POLITICA- Pagina 303

Prc: “Cirio vuole più autonomia ma non rispetta le norme”

DEAMBROGIO (PRC): IL CASO DELLA SUPERSTRADA VC-NO LO DIMOSTRA.

Il Presidente della Regione Cirio ha recentemente rilanciato il progetto di autonomia differenziata, richiedendo per il Piemonte il trasferimento di ulteriori competenze. In merito a queste dichiarazioni e all’iter relativo alla realizzazione di una superstrada tra Vercelli e Novara Alberto Deambrogio, segretario regionale del PRC di Piemonte e Valle d’Aosta, ha dichiarato: “Cirio torna a rilanciare un progetto, quello della cosiddetta autonomia differenziata, che è da respingere come pericoloso e dannoso, non solo perché contraddice il dettato costituzionale, ma perché porterebbe a una insopportabile diseguaglianza in termini di diritti tra diversi territori. La pandemia, solo per fare un esempio, ha dimostrato in modo chiaro quali siano i limiti, già oggi, di un sistema salute frammentato tra aree più forti e più deboli; quel che Cirio auspica è una cristallizzazione di questo sistema”.

Mentre dimostra tutto il suo zelo nella destrutturazione del quadro istituzionale il Presidente della Regione fa molta fatica a rispettare le norme internazionali come la Convenzione di Aarhus, la quale specifica che occorre fare in modo che “la partecipazione del pubblico avvenga in una fase iniziale, quando tutte le alternative sono ancora praticabili e tale partecipazione può avere un’influenza effettiva”. Alcune associazioni ambientaliste hanno proprio richiamato questa norma a fronte del fatto che la Provincia di Vercelli l’11 aprile 2022 ha approvato il Documento di fattibilità delle alternative progettuali per una nuova superstrada tra Vercelli e Novara, il 15 aprile 2022 ha approvato il bando per la progettazione e lo ha pubblicato ufficialmente il 27 aprile 2022.

Tutto questo denota che tutto sia già stato deciso, senza valutare altre possibilità e cioè di realizzare una infrastruttura ex novo, una strada extraurbana principale di tipo B, senza una approfondita analisi dei flussi di traffico. Con i cittadini e con le associazioni non si è mai discusso ed essi hanno giustamente diffidato la Provincia di Vercelli a revocare la procedura in modo da avviare un confronto partecipato su quale sia il tipo di infrastruttura da prevedere, a partire dalla oggettiva e dettagliata individuazione dei fabbisogni.

Il Presidente della Provincia di Vercelli, Botta  – ha concluso Deambrogio – ha dichiarato di voler ascoltare il territorio e così pure Cirio. Quello che però si può registrare è un comportamento totalmente difforme, da parte dei due, rispetto alle parole dette; le associazioni sono ancora in attesa di un cenno a seguito delle loro richieste scritte di incontro. A Cirio chiediamo di concentrarsi di più sulla democrazia reale del suo territorio, sulla tutela ambientale e molto meno sulla fine dei diritti costituzionali indotta dall’autonomia differenziata”.

Radicali Italiani: Boni tifa per Kalush Orchestra

EUROVISION TORINO – BONI (RADICALI ITALIANI): FORZA KALUSH ORCHESTRA! SI È SOLIDALI CON UCRAINA SE CI SI BATTE PER ASSICURARE ALLA GIUSTIZIA INTERNAZIONALE CHI STA MASSACRANDO OGNI GIORNO, DA 80 GIORNI, IL POPOLO UCRAINO. 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Sabato 14 maggio, dalle ore 11:00 alle ore 13:00, Radicali Italiani terrà un banchetto di raccolta firme a Torino, in Piazza Carignano, sulla petizione “Putin all’Aja”, per l’incriminazione di Vladimir Putin da parte della Corte Penale Internazionale dell’Aja, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. La petizione si può firmare online: https://radicali.it/putin-allaja/

In piazza Carignano sarà presente anche Igor Boni (presidente di Radicali Italiani):
“In questa settimana, in una Torino invasa festosamente dai partecipanti all’Eurofestival, sono state innumerevoli le espressioni di solidarietà all’Ucraina, sia da parte degli artisti impegnati nella competizione, sia da parte del pubblico.

Radicali Italiani sta offrendo a tutti uno strumento per fare in modo che questa solidarietà sia effettivamente solida e duratura: la firma sulla petizione “Putin all’Aja”. La Corte Penale Internazionale si è messa subito al lavoro per acquisire le prove dei crimini di Putin in Ucraina; deve essere supportata da tutti i Paesi dell’Unione Europea sia attraverso l’implementazione del suo organico con esperti e tecnici sia con contributi finanziari straordinari ma deve essere, innanzitutto, supportata politicamente dai cittadini dell’Unione Europea, da ciascuno di noi.

Stiamo facendo oggi quello che facemmo già nel 1998/1999, per richiedere l’incriminazione del dittatore serbo Slobodan Milosevic; ricordo che quando il 22 maggio 1999 il Tribunale Penale Internazione ad hoc sull’ex Jugoslavia incriminò Milosevic per aver cooperato all’assassinio di 340 persone in Kosovo, nessuno andò ad arrestarlo a Belgrado, ma l’incriminazione servì a isolarlo politicamente, fino alla sua caduta per la sollevazione popolare dell’ottobre 2000.

Intanto, sabato sera, alla finale dell’Eurovision, invito tutti a tifare per i “Kalush Orchestra”, perché un’Ucraina parte dell’Unione Europea passa anche da “Stefania”, dalle note e dalla musica.

Montagna: Ruffino (Azione) “Bene bando della regione Piemonte per ripopolamento valli”

“Bene l’iniziativa promossa dalla Regione che offre una nuova opportunita’ a chi sceglie di trasferirsi da una citta’ italiana in uno dei piccoli comuni ad alta quota con il bando  “La montagna del Piemonte ti offre una nuova vita”. I nuovi abitanti, provenienti non solo dalla nostra regione ma anche da altre parti d’Italia, avranno la possibilita’ di iniziare un percorso di vita alternativo alla citta’, a contatto con la natura magari con l’idea di avviare attivita’ legate all’agricoltura e alle tradizioni locali”. E’ quanto dichiara in una nota la deputata di Azione, Daniela Ruffino. “Ora piu’ che mai, dovranno essere potenziati i servizi locali, dai trasporti alle telecomunicazioni fino alla sicurezza e all’assistenza sanitaria, dobbiamo far si che questa occasione eviti che tra qualche anno possano spopolarsi di nuovo le nostre stupende vallate”, conclude.

Liardo (Fdi) chiede lo sgombero di Askatasuna

“Da tempo chiediamo, come Fratelli d’Italia in Comune di Torino, lo sgombero del centro sociale Askatasuna, ma dalla giunta continua un silenzio assordante” a dichiararlo è il vicecapogruppo di Fdi Enzo Liardo, che prosegue: “Alla luce anche di quest’ultima operazione serve una risposta ferma anche da parte delle istituzioni cittadine. Askatasuna ha goduto per troppo tempo di “coperture” da parte del Comune di Torino, ora è il momento di dire basta. Il sindaco Lo Russo batta un colpo e chieda lo sgombero di un covo antagonista in cui si progettano attacchi contro le forze dell’ordine ed al lavoratori del cantiere Tav”

“La musica è rivolta, non arcobaleni”

Riceviamo e pubblichiamo

“La musica è rivolta, non arcobaleni”

questo il testo dello striscione esposto oggi pomeriggio dai militanti del Blocco Studentesco durante un blitz al Parco del Valentino di Torino, dove si sta svolgendo l’Eurovision Song Contest 2022.
“La nostra azione – inizia la nota – non vuole essere un attacco nei confronti della manifestazione musicale in corso di svolgimento nella nostra città, ma un atto di denuncia nei confronti del politically correct. Sistema egemonico di potere, sempre pronto a sfruttare ogni campo possibile per propagandare i propri messaggi in salsa arcobaleno e non solo, finendo sempre per politicizzare (ovviamente a senso unico) ciò che non dovrebbe esserlo.”
“Noi non ci stiamo e quindi con la nostra azione dimostrativa, – continua la nota del movimento – speriamo di essere riusciti a lanciare un messaggio chiaro a tutti gli altri ragazzi intorno a noi, spesso troppo condizionati dai messaggi di questo sistema che imperano su social network e media.”
“Quest’anno è stata la nostra città ad ospitare la kermesse, che ormai della tradizione Europea ha purtroppo molto poco. – conclude la nota – Come Blocco Studentesco ci batteremo affinché l’Eurovision, torni ad essere sinonimo di tradizione, cultura e suoni del nostro popolo invece che ennesimo emblema della globalizzazione”.

Magliano: Bonus “dei 200 euro”, paradosso all’italiana

“Al massimo dell’emergenza demografica corrisponde il minimo di attenzione per le famiglie con figli”

Perché il nostro Paese non prende esempio da nazioni come la Germania? Lo stato tedesco eroga alle famiglie 100 euro in più per ogni figlio. In Italia invece, dove la popolazione è scesa per la prima volta da anni sotto i 59 milioni, l’unico criterio continua a essere il guadagno mensile. E nel frattempo «il lago della popolazione si prosciuga», con conseguenze sociali tremende: il problema è culturale.

La guerra grava sulle bollette degli italiani: di fronte ai rincari, il Governo ha deciso di erogare un bonus pari a 200 euro a tutti i cittadini. Unica condizione: avere un reddito inferiore ai 35mila euro lordi annui. Non ci sono altre discriminanti: il contributo andrà ai lavoratori dipendenti come agli autonomi, ai disoccupati come ai pensionati, a chi vive in una famiglia numerosa come ai single.

Composizione del nucleo familiare, zona di residenza con relativo costo della vita, consumi e altre variabili? Non pervenute, non considerate. Si traccia, idealmente, una riga: sopra il bonus non c’è, sotto è per tutti uguale.
Che cosa ci impedisce, da sempre o quasi, di adottare, come Paese, una soglia di reddito che non prescinda, anche, da un’analisi fondata della realtà? Una mentalità vecchia, che oggi ha bisogno come non mai di un cambiamento culturale.

Che altre impostazioni e altri sguardi sulla famiglia siano possibili è dimostrato dalla casistica: in Germania, per esempio, è previsto un ulteriore bonus da 100 euro per ogni figlio quale integrazione dell’erogazione base (che è in terra tedesca pari a 300 euro). Il calo della popolazione nel 2021 – certifica Istat – ha riguardato tutte le zone italiane: nel Nord Ovest la popolazione è calata dello 0,3% (0,7% nel 2020), nel Nord Est dello 0,2% (0,4% nel 2020), al Centro dello 0,4% (0,6% nel 2020), al Sud dello 0,6% (0,7% nel 2020) e nelle Isole dello 0,7% (come nel 2020). Davvero, di fronte a questi numeri, non pensiamo che la natalità andrebbe sostenuta? La stessa Germania fa registrare numeri molto diversi.

Il malessere demografico del nostro Paese non è senza conseguenze, in termini di tensioni sociali oltre che di sostenibilità dei sistemi sanitari e previdenziali. «Il lago della popolazione si sta prosciugando» è la metafora utilizzata dall’attuale presidente dell’Istat, il demografo Gian Carlo Blangiardo. È arrivato il momento di cambiare le cose, di smettere di penalizzare chi desidera mettere al mondo dei figli.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Costanzo (Alt): “Sanità piemontese al collasso”

“Il sistema sanitario piemontese, ormai da tempo, è al collasso. La cosa più incredibile è che nessuno – dopo lo tsunami-Covid – sembra accorgersene ai piani alti. A fronte della carenza di medici di emergenza e urgenza la sanità piemontese sta affidando alle cooperative e a professionisti a gettone la porta d’accesso agli ospedali, ma ora non si trovano neppure più quelle:  a Novi Ligure e Tortona il bando dell’Asl Alessandria per rinnovare l’affidamento del servizio è andato deserto. Entro il 2027 andranno in pensione circa 35.200 professionisti, che quotidianamente gestiscono fino a 1500 pazienti a testa. Questo significa che 15 milioni di cittadini resteranno senza un referente sanitario sul territorio.
Nonostante questo tracollo su tutta la linea, gli eroi del Covid,  personale precario che non può godere oggi della stabilizzazione come dipendente delle Asl, finiranno a lavorare nelle RSA. Su 1.137 professionisti sanitari e socio-sanitari che avrebbero potuto essere assunti a tempo indeterminato dalla regione con fondi propri, circa duemila finiranno nelle rsa, come dichiarato da Confindustria Piemonte.
Trovo scandaloso che proprio nel settore sanitario, al centro del ciclone durante la pandemia, si stia consumando per mano della Regione e del Ministro Speranza il più grande scandalo italiano degli ultimi anni”. Così in una nota la deputata Jessica Costanzo (Gruppo Misto).

Le avventure alla Settima conferenza operaia del PCI a Napoli

La Settima Conferenza operaia del PCI  si svolse a Napoli dal  3 al 5 marzo 1978. Il sindaco della città partenopea, una delle “capitali della crisi”,  era a quel tempo Maurizio Valenzi. La relazione introduttiva venne tenuta da Giorgio Napolitano. Tra i tanti intervennero Luciano Lama, Sergio Garavini, Gerardo Chiaromonte e, ovviamente, Enrico Berlinguer.

La nostra delegazione era piuttosto composita e partecipata: una ventina di delegati dei quali ero responsabile, nonostante i miei vent’anni. Il viaggio verso Napoli fu alquanto avventuroso. Saliti sul treno in due gruppi, tra Domodossola e Fondotoce, raggiungemmo la stazione Centrale di Milano dove era previsto il cambio di convoglio. Uno dei nostri, ferroviere che lavorava in dogana, disse: “Tutti con me! So ben io dove bisogna andare!”. E noi, fiduciosi, lo seguimmo, salendo sui vagoni di un treno fermo tre binari più avanti. Meno male che era “del mestiere”: per un pelo non rischiammo di finire al Brennero. Fortunatamente, a scanso di equivoci, per toglierci ogni residuo di dubbio, chiedemmo informazioni a un controllore. In fretta la “truppa”, avvertita del tragico errore, si spostò sul binario giusto, accomodandosi nei posti prenotati sulla Freccia del Sud, il direttissimo 590/591 che collegava il capoluogo lombardo con la Sicilia. Ognuno si era portato le sue cose in valigia o in borsa. Restammo a bocca aperta quando il segretario della cellula comunista della Rumianca di Pieve Vergonte mostrò il suo bagaglio: un semplice  tascapane conteneva il minimo indispensabile  per i cambi di calze e mutande, un fiasco di vino, un salame felino lungo quasi mezzo metro e un largo filone di pane. Tenne a precisare che i viveri erano la dotazione di base, ridotta all’essenziale per il viaggio d’andata. Partimmo e molti manifestarono i primi segnali di stanchezza. Durante il viaggio notturno accadde un episodio incredibile. Messi in guardia dal capotreno sui frequenti furti ad opera di lesti borseggiatori, ci si attrezzò per assicurare un’adeguata chiusura degli scompartimenti che ospitavano le cuccette. Quattro dei nostri, operai alla Montefibre di Pallanza e alla Cartiera di Possaccio, legarono attorno alle maniglie della porta una cintura dei pantaloni. A notte fonda, transitando sull’Appennino qualcuno tentò di aprire il loro scompartimento incontrando però la resistenza della striscia di cuoio.

Contrariato lanciò un’invettiva che –stando a quanto udirono–  pareva si trattasse di un piccato “Maiali!”. Solo Roberto Spadini, sfoggiando un’invidiabile e britannica flemma, intuì la cosa come un annuncio. “Ho sentito bene. Hanno detto “Giornali!”, e con quell’idea fissa in testa,infilate le ciabatte, andò in lungo e in largo per il treno a cercare quel signore che vendeva i quotidiani. Non trovandolo, sostando il treno alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze, scese – sempre in ciabatte – e cercò l’edicola che, a quell’ora, aveva ancora la serranda abbassata. Deluso e dubbioso, scuotendo la testa, risalì. Il resto della nottata trascorse tranquillo e ci lasciammo alle spalle anche la capitale. Dopo l’alba, più o meno tutti svegli,  scostate le tende scure, si guardava dai finestrini il panorama agreste che scorreva davanti agli occhi ancora assonnati. Un delegato sindacale della Montefibre d’origine campana assicurò che entro un’ora abbondante saremmo giunti alla meta. Dieci minuti dopo il treno iniziò a rallentare fino a fermarsi. Il cartello della stazione annunciava “Napoli Campi Flegrei”. Il panico si diffuse all’istante: eravamo a destinazione! Il buon Arturo aveva toppato alla grande e ora tutti cercavano di scendere il più in fretta possibile. Chicco scese in mutande, altri vestiti in fretta e furia, trascinandosi borse e valigie. Spadini scese in ciabatte e quando il treno ripartì si accorse che verso Salerno se ne andavano anche le sue scarpe che, liberatesi dei piedi del povero Roberto, proseguirono orfane e mute verso un ignoto futuro. L’inizio dell’avventura era stato poco promettente ma il seguito non fu da meno. La destinazione della prenotazione alberghiera, per ragioni strettamente economiche motivate dall’inflessibile senso del risparmio di Bruno, il nostro amministratore, ci portò a Torre del Greco, a trenta chilometri da Napoli. Camere dignitose, pulite. Vitto da dimenticare. Tutta la delegazione fuggiva ogni sera verso pizzerie, trattorie, ristorantini nei pressi del luogo dove eravamo confinati, evitando di consumare la cena che faceva parte dell’accordo stipulato. Solo il capodelegazione, vale a dire chi scrive, venne precettato una sera dal maître che l’obbligò a sorbirsi una sciapa minestrina, due fette di spalla cotta che non faceva onore alla parte anteriore della zampa del suino al quale era appartenuta, un formaggino Mio e una mela cotta che, in origine, doveva essere già avvizzita. Dalla sera successiva e dalla seguente l’esperienza venne evitata grazie ad abili sotterfugi.

La Conferenza fu un esperienza per certi versi indimenticabile. Per la qualità del dibattito e per l’intervento che il nostro delegato fece dalla tribuna parlando dell’impegno dei lavoratori chimici del nord a sostegno delle rivendicazioni dei loro compagni del sud. Per il clima che si respirava nel Palasport gremito da oltre quattromila delegati, per le parole di molti e soprattutto di Enrico Berlinguer che riassunse nel suo intervento il senso della scritta che campeggiava alle spalle del palco: “Occupati e disoccupati uniti nella lotta per lo sviluppo civile e produttivo di Napoli e del Mezzogiorno”. Ma fu indimenticabile anche le avventure di alcuni di noi che si persero sui mezzi dell’ Atan, l’Azienda Tranvie Autofilovie Napoli, sui bisogni idrici fatti controvento da un delegato in crisi prostatica nel fossato del Maschio Angioino, dalla valutazione della consistenza della sabbia dell’arenile di Torre del Greco da parte del medesimo che, a causa del buio di una notte senza luna  e di una persistente sfortuna , si rivelò il prodotto di una deiezione canina, dello scontro fisico tra il capodelegazione e Luciano Lama che incocciarono in una svolta tra i corridoi del Palasport e della rissa che venne sfiorata tra la nostra delegazione e quella di Cremona. Su quest’ultimo episodio è utile aprire una parentesi, per specificare bene l’accaduto e le ragioni che portarono la tensione a un passo dallo scontro. Due delegati della Montefibre di Pallanza (dei quali, per eccesso caritatevole, ometteremo le generalità) ogni mattina tardavano tra i venti e trenta minuti la partenza del pullman a causa del ritardo cronico nello sbarbarsi, lavarsi e vestirsi. Il mezzo che doveva portare le due delegazioni, quella del Vco e i cremonesi, a Napoli non poteva muoversi in loro assenza. Se il primo giorno vi furono solo dei brontolii , il secondo la protesta fu più vivace e la terza e ultima mattina scoppiò una vera e propria rivolta che solo la paziente opera di mediazione dei due capidelegazione riuscì a sedare, non senza qualche difficoltà. Terminata la Conferenza il viaggio di ritorno non riservò sorprese se non uno strascico che si potrebbe definire “a scoppio ritardato”. Infatti, tre settimane dopo, ad una assemblea dei delegati chimici che si tenne a Vercelli dove i lavoratori lottavano come tutti quelli del gruppo Montefibre per salvaguardare il processo produttivo e i posti di lavoro, un esponente del Consiglio di Fabbrica di Pallanza ( lo stesso che era intervenuto a Napoli) pronunciò lo stesso discorso, calcando la mano sul fatto che anche in Piemonte c’era la massima disponibilità a discutere il futuro di realtà come quella della provincia del riso a vantaggio di quelle collocate nelle regioni meridionali del Paese. Apriti cielo! Si dovettero sudare le proverbiali sette camicie per assicurare i vercellesi che nessuno voleva vendere la loro pelle ma che si trattava solo di una interpretazione un poco troppo enfatica del concetto solidaristico che univa il nord al sud nella stessa lotta per lo sviluppo. A riprova che non sempre i buoni concetti, alla prova pratica, vengono condivisi con lo stesso entusiasmo.

Marco Travaglini

Post 2015 sul Duce: Gariglio (Pd), Meloni faccia chiarezza, stop ambiguità

“Con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative le candidature imbarazzanti per Fratelli d’Italia, come il recente caso di Chivasso in Piemonte, si moltiplicheranno in maniera esponenziale. È evidente che a livello territoriale Fdi abbia purtroppo molti esponenti nostalgici, misogini e razzisti”.
È quanto dichiara Davide Gariglio, deputato del Pd, sul post pubblicato nel 2015 su Instagram dal candidato FdI Fabio Margarita nel quale inneggiava al Duce e insultava l’allora presidente della Camera, Laura Boldrini
“A Laura Boldrini va la nostra piena solidarietà mentre a Giorgia Meloni l’invito di fare una maggiore selezione sulla scelta del suo gruppo dirigente, soprattutto nei territori. Scusarsi a posteriori non ha più alcun valore”: conclude Davide Gariglio.

Volt Torino presenta l’“Eurovision della politica”

Volt, il partito paneuropeo, nella settimana della famosa manifestazione musicale, organizza il proprio “Eurovision”, un evento per discutere dei temi politici più importanti e promuovere la propria visione per un’Europa federale.

Il #VoltVision – questo il nome della manifestazione –  si articolerà  in dibattiti, interventi e scambi di opinioni organizzati intorno a 4 tavoli tematici coordinati da giovani attivisti ed attiviste: Difesa comune europea, Transizione energetica, Politiche migratorie condivise, Media e informazione. Il tutto declinato all’interno della più ampia cornice dell’obiettivo di riforma federalista della UE, per giungere agli Stati Uniti d‘Europa.

L’evento è aperto a tutte le persone interessate e sarà occasione per conoscere Volt, i suoi attivisti e godere di un aperitivo offerto dall’organizzazione fino ad esaurimento disponibilità.

L’appuntamento è per mercoledì 11 maggio dalle 18:00 al CAP10110, in Corso Moncalieri 18. Per maggiori informazioni visita i canali Facebook e Instagram di Volt Torino.

 

 

Contatti:

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