieniche si aggravano quotidianamente, considerato inoltre che i bagni degli esercizi commerciali non sono agibili, né sono stati aperti i bagni pubblici in prossimità.

“È vero” – aggiunge Grimaldi – “che il Comune ha disposto una convenzione con strutture esterne e l’ampliamento dei posti, ma c’è un problema: l’accesso a questi luoghi è comprensibilmente vincolato a un tampone negativo. Come potranno i senza dimora inserirsi nelle graduatorie se la Regione non si fa subito carico di effettuare loro un doppio tampone? E poi possiamo fare molto di più per aumentare i posti per la notte: le foresterie militari sarebbero idonee e, dalle informazioni ricevute dalle associazioni, alla caserma Riberi (ex ospedale militare) ci sarebbero già una trentina di posti liberi, altri 50 alla caserma di Bardonecchia e 100 posti sarebbero poi disponibili all’Hotel Blu di Collegno. Che cosa aspettiamo a verificare e utilizzare questi luoghi per l’isolamento fiduciario e la quarantena di chi una casa non ce l’ha? L’Unità di Crisi aiuti il Comune a trovare delle soluzioni adeguate”.

Coronavirus, Scanderebech: “Quale sicurezza nel trasporto in sharing?”

E’ stata discussa oggi in Sala Rossa l’interpellanza sulla sicurezza e sanificazione nel trasporto in sharing, bici, auto, scooter, monopattini; presentata dalla consigliera comunale Federica Scanderebech.

“Ho dovuto presentare un’interpellanza, dopo non aver ricevuto alcuna risposta in sede di commissione, sulla sicurezza dei cittadini che utilizzano mezzi in sharing: dalle bici alle auto, senza dimenticare scooter e monopattini. Credo che in questo momento la sicurezza sanitaria debba essere una priorità in tutti i servizi che vengono erogati direttamente dalla Città o delegati a enti esterni. Una considerazione che vale per i servizi di trasporto pubblico quanto quelli in sharing, che per definizione, essendo in condivisione tra più utenti, potenzialmente possono diventare veicoli di diffusione del contagio. Mezzi peraltro che hanno continuato a essere usufruiti anche da personale sanitario durante il lockdown, in particolare 500 monopattini attivi (6 società su 8 hanno arrestato il servizio), 1.700 bici adoperabili e tutte le società di auto hanno mantenuto il servizio, con mia immensa preoccupazione sull’uso corretto in prevenzione dei contagi”, commenta Scanderebech.

“Per questo – continua la consigliera – reputo necessario e indispensabile prevedere la dotazione almeno sulle auto e sugli scooter in sharing di dispositivi di protezione individuale monouso, guanti e mascherine, oltre al sottocasco monouso per lo scooter. Che congiuntamente ad una sanificazione che non sia solo quotidiana, ma effettuata ad ogni cambio di utente potrebbe prevenire i contagi. E prevedere altrove l’obbligo dell’utilizzo di mascherine e guanti per l’uso dei mezzi in sharing”

“Ho consigliato inoltre – aggiunge Scanderebech – che sia data adeguata comunicazione, allegata ai veicoli in condivisione e sulle app, per l’utilizzo di buone pratiche al fine di evitare la diffusione del virus COVID-19, oltre per una opportuna comunicazione del momento in cui sia avvenuta l’ultima sanificazione. Addirittura a Shanghai alcune app di delivery indicano la temperatura corporea del riders, qua si chiede venga divulgato e comunicato nelle app la data e l’orario della sanificazione. Parrebbe che il Comune di Roma della stessa parte politica stia gestendo il tutto molto meglio, mi domando perché non si possano confrontare per attuare reali buone pratiche”

Conclude Scanderebech: “L’Assessore ha fornito una risposta vaga e frammentata, tanto da trasmettere l’idea che la Giunta non abbia un quadro preciso dei protocolli sulle procedure di sanificazione adottate a Torino. Mi pare che si stia navigando a vista. Non mi darò pace finché il tema non avrà le giuste e dovute risposte, anche presentando una mozione”.

Ravetti (Pd): “Il Covid-19 non ha frenato la violenza di genere”

“Un atto di indirizzo per sostenere le vittime di violenza”

 “La convivenza forzata, le restrizioni alla circolazione, l’instabilità socioeconomica legati all’emergenza causata dalla pandemia rischiano di aggravare ulteriormente gli episodi di violenza domestica contro donne e minori.

Inoltre, la riduzione dei contatti esterni e la prolungata condivisione degli spazi domestici con il partner rendono, spesso, ancora più complicata l’emersione di situazioni di violenza: infatti, nelle ultime settimane si è registrata una diminuzione degli accessi delle donne ai centri antiviolenza e agli sportelli, ma anche delle denunce stesse per maltrattamenti, fatto, purtroppo, che non indica una regressione del fenomeno, ma è anzi il segnale di una situazione nella quale le donne rischiano di trovarsi più esposte alla violenza e ai maltrattamenti” afferma il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.

“Ho presentato un ordine del giorno – spiega Ravetti – che per l’importanza del tema auspico venga condiviso da tutti i colleghi del Consiglio regionale, che impegna la Giunta regionale a intervenire con una serie di ulteriori misure a sostegno delle donne vittime di violenza. E’ importante che l’accesso alle case rifugio o ad altre strutture sia rapido e sicuro e, a questo proposito, devono essere eseguiti alle vittime e ai loro figli tamponi in regime di massima urgenza per evitare rischi di contagio. E’, inoltre, fondamentale potenziare la promozione dell’accesso ai numeri antiviolenza e antitratta anche attraverso comunicazioni istituzionali sugli organi di informazione, ma anche attraverso l’esposizione di cartelli informativi sui mezzi di trasporto pubblico, nei supermercati, nei negozi, nelle farmacie e in tutti i luoghi pubblici”.

“Le case rifugio – prosegue il Presidente Ravetti – dovranno essere dotate di tutti i dispositivi necessari per proteggere le persone ospitate: mascherine, guanti monouso, disinfettanti.  Propongo, inoltre, che, in questo periodo di emergenza, vengano annullati i costi delle utenze telefoniche e dei servizi internet all’interno di queste strutture e si provveda a dotare i minori ospitati degli strumenti tecnologici per continuare a seguire le attività formative, garantendo loro il diritto allo studio. Infine, in questo momento, penso debba essere valutata la possibilità di prevedere un fondo regionale apposito per erogare alle donne vittime di violenza e prive di autonomia economica un contributo aggiuntivo”.

“Il Covid-19 – conclude Ravetti – non ha frenato la violenza di genere. Dobbiamo fare in modo che le donne possano, anche in questo periodo di emergenza, trovare supporto, sicurezza e la via di uscita dall’incubo che stanno vivendo con i propri figli e che siano consapevoli che potranno ricevere l’aiuto necessario per uscire da una prigione fatta di solitudine e disperazione”.

Associazione Pannella: sciopero della fame per i senzatetto

Riceviamo e pubblichiamo / Militanti dell’Associazione Marco Pannella di Torino (che promuove le iniziative del Partito Radicale nonviolento) hanno avviato  uno sciopero della fame a staffetta di dialogo nei confronti del Comune e delle massime autorità locali affinchè vengano sensibilizzati e intervengano con la massima sollecitudine in aiuto a quelle persone che non hanno neanche diritto a servizi igienici basilari oltre che aiuti di prima necessità.

L’iniziativa nonviolenta in corso promossa contro le sistematiche violazioni costituzionali delle nostre autorità governative, non può ignorare quanto sta avvenendo davanti alla sede del Comune di Torino.

Continua infatti ininterrottamente da cinque giorni la vera e propria emergenza dei senzatetto a causa della decisione del  Comune di chiudere lo scorso 3 maggio il centro di accoglienza notturno di Piazza d’Armi. Non è stata prevista alcuna alternativa per i senzatetto e clochard in piena emergenza Covid-19 che ora si trovano in stato di necessità sotto i portici di Piazza Palazzo di Città accampati con tende e sacchi a pelo di fortuna senza servizi igienici e assistenza di alcun tipo.

L’Associazione Marco Pannella di Torino aveva scritto nei giorni scorsi una lettera aperta alla Sindaca, al Prefetto e al Presidente della Regione Piemonte senza ricevere nessuna risposta. In Parlamento il deputato Roberto Giachetti, iscritto al Partito Radicale, ha depositato  una interrogazione parlamentare urgente al Ministro degli Interni e al Ministro della Salute.

Moro, il progetto, lo stile e i cattolici democratici

IL COMMENTO  di Giorgio Merlo / “Coscienza di sè e apertura verso gli altri”. Queste parole di Aldo Moro racchiudono più di ogni altra cosa il segreto del magistero politico, culturale, sociale e anche istituzionale del leader pugliese. E cioè, una forte consapevolezza del proprio ruolo politico legato ad una identità culturale altrettanto delineata accompagnata, però, da una altrettanto e spiccata disponibilità al dialogo e al confronto con gli altri.

Ovvero, anche con quei mondi lontani dalla propria appartenenza culturale ma curiosi e convinti che solo attraverso il metodo democratico della condivisione e della inclusione è possibile costruire un mondo migliore. Il mai tanto decantato “bene comune”. Ora, è difficile e complesso rileggere il magistero politico e culturale di Aldo Moro. Per chiunque. Anche per coloro che storicamente si riconoscono nella tradizione del cattolicesimo politico e democratico del nostro paese. Ma proprio da quella sorgente è possibile recuperare sorsi di cultura politica e di metodo democratico che conservano tuttora una bruciante attualità. A cominciare, appunto, dal metodo. Che non è una questione formale o burocratica ma, al contrario, è intrisa di profonda e ricca cultura democratica. Perchè solo attraverso la comprensione di ciò che capita realmente nella società da un lato e la chiara volontà di costruire un processo politico il più possibile inclusivo dall’altro è possibile contribuire a far camminare in avanti quella “democrazia difficile” a cui proprio Moro faceva riferimento nella sue costanti e profonde riflessioni politiche. Soprattutto quando si costruivano nuovi scenari, nelle diverse fasi storiche, e sempre nel solco della cultura e del percorso democratico. Ecco la prima grande lezione politica di Aldo Moro che non può e non deve essere archiviata. Anche in una vita politica articolata e confusa come quella che stiamo attualmente vivendo.

In secondo luogo la “coscienza di sè”. E cioè, essere consapevoli che nella dialettica politica democratica si è portatori di interessi, certamente, ma soprattutto di un progetto di società perchè si è espressione di una precisa cultura politica. L’attaccamento di Moro alla Democrazia Cristiana non era l’esaltazione religiosa di un partito, che resta sempre un mezzo e mai un fine dell’azione politica, ma la capacità attraverso uno strumento politico di far decollare ed evidenziare, in qualsiasi momento, i valori e la cultura di un filone ideale che non potevano mai essere sacrificati sull’altare della convenienza, del trasformismo e della mediazione al ribasso. Certo, Moro era uomo di mediazione e di un alto compromesso, ma sempre finalizzato al “bene comune” e senza rinunciare mai alle proprie convinzioni culturali. Ora, è proprio su questo versante che noi misuriamo la distanza siderale – non delle fasi storiche che scorrono e che quindi sono diverse le une delle altre – tra una politica ispirata e condizionata da una cultura politica che orienta le scelte concrete e legislative, e una politica dominata dal trasformismo e dalla radicale assenza di qualsivoglia tensione ideale. Se non imposta dalla legge dei sondaggi e dalla volontà di demolire il “nemico” a seconda delle convenienze momentanee. Ovvero, l’alternativa del metodo moroteo e della cultura morotea.

Ecco perchè il recupero attivo, e non protocollare, del magistero politico e istituzionale di Aldo Moro oggi può essere l’elemento determinante per inaugurare una nuova fase politica nel nostro paese. Senza alcuna tentazione nostalgica – oltretutto fuori luogo – ma fortemente ancorati a quella memoria storica che può ancora essere decisiva per contribuire al rinnovamento e alla rifondazione della politica contemporanea. Un messaggio particolarmente attuale e vincolante per l’area cattolico democratica e cattolico popolare. Una rete organizzativa e valoriale che nella vasta periferia italiana continua ancora ad essere un asse portante del tessuto democratico del paese, oltre ad aver contribuito, nei passaggi cruciali della storia politica italiana, alla crescita della democrazia in un contesto di libertà e di giustizia sociale costante. Ma per centrare questo obiettivo il recupero della “lezione” morotea è decisivo. E i cattolici democratici non devono nè rinnegare il proprio passato nè, tantomeno, reinventarlo. Si tratta, molto più semplicemente, di riattualizzarlo. Con coraggio, con coerenza e soprattutto con lo stile. Perchè Aldo Moro è stato sì un grande e raffinato leader politico. Ma lo è stato perchè aveva uno stile e una coerenza che lo hanno reso più credibile agli occhi del suo partito e della società nel suo complesso. Avversari compresi. E da quella sorgente occorre continuare ad attingere. Per il bene della politica italiana e la stessa qualità della nostra democrazia.

Gallo (PD): “Gli esclusi da Cirio e dalla Lega. Subito 10 milioni in più!”

 “E si lavori per comprendere tutte le categorie escluse!

“Il Presidente Cirio ci ha chiesto di stralciare il Bonus Piemonte dal ddl Riparti Piemonte che sarà approvato in un secondo momento.

Oggi inizieranno i lavori per approvare il provvedimento lunedì. Diciamo sì all’approvazione del bonus Piemonte lunedì, ma chiediamo che venga ampliata la platea degli aventi diritto! Il bonus Piemonte deve essere esteso a tutte le categorie merceologiche rimaste chiuse a causa del Covid 19! Devono essere corrette almeno le principali storture dell’impianto disegnato dalla Giunta Cirio, stanziando almeno ulteriori dieci milioni di euro!” afferma il Vice Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“Il disegno di legge della Giunta Cirio – spiega Gallo – esclude, infatti, dal” bonus Piemonte” molte categorie tra le più colpite collegare a settori quale turismo e commercio! Per tutte queste siano stanziate subito le risorse. Il Pd pensa alle attività collegate al turismo e escluse dalla Giunta Cirio:

– le agenzie di viaggio che avranno difficoltà a gestire un turismo, limitato dalle disposizioni legate all’emergenza,

– gli hotel, i bed and breakfast e le guide turistiche.

– inoltre le librerie e cartolibrerie alle quali Cirio ha impedito di aprire, nonostante le chiare disposizioni del Governo,

– i cinema che non si sa quando apriranno,

– i benzinai

– i tatuatori che non sono inseriti insieme agli estetisti e parrucchieri

– il terzo settore che ha bisogno di un forte sostegno e che lo ha manifestato pubblicamente.

Ad oggi in tutto il Riparti Piemonte non esistono sostegni per il terzo settore!

Questi sono gli esclusi da Cirio e dalla Lega che da noi, come Partito Democratico, saranno tutelati con emendamenti dedicati. Già lunedì tutti gli esclusi devono essere inseriti immediatamente nella platea di coloro ai quali andrà il bonus e devono essere stanziate le risorse necessarie”.

Quando in politica si era avversari, non nemici

Aldo Moro fu assassinato dalle Br il 9 maggio del 1978. Il suo corpo abbandonato in via Caetani nel quartiere ebraico di Roma. Via equidistante tra via Botteghe Oscure e piazza del Gesù.

Tra la sede storica del PCI e quella della DC. I due partiti non andavano sempre d’accordo. Anzi, erano palesemente alternativi. Al loro interno convivevano diverse anime o lontanissime dalla possibilità di un accordo governativo o favorevoli. Enrico Berlinguer da anni aveva proposto il compromesso storico.

Aldo Moro cautamente possibilista. Voleva sbloccare la situazione politica. Berlinguer ha dedicato gli ultimi suoi anni a due obiettivi. PrimO andare al governo per realizzare delle riforme, come diceva, strutturali. Secondo liberare il PCI dal giogo mortale dei comunisti russi. Alberto Franceschini fondatore delle Br , ex giovane comunista di Reggio Emilia ha sostenuto che le Br erano indecise tra, appunto, Berlinguer e Moro. Optarono per il secondo perché Berlinguer era troppo protetto dal servizio d’ordine del PCI. Indicativo, no? L’ obiettivo terroristico era ben chiaro: impedire l’alleanza tra i due partiti. Ed è altresì vero che i servizi segreti di mezzo mondo erano entusiasti che il lavoro sporco lo facessero loro. Dai russi agli statunitensi, dagli inglesi ai australiani  qualcuno ha brindato quando fu ucciso Moro ed i nostri servizi segreti fecero di tutto per far sì che Moro venisse liberato incolume. Consumato il dramma l’ Italia protestò. Il rispetto che dovevamo ai democratici si concretizzò nel chieder loro di sfilare per primi. E cambiava anche la mia percezione della DC come partito. I nemici erano i terroristi rossi, gli avversari i dc. C’e’ una radicale differenza, prima di tutto il rispetto per l’avversario.  Anni in cui conobbi i giovani democratici. Donatella Genisio, figlia  d’arte con il padre sindacalista della CISL. Sposata con Paolo Girola allora giornalista del Tg 3, in anni successivi impegnato nel sindacato subalpino dei giornalisti. Piero Damosso, che partito dal giornalismo piemontese è approdato alla testata nazionale. Tra i più ” interessanti” era  Giampiero Leo.

Salì dalla Calabria per studiare nella nostra Università. Ciellino e leader incontrastato degli studenti cattolici. Consigliere comunale e poi consigliere regionale ed assessore. Assessore alla cultura. Una volta gli chiesi perché non era voluto diventare parlamentare o senatore. Mi risposte che voleva stare in mezzo alla gente. Chiaramente leader, un leader a modo suo, anzi, a modo loro. Insomma, scoprivo un mondo nuovo, non semplice da capire fino in fondo. Erano la nuova nidiata politica di Bodrato che aveva rotto con Carlo Donat-Cattin. Era la sinistra democristiana, la vera sinistra democristiana. Strano partito la DC, dalla famiglia Gava che controllava la Campania a Salvo Lima in odore di mafia, a  Piersanti Mattarella ucciso dalla mafia. Su Giulio Andreotti, da sempre al potere e il suo sodale romano Sbardella detto lo Squalo, magari solo cattive dicerie. Formidabile la definizione d di Gian Paolo Pansa: la  Balena Bianca, significandone  l’originalità. Con Leo tanti i ricordi e le comuni sorti. In primis la difesa fisica dalla violenza degli estremisti violenti. Per lui il triste primato anche in questo. Patrizio Peci nell’autobiografia  Io l’infame, raccontò che Leo sfuggì ad un agguato Br per pura fortuna. Una volta ci sedemmo sulla scalinata  d’accesso di Palazzo Nuovo. Probabilmente nel 1979, elezioni per i decreti delegati. Un momento di pausa della campagna elettorale o forse per la raccolta delle firme per la presentazione delle liste di Ateneo e  facoltà.

Una volta anche la democrazia era più seria. Si parlava del più e del meno, comunque di politica. Scherzando gli dissi: ma se sei un compagno che ci stai a fare nella DC? Mi rispose con un’espolosione di parole, fermarlo non è mai stato semplice. Abbina concetti e valori politici con esempi concreti avvaloranti le sue tesi. Sintesi: più che un compagno sono un popolare che ha trovato in Comunione e Liberazione la propria casa. Nella casa ho trovato una comunità. Desidero un incontro tra i popoli comunista e popolare. Era per il compromesso storico? Francamente non penso proprio. Era e forse è ancora per l’alternanza come stimolo per la democrazia. Il passaggio tra la prima repubblica e la seconda determinò anche in casa DC la diaspora. Molti con i popolari che diventarono Margherita e poi Ds. Giampiero Leo ripetutamente eletto nelle file di Forza Italia. Non c’è da stupirsi visto che Formigoni , governatore della Lombardia, fu il loro Mosè che gli fece attraversare il mare verso il centrodestra. Insomma, praticamente, lui ed io sempre su sponde politiche opposte. Lui scherzando diceva: i comunisti non mangiano più i bambini. Io, sempre scherzando: non è vero che tutti i democristiani sono golpisti e di destra. Idealmente ancora su quella scalinata di Palazzo Nuovo. Avversari politici e non nemici politici. Avversari che avevano un nemico comune che erano i violenti e i terroristi. Oggi Leo è impegnato per i diritti delle minoranze politiche e religiose. Ed oggi siamo solo alleati e non più avversari. Il tempo è stato con noi galantuomo, anche perché in quel lontano 1978 eravamo sulla stessa barricata.

Patrizio Tosetto

Le opposizioni: “Commissione di Inchiesta sulla gestione Covid-19″

“Tutti i Gruppi di opposizione in Consiglio regionale firmeranno la richiesta di istituzione di una Commissione di inchiesta sulla gestione della crisi Covid-19” – dichiarano i Presidenti dei Gruppi di PD, M5S, Liberi Uguali Verdi, Lista Monviso e Moderati.

“Bisogna fare chiarezza” – proseguono gli esponenti dell’opposizione – “sui provvedimenti e sulle procedure adottati in questi mesi di pandemia. E ci piacerebbe che la maggioranza condividesse questo obiettivo, esattamente come è accaduto in altre Regioni. La trasparenza e la volontà di dimostrare che è stato fatto tutto il possibile per affrontare una situazione così complessa dovrebbero essere interesse di tutti i Gruppi del Consiglio regionale. Sicuramente è un interesse di tutti i cittadini”.

Domenico Ravetti (Pd)

Sean Sacco (M5S)

Marco Grimaldi (Luv)

Mario Giaccone (Lista Monviso)

Silvio Magliano (Moderati)

Torino Sud: “esplode il fenomeno delle occupazioni abusive”

Interpellanza in Comune  /Situazione fuori controllo da Santa Rita a Mirafiori: quartieri presso i quali si stanno inoltre formando accampamenti diffusi di furgoni e camper: ne discuterò in Consiglio Comunale. L’impegno dei Moderati in Comune e in Circoscrizione 2 è a tutela dei cittadini che rispettano le regole e del loro diritto alla casa”

Altro che “fenomeno trascurabile”, come più volte la Giunta cittadina ha provato a definirlo: i casi di occupazioni abusive si moltiplicano in città, concentrandosi soprattutto in Torino Sud, da Santa Rita a Mirafiori. Occupazioni (andate “a buon fine” o sventate) si segnalano in corso Salvemini 25, in via Roveda 45 e in via Scarsellini 12. Proprio in corso Salvemini 25 si va formando un insediamento con camper e furgoni a fungere da abitazioni. Ho presentato un’interpellanza sul tema in Consiglio Comunale. L’Amministrazione cittadina, con il suo lassismo e con l’inefficacia dei suoi interventi, è la prima responsabile della situazione in corso. I Moderati, sia in Circoscrizione 2 sia in Consiglio Comunale, seguono da tempo la situazione. Ci aspettiamo risposte immediate a difesa di chi rispetta le regole e non si impossessa di appartamenti a scapito di altri cittadini che, invece, ne avrebbero titolo e diritto.
Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.