POLITICA- Pagina 293

Città della Salute, costi in aumento

DAL CONSIGLIO REGIONALE

L’aumento dei costi edili si ripercuote sulle gare per le Città della Salute di Torino e Novara. Nel corso dell’informativa in quarta Commissione sullo stato di avanzamento dei lavori per realizzare le due strutture, l’assessore regionale alla Sanità ha spiegato che si sta lavorando con Anac per trovare un meccanismo che consenta di rivedere i prezzi, evitando che le gare vadano deserte. La Regione ha predisposto un emendamento per chiedere l’estensione delle procedure di revisione dei prezzi anche per le gare in corso prima del 27 gennaio e, in attesa che venga recepito, l’Azienda Città della Salute di Torino ha prorogato di tre mesi i termini per le ditte che entro fine maggio avrebbero dovuto presentare il progetto definitivo, in modo che i lavori possano comunque essere affidati entro fine anno, come da cronoprogramma.

Sempre per la Città della Salute di Torino – ha aggiunto l’assessore – dal settembre scorso procedono i lavori di bonifica del lotto 1, su cui sorgerà l’Ospedale. Se non ci saranno intoppi, tale operazione si concluderà entro la fine dell’estate.

Rispetto al progetto originario della Giunta precedente, è stato previsto che il Regina Margherita non entri a far parte del Parco della Salute di Torino e che i 100 posti previsti per l’area pediatrica vengano destinati all’area ostetrico-ginecologica senza aumento di costi e senza variare la gara in corso.

Un discorso a parte – ha sottolineato l’assessore – va fatto sul taglio dei 641 posti operato a suo tempo dalla precedente Amministrazione e che oggi impone una riflessione sull’offerta di cura complessiva, tenendo conto della necessità di assicurare a Torino e ai suoi cittadini un adeguato numero di posti letto per le patologie ad alta intensità che richiedono ospedalizzazione. Scenari che sono al vaglio della Cabina di regia, anche alla luce  delle incognite rappresentate dal costo finale della bonifica e del manufatto, ad affidamento avvenuto.

Per quanto riguarda Novara, ha poi spiegato l’assessore, dopo che le sette aziende concorrenti non hanno presentato offerte giudicando i massimali insostenibili, abbiamo chiesto all’Azienda di effettuare una revisione dei prezzi che è stata pari a 79 milioni. Il Ministero ha inoltre chiesto di aggiungere 20 milioni per eventuali imprevisti. L’aumento del prezzo per Novara è stato dunque di  99 milioni, per un totale di 419 milioni.  Rimane invariata la parte costruttiva  del progetto.

Il dibattito è stato aperto dal Pd, che ha sottolineato la necessità di procedere speditamente con entrambe le Città della Salute e l’importanza di programmare i posti letto per Torino anche alla luce del previsto rifacimento del Maria Vittoria e dell’Amedeo di Savoia e del futuro ospedale dell’Asl To5.

Luv ha chiesto che la Commissione effettui un sopralluogo ai cantieri della Città della Salute di Torino e ha insistito sulla necessità di privilegiare fonti ecocompatibili per l’approvvigionamento energetico.

Monviso ha sottolineato, soprattutto per Torino, la necessità di valutare la situazione delle vie, mentre il M5s ha evidenziato come, nel caso di Novara, il dimensionamento risalga a più di un decennio fa e che, se esso fosse più simile a quello dei nuovi nosocomi, si potrebbe forse pensare a qualche margine sui costi. Sul punto i tecnici dell’Assessorato hanno ribadito che i vincoli architettonici ed urbanistici previsti dal piano regolatore di Novara e storici del Parco della Battaglia hanno previsto un intervento diffuso orizzontalmente, incrementando spazi di collegamento.

La Lega si è dichiarata disponibile a fare quanto sarà necessario per contrarre al massimo le tempistiche affinché le due opere vedano la luce.

La Commissione ha poi iniziato le prime determinazioni sulla Proposta di legge 187, Riconoscimento delle attività di tatuaggio e dermopigmentazione, di cui è prima firmataria la capogruppo del M5s.

Il provvedimento intende disciplinare l’attività di tatuaggio e dermopigmentazione per garantire, soprattutto dal punto di vista sanitario, chi vi si sottopone. Si prevedono corsi formativi e di aggiornamento per gli operatori e ne viene normata l’attività. Alla Giunta regionale, acquisito il parere della Commissione, toccherà adottare il regolamento attuativo che individui, tra l’altro, i requisiti e i criteri di priorità per l’accesso a contributi per la realizzazione di tatuaggi con finalità mediche per ridurre il disagio psicologico delle persone che si sono sottoposte a interventi di asportazione e ricostruzione dell’areola mammaria. Si prevede, per quest’ultimo fine, lo stanziamento di 87,5 mila euro per il 2022 e di 175 mila per il 2023 e il 2024.

La Pdl viene ora inviata al Cal per il parere, mentre la consultazione dei soggetti interessati si svolgerà nella seduta di Commissione di lunedì 13 giugno. Relatori in Aula saranno per la maggioranza Fi e per la minoranza M5s, Pd e Luv.

 

Linee ferroviarie sospese, Pd: la Regione solleciti analisi costi

 “LA GIUNTA DI CENTRODESTRA SOLLECITI DA TRENITALIA L’ANALISI DEI COSTI DI RIATTIVAZIONE”

Tra il 2012 e il 2013 la Giunta Cota sospese 12 linee ferroviarie, che oggi potrebbero essere riattivate per intercettare i viaggiatori provati dal caro energia e dal caro carburanti e per contribuire al miglioramento della qualità dell’aria.

Nel rispondere alla mia Interrogazione sulla riattivazione della linea ferroviaria Asti-Chivasso, l’Assessore regionale ai Trasporti ha affermato di “aver richiesto a Trenitalia, per ciascuna delle linee sospese del territorio piemontese, un allegato che riporti, a mo’ di “catalogo”, una stima dei corrispettivi necessari per la riattivazione del servizio”. Questa stima aggiornata sarebbe quanto mai opportuna, essendo necessario potenziare il trasporto ferroviario in un momento di caro energia, caro carburanti e crisi climatica. Sappiamo già che la riattivazione dell’intera linea Asti-Chivasso costerebbe 45 milioni di euro, che la riapertura a fini esclusivamente turistici della tratta Chivasso-Brozolo costerebbe tra 2,2 e 4,8 milioni di euro, mentre la riattivazione della Pinerolo-Torre Pellice costerebbe 1 milione di euro/anno, ma queste stime sono passibili di aggiornamenti al rialzo a causa del caro energia e dell’aumento dei costi delle materie prime. Sappiamo anche che la linea Pinerolo-Torre Pellice è inclusa nel contratto di servizio Trenitalia del Servizio Ferroviario Metropolitano e nel PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) della Città Metropolitana di Torino, a differenza della linea Chivasso-Asti che non compare. La Città Metropolitana sta anche affidando uno studio comparativo, finanziato dal fondo del Ministero per il PUMS, che analizzi le diverse opzioni di riqualificazione della linea Pinerolo-Torre Pellice, mentre non sta facendo alcuno studio sulla Asti-Chivasso.

Se da un lato, quindi, accogliamo con favore la richiesta a Trenitalia di fornire stime aggiornate sui costi di riattivazione di tutte le linee ferroviarie sospese (che comprendono anche linee importanti come la Alessandria-Ovada, la Asti-Casale-Mortara, la Casale-Vercelli, la Asti-Castagnole-Alba, la Cuneo-Mondovì e la Santhià-Arona), dall’altro ribadiamo che non si può prendere in considerazione la riapertura isolata di una sola linea, anche se a scopi esclusivamente turistici, omettendo una seria analisi di tutte le linee, che approfondisca non solo i costi infrastrutturali, ma anche i flussi, l’accessibilità delle fermate e l’adattamento degli orari.

La Giunta di centrodestra adotti un approccio strutturale e non frammentario e dica finalmente che intende mettere risorse finanziarie per potenziare il trasporto su ferro. Nei trasporti è l’offerta che genera la domanda, quindi per incentivare il trasporto su ferro, che è quello col minor impatto sulla qualità dell’aria, bisognerebbe aumentare l’offerta di linee ferroviarie, invece di ridurla.

Le aree interne del nostro Piemonte meritano investimenti e non risparmi.

MONICA CANALIS Consigliera regionale del Partito Democratico e Vicepresidente della III Commissione del Consiglio regionale

A Palazzo Madama i presidenti di circoscrizione

La riunione dei Presidenti di Circoscrizione della Città di Torino si svolge per la prima volta aPalazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica.

L’iniziativa, promossa dall’assessore con delega al Decentramento della Città di Torino in collaborazione con il direttore di Palazzo Madama Giovanni Carlo Federico Villa, nasce non solo per far conoscere ai Presidenti di Circoscrizione il loro patrimonio comune, ma è fondamentale per ricucire i fili invisibili che legano i quartieri di Torino e per individuare tutte le possibili linee di lavoro tra i Musei Civici di Torino e il territorio, cui restituire una memoria del passato che sia chiave di interpretazione del presente e innesco di  progettualità future.

L’assessore al Decentramento della Città di Torino ha sottolineato come questo sia solo il primo di una serie di incontri che saranno sviluppati in futuro, con la volontà di creare un dialogo attivo e progettuale con le Circoscrizioni valorizzando le reciproche risorse e rimettendo il tema del decentramento al centro dell’agenda.

La riunione dei Presidenti sarà seguita da una presentazione – condotta dal direttore del museo – del palazzo, un luogo unico al mondo, che racchiude duemila anni di storia, e delle sue ricche collezioni di pittura, scultura e arti decorative, dal periodo bizantino all’Ottocento.

Per Palazzo Madama sarà l’occasione per apprendere, attraverso i loro rappresentanti, le specificità, i bisogni culturali ed economici e le necessità educative dei diversi quartieri, così da pianificare insieme ai Presidenti di Circoscrizione progetti condivisi, che consentano alle cittadine e ai cittadini di riappropriarsi del loro museo coinvolgendo accanto a essi le scuole, le biblioteche, le Case del Quartiere e le diverse realtà presenti sul territorio.

 

Maggioranza, Grimaldi (LUV): Meloni tiene in scacco Cirio e i suoi alleati

“Dopo il rimpastino in Giunta e le due presidenze delle Commissioni: Cultura a Nicco (FdI) e la conferma al Bilancio per Riva Vercellotti (passato a FdI), tutti si aspettavano che Bongioanni ritirasse il ricorso avviato contro la sua stessa maggioranza. Invece a quanto pare Meloni tiene in scacco Cirio e i suoi alleati” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, commentando l’annullamento per mancanza del numero legale della seduta di Giunta per le Elezioni, che avrebbe dovuto esprimersi sul caso del Capogruppo di Fratelli d’Italia Paolo Bongioanni, poiché la norma regionale 154/1981 elenca fra le cause di incompatibilità per un consigliere regionale la presenza di una lite tra l’eletto e l’ente che rappresenta.

“Il ricorso è rimasto in piedi e Bongioanni al suo posto di consigliere; pur di non decidere su di lui Lega e Forza Italia hanno fatto mancare il numero legale” – prosegue Grimaldi. – “Ci rendiamo conto che i conflitti interni alla destra e gli ordini dei leader nazionali stanno tenendo sotto ricatto una maggioranza da mesi? Il silenzio sul Consolato del Donbass, le zampate di Marrone sul fondo pro vita, le continue fibrillazioni – da Allontanamenti 0 alle nomine – ci ricordano che cosa si muove sotto la brace del conflitto politico. La verità è che nemmeno Cirio sa più domare il fuoco”.

Pd: “la Regione scarica le fasce deboli”

Gruppo consiliare PD Comune di Torino

NO AI TAGLI DEI FONDI REGIONALI DESTINATI AI SERVIZI EXTRA LEA

La Regione “scarica” le fasce deboli: negli ultimi tre anni il bilancio regionale ha tagliato di 10 milioni di euro i fondi destinati ai servizi extra LEA, cioè di tutte quelle prestazioni non comprese nei Livelli Essenziali di Assistenza.
Ridurre i fondi significa ridurre i servizi domiciliari per malati e anziani, i progetti sociali per persone con patologie psichiatriche, il sostegno ai malati di SLA.
In un quadro in cui un quarto della popolazione torinese ha superato i 65 anni di età, è una scelta che il Gruppo consiliare PD del Comune di Torino non accetta e intende contrastare con determinazione. Per questo è stato presentato un ordine del giorno che chiede il ripristino della spesa regionale extra LEA al livello del 2019.
Al 31 ottobre 2021 in Piemonte le persone in lista d’attesa erano 11.121 per i progetti domiciliari e 4848 per i progetti residenziali. Numeri destinati ad ingrandirsi con i tagli effettuati. Saranno, quindi, sempre di più le persone che non riceveranno il servizio di cui invece necessitano. Una situazione a cui ci opponiamo.
Dei 48 Comparti socio-assistenziali piemontesi, in uno solo, quello di Torino, sono stati effettuati i tagli dei fondi. E’ una scelta politica per “smontare” il sistema costruito negli anni a Torino di piena integrazione del sistema socio assistenziale e sanitario, sfilando la sanità dalla cura e dall’assistenza domiciliare.
Abbiamo presentato un atto che chiede alla Regione di non tagliare la spesa destinata ai servizi extra LEA e di rendere più stabili le convenzioni tra l’ASL torinese e la Città, per rafforzare anche i progetti con una prospettiva temporale più ampia. Abbiamo inoltre sollecitato la Regione affinché riconoscesse la centralità delle cure domiciliari e che ciò fosse concretizzato anche nelle progettualità legate ai fondi Next Generation – PNRR.
Le cure domiciliari rappresentano, infatti, la nuova frontiera della sanità, a vantaggio non soltanto della qualità di vita dell’utente, ma anche del bilancio sanitario. Economicamente più efficaci e più efficienti, garantiscono maggiore sostenibilità per la collettività e tutelano i soggetti più fragili.
I fondi extra LEA sono fondamentali per Torino perché da questi capitoli di spesa dipende anche il finanziamento degli assegni di cura e i buoni di servizio, sostegno importantissimo per i nuclei familiari. Gli effetti dei tagli si palesano nei numeri: erano 4799 al 31 dicembre 2019, ridotti a 4672 al 31 dicembre 2020. Come Città di Torino vogliamo poter garantire ai nostri cittadini gli stessi servizi finora erogati, per salvaguardare gli utenti e le loro famiglie.
Ringraziamo, per il lavoro svolto insieme, l’assessore al Comune di Torino, Jacopo Rosatelli e la Consigliera PD alla Regione Piemonte, Monica Canalis.

Nadia Conticelli, capogruppo PD Comune di Torino

Vincenzo Camarda, proponente del documento e presidente della Commissione consiliare Sanità e Servizi Sociali

Cultura, la crisi è drammatica: 32 i teatri chiusi in Piemonte

Il mio impegno in Consiglio Regionale per il sostegno a queste insostituibili realtà della cultura: domani alle ore 14.00 si discute in Aula il mio Question Time sul tema.

La crisi si abbatte come uno tsunami sui teatri piemontesi: con 32 strutture chiuse la nostra regione si colloca al quarto posto a livello nazionale, in questa speciale e poco lusinghiera classifica, dopo Sicilia Lombardia e Toscana (59, 57 e 39 teatri chiusi rispettivamente). Drammatico anche il dato nazionale, con 428 teatri italiani chiusi, la metà dei quali di proprietà pubblica (Comuni, Regioni o Demanio dello Stato). L’ultimo censimento risale al 2008, pertanto non è da escludere che dopo la pandemia il numero sia aumentato. Preservare la funzione culturale, oltre che il valore architettonico e artistico, è, anzi dovrebbe essere, compito delle Istituzioni: ma la realtà dei fatti narra una storia molto diversa, con decine di teatri non più attivi in attesa di restauri in alcuni casi mai avviati o a causa di costi di gestione che diventano insostenibili a fronte di una drammatica riduzione degli introiti. Un teatro chiuso non significa un danno dal punto di vista culturale, ma anche la perdita di un importante luogo di aggregazione e di preziosi posti di lavoro. Anche la Regione Piemonte è chiamata a fare la propria parte per la valorizzazione, il recupero e la salvaguardia del patrimonio culturale, dei quali i teatri rappresentano un elemento insostituibile. Discutero’ in Aula a Palazzo Lascaris un Question Time appena presentato per chiedere alla Giunta in che modo intenda sostenere la riapertura dei teatri attualmente chiusi, promuovendo il restauro e la valorizzazione di questi luoghi di cultura.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Le presidenti dei Consigli comunali a confronto

AL SALONE DEL LIBRO: TORINO, ROMA, MILANO, BOLOGNA E NAPOLI

Lo stand istituzionale della Città di Torino al XXXIV Salone Internazionale del Libro ha ospitato, sabato, un incontro sul tema “Democrazia, rappresentanza, partecipazione e nuove sfide: i Consigli comunali protagonisti del cambiamento” cui hanno partecipato, invitate dalla presidente del Consiglio comunale di Torino, le presidenti delle assemblee elettive municipali di Roma, Milano, Bologna e Napoli (che inviato un saluto in video non potendo essere presente di persona).

Grandi città dove, come a Venezia e Bolzano, le ultime elezioni amministrative hanno portato alla presidenza dei rispettivi Consigli comunali una donna. Motivo principale per cui l’incontro, moderato da Carola Messina dell’associazione Torino per le Donne (TOXD), è diventato l’occasione per uno scambio di idee e di esperienze e per una riflessione corale sulle buone pratiche che l’impegno delle donne in politica e nell’amministrazione della cosa pubblica possono introdurre quale valore aggiunto, per una nuova fase nel rapporto tra cittadinanza e istituzioni.

Al termine dell’incontro, la presidente di Torino ha sottolineato come, grazie all’appuntamento del Salone del libro, ha potuto cominciare a prendere forma l’idea di un coordinamento tra presidenti dei Consigli comunali, per una nuova cultura di governo delle città che valorizzi il ruolo di indirizzo e di controllo delle assemblee elettive dove siedono le donne e gli uomini scelti dalla cittadinanza attraverso il meccanismo delle preferenze. Con la collega di Milano la presidente torinese ha voluto che il nucleo promotore della iniziativa fosse interamente femminile perché il tema dell’equilibrio di genere nella rappresentanza assumesse da subito una centralità nelle dinamiche di confronto tra istituzioni dei diversi territori. Ringraziando per la partecipazione la presidenti intervenute, per avere creduto da subito nel progetto di collaborazione, la presidente del Consiglio comunale di Torino ha annunciato che la prossima tappa sarà Roma, il 15 giugno, con la speranza che per l’occasione si uniscano anche le colleghe di Bolzano e Venezia coinvolte nel coordinamento fin dagli albori.

Anche la presidente dell’Assemblea capitolina ha commentato l’incontro rimarcando la sensibilità, la creatività, la passione e determinazione, messe in campo e che possono rappresentare un’opportunità ed una risorsa, perché il vero valore di crescita e di ricchezza per una comunità è il rapporto tra le diversità. Per la presidente capitolina, è necessario cercare un sano rapporto ed equilibrio tra le funzioni politiche confermando il ruolo centrale del Consiglio nelle scelte determinanti. Dall’esperienza delle presidenti donna, può partire un processo di valorizzazione della dignità del Consiglio comunale nella vita politica della città. E su questo, ritiene auspicabile prevedere, nell’incontro che si terrà a Roma a giugno, la formulazione e la sottoscrizione di un protocollo di intesa per l’avvio di un coordinamento di tutti, donne e uomini, i presidenti di Consiglio comunale dei capoluoghi di Regione, avviando un rapporto istituzionale con l’Anci. Uniti, con una voce sola, facendo squadra, si può essere più forti per riuscire a rendere l’impegno politico e amministrativo orientato esclusivamente al bene delle nostre città.

Per la presidente del Consiglio comunale di Milano, lo sforzo che bisogna fare, oltre a pensare ad un nuovo assetto per gli enti locali, è quello di rafforzare i Consigli Comunali. Se si vuole concorrere a costruire le decisioni si deve stare qualche passo avanti rispetto alla posizione attuale all’interno del processo politico e amministrativo. Non si vuole solo ratificare decisioni, si deve, quando e dove è possibile, ispirare quelle decisioni, nella convinzione che i consigli comunali rimangano il cuore pulsante del dibattito politico cittadino e debbano ritrovare la loro funzione di anima ispiratrice delle politiche di chi governa la città e il territorio.

Per le presidenti, prossimo appuntamento a giugno, nella capitale, dove torneranno a confrontarsi sul ruolo delle assemblee elettive, sulla possibile realizzazione di un coordinamento, sul loro specifico ruolo nel proporre e nell’elaborare azioni politiche ed amministrative.

Nominati i vertici di Alessandria del partito ‘Noi Di Centro’

“Nominati i vertici di Alessandria del partito ‘Noi Di Centro’, partito di centro guidato a livello
nazionale da Clemente Mastella e Giorgio Merlo. Segretario provinciale del partito è Mirko Giarolo
e il Presidente è Fabrizio Sanfilippo. Noi Di centro si sta organizzando in tutta la regione Piemonte,
come del resto in tutta Italia. Dopo il convegno di fine aprile a Torino sulle ‘ragioni del centro’ che
ha registrato una significativa partecipazione popolare, il prossimo 4 giugno è prevista un’altra
grande manifestazione nazionale per il rilancio del partito a Napoli.
Noi Di Centro, comunque sia, ad Alessandria come in tutte le altre province piemontesi,
organizzerà nelle prossime settimane iniziative politiche in tutto il territorio”.

Renato Zambon, segretario regionale Noi Di Centro.
Luca Pedrale, Presidente regionale Noi Di Centro.

Pd e 5 stelle, alleanza populista?

Un vecchio adagio popolare recita “che chi si assomiglia si piglia”. Nel caso specifico si parlava di matrimonio e di famiglia. Un adagio, detto fra di noi, che affonda le sue radici nella saggezza popolare e che poco si discosta, di conseguenza, dalla realtà. Ho voluto citare questo antico detto dopo aver appreso che la segreteria nazionale del Pd, attraverso la sua Direzione, continua ad individuare nel partito di Grillo e di Conte l’alleato politico più affidabile e solido per dare una prospettiva democratica e riformista all’intero paese anche in vista delle ormai prossime elezioni politiche.
Ora, tutti sanno – ma proprio tutti – che il partito di Grillo e di Conte è il partito populista per eccellenza nella cittadella politica italiana. Un partito che, attraverso la predicazione del suo fondatore, ha dato un profilo politico e culturale – culturale si fa per dire – netto ed inequivocabile. Un mix di populismo, di demagogia, di anti politica, di giustizialismo manettaro, di anti istituzionalismo e di nuovismo che ha contribuito a consolidare una immagine del partito alquanto chiara. Il tutto condito, come noto, da un linguaggio triviale, violento ed aggressivo nei confronti di tutti quelli che non condividono quei dogmi e quelle parole d’ordine. Questo è stato il partito dei 5 stelle sino all’avvento di Conte dopo l’indiscussa leadership del suo guru/fondatore. Una leadership a tutt’oggi misteriosa e caratterizzata prevalentemente dal trasformismo politico e dall’opportunismo parlamentare. E, come sempre, senza una precisa cultura politica, senza un chiaro riferimento ideale e con un programma alquanto ballerino ed altalenante. Ma, al di là della cosiddetta identità del partito, quello su cui vale la pena richiamare l’attenzione è che la comunità dei 5 stelle è sempre quella. A livello nazionale come a livello locale. Certo, molti sono fuggiti – per cercare un potenziale riparo e una conseguente candidatura da un’altra parte, come ovvio – e lo stesso consenso si è più che dimezzato rispetto alle elezioni del 2018. E, quasi certamente, si ridimensionerà ancora seccamente in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Ecco perchè il cemento unificante, in mancanza d’altro, continua ad essere e a restare il populismo. Forse in una versione meno triviale e meno violenta del passato ma identico nella sua sostanza politica.
Ed è proprio all’interno di questa dimensione che si inserisce il capitolo delle alleanze in vista delle prossime elezioni. E diventa francamente misterioso comprendere le ragioni politiche, culturali, programmatiche e anche storiche per le quali un partito di potere e governista come il Pd punta in modo deliberato e quasi fideistico ad allearsi con il partito populista per eccellenza. Un mistero che, però, rischia di trasformare quella alleanza in una coalizione semplicemente populista. E di fronte ad un quadro del genere, è giocoforza chiedersi come si devono comportare le forze democratiche, riformiste e di chiara connotazione centrista – di radice cattolico popolare e sociale o di altro riferimento culturale poco importa – per la costruzione di una coalizione che escluda qualsiasi deriva populista, demagogica, giustizialista e manettara. Ma anche qui, e quasi sicuramente, “chi si assomiglia si piglia” e, di conseguenza, diventa quantomai difficile dar vita ad una coalizione che coinvolga forze politiche autenticamente riformiste, democratiche e distinte e distanti dal populismo grillino e dal trasformismo di Conte. Forse è giunto il momento, al di là del futuro sistema elettorale – che quasi sicuramente resterà quello attuale – per chiarire definitivamente il profilo, l’identità e la natura dei singoli partiti. E se l’alleanza con un partito populista diventa un elemento irrinunciabile e discriminante per il Pd e altre forze di sinistra, il compito dei partiti “centristi” e anti populisti non potrà che guardare altrove. Dove lo decideranno solo le condizioni politiche specifiche di quel particolare momento storico.

Giorgio Merlo

Pnrr: Ruffino “inviare nelle amministrazioni il personale utile per gestione fondi”

“Burocrazia e mancanza di personale nelle strutture amministrative possono essere il vero grande nemico per una corretta gestione e spesa dei fondi del Pnrr. Il problema va risolto immediatamente, solo cosi avremo la certezza per l’esecuzione delle opere”. E’ quanto dichiara in una nota la deputata di Azione, Daniela Ruffino. “Ora e’ importante far confluire nelle i strutture amministrative  di comuni e regioni tutto il personale utile per non perdere neanche un centesimo di quanto l’Ue ci ha concesso. Il Paese non puo’ farsi scappare l’opportunita’ di agganciare la ripresa dell’economia dopo anni di crisi”, conclude.